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Autore: Jinny82    22/05/2018    0 recensioni
[Four Leaves]
Postata secoli fa su Pasticceria Italiana (Esiste ancora, giuro, anche se il mio giappo pc ha litigato con livejournal).
Parlo di un gruppo a me molto caro, nonostante ne sappia gran poco, dato che sono stati davvero famosi dal 1968 al 1978 e solo in Giappone (dopotutto sono johnnys, il secondo gruppo, il primo vero "unit" dei johnnys!) con un piccolo ritorno dal 2000 fino a quando da quadrifoglio si sono trasformati in trifoglio ... (ora sono solo due foglioline ancora in giro, e pure il mio preferito ha smesso di fare tour ...). Se i johnnys devono saper fare il famigerato backflip, è per colpa loro, principalmente di Kou chan (rip), che prima di essere reclutato dal Grande Vecchio era un ginnasta. E niente, prego, prendetene e piangetene tutti
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Testardo fino alla fine. Di che mi stupisco? Lo sei sempre stato, dopotutto … Apri gli occhi e mi sorridi leggermente. Non riesco a guardarti
<< Maaboo …>>
<< Scemo.>> non riesco a dirti altro. E’ orario di visita, quindi nessuno ha nulla da obiettare se vengo a trovarti. Probabilmente ora non avrebbero niente da obiettare nemmeno se fossimo la coppia che avremmo dovuto essere … ma allora era tutto diverso …

 
Ci siamo conosciuti alla formazione del gruppo. Mi guardavi strano perché ero il sostituto di un ragazzino più piccolo di noi, tale Nagata Eiji. Il poveretto voleva finire le elementari ed entrare alle medie, quindi aveva preferito rimanere nei junior ancora un po’. Oltre a noi due c’erano Egi Toshio, che subito mi sembrò tanto vecchio, e Kita Koji, un esserino con il viso da bambino. Beh, non che io fossi molto più alto o sembrassi molto più grande di lui, ma almeno non avevo barato … sapevano tutti che Kita si era regalato un paio di cm, sulla carta. Io avevo un nome troppo lungo, mi avevano detto, quindi ero momentaneamente Aoyama Takashi. E poi c’eri tu
<< Orimo Masao, douzo yoroshiku>> ti presentasti, e quando ti raddrizzasti, dopo esserti inchinato, mi resi conto di quanto fossi alto.
<< Aoyama kun canta bene, meno male.>> disse Toshio, sorridendomi
<< E ha addirittura sedici anni, mi sento un po’ meno staccato da voi così.>> rise Koji. Meno staccato? Era il più vecchio?!
<< Quindi adesso il più piccolo sono io!>> esultasti tu. Ti strinsi brevemente la mano. Fu un gesto istintivo, non sapevo nemmeno io perché lo stessi facendo
<< Aoyama kun è carino.>> commentò Toshio, ed iniziaste, tutti e tre, a commentare questo o quell’altro mio atteggiamento “così carino” che avevate già notato in quel primo periodo in agenzia.
 
<< Forse il segreto è proprio che non siete mai stata una coppia …>>
Guardo Koji che, dopo 40 anni, se ne esce con una frase simile
<< Siete andati avanti imperterriti per quarant’anni. Non tutti hanno il privilegio di riuscirci … molte coppie “vere” si separano prima. >>
Mi mordo le labbra. Siamo tutti e tre nella tua stanza. Tre vecchi signori che giocano a carte mentre tu, sotto antidolorifici, te la dormi. Mi sorprendo a guardarti. Hai un’espressione piuttosto divertita, probabilmente stai facendo un bel sogno, e la cosa mi piace.
<< Megumi come sta?>> la voce di Toshio mi riporta alla realtà. Megumi. La tua attuale moglie. Su Shimada Jun ho sorvolato, dopotutto era la terza classificata a miss universo, ai nostri tempi. Ma Megumi … non che mi stia antipatica, anzi, è una ragazza adorabile. Ma il tuo rapporto con lei mi fa male.
<< E’ molto giù, ma è forte. E poi Yuuko è una bambina molto coraggiosa, la sta aiutando un sacco. Ma non mi piace questo argomento.>>
<< Ha ragione Maaboo, non parliamone. Taaboo è ancora qui.>> dice Koji. E tu ti svegli. Ci guardi e ti fai aiutare a metterti seduto
<< Gioco anch’io.>> dici, risoluto, facendoci ridere. Sei ancora qui.

 
Il primo ed unico bacio fu inaspettato, almeno per me. Si, eri cresciuto (di altezza non molto, per fortuna) in questi anni, e per quanto mi ripetessi che era impossibile, ti trovavo attraente. Non riuscivo a staccare i miei occhi dai tuoi, continuavo a cercare il tuo sguardo, per qualsiasi motivo, anche il più stupido, altra cosa di cui ero consapevole ma che avevo etichettato sotto amicizia e non avevo voglia di togliere l’etichetta.
Dovevamo fare delle riprese in esterna, in una giornata uggiosa. Durante una pausa mi facesti segno di seguirti, e sembrava volessi dirmi qualcosa di importante. Poi iniziò a piovere all’improvviso, così tanto che sembrava di stare in un film, allora ti presi per mano ed iniziammo a correre, fino a raggiungere una piccola nicchia nella parete di roccia della collina, dove ci riparammo, ansanti e completamente inzuppati, ridendo. I nostri occhi si incontrarono, mentre le risate si spegnevano. Ci fu un momento di silenzio, e mi baciasti. A fior di labbra. Mi staccai quasi subito, spaventato da quello che un bacio avrebbe potuto comportare. Il tuo sguardo ferito mi fece sentire sull’orlo di un baratro. Abbassai il viso per non vedere i tuoi occhi riempirsi di lacrime silenziose. Ascoltammo la pioggia, in silenzio, finchè non cessò completamente.
<< Scusami … >> mormorai, alzando finalmente il viso. Ti asciugasti gli occhi, annuendo e sorridendomi, ma rimanesti in silenzio. Ripensandoci, probabilmente se avessi parlato mi avresti insultato.
 
<< Megumi è andata a riposare.>> ti dico, quando apri gli occhi. Mi sorridi debolmente, mentre ti scosto una ciocca di capelli dal viso.
<< Mi aiuteresti a bere un pochino?>> mi chiedi, e mi affretto ad obbedire. Sei così leggero, mentre ti sostengo con un braccio. Sei sempre stato esile, ma ora … sento un groppo in gola. Vorrei abbracciarti stretto, ma ho paura di romperti, non sto scherzando
<< Taaboo ..>> ti chiamo. Tu allontani il bicchiere
<< Come pretendi che ti risponda se continui a darmi da bere?>> ridi. Ridacchio a mia volta
<< Giuro che non stavo tentando di annegarti.>> ti assicuro. Ridi di nuovo e, nonostante sia solo l’ombra della tua risata, è un suono bellissimo. Poi diventi serio
<< Yuuko non deve vedermi così, è troppo piccola.>> mi dici, ad un tratto
<< Megumi la porta dai nonni, sempre …>>
Annuisci e sospiri
<< Sai, mi manca … vorrei vederla, ma davvero è troppo piccola. Preferisco che si ricordi di suo padre quand’era ancora vagamente umano …>>
<< Non fare questi discorsi cupi!>> ti rimprovero
<< E tu cerca di essere realista, ne, Maaboo?>> replichi tu, sdraiandoti di nuovo sui cuscini e guardandomi, preoccupato. Ti prendo una mano e me la porto al viso, baciandola. Tu mi accarezzi la guancia, ma hai ancora l’espressione preoccupata. Poi però le palpebre ti si fanno pesanti e ti addormenti. Ti poso la mano sul letto, ma stai ancora stringendo la mia, quindi ti rimango accanto
<< D’accordo, rimango qui … >>

 
<< Mi sposo>>
Mi guardaste come se fossi un alieno. Koji e Toshio si scambiarono degli sguardi abbastanza sconcertati.
<< Ma … voi …>> iniziò Koji, indicandoti e poi indicando me.
<< Il capo è stato abbastanza chiaro, mi pare.>> rispondesti tu. Koji si girò a guardarti, ma tu guardavi me. Mi sorridesti
<< Shimada san è davvero molto bella. >> dicesti. Dopodiché ti alzasti ed uscisti dalla stanza in cui vi avevo riuniti
<< Hai bisogno di un invito scritto, per corrergli dietro?!>> mi apostrofò Koji, facendomi reagire
<< La terza classificata a miss universo …>> stava pigolando Toshio, incredulo, nel frattempo, cosa che fece scuotere la testa a Koji, rassegnato.
Ti cercai, raggiungendoti in una sala d’aspetto deserta all’interno dell’agenzia. Non alzasti nemmeno lo sguardo.
<< Maaboo …>> ti chiamai. Nulla
<< Masao …>>
Alzasti il viso, mordendoti forte le labbra. Avevi gli occhi velati di lacrime e mi guardavi, come in attesa di qualcosa. Temo di essermi reso conto solo in quel momento dei miei sentimenti. Ero consapevole del fatto di avere una cotta per te. Non sapevo di amarti. Mi avvicinai che già stavo piangendo. Quando tu mi prendesti la mano e te la portasti al viso, baciandomela, iniziai a singhiozzare senza ritegno
<< Scemo.>> mi riprendesti, imbronciandoti. Ti strinsi la mano un po’ più forte
<< Scusami …>> singhiozzai, come se non ti sapessi dire altro.
 
Mi sveglio perché mi stai scuotendo
<< Guarda che l’orario di visita è passato da un pezzo!>> mi dici, ridendo. Mi sono addormentato tenendoti la mano … un po’ patetico …
<< Non ho voglia di andare a casa.>> sbuffo. Sospiri e scuoti la testa
<< Tua moglie sarà preoccupata …>>
<< L’ho avvertita che avrei fatto tardi.>> mi affretto a zittirti. So dove vuoi andare a parare, e non voglio chiarirmi con te. Non adesso. Ne uscirei sconfitto, come tutte le volte …
<< Avrebbe dovuto essere tutto diverso …>> sospiri. Mi trovi impreparato. L’ho sempre pensato, ma non sapevo lo pensassi anche tu
<< Taaboo …>>
<< Avrei dovuto fregarmene di tutto, e lasciarti fare … >> continui, con una smorfia. Scuoto la testa
<< Sarebbe stato peggio. Avremmo dovuto … “lasciarci” davvero, ce l’avrebbero fatto fare, lo sai …>> non mi sarei mai aspettato di dire una cosa simile, ma è vero. Mi guardi e ridi
<< Sei proprio cresciuto.>> dici poi
<< Alla buon’ora, abbiamo quasi sessant’anni …>> borbotto
<< Cielo, se lo dici tu, mi fai sentire vecchio! Ho sempre due anni più di te, eh!>> e ridi.
<< Ma tu sei sempre sembrato più giovane di me.>> protesto << Guarda, le mie guance stanno raggiungendo il suolo!>>
<< Io ti vedo ancora come quando avevi vent’anni, sai? Sei bello come allora. Se mi dici che io non lo sono, prendo la flebo e ti ci picchio …>>
Rido, anche se vorrei mettermi a piangere come un bambino

 
Subito dopo il mio matrimonio, apparve una ragazza anche nella tua vita. Vedevo che le volevi bene, e la cosa mi faceva male. Ma ogni volta che i nostri occhi si incontravano, sapevo che i tuoi sentimenti per me non erano cambiati, qualunque essi fossero.
<< Ti amo.>> non riuscii a trattenermi un giorno. Stavamo facendo le prove per alcune coreografie per il tour, e durante una pausa ci trovammo soli. Tu mi guardasti, sorridendo
<< Anch’io.>> rispondesti semplicemente, prendendomi la mano
<< Ma non possiamo provare … questo …>> sospirai. Ti portasti la mia mano al viso, baciandola, come avevi già fatto un’altra volta. Un piccolo gesto. Non avevamo nessun altro contatto, se non richiesti dalle coreografie o dalle scene che stavamo girando …
<< Vorrei che tu fossi una ragazza … >> mormorasti, ancora con le labbra sulla mia mano.
<< Hey, perchè proprio io?!>> protestai
<< Perché sono troppo alto. >> rispondesti, ridendo
<< Ma sarei più vecchia di te comunque.>> ti feci notare << Sarebbe troppo complicato lo stesso>>
<< Siamo due stupidi. Sognare una cosa impossibile. Dovremmo limitarci ad essere amici. Farà un po’ male, ma meno di rimanere separati …>> sospirasti, lasciandomi andare la mano. Ti abbracciai di slancio, ma ti staccasti subito, abbassando il viso
<< Mi sposo anch’io, alla fine …>> mormorasti. E capii quanto ti avevo ferito lasciando che altri decidessero della nostra vita.
<< Scusami …>> ancora una volta non riuscii a dire altro. Ti girasti, come per ribattere, ma Toshio entrò nella stanza, comunicandoci che Koji non si sentiva bene e che era preoccupato. Eravamo talmente presi a soffrire da non accorgerci che il nostro amico ultimamente era strano. Mi sentii immediatamente in colpa, e lessi lo stesso sentimento anche nei tuoi occhi
<< Dov’è ora?>> chiedesti. Toshio ci fece segno di seguirlo e ci portò alla scala antincendio. Koji era seduto, le ginocchia strette al petto, immobile, e guardava il palazzo di fronte senza nemmeno muovere le palpebre. Aveva gli occhi talmente spalancati che perfino la palpebra sinistra non gli cadeva
<< Prima abbiamo trovato Johnny, e gli ha chiesto di parlargli in privato … sapete che ogni tanto lo chiama … non so cosa si siano detti, ero qui, ma quand’è uscito … beh era così …>> disse Toshio. Sembrava sull’orlo di una crisi di panico, e tu cercasti di calmarlo. Io mi avvicinai a Koji, posandogli una mano sulla spalla. Lui rabbrividì al contatto, e anche quello era strano, poi sembrò rimettere a fuoco il mondo attorno a lui. Ci guardò uno a uno, mentre una lacrima gli scivolava sul viso. Una sola. Nemmeno se ne accorse
<< Scusate, ragazzi, ho fatto un casino …>>
 
Mi sono sempre chiesto se, se avessimo avuto dei contatti più profondi di me che ti bacio la mano, il nostro rapporto con Koji sarebbe cambiato. Non credo, ci vuole bene, ma forse un po’ di paura l’avrebbe avuta? Non ho mai provato a chiederglielo, fino ad ora. E adesso lui ci sta pensando. Ci si sta proprio concentrando. Le rughe sulla sua fronte sono più profonde del solito, e mi sa che se l’è presa un po’. Poi però alza lo sguardo e mi fissa dritto negli occhi
<< Non ne ho la più pallida idea.>> mi dice, sincero. E’ sempre stato diretto, con noi. E quello che ci ha nascosto l’ha nascosto per proteggerci. Quando ci ha raccontato cosa fosse successo a lui e ad altri ragazzi del Jimusho,  e pensando a quanto fosse spaventato per il gruppo quando, ormai esasperato dopo dieci anni, si era rifiutato a Johnny, mi chiedo se non avremmo potuto fare qualcosa prima. Non per tutti, molti ragazzi nemmeno li conoscevamo. Ma almeno per lui …
<< Però forse si, forse avrei avuto paura. Magari di Taaboo no, è piccolino anche lui, ma tu eri già grande e grosso … avrebbe dovuto andare tutto diversamente …>>
Lo dici anche tu, manca solo Toshio adesso a ribadire l’ovvio
<< Se non fosse mai successo, ora non saremmo qui insieme, però.>> gli faccio notare << Uno di noi avrebbe probabilmente conosciuto lo stesso Taaboo, e sarebbe qui da solo.>>
Koji mi guarda, poi fa il sorriso meno allegro che gli abbia mai visto negli ultimi quarant’anni
<< Avrebbe dovuto andare diversamente comunque.>> sospira << In tutti i sensi. Sono troppo vecchio per un abbraccio?>> mi chiede. Non gli rispondo nemmeno e lo abbraccio stretto
<< Che succede?>> chiede Toshio, raggiungendoci, già nel panico
<< Siamo dei vecchi sentimentali, vuoi un abbraccio anche tu?>> chiede Koji. Toshio di certo non si fa pregare e si unisce. Poi ci guardiamo
<< Megumi al telefono sembrava avere abbastanza … fretta …>> dice Koji, abbassando il volume della voce su fretta. Siamo nel corridoio dell’ospedale, a guardarci come dei cretini, nessuno dei tre ha il coraggio di parlare di quello che sta succedendo
<< Andiamo.>> dico, e mi avvio verso la tua stanza.

 
Quando uscimmo dall’ufficio di Johnny, eravamo frastornati. Camminammo in silenzio per qualche minuto, poi Toshio si fermò, tenendomi per la maglia. Stava piangendo
<< Perché?>> chiese << Perché ci scioglie?>>
<< Perché ho smesso di dargli il culo.>>
La frase di Koji ci lasciò pietrificati. Rabbrividii. Tu lo abbracciasti
<< Sono sicuro abbia altri motivi. Il marketing è complicato …>> iniziasti
<< Oh, lo sapete benissimo che è colpa mia!>> singhiozzò Koji, staccandosi da te in malo modo
<< Beh, allora è anche merito tuo se siamo arrivati fin qui!>> esplosi. Koji si girò a guardarmi. Aveva l’espressione confusa. Non sapeva come prendere la frase che gli avevo appena detto
<< Taaboo ha ragione … se siamo arrivati fin qui è per la sua voce e perché hai retto fin’ora.>> disse Toshio. Koji abbassò il viso, cercando di fermare le lacrime che però continuavano a rigarglielo
<< Grazie, Kouchan.>> gli dicesti, abbracciandolo di nuovo. Lui ti si aggrappò, e anch’io e Toshio ci unimmo all’abbraccio.
Durante l’ultimo concerto, uno dopo l’altro iniziammo a piangere. Facevo fatica a tenere le note. Dovetti fermarmi, lasciando che la base scorresse, e mi prendesti la mano, cosa che fece aumentare il volume delle urla delle fan. Le ringraziammo tante e tante volte.
Nel backstage, mi stringevi ancora la mano. Non la lasciasti andare nemmeno quando, distrutti, ci sedemmo sulle panche in spogliatoio. Tremavi.
<< E adesso?>> chiese Toshio. Koji iniziò a singhiozzare, e lo abbracciai
<< Adesso continuiamo a lavorare. >> dissi. E cercai il tuo sguardo, e tu mi sorridesti
 
<< Scusate se vi ho fatti venire così all’improvviso … in realtà adesso si è stabilizzato di nuovo … >> ci accoglie Megumi. Devo avere l’aria stravolta, perché mi abbraccia stretto. Poi si stacca e mi guarda, facendo una piccola smorfia
<< Ha chiesto di te.>>
Forse io e lei siamo pari. Lo vedo dal suo sguardo mentre mi dice che mi hai cercato
<< Mi …>>
<< So che non ti dispiace che ti abbia cercato. Non è il luogo ne il momento per essere formali.>> mi rimprovera. Rimproverato da una più giovane di me di dieci anni. Che figura …
<< Megumi-chan, non rigirare il dito nella piaga …>> dice Koji. Megumi sospira, poi si gira a guardarti. Tu dormi, tranquillo. Sembri così distante, però …
<< Maaboo … dai …>> mi dice Toshio. Dai cosa? Oh … Mi siedo, cercando di calmarmi, e mi asciugo gli occhi
<< Forse qualche giorno … forse qualche ora …>> mormora Megumi, e sono sicuro che il pavimento sia appena scomparso, sotto di me, e ho paura. So che Koji mi sta abbracciando, e sento la mano di Toshio sulla spalla e pian piano torno lucido.
<< Dovremo andare avanti lo stesso.>> dice Megumi, e mi guarda dritto negli occhi. E’ una donna forte, tua moglie.
<< Se ci abbattiamo, poi se la prende.>> continua, indicandoti. Annuisco e cerco di farmi coraggio
<< Vero. Meglio non farlo arrabbiare.>>
<< Meglio davvero. Aoyama kun arrabbiato fa paura …>> borbotta Toshio. E sa bene di cosa parla, in fondo …

 
Mi chiamasti nel mezzo della notte ed avevi un tono strano, tanto che pensai fosse una di quelle notti in cui avevi bevuto un po’ troppo e volevi parlare di noi. O che so, del fatto che avevo divorziato, ma mi ero sposato di nuovo ... Ogni tanto tentavi di parlarne, dopotutto ...  Ci eravamo visti quella mattina. Non era difficile vedersi, per noi, dato che tra agenzia e scuola di musica eravamo sempre nello stesso posto. Jun aveva capito subito che nove anni fa avevamo aperto quelle due attività nello stesso palazzo solo per poterci vedere, e anche Megumi ormai si era abituata. Ci trovavamo anche con gli altri, in realtà. Ma noi due un po’ più spesso. Il nostro rapporto si era sbilanciato leggermente verso l’amicizia, ed i nostri contatti “fisici” ormai si limitavano agli sguardi. Quante cose ci dicevamo solo guardandoci, noi due …
<< Che succede?>> ti chiesi
<< Toshio ha fatto un casino … Kouchan ci aspetta da lui … >>
<< Ma sono le due del mattino! Hai rischiato di svegliare la bambina …>> era così raro che Yuuko dormisse la notte ... beh, aveva pochi mesi, in realtà era normale che non lo facesse ...
<< Ma Toshiboo ha chiamato lui, e adesso lui è nel panico e sua moglie non sa come fare a calmarlo, sta per passare alle testate … andiamo a salvarlo?>> mi chiedesti. Risi, dato che mi immaginavo la scena in ogni minimo particolare.
<< Avverto Megumi che esco e vi raggiungo la.>>
E così, una mezz’ora dopo, vi raggiunsi. Koji aveva l’aria intontita, oltre a sembrare decisamente teso
<< Gli ho dato un tranquillante. Adesso dovrebbe riuscire a parlare.>> ci disse sua moglie, per poi salutarci e tornare a dormire
<< Che è successo?>> chiesi a Koji, prendendogli le mani
<< Quel cretino s’è fatto arrestare … è un imbecille! Ha drogato una! Le ha versato la droga nel bicchiere! E sua moglie vuole ammazzarcelo …>>
<< Beh, puoi darle torto?>> chiedesti tu, con nonchalance. Calò un attimo di silenzio e no, non potevamo.
<< Ha sentito l’avvocato, già?>> chiesi
<< Si, e lo tirano fuori tra qualche giorno, ma la notizia si è già sparsa e …>>
<< Non siamo più Johnnys, Kouchan.>> gli dissi, guardandolo negli occhi e stringendogli più forte le mani che non gli avevo ancora lasciato andare
<< Da un bel po’. Il che vuol dire che dobbiamo faticare un pochino a trovare qualche ingaggio, anche se vedo che nessuno di noi sta facendo poi tutta questa fatica, ma vuol dire anche che non siamo più sulla bocca di tutti. Questo sarà uno scandalo? Probabile, ma non ci colpirà così forte da impedirci di rialzarci e andare avanti. Noi quattro insieme …>> lo dissi senza pensarci, ma pian piano l’idea iniziò a farsi strada in me …
<< E’ proprio carino …>> rise Koji, ora calmo, e riprendeste a parlare dei miei lati carini, come il primo giorno
Quando tre giorni dopo rivedemmo Toshio, dopo essere stato il più calmo nei giorni precedenti, esplosi. Non mi ero mai sentito tanto arrabbiato in vita mia. Gli urlai contro di tutto. Caddi nel melodrammatico, anche
<< Cosa siamo per te? Solo degli ex colleghi con cui esci qualche volta o con cui ti trovi a lavorare insieme?!>> gli chiesi
<< Temo siate la mia famiglia …>> mi rispose lui, con un filo di voce. Mi girai, e Koji aveva l’aria divertita. Tu sembravi leggermente spaventato, e non capii perché. Poi mi intravidi, riflesso nella vetrata del tuo soggiorno. Facevo veramente paura … Mi calmai quasi subito. La frase di Toshio mi aveva commosso
<< Perché hai fatto una simile cazzata?>> gli chiedesti tu, passandomi un braccio attorno alle spalle mentre mi calmavo completamente. Toshio scosse la testa
<< Non ne ho la più pallida idea. Volevo portarmela a letto, e … sono sempre stato una frana con le donne … eravate voi quelli belli e …>>
<< Hai una moglie!>> lo rimproverasti
<< Anche voi due mi pare.>> ribattè subito lui. Cadde il silenzio, poi tu ti staccasti da me, abbassando il viso
<< Non farglielo pesare.>> disse Koji, in tono cupo.
<< Non volevo dirlo …>> mormorò Toshio, con le lacrime agli occhi
<< Sono un idiota, lo vedete? Faccio cazzate, dico cazzate … voi nemmeno le avete mai tradite le vostre mogli … mi odiate adesso?>>
E pensare che da giovane sembrava già vecchio, in quel momento mi resi conto che era quello che stava invecchiando meno peggio … forse perché il passaggio si notava meno … e forse perché in quel momento sembrava il ragazzino che avevamo conosciuto. Lo abbracciai
<< Non ti odiamo. Ma sai che tra fratelli si litiga ogni tanto. Dopo trent’anni direi che siamo abituati, no?>> gli dicesti tu, sorridendogli.
 
Perché sia rimasto solo io mi sfugge. Beh, Megumi è distrutta, e soprattutto Yuuko già non vede te, almeno la mamma la vorrebbe. Toshio è crollato e, beh, mi sono arrabbiato. Non deve crollare così, porta sfortuna … e non mi importa cosa dicono i medici. Finchè sei qui, sei qui … che discorso profondo, no? Apri gli occhi e ti guardi attorno, cercando di recuperare un minimo di lucidità, poi mi sorridi
<< Stavo ripensando a quando ho urlato contro a Toshio … >> dici << Quando mi sono girato, tu avevi paura di me …>>
Mi sento come se mi avessi dato un pugno nello stomaco, perché ricordare quella scena ti turba ancora.
<< E’ stato solo un attimo.>> ti ricordo << Poi ti ho abbracciato … >> e tu non hai difeso il nostro rapporto, quando Toshio ci ha fatto notare che abbiamo delle mogli … quant’è passato? Dieci anni? Eh, quasi …
<< Se fossi stato io a far notare che noi le nostre mogli non le tradivamo, adesso saresti meno arrabbiato con me?>>
Anche adesso non riesco a nasconderti i miei pensieri. Sospiro
<< Non è stato quello … non avresti dovuto far notare quello, ma … >>
Mi prendi la mano, stringendola forte e guardandomi negli occhi
<< Ti amo.>> improvviso, come la prima volta che me l’hai detto.
<< Anch’io.>> riesco a risponderti, e mi sorridi dolcemente. Poi ti riaddormenti. Ti hanno aumentato gli antidolorifici, l’ho notato, sai?
<< Questa volta è grazie a te che siamo arrivati fin qui …>> ti dico, ma stai dormendo. E stai ancora stringendo la mia mano

 
<< Riuniamo il gruppo.>>
Quando lo dissi, pensai che mi avreste preso in giro, che avreste ricominciato la cosa del “com’è carino”, invece sorrideste, tutti e tre
<< Stavo pensando che ho una nostalgia tremenda di quel periodo, e che adesso abbiamo messo via abbastanza per … ricominciare?>> disse Koji. << Nostalgia di quel periodo? Con … quello che ti è successo?>> gli chiedesti tu, preoccupato. Koji sorrise
<< C’eravate voi. Mi manca lavorare con voi. Mi manca tanto. >>
<< Possiamo superare tutto, noi quattro. Facciamolo davvero.>> disse Toshio, stringendomi la mano, incurante degli altri clienti all’interno del caffè in cui ci eravamo incontrati per puro caso. Pensai che se ci conoscevamo così bene da riuscire a trovarci senza averlo pianificato, il momento fosse arrivato …
<< E’ proprio carino, Aoyama kun …>> iniziasti tu, sorridendo. Scossi la testa, ridacchiando rassegnato. Ricominciammo a fare concerti, tour del Giappone.
Poi successe. Iniziai a non sentirmi tanto bene, ed andai a farmi visitare. Analisi. Medici con le facce preoccupate. Io a casa tua, terrorizzato, pronto a spezzarti il cuore di nuovo
<< Sono malato. Cancro, al fegato …>> te lo dissi prima ancora di salutarti, fermo sulla porta. Rimanesti pietrificato per un attimo, poi ti spostasti e mi facesti entrare. Tua moglie non era in casa, così ci fermammo in cucina, mentre mi preparavi un te. Ti tremavano le mani, lo vidi, ma non potevo fare nulla per fermare quel tremito, perché stavo tremando anch’io
<< Beh … che ti hanno detto? Chemio? Altre cure? Quando ti operano?>> mi chiedesti, posando la teiera sul tavolo ed una tazza davanti ad ognuno di noi due. Non risposi. Abbassai semplicemente il viso, passandoti i fogli che tenevo in mano
<< Quanto ti rimane?>> mi chiedesti allora
<< Tre anni massimo …>> mormorai, mentre leggevi le carte che mi avevano dato all’ospedale. Non rispondevi, allora alzai il viso. Ti eri tolto gli occhiali (la presbiopia non perdona nemmeno gli idol) e ti nascondevi gli occhi con una mano
<< Maaboo …>> provai a chiamarti, ma tu rimanesti fermo
<< Masao …>> ti chiamai ancora
<< Non è giusto …>> mormorasti, alzando finalmente il viso
<< Lo so … sono io quello che muore.>> sbuffai. Un po’ di paura era passata. Stavo passando alla fase rabbiosa. E la paura me l’avevi fatta passare tu …
<< Vuoi fermarti? Forse è il caso che pensi un po’ alla tua famiglia …>>
<< Siete voi la mia famiglia!>> protestai.
<< Ma così … così rischi di accorciare i tempi … no? C’è scritto qui …>> dicesti, con la voce che ti tremava, sventolando uno dei fogli che avevi letto
<< Ma devo stare con voi per non arrendermi subito! Ho bisogno di voi! Ho bisogno … di te …>>
<< E io avrei bisogno che questi tre anni li vivessi tutti!>> mi urlasti contro, con le lacrime agli occhi. Non mi avevi mai urlato contro. Ma forse questa volta era davvero troppo … Abbassai il viso, sentendo le lacrime rigarmelo, e mi alzai, pronto ad andarmene. Ma non me lo lasciasti fare. Mi abbracciasti stretto e ti scusasti finchè non smisi di piangere
<< D’accordo, vederti soffrire mi fa stare peggio che perderti …>> mormorasti, dopo un po’. Mi venne da ridere. Poi sospirai
<< Mi rimane poco, voglio viverlo al meglio il tempo che mi rimane. Voglio cantare, insieme a voi. Sono un egoista, lo so, ma …>>
<< Solo .. promettimi che non ti trascurerai … beh, potremo controllarti, in effetti, ora che ci penso …>>
<< Scemo …>>
Dirlo agli altri fu ancora peggio. Toshio iniziò a singhiozzare come un bambino, mentre Koji rimase in silenzio un’ora abbondante
<< Come facciamo per questa? La superiamo tutti e quattro insieme?>> chiese poi. Mi morsi il labbro inferiore e lui abbassò il viso
<< Oh, piantatela di piangere. Sono ancora qui.>> mi infuriai << E ho ancora un sacco di voce! Fatemela usare!>>
Rideste, e la paura scomparve completamente.
Poi mi dissero che avrebbero dovuto ricoverarmi. Non tentarono nemmeno di mentirmi. Come non tentai di rendervela meno dolorosa io.
<< E per favore, finite il tour.>> quasi ve lo ordinai, quella sera. Mentii alle fan, dicendo che era solo un controllo. Sorrisi, cantai. Era l’ultimo concerto, e me lo godetti fino in fondo.
Alla fine del concerto, ti presi da parte. Volevo rimanere da solo con te prima di andare a casa e prepararmi. Mi prendesti la mano e te la portasti al viso, baciandomi il palmo. Tremavi, compiendo quel gesto. Tutto quello che avevo pensato di dirti scomparve
<< Scusami …>> rimase solo quell’unica parola. Come se non sapessi dirti altro …
 
Questa volta non ti sei stabilizzato. I parametri stanno peggiorando. Megumi al telefono era disperata. Siamo qui tutti e tre, e lei, e non so perché vogliono che entri da solo. Sono sicuro che vogliano vederti anche loro, sai? Ma tu continui a cercare me. E così entro. Sei troppo pallido, ma cerco di non fuggire piangendo come una ragazzina. Mi avvicino al letto e ti prendo la mano. E’ gelata. Quando ti bacio il palmo, apri gli occhi e tenti di sorridermi, ma sembri così stanco …
<< Taaboo …>> perché mi trema la voce?
<< Non piangere, sono ancora qui.>> bisbigli, come se ti costasse una fatica enorme. Ti sorrido, ma le lacrime non si fermano, non so perché
<< La prossima vita andrà meglio, ok?>> mi dici.
<< La considero una promessa.>> singhiozzo. E non dirmi di non piangere.
<< Scusami per com’è andata … Scusami …>> come se non sapessi dirmi altro.

 


Postfazione. Il pairing è frutto solo della mia fantasia.
E dal fatto che Orimo abbia detto in un'intervista, rilasciata non molto tempo dopo la morte di Aoyama, che dopo quarant'anni è come rimanere vedovi. Comprendeva anche Kita e Egi, immagino, ma come l'aveva messa giù me li ha fatti accoppiare immediatamente perchè sono bacata mentalmente credo. (non l'ho più trovata, potrebbe essere stata una mia interpretazione errata, ma mi sembrava ci fossero dei sottotitoli... mah)
Il nome della seconda moglie e della figlia piccola di Aoyama li ho trovati su un articolo che non trovo più. La prima moglie era la terza classificata a miss universo del 70, nonchè una delle 2 o 3 soliste dei Johnnys (si, c'erano anche delle donne, fino agli anni 80, ma Mary, la sorella del Grande Vecchio, pare le abbia eliminate tutte ... pare *cattiva*) non è stata difficile scovarla XD
Bene, basta, dovrei aver finito di delirare. Ai commenti per dubbi/cose che ho saltato, sempre che le sappia, perchè appunto, è difficile recepire informazioni XD
  
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