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Autore: Nao Yoshikawa    16/05/2018    16 recensioni
DAL TESTO:
Otabek aprì gli occhi che aveva precedentemente chiuso.
"Hey, Yuri. C'è forse qualcosa che vorresti dirmi?".
Lui rabbrividì. Eppure stava andando tutto così bene.
"Non ho... idea di cosa tu stia parlando"
"Per esempio, in merito alla nostra litigata di due giorni fa?"
"Tsk, non è la prima volta"
"Oh, lo so. E so anche che qualcosa ti turba. Si vede. Sei più lunatico del solito".
Yuri alzò gli occhi al cielo.
Adesso lo picchio.
"Non aggravare ulteriormente la tua posizione, tu...".
Si interruppe. Prima avvertì uno spostamento d'aria, poi si rese conto che Otabek lo aveva sovrastato, bloccandolo contro il materasso.
Sembrava essere passata una vita dall'ultima volta in cui erano stati cosi vicini.
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OS senza pretese, solo fluff gratuito.
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Otabek Altin, Yuri Plisetsky
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le cuffie nelle orecchie, gli occhi chiusi e poi via con l'attesa.
Yuri era arrivato in aereoporto forse un po' troppo presto; ma meglio essere in anticipo piuttosto che in ritardo.
Il volo di Otabek non sarebbe arrivato prima di un'ora, quindi si era seduto ad aspettare, dopo aver comprato una lattina di coca cola. I denti mordicchiavano nervosamente la cannuccia, mentre Yuri si appallottolava su una di quelle scomode sedie nel tentativo di trovare una posizione comoda.
Gli aereoporti, che posti strani. Incredibilmente pieni di magia se ci si rifletteva un attimo. Gente che andava, gente che tornava, famiglie, avventurieri, studenti, coppie, chi viaggiava per lavoro, piacere, chi scappava, chi tornava.
Alle volte si lasciava andare ad elucubrazioni mentali che non erano da lui. Scorse la home di facebook, non trovando nulla di interessante, poi alzò gli occhi al cielo.
Tre mesi. Tre mesi dall'ultima volta in cui si erano visti.
Tre mesi non sempre facili, soprattutto quando si doveva avere a che fare con allenamenti continui ed estenuanti, la lontananza, i litigi che ne conseguivano.
L'ultimo risaliva a circa due giorni prima. Un motivo futile, Yuri neanche lo ricordava. Il fatto era che con il carattere che si ritrovava ad avere, molto spesso scattava per un nonnulla, e Otabek aspettava che la sua sfuriata terminasse prima di rispondere con una compostezza tale da farlo andare fuori di testa.
Quella volta, Yuri gli aveva chiuso il telefono in faccia. Succedeva sempre così. Si arrabbiava, poi si calmava e si dava dello stupido, aspettando che Otabek lo cercasse. Figurarsi se adesso si metteva anche a chiedere scusa.
Di solito passavano un paio di giorni prima che tutto tornasse alla normalità; ma affrontarlo faccia a faccia, quella sì che era una seccatura.
Abbandonò la lattina ancora mezza piena nel cestino, togliendosi il cappuccio che fino a poco prima aveva tenuto sopra la testa.
Chissà se sarà ancora arrabbiato con me.
Beh, ha ben poco di cui lamentarsi. Quando si è messo con me sapeva bene a cosa andava incontro.
Come potersi dimenticare della sera in cui erano diventati una coppia?
Si trovavano a Parigi, alla fermata del treno. Quest'ultimo stava ritardando, c'era un freddo fastidioso e la pioggia batteva sulla strada con forza. Otabek si era stretto a lui per riscaldarlo, per riscaldare entrambi. Si erano ritrovati vicini senza neanche accorgersene; poi c'era stato un bacio e subito dopo un altro. E un altro ancora.
Lì, in quella stazione, con il gelo dentro le ossa, senza che null'altro importasse.
Così, sei mesi prima, si erano messi insieme. E metà del tempo lo avevano passato separati. Sapevano che non sarebbe stato facile e nessuno dei due si era aspettato una storia rosa e fiori, ma alle volte la sola consapevolezza non bastava.
Yuri sollevò lo sguardo, guardando il tabellone sopra la sua testa: a quanto pare l'aereo era appena atterrato. Questo voleva dire che di lì a poco lo avrebbe visto. E un nodo allo stomaco gli fece venire la nausea.
Si sentiva meravigliosamente in ansia.
Per forza! Erano passati tre mesi, tre mesi da quando lo aveva visto, baciato e toccato.
Tentò di scacciare dalla mente pensieri impuri. Dopotutto era ancora arrabbiato con lui.
Pensavo che certe cose con il tempo passassero. Tipo questo dannato batticuore.
Ma la verità è che io e te non siamo che all'inizio di una storia meravigliosa e difficile.
Una storia che è tutta da scrivere.
Ci riusciremo?
Perché mi sento sempre dire che probabilmente non durerà, perché siamo troppo diversi, lontani, impossibili.
E anche se fingo che non me ne importi niente, la verità è che mi preoccupo. Perché per me tutto ciò è nuovo e non so assolutamente come reagire.
Lo vide arrivare mentre si trascinava dietro la sua valigia. Yuri si tolse le cuffie, sentendo per un attimo il respiro mancare.
È ancora più bello dell'ultima volta. Contieniti, Yuri!
Malgrado stessero insieme, alle volte ancora trovava difficoltà nel lasciarsi andare a pensieri o gesti troppo sdolcinati. L'espressione seria e contratta di Otabek si rilassò un attimo nel vedere la figura del suo adorabile fidanzato; occhi neri incatenati ad occhi azzurri .
Il suo cuore perdeva sempre un battito. Aveva l'impressione che tutto il suo autocontrollo andasse fuori controllo ogni qualvolta gli si trovava vicino; con le mani infilate nelle tasche della felpa, gli andò incontro. Sguardo su di lui, sguardo basso.
Ma sono scemo o cosa?
Gli arrivò davanti, guardandolo. Otabek lo osservò con curiosità e con uno strano sorrisetto divertito.
"Ciao", salutò Yuri dondolandosi. "Vedo che finalmente sei arrivato"
"Sono in orario", gli fece notare "Non mi dire che sei arrivato in anticipo".
Le guance di Yuri si colorarono di rosso.
"Meglio essere in anticipo che in ritardo!", borbottò.
Ogni volta era come la prima.
I brividi, i fremiti interiori, il batticuore.
Erano tutte cose che era felice di provare. Otabek non sembrava arrabbiato, non da come sorrideva.
Fu proprio lui a chinarsi su di lui e a posargli con discrezione un bacio sulla fronte. Avevano imparato a non attirare troppo l'attenzione. Quando si trovavano tra la gente, i loro baci erano fugaci, dati di nascosto, i gesti dolci e teneri.
Yuri divampò.
Non posso continuare ad essere arrabbiato. Stupido Otabek.
"Sono contento di vederti", disse quest'ultimo. Yuri si morse il labbro.
"Mh. Sì, anche io. Su, adesso andiamo. Fuori nevica, non vorremo rimanere impatanati nel traffico!".
Sono anche io felice di vederti.
Fuori i fiocchi cadevano dolcemente dal cielo. Dicembre era oramai agli sgoccioli. I due ragazzi non avevano avuto modo di passare insieme il Natale, ma almeno sarebbero stati insieme per la fine dell'anno.
Senza accorgersene, Yuri si era aggrappato al braccio di Otabek e avevano preso a parlare e parlare, parlare davvero tanto, poiché anche se ogni giorno avevano la possibilità di sentirsi, farlo di presenza era tutta un'altra cosa.
Sulle labbra di Yuri c'era l'ombra di un sorriso. Un sorriso sincero.
Presero la corriera, un viaggio che sembrò durare anche troppo. Forse era a causa della stanchezza di entrambi.
Doveva ammettere di sentirsi decisamente più leggero adesso che lui era lì, l'unico che poteva causargli quell'effetto tanto catastrofico.
Quando arrivarono all'appartamento di Yuri, quest'ultimo entrò con passo pesante, togliendosi subito la felpa.
"Che cavolo, ho dimenticato i riscaldamenti accesi!", si lamentò.
Otabek si guardò intorno. Un appartamento davvero piccolo, ma accogliente. Il biondo gli disse di seguirlo nella sua camera da letto: il portatile stava buttato sul materasso insieme ad un numero indefinito di graziosi peluches e pupazzi.
E chi avrebbe mai detto che Yuri avesse una camera così carina?
Carina, nonostante il disordine.
"Beh, sistemati pure. Hai fame?"
"No, ti ringrazio".
Lui allora si portò le mani sui fianchi, indispettito.
"E va bene. Allora vado a fare della cioccolata, se ne vuoi farmi un fischio".
Otabek asserì, aspettando che il ragazzo se ne andasse. Poi sospirò stanco.
Certo, stare con la "Fata Russa" non era affatto facile. Ma questo lo aveva sempre saputo. Era già straordinario il fatto che uno chiuso come lui si fosse buttato in quella folle - ma meravigliosa - avventura.
Yuri non era che poco più di un bambino, senza considerare che poi era il suo opposto in tutto e per tutto.
Forse era per questo che si erano trovati, forse era per questo che entrambi erano stati il primo amore l'uno dell'altro.
Lasciò la valigia in un angolo. Sopra una mensola, vi erano le varie coppe e medaglie che Yuri aveva vinto nelle gare di pattinaggio passate; dietro, attaccate al muro, poche foto.
Sempre la solita espressione crucciata.
Adorabile.
Una cosa che certamente non era facile era tenere testa al carattere lunatico di Yuri, il quale un attimo prima lo amava, poi diveniva diffidente e un attimo dopo lo insultava pesantemente.
Alle volte Otabek aveva l'impressione che fosse spaventato. Proprio lo stesso ragazzo che sul ghiaccio si esibiva con sicurezza e determinazione, gli pareva in qualche modo turbato.
Abbandonò la camera, andando nella piccola cucina dove Yuri stava armeggiando con tazzine e cucchiaini.
Senza troppi problemi, Otabek gli si avvicinò, stringendolo da dietro e sentendolo un attimo irrigidirsi al suo tocco.
"... Non lo avevo ancora fatto", gli sussurrò ad un orecchio. Yuri arrossì.
Accidenti a te.
Tentando di mantenere un certo contegno prese una tazza, porgendogliela.
"Tieni"
"Ah, grazie"
"Non c'è di che", sussurrò respirando a fondo l'aroma del cioccolato. "Puoi dormire sul mio letto. Io dormirò sul divano"
"Non ce n'è alcun bisogno, davvero. È il tuo posto. Oppure dormiamo insieme, no?".
Yuri si ustionò la lingua.
"Bene, se proprio insisti, non vedo alcun problema. Se non ti dispiace, ti precedo".
Quella era la tipica maschera di indifferenza che indossava per nascondere qualcosa, una sorta di turbamento.
Chissà se sentivano le stesse cose. Non era da lui parlare di certi argomenti. In realtà non era neanche da Yuri.
Opposti ma fin troppo simili in certe cose. Bevve la sua cioccolata prima che si raffreddasse.

Quando qualche minuto più tardi Otabek andò da Yuri, dopo essersi vestito più comodamente, si fermò per qualche attimo a guardarlo: il ragazzo stava seduto a gambe incrociate sul materasso, indossando dei pantaloncini e una maglietta a mezze maniche. In mano teneva la tazza, con l'altra il cellulare. Scorreva velocemente la home di Instagram. Yuri si soffermò poi su un post che aveva pubblicato Viktor poco prima: una foto che lo ritraeva sorridente e contento insieme a Yuuri.
Come sempre.
Lui e Otabek erano decisamente diversi da loro, meno smielati, più riservati. Di certo non li invidiava, ma... Chissà come ci si sentiva a non avere problemi.
"Emh", Otabek attirò la sua attenzione. Yuri sussultò, poggiando la tazza sul comodino. Poi si spostò leggermente per fargli spazio.
"Hey... senti, spegni la luce, ok?".
Si lasciò cadere con la testa sul cuscino, per poi portarsi gli auricolari alle orecchie.
L'altro lo raggiunse poco dopo, stendendoglisi accanto con le mani dietro la testa. Otabek lanciò un'occhiata a Yuri, il quale, nel sentirsi osservato, si voltò a guardarlo, ritrovandoselo vicino. Lentamente si tolse un auricolare, porgendoglielo.
"Vuoi ascoltare?"
"Sì, volentieri", fu la sua risposta immediata.
In quel piccolo appartamento, la neve fuori e una fioca luce ad illuminarli. Una bella canzone e la vicinanza l'uno dell'altro.

[ Funny how the heart can be deceiving
More than just a couple times
Why do we fall in love so easy
Even when it's not right ]

Yuri sentiva il cuore battere veloce. In quei tre mesi aveva avuto modo di pensare, di riflettere, di prendere coscienza di certe cose che lo avevano messo non poco in difficoltà. Voleva parlare, ma aveva paura di rovinare quell'apparente perfezione.
Fece scivolare la sua mano su quella di Otabek, fingendo che si fosse trattato di un gesto casuale. Gli accarezzò il dorso con le dita.

[Where there is desire, there is gonna be a flame
Where there is a flame, someone's bound to get burned
But just because it burns, doesn't mean you're gonna die]

Otabek aprì gli occhi che aveva precedentemente chiuso.
"Hey, Yuri. C'è forse qualcosa che vorresti dirmi?".
Lui rabbrividì. Eppure stava andando tutto così bene.
"Non ho... idea di cosa tu stia parlando"
"Per esempio, in merito alla nostra litigata di due giorni fa?"
"Tsk, non è la prima volta"
"Oh, lo so. E so anche che qualcosa ti turba. Si vede. Sei più lunatico del solito".
Yuri alzò gli occhi al cielo.
Adesso lo picchio.
"Non aggravare ulteriormente la tua posizione, tu...".
Si interruppe. Prima avvertì uno spostamento d'aria, poi si rese conto che Otabek lo aveva sovrastato, bloccandolo contro il materasso.
Sembrava essere passata una vita dall'ultima volta in cui erano stati cosi vicini.
Tre mesi.
All'incirca novanta giorni.
Yuri smise di respirare, mentre auricolari e cellulare venivano abbandonati accanto a lui.
Come poter mentire a quelle iridi che mi guardano dentro?
Sentì le mani di Otabek stringersi alle sue e gli occhi cercare il suo sguardo.
Ma non aveva il coraggio di incrociare i suoi occhi.
"Vuoi che ti chieda scusa?"
"E perché mai?", domandò con un sorrisetto. "So bene di non essermi messo con uno zuccherino. Litigare per sciocchezze per noi è normale. Ma ti sento diverso... Non dirmi che me lo sto immaginando?".
Non ti sfugge niente.
Sbuffò.
"Che palle, odio quando mi psicanalizzi. Cosa vuoi che ti dica, Otabek? È solo difficile stare lontani, mandare avanti le nostre vite e i nostri impegni, senza dimenticarci l'uno dell'altro. E sì, ho sempre saputo che sarebbe stato così, ma..."
"Ma...?"
Spero che non si accorga del mio cuore che batte veloce.
Deglutì a vuoto, stringendo istintivamente le sue mani .
"È che tutto questo mi spaventa, perché è qualcosa di così travolgente da lasciarmi sbigottito. Quando ci siamo messi insieme, ero consapevole del fatto che mi mi piacessi, ma non pensavo di arrivare a tanto".
Otabek ascoltò il tremore della sua voce, oltre che il suo battito.
"Yuri?".
Il ragazzo finalmente lo guardò. I suoi occhi erano lucidi, la sua espressione un misto tra la dolcezza e quella malizia che mai lo abbandonava.
Schiuse piano le labbra.
"Credo di farmi tutti questi problemi... perché ti amo".
Lo disse così piano che sperò di non essere stato udito, perché quella non era di certo la dichiarazione che tutti si aspettavano. Ed effettivamente poté vedere Otabek fare una faccia sorpresa.
Ora mi sento stupido.
"Oh", fece una smorfia. "Senti, Ota...".
Non finì mai di pronunciare il suo nome. Il ragazzo aveva soffocato il suo tentativo in un bacio caldo e intenso.
Yuri si ritrovò a spalancare gli occhi.
Quanto mi era mancato.
Con esasperazione portò le mani intorno alla sua schiena.
Quando si fu staccato, provò nuovamente a chiamarlo, ma Otabek lo zittì di nuovo, approfondendo questa volta il bacio, assaggiandolo e facendosi assaggiare a sua volta.
Questo mi era mancato ancora di più.
Yuri si strinse totalmente a lui, facendo aderire i loro corpi.
Le loro lingue rimasero ad accarezzarsi per circa un minuto, prima che entrambi si staccassero per mancanza d'aria.
Otabek sospirò a fatica.
"Ed io che pensavo avessi cambiato idea".
Yuri lo osservò, la gote arrossata, totalmente esposto.
"Stupido! Non è così che si risponde".
L'altro sorrise, avvicinandosi al suo viso.
"Hai ragione. Allora, sappi che ti amo anche io, Yuri. E che mi hai risparmiato la fatica di dovertelo dire per primo; sai che sono negato".
Stupido. Non ti ammazzo solo perché sono troppo felice.
"Allora sentiamo le stesse cose..."
"Certo che sì. Non è stato facile, non sarà facile. Probabilmente sarà più difficile, adesso che il nostro sentimento è cresciuto. Ma in questi casi c'è solo una cosa da fare: provarci: vuoi provare con me o no?".
Yuri non era un perdente; non era uno che mollava. Era uno che stringeva i denti e andava avanti, sempre.
Per una vittoria. E in quel caso, la vittoria più importante stava proprio tra le sue braccia.
Voleva continuare a stringere il suo futuro.
"Sì... io voglio provare", disse serio.
Otabek non aveva avuto dubbi. Di nuovo si chinò a baciarlo. Questa volta però non si sarebbe staccato tanto presto.
Quei sei giorni sarebbero stati sicuramente intensi. Quello che sarebbe stato dopo, non importava.
Volevano vivere tutto: le gioie, i litigi, le lacrime e quell'amore che cresceva, giorno dopo giorno.
L'importante era provarci. Sempre.
Fino alla fine.

[You gotta get up and try, and try, and try
You gotta get up and try, and try, and try
You gotta get up and try, and try, and try
You gotta get up and try, and try, and try]



NDA
Non pensavo di arrivare anche in questo fandom ma... eccomi qua o_o
Credo sia stato a causa della nostalgia. Sentivo troppo la mancanza della Otayuri, ma non ci avevo mai scritto nulla. E' la prima volta, chissà cosa è venuto fuori.
Ringrazio la mia beta, nonché mia migliore amica, Shimba97, per aver corretto il testo. Ovviamente il titolo è preso dall'omonima canzone di P!nk, che mi ha tanto ispirata.
E non so che dire, mi sento sempre stordita quando approdo in un nuovo fandom.
Con la speranza che la storia vi sia piaciuta, ad una prossima volta ^^

   
 
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