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Autore: EmilyEm_Thorne    19/05/2018    2 recensioni
(Ambientato anni dopo il finale della serie). Protagonista è Hope, la prima figlia di Uncino ed Emma, una ragazza di diciotto anni cresciuta tra gli sfarzi, un rapporto complicato e sfuggente con sua madre e un amore infinto per il mare e la navigazione. Sfugge da tutto, forse anche da se stessa, nascondendo segreti oscuri che potrebbero rompere il nuovo equilibrio.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Rimango ferma, concentrata. Il corsetto mi stringe il busto, fatico a tendere l’arco, ma Robin mi ha insegnato bene e riesco a muovermi con discreta destrezza. L’unico problema è centrare il mio obiettivo. I miei occhi azzurri mirano ad una piccola mela rossa dell’albero di Regina, stretta sopra alla testa di un ragazzo dai capelli scuri e ricci che ride. Mi prende sempre in giro. Rimango schiacciata contro un albero, per non farmi vedere.

-Su principessa, coraggio, non vorrà mica aspettare che i nani rimangano solo in due!- Esclama parlando indistintamente con la foresta, visto che non capisce dove mi sia nascosta e riesco a vedere, tra le foglie, lo scintillio dei suoi occhi scuri, così diversi dai miei. Tendo meglio l’arco, cerco di scostare i capelli lunghi, che forse avrei dovuto legare...Ma la nonna aveva detto che stava meglio così con il vestito. Il vestito perfetto per andare ad un ballo. Certo, il ballo da cui sono scappata, ma pur sempre un ballo. Scocco la freccia che si conficca in un albero, mancando di qualche centimetro la mela che ora Roland agita fiero tra le mani, scuote i capelli un po’ troppo lunghi e ne addentando un solo pezzo. -Non sarà mica avvelenata, vero?- Domanda, facendomi ridere fragorosamente.

-Comunque non sei capace…- Sussurra individuando la mia posizione con la sua solita precisione. Non ho ancora capito se sia avvantaggiato dal fatto di essere cresciuto nella foresta di Sherwood o se trova sempre e solo me, un po’ come nelle storie dei miei nonni. Non scappo più, mi lascio trovare. Lui poggia le braccia sui miei fianchi, poggia la fronte sulla mia e gli sorrido arrossendo un po’, per questo contatto segreto tra noi. -Fai proprio schifo con l’arco- Mi dice, poi poggia le labbra sulle mie. L’arco non è la mia passione, non me ne frega proprio niente di lanciare frecce o di duellare con le spade, né tanto meno con le pistole come mia madre. L’unica cosa che mi piace è il mare, stare sulla nave con mio papà e sentire l’odore del mare e la salsedine tra i capelli, ed indossare il giubbotto di pelle che lui mi ha regalato lo scorso anno. Blu, identico a quello di mamma, ma allo stesso completamente diverso. Lei è la Salvatrice, io sono solo sua figlia. Mi sento così lontana da lei, mentre invece papà, quando siamo solo io e lui sulla nave (cosa sempre più rara negli ultimi tempi) dice che io e lei siamo uguali. Che abbiamo le stesse paure, le stesse fragilità. Che anche a mamma piace stare sulla sua nave a non fare niente. Io gli dico che io so navigare almeno, lei no e lui ride e mi dà ragione. -Hope!- Mi sento chiamare da una voce piuttosto preoccupata e affannata. -Hope non sai che ti succede questa volta!- Strilla un’altra volta mia madre, sbuffo e Roland mi bacia la fronte lasciandomi da sola, proprio quando mia mamma appare in una nuvola di fumo bianco a due centimetri da me.

-Mamma non rompere, sono uscita solo un attimo, non mi andava di ballare, soprattutto non con il figlio di Aladin e Jasmine!- Esclamo roteando gli occhi e iniziando a camminare per la foresta per sfuggire alla conversazione.

-Hope ma si può sapere che ti ha fatto di male Jared?- Mi chiede un po’ confusa. -Stavate così bene insieme…- Sussurra bloccandomi le caviglie con la magia. Solo che chiudo le palpebre e rompo il suo flebile incantesimo. Flebile solo perché non le piace usare la magia su di me, ma nell’ultimo periodo non trova nessun altro modo per parlarmi. -Hope tu puoi dirmi tutto- Mi dice, apparendo di fronte a me, mi stringe le mani e io gliele lascio, scoparendo in una nuvola di fumo azzurro. In un attimo sono dentro al palazzo, in un corridoio da cui sento la musica, ma la evito al meglio, entro nella mia camera e inizio a slacciare il corsetto. Solo che mia madre appare seduta sul letto. -Capisco che tu non voglia parlare con me, ma papà dice che non parli più nemmeno con lui. Lascia che ti diamo una mano, per favore, qualsiasi cosa succeda, noi ti vogliamo bene Hope- Sembra sinceramente dispiaciuta per la mia freddezza, ma non glielo posso dire, non glielo posso spiegare proprio quello che sto facendo, quello che io e Roland stiamo facendo.

-Mamma, stai tranquilla. Solo non ho voglia di stare alla festa di Meryl- Dico, smettendo di tirare il corsetto, lei si alza, muove la mano e addosso mi appare un vestito leggero, corto, senza corsetto o cerchi alla gonna, di un verde chiaro pieno di punti luce, per niente eccentrici, mentre i miei capelli si sono magicamente legati in una treccia leggera e ai piedi ho degli stivali neri.

-Con questo non ti va di scendere un po’ con noi?- Mi chiede, sorridendomi lievemente. Agito la mano davanti al mio corpo e in un attimo ho su dei pantacollant neri, una maglia larga azzurra e il giubbotto che mi ha regalato papà. Scompaio in una nuvola di fumo e so per certo che questa volta non mi seguirà.



 

E’ buio, c’è la Luna piena che si riflette a filo del mare nel porto della nuova Storybrooke ed io mezza sdraiata su una cassa e dei sacchi sulla Jolly Rogers. Solo il silenzio, le stelle e l’odore di mare pungente.

-Principessa Hope, non sapevo fosse qui- Mi dice Spugna, preso un po’ alla sprovvista, stringendosi il suo cappello rosso sulla testa.

-Perché non dovrei essere qui- Gli spiego. -Ma lo sai che cosa ne penso delle feste a palazzo -

-Lo so bene principessa...Anche io non le sopporto- Mi spiega, raccattando delle reti da terra. -Ero venuto solo a riprendere il cappello che avevo lasciato qui, ora vado e faccia gli auguri a sua sorella Maryl, la prego- Acconsento e lui mi lascia di nuovo sola, sola finché dei passi sul ponte non mi interrompono nuovamente.

-E ora che c’è!?- Domando, piuttosto scocciata, mettendomi seduta e mio papà mi sorride. Gli sorrido anche io, vedendo che tiene in mano il suo sestante per decifrare le stelle.

-Ti va di fare un giro?- Mi chiede, porgendomi il sestante. Annuisco euforica e mi alzo in piedi prendendo il sestante.

-Però questo non mi serve- Spiego, facendolo sparire con la magia.

-Stai diventando brava…- Sussurra, indicando la mia mano, ora vuota. -Ti ha insegnato mamma?- Mi domanda, mentre ci avviamo al timone.

-No- Gli rispondo. -Mi ha insegnato Regina- Spiego, mentre lui leva l’ancora e io isso le vele. Navigare è l’unica cosa che faccio senza ricorrere alla magia. Navigare mi fa stare bene con me stessa, quando sono in mare aperto non penso più a niente. Non penso più a tutto il peso che mi schiaccia sul petto, a tutte le responsabilità di essere la figlia della Salvatrice, di essere la Speranza di tutti quanti. E’ una cosa stupida, stupida e insignificante. In mare non c’è posto per tutti questi doveri ed obblighi, in mare non penso nemmeno a Roland, non penso al suo sorriso e ai suoi capelli sempre incasinati, alla sua ossessione per arco e frecce, non penso all’assurdo piano in cui mi ha coinvolta. Ci sono solo il mare, io e mio papà.

-So che hai discusso ancora con mamma- Mi dice, io sbuffo, sapevo perfettamente che ne era al corrente, i miei genitori sono sempre insopportabilmente smielati. -Le tue sorelle ci sono rimaste male che sei andata via-

-Destiny e Meryl se ne faranno una ragione, tutti se ne faranno una ragione- Rispondo un po’ fredda e lui abbassa lo sguardo, mentre insieme poggiamo le mani sul timone e io scorgo le incisioni che papà aveva fatto con l’uncino sul legno, per insegnare a Baelfire a navigare nelle acque dell’Isola che non c’è. Un secolo fa, storie vere. Quelle storie che io dovrei portare avanti. Anche Henry, che dovrebbe essere il mio fratellastro, dice che è faticoso trovare la propria storia e che a volte neanche serve, va in giro fiero con Cenerentola al suo fianco, dicendo che lui non ha avuto grandi storie, imprese o avventure, che semplicemente ha la sua famiglia e scrive le storie degli altri. Lucy ride sempre, quando parliamo di suo papà. Mi racconta sempre tutto quello che hanno passato, tutto quello che hanno causato sua zia Genoveffa, Gothel, il reame dei desideri...Hanno tutti fatto qualcosa. Io vivo da diciotto anni nella nuova Storybrooke dove Regina ha portato tutti i reami esistenti e non ho fatto niente se non avere un flirt pubblico con Jared, il figlio di Aladin e Jasmine, che i miei genitori adorano, neanche fosse un dio greco. Mi guardano tutti quando cammino, non so per quale motivo, nel dubbio ho smesso di camminare. Sono andata da Regina e le ho chiesto di darmi lezioni di magia per poter sparire ogni volta che preferisco. Mamma non sopporta questa cosa e credo che se la sia anche presa con Regina, ma lei non ha fatto niente. Sono io il problema.
  
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