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Autore: MagikaMemy    04/07/2009    10 recensioni
Odio che tu mi conosca così bene da riuscire a capire se mento o dico la verità. Sul serio, è un’altra di quelle tue caratteristiche che mi manda in bestia. Riesci sempre a capire quello che voglio, quello che penso, quello che non voglio ammettere. E invece tu non hai mai fatto in modo che io potessi capirti. E’ scorretto, Riku. E’ spaventosamente scorretto.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Riku, Sora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Little Red Riding Hood

Me lo ripetevi sempre, quando eravamo bambini.

Ti sedevi di fronte a me, lanciando un’occhiataccia al libro che tenevo aperto sulle gambe incrociate.

Uno sguardo che, ogni volta, puntualmente, tendevo a prendere in considerazione.

Pericolosamente in considerazione.

“Socchan, quella favola è da femminucce.”

Me lo dicesti un pomeriggio afoso, di quelli in cui era troppo caldo perfino se stavamo rannicchiati all’ombra delle palme che costeggiavano la riva del mare.

La sabbia scottava come fosse composta di piccoli pezzi di carbone ardente, e Kairi, accanto a noi, leccava avidamente il suo gelato alla fragola, così rosa, così tipicamente da bambina.

La guardai per un momento, preso dal panico per la tua presa in giro, e quando incrociò i suoi occhi limpidi con i miei sperai in un appoggio morale, un suggerimento per la risposta che avrei potuto darti…insomma, un dannato qualcosa che mi impedisse di farti recepire il mio imbarazzo.

Ma lei, incurante delle mie suppliche non verbali, si limitò a ridacchiare, i rossicci capelli corti raccolti in due trecce che le ricadevano sulle spalle piccole, e tornò a concentrarsi sul suo gelato.

Alzai gli occhi al cielo e maledissi me e quella mia patetica fissa per quel libro.

“E’…è solo una storia, Ricchan.”

Non so con quale coraggio riuscii a dirtelo, o forse lo feci solo agendo d’istinto; tuttavia, ricordo benissimo la tua faccia, così infastidita, così scocciata solo perché avevo osato risponderti.

Tu eri così da bambino, e forse un po’ anche adesso; irrimediabilmente orgoglioso, permaloso e pieno di te.

Disumanamente pieno di te.

“Sì, ma è da femmine” ribattesti, sputando l’ultima parola come fosse stato il peggiore degli insulti – e anche Kairi lo notò, perché sbatté contrariata le lunghe ciglia scure borbottando qualcosa, con la bocca impiastricciata di gelato.

Io non ebbi il coraggio di dire più nulla, e con le labbra all’ingiù richiusi il libro e lo nascosi dietro la schiena, sperando in un tuo apprezzamento.

Ma niente.

A te, le lusinghe non piaceva farle.

Volevi solo riceverne.

**

“Ho di nuovo vinto io.”

Lo dici restando calmo, gli occhi spenti e dal colore diverso dal solito a causa della pioggia, ma vedo le tue mani tremanti e per un attimo sento il desiderio opprimente di urlare.

Ti piace vincere, Riku.

Ti è sempre piaciuto.

Ma preferirei mille volte che tu lo ammettessi, te ne vantassi, sorridessi dicendo ‘Ti ho battuto un’altra volta, Sora, sono il migliore anche nelle cose più stupide, anche nelle partite a carte.”, piuttosto che vederti qui davanti a me, fermo, immobile, solo per dimostrarmi il tuo controllo.

Solo perché vuoi sembrare etereo, maturo e più intelligente di un qualsiasi sedicenne che si esalta per una vittoria a Seven’s Up*.

Perché, Riku?!
Mio Dio, perché, per una volta, non puoi comportarti come un essere umano?!

“E va bene, basta con le carte. Cambiamo gioco, ok?”

Mi alzo senza aspettare il tuo parere, so bene che non mi avresti risposto comunque.

Tu sei troppo grande per metterti a litigare su quale gioco fare col tuo migliore amico in un fottutissimo giorno di pioggia.

Raggiungo uno scaffale della libreria e mi metto sulle punte delle mie scarpe da ginnastica, quelle che ho comprato al centro commerciale nonostante tu avessi passato metà del tragitto sull’auto per riempirle di critiche.

Cosa credi, che mi sia scordato la faccia che hai fatto quando la cassiera mi ha dato lo scontrino?!
So benissimo che le consideravi scarpe pateticamente grandi, eccessivamente colorate ed esageratamente cool per uno come me.

Ed è proprio per questo che le ho comprate.

“So, è caduto qualcosa.”

Ti vedo alzarti e venirmi incontro, chinandoti all’altezza dei miei piedi e raccogliendo l’oggetto in questione.

Ero così preso dai tuoi innumerevoli difetti che non ho neanche fatto caso a dove ficcavo le mani, accidenti a me.

Tra le mani tieni un volume piccolo e dalla copertina colorata, e ci metto qualche secondo per ricordarmi che libro è.

Tu lo studi, con altrettanta attenzione, poi sorridi e lo volti verso di me, lasciandomi leggere il titolo.

Il tuo ghigno è rovinosamente inquietante.

Poi leggo, esitante.

A grandi lettere dorate, scritto in un corsivo facilmente leggibile, troneggiano le lettere formanti due parole.

...oh, merda.

Rimango immobile come se mi stesse girando attorno un’ape, ma la tua risata mi ricorda che non è un incubo.

Ti vedo ridere con una sincerità e un calore che non avrei mai creduto potessero appartenerti, e per un momento non riesco a fare a meno di toglierti gli occhi di dosso.

…non pensavo che anche tu potessi ridere così.

“Non ci posso credere! Non l’hai buttato?!” mi chiedi, incredulo, sforzandoti di tornare serio – ma le guance arrossate e le labbra ancora all’insù ti tradiscono.

Tornando con i piedi per terra, afferro il volumetto senza alcuna grazia, stringendomelo al petto come se fosse una parte di me.

“Ci sono affezionato!” esclamo, arrossendo tutto d’un botto.

Sento il mio corpo infiammarsi, e per un attimo mi chiedo se non ci sia Axel nascosto da qualche parte a darmi fuoco ai jeans con l’accendino.

Ti siedi sul tappeto arancione su cui poggiano i nostri piedi, abbandonandoti con la schiena contro la libreria, e mi sorridi guardandomi dal basso.

“Mi spieghi cosa ti piaceva tanto di quella favola scema, So? E’ da quando siamo piccoli che ci stai in fissa.”

“Io non ci sto in fissa” ribatto subito, sulle difensive, ma la tua occhiata penetrante mi fa mordere la lingua.

Odio che tu mi conosca così bene da riuscire a capire se mento o dico la verità.

Sul serio, è un’altra di quelle tue caratteristiche che mi manda in bestia.

Riesci sempre a capire quello che voglio, quello che penso, quello che non voglio ammettere.

E invece tu non hai mai fatto in modo che io potessi capirti.

E’ scorretto, Riku.

E’ spaventosamente scorretto

Inarchi un sopracciglio chiaro e mi fissi con quei tuoi….dannatamente splendidi occhi verde acqua.

Li ho sempre odiati, quegli occhi.

Sembrano così tranquilli, così innocui…e poi mi scavano dentro, mi scrutano nello stomaco, nel cuore nel cervello, scoprendo ogni mio minimo segreto.

Temo che non riuscirò mai a nascondermi da quegli occhi.

“Beh, il caso vuole che proprio oggi tu abbia indossato una felpa rossa.” Fai un attimo di pausa, tanto per goderti la mia espressione infastidita. “Una felpa rossa con il cappuccio.”

Ok, Riku, hai fatto scacco matto.

Mi arrendo, hai vinto tu.

Non che sia una novità comunque.

“Questo non vuol dire niente. E’ solo una coincidenza. E poi oggi fa freddo, e questa era la cosa più pesante che avevo.”

Dal tuo viso capisco subito a cosa stai pensando.

D’altronde, anche io ormai ti conosco.

E so che non ti basta.

So che fino a quando non ti dirò che sì, hai ragione, sono ossessionato da quella storia, non mi lascerai in pace un attimo.

Sbuffando, scivolò accanto a te, alzandomi il cappuccio senza neanche rendermene conto.

Chissà, forse spero che possa allungarsi e nascondermi la faccia.

Almeno non vedresti che la mia pelle è tutt’uno con la felpa.

“…mi dicevi sempre che era una favola da bambine.”

“Se vuoi te lo dico di nuovo.” Dici, ridacchiando.

Ti mostro la lingua, in un patetico impeto di infantilità, poi torno a guardare davanti a me, tenendo il libro sulle gambe, proprio come facevo da bambino, sulla spiaggia.

Torni serio in un istante, senza distogliere lo sguardo da me; poi, con una lentezza impareggiabile, gattoni fino a trovarti a poca distanza dal mio naso.

Sento il cuore esplodermi nel petto come il più rumoroso dei fuochi d’artificio, ma sono sicuro che non vedi l’ora di vedermi cedere, di vedermi annaspare o indietreggiare.

Ma non cederò, Riku.

Non ti lascerò vincere.

Non stavolta.

“…sai, assomigli parecchio a Cappuccetto Rosso, So.” Osservi in un sussurro, avanzando ancora, e sembra quasi che possa tuffarmi nei tuoi occhi da un momento all’altro, datasi la distanza minima che ci divide.

Sento il tuo respiro sfiorarmi le labbra, ma non reagisco.

Sono troppo teso anche per pensare, figuriamoci poi se mi muovo o cerco di scappare.

Ora capisco quanto possa essere paralizzante la paura.

E mi dispiace per te, Riku, ma stavolta non ti darò la soddisfazione di farmi vedere preoccupato.

Non sarò la vittima dei tuoi scherzetti sadici.

“E perché?” cerco di tirare fuori il tono di voce il più noncurante possibile, ma a giudicare da come le nostre labbra sono vicine credo di essere riuscito a dimostrare solo un palpabile terrore per quello che potrebbe accadere.

No, no, no…così ti sto solo regalando la vittoria su un un piatto d’argento.

Non vincerai, Riku.

Per oggi, e solo per oggi…sarò io a batterti.

Tu sorridi, chissà per quale assurdo motivo, poi ti fermi a un millimetro dalle mie labbra tremanti.

Ti odio, Riku.

Ti odio.

Ti odio come non credo di aver mai odiato qualcuno in tutta la mia vita.

E ti odio perché i tuoi occhi si sono accorti di quello che sto cercando di nasconderti da quando ti sei seduto di fronte a me quel giorno di tanti anni fa, sotto la palma.

Si sono accorti di quanto io cerchi di sconfiggerti, di distruggerti, di vederti perdente.

Pazzamente.

Inverosimilmente.

Ossessionatamente.

“Cappuccetto Rosso” sussurri sulle mie labbra, con il tipico tono che usi quando stai per iniziare un discorso di cui sai che io non oserò commentare, “incontra il lupo per caso. Sa che è più forte, più cattivo e più feroce di lei. Sa che può ucciderla, se lo volesse. Sa di non doverlo seguire, di doversene tenere alla larga, proprio come gli ha detto la mamma.” Ti fermi all’improvviso, per guardarmi le labbra. So perfettamente che sono un po’ umide, mi succede sempre quando mi innervosisco. Riprendi fiato, come se per un attimo fossi rimasto senza, poi prosegui, così a bassa voce che ho paura di perdermi qualche parola. “Ma non può farne a meno. Sai perché, Socchan? Perché è più forte di lei. Perché anche lei è un’essere umano. E, come tutti gli esseri umani, è attratta da ciò che le viene proibito. Sa che è sbagliato, che non deve farlo, che se ne pentirà. Ma non riesce a controllare l’impulso di parlarci, di dargli corda. Non può ignorarlo. Ci prova, ma non ci riesce.”
I tuoi occhi abbandonano la mia bocca e si rituffano nei miei.

Sono immobilizzato tra te e la libreria, le gambe divaricate con te in mezzo, che fai pressione sul mio petto, sporgendoti verso di me.

Fuori, la pioggia picchietta ininterrottamente.

Quanto tempo è passato da quando mi è caduto quello stupito libro? Mi sembrano ore, ore che siamo in questa posizione alquanto equivoca.

Mi chiedo cosa succederebbe se entrasse mia madre, e per un attimo forse spero anche che accada davvero, onde poi ricordarmi con rammarico che lei e quello scemo di mio padre in questo preciso istante saranno nella piscina della nave su cui stanno facendo una crociera, bevendo chissà quali cocktail e chiacchierando con i miei zii, loro compagni di viaggio.

Già, Roxas era piuttosto contento all’idea di avere la casa libera per una settimana, e quando lo ha detto ad Axel si sono guardati come se non scopassero da mesi-quando tutti sanno che ogni giorno si vedono nel ripostiglio del primo piano a scuola.

…ok, sono un caso disperato.

Davanti a me c’è Riku che sembra avermi scelto come suo oggetto di stupro pomeridiano, e tutto quello che riesco a fare è pensare ad Axel e Roxas che si rotolano nel letto dello zio Cloud.

Sono proprio un cretino.

“…non distrarti, Socchan.”

Mi mordi il labbro inferiore per farmi riconcentrare su di te, giusto un attimo, quel poco che basta per farmi scendere dalle nuvole e bloccarmi la circolazione del sangue per la pressione.

Ti lecchi le labbra in un gesto che Kairi avrebbe definito ‘provocante’, e in realtà non mi sento di darle poi così torto.

Hai un tuo fascino, se proprio lo devo ammettere.

Ovvio che non te lo dirò mai, perché so che è qello che muori dalla voglia di sentirti dire.

“E’ così che il lupo cattivo ha ingannato Cappuccetto Rosso. Cogliendola di sorpresa mentre era distratta.”

“Non ho intenzione di farmi cogliere di sorpresa da te, Riku.”

“Non è quello che fai sempre, Sora?” mi chiedi, abbassando ancora il tono della voce, riducendo le tue frasi ad un mucchio di sussurri appena percettibili. “Tu adori che ti capisca al volo. Adori farti prendere in giro da me, ed adori, adori il modo in cui riesco a capire con on istante quello che vuoi.”
Non mi dai neanche il tempo di reagire, perché le tue labbra si fiondano su di me, violente e calde.

Cerco di fare resistenza per qualche istante, ma la tua lingua riesce ad incontrare la mia, ed inizi a torturarla con una bravura spaventosa.

Oh mio dio.

Il mio primo bacio, e lo sto dando a te.

Te, che sei la persona più irritante che abbia mai conosciuto, e che ora hai preso il mio collo tra le mani, costringendomi a restare incollato alla tua bocca.

E so benissimo che dovrei scansarti, asciugarmi con una manica e rimproverarti, darti de maniaco, del depravato, e magari cacciarti fuori di casa mia, minacciandoti di non farti più vedere.

…già, dovrei proprio farlo.

Ma vorrebbe dire dartela vinta, e invece non voglio farlo.

Non voglio mostrarmi toccato da quello che stai facendo.

Non mi importa niente di questo bacio.

Non mi importa delle tue labbra bollenti e umide.

Non importa niente di te.

Niente.

Riprendi fiato un attimo, allontanandoti un poco, poi mi guardi negli occhi.

“Sei proprio come Cappuccetto Rosso, So. Non vedevi l’ora di metterti alla prova con il lupo cattivo.”

Lo hai detto seriamente, senza un minimo di dubbio.

Ancora una volta, quei tuoi dannati occhi mi hanno scoperto, mi hanno letto dentro.

E io sospiro, ormai al limite della pazienza.

Tutta la rabbia che ho provato in questi anni sembra sgonfiarsi come un palloncino colorato quando mi baci di nuovo, stavolta lasciando condurre me.

Mi concentro su di te, sulla forma del tuo viso, sul tuo respiro, sul tuo profumo di dopobarba-perché sì, a te cresce già la barba….me lo rinfacci tutti i giorni, maledetto esibizionista- e capisco di averlo sempre voluto.

Voglio distruggerla, questa lingua sputa-sentenze, renderla priva di forze, torturarla fino a sfinirla, a non farle avere più la forza.

Voglio toglierti il fiato, voglio svuotarti la mente, voglio continuare a condurre io, anche nei prossimi baci che ci daremo –perché so che ce ne saranno altri, e non mi troverai impreparato.

E poi, alla fine, voglio provare a leggerti dentro.

Voglio provare a capire i tuoi sogni, le tue paure.

Voglio capire la tua rabbia verso il mondo, e voglio scoprire cosa può averti indotto a baciare me, il tuo migliore amico-nemico.

Stavolta sono io ad allontanarmi, ancora con il fiatone.

Ho quasi paura di svegliarmi e scoprire che è stato un sogno, e in tal caso sono sicuro che non reggerei la delusione.

Mi sorridi ancora.

Il sorriso che hai sempre rivolto solo a me.

“Davvero non lo avevi mai capito?”

Scuoto il capo, senza rifletterci.

“Forse non ci avevo neanche mai pensato. Credevo di piacere a Kairi, però.”
Assume un’espressione scettica.

“Tu non piaci a Kairi, tu sei il suo dio.” Dici con semplicità, e abbassi un attimo lo sguardo “E odio ammetterlo, ma è una caratteristica che ci accomuna parecchio.”
Non aspetti che ti risponda; mi tappi la bocca senza lasciarmi possibilità di ribattere.

Cerchi di condurre per qualche istante, ma vinco io; per consolarti, mi fai sdraiare sotto di te, lasciandomi aderire completamente al tappetino arancione.

“Io sto sopra, Cappuccetto”

Stai ridendo come un bambino a cui hanno gli amici hanno appena fatto il solletico, e non posso non sorridere anche io.

“Ti piace avere il controllo della situazione, Riku? Rinuncerai mai alle tue manie di protagonismo?”

Mi baci ancora, stavolta solo sulle labbra, posandole delicatamente sulle mie.

“Sai com’è, Socchan” e un lampo di divertente sincerità ti attraversa gli occhi lucidi “il lupo perde il pelo, ma non il vizio.”

Nella Tana Dell’Autrice:

La mia prima one-shot ufficialmente RiSo! Ce l’ho fatta, finalmente *-* Sono commossa!!!

Scherzi a parte, ragazzi, per me è davvero un traguardo importante, perché, se su Axel e Roxas sono abituata a scrivere anche cose più complicate, Sora e Riku sono per me due personaggi che, tra di loro, non riesco a gestire T___T

Ma oggi pomeriggio stavo guardando un po’ di immagini qua e là e ne ho incontrata una su Cappuccetto Rosso, e mi è scoccata la scintilla! Ho intenzione di provare a scrivere sul tema delle favole altre one-shot con questo pairing, l’una ovviamente scollegata alla’latra.

Vedremo se riuscirò ad iniziare questo progetto, considerando che devo ancora concludere Summer Time e la mia ff originale…ad ogni modo, sono convinta di poter migliorare ancora, con questo pairing, quindi ho intenzione di darmi da fare.

Ho scelto Cappuccetto Rosso perché…beh, perché sì XD voglio dire, io credo fortemente in quello che dice Riku; noi esseri umani tendiamo a provare attrazione per ciò che ci viene tenuto lontano, no? Quante volte ci è piaciuto l’unico ragazzo che non sembrava cadere ai nostri piedi? E’ un comportamento insito nella natura umana, desiderare ciò che ci viene precluso. E’ così punto, e non possiamo farci niente. Oscar Wilde, del resto diceva che si può resistere a tutto tranne che alle tentazioni. E io credo che sia vero u.u

Bene, approfitto dell’occasione per ringraziare immensamente tutti coloro che leggono le mie one-shot, le recensiscono o le aggiungono tra i preferiti.

Grazie infinite *inchino*, non credo di meritare molti dei vostri complimenti ma li accetto lo stesso ^^.

Come al solito, se volete dirmi cosa ne pensate, darmi qualche consiglio etcetera, potete lasciarmi un commentino.

Grazie a tutti per aver letto questa specie di schifezza XD

*MagikaMemy*

   
 
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