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Autore: bittersweet Mel    15/05/2018    3 recensioni
Anno 1127, rovine della città di Gunai, dopo una disperata guerra con le Truppe Armate, pochi ribelli sono riusciti a salvarsi la vita e continuano a combattere contro un governo in cui non credono. Cercano la libertà, una nuova vita, la possibilità di amare e sorridere come un tempo. E' in questo scenario disastroso, tra torridi deserti e squallide tende, che Sousuke e Rin si incontrano, attraversando insieme un grande capitolo della storia di Gunai.
C’erano troppe cose di Rin che lo spingevano a trovarlo piacevole e altrettante che gli facevano serrare le mani sopra il manico del coltello per aprirgli la gola in due.
[ SouRin ]
Genere: Guerra, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Rin Matsuoka, Sosuke Yamazaki
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Route Three
 
 


 
 
Era passata una settimana da quando Sousuke si era ritrovato ad abbandonare il suo ruolo da soldato per dedicarsi a fare il babysitter di Rin.
Sette giorni che aveva passato a spiegare all’altro ragazzo come funzionasse esattamente il Campo della Resistenza, in cosa consisteva precisamente il loro scopo, dove trovavano le risorse e dove pattugliavano.
Aveva risposto a domande stupide e tante altre volte le aveva ignorate, ma nonostante le ore fossero trascorse velocemente insieme all’altro ragazzo a Sousuke mancava scendere in campo.
Gli mancava fremeva all’idea di correre lungo le rovine della città e combattere,  così come il suo intero corpo agognava disperatamente un po’ di libertà fuori dal campo, anche solo per poter  andare in cerca di rifornimento oppure di armi.
Ricordava quasi con nostalgia gli scontri ravvicinati con i membri delle Truppe Armate, il sangue che pulsava fino al cervello e l’adrenalina che schizzava alle stelle.
Essere inchiodato tra le quattro mura metaforiche dell’accampamento era estenuante e gli stava pian piano logorando i nervi.
Rin invece sembrava passarsela bene.
Muoveva la gamba, si spostava senza zoppicare, e di tanto in tanto tentava anche un mezzo passo di corsa, fermandosi dopo pochi secondi a causa del dolore.
Ma a parte qualche leggera fitta Sousuke lo vedeva muoversi con sicurezza tra le tende, intavolare conversazioni a senso unico con Haruka e altre più vivaci insieme a Makoto oppure Kisumi.
Certo, non era visto di buon occhio quasi da nessuno – perché parlava eccessivamente, ma soprattutto perché chiedeva troppo-, ma tutti, bene o male, iniziavano ad abituarsi alla sua presenza costante.
Perfino Sousuke alla fine aveva ceduto.
Non lo trovava simpatico o piacevole, ma trascorrere le giornate in sua compagnia era meno noioso di quanto avesse temuto.
Era tutto un: “ Sousuke, cos’è questo?”, “ Sousuke come si usa quello?”, “ Oddio, posso averne uno anche io” che faceva stirare leggermente verso l’alto le labbra del moro.
Oltre quella leggera sintonia che si era creata, però, Sousuke ancora non si fidava completamente di lui.
Era un completo estraneo, uno sconosciuto apparso da un momento all’altro, e il moro condivideva la stessa apprensione di Haruka nel tenerlo troppo vicino ai loro fidati pod.
Da quel che avevano visto Rin nemmeno sapeva che circuiti collegare per farne funzionare uno, ma ugualmente il loro capo preferiva tenere lontano ogni tecnologia dalle mani del fulvo.
Sousuke si era ritrovato estremamente d’accordo e aveva acconsentito, allora, a trascinare Rin con sé ogni qualvolta si sarebbe mostrato fin troppo interessato ai loro dati.
Come quella mattina.
Non appena Sousuke aveva scostato l’ingresso della sua tenda gli occhi erano scivolati sopra a Rin, seduto a gambe incrociate proprio davanti a lui.
Sousuke l’aveva osservato con un cipiglio leggermente innervosito e solo dopo qualche secondo si era reso conto che l’altro ragazzo stringeva tra le mani qualche pezzo di ferraglia arrugginito.
Riconobbe subito la lega di metallo e il simbolo della resistenza, allora aveva sospirato.
Sì, era decisamente arrivato il momento di far muovere un po’ Rin al posto di tenerlo fermo in quel piccolo accampamento.
Sousuke si chinò a terra e strappò dalle mani dell’altro i resti di un vecchio pod andato distrutto, gettandoli al fianco della propria tenda.
«  Se hai finito di cazzeggiare oggi ho intenzione di farti fare un giro un po’ diverso dal solito. »
Rin sollevò gli occhi e immediatamente l’espressione si rallegrò, come se l’idea di andare a pattugliare le rovine lo esaltasse.
“Ma certo”, pensò Sousuke, “non c’è nulla di meglio che andare incontro ai soldati.”
Certe volte credeva che Rin non avesse poi molto sale in zucca.
Il fulvo si alzò il più velocemente possibile da terra e si batté la mano destra sopra il sostegno di metallo che ancora gli teneva dritta la gamba.
«  Posso venire anche se ho questo coso? »
Sousuke annuì, gettando un’occhiata veloce all’unica placca che gli circondava la gamba.
Qualche giorno prima Makoto aveva rimosso le due aste di ferro e le aveva sostituite con un’unica lamina ben più comoda.
Ora i movimenti di Rin erano meno impacciati e riusciva a camminare più velocemente.
Era un materiale abbastanza ricercato, una fusione di più leghe di metallo, ma Makoto aveva deciso di adoperarlo ugualmente su Rin, non badando alle occhiate risentite del loro capo e quelle scettiche degli altri membri.
Si poteva dire tutto di Makoto, ma non che mancasse di gentilezza verso gli estranei.
«  Non stiamo andando in giro ad ammazzare la gente, quindi non hai nessun motivo di preoccuparti. Non ti farò correre. »
Rin annuì e gli trotterellò vicino, come un fedele cagnolino troppo affezionato, e gli posò un braccio attorno alle spalle.
Sousuke sospirò; si stava prendendo un po’ troppe confidenze in quegli ultimi giorni.
«  E dimmi, mio capitano, cosa andiamo a fare allora?», gli domandò Rin con voce melliflua, guardando di sottecchi Sousuke.
Il moro se lo scrollò di dosso con una semplice spallata e si voltò verso di lui, incrociando le braccia al petto.
«  Ti ho già detto che non sono il tuo capitano, chiaro?», poi si schiarì la voce, sfilando una lunga stoffa rettangolare dalla cinta dei pantaloni, «  oggi siamo diretti a nord, dove un tempo c’era il ponte. Andiamo lì a prendere i rifornimenti.»
Sousuke iniziò a girarsi la stoffa sopra la testa, andando pian piano a ricreare il solito turbante che indossava nelle sue spedizioni.
Rin lo guardava incuriosito, senza perdersi un solo passaggio del velo, che andava via via a coprire ogni centimetro del viso del moro.
Alla fine rimasero solo gli occhi azzurri a fissarlo.
«  E i rifornimenti li troviamo magicamente sotto al ponte?», chiese il fulvo dopo qualche secondo, corrugando la fronte come se l’idea non lo convincesse affatto.
Sousuke sospirò e scosse appena la testa, intimando l’altro a seguirlo con un movimento della mano.
Rin lo seguì prontamente; l’addestramento, pensò il moro,  stava dando i suoi frutti alla fine.
« Se la smettessi di dire cazzate ogni minuto, allora potrei finire di spiegarti ogni cosa, non credi? Ovviamente il cibo non appare per magia da qualche parte, ma gli uomini che ce lo procurano sì. »
Rin boccheggiò per un secondo, tenendo gli occhi puntati sopra al volto coperto del maggiore.
Scavalcò l’ingresso della Resistenza e uscì fuori, subito seguito da Sousuke.
Il sole li investì in pieno, ora che non c’erano più tende e luoghi all’ombra a proteggerli, e per un istante entrambi si persero ad osservare la distesa sabbiosa che li fronteggiava.
Un tempo Gunai era stata una città ben più rigogliosa, nonostante il deserto vicino e il sole cocente.
Un tempo c’erano fiumi e palme, piccole oasi nelle vicinanze e un’intera città popolosa. Case, abitanti, voci che si perdevano per le strade e il profumo di datteri nelle vie.
Questo molti anni prima, quando Yamato ancora non aveva un seguito di uomini fedeli alle spalle.
Sousuke distolse lo sguardo dall'arida città distrutta e tornò a rivolgere lo sguardo dall'altro ragazzo.
«  Quindi … non siete solo in dieci a far parte della Resistenza, c’è altra gente », commentò dopo qualche secondo Rin, prendendo a seguire i passi di Sousuke lungo la via sabbiosa.
L’altro ragazzo scosse la testa, ordinando al pod di tracciare la rotta verso i rifornimenti.
Poi tornò a rivolgersi a Rin.
«  A far parte della Resistenza siamo solo in dieci, ma ci sono persone che non ci hanno abbandonato, che non hanno dimenticato cos’è successo. Scambiamo materiali con uomini di una città vicino e loro ci forniscono supporto. »
Rin corrugò nuovamente la fronte, osservando prima Sousuke, poi il puntino lampeggiante sopra la mappa del pod.
Per qualche attimo se ne rimase in silenzio, le labbra secche per il caldo e gli occhi pensierosi, poi tornò a parlare.
«  Ma sono vostri nemici. Hai detto che abitano nelle città vicine, quindi sono uomini che hanno aderito al nuovo governo », si umettò le labbra, schiarendosi poi la voce, «  perché vi danno una mano, così  rischiano solo la vita! »
Sousuke scosse il capo e guardò Rin con un certo compatimento.
Lui non ne poteva sapere niente dopotutto, non era uno di loro. Era solo un ragazzo senza famiglia, un povero bastardo che si era ritrovato a voler combattere senza uno scopo preciso.
Il moro sospirò e si sistemò meglio la stoffa sopra al naso.
«  La nostra vita non vale niente se messa in confronto alla giustizia, non credi? Nessuno di loro ha scelto di far parte del nuovo governo, ci si sono trovati dentro. E’ per questo che ci danno una mano. »
Dall’espressione sul volto di Rin, Sousuke capì che l’altro ragazzo non riusciva a comprendere le sue parole.
Non gliene fece una colpa, non questa volta.
Il moro si schermò gli occhi con il palmo della mano e osservò le coordinate del pod, cercando la via da seguire in quell’enorme distesa di detriti e sabbia.
Oramai era diventato impossibile muoversi senza una mappa interattiva, l’ambiente che li circondava pareva cambiare di giorno in giorno, facendosi sempre più aspro e senza vita.
« Pod, segnala la nostra presenza ai Rifornimenti e calcola il tempo di arrivo. »
“ Comando eseguito. Ora di partenza 10:14, ora di arrivo 11:36”
Sousuke si voltò verso Rin e gli squadrò la gamba.
Sotto il turbante accennò un sorrisetto diverto, mentre la mano destra andava a dare una leggera pacca alla spalla del suo compagno.
«  Diciamo che con la tua gamba arriveremo lì più o meno intorno all’una di pomeriggio, eh. »
Rin si oscurò leggermente a quelle parole e all’idea di camminare a lungo sotto al sole, ma non disse una sola parola a riguardo.
Ultimamente aveva imparto a tenere per sé le considerazioni troppo sgradevoli, specialmente quando Sousuke gli aveva fatto capire chiaramente le conseguenze.
A quanto pareva la minaccia preferita del moro riguardava sempre la sua gamba e un coltello piantato proprio lì sopra.
Allora presero ripresero a camminare.




« Cosa ti avevo detto? L’una e un quarto, e tutto grazie alla tua gamba », se solo non avesse avuto il viso coperto probabilmente l’espressione di Sousuke sarebbe apparsa tremendamente soddisfatta.
Gli piaceva avere ragione, perfino nei momenti ostici come quello.
Rin sbuffò leggermente e si massaggiò il ginocchio e, conseguentemente, anche la coscia.
Aveva sforzato la gamba come non aveva mai fatto in quell’ultima settimana e le conseguenze iniziavano a farsi sentire.
Ad ogni passo sentiva un leggero tremore alla coscia e, non appena la pianta del piede si appoggiava a terra, arrivava una lunga scossa di dolore dritta al cervello.
A Sousuke non pareva importare e, nonostante Rin si fosse lamentato più e più volte, non si erano mai fermati.
Perfino l’acqua nelle borracce iniziava a scarseggiare.
«  Dove sono i tuoi uomini? Qui non vedo nessuno », gli domandò Rin dopo aver dato un’occhiata al ponte distrutto.
L’unica cosa che vedeva in giro era sabbia, sabbia e ancora sabbia.
Beh, certo, oltre alle macerie si intendeva.
Sousuke si tirò verso il basso la fascia che gli copriva la bocca e prese un lungo respiro.
«  Come hai detto anche tu qualche ora fa, questi uomini rischiano la vita fornendoci un supporto del genere, quindi è ovvio che non si facciano trovare qui al nostro arrivo », il moro si passò la mano destra sopra al volto sudato, massaggiandosi leggermente il naso arrossato, «  semplicemente lasciano i rifornimenti sotto al vecchio ponte e tornano qui il giorno dopo per prendere il nostro pagamento.»
Rin annuì, come se il discorso filasse liscio come l’olio.
Effettivamente aveva il suo senso non farsi trovare invischiati con la resistenza di Gunai, a meno che non ti piaceva farti mozzare la testa.
Il fulvo si guardò intorno e cercò di schermarsi lo sguardo dalla luce del sole, così da individuare eventuali casse o sacchi.
Non vide nulla.
Sousuke, invece, sembrava sapere esattamente dove andare.
Il moro si recò tranquillamente verso le macerie del ponte e prese a spostare un masso dopo l’altro, facendo leva sulle gambe e sospirando di tanto in tanto.
Rin gli si avvicinò un po’ incerto, schiarendosi la voce.
«  Devo ....? »
« No. Sta solo zitto e rimani fermo qui a fare la vedetta, d’accordo? Controlla che non arrivi nessuno. »
Più facile a dirsi che a farsi.
Rin zampettò indietro sui suoi passi, fermandosi a qualche metro di distanza dall’altro ragazzo.
Prese a guardarsi in giro con attenzione, non senza un briciolo di ansia in corpo.
Insomma, e se fosse arrivato qualcuno?
E se le guardie delle Forze Armate fossero inspiegabilmente passate di lì proprio in quel momento?
Era un gran bel rischio.
Rin si chiese come facesse Sousuke a mantenere tutto quel sangue freddo.
Era lì, che si muoveva tranquillamente tra le macerie, spostava sassi e scostava piccole porzioni di sabbia, come se non temesse niente e nessuno.
Chissà da quanto tempo lo faceva.
Rin inspirò lentamente e portò la mano alla bisaccia, prendendo poco dopo un lungo sorso d’acqua.
Era calda e sapeva di ferro, ma in quel momento ne avrebbe tanto voluto ancora.
«  Hey, che cosa gli date in cambio del cibo e delle armi? », chiese poco dopo a Sousuke, alzando la voce così che anche l’altro potesse sentirlo.
Il moro lo ignorò totalmente, allora ripeté la domanda, alzando ancora un po’ la voce.
Le parole di Rin parvero rimbombare nella piana e Sousuke sollevò lo sguardo, leggermente innervosito.
«  La prossima volta perché non spari in razzo di segnalazione? Così magari riescono a sentirci meglio, che ne dici?», gli ringhiò contro il ragazzo, lasciando lampeggiare gli occhi rabbiosi verso Rin.
Il ragazzo si strinse nelle spalle e si scusò un paio di volte, prima di imbronciarsi leggermente.
«  E che ne so io?! Non mi rispondevi, così ho pensato …»
Sousuke sbottò una parolaccia e puntò il dito contro Rin, minacciandolo con un solo movimento.
«  Cosa ti avevo detto? Di stare …? »
«  Zitto », mormorò il fulvo, mordicchiandosi leggermente il labbro inferiore.
«  E …? »
«  E di fare la vedetta, d’accordo, d’accordo », bofonchiò Rin, ruotando gli occhi al cielo e sospirando.
Il ragazzo rimase immobile al suo posto per qualche minuto, limitandosi a guardarsi intorno di tanto in tanto e osservare l’altro ragazzo spostarsi tra le macerie.
Ancora una volta non gli aveva risposto, ma oramai Rin si era abituato a lasciare le proprie domande al vento.
Finalmente, dopo un tempo che parve infinito, Sousuke si lasciò scappare un sospiro soddisfatto.
Gli occhi magenta di Rin si spostarono sopra l’altro ragazzo e lo vide avvicinarsi a lui con due sacchi sopra le spalle.
Il moro appoggiò a terra i rifornimenti e si piegò in avanti, aprendo la prima sacca con un gesto frettoloso.
Tirò fuori una borraccia d’acqua e un pacchetto di sigarette.
Posò entrambe le cose tra le mani di Rin e lo guardò, un leggero sorriso strascicato sopra le labbra.
«  T’ho, oggi te lo sei meritato. Domande stupide a parte. »
Rin si lasciò sfuggire una mezza risata e la bocca si allargò in un sorriso ben più ampio di quello del moro.
Prese un lungo sorso d’acqua e tirò fuori una sigaretta dalla confezione, portandosela alle labbra.
«  Cavolo, è da una vita che non fumo. »
Sousuke si passò il dorso della mano sopra la fronte sudata e prese a sua volta una sigaretta, accendendola e inspirando lentamente.
Le sigarette erano vietate nel nuovo regime – “ La salute del popolo porta al benessere del nostro esercito”, recitavano le locandine- e praticamente impossibili da reperire.
«  Tienitelo per te, d’accordo? Haruka non vuole che porto queste cose nell’accampamento. »
Rin sbuffò un po’ di fumo fuori dalle labbra e guardò esterrefatto Sousuke.
«  Quindi … mi stai confidando un segreto? Davvero? »
L’altro ragazzo ruotò gli occhi al cielo e si ficcò il pacchetto nella tasca dei pantaloni militari, annuendo poco dopo.
«  Ricordati: se lo dirai a qualcuno- »
«  Ti stacco la gamba. Sì, l’ho capito. »
Eppure entrambi rimasero lì a gustarsi la loro sigaretta, sotto al sole bollente e sudati, come se niente fosse.
In un'altra vita, magari, le cose tra di loro sarebbe state ben diverse.
 



 
***
 


 
Il fuoco scoppiettava allegramente al centro dell’accampamento, il profumo del cibo aleggiava attorno alle figure sedute l’una accanto all’altra.
Sousuke e Rin erano tornati nel tardo pomeriggio, stanchi e sudati, ma con due sacche piene di cibo, acqua e medicinali.
Erano stati accolti da vari sorrisi e pacche sulle spalle, da varie esclamazioni di gioia e risate.
Succedeva così una volta alla settimana, quando i membri inviati a nord facevano ritorno con le provviste.
Per quella sera Haruka aveva deciso di festeggiare.
Solitamente restio all’idea di sprecare più cibo del solito, per una volta aveva dato a Kisumi il via libera di cucinare quello che preferiva, e il ragazzo non se l’era fatto ripetere due volte.
Verdure fresche – una rarità da quelle parti- e uno stufato sostanzioso che, nel freddo che imperversava ogni notte nel deserto, non era niente male.
Perfino una bottiglia di un vecchio vino era stata aperta, anche se il sapore non era certo dei migliori.
Secondo Sousuke sapeva un po’ di “ piscio di gatti”, ma dopo averlo bofonchiato un paio di volte era rimasto in silenzio a berlo ugualmente.
Rin si era seduto accanto a lui, non troppo lontano agli altri membri, ma abbastanza vicino da seguirne le conversazioni.
Alcuni parlavano della guerra, altri di vecchi ricordi felici, ma nessuna informazione che potesse apparentemente attirare il suo interesse.
Piuttosto i suoi occhi arzilli continuavano a seguire il profilo di Sousuke al suo fianco, osservandolo attentamente mentre sgranocchiava una carota oppure si leccava le labbra per levare un piccolo rimasuglio di salsa.
Era un ragazzo interessante, era arrivato a pensare il fulvo.
Inizialmente era apparso come uno stronzo egoista, tutto d’un pezzo, e così l’aveva pensato per tutta la settimana che aveva trascorso insieme a lui.
Eppure quel giorno qualcosa era cambiato.
Sentiva ancora il sapore della sigaretta sopra le labbra e il pensiero di condividere con lui un segreto, per quanto stupido fosse, lo faceva sentire importante.
Più importante di Haruka, più di Makoto, più di Kisumi o di tutti gli altri membri.
Sousuke, lo stoico Sousuke, aveva condiviso con lui la sua piccola riserva segreta di nicotina che custodiva gelosamente nella tasca dei pantaloni.
Rin non poté fare a meno di sorridere sotto i baffi, addentando con vigore una foglia di insalata.
«  Che sorridi a fare?», arrivò la voce di Sousuke, fredda e indifferente come sempre, ma Rin non si lasciò ingannare. Adesso era certo che anche l’altro ragazzo l’aveva preso in simpatia, anche se si ostinava a riservargli solamente occhiate storte e sguardi infastiditi.
Rin si scrollò le spalle e guardò il fuoco danzare tra i ceppi di legna secchi.
«  Niente di importante», cominciò a parlare, tamburellando le dita sopra al piatto mezzo vuoto, «  credo di essere felice, qui con voi. »
Sousuke sollevò un sopracciglio e lo guardò leggermente stupefatto, ma prima ancora che potesse dire una sola parola Rin si ritrovò a continuare la frase.
«  Dov’ero prima … non credo di essere mai stato felice per davvero. Insomma, la vita non faceva schifo, d’accordo, ma … avere degli amici è bello. Non me n’ero mai accorto. »
Un leggero sorriso gli fece sollevare le labbra, mentre gli occhi magenta scivolavano dal fuoco al volto di Sousuke.
Chissà se anche lui lo considerava un suo amico, alla fine.
Il moro corrugò appena la fronte e posò il piatto vuoto a terra, allungando una gamba sopra il terreno dell’accampamento.
«  Si può sapere dove stavi prima, allora? Abitavi con qualcuno? Dei sopravvissuti alla guerra? »
Rin si schiarì la voce e tentennò un attimo, prima di annuire.
Si passò le mani tra i capelli rossicci e sporchi di terra, prima di sospirare appena.
«  Sì, insomma, diciamo così. Eravamo un paio di persone sperdute, tutto qui, ma non eravamo di certo uniti come tutti voi. Sembrate una famiglia.»
Ed era vero.
Quelle dieci persone erano unite come se condividessero lo stesso sangue.
Parlavano, ridevano, scherzavano, addirittura piangevano, insieme. Sempre insieme.
Era una piccola e disastrata famiglia, nascosta dietro mura distrutte e tempeste di sabbia, ma era un legame che Rin stentava a ricordare dalla morte della propria famiglia.
Quel giorno, quando li aveva visti cadere sul campo di battaglia,  tutto era cambiato, il suo modo di vedere il mondo, perfino la sua comprensione della vita. Era un giorno, quello della morte della sua famiglia, della sua adorata Gou, che mai e poi mai si sarebbe dimenticato.
Era tutto quello che lo mandava avanti, che gli faceva seguire il percorso che aveva deciso di intraprendere.
Non doveva perdere di vista la sua vendetta.
«  Una famiglia del genere è un po’ ridicola. », arrivò poco dopo la voce del moro, facendo tornare Rin alla realtà. Abbozzò un piccolo sorriso.
«  E quale famiglia non lo è? »  
Sousuke annuì semplicemente, levando il capo verso gli altri ragazzi dell’accampamento.
Si vedeva lontano un miglio quanto tenesse alla vita di tutti loro e Rin riuscì a capire perfettamente le parole di Makoto.
“Ha un buon cuore”, era vero.
Rimasero in silenzio a finire di consumare la loro cena, beandosi del chiacchiericcio leggero degli altri compagni e del calore del fuoco sopra la pelle.
Una serata tranquilla era quello che ci voleva dopo una giornata del genere e Rin non poté fare a meno che sorridere ancora una volta, adocchiando un ragazzo dopo l’altro.
Da Makoto che si complimentava con Kisumi per la cena, ad Haruka che si stiracchiava accanto al fuoco scoppiettante, poi  tutti gli altri membri che ridevano e parlavano.
Due di loro, poi, parevano particolarmente affiatati. Rei e Nagisa, che pattugliavano sempre insieme e non si perdevano mai di vista.
Rin si concentrò proprio su di loro, lasciando correre lo sguardo sopra le figure dei due giovani uomini. Le mani vicine, gli sguardi complici e quei sorrisi che ben conosceva.
Lì osservò mentre si scambiavano un cenno del capo e, lentamente, si congedavano da tutti gli altri per dirigersi verso una delle molteplici tende.
Rin corrugò leggermente la fronte, rimanendo a fissare con attenzione il punto esatto dov’erano spariti, seguendo con lo sguardo le impronte dei passi lasciati sopra la sabbia fine.
Poi schioccò le labbra.
«  Hey Sousuke. »
L’altro ragazzo levò il capo nella sua direzione, mormorando un: «  che c’è?» svogliato.
Rin gli si fece più vicino, strisciando a terra fino ad arrivare ad appoggiare la gamba destra contro la coscia dell’altro ragazzo.
A quel contatto Sousuke inarcò un sopracciglio, ma non disse nulla.
«  Quei due … insomma, quei due stanno …», incominciò a parlare Rin, indeciso se parlare oppure no.
Insomma, era un argomento abbastanza difficile da tirare in ballo, specialmente perché temeva di sbagliare e di ritrovarsi ancora una volta con un coltello puntato addosso.
Allora si schiarì la voce e indicò semplicemente la tenda con un capo, per poi guardare Sousuke con uno sguardo alla “ fanno quello che penso?”
Il moro sbuffò leggermente.
«  Se non sai neanche pronunciare quella parola non dovresti nemmeno pensarci, non credi? », gli rispose a tono il maggiore, appoggiando entrambe le mani a terra e voltandosi del tutto verso Rin, il corpo rivolto al fulvo, «  stanno scopando, sì. Non è difficile da dire.»
Rin avvampò leggermente e si ritrovò a bofonchiare qualche parola insensata, un insieme di “ ma, boh, che ne so” che fece da eco alla leggera risata di Sousuke.
Il moro scosse la testa e gli appoggiò la mano sopra la spalla, in una pacca amichevole e al tempo stesso leggermente impietosita.
«  Non vergognarti, tutti sono stati vergini almeno una volta in vita loro. »
Rin gli scoccò un’occhiataccia e si levò la sua mano di dosso, stringendo le labbra fino a farle assottigliare in una linea piatta.
Scosse la testa e borbottò un: « non sono affatto vergine », per poi continuare a parlare, « semplicemente non sbandiero ai quattro venti le mie intenzioni come hanno fatto loro. »
Sousuke schioccò le labbra e guardò la tenda dov’erano spariti due dei suoi compagni e poi tornò a concentrarsi sopra Rin.
«  Il sesso è il sesso, che problema c’è? Passa tu anni interi in compagnia solo di una decina di persone, prima o poi un’erezione ti viene e come puoi ben vedere questo posto è un buco, come fai ad essere discreto?! »
Rin scrollò le spalle e dovette ammettere che l’altro ragazzo non aveva torto.
Se ne rimase in silenzio per qualche secondo a metabolizzare la cosa, chiedendosi quante delle persone presenti si fosse resa conto di quello che stava succedendo.
Tutte, forse nessuno, ma non sembrava importare nemmeno ad uno di loro.
Probabilmente non avrebbe nemmeno dovuto essere un suo problema, ma automaticamente la mente iniziò a vagare.
Avrebbe potuto farlo anche lui allora e a nessuno avrebbe dato fastidio.
Si sarebbe potuto alzare da lì, prendere Sousuke per mano e portarlo nella sua tenda.
Quell’immagine nella sua testa apparve talmente vivida da sentire addirittura il calore del corpo dell’altro contro al proprio, il suo respiro addosso.
Quel piccolo sogno ad occhi aperti svanì talmente veloce com’era arrivato.
L’idea di vedere l’altro ragazzo nudo gli scaldò maggiormente il volto e gli occhi scivolarono automaticamente verso il volto del moro.
Sousuke era lì che ricambiava lo sguardo e c’era un certo lampo di divertimento nei suoi occhi cristallini.
Rin lo vide accennare ad un sorriso sghembo.
«  Cristo, sei come un libro aperto, Rin », sbottò il moro, scuotendo la testa e soffocando una mezza risata.
Ultimamente sorrideva spesso, Rin non sapeva se fosse un bene oppure un male.
In ogni caso, a dispetto dei suoi pensieri, il fulvo scosse un paio di volte la testa, cercando di negare il più possibile.
«  Non sono affatto- insomma, non … non pensavo affatto a quello. »
«  Ah no?  »
«  No. »
Eppure Sousuke non ne sembrava convinto; dopotutto anche la voce di Rin suonava talmente falsa che non avrebbe potuto convincere nemmeno un sasso.
Il fulvo scosse ancora la testa, l’imbarazzo ormai alle stelle, tanto che perfino le orecchie si erano arrossate.
Eppure Sousuke continuava a fissarlo attentamente, alla ricerca del suo punto debole, e Rin era certo che l’avesse appena trovato.
Ora, oltre che a minacciarlo puntandogli un coltello alla gamba, aveva un’altra carta da giocarsi: Rin che avrebbe pagato qualunque cosa per portarselo a letto.
«  Sai … non sei tanto male », parlò Sousuke, avvicinandosi appena, le gambe che nuovamente si toccavano, «  se solo stessi zitto un po’ più spesso.»
Rin trattenne il respiro, fingendosi offeso da quelle parole, quando in realtà la testa non riusciva a pensare ad altro che al viso dell’altro così vicino al proprio.
Era  ancora più bello visto da vicino, con gli occhi azzurri e la pelle leggermente bronzea.
Rin deglutì e seguì i movimenti dell’altro ragazzo, avvicinandosi leggermente.
« So stare anche zitto, comunque. », provò a scherzare, anche se la voce gli uscì più tremula di quanto avesse voluto.
Sousuke gli dedicò un’occhiata abbastanza significativa, dimostrando che non ci credeva nemmeno un po’.
«  Sicuramente con la bocca occupata saresti silenzioso », disse semplicemente, sollevando il braccio destro e strofinando il pollice sopra le labbra di Rin.
Le fece schiudere leggermente, inumidendosi il polpastrello.
Rin sentì una leggera scossa al bassoventre prendere il sopravvento e per qualche secondo il cervello si disconnesse del tutto.
Ignorò di essere in mezzo ad altre persone, abbandonò tutti i suoi pensieri in un angolo nascosto della testa, limitandosi a sporgersi in avanti verso la bocca dell’altro.
Lì, a pochi centimetri dalla sua, così vicina …
Rin abbassò le palpebre, aspettando di sentire le labbra dell’altro contro le proprie.
Rimase in attesa ancora e ancora, ma non sentì nulla.
Lentamente riaprì gli occhi e vide l’espressione divertita di Sousuke fare il capolino davanti a sé.
«  Credi davvero che abbia voglia di baciarti? », gli domandò il moro, umettandosi le labbra, «  Dio, dovresti vedere la tua faccia. »
Sousuke scosse ancora una volta la testa e si schiarì la voce, soffocando un’altra mezza risata, e si alzò da terra con uno scatto veloce, com’era solito fare quando non aveva più niente da dirgli.
Sollevò qualche sbuffo di terriccio, mentre Rin rimaneva a fissarlo a bocca aperta, con il volto completamente congestionato dall’imbarazzo.
Sousuke gli dedicò un’altra occhiata soddisfatta e lo salutò con un cenno del capo, lasciandolo lì da solo come un cane.
Quando Rin ritrovò il fiato per parlare riuscì solamente ad esalare un: « che gran figlio di puttana.»







***
Ed eccomi qui con il nuovo capitolo. Cercherò di aggiornare all'incirca ogni dieci giorni, ma non sono mai stata brava a mantenere le promesse, ops.
In ogni caso ringrazio tutte le persone che seguono la storia e l'hanno messa tra i preferiti, un gran successo qui nella sezione fantasma di Free!
In ogni caso che cosa succederà tra Rin e Sousuke?
Arriverà questo bacio?

( Per la mia best lettrice ever questo e altro!)
Al prossimo capitolo, gente!
Mel.
   
 
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