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Autore: Whteprincess    24/05/2018    0 recensioni
PROJECT BTS.
7 girls x BTS
un progetto di danza, che porta Camille, tra le braccia del leader, Kim namjoon.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Erano più o meno le 6:30 di sera e a Seul faceva parecchio freddo. Mi affacciai verso la finestra che affacciava sulla strada e guardai le persone passare, nonostante fossero microscopiche. 

Nam-Joon ancora non era tornato e la mia preoccupazione si stava facendo sentire, anche fin troppo, avevo preparato delle cose per la cena di stasera, dato che facevamo un anno di fidanzamento e speravo che ci fosse, anche se era in ritardo di mezz’ora, cosa terribilmente strana, dato che lui è sempre schifosamente puntuale. 

Rimasi a gambe incrociate davanti alla vetrata del nostro appartamento, accarezzando il nostro gatto Fujiko, che faceva le fusa sulla mia pancia, trovandola calda, probabilmente. 

Mi morsi il labbro inferiore e mi voltai verso il portone, sentendo Nam-Joon parlare in coreano, probabilmente con Jimin, dato che continuava a chiamarlo con nomi dispregiativi, per scherzo ovviamente. Quando infilò la chiave nella toppa per aprirla, feci un sorriso soddisfatto e presi in braccio il gatto, sedendomi sul divano, spegnendo le luci e lasciando solo quella a neon dietro di me, che sprigionava una luce fucsia, particolarmente piacevole e soft.

Appena entrò in casa, io arrossì, vedendo che aveva in mano una scatoletta, probabilmente di una gioielleria, mentre nell’altra un mazzo di fiori, mentre parlava con il telefono premuto tra la guancia e la spalla. 

Feci una risata e tolsi Fujiko dalle mie gambe, facendo per alzarmi, lui scosse la mano munita di fiori verso di me, come per dirmi di stare ferma, dato che non aveva bisogno del mio aiuto. Si tolse le scarpe con i piedi e continuò a parlare con Jimin, mentre io rimasi a fissarlo per tutto il tragitto che compieva dall’entrata fino alla cucina, dove riempì il centro tavola di acqua, mettendoci dentro i fiori. 

Capivo molto bene il coreano, quindi quando parlava con Jimin, lo capivo, era divertente sentirli litigare. 

Mi morsi il labbro inferiore e lo guardai con uno sguardo sofferente, vedendo che ancora non aveva intenzione di chiudere la sua chiamata. 

«oppa...»

Sussurrai, richiamando la sua attenzione su di me, che annuì, facendomi l’occhiolino. Appoggiò la scatoletta sul piano della cucina e si avvicinò di un paio di passi, rimanendo in piedi di fronte a me, accarezzandomi il mento e sollevandolo verso di lui, chinandosi a baciarmi le labbra, stringendomi le guance con una mano. Feci un piccolo mugolio e lo guardai sedersi sul divano accanto a me, lasciando le mie guance. 

Rimasi ferma e ripresi Fujiko, accarezzandogli il pelo con fare cortese, essendo annoiata, dato che Nam-Joon non mi stava dando attenzioni. 

Feci un verso infastidito e lui si voltò a guardarmi, alzando le spalle e facendo un piccolo sorriso, mostrando una fossetta. Sbuffai dopo un quarto d’ora che lui stava a telefono e mi alzai infastidita, camminando verso la cucina, spostando la roba da sopra il tavolo, che si trovava in mezzo alla cucina, compreso il vaso di fiori. 

Lo appoggiai di fianco al lavandino e iniziai ad apparecchiare, mettendo io sottopiatto e la ciotola sopra, affiancandoci le bacchette. Mi sollevai i capelli e li fermai con una bacchetta, che di solito usavo solamente per legarmi i capelli. 

Nam-Joon, fece un colpo di tosse e si alzò dal divano, appoggiando il telefono sul piano della cucina, avvicinandosi a me, mettendosi di fronte alla mia schiena, appoggiando le mani ai lati del mio corpo, sul piano della cucina. 

Lo ignorai e continuai a lavare le ciotole del riso, appoggiandole poi dentro lo scolapiatti, lasciandole sgocciolare per un po’. 

Nam-Joon, vedendo che non gli stavo dando corda, sospirò e appoggiò una mano sulla mia vita, sollevando leggermente il bordo della mia maglia, facendo dei piccoli cerchi con l’indice. Strofinò leggermente la punta del naso contro il mio orecchio, per poi affondare il viso nell’incavo del mio collo, afferrandomi i fianchi con entrambe le mani, tirandomi verso di lui. Sollevai il viso verso l’alto e feci un sospiro che si bloccò in gola, appena iniziò a far scorrere la punta del naso sulla mia gola, mentre le sue mani si insinuavano sotto alla mia maglia. 

«Oppa...»

Sussurrai, imbarazzata, e lo sentì fare una lieve risatina, che probabilmente aveva fatto passare tutta la mia arrabbiatura di qualche secondo prima. 

«dimmi piccola Jagi»

Chiese in risposta, facendomi girare di scatto, sollevandomi e appoggiandomi sul piano della cucina. Durante questo momento, feci dei piccoli gridi di sorpresa e lo guardai negli occhi, mentre compieva quei movimenti. 

«lo sai che giorno è oggi...vero?»

Lui mi guardò e si piegò in avanti, appoggiando bene i palmi sul piano della cucina, per arrivare vicino al mio viso, per guardarmi intensamente negli occhi. 

«come puoi chiedermelo...Jagi...?»

Feci un piccolo sorriso imbarazzato e lo guardai negli occhi, arrossendo e mordendomi il labbro inferiore, appoggiando le mani sulle sue, avvicinandomi al suo viso, baciandogli la punta del naso. 

Lui fece un piccolo sorriso e si raddrizzò, prendendomi dalla vita e sollevandomi, mettendomi lievemente più in alto di lui. Avvolsi le gambe attorno al suo bacino e mi morsi il labbro inferiore. Passò le dita nei passanti dei miei Jeans, facendo una piccola risata quando toccò quelli laterali, sentendoli più alti degli altri, infatti avevano degli strappi. 

«me li hai rotti tu...»

Borbottai, mettendo il broncio e lui annuì, accarezzandomi leggermente la pelle nuda dei miei fianchi, esposta solo in quel punto. 

«come te li ho rotti scusami...?»

Chiese, strofinando il naso sulla mia fronte, baciandola poco dopo, tenendovi le labbra premute, afferrando poi le mie mani, intrecciando le dita con le mie, accarezzandomi il dorso del pollice. 

«ieri mi stavi rivestendo di fretta e mi hai sollevata dai passanti dei jeans, rompendomeli.»

Disse semplicemente, scendendo dal piano e lasciando le sue mani, prendendo le ciotole per la soia che avevo lavato poco prima, mettendole di fianco a i nostri piatti, sistemando bene le bacchette e la ciotola dove mettere il riso. 

Cacciai un grido e cercai di aggrapparmi a qualcosa, fallendo miseramente, mentre mi chinavo leggermente in avanti, cercando di non farmi sollevare, ma purtroppo il mio Oppa, ha parecchia forza nelle braccia, quindi è riuscito a sollevarmi, caricandomi su una spalla, superando il tavolo e camminando verso le camere da letto. 

«Kim! Dove stiamo andando!»

Esclamai spazientita, colpendogli la schiena, gesto che lui ricambiò con una pacca sul culo, facendomi gridare per lo spavento. 

«Nam-J...»

Sussurrai con fare tenero, arrossendo e dimenando leggermente le gambe, tanto che lui si fermò davanti al letto della nostra camera, togliendomi dalla sua spalla, tenendomi sollevata all’altezza del suo viso. Mossi velocemente i piedi, per provare a toccare a terra, ma lui sorrise, baciandomi le labbra, per poi lasciarmi definitivamente a terra. 

«preparati.»

«per cosa?»

«andiamo fuori a cena, non credi che per il nostro anniversario io ti faccia cucinare, no?»

Chiese e io sorrisi, facendo un piccolo grido, saltandogli addosso e baciandogli ripetutamente le labbra, allontanandomi tanto velocemente quanto mi ero avvicinata, affondando il viso nel mio armadio, cercando qualcosa da vestire. 

Lui si sedette tranquillamente sul letto, aspettando che io scegliessi il mio abito, per poi lui scegliere il proprio, dato che voleva darmi tutto il tempo che mi serviva. Non voleva nemmeno vedere che vestito mi sarei messa, quindi si era seduto dalla parte del suo letto, quella che si rivolgeva verso la finestra, usando il suo telefono, che era tornato a riprendere dalla cucina. Probabilmente stava avvisando gli altri di non cercarlo quella sera perché avrebbe avuto da fare, però, essendo schifosamente curiosa, mi allontanai dall’armadio e salii a carponi sul letto, andando verso di lui in modo lento, sperando che non se ne accorgesse. Mi inginocchiai dietro di lui e appena allungai le mani per mettergliele sulle spalle, Nam-Joon allungò un braccio dietro di se, afferrandomi la vita, sollevandomi con facilità e mettendomi sopra le sue gambe. Appoggiò il mento alla mia spalla e mi permette contro il suo petto, continuando a leggere i messaggi sul cellulare, che purtroppo io non riuscii a fare, dato che bloccò il cellulare.

«che stai facendo...?»

Chiesi con fare dolce, voltandomi verso il suo profilo, allungando una mano per accarezzargli la guancia sinistra, mentre lasciavo un bacio su quella destra. Fece un sorriso e continuò a guardare il telefono, accarezzandomi la schiena con una mano, tenendomi vicina a lui. 

«a che ora parti...?»

Chiesi in un sussurro, mordendomi il labbro inferiore, facendolo girare verso di me e mi guardò negli occhi, baciandomi le labbra un paio di volte, appoggiando poi la fronte sulla mia.

«domattina presto, alle 3 dobbiamo uscire da qui»

Disse in un sussurro, mordicchiandosi il labbro inferiore, ma io sorrisi, annuendo leggermente. Allungò una mano verso il mio viso e mi accarezzò il labbro inferiore con l’indice, tirandolo lievemente verso il basso, strofinando la punta del naso contro la mia. 

«mi mancherai molto, gattina...»

«anche tu mi mancherai, Oppa»

Risposi, facendo un piccolo sorriso, mordendo la punta del suo dito, facendolo sorridere. 

Non ero tanto triste perché il mio regalo di anniversario era quello di fare una mia presentazione ai VMA’s, prima che loro prendessero il premio. Lui non lo sapeva, ma sarebbe passata una settimana da quando lui è partito e da quando arriverò io, quindi la mia tristezza era alta, ma non tanto quanto quando lui partiva in tour e non lo vedevo per mesi. 

«vado a prepararmi...»

Detto questo mi alzai da lui, facendolo mugolare per il dissenso, facendomi fare un piccolo sorriso. 

«baby boy, sto andando a farmi bella per te, non essere triste...»

Mormorai, salutandolo con la mano e entrando nel bagno, da dove non uscii per probabilmente un’ora.

 

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Uscii un paio di minuti prima che scattasse la seconda ora passata in bagno e spensi tutte le luci, guardandomi attorno. In camera Kim non c’era, quindi probabilmente aveva già finito di prepararsi e si trovava in cucina, seduto sulla sedia ad aspettarmi. 

Camminai lentamente per il corridoio, facendo risuonare il rumore dei miei tacchi sul pavimento. Aprì la porta scorrevole e risi, vedendo Nam-joon già con lo sguardo puntato verso la porta, avendo sentito il mio arrivo. Nascosi il mio corpo dietro alla porta scorrevole e lo guardai negli occhi, facendogli un piccolo sorriso timido, che lui schernì, facendo una risata. 

«vieni qui...»

Disse, facendomi cenno di avvicinarmi, con entrambe le mani e io uscii da dietro alla porta, facendo un giro su me stessa, per poi camminare verso di lui, mettendomi di fianco alla sua sedia. 

Mi guardò con uno sguardo esterrefatto e si morse le labbra, accarezzandomi un fianco, coperto dalla gonna. 

«sei bellissima, Jagi...»

Esclamò, alzando lo sguardo e guardandomi negli occhi, alzandosi poco dopo, sovrastandomi, appoggiando la fronte sulla mia. Nonostante avessi i tacchi era ancora un pochino più alto di me e questa cosa mi piaceva, dato che preferisco che sia più alto di me anche quando ho i tacchi. 

«grazie...»

Sorrisi, imbarazzata, abbassando il viso e facendo un paio di passi all’indietro, allontanandomi da lui, andando verso l’entrata. 

Mentre sistemavo la borsa, Nam-Joon si mise di fianco a me, accarezzandomi una guancia con il dorso delle dita facendomi fare una leggera risata, voltandomi a guardarlo, lui sorrise e mi pizzicò il naso, appoggiando poi la mano sul mobile. 

«non ti sei dimenticata qualcosa, vero?»

Chiese, mettendosi una mano nella tasca dei pantaloni, guardandomi e inarcando le sopracciglia. 

Aggrottai le sopracciglia e lo guardai confusa, piegando leggermente il viso di lato, allontanandomi dalla borsa, andando a prendere il giubbotto dall’appendiabiti vicino all’entrata. 

«il mio regalo. Devo darti il mio regalo...»

Disse mentre mi mettevo il cappotto, avvicinandosi a me di un paio di passi, mettendosi una mano sempre nella tasca dei pantaloni, prendendo la scatola rossa di prima, porgendomela. 

Feci un piccolo sorriso imbarazzato e afferrai la scatola, guardandolo avvicinarsi a me, mettendomi le mani sulla vita, guardandomi il viso, probabilmente curioso di sapere la mia reazione. 

Abbassai lo sguardo verso la scatola di velluto e la accarezzai, rigirandola tra le mani, trovavo buffo il fatto che lui avesse deciso di farmi un regalo, dato che gli avevo esplicitamente detto di non farmene, e quando lo dicevo lui si assicurava di non farmeli per davvero, facendomi felice.

«Avevo detto niente regali…»

Esclamai con un lieve sorriso sulle labbra, guardandolo negli occhi. Lui in risposta rise e alzò leggermente le spalle, allungandosi e dandomi un bacio sulla guancia.

«apri su...»

Esclamò felice, mordendosi il labbro inferiore e guardandomi negli occhi, impaziente, io sbuffai, schiacciando il piccolo pulsantino di velluto, facendo scattare il meccanismo della scatola. 

Abbassai lo sguardo verso la scatola, aprendola e feci un sussulto, richiudendola poco dopo. Un sorriso si allargò sul mio viso e feci un grido, avvolgendo le braccia attorno al suo collo, stringendolo a me, facendolo ridere, divertito. 

«è quello che penso?»

Chiesi dopo essermi allontanata da lui, mordendomi il labbro e accarezzandogli un braccio, che ancora era appoggiato alla mia vita. 

«aprilo e lo scopri, Jagi.»

Rispose, facendo una risata e guardando il mio viso, chinandosi per lasciarmi un bacio leggero sulle labbra, facendomi fare un piccolo sorriso. 

Aprì definitivamente la scatola e mi misi una mano sulle labbra, per poi toglierla e scuoterla con fare bambinesco, vedendo già tutto sfocato a causa delle lacrime che mi stavano riempiendo gli occhi. Piagnucolai e tirai su con il naso, guardandolo negli occhi, vedendolo sorridere felice pure lui, essendo soddisfatto della mia reazione. Il giorno del nostro primo appuntamento, stavamo camminando per le strada di Seul e siamo passati davanti a una gioielleria, dove io mi innamorai di questo chocker pieno di diamanti, che aveva un’intreccio molto particolare. Confessai che lo avrei desiderato, come regalo di fidanzamento dopo tanti anni, oppure come regalo per qualcosa di davvero importante, tipo al mio matrimonio. 

«piace...?»

«sei il miglior fidanzato del mondo»

Singhiozzai al suo orecchio, facendolo ridere divertito, mentre mi accarezzava la schiena, tenendo le labbra premute sulla mia guancia. 

«dammi, te lo metto, poi usciamo.»

Disse, togliendomi la scatola dalle mani, prendendomi una mano e portandomi fino al mobile all’entrata, mettendomi di fronte allo specchio, tolse la collana dalla scatoletta e passò le mani davanti al mio viso, appoggiandomela sul collo. La legò con un piccolo laccio e allungò le dita, accarezzandola leggermente, appoggiando poi le mani attorno alla mia vita, stringendomi contro di lui, tenendo il viso sulla mia spalla, mentre iniziava ad accarezzare la mia pancia con le dita, facendomi fare un sorriso tenero allo specchio, appoggiando poi la mano sulla sua. 

Era da un po’ che stavamo provando ad avere un figlio, solo che l’effetto della pillola continuava ad agire, avendo smesso di usarla solo da pochi mesi, ritenendo opportuno di utilizzarla nei primi mesi di fidanzamento. Ci avevamo provato abbastanza, ma ogni test di gravidanza, risultava negativo o non dava proprio risultati, spingendoci a provare ancora. Adesso era da tre mesi che non facevo test, nonostante la nostra attività sessuale fosse quasi giornaliera. 

«prima o poi arriverà, Oppa...»

Sussurrai, facendolo annuire, sciogliendo le mani dalla mia vita e baciandomi ripetutamente la guancia, avvicinandosi poi all’appendiabiti, prendendo la sua giacca e infilandosela. Aprii il cassetto di fronte a me e presi due mascherine, porgendogliene una e tenendo l’altra per me. Me la infilai, la aggiusti bene dietro alle orecchie e poi mi voltai verso di lui, vedendo che la aveva già indossata. 

Mi prese la mano e aprì la porta, portandomi fuori con se, non premurandosi di chiuderla a chiave, dato che in questo palazzo aveva un’impianto di sicurezza molto avanzato, impedendo del tutto i furti. 

Scendemmo le scale dal piano 40, fino allo zero, per evitare la mia paura degli ascensori, che valeva solo per la discesa, perché Nam-Joon, voleva provare a farmi passare le mie paure, quindi mi spingeva a prenderlo anche solo per tornare su. 

Salutai la portinaia, chinando leggermente il capo,  cosa che lei ricambiò, salutandomi poi con una mano, come facevo io i primi giorni di convivenza con Nam-Joon. Sono abituata a salutare le persone con la mano, come si fa in Italia, sapevo che in Corea ci si piegava in avanti, solo che il mio istinto mi diceva di farlo con le mani e ogni volta che lo facevo, venivo guardata con una faccia sorpresa, molto stranita. 

Uscimmo dal palazzo e mi aggrappai al braccio di Nam-Joon, sentendo freddo alla parte scoperta delle mie cosce. Oggi, oltre alla pioggia che ormai era cessata, a Seul, faceva un freddo atroce, infatti le strade e i marciapiedi erano leggermente ghiacciati, tanto che gli spargi sale erano già presenti nelle strade, chiudendone alcune. Ci incamminammo per la via principale di Seul, dove si trovavano tutti i ristoranti costosi, che frequentavamo solo nelle occasioni importanti, mentre nei giorni ordinari, andavamo nei piccoli locali di Seul, quasi sconosciuti. 

Si abbassò la mascherina e si chinò verso il mio orecchio, lasciandomi un bacio su di esso, per poi sussurrarmi di non girarmi a destra, perché aveva visto dei paparazzi. In risposta annuii e gli misi la mascherina apposto, riaggrappandomi ancora al suo braccio, continuando a camminare per i negozi. 

Si fermò davanti a un ristorante giapponese, sapendo che io amavo il sushi, e mi guardò negli occhi, facendomi cenno con la testa verso il ristorante. 

«se per te va bene, Oppa, a me piace il pesce è a te che non piace.»

Dissi in risposta, abbassandomi la mascherina e guardandolo negli occhi, alzando le spalle. Lui sospirò, abbassandosi la mascherina e grattandosi uno zigomo, assottigliando le labbra.

«prendo il Ramen. Vieni entriamo»

Disse sconfitto, aprendo la porta e trascinandomi dentro, facendo suonare il piccolo campanello all’entrata. 

«uuh, me lo fai assaggiare, vero?»

Esclamai, levandomi la mascherina e porgendogli la mano per porgermi la propria, mettendole poi entrambe nella borsa. 

Mi guardò e fece una piccola risata, chinandosi e baciandomi la fronte prendendo la borsa dalla mia mano per facilitarmi nel togliermi la giacca, che poi porsi alla cameriera davanti all’entrata, seguita da quella di Nam-Joon, e lei procedette ad appenderle, per poi chinarsi leggermente in avanti, aprendo la porta e guidandoci verso un tavolo. 

Ci indicò il tavolo con la mano e si chinò leggermente in avanti, per poi lo lasciarci soli. Mi sedetti nel divanetto di pelle e Nam-joon si accomodò di fronte a me, nella sedia normale, appoggiandosi bene allo schienale. 

Appoggiai la borsa al mio fianco, prendendo il cellulare per un secondo, vedendo la chiamata di mia madre, cosa che mi fece aggrottare le sopracciglia, dato che non doveva chiamarmi dall’Italia, avrebbe speso fin troppo.

«cosa ti turba, Jagi?»

Chiese Kim, abbassandosi all’altezza del telefono, guardandomi negli occhi e sorridendomi cortesemente. 

«mia madre mi ha fatto una chiamata normale...non mi avrebbe mai chiamata, sapendo che spende più o meno 65€ a minuto.»

Esclamai stranita, alzando le spalle e mordendomi il labbro inferiore, rimettendolo nella borsa, facendo tornare dritto Nam-Joon, che sorrise, allungando le mani verso le mie, afferrandole e intrecciando le dita con le sue. 

«stasera...ci riproviamo...? Sono passati esattamente tre mesi dall’ultima volta, devi fare il test tra un paio di giorni e io non ci sarò, quindi dobbiamo riprovare, in caso non ci fossimo riusciti.»

Disse, alzando le spalle e mordendosi il labbro inferiore, facendomi fare una piccola risata, e lui si imbarazzò, accarezzandomi il pollice. 

«è okay...»

Dissi semplicemente, alzando le spalle e guardandolo negli occhi, facendolo sorridere divertito, scuotendo poi la testa, rendendosi conto di essersi imbarazzato per poco. 

«vuoi ordinare...?»

Chiese, indicandomi il piccolo tablet davanti a noi due, facendomi cenno di scegliere quello che volessi. 

«poi mi bacerai...? Non farai come tre mesi fa vero? Che mi hai fatto lavare i denti prima di baciarti?»

Chiesi, sciogliendo le mani dalle sue, accarezzandogli i polpastrelli, per poi iniziare a guardare il menù, strisciando il dito sull’iPad, appoggiando il mio viso su una mano. 

Appena vidi il ramen, sollevai l’iPad e lo porsi a Namjoon, che mi guardò confuso, per poi annuire quando capì il perché io gli avessi dato l’iPad. 

Scelse il tipo di ramen che voleva e mi porse ancora l’iPad, dove scelsi molto sushi, tra cui nigiri, California rolls e altre tipologie. Rimisi l’iPad sul supporto e appoggiai entrambi i gomiti sul tavolo, appoggiandoci poi il mio viso sopra, guardandolo mentre sistemava qualcosa al cellulare. Poco dopo avvicinò il telefono all’orecchio e ascoltò una registrazione, toccandosi il labbro inferiore con l’indice e il medio, guardandomi fisso negli occhi, avendo intenzione di provocarmi, come faceva sempre. 

«che c’è...?»

Chiesi divertita, mordendomi il labbro, guardandolo poi mentre abbassava il telefono, bloccandolo e mettendolo sul tavolo, facendogli fare una piccola risata divertita.

«dopo dobbiamo passare in studio, devo sistemare delle cose per la partenza.»

«è difficile essere il leader eh.»

Esclamai, facendogli fare una risata divertita, che risuonò in quasi tutto il ristorante, facendomi arrossire per l’imbarazzo. 

Si mise nella mia stessa posizione e mi guardò negli occhi, facendo spuntare le due fossette ai lati della bocca, che mi facevano prontamente arrossire, nonostante le avessi anche io, uguali e identiche alle sue, anzi, forse più carine. 

«perché arrossisci?»

Chiese beffardo, scuotendo le spalle e chiudendo gli occhi, dandomi il tempo di allungare una mano verso il suo viso, dandogli un piccolo schiaffo sulla fronte, che mi fece fare una risata trattenuta, mettendomi le mani davanti al viso, vedendo l’espressione sconvolta che aveva assunto. 

«scusa Oppa»

Esclamai in un sussurro, ridacchiando e mettendomi una mano davanti alle labbra, tornando poi composta, accavallando le gambe e appoggiando le braccia al tavolo. 

I nostri ordini arrivarono poco dopo, facendo fare una smorfia disgustata a Namjoon, che storse il naso alla vista del sushi, scuotendo la testa e mettendo un lieve broncio, tappandosi il naso con due dita. 

«ricordati che alla tua ragazza piace, non giudicarmi...»

Risi, prendendo le bacchette e avvicinando dei nigiri a me, prendendoli e mangiandoli, senza salsa di soia, che io detestavo. 

«e ricordati che a me non piacciono, dato che sono io quello che paga, tra noi due.»

Esclamò, facendo il segno di pagare, piegando poi leggermente il viso di lato. Lo guardai stranita e appoggiai le bacchette, incrociando le braccia al petto, ingoiando l’unico boccone di sushi che avevo preso.

«ora non devi pagare per me, sei felice? Almeno risparmi.»

Esclamai infastidita, accavallando le gambe e voltando il viso verso la porta finestra, guardando fuori, vedendo che aveva iniziato a piovere. 

Quando ormai sapevo che non aveva intenzione di farmi passare l’incazzatura o di fare qualcosa per rendermi felice, presi la borsa, il telefono e mi alzai, uscendo dal ristorante, senza nemmeno prendermi la giacca. Uscì dal ristorante infradiciandomi tutta, dalla testa ai piedi, mi nascosi sotto a una fermata dell’autobus lì vicino, per vedere se almeno Namjoon si degnava di venire a cercarmi, ma quando passò fin troppo tempo, mi arresi e iniziai a piangere, tirando fuori il telefono dalla borsa, tremando dal freddo. Per strada non c’era nessuno, e mi sembrava piuttosto normale, dato che erano le 9 di sera e che segnavano -5° gradi, non credo che qualcuna sana di mente dovesse stare in giro, solo una ragazza con problemi come me, poteva starsene in giro a quell’ora, per aver fatto una litigata con il proprio ragazzo (idiota).

Avvicinai il telefono all’orecchio, dopo aver azionato la chiamata con Iseul, la ragazza di Jin, non che la più grande di tutte noi, che veniva considerata come una madre da tutte, soprattutto da me. Non ci mise molto a rispondere, e appena mi sentì piangere, non ci pensò due volte, prima di uscire di casa e portarmi a casa sua, dandomi tutto quello di cui avevo bisogno, compresa una tachipirina. Lei era l’unica di noi sette a non convivere con il proprio ragazzo, forse perché era una delle ultime coppie formate, stavano assieme da otto mesi e a Iseul piace fare le cose con calma, senza fretta. Al contrario mio e di Namjoon.

Una volta arrivate a casa sua, la prima cosa che fece fu quella di prendermi il cellulare, impedendo così a Nam-Joon di contattarmi, usando la solita frase:

“Ci pensa due volte prima di far soffrire la mia bambina”.

Poi mi diede un phon e alcuni vestiti con cui potevo sistemarmi per la notte, dato che, ovviamente non sarei tornata a casa, dopo aver litigato su una cosa che io ritenevo importante, dato che è lui il primo che mi dice di non trovarmi il lavoro dato che vuole prendersi cura di me, ma il suo carattere a volte mi confonde, non facendomi capire il suo comportamento. Che poi il lavoro lo ho, quindi non mi deve infastidire, stronzo. 

Mentre mi pettinavo i capelli, appena asciugati, sentii Iseul parlare fuori dalla porta del bagno, all’inizio pensai che stesse parlando con Jin, ma appena usò una parola dispregiativa in coreano, capii subito che si trattava di Nam-Joon, che probabilmente stava provando a contattarmi dal mio cellulare.

Aprì la porta del bagno e Iseul mi guardò male, indicandomi di tornare dentro, mentre continuava a parlare a telefono con Namjoon, ma io non la ascoltai, facendo un paio di passi verso di lei, provando a sentire quello che Kim stava dicendo.

«torna in bagno, piccolina»

Esclamò in modo affettuoso, Iseul, accarezzandomi i capelli e avvicinandosi a baciarmi la fronte, voltandosi e camminando verso la sua camera, chiudendosi dentro a chiave. 

Sospirai e andai nel divano, aspettando rannicchiata su di esso, guardando fuori dalla finestra, sospirando poco dopo, essendo stanca e anche triste. 

Io e Nam-Joon ci siamo conosciuti per lavoro, faccio parte di un gruppo di sette ragazze, me compresa, di ballerine ed eravamo state ingaggiate per fare il video di “Not Today”, per fare le coreografie vestite di nero. Io, essendo l’unica ragazza occidentale, facevo fatica a farmi capire da loro sette e dai produttori, tranne per Namjoon. Per lui era facile parlare con me, per quello siamo diventati subito amici, dato che mi aiutava anche a tradurre alcune frasi delle loro canzoni, quando non lo facevano le altre mie amiche, tutte coreane, tranne Iseul, che è “giapponese”, quindi la pecora nera sono io. Unica occidentale, non in grado di farsi capire da, Jin, Jimin, Jungkook, Hoseok, Taehyung e Min yoongi, l’unico a capirmi era Namjoon, che trovavo anche come più bello esteticamente, per i miei gusti. 

Le ragazze parlano tutte l’inglese, infatti ci parlavo tranquillamente, è più difficile all’inizio con i ragazzi, anche quando usciamo tutti e quattordici, era difficile per me fargli capire che mi serve qualcosa, quindi tutti mi aiutano, soprattutto Iseul. Ma adesso non era più un problema, parlo il coreano da più di un anno.

Mentre stavo pensando a tutto questo, Iseul era appena uscita dalla camera da letto, andando verso la cucina, nascondendo il telefono in un cassetto, chiudendoli poi con un piccolo lucchetto. 

«che ti ha detto...?»

Sussurrai intristita, mettendo un lieve broncio, guardandola negli occhi, accarezzandomi lentamente lo stomaco. Da un paio di giorni mi sentivo strana, e vomitavo in continuazione, facendo svuotare il mio stomaco subito dopo aver mangiato, anche se non provavo alcun male fisico, oltre la febbre. 

«nulla di cui ti interessi...»

Sussurrò, infilandosi i guanti di lattice gialli, iniziando a lavare i suoi piatti, probabilmente stava facendo quello prima di venire a prendere me. 

«sta venendo qui, vero...?»

Esclamai, guardandola e sollevando il busto, ma lei non rispose, guardandomi dritta negli occhi, dandomi conferma della mia teoria. Il suo metodo di scuse era sempre lo stesso e mi faceva sentire in imbarazzo ogni volta. 

Entrava come una furia in casa di Iseul o in una delle altre ragazze, gridando di uscire dal mio nascondiglio, ma io rimanevo ferma lì, quindi apriva tutte le porte e l’unica che non si apriva, mi ci nascondevo io. 

Poi cioè, non aspettava neanche il momento di tornare a casa, perché lui, per chiedermi scusa, doveva sfogare tutto il suo stress su di me, facendo sesso, in qualsiasi posto ci trovassimo. 

«vi chiedo solo di non sporcarmi il letto, sarebbe difficile spiegarlo a Jin..»

Sospirò sconfitta, voltandosi a guardarmi, sciacquando gli ultimi piatti, mettendoli nello scolapiatti, togliendosi i guanti e appoggiandoli nel lavabo, per farli asciugare all’aria, prese il cellulare e me lo portò, facendo un sospiro, ormai non le serviva più. 

Si sedette di fianco a me e mi accarezzò i capelli, abbracciandomi poco dopo, con fare materno, accarezzandomi la schiena.

«mi spiace mamma...»

Sussurrai, mordendomi il labbro e sospirando poco dopo, guardandola negli occhi.

«non scusarti, so come sei fatta e so come è fatto Nam-Joon. Siete davvero tanto innamorati, è normale che tu non riesca ad essere ferma con lui e lo stesso vale per lui, che ti viene sempre dietro.»

Disse semplicemente, lasciandomi un bacio sulla fronte, accarezzandomi la pancia, sospirando e facendo un lieve sorriso. 

«avete provato ancora?»

Chiese, riferendosi al bambino, dandomi un paio di colpetti sulla pancia, facendomi sorridere in modo spontaneo e felice. 

Annuii leggermente e lei sorrise, accarezzandosi una guancia, toccandomi poi la punta del naso, facendomelo arricciare.

«quando è il test?»

«credo che lo farò registrare quando faremo l’intervista da mostrare ai BBMA’s, così farò una sorpresa a Namjoon...se è positivo ovviamente...»

Sussurrai con un piccolo sorriso soddisfatto, leccandomi le labbra e guardandola negli occhi, appoggiando la testa alla sua spalla, guardando fuori dalla finestra della cucina, vedendo piovere. 

«avrete questo bambino...è tutto quello che spero per te, yodongseng.

Basta solo vedere come ti guarda Namjoon, per desiderare quello che avete voi...»

Disse con un piccolo sorriso imbarazzato, alzando una spalla e guardandomi negli occhi.

Probabilmente lo voleva dire da un po’, solo che si vergognava, essendo imbarazzata di parlare dei sentimenti che provava e di tutto il resto che sentiva. 

«perché? Come mi guarda...?»

Chiesi stranita, piegando il viso di lato, non capendo cosa intendesse, facendomi mettere un lieve broncio. 

«ti guarda sempre con desiderio, nonostante state assieme da più di un anno, le ragazze, sono un po’ gelose del comportamento che ha lui con te, perché ha il vizio di accarezzarti sempre il corpo. 

Anche Jin mi dice che anche i ragazzi sono un po’ gelosi di lui, perché vedono sempre i graffi che gli lasci sulla schiena, mentre, parlando di me, a Jin non glieli lascio mai...»

Disse, facendomi fare un piccolo sorriso, facendomi mettere sulle sue gambe, guardandola negli occhi. 

«non dovete essere gelose...ognuno ha il proprio tipo di relazione, io sono gelosa di Jimin e Yon, perché lui arrossisce per tutto, ed è una cosa che trovo adorabile nei ragazzi, invidio Tae e Hae-Won, che stanno ore senza parlare ma si guardano negli occhi e si trasmettono talmente tante cose da chiedermi perché non se lo dicono a voce, invidio Jungkook e Gi che ridono sempre e si scambiano facce buffe, strofinandosi il naso ogni tanto, come fanno i bambini, invidio Yoongi e Hea, che dormono sempre assieme e non riescono a farlo senza la presenza di uno dell’altro, invidio Hoseok e Hyun-Jae, che ballano in continuazione, non fermandosi un attimo, senza nemmeno smettere di creare quella scintilla meravigliosa che si crea tra di loro, ed infine, invidio anche te e Jin, che siete entrambi i più grandi, ma siete come dei piccoli ragazzi alla prima cotta, così innamorati e così puri, dolci e teneri, anche solo quando vi date un piccolo bacio sulle labbra davanti a tutti. Anche io vi invidio, solo che siete la mia famiglia, quindi sono così felice per voi, che non avete un’idea. Soprattutto per te, mamma, per tutto quello che hai passato in Giappone, ti meriti di essere felice...»

Ripresi fiato dopo il lungo discorso e guardai Iseul negli occhi, vedendola mettere un piccolo broncio, prima di tirare su con il naso, iniziando a piangere, mettendosi le mani sul viso. 

La abbracciai e le accarezzai la testa baciandole i capelli corvini sulla cute, cercando di farla smettere di piangere, sapevo di essere brava a parole, dato che facevo sempre commuovere tutti, quindi mi piaceva parlare delle nostre avversità con loro. Namjoon ci avrebbe messo un po’ ad arrivare, quindi rimanemmo ferme così un po’, aspettando che lei si calmasse, essendo felice di quelle parole. 

«sono così fiera di te, yodongseng, non sai quanto mi renda felice sentirti parlare così da adulta...»

Esclamò, calmandosi e abbracciandomi meglio, appoggiando la testa sulla mia spalla, sorridendo felice e soddisfatta. A lei piaceva vederci crescere e la trovavo una cosa carina, dato che quando ci siamo conosciute io avevo 13 anni e stavo facendo danza classica in Italia, a casa mia, mentre lei era una semplice turista, assieme a tutte le altre, che erano evidentemente scolare, soprattutto dal loro abbigliamento. 

Mi ha conosciuta da quando sono piccola e mi ha cresciuta lei, con tutto il suo amore, rimanendo a vivere con me, in Italia, assieme alle altre, dove impararono con me l’inglese. 

Rimanemmo sedute vicine per un pò, fino a quando non suonò il campanello, segno dell’arrivo di Namjoon, che, appena non venne aperto subito, inizio a sbattere le mani sulla porta, gridando il nome di Iseul, svegliando probabilmente tutta la palazzina. Mi alzai di scatto e corsi verso la camera di Iseul, lasciando che lei aprisse la porta, senza che io la disturbassi. Mi morsi il labbro inferiore e chiusi la porta a chiave un secondo prima di aver sentito la porta di entrata sbattere contro il muro, seguito da un verso infastidito di Iseul, che probabilmente si mise in disparte, chiudendo namjoon tra il corridoio delle stanze e la cucina, impedendogli di tornare verso di lei. Lo aveva fatto piuttosto per soffocare i versi che sarebbero arrivati poco dopo, che lei ovviamente non voleva sentire. Mi misi a gambe incrociate sul letto e lo ascoltai mentre entrava nelle altre stanze, aprendo gli scaffali, dove a volte mi nascondevo, quando giunse alla mia porta, sospirai, chiudendo gli occhi e arrossendo, quando lo sentii fare una piccola risata maliziosa, battendo un paio di volte le nocche sulla porta, come per invitarmi ad aprirgli.

«Jagi…non fare la bimba cattiva, apri il tuo oppa…»

Esclamò, dopo un pò che io non gli rispondevo, facendolo incuriosire fin troppo, cosa che a lui non piaceva molto, anzi, detestava quasi del tutto, non sopportando che io disubbidissi alle sue richieste.

«Non voglio aprire…»

Sussurrai dopo essermi avvicinata alla porta, stringendo il cuscino tra le braccia, aggiustandomi la maglia in modo che non mi lasciasse scoperto il culo, cosa su di cui lui si sarebbe fiondato per prima cosa, conoscendolo.

«Perché no Jagi? Dobbiamo fare pace, lo sai bene, lo facciamo sempre quando litighiamo tanto, perché ora non vuoi farlo?»

Chiese in un sussurro, abbassando leggermente la maniglia, sentendo che stavo giocherellando con la chiave, tentennante sull’aprirgli o no.

«Ho la febbre, Oppa…»

Sussurrai con voce bambinesca, strofinando un piede a terra, guardando il pavimento come se fosse interessante, non sapendo cosa fissare al momento. 

La sua voce cambiò radicalmente, diventando da maliziosa a preoccupata, iniziando a battere un paio di volta le nocche sulla porta, invitandomi ad aprire.

«Jagi, va bene, oggi pace semplice»

Sussurrò contro la porta, abbassando la maniglia un paio di volte, accarezzando ancora la porta con le nocche, invitandomi ad aprirla. 

Girai la chiave nella serratura e aprii la porta, tenendo stretto il cuscino tra le braccia, mentre lui si appoggiò allo stipite, guardandomi mentre indossavo solo una maglia di Jin addosso, che mi aveva dato Iseul. 

«mi spiace»

Sussurrammo all’unisono e arrossii, vedendolo fare una piccola risata, avvicinandosi a me e avvolgendo le braccia attorno al mio corpo, abbracciandomi forte. 

Feci un piccolo mugolio e appoggiai la guancia al suo petto, piagnucolando quando mi tolse il cuscino dalle braccia, lanciandolo sul letto, sollevandomi dai fianchi e facendomi avvolgere le gambe attorno al suo bacino. Si tolse la giacca e me la mise sulle spalle, stringendomi e baciandomi la fronte, voltandosi e camminando verso la porta della cucina, allungando una mano, battendoci le nocche un paio di volte. 

Poco dopo sentii la serratura scattare, seguita da un paio di mani che mi accarezzarono la schiena, ed io socchiusi gli occhi, facendo un piccolo sorriso quando Iseul si piazzò di fronte a me, guardandomi negli occhi, sorridendomi.

«ciao piccola yodongseng, ci vediamo tra poco…?»

Chiese, avvicinandosi e lasciandomi un bacio sulla fronte, accarezzandomi una guancia con fare affettuoso, voltandosi poi verso Namjoon, sussurrandogli di portarmi subito a casa, che avevo la febbre molto alta. 

Namjoon annuì e si diresse verso la porta di uscita, scusandosi per aver sbattuto la porta così forte, facendo un piccolo sorriso imbarazzato. 

Appena uscii, vidi Jin uscire dall’ascensore e lo salutai con una mano, vedendo lui sorridermi e fare lo stesso, per poi mettersi a parlare con Namjoon, probabilmente, per la partenza. 

Si salutarono e poi entrammo nell’ascensore, tanto che mi aggrappai, terrorizzata, a Namjoon, appena l’ascensore iniziò a scendere. Allontanai il viso dalla sua spalla e lo misi di fronte al suo, guardandolo negli occhi, mentre lui afferrava meglio le mie cosce, stringendole tra le mani, tanto che rabbrividii, sentendo gli anelli ghiacciati contro la mia pelle. 

Gli passai una mano tra i capelli, leggermente bagnati e sorrisi, strofinando leggermente il naso contro il suo, facendogli fare una piccola risata divertita. 

«Che c’è, Jagi?» 

Chiese con fare dolce, mordicchiandosi il labbro, allungando il viso verso di me, provando a baciarmi, ma io mi scostai, scuotendo velocemente la testa, facendogli assumere un’espressione stupita. Non volevo rischiare che lui si ammalasse, ai BBMA’s avrebbe dovuto cantare, e volevo che riuscisse a splendere al suo massimo, quindi volevo evitare guai. Poi era già successo che stesse male per colpa mia, come succedeva l’inverso, trasmettendoci fin troppe malattie, tra cui la varicella.

«Ti ammalerai, se ti bacio…» 

Sussurrai triste, mettendo un lieve broncio, guardandolo con tristezza, vedendo lui annuire, come se si fosse rassegnato alla mia decisione, per poi fare un piccolo ghigno, levando una mano dalla mia coscia, mettendola dietro alla mia nuca, spingendomi verso di lui, baciandomi con trasporto e passione, tenendomi costantemente premuta contro di lui, nonostante provassi a spostarmi.

Si allontanò solo per prendere fiato e infilò la testa nell’incavo del mio collo, baciandolo con delicatezza, tornando a stringermi la coscia con la mano, facendomi arrossire, mentre cercavo di trattenere i piccoli gemiti che mi uscivano dalle labbra, facendomi rabbrividire. 

«oppa ti prego...»

Sussurrai imbarazzata, arricciando le dita dei piedi contro la sua schiena, cercando di dissuaderlo dalla sua tentazione. Avvolsi entrambe le braccia alle sue spalle e lo lasciai fare, finché non arrivammo al piano dei parcheggi, dove si trovava la macchina di Namjoon. 

Mi adagiò in macchina, coprendomi meglio con il giubbotto, baciandomi la fronte, facendo un’espressione preoccupata, evidentemente era davvero alta. 

Abbassai il parasole con lo specchio e mi guardai il collo, vedendo dei piccoli segni rossicci, segno che aveva iniziato a farmi dei succhiotti, ma che evidentemente, non avrebbe finito in ascensore, ma a casa, anche perché avevo bisogno di calore. 

Fece il giro della macchina e entrò dal lato del guidatore, infilando le chiave nel quadrante, girandolo e facendola partire, facendo manovra per poi uscire dal parcheggio, facendomi sussultare quando un’improvvisa scarica di pioggia, si abbatte sul parabrezza, facendomi sprofondare contro il sedile. 

Tutti i miei vestiti erano rimasti da Iseul, erano tutti bagnati e sporchi di fango, dato che ci sono dei pezzi di merda che vanno velocissimi con la pioggia, bagnandomi tutta. 

«dove sono finiti i tuoi vestiti?»

Chiese, per l’appunto, girando la piccola manopola per accendere l’aria condizionata, puntandola su di me e cercando di farmi scaldare, dato che l’unico rumore che si sentiva in quella macchina era lo sbattere dei miei denti, seguita dalla musica bassa della radio. 

«erano tutti bagnati e sporchi di fango, anche le scarpe...»

Sussurrai, mettendo i piedi muniti di calzini sul sedile, coprendomi anche le gambe, voltandomi a guardarlo, facendogli un piccolo sorriso dolce, sospirando e mordendomi il labbro.

Lui allungò una mano verso il mio mento, accarezzandolo e dandomi un’altro piccolo colpo sul labbro inferiore, voltandosi a guardarmi per un secondo, tornando poi nella posizione corretta, mantenendo le mani sul volante. 

«quanto ci stiamo a casa...?»

«il tempo di prendere tu delle medicine, sistemare le ultime cose, farci una doccia e ci siamo.»

«Possiamo fare il bagno al posto della doccia…?»

Chiesi con fare dolce, mordendomi le labbra, ridacchiando e guardandolo con la coda dall’occhio, vedendolo fare una piccola risata divertita, annuendo poco dopo, fermandosi al semaforo. Si voltò verso di me e mi guardò, sospirando con tristezza, probabilmente si sentiva in colpa per quello che aveva detto, ma ormai non era più un problema, avevamo fatto pace, giusto? Quindi niente problemi.

«Mi spiace per quello che ti ho detto in ristorante»

Esclamò, passandosi una mano tra i capelli, mordicchiandosi il labbro inferiore, sospirando dispiaciuto.

«È okay»

Esclamai solamente, alzando le spalle e facendogli un sorriso, essendo divertita dal suo improvviso senso di colpa.

«Solo che in questi giorni sono stressato, abbiamo così tante cose da fare, il bambino, il viaggio, la premiazione, noi due…»

Esclamò, voltandosi e cambiando la marcia, ripartendo verso casa nostra quando i semafori tornarono verdi, anche se per strada non c’era nessuno.

Aggrottai le sopracciglia e sospirai, non capendo lo stress che comportava noi due, ma il mio viso si rilassò, quando capii che si sentiva in colpa per non essere così presente come desiderava, che quando stiamo insieme è sempre a telefono per lavoro, ma a me non crea problemi, basta che stiamo insieme, che consideri me e in seguito il suo lavoro, dopo che torna a casa da una giornata unicamente lavorativa.

«Il bambino può aspettare, lo sai vero?»

«Non è quello, io il bambino lo voglio. Non voglio aspettare ancora, perché voglio nostro figlio, voglio qualcosa che ci leghi di più di quanto siamo ora, capisci?»

Disse sincero, sospirando a fine discorso, appoggiando la testa al sedile, sospirando e mordendosi un indice, essendosi fermato al semaforo, ancora.

Feci una piccola risata imbarazzata e mi nascosi il viso con le maniche del giubbotto, facendo un piccolo movimento con le gambe, stringendomele ancora al petto.

Mi tolsi le maniche del giubbotto da davanti al viso, ridacchiando e mordicchiandomi il labbro inferiore, guardandolo mentre riprese a guidare, mantenendo un sorriso soddisfatto, allungando una mano e accarezzandomi la testa.

«Siamo quasi arrivati, hai lasciato da mangiare a Fujiko, vero?»

Mi chiese, accelerando, e riconobbi il ristorante di prima dove avevamo litigato, e mi toccai la pancia, sentendola brontolare.

«Hai mangiato a casa di Iseul?»
«sì»

Mentii, mantenendo lo sguardo fuori dal finestrino, sapendo che se lo avessi guardato in faccia, mi sarei smentita da sola, dato che non so mentire.

«La verità?»

Chiese, mettendo la freccia per entrare nei parcheggi del palazzo, voltandosi a guardarmi, piegando leggermente il viso di lato.

«Okay…non ho mangiato»

Sussurrai sconfitta, raddrizzando il busto, appena lui parcheggiò, per prepararmi a scendere per andare all’ascensore, ma Namjoon, uscì dalla macchina, dopo aver preso le chiavi, si mise di fronte al mio sportello, aprendolo, mettendomi una mano sotto le cosce e una dietro alla schiena, sollevandomi, facendomi fare un piccolo grido spaventato, appena si sollevò del tutto. Chiuse lo sportello con il piede e camminò verso l’ascensore, chiudendo la macchina con il telecomando, appoggiandolo poi sul mio stomaco, dato che aveva le mani occupate.

Appena si avvicinò all’ascensore, mi allungai verso il tasto per farlo scendere e lo premetti con l’indice, facendolo aprire immediatamente, dato che si trovava già giù, ci entrammo e schiacciai il tasto del nostro piano, accoccolandomi poi su di lui, aspettando di arrivare, guardando namjoon nel riflesso dello specchio, vedendolo stanco e con delle leggere occhiaie sotto agli occhi. La notte prima, non aveva dormito molto, quindi la sua stanchezza si stava facendo sentire ora, quindi i suoi occhi iniziavano a chiudersi lentamente, per via della stanchezza.

Mi voltai a guardarlo e mi allungai leggermente verso l’alto, facendogli aprire gli occhi e voltare verso di me, ma quando aprì la bocca per parlare, lo zittii con un piccolo bacio sulle labbra, facendolo sorridere lievemente.

«Facciamo che ti cambi e poi le ultime cose le faccio io, va bene?»

«Ma-»

«Niente ma, lo faccio io, tu devi dormire, sei stanco.»

Esclamai con voce nasale, facendolo annuire, per poi voltarsi e uscire dall’ascensore, appena arrivammo al nostro piano.

Sorrisi soddisfatta appena mi lasciò a terra e mi inginocchiai, accogliendo tra le braccia Fujiko, toccandogli il musetto con le dita, sollevandolo e prendendolo in braccio, prendendo namjoon con l’altra mano, che, dopo aver chiuso la porta si stava levando le scarpe, mettendole nell’appendiabiti all’entrata.

«Jagi, che fai?»

Chiese confuso, seguendomi senza protestare, lasciando che io lo tirassi per un braccio.

Aprii la porta della nostra camera, spingendolo dentro, con la poco forza che avevo, per poi spingerlo dentro il bagno, indicandogli la doccia

«Lavati e poi vieni in salotto, che ti aiuto a dormire.»

«Jagi…»

«Oppa ti prego, devi riposare, non mi piace vederti stanco morto, mi prendo io cura di te, come fai sempre tu con me, okay?»

Lo minacciai con un dito, mettendo poi un piccolo broncio, mettendo Fujiko vicino al mio viso, toccandomi la guancia con il suo muso, che leccò poco dopo.

«va bene...ma solo oggi»

Sussurrò, chinandosi e baciandomi le labbra, entrando in bagno chiudendo la porta.

Tornai in salone e mi sedetti nella postazione del computer, scrivendo nel gruppo Line delle ragazze se qualcuna era disponibile per fare una videochiamata, per aiutarmi a sistemare le cose per la partenza dei ragazzi.

Mi risposero Hea e Gi, dicendo che mi avrebbero chiamata poco dopo, dato che erano occupate. Nel frattempo che aspettavo la loro chiamata, presi alcune medicine e mangiai della frutta, con una zuppa di miso trovata in dispensa, di quelle da fare al microonde. Mi misi davanti al computer per mangiare e nel frattempo guardavo le notifiche di Instagram, mettendo qualche like alle fan art di alcune fan, che trovavo adorabili. Sono sempre stata simpatica alle fan di Namjoon, come tutte, quindi con loro avevamo un bel rapporto, ed è divertente averlo, sono molto curiose di sapere quello che facciamo con loro, ovviamente non le raccontiamo i nostri momenti di intimità, ma alcune curiosità sulle loro personalità, ce le facciamo sfuggire.

Mi sedetti a gambe incrociate sulla sedia e aspettai la chiamata delle due ragazze, scorrendo lentamente la home di twitter, rispondendo alle domande di alcune fan, che chiedevano come stesse il cane di namjoon, Monie, che ora stava dal veterinario da un paio di giorni, per problemi intestinali e che dovrebbe tornare domani. Mentre rispondevo a una delle ultime domande, mi legai i capelli con un elastico, ma mi voltai di scatto appena sentii la familiare suoneria di Skype, feci un piccolo sorriso, leggendo il nome di Gi, e schiacciai con il gomito la barra spaziatrice, rispondendo alla chiamata.

Feci una piccola risata, vedendo il naso di Jungkook in primo piano, che poi si allontanò, salutandomi con la mano, che io ricambiai, salutandolo in coreano.

«Dov’è Gi?»

Chiesi in inglese, per vedere se le sue lezioni stessero andando bene, e lui mi guardò confuso, per poi fare un sorriso, alzando i pollici e sorridendomi, mettendosi poi una mano sulla fronte, cercando di ricordarsi, dove fosse la sua fidanzata.

Poco dopo si illuminò e mi fece cenno di aspettare, correndo fuori dall’inquadratura, facendomi fare una risata divertita. 

Tornò poco dopo tenendo Gi per mano, con i capelli mezzi asciutti e vestita semplicemente, con una maglia di Jungkook e dei leggins. Guardò lo schermo con le sopracciglia aggrottate e sorrise, appena mi vide nel piccolo riquadro della finestra, che si premunì di ingrandire.

«Ciao!»

Sorrise, prendendo una sedia e mettendosi di fianco a Jungkook, che continuava a sorridermi, probabilmente perché era felice di vedermi, dato che, avevamo un carattere molto simile, quindi andavamo d’accordo già dall’inizio.

«Come state?»

Chiesi, nonostante lo avessi già chiesto a Jungkook, ma ci tenevo a sapere come andava il rapporto di tutti, trovandola una cosa interessante, confrontandola con la mia.

«Io bene, Oppa anche, tu, Yodongseng? Stai bene?»

«Ho la febbre, ma credo che si stia abbassando, ho preso delle medicine e mi sono coperta»

«Bene»

Sorrise verso di me, per poi voltarsi verso Jungkook, leccandosi le labbra, facendogli cenno dietro di se, come per dirgli di andarsene. Jungkook fece una faccia confusa e si voltò verso di lei, chiedendole perché se ne doveva andare, Gi rispose che si trattavano di cose da donne e lui mise un lieve broncio, allungandosi verso di lei, baciandogli le labbra ripetutamente, alzandosi e salutandomi con una mano, sussurrando un:

«Ciao»

 feci un sorriso e lo salutai anche io, vedendolo poi scomparire dietro la porta scorrevole.

«Bene, cosa dobbiamo organizzare?»

Chiese, prendendo un foglio e una penna, e togliendo il tappo con i denti, 

impugnandola per bene, pronta per scrivere. 

«allora, i biglietti ci sono, il loro hotel anche, la navetta da 14 ha detto che ci porta tutti in aeroporto, ma che poi dobbiamo tornare in qualche altro modo.»

Esclamai, leggendo la lista che aveva fatto Namjoon, che ovviamente tenevo in mano, guardando Gi dall’altra parte dello schermo. 

«yodongseng, quando prendi il diploma?»

Chiese con fare dolce, incrociando le dita tra di loro, appoggiando il viso sui dorsi aperti, appoggiando i gomiti sul tavolo. 

Feci una piccola risata e arricciai il naso, imbarazzata, sono la più piccola di tutte e nonostante io abbia studiato in Italia, le elementari e le medie, mi mancavano le superiori, così appena mi trasferii in Corea, mi iscrissi a scuola, volendo il diploma, non per fare lavorativo ma per raggiungimento personale. 

«il giorno dopo che torniamo dall’America»

Esclamai, alzando le spalle e facendo illuminare il suo viso, sorridendo felice. 

«manca poco! Diventerai una super donna!»

Disse felice, mordendosi il labbro inferiore, guardandomi negli occhi, per poi sussultare, appena iniziò a squillare la casella di Skype, con il nome di Hea. Sia io che Gi, schiacciammo il tasto per rispondere e la faccia appena sveglia di Hea, ci si piazzò davanti, facendoci fare una piccola risata divertita.

Lei sbuffò e si aggiustò i capelli, mettendo un piccolo broncio, strofinandosi gli occhi con una mano, dove intravidi un piccolo anellino, che il giorno prima non aveva. 

Feci un piccolo sorriso malizioso e lei mi guardò stranita, seguita da Gi, che non capiva il senso della mia espressione, non essendo attenta ai dettagli come me.

«Hea…cosa c’è sul tuo anulare sinistro?»

Ridacchiai, alzando ripetutamente le sopracciglia, vedendola arrossire subito dopo, mettendosi entrambe le mani dietro alla schiena, come a volerle nasconderle.

«Niente…è solo un regalo…»

Sussurrò, mettendo su un piccolo sorriso soddisfatto, scuotendo le spalle e guardandomi negli occhi, oscillandoli con quelli di Gi, che la guardava anche lei con un sorriso soddisfatto.

«Okay…è un regalo di Yoongi»

Sussurrò, guardandosi attorno, non volendo che lui la vedesse così imbarazzata, tendeva sempre a nascondere la sua timidezza con lui, quindi era sempre molto attenta a non farsi vedere.

«Che cosa rappresenta, Hea?»

Chiese Gi, addentando una mela, guardandola negli occhi, pulendosi poi le labbra con la lingua, essendo sporca di succo.

«Credo il nostro amore…oppure ha un significato diverso, ma non l’ho ascoltato dopo che me lo ha dato, ero troppo occupata a sbaciucchiarli la faccia.»

Si morse il labbro e sorrise, avvicinandosi leggermente allo schermo, osservando quello che avevo al collo.

«anche tu vedo che hai un bel regalo al collo eh...»

Rise Gi, indicando il mio chocker, seguita da Hea, che si mise le mani sul viso, sgranando gli occhi.

«è quello del primo appuntamento?»

Chiesero agitate, scuotendo le mani e avvicinandosi di più allo schermo, guardando attentamente. 

«sì, me lo sono fatto spedire, viene da Tokyo, qui lo avevano finito.»

Mi voltai di scatto e guardai Namjoon sullo stipite della porta, con i capelli leggermente bagnati e una maglia addosso, assieme a dei pantaloni di tuta, mentre nella mano sinistra teneva una sua felpa, che mi porse, facendo un paio di passi verso di me, piegandosi alla mia altezza, reggendosi molleggiante con le ginocchia. 

Mi guardò, appoggiò una mano sulla mia pancia, sospirando e assottigliando le labbra, guardandomi negli occhi. 

«hai mangiato?»

Chiese, mentre io appoggiai una mano sulla sua spalla, facendogli un sorriso, seguito da un cenno di consenso, indicandogli la ciotola di zuppa di miso al mio fianco. 

Annuì e si sollevò, baciandomi la fronte e accarezzandomi la nuca, sollevandosi del tutto poco dopo. 

Salutò Hea e Gi con una mano, per poi sussurrarmi un:

«ti aspetto di la»

Camminando verso il divano, non dopo aver preso una coperta, lasciandomi ancora sola con le due ragazze di fronte a me. 

Non avremmo più potuto parlare del nostro viaggio in America, che era il prossimo discorso da affrontare, ma il suo arrivo mi fece sospirare, guardando le due ragazze, che annuirono, comprensive.

«ciao Yodongseng, ci si vede tra poco»

Rise Gi, chiudendo la chiamata, lasciandomi sola con Hea, che nemmeno mi salutò, ma si limitò a sbadigliare, salutandomi con una mano, chiudendo la chiamata poco dopo. 

Mi alzai e mi voltai verso il divano, vedendo Namjoon con gli occhi puntati sul cellulare, tanto che mi avvicinai, prendendoglielo da mano, facendolo sbuffare, contrariato. 

Bloccai il cellulare e lo lasciai sul bancone della cucina, non volendo che lui lo toccasse o che si alzasse per prenderlo, dato che aveva bisogno di dormire. 

Sapevo che aveva già sistemato tutto, dato che si erano aggiornate alcune app del computer, che essendo collegate al suo telefono, le aveva aggiornate lui.

Lo guardai distendersi sul divano, fissando il soffitto e io iniziai a pulire il casino fatto poco prima, con la roba da mangiare, appoggiando la sua felpa di fianco al telefono.

“Puoi ridarmi il telefono?”

“Ti ho già detto di no, vuoi litigare ancora?”

Chiesi stufa, incrociando le braccia e guardandolo negli occhi, sospirando poco dopo. Lui non rispose e si girò, guardando il soffitto, incrociando le braccia.

Feci un sospiro e presi la felpa, dandogli le spalle, levandomi la maglia di Jin, assieme al reggiseno, appoggiando entrambi gli indumenti sul bancone della cucina. Voltai il viso verso di lui e feci una piccola risata, vedendolo fissarmi la schiena, e non solo quella probabilmente.

Mi voltai ancora verso il bancone, facendo un piccolo sorriso imbarazzato, prendendo la felpa e mordendomi il labbro.

“Ti piace quel che vedi?”

Chiesi timida, arrossendo e guardandola con la coda dell’occhio, vedendolo fissarmi ancora, sollevando il busto e appena allungò una mano verso di me, mi infilai la felpa, voltandomi verso di lui e prendendogli la mano, gli caddi addosso, appoggiando le mani sul suo petto, spingendolo contro il divano. 

“Sì, mi piaceva, prima che ti rivestissi”

“Beh peccato, sono malata per colpa di qualcuno, altrimenti sarei rimasta anche così…nuda…”

Sussurrai al suo orecchio, facendo poi schioccare la lingua sul palato, guardandolo negli occhi. Fece un sospiro agitato, si morse le labbra e ringhiò, afferrandomi i fianchi, premendomi bene contro di lui.

«ti prego ho bisogno di averti»

Piagnucolò, appoggiando le mani sulle mie cosce, facendole salire fino alle mutande, infilando le dita  ai lati di queste. 

Scossi la testa e gli tolsi le mani da lì, appoggiandogliele sulle mie ginocchia, in modo che non le allungasse ancora. 

Lui sbuffò e mi fece cenno di coricarsi al suo fianco, volendo mettersi a cucchiaio, ma io scossi la testa, alzandomi e mettendomi dall’altro lato del divano, facendogli cenno di salirmi addosso. 

Fece un sorriso e si appoggiò su di me, coricandosi tra le mie gambe, appoggiando la testa sul mio seno. Sorrise soddisfatto e prese la coperta, coprendo le mie cosce e tutto se stesso, fino alle spalle. Affondai le dita nei suoi capelli e li accarezzai, abbassando leggermente il viso per guardarlo mentre lui si allungava verso il mio viso, iniziando a strofinare il naso contro la mia mascella.

Non ci mise molto ad addormentarsi, dato che esattamente cinque minuti dopo stava russando sulla mia spalla, tenendo comunque le mani sui miei fianchi, stringendo in quel punto. Si svegliò solo un paio di volte, perché mi muovevo troppo, oppure perché Fujiko si metteva a farsi le unghie sul suo polpaccio.

Quando ormai erano quasi le undici di sera, lo svegliai, dato che doveva farsi ancora la valigia, facendolo sbuffare infastidito. Si sedette sul bordo del divano e rimase fermo lì, prendendomi una mano e mettendosela sui capelli, invitandomi ad accarezzarglieli. Tendeva sempre a fare così appena sveglio, la sua parte affettuosa la vedevo sempre, ma la mattina ancora di più, essendo bisognoso di affetto.

“Devi fare la valigia, Oppa…”

Sussurrai, facendo una risata, quando lui si ristese su di me, appoggiando la testa al mio stomaco, tenendo la mia mano premuta sulla sua testa.

“Mh dopo.”

Borbottò, sbadigliando e chiudendo ancora gli occhi, cercando di riaddormentarsi, ma io sospirai, spostandogli il viso dal mio stomaco, alzandomi e facendolo sbuffare infastidito.

“Jagi, perché te ne stai andando?”
chiese infastidito, alzando il busto e battendosi una mano sul ginocchio, passandosi una mano tra i capelli, scompigliandogli ancora di più di quanto già fossero. 

“Tu dormi, sto andando a prepararti la valigia.”

Dissi avvicinandomi ancora a lui, prendendogli il viso e baciandogli le labbra, sgusciando il più velocemente possibile dalle sue braccia, impedendogli di afferrarmi. Si stese nuovamente sul divano e chiuse gli occhi, tornando a dormire poco dopo, affondando il viso nel cuscino. Passai di fronte alla cucina e presi il telefono dal bancone, portandolo con me nella nostra camera, impedendogli di usarlo in caso si fosse svegliato.

Chiusi la porta della nostra stanza, dopo aver fatto entrare Fujiko dietro di me, che si acciambellò sul pavimento di fianco alla valigia di namjoon, che io presi, mettendola sul nostro letto, iniziando a prepararla.

Andai in bagno e mentre prendevo le sue cose che usava per il viso, mi tolsi il chocker, mettendolo sul piano, lasciandolo lì. Era un regalo meraviglioso e adoro il fatto che lui abbia deciso di farlo il giorno del nostro anniversario, soprattutto apprezzo il fatto che lui non lo abbia rotto. 

Misi nel beauty-case tutte le creme che lui usava per tenere la sua pelle così perfetta, sistemandole una di fila all’altra, infilando assieme a questi anche uno spazzolino e alcuni shampoo formato da viaggio. 

Feci la stessa cosa con gli abiti, adattatori vari, libri che aveva deciso di leggere in quei giorni, infilando tutto dentro la valigia, sospirando. Per chiuderla mi ci sedetti sopra, aiutata anche da fujiko, che si mise seduta sulla valigia al mio fianco. La chiusi a fatica e poi mi alzai, rimettendola a terra, trascinandola nel corridoio, fino alla porta che divideva la cucina dalla sala notte. Mi affacciai per vedere il divano e sorrisi, appena lo vidi ancora lì, dormire beato, senza nessuno che lo disturbasse. 

Tornai in camera e presi il mio telefono, sgranando gli occhi quando vidi l’orario, che segnavano le 2:37 del mattino. Spalancai le ante del mio armadio e presi un paio di pantaloni di tuta, infilandomeli e sistemandoli allo specchio, assicurandomi che fossero dritti e non al contrario, per esperienze passate, era meglio controllare. 

Corsi in salotto e mi inginocchiai di fronte a Namjoon, accarezzandogli la testa, cercando di svegliarlo e rimasi stupita, appena lo vidi aprire gli occhi senza fatica, evidentemente stava riposando gli occhi, tenendoli chiusi senza dormire. 

«dimmi Jagi...»

Sussurrò sorridente, voltandosi e stiracchiandosi le braccia, facendo schioccare tutte le ossa del corpo, voltandosi poi ancora verso di me, allungando una mano verso il mio viso, allungandosi e baciandomi le labbra un paio di volte. 

«devi prepararti? Sono le 2:39»

Sussurrai e lui sgranò gli occhi, alzando il busto e strofinandosi gli occhi, cercando di svegliarsi il più presto possibile. Quando ormai il suo corpo si svegliò del tutto, camminò verso la camera, iniziando a prepararsi, probabilmente. 

Mi sedetti per terra, di fronte al mobile delle scarpe e aprii l’anta dell’armadio, prendendo le mie Dr. Martens, infilandole e iniziando a stringere uno ad uno i lacci.

«da noi passano per ultimi?»

Chiesi, gridando, ricevendo una risposta affermativa, segno che almeno un po’ potevo rilassarmi, saremmo stati gli ultimi, quindi avevamo un po’ di tempo accumulato. 

Strinsi i lacci, gli allacciai, mettendomi in piedi e guardandomi allo specchio, aggiustandomi la felpa, prendendo il giubbotto e infilandolo. Aprii il mobile di fianco all’uscita e presi un paio di pacchi di fazzoletti, lanciandoli dentro la borsa, chiudendola e mettendomela in seguito sulla spalla sinistra.

Mi affacciai al corridoio della camera e vidi Namjoon parlare al telefono, infilandosi il cappello in testa e trascinando la valigia verso di me. Continuò a parlare al telefono e mi sorrise, chinandosi e baciandomi la fronte, superandomi e dirigendosi verso la porta. Si leccò le labbra e dopo aver salutato il mittente, chiuse la chiamata e si infilò il telefono in tasca, guardandomi negli occhi. 

«stanno arrivando, iniziamo a scendere?»

Chiese, chinandosi ad accarezzare Fujiko, guardandolo negli occhi, lasciandogli un bacio tra le orecchie. 

Aprì la porta e mi fece cenno di uscire, cosa che io feci poco dopo, sospirando triste, appoggiandomi al muro. 

«quando fai il test, fammelo sapere, jagi»

Sussurrò, schiacciando il tasto dell’ascensore, prendendomi una mano e trascinandomi verso di lui, dopo aver chiuso la porta.

«ovvio che te lo farò sapere, il figlio è anche il tuo.»

Mentii, facendogli un sorriso, ma fortunatamente era troppo addormentato per accorgersi della mia bugia. 

Feci un mugolio spaventato, entrando nell’ascensore, avvolgendo le braccia al busto di Namjoon, tenendolo stretto a me il più possibile, quando l’ascensore iniziò a scendere.

Mi accarezzò la testa e sospirò triste, chinandosi a baciarmi la testa, canticchiando la canzoncina dell’ascensore.

“Domani vai a prendere Monie?”

Chiese, guardando il cellulare, sospirando e sollevandomi il mento con l’indice e il pollice, baciandomi le labbra un paio di volte.

“Certo, non lo lascio mica da solo”

Sussurrai, guardandolo negli occhi, appoggiando una mano sul suo petto, chiudendo gli occhi, quando si chinò a baciarmi ancora, facendomi sospirare.

Solo l’idea di non vederlo per una settimana, mi rendeva triste, mi sarebbe mancato tutto di lui, ogni minimo dettaglio, anche il suo rompere le mie cose per poi scusarsi ricomprandomele tutte, le sue mani, il suo profumo, le sue labbra, i suoi capelli, i suoi occhi e anche la sua mascella sporgente, che lui odia ma che a me piace tantissimo. 

Sospirai e sciolsi le braccia dal suo busto, uscendo dall’ascensore appena arrivammo ai parcheggi, dove ci aspettava il Van, con dentro già tutti gli altri, che sentivo gridare da fuori, per mio dispiacere. 

Hoseok appena ci vide uscire, gridò e iniziò a battere le mani sul vetro, ridendo e attirando l’attenzione di tutti gli altri, che si affacciarono alla finestra, salutandoci. 

Alzai una mano e sorrisi, avvicinandomi al Van, dove l’autista si premunì di aprire la porta, salutandomi con un leggero cenno del capo. 

Sorrisi cordiale ed entrai nel Van, guadagnandomi un sorriso e un grido da tutte, che si avvicinarono ad abbracciarmi, soprattutto Gi, che mi accarezzò anche la testa. 

Salutai tutti quanti e mi incamminai verso il fondo del Van, tenendo stretta la borsa al mio petto, sedendomi nel sedile dietro a quello di Jimin e Yon, che mi guardarono con un sorriso. 

«hey Diamond Yodongseng, come stai?»

Esclamò soddisfatto Jimin, facendomi sorridere soddisfatta, trovandolo davvero carino mentre parlava in inglese. Stava prendendo lezioni di inglese e faceva pratica con tutte noi, volendo sapere bene cosa dicesse.

«grazie per averlo chiesto, tu come stai?»

Chiesi in risposta e lui rimase con le labbra schiuse, guardandomi, non sapendo come rispondermi, ridendo e arrossendo poco dopo, affondando il viso nella spalla di Yon, che rise, scuotendo la testa.

«sta bene, grazie per averglielo chiesto, tu come stai?»

«un po’ triste.»

Sussurrai semplicemente, affacciandomi e guardando l’inizio del Van, vedendo Namjoon intento a parlare con l’autista, mettendosi probabilmente d’accordo per tutto il tragitto. 

Sussultai e mi tirai indietro, appena mi si parò davanti il viso di Tae, che rise poco dopo, prendendomi le guance e tirandole poco dopo, cercando di farmi ridere, cosa che riuscì a fare, dato che scoppiai a ridere, arricciando il naso. 

Si allontanò poco dopo, tornando al suo posto, rivolgendomi i pollici all’insù e lanciandosi sopra Hae-Won.

Mi voltai a guardare Namjoon, che si stava avvicinando al posto, mentre salutava tutti i suoi compagni, assieme alle altre ragazze, per poi buttarsi nel sedile di fianco al mio, prendendomi in braccio e mettendomi seduta sulle sue cosce, appoggiando la borsa nel sedile libero.

«certo che avete una fantasia nel farci sedere che mi sorprende...»

Esclamò Hyun-Jae, aprendo le braccia per indicare il nostro insieme di 14 persone, che eravamo sistemati tutti nello stesso modo, senza nessuna differenza. Mi morsi il labbro e iniziai a ridere, seguita da tutti gli altri, che mi guardarono felici, senza nemmeno prolungare il discorso. 

Mi sollevai leggermente sulle ginocchia e guardai nel sedile dietro al nostro, dalla parte opposta a noi, vedendo Iseul e Jin sbaciucchiarsi lì dietro, facendomi sorridere intenerita, feci un’occhiolino alla ragazza e lei arrossì, affondando il viso sulla spalla di Jin. 

«che c’è?»

Chiese Namjoon, voltandosi dietro di se e io gli presi il viso, rigirandolo verso di me, facendogli un sorriso dolce. 

«sono solo Jin e Iseul»

Dissi in un sussurro, mordendomi il labbro e sorridendogli cordiale poco dopo, volendo lasciare un po’ di privacy ai due ragazzi. 

«si stanno sbaciucchiando?»

Chiese, mettendomi una mano sulla schiena, spingendomi verso di lui, facendomi chinare in avanti, tanto che per non cadergli addosso, dovetti appoggiare le mani sulle sue spalle. Sospirai e allungai ancora il viso verso il suo, baciandogli ripetutamente le labbra, sorridendo felice quando lui mi spinse all’indietro, facendomi poggiare la schiena sul sedile di fianco al finestrino, facendo cadere la borsa a terra, che non si svuotò, fortunatamente. 

Avvolsi una mano dietro alla sua nuca e lo tenni premuto verso di me, approfondendo il nostro bacio, scivolando con le mani giù dal suo petto, accarezzandolo. Si staccò dalle mie labbra e affondò il viso nell’incavo del mio collo, accarezzandolo con la punta della lingua, facendomi rabbrividire. 

«Oppa dai...»

Sussurrai, mordendomi il labbro inferiore, guardando il soffitto del Van, che ora aveva iniziato a muoversi, uscendo dal parcheggio. 

Namjoon fece una risata e mi morse il collo, facendomi cacciare un grido e scalciare, per poi mettermi le mani dietro alla schiena, sollevandosi di scatto, facendomi risultare a cavalcioni su di lui. 

Allungai una mano verso Hea, che si trovava nel sedile adiacente al nostro e lei rise voltandosi verso di me, facendomi cenno di avvicinarmi. Lo feci, mantenendo una mano sul corpo di Namjoon e lei mi sbaciucchiò una guancia, tornando poi alla posizione iniziale, cioè in braccio a Suga, che mi salutò con un braccio, facendo uscire il suo sorriso gommoso. 

Suga mise un lieve broncio e guardò la ragazza su di se, lamentandosi del perché lei sbaciucchiasse me e non lui. Hea rise e scosse la testa, mettendo le mani dietro alla sua nuca, guardandolo negli occhi, strofinando il naso contro il suo, rispondendo che le mancavo e che un po’ di baci alla sua diamond yodongseng, doveva darglieli, ma che tutti i restanti sarebbero stati i suoi. 

Sussultai, sentendo una risata improvvisa e mi affacciai al corridoio del Van, vedendo Hae-Won con il viso penzolante fuori dal sedile, che rideva e si dimenava, cercando di sfuggire alle mani di Tae, che le facevano il solletico, mentre faceva dei piccoli versi infantili, ridendo poco dopo. 

Feci un piccolo sorriso malinconico e mi leccai le labbra, avvolgendo una mano dietro alla nuca di Namjoon, accarezzandogli i capelli. La nostra relazione è sempre stata molto tranquilla e non mi dispiaceva per niente, mi piace stare tranquilli ad abbracciarci e fare cose sul divano, ma mi mancava un po’ la parte del divertimento, sono sempre stata una ragazza molto attiva, sempre in movimento e anche Namjoon lo è, solo che molte volte è troppo stanco persino per fare degli stupidi giochini, che io trovavo fin troppo esilaranti, ma che mi piacevano tanto.

«facciamo un gioco!»

Gridò yon, saltellando sul bacino di Jimin, facendogli fare un verso infastidito, che portò la più piccola a scusarsi, mettendosi una mano sulle labbra, arrossendo.

«scusa Oppa...»

Sussurrò imbarazzata, chinandosi e lasciando un piccolo bacio sulle labbra a Jimin, che sospirò tranquillo, annuendo alle sue scuse, facendo un piccolo sorriso. 

«in cosa consiste?»

Chiese Iseul, spuntando dal sedile posteriore, leccandosi le labbra e guardandoci, guadagnandosi uno sguardo malizioso da tutti. 

«finita la sessione riproduttiva?»

Chiese hoseok, guadagnandosi uno schiaffo sulla nuca dalla ragazza, dopo di che mise un lieve broncio, incrociando le braccia. 

«ieri ho rivisto un intervista di voi sette, dove facevate delle suonerie per le vostre fan, le possiamo fare noi sette?»

Chiese Yon, entusiasta, battendo le mani e guardando noi sette ragazze

Hea annuì e sorrise, seguita da me e tutte le altre, che ebbero reazioni tutte diverse, c’è chi arrossì, poi chi si morse il labbro, accettando la situazione e poi c’era Hae-won, che rimase impassibile, guardando fisso tae negli occhi. 

«chi iniziava nel video, Yon?»

Chiesi, voltandosi verso di lei, sedendomi meglio su Namjoon, dandogli la schiena, per poter vedere meglio tutte.

«J-Hope»

Disse in risposta, indicando Hyun-Jae, toccandole una guancia con l’indice, e lei rise, scuotendo la testa, aggiustandosi la coda. 

«va bene, cosa faceva?»

«ragazzo più piccolo, quindi diceva Noona, tu devi dire Oppa. La frase che diremo sarà:

“Sono una brava bambina, solo se farò la cattiva potrai colpirmi.”

Non sembra difficile»

Esclamò, alzando le spalle, per poi sistemarsi meglio, chiedendo a Jimin se stesse comodo.

Tutte ripeterono le loro frasi e sospirai, quando arrivò il mio turno. Mi voltai verso Namjoon e mi toccai una guancia con l’indice, facendo un piccolo verso infantile, mettendo un lieve broncio, facendogli fare una piccola risata.

Assunsi un’espressione da bambina capricciosa e aggrottai le sopracciglia, incrociando le braccia al petto.

“Sono una brava bambina, solo se farò la cattiva potrai colpirmi”

Borbottai con voce infantile, guardando il ragazzo negli occhi, che si imbarazzò, mettendosi una mano sul viso e arrossendo, facendo una risata imbarazzata, mentre tutti gli altri ragazzi iniziarono a ridere di gusto, vedendolo imbarazzato. Tornai con la mia espressione iniziale e sorrisi, chinandomi verso namjoon, alzandogli il cappellino, baciandogli la fronte mentre rimaneva ancora con la mano sul viso.

«era un bell’aeygo?»

Chiesi al ragazzo e lui rise, sollevando il viso e appoggiandolo al poggia testa, annuendo e avvolgendo le braccia attorno al mio busto, spingendomi verso di lui. 

Finii di ascoltare le altre e poi sospirai, sbadigliando e appoggiando la guancia alla testa di Namjoon, mordendomi il labbro e facendo un piccolo occhiolino a Tae, che alzò e abbassò le sopracciglia, arricciando le labbra e sollevando gli occhi al cielo. Feci una piccola risata e lo imitai, facendolo scoppiare a ridere contro il petto di 

Hae-Won.

Tutte quante abbiamo un rapporto con i partner delle altre, ci stiamo tutti simpatici, ma io, personalmente e a detta di tutti, avevo un debole per Tae, che trovavo troppo adorabile, soprattutto per il suo modo di fare molto carino, sempre allegro e gentile con tutti. Sapevo che sul palco era provocante, ma quella parte la lasciavo alla sua ragazza, io dovevo pensare al mio ragazzo, dato che certo, ognuno di loro era attraente mentre ballava, ma nessuno mi faceva provare quello che sento con Namjoon. 

“Jagi?”

Chiese per l’appunto namjoon, sollevando il viso verso di me, facendomi chinare. Lui sorrise e mi appoggiò la testa sulla sua spalla, accarezzandomi la nuca.

“Ascoltiamo la musica?”

Chiese, mettendomi il telefono sul grembo, facendomi fare un piccolo sorriso, arrossendo.

Mi faceva sempre ascoltare le sue canzoni, perché sapeva che mi piacevano, quindi ogni tanto, mi chiedeva di ascoltare la musica con lui, solo per vedere la mia reazione alla sua voce.

Allungai una mano dietro di me e afferrai le cuffiette dalla borsa, collegando il Jack al cellulare, fortunatamente possedevo un iPhone 6, quindi non avevo bisogno di cambiare cuffie o di avere adattatori in giro, come namjoon.

Mi infilai una cuffia, porgendo l’altra al ragazzo, sbloccando il telefono e porgendoglielo, in modo che lui scegliesse la musica da mettere.

Feci una piccola risata e mi voltai verso di lui, sentendo le note iniziali di fire, che mi fece arrossire, dato che grazie a questa canzone ci siamo conosciuti barra rincontrati.

Il nostro incontro è stato...strano, essendo ballerine, siamo già conosciute in Corea, ma evidentemente i BTS non ci conoscevano, come noi a malapena conoscevamo loro. 

Sapevamo della loro esistenza, perché abbiamo fatto un video sulla loro canzone, Fire (appunto), e  lo avevano visto in un programma televisivo, che ci portarono in un vortice mediatico enorme, portandoci così a conoscerli per fare lavorativo. 

Se ora penso al nostro primo incontro mi fa così ridere, che una risata mi sfuggì anche ora, mentre ero persa nei pensieri.

   
 
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