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Autore: Lou Asakura    04/07/2009    4 recensioni
«Ci ho provato, davvero», sussurrò. «ho provato a guardarla da lontano ed esserle amico, proteggerla e starle a fianco, come un fratello. Ma… ho capito che non è questo ciò che voglio. Voglio lei, e desidero che anche lei voglia me, più di ogni altra cosa al mondo». Strinse la lattina di birra tra le mani, fino a farne traboccare il contenuto. «So bene che il vero amore significa non pretendere niente e proteggere da lontano la donna amata… però una volta che ti innamori desideri avere tutto da una persona, è questa la natura umana».
~ Ichigo/Rukia.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kuchiki Rukia, Kurosaki Ichigo, Renji Abarai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Premessa: La fanfic che vi accingete a leggere partecipa al Bleach Fanfiction Couples Contest indetto dall’Archer and Princess, Ishihime forum

Premessa: La fanfic che vi accingete a leggere partecipa al Bleach Fanfiction Couples Contest indetto dall’Archer and Princess, Ishihime forum. Le votazioni avranno inizio dal 4\07 in poi. Sono consapevole di non aver presentato un lavoro eccellente, ma purtroppo a causa di una serie di imprevisti è stato il massimo che sono riuscita a fare. Non mi aspetto recensioni ne voti per questa schifezza. Chiedo scusa a tutti.

Citazione scelta:  8. Il vero amore significa non pretendere niente e proteggere da lontano la donna amata. E’ così…però una volta che ti innamori desideri avere tutto da una persona, è questa la natura umana.

Pairing scelto: Ichigo\Rukia, obviously.

 

 

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«Alla salute!». Le lattine di birra vennero avvicinate fino a scontrarsi, tintinnando debolmente. Ichigo si sentì vagamente infastidito, quasi nauseato da quel suono, che Renji trovò invece stranamente piacevole; gli ricordava il trillo familiare della tazza di saké che urtava il tatami, lasciata cadere forse a causa della troppa sbornia, rovesciando il proprio contenuto in una preziosa pozza argentea.

«Allora, allora…». Ingoiò una sorsata di birra e la sentì scorrergli pigra lungo la gola; lanciò un’occhiata sorniona all’amico, scrutandolo aldilà della lattina ammaccata. «cosa mi racconta il caro Ichigo?».

L’interpellato grugnì qualcosa di incomprensibile, che Renji interpretò come un ben educato “fatti gli affari tuoi”. Fece schioccare la lingua con impazienza, pensando a qualcosa di sensato e brillante da dire. Non trovandolo, si limitò ad un banale: «Proprio bella la luna, eh?».

Il sostituto shinigami parve accettare con sollievo quel brusco cambio d’argomento. Si drizzò sulla schiena e rivolse gli occhi al cielo di karakura, sgombro di nuvole e trapunto di stelle splendenti, quasi ne fosse rapito. Rimase a fissarlo in silenzio per un lunghissimo minuto, durante il quale Renji non proferì parola: avvicinò la lattina di birra alle labbra e l’assaporò piano, aspettando il momento in cui l’altro si fosse sentito pronto a confidarsi.

«Penso che», la voce di Ichigo fu poco più che un sussurro sbiadito. «mi piacerebbe essere una stella». Guardò l’amico con la coda dell’occhio, sorridendo appena. «sai, penso che le stelle siano fortunate… perchè il loro cielo, almeno quello, è sgombro di nuvole in serate come questa».

C’era una nota di amarezza nella sua voce, che Renji non poté ignorare. Allontanò la lattina dalle labbra, qualche goccia di birra –fredda, troppo fredda- gli scivolò sul mento. «Ichigo, tu…»

«Non so cosa fare, Renji».

Una cicala lanciò il suo richiamo proprio in quel momento. Il lampione acceso accanto alla panchina emise la sua flebile luce ad intermittenza, illuminando i due volti solo per qualche istante prima di spegnersi.

Ma Renji rimase immobile; non udì il richiamo della cicala e non si accorse della luce del lampione, immobilizzato dal tripudio di sensazioni che la confessione dell’amico, così schietta ed al contempo disperata, gli aveva provocato: come essere trafitto con la violenza di un colpo di spada in pieno petto.

Ci volle un po’ prima che riuscisse ad aprire nuovamente bocca. Le goccioline di birra scivolarono giù lungo il collo, simili a solchi tracciati da lacrime inesistenti.

Aprì la bocca e poi la richiuse, strinse gli occhi e serrò i pugni.

«Penso che dovresti lasciarti andare». Lo disse tutto d’un fiato, senza pensare a niente. Alla donna a cui stava rinunciando, agli anni di dedizione silenziosa, agli occhi del suo migliore amico che si dilatarono per la sorpresa. «Sono certo che anche lei non aspetti altro, dopotutto».

«Lo penseresti anche se dovesse farti male?».

La domanda lasciò Renji spiazzato.

«Si», disse solenne, dopo un attimo d’esitazione. «anche se dovesse far male da morire. Siete i miei migliori amici, e…».

«Hountoni arigatou».

Non ci fu bisogno di dire altro. Le lattine di birra tintinnarono un’altra volta quando si scontrarono, e stavolta Ichigo accolse quel suono con uno dei suoi rari sorrisi; per la prima volta in vita sua, sapeva dove andare e sapeva ciò che andava fatto. Adesso restava solo da raccogliere il coraggio, e prepararsi a saltare nel vuoto. Accanto a lui, i pugni ancora stretti e gli occhi bassi, Renji fissava un punto imprecisato davanti a se; Ichigo immaginò quanto dolore dovesse avergli provocato la sua decisione, e sentì crescere il bisogno insensato di spiegarsi, d’esser certo che Renji capisse.

«Ci ho provato, davvero», sussurrò. «ho provato a guardarla da lontano ed esserle amico, proteggerla e starle a fianco, come un fratello. Ma… ho capito che non è questo ciò che voglio. Voglio lei, e desidero che anche lei voglia me, più di ogni altra cosa al mondo». Strinse la lattina di birra tra le mani, fino a farne traboccare il contenuto. «So bene che il vero amore significa non pretendere niente e proteggere da lontano la donna amata… però una volta che ti innamori desideri avere tutto da una persona, è questa la natura umana».

Alle sue parole seguì un lungo attimo di silenzio, che Renji dissipò scoppiando in una sonora risata. «E questa perla di saggezza da dove l’hai tirata fuori, eh?», scherzò, dandogli una pacca sulla spalla, «da qualche manga per ragazze?».

Anche Ichigo rise, suo malgrado. «Non sei arrabbiato?».

«Naaaaah! Ascoltami bene: devi smetterla di preoccuparti per tutti, lo sai o no?». Fece un sorriso simile ad un ghigno. «non puoi star sempre a pensare a quanto faresti male a me, o ad Inoue, rischiando di sacrificare la tua stessa felicità. Se farai una scelta, io capirò… e certamente lo farà anche Inoue, perciò puoi stare tranquillo».

Avvicinò la lattina alle labbra con noncuranza e tracannò la birra rimanente in un solo sorso, accasciandosi poi sulla panchina con aria soddisfatta. Fu solo allora che si accorse che Ichigo si era allontanato. Lo seguì con lo sguardo per un po’, e solo quando lo vide ormai lontano lo chiamò.

«Dove vai

«Da lei». Si voltò a guardarlo.

«Da Rukia?».

L’altro annuì. «da Rukia».

 

 

***

 

 

Spazio dell’autrice.

Che dire. Non pubblico da mesi, ed il mio ritorno non è stato per niente “in grande stile”. Questa fanfic non mi piace, ma credo che l’avrete intuito da soli. E’… stupida, semplice e piatta. E credo anche incomprensibile, a tratti. Per chi non l’avesse capito, Ichigo si era scoperto innamorato di Rukia, ma non aveva il coraggio di fare il primo passo per non recare dolore ad Inoue e Renji, l’una innamorata di Ichigo e l’altro di Rukia. Insomma… credo sia da lui preoccuparsi per gli altri anche in situazioni del genere.

La fanfic avrebbe dovuto essere originariamente molto più lunga, ma per un mese intero non sono riuscita a scrivere una parola ed ho rimandato agli ultimi giorni… giorni nei quali mi sono sentita parecchio male. Ecco spiegato perché la fanfiction è cosi breve, stupida e insipida, per non parlare della citazione inserita cosi a casaccio, e magari anche delle virgole sballate.

Il problema è che credo di non essere più capace di scrivere. Spero che sia solo un periodo che passerà presto, perché scrivere è la mia vita, nonché ciò che vorrei fare da grande, e perdendo questa capacità non saprei più come fare. Comunque, spero di poter produrre qualcosa di meglio prima o poi, e magari continuare le numerose fanfiction interrotte che avevo rimandato all’estate.

Spero che mi perdonerete per questo schifo >3<”””. Ah, la dedico alle blackberries, in special modo a Kyu e B, che hanno sopportato i miei scleri per msn mentre la scrivevo, e Hota e Yue, che li hanno sopportati faccia a faccia. Auguro buona fortuna a tutte le mie avversarie nel contest, tutte certamente più capaci di me –almeno in questo periodo-. Sayounara <3.

   
 
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