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Autore: Karmi    21/05/2018    0 recensioni
Lacie sorrideva, serena dopo tanto tempo. Attorno a lei il buio la circondava in un freddo abbracciò, la accarezza con gentilezza, spazzando piano piano via le piccole luci dal suo corpo. Oswald aveva ragione: quelle piccole scintille dorate riscaldavano veramente il cuore delle persone. Se solo fosse riuscita a vederle prima, magari la sua follia non si sarebbe radicata così profondamente nella sua mente.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Lacie Baskerville
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Lacie

 

Lacie sorrideva, mentre un senso di serenità si diffondeva in tutto il suo corpo. Sospesa in uno spazio senza fine, il buio la circondava in un freddo abbraccio; la accarezza con gentilezza, spazzando via dal suo corpo le piccole luci della sua essenza. Oswald aveva ragione: quelle piccole scintille dorate riscaldavano veramente il cuore delle persone. Se solo fosse riuscita a vederle prima, magari la sua follia non si sarebbe radicata così profondamente nella sua mente.

Lacie rise gioiosamente, comportandosi come una piccola bambina. Ma lei era sempre stata una piccina. Non era mai cresciuta, non era mai diventata una signorina. Per tutto il tempo era rimasta la bambina della sventura, la figlioletta dagli occhi rosso cremisi. E non le era mai dispiaciuto, non lo aveva mai rimpianto. Non aveva odiato il suo soprannome, intendeva questo. Poiché a volte era stata gelosa dei suoi occhi, così unici e bizzarri, ma anche degli occhi del suo caro amato fratello, splendidi come le luci celate alla vista di chi era ignorante.

Se possibile, Lacie rise con più foga. Ma cosa stava dicendo? A cosa stava pensando? No, no! Non c’era tempo per quei futili ricordi della sua vita. L’abisso la stava divorando, doveva affrettarsi. In fondo, aveva fatto una scommessa con quel crudele fratellone di Glen. Si portò le mani alla bocca, se le mise una sopra l’altra, impedendo alla sua voce cristallina di risuonare ancora nell’eco dell’oblio. Insomma, si doveva concentrare, aveva bisogno di silenzio.

Se Lacie si rannicchiava su sé stessa, cosa che fece in quel momento, poteva già avvertire gli esili battiti delle sue bambine. Lei e Glen avevano fatto quella scommessa solo qualche giorno prima, eppure grazie alla volontà di quel paradiso caduto, il suo utero si era già sviluppato.

Che bello, due bambine! Ma adesso? Cosa sarebbe successo alle sue due piccole condannate creaturine? La volontà dell’abisso sarebbe stata clemente con loro?

Quale dilemma, quale problema! Era questo che significava essere mamma?

Ma no, Lacie, mia stupida Lacie, tu sei ancora una bimba. Le tue non sono preoccupazioni; sei solo curiosa…

Si, aveva già più senso. Però la curiosità uccide il gatto e allo stesso modo stava uccidendo lei.

Lacie chiuse gli occhi, avvertendo il suo corpo farsi più leggero. Lasciò libera la sua bocca, ormai impotente. L’abisso si stava già prendendo la sua anima e le sue bambine, non aveva nient’altro da fare ormai.

La piccina si rese conto di una cosa: non aveva ancora cantato Lacie alle sue due creature. Beh, aveva ancora qualche minuto per cantarla adesso.

E mentre le parole le usciva dalla gola come migliaia di aghi pungenti, i suoi pensieri andarono a Jack. Gli aveva mentito crudelmente, chissà se la odiava. Ah, ma lui l’aveva sempre odiata: alla fin fine, lei lo aveva legato a sé con delle catene arrugginite e affilate, rendendolo suo schiavo.

Ahahah, sei ancora matto di me, Jack? Oppure quel vuoto dentro di te mi ha già risucchiato?

Lacie sorrise serenamente.

Le persone dell’abisso diventavano catene maledette. Chissà se sarebbe diventata la chain di Jack, un giorno. Chissà se sarebbe diventata la chain invisibile e malefica di quel giovane dagli occhi smeraldi.

Lacie pregò con tutta sé stessa per quel destino. In fondo, non aveva mai detto che le dispiacesse essere la causa della follia di Jack.

Proprio per niente.

   
 
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