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Autore: PathosforaBeast    18/05/2018    3 recensioni
Eppure oggi, per la prima volta, ti ritrovi a realizzare che quello che ti circonda non è silenzio. L’acqua continua a scorrere riempiendoti le orecchie e per poco non sei lì a toglierti le scarpe e lasciare che lei possa accogliere anche te. Fai un passo indietro e dopo aver tirato qualche calcio stizzito alla sabbia, ti sdrai a terra.
[Questa storia partecipa alla challenge del gruppo: "Hurt/Comfort Italia - Fanfiction & Fanart".]
Genere: Angst, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Lestrade
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cold.
 
 


 
Ti stringi nel giubbino.
Per essere Settembre fa maledettamente freddo questa sera e a ripensarci, non è stata proprio una buona idea passeggiare sulla spiaggia.
Ma è un’abitudine che ti porti dietro da anni.
Ogni volta che hai bisogno di pensare, ti basta trovare il primo angolo di sabbia e guardare le stelle. La sera prima dei risultati per gli esami in polizia, le risate con gli amici e qualche birra di troppo, le braccia di Cindy che ti stringevano quando ti aveva detto ‘sì’. Tutto nella tua vita si collega alle placide acque del Tamigi che silenziosamente abbracciano Londra.
Eppure oggi, per la prima volta, ti ritrovi a realizzare che quello che ti circonda non è silenzio. L’acqua continua a scorrere riempiendoti le orecchie e per poco non sei lì a toglierti le scarpe e lasciare che lei possa accogliere anche te. Fai un passo indietro e dopo aver tirato qualche calcio stizzito alla sabbia, ti sdrai a terra.
Guardi il cielo. Le stelle sono così brillanti e ricche di speranza che ti fa male starle lì ad osservare mentre ti senti così… piccolo. Allora preferisci stringere gli occhi e cercare di lasciarti andare a quella litania continua.
 
Quando senti una volante della polizia, ti ritrovi a sorridere.
Ecco la tua Londra. La tua città affollata, quella che non ti lascia nemmeno un attimo per pensare. Basta girare l’angolo per vedere qualcuno correre.
Verso cosa, te lo sei smesso di chiedere troppo tempo fa.
Ma ti piace. Dannazione, se ti piace.
Le persone in metro, la vita che si respira. Spesso ti sei chiesto come possano essere gli altri quando si lasciano il lavoro alle spalle mentre aprono la porta di casa e si ritrovano invasi dal profumo della cena e i bambini fanno a gara per arrivare per primi a tavola ma trovano già il cane sulla sedia.
Bellissimo.
Troppo lontano da te.
 
Ti accendi l’ultima, triste sigaretta della giornata.
Ti chiedi se Cindy ha notato la tua assenza stanotte.
Le valigie le avevate sfatte giorni fa, sorridendo a tutte le storie che avreste raccontato appena sareste ritornati alle vostre vite quotidiane. Diceva che le mancava l’aria di Londra.
Ma quando sul suo cellulare hai visto quelle foto hai capito che ciò che le mancava era ben altro. Si parla di divorzi, di tradimenti… quante storie hai visto scorrere di fronte a te? Quante volte Cindy sarà stata sul punto di parlarti ma non ne ha mai avuto il coraggio?
Non lo sai, non puoi risponderti. Probabilmente avrebbe voluto che una mattina ti svegliassi e capissi che lei non era più la donna per te. Così  non si sarebbe sentita in colpa quando avrebbe lasciato l’anello sul comodino del corridoio e  con una nota di malinconia avrebbe detto agli altri che il vostro matrimonio era troppo stretto per te. Invece l’hai dovuto scoprire da solo, in una casa che in un attimo è diventata estranea.
E dovrai affrontare tutte le conseguenze da solo. La chiamata per fare quel sopralluogo non ti è mai sembrata più adatta. Dovevi staccare, andare via. Un cadavere, quattro mura e Sally che aveva capito che c’era qualche cosa che non andava. Ti sei limitato a sorriderle con una di quelle smorfie forzate che tiri fuori solo nei peggiori momenti e le hai detto che andava tutto bene. È stata lì a fissarti qualche istante, poi si è voltata.
 
Ti pizzicano gli occhi, cazzo.
Butti a terra la sigaretta e ti sfreghi i palmi sul volto. Non doveva andare così. Vi eravate promessi di restare uniti per tutta la vita.
Avevate condiviso tutto insieme.
E per cosa?
Per ritrovarla tra le braccia dell’istruttore della palestra mentre tu vagabondi per le strade perché ti fa male persino tornare lì guardala negli occhi.
 
Il cellulare continua a vibrare nella tua tasca. Ti dai due minuti per rispondere.
“Boss, sono Sally. Stasera offro da bere. Io, lei e una pinta. Ci sta?”
 
 


 
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Questa storia partecipa alla challenge del gruppo: "Hurt/Comfort Italia - Fanfiction & Fanart".
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prompt 3/26 
va-ga-bon-dàg-gio : spostarsi da un luogo a un altro senza programmi prestabiliti; fig., irrequietezza intellettuale o evasione fantastica.
   
 
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