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Autore: TastemyMarsBar    24/05/2018    1 recensioni
Perché Castiel guida verso l'orizzonte, da solo? E dov'è Dean?
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Michael
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessuna stagione
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Dean,

Ti ho sempre immaginato vestito di bianco, una visione che mi aspettava accanto a un altare alla fine di un lungo cammino. Tu, in piedi alla fine di un tappeto rosso, ad aspettarmi sorridente e un po' nervoso. Ti ho sempre immaginato con una camicia sbottonata prima del collo e una cravatta che tuo fratello aveva stretto per te prima di uscire, ma che ora è già larga sul tuo petto perché anche tu fremevi all'idea di vedermi camminare verso l'altare. Ho pensato mille volte al momento impacciato in cui ti avrei stretto la mano e sfiorato le labbra con le mie, sognato di dare un nome a questo per sempre che ci appartiene. E attorno a noi una chiesa gotica dai vetri colorati che riempiono l'aria di vibrazioni rosse e blu e di tutti i colori che sento sotto la pelle ogni volta che mi sfiori. Nella mia visione i tuoi occhi verdi trattengono a stento una lacrima che vedo solo io, vicino abbastanza al tuo volto da contarne le lentiggini. Vicini come siamo stati così tante altre volte, tanto che non c'importi più di nessun altro.

Ora a trattenere a stento una lacrima sono io, con una mano sul volante. Prendo strade senza sapere dove mi stiano portando e sono troppe miglia lontano da casa, con il sole negli occhi che non mi vuole neanche fare la cortesia di oscurarsi. Dovrebbe sempre piovere, quando un'anima è così schiacciata dal peso dell'esistenza che la luce del sole fa male. L'ancestrale legame tra luce e gioia, e vita, è distrutto dal sole del deserto che mi brucia gli occhi mentre guido dritto, trattenendo a stento quella lacrima, e non so se potrò mai più ridere in un giorno assolato.

Vorrei poter pensare ancora al sole come ci pensavo qualche giorno fa, così ricco di ricordi di me e di te insieme. Se penso a quei tempi è tutto pieno di luce, anche i giorni in cui forse pioveva. Ero troppo catturato dalla tua bellezza per pensare al cielo contrario, troppo dipendente dalle tue labbra per accorgermi del cattivo tempo. Quindi nei miei ricordi con te c'è sempre il sole, anche se non so quante nuvole erano davvero su di noi.

Ricordi quella volta in spiaggia? Io leggevo un libro, sdraiato sulla sabbia, e tu ti stendesti accanto a me ancora bagnato di mare. Chiusi il libro e rimanemmo a occhi chiusi, cullati dallo scrosciare delle onde, in comunione con l'altro e col mondo. Bevevo i tuoi baci fino a dissetarmi, con la sabbia tra le dita dei piedi e nessuna preoccupazione. È uno di quei ricordi dorati, quei momenti a cui attribuisco la colpa per essere caduto così a fondo nel mio amore per te da non riuscire più a rialzarmi.

Non sono veramente ricordi perfetti – è perfetto come ho deciso di conservarli. Da qualche parte della mia mente, la versione integrale dei fatti esiste a sua volta, ma non posso sempre vivere con il suo peso. Di quel giorno, un'altra parte della mia memoria conserva la doccia dopo la spiaggia, e conserva il ricordo di baci intensi tra il sapone e un gelido muro di piastrelle. E il tuo urlo – no! - al rumore di una porta che si apriva di scatto.

  • Dove sei? – una voce bassa tuonò nella casa.

Improvvisamente era calato il silenzio nel piccolo bagno del nostro appartamento, e i tuoi occhi verdi erano spalancati nel terrore, e le tue labbra rosa che avrebbero sempre dovuto sorridere erano contorte dal terrore e tremavano.

  • shhh. Non dire niente. Non ti far sentire –

mi dicesti tremando. E nonostante il silenzio, in qualche modo i suoi piedi sapevano dove condurlo. Ricordo i passi lenti, uno e poi l'altro, e come ogni passo nella nostra direzione ti facesse rabbrividire. Non sapevo cosa fare, o cosa dirti, e rimasi fermo accanto a te con la mano sul tuo fianco a stringerti come a dire andrà tutto bene, tranquillo. Respira. Ci sono io con te.

Promesse vuote, quando Michael ci trovò abbracciati e nudi sotto la doccia- quello fu il giorno in cui dovetti accettare che anche ciò che amo sanguina, quando con il naso viola di pugni e le nocche sanguinanti intimasti a quell'uomo di non tornare mai più.

Se mi costringo a pensarci posso ancora sentire la sua risata fredda riecheggiare tra di noi. Si pulì il sangue dalla faccia con la manica della camicia, sputando sul tuo corpo riverso prima di girarsi e andarsene.

  • oh, non tornerò. Sarai tu a tornare da me.

Il sole che non mi da tregua fa male agli occhi, amore, e allora prendo una svolta a sinistra perché sia lui a rincorrermi. Le ruote sollevano ovunque la sabbia secca e le sento faticare sulla strada rocciosa, sulla terra rossa – non so qual è la mia meta, so solo da cosa sto scappando.

Sto scappando via da te, vestito di bianco come mi immaginavo, con la camicia fuori dai pantaloni e la cravatta già un po' allargata. Sto scappando da quei vetri colorati che proiettano la luce in un caleidoscopio di sfumature sul tuo volto nervoso, quel sorriso sottile che dedicavi soltanto a me; dalle tue lentiggini e dai tuoi occhi verdissimi che indugiano per un momento sulla navata centrale a incontrare...

non i miei. Io non ci sono. Né mi aspetti, eppure io sto scappando perché i tuoi occhi incontrano quelli di Michael e non capisco come tu sia così pronto a dirgli di sì.  

   
 
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