♣Little Red
Riding Hood
Me lo
ripetevi sempre, quando eravamo bambini.
Ti
sedevi di fronte a me, lanciando un’occhiataccia al libro che tenevo
aperto
sulle gambe incrociate.
Uno
sguardo che, ogni volta, puntualmente, tendevo a prendere in
considerazione.
Pericolosamente in considerazione.
“Socchan,
quella favola è da femminucce.”
Me lo
dicesti un pomeriggio afoso, di quelli in cui era troppo caldo perfino
se
stavamo rannicchiati all’ombra delle palme che costeggiavano la riva
del mare.
La
sabbia scottava come fosse composta di piccoli pezzi di carbone
ardente, e
Kairi, accanto a noi, leccava avidamente il suo gelato alla fragola,
così rosa,
così tipicamente da bambina.
La
guardai per un momento, preso dal panico per la tua presa in giro, e
quando
incrociò i suoi occhi limpidi con i miei sperai in un appoggio morale,
un
suggerimento per la risposta che avrei potuto darti…insomma, un dannato
qualcosa che mi impedisse di farti
recepire il mio imbarazzo.
Ma lei,
incurante delle mie suppliche non verbali, si limitò a ridacchiare, i
rossicci
capelli corti raccolti in due trecce che le ricadevano sulle spalle
piccole, e
tornò a concentrarsi sul suo gelato.
Alzai
gli occhi al cielo e maledissi me e quella mia patetica fissa per quel
libro.
“E’…è
solo una storia, Ricchan.”
Non so
con quale coraggio riuscii a dirtelo, o forse lo feci solo agendo
d’istinto;
tuttavia, ricordo benissimo la tua faccia, così infastidita, così scocciata solo perché avevo
osato risponderti.
Tu eri
così da bambino, e forse un po’ anche adesso; irrimediabilmente
orgoglioso,
permaloso e pieno di te.
Disumanamente pieno di te.
“Sì, ma
è da femmine” ribattesti, sputando l’ultima parola come fosse stato il
peggiore
degli insulti – e anche Kairi lo notò, perché sbatté contrariata le
lunghe
ciglia scure borbottando qualcosa, con la bocca impiastricciata di
gelato.
Io non
ebbi il coraggio di dire più nulla, e con le labbra all’ingiù richiusi
il libro
e lo nascosi dietro la schiena, sperando in un tuo apprezzamento.
Ma
niente.
A te,
le lusinghe non piaceva farle.
Volevi
solo riceverne.
**
“Ho di
nuovo vinto io.”
Lo dici
restando calmo, gli occhi spenti e dal colore diverso dal solito a
causa della
pioggia, ma vedo le tue mani tremanti e per un attimo sento il
desiderio
opprimente di urlare.
Ti
piace vincere, Riku.
Ti è
sempre piaciuto.
Ma preferirei
mille volte che tu lo ammettessi, te ne vantassi, sorridessi dicendo
‘Ti ho
battuto un’altra volta, Sora, sono il migliore anche nelle cose più
stupide,
anche nelle partite a carte.”, piuttosto che vederti qui davanti a me,
fermo,
immobile, solo per dimostrarmi il tuo controllo.
Solo
perché vuoi sembrare etereo, maturo e più intelligente di un qualsiasi
sedicenne che si esalta per una vittoria a Seven’s Up*.
Perché,
Riku?!
Mio Dio, perché, per una volta, non puoi comportarti come un essere
umano?!
“E va
bene, basta con le carte. Cambiamo gioco, ok?”
Mi alzo
senza aspettare il tuo parere, so bene che non mi avresti risposto
comunque.
Tu sei troppo
grande per metterti a litigare su
quale gioco fare col tuo migliore amico in un fottutissimo giorno di
pioggia.
Raggiungo
uno scaffale della libreria e mi metto sulle punte delle mie scarpe da
ginnastica, quelle che ho comprato al centro commerciale nonostante tu
avessi
passato metà del tragitto sull’auto per riempirle di critiche.
Cosa
credi, che mi sia scordato la faccia che hai fatto quando la cassiera
mi ha
dato lo scontrino?!
So benissimo che le consideravi scarpe pateticamente grandi,
eccessivamente
colorate ed esageratamente cool per uno come me.
Ed è
proprio per questo che le ho comprate.
“So, è
caduto qualcosa.”
Ti vedo
alzarti e venirmi incontro, chinandoti
all’altezza dei miei piedi e raccogliendo l’oggetto in questione.
Ero
così preso dai tuoi innumerevoli
difetti che non ho neanche fatto caso a dove ficcavo le mani, accidenti
a me.
Tra le
mani tieni un volume piccolo e dalla copertina colorata, e ci metto
qualche secondo
per ricordarmi che libro è.
Tu lo
studi, con altrettanta attenzione, poi sorridi e lo volti verso di me,
lasciandomi leggere il titolo.
Il tuo
ghigno è rovinosamente inquietante.
Poi
leggo, esitante.
A
grandi lettere dorate, scritto in un corsivo facilmente leggibile,
troneggiano
le lettere formanti due parole.
...oh,
merda.
Rimango
immobile come se mi stesse girando attorno un’ape, ma la tua risata mi
ricorda
che non è un incubo.
Ti vedo
ridere con una sincerità e un calore che non avrei mai creduto
potessero
appartenerti, e per un momento non riesco a fare a meno di toglierti
gli occhi
di dosso.
…non
pensavo che anche tu potessi ridere così.
“Non ci
posso credere! Non l’hai buttato?!” mi chiedi, incredulo, sforzandoti
di
tornare serio – ma le guance arrossate e le labbra ancora all’insù ti
tradiscono.
Tornando
con i piedi per terra, afferro il volumetto senza alcuna grazia,
stringendomelo
al petto come se fosse una parte di me.
“Ci
sono affezionato!” esclamo, arrossendo tutto d’un botto.
Sento
il mio corpo infiammarsi, e per un attimo mi chiedo se non ci sia Axel
nascosto
da qualche parte a darmi fuoco ai jeans con l’accendino.
Ti
siedi sul tappeto arancione su cui poggiano i nostri piedi,
abbandonandoti con
la schiena contro la libreria, e mi sorridi guardandomi dal basso.
“Mi
spieghi cosa ti piaceva tanto di quella favola scema, So? E’ da quando
siamo
piccoli che ci stai in fissa.”
“Io non
ci sto in fissa” ribatto subito, sulle difensive, ma la tua occhiata
penetrante
mi fa mordere la lingua.
Odio
che tu mi conosca così bene da riuscire a capire se mento o dico la
verità.
Sul
serio, è un’altra di quelle tue caratteristiche che mi manda in bestia.
Riesci
sempre a capire quello che voglio, quello che penso, quello che non
voglio
ammettere.
E
invece tu non hai mai fatto in modo che io potessi capirti.
E’
scorretto, Riku.
E’ spaventosamente
scorretto
Inarchi
un sopracciglio chiaro e mi fissi con quei tuoi….dannatamente splendidi
occhi
verde acqua.
Li ho
sempre odiati, quegli occhi.
Sembrano
così tranquilli, così innocui…e poi mi scavano dentro, mi scrutano
nello
stomaco, nel cuore nel cervello, scoprendo ogni mio minimo segreto.
Temo
che non riuscirò mai a nascondermi da quegli occhi.
“Beh,
il caso vuole che proprio oggi tu abbia indossato una felpa rossa.” Fai
un
attimo di pausa, tanto per goderti la mia espressione infastidita. “Una
felpa
rossa con il cappuccio.”
Ok,
Riku, hai fatto scacco matto.
Mi
arrendo, hai vinto tu.
Non che
sia una novità comunque.
“Questo
non vuol dire niente. E’ solo una coincidenza. E poi oggi fa freddo, e
questa
era la cosa più pesante che avevo.”
Dal tuo
viso capisco subito a cosa stai pensando.
D’altronde,
anche io ormai ti conosco.
E so
che non ti basta.
So che
fino a quando non ti dirò che sì, hai ragione, sono ossessionato da
quella
storia, non mi lascerai in pace un attimo.
Sbuffando,
scivolò accanto a te, alzandomi il cappuccio senza neanche rendermene
conto.
Chissà,
forse spero che possa allungarsi e nascondermi la faccia.
Almeno
non vedresti che la mia pelle è tutt’uno con la felpa.
“…mi
dicevi sempre che era una favola da bambine.”
“Se
vuoi te lo dico di nuovo.” Dici, ridacchiando.
Ti mostro
la lingua, in un patetico impeto di infantilità, poi torno a guardare
davanti a
me, tenendo il libro sulle gambe, proprio come facevo da bambino, sulla
spiaggia.
Torni
serio in un istante, senza distogliere lo sguardo da me; poi, con una
lentezza
impareggiabile, gattoni fino a trovarti a poca distanza dal mio naso.
Sento
il cuore esplodermi nel petto come il più rumoroso dei fuochi
d’artificio, ma
sono sicuro che non vedi l’ora di vedermi cedere, di vedermi annaspare
o
indietreggiare.
Ma non
cederò, Riku.
Non ti
lascerò vincere.
Non
stavolta.
“…sai,
assomigli parecchio a Cappuccetto Rosso, So.” Osservi in un sussurro,
avanzando
ancora, e sembra quasi che possa tuffarmi nei tuoi occhi da un momento
all’altro, datasi la distanza minima che ci divide.
Sento
il tuo respiro sfiorarmi le labbra, ma non reagisco.
Sono
troppo teso anche per pensare, figuriamoci
poi se mi muovo o cerco di scappare.
Ora
capisco quanto possa essere paralizzante la paura.
E mi
dispiace per te, Riku, ma stavolta non ti darò la soddisfazione di
farmi vedere
preoccupato.
Non
sarò la vittima dei tuoi scherzetti sadici.
“E
perché?” cerco di tirare fuori il tono di voce il più noncurante
possibile, ma
a giudicare da come le nostre labbra sono vicine credo di essere
riuscito a
dimostrare solo un palpabile terrore per quello che potrebbe accadere.
No, no,
no…così ti sto solo regalando la vittoria su un un piatto d’argento.
Non
vincerai, Riku.
Per
oggi, e solo per oggi…sarò io a batterti.
Tu
sorridi, chissà per quale assurdo motivo, poi ti fermi a un millimetro
dalle
mie labbra tremanti.
Ti
odio, Riku.
Ti
odio.
Ti odio
come non credo di aver mai odiato qualcuno in tutta la mia vita.
E ti
odio perché i tuoi occhi si sono accorti di quello che sto cercando di
nasconderti da quando ti sei seduto di fronte a me quel giorno di tanti
anni
fa, sotto la palma.
Si sono
accorti di quanto io cerchi di sconfiggerti, di distruggerti, di
vederti
perdente.
Pazzamente.
Inverosimilmente.
Ossessionatamente.
“Cappuccetto
Rosso” sussurri sulle mie labbra, con il tipico tono che usi quando
stai per
iniziare un discorso di cui sai che io non oserò commentare, “incontra
il lupo
per caso. Sa che è più forte, più cattivo e più feroce di lei. Sa che
può ucciderla, se lo volesse. Sa di non
doverlo seguire, di doversene tenere alla larga, proprio come gli ha
detto la
mamma.” Ti fermi all’improvviso, per guardarmi le labbra. So
perfettamente che
sono un po’ umide, mi succede sempre quando mi innervosisco. Riprendi
fiato,
come se per un attimo fossi rimasto senza, poi prosegui, così a bassa
voce che ho
paura di perdermi qualche parola. “Ma non può farne a meno. Sai perché,
Socchan? Perché è più forte di lei. Perché anche lei è un’essere umano.
E, come
tutti gli esseri umani, è attratta da ciò che le viene proibito. Sa che
è
sbagliato, che non deve farlo, che se ne pentirà. Ma non riesce a
controllare
l’impulso di parlarci, di dargli corda. Non può ignorarlo. Ci prova, ma
non ci
riesce.”
I tuoi occhi abbandonano la mia bocca e si rituffano nei miei.
Sono
immobilizzato tra te e la libreria, le gambe divaricate con te in
mezzo, che
fai pressione sul mio petto, sporgendoti verso di me.
Fuori,
la pioggia picchietta ininterrottamente.
Quanto
tempo è passato da quando mi è caduto quello stupito libro? Mi sembrano
ore,
ore che siamo in questa posizione alquanto equivoca.
Mi
chiedo cosa succederebbe se entrasse mia madre, e per un attimo forse
spero
anche che accada davvero, onde poi ricordarmi con rammarico che lei e
quello
scemo di mio padre in questo preciso istante saranno nella piscina
della nave
su cui stanno facendo una crociera, bevendo chissà quali cocktail e
chiacchierando con i miei zii, loro compagni di viaggio.
Già,
Roxas era piuttosto contento all’idea di avere la casa libera per una
settimana, e quando lo ha detto ad Axel si sono guardati come se non
scopassero
da mesi-quando tutti sanno che ogni giorno si vedono nel ripostiglio
del primo
piano a scuola.
…ok,
sono un caso disperato.
Davanti
a me c’è Riku che sembra avermi scelto come suo oggetto di stupro
pomeridiano,
e tutto quello che riesco a fare è pensare ad Axel e Roxas che si
rotolano nel
letto dello zio Cloud.
Sono
proprio un cretino.
“…non
distrarti, Socchan.”
Mi
mordi il labbro inferiore per farmi riconcentrare su di te, giusto un
attimo,
quel poco che basta per farmi scendere dalle nuvole e bloccarmi la
circolazione
del sangue per la pressione.
Ti
lecchi le labbra in un gesto che Kairi avrebbe definito ‘provocante’, e
in
realtà non mi sento di darle poi così torto.
Hai un
tuo fascino, se proprio lo devo ammettere.
Ovvio
che non te lo dirò mai, perché so che è qello che muori dalla voglia di
sentirti dire.
“E’
così che il lupo cattivo ha ingannato Cappuccetto Rosso. Cogliendola di
sorpresa mentre era distratta.”
“Non ho
intenzione di farmi cogliere di sorpresa da te, Riku.”
“Non è
quello che fai sempre, Sora?” mi chiedi, abbassando ancora il tono
della voce,
riducendo le tue frasi ad un mucchio di sussurri appena percettibili.
“Tu adori
che ti capisca al volo. Adori farti prendere in giro da me, ed adori,
adori il
modo in cui riesco a capire con on istante quello che vuoi.”
Non mi dai neanche il tempo di reagire, perché le tue labbra si
fiondano su di
me, violente e calde.
Cerco
di fare resistenza per qualche istante, ma la tua lingua riesce ad
incontrare
la mia, ed inizi a torturarla con una bravura spaventosa.
Oh mio
dio.
Il mio
primo bacio, e lo sto dando a te.
Te, che
sei la persona più irritante che abbia mai conosciuto, e che ora hai
preso il
mio collo tra le mani, costringendomi a restare incollato alla tua
bocca.
E so
benissimo che dovrei scansarti, asciugarmi con una manica e
rimproverarti,
darti de maniaco, del depravato, e magari cacciarti fuori di casa mia,
minacciandoti di non farti più vedere.
…già,
dovrei proprio farlo.
Ma
vorrebbe dire dartela vinta, e invece non voglio farlo.
Non voglio
mostrarmi toccato da quello che stai facendo.
Non mi
importa niente di questo bacio.
Non mi
importa delle tue labbra bollenti e umide.
Non
importa niente di te.
Niente.
Riprendi
fiato un attimo, allontanandoti un poco, poi mi guardi negli occhi.
“Sei proprio
come Cappuccetto Rosso, So. Non vedevi l’ora di metterti alla prova con
il lupo
cattivo.”
Lo hai
detto seriamente, senza un minimo di dubbio.
Ancora
una volta, quei tuoi dannati occhi mi hanno scoperto, mi hanno letto
dentro.
E io
sospiro, ormai al limite della pazienza.
Tutta
la rabbia che ho provato in questi anni sembra sgonfiarsi come un
palloncino
colorato quando mi baci di nuovo, stavolta lasciando condurre me.
Mi
concentro su di te, sulla forma del tuo viso, sul tuo respiro, sul tuo
profumo
di dopobarba-perché sì, a te cresce già la barba….me lo rinfacci tutti
i
giorni, maledetto esibizionista- e capisco di averlo sempre voluto.
Voglio
distruggerla, questa lingua sputa-sentenze, renderla priva di forze,
torturarla
fino a sfinirla, a non farle avere più la forza.
Voglio
toglierti il fiato, voglio svuotarti la mente, voglio continuare a
condurre io,
anche nei prossimi baci che ci daremo –perché so che ce ne saranno
altri, e non
mi troverai impreparato.
E poi,
alla fine, voglio provare a leggerti dentro.
Voglio
provare a capire i tuoi sogni, le tue paure.
Voglio
capire la tua rabbia verso il mondo, e voglio scoprire cosa può averti
indotto
a baciare me, il tuo migliore
amico-nemico.
Stavolta
sono io ad allontanarmi, ancora con il fiatone.
Ho quasi
paura di svegliarmi e scoprire che è stato un sogno, e in tal caso sono
sicuro
che non reggerei la delusione.
Mi
sorridi ancora.
Il
sorriso che hai sempre rivolto solo a me.
“Davvero
non lo avevi mai capito?”
Scuoto
il capo, senza rifletterci.
“Forse
non ci avevo neanche mai pensato. Credevo di piacere a Kairi, però.”
Assume un’espressione scettica.
“Tu non
piaci a Kairi, tu sei il suo dio.” Dici con semplicità, e abbassi un
attimo lo
sguardo “E odio ammetterlo, ma è una caratteristica che ci accomuna
parecchio.”
Non aspetti che ti risponda; mi tappi la bocca senza lasciarmi
possibilità di
ribattere.
Cerchi
di condurre per qualche istante, ma vinco io; per consolarti, mi fai
sdraiare
sotto di te, lasciandomi aderire completamente al tappetino arancione.
“Io sto
sopra, Cappuccetto”
Stai
ridendo come un bambino a cui hanno gli amici hanno appena fatto il
solletico,
e non posso non sorridere anche io.
“Ti
piace avere il controllo della situazione, Riku? Rinuncerai mai alle
tue manie
di protagonismo?”
Mi baci
ancora, stavolta solo sulle labbra, posandole delicatamente sulle mie.
“Sai
com’è, Socchan” e un lampo di divertente sincerità ti attraversa gli
occhi
lucidi “il lupo perde il pelo, ma non il vizio.”
Nella Tana Dell’Autrice:
La mia prima one-shot
ufficialmente RiSo! Ce l’ho fatta, finalmente *-* Sono commossa!!!
Scherzi a parte,
ragazzi, per
me è davvero un traguardo importante, perché, se su Axel e Roxas sono
abituata
a scrivere anche cose più complicate, Sora e Riku sono per me due
personaggi
che, tra di loro, non riesco a gestire T___T
Ma oggi pomeriggio stavo
guardando un po’ di immagini qua e là e ne ho incontrata una su
Cappuccetto
Rosso, e mi è scoccata la scintilla! Ho intenzione di provare a
scrivere sul
tema delle favole altre one-shot con questo pairing, l’una ovviamente
scollegata alla’latra.
Vedremo se riuscirò ad
iniziare questo progetto, considerando che devo ancora concludere
Summer Time e
la mia ff originale…ad ogni modo, sono convinta di poter migliorare
ancora, con
questo pairing, quindi ho intenzione di darmi da fare.
Ho scelto Cappuccetto
Rosso perché…beh,
perché sì XD voglio dire, io credo fortemente in quello che dice Riku;
noi
esseri umani tendiamo a provare attrazione per ciò che ci viene tenuto
lontano,
no? Quante volte ci è piaciuto l’unico ragazzo che non sembrava cadere
ai
nostri piedi? E’ un comportamento insito nella natura umana, desiderare
ciò che
ci viene precluso. E’ così punto, e non possiamo farci niente. Oscar
Wilde, del
resto diceva che si può resistere a tutto tranne che alle tentazioni. E
io
credo che sia vero u.u
Bene, approfitto
dell’occasione
per ringraziare immensamente tutti coloro che leggono le mie one-shot,
le
recensiscono o le aggiungono tra i preferiti.
Grazie infinite
*inchino*,
non credo di meritare molti dei vostri complimenti ma li accetto lo
stesso ^^.
Come al solito, se
volete
dirmi cosa ne pensate, darmi qualche consiglio etcetera, potete
lasciarmi un commentino.
Grazie a tutti per aver
letto
questa specie di schifezza XD
*MagikaMemy*