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Autore: Gatto1967    26/05/2018    4 recensioni
Quante cose raccontano le mani su una persona?
Nell'anime Suor Maria spiega a Candy di aver capito la sua situazione dai Legan semplicemente guardandole le mani.
Cosa dicono le mani di Candy?
Cosa fanno capire su di lei e sulla sua vita?
Scopriamolo con questa breve one-shot.
Genere: Commedia, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Candice White Andrew (Candy)
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Casa Legan

 
La piccola Candy si fermò un istante dal suo lavoro. Era tutta la mattina che lavava i pavimenti e le scale dell’immensa casa dei Legan.
Neal e Iriza erano usciti per una passeggiata a cavallo e lei aveva ricevuto l’ordine dalla signora Legan di lustrare quegli stessi pavimenti che aveva già lustrato due giorni prima.
In quel mentre il portone d’ingresso alla villa si aprì e apparvero proprio loro: quei fratelli Legan che sembravano divertirsi un mondo a rovinarle le giornate.
Candy si avvide che i loro stivali da cavallerizzi era pieni di fango.
-No, non entrate!- disse istintivamente la bambina. Al che i due arroganti rampolli la squadrarono dall’alto al basso.
-Come ti permetti trovatella?!!!- gridò l’odioso Neal. –Questa è casa nostra e noi entriamo e usciamo quando ci pare e piace! E poi quando ti rivolgi a noi devi chiamarci signori! Quante volte dobbiamo dirtelo?!!!-
Candy abbassò lo sguardo trattenendo a stento le lacrime
-Mi scusi signor Legan… ho appena lavato il pavimento e allora…-
-Beh, lo rilaverai!- aggiunse con perfidia la “signorina” Iriza.
I due ragazzi entrarono in casa e si diressero verso le loro stanze sporcando e inzaccherando proprio lì dove capivano che Candy aveva appena pulito.
-Ma guarda che mani Neal! Ti sembra possibile che una bambina con certe mani possa diventare una vera signorina?-
Lo sguardo di Candy cadde sulle sue mani screpolate e segnate dal lavoro, prima di offuscarsi per le lacrime.
-Signorina? Lei?- disse il degno fratello di Iriza prima di prorompere in una perfida risata.
-No, una come lei può essere solo una serva.-
Poi i due Legan se ne andarono lasciando la bambina sola e in lacrime.
 
In quel mentre la Signora Legan arrivò dalla cucina, dove aveva dato disposizioni al cuoco.
-Cosa fai Candy!- la sua sgradevole voce fece sobbalzare la bambina
-Guarda che disastro! Batti la fiacca piccola?!!!-
-No signora Legan, adesso pulisco tutto.-
-Lo spero per te! Se fra mezz’ora non è tutto pulito non presentarti a pranzo, chiaro?!!!-
-Si signora Legan.-
Quando la signora Legan si allontanò Candy si guardò nuovamente le mani, e le vide sbiadite dalle lacrime che le riempivano gli occhi.

Sulla strada per Southampthon

 
Candy entrò nella locanda, e vi trovò una signora che la accolse sperando forse in una cliente.
-La prego signora, mi faccia lavorare, per un giorno soltanto.-
La signora la squadrò dall’alto al basso, forse insospettita dalla strana richiesta.
Vide che i suoi abiti seppure puliti, erano un po’ sgualciti. Vide che la ragazza aveva l’aria stanca, come se avesse camminato a lungo.
E poi vide le sue mani, non erano certo mani di una ragazza benestante e agiata!
- Hai detto che vuoi lavorare per un giorno soltanto?  Hai mai lavorato prima?-
-Si signora, ho fatto la cameriera molto tempo fa!-
-Va bene ragazza, vai pure in cucina: ci sono dei piatti da lavare.-
Candy si appoggiò allo stipite della porta, era troppo stanca.
-Ma tu stai male!-
-No signora! Sto benissimo!-
L’entusiasmo e l’energia di quella ragazza dalle mani così segnate dal lavoro colpirono la signora, e quando il giorno successivo Candy dovette andarsene, ne fu sinceramente dispiaciuta.
In quella bionda ragazza americana aveva rivisto se stessa.

Ospedale Saint Joseph

 
-Signorina Sbadatella!-
La voce della direttrice Mary Jane fece sobbalzare Candy che sbatté la testa sul carrello che stava pulendo e riordinando.
-Si signora direttrice!-
Rispose alzandosi in piedi e mettendosi quasi sull’attenti davanti alla burbera direttrice mentre due allieve infermiere di passaggio ridacchiavano sotto i baffi.
Candy aveva smesso subito di prendersela per quel soprannome, aveva capito perfettamente che la direttrice voleva solo spronarla a diventare un’infermiera più efficiente e meno sbadata sul lavoro.
-Ha finito di riordinare quel carrello?-
-Si signora direttrice.-
-Bene, allora raggiunga Flanny alla stanza 11. C’è da accudire una paziente.-
-Vado subito signora direttrice!-
Mentre Candy le passava vicino lo sguardo della direttrice cadde sulle sue mani.
-Signorina…-
-Si signora direttrice?-
-Niente… vada pure…-
Mentre la ragazza si allontanava la direttrice si soffermò sulle sue mani, mani che non sembravano appartenere a una ragazzina di sedici anni opulenta e viziata.
Ricordò le parole della lettera con cui la sua amica miss Pony le raccomandava la sua protetta: “…è una bravissima ragazza, abituata a lavorare sodo…”. Lì per lì aveva pensato che fossero parole un po’ smielate ma quelle mani dimostravano che miss Pony aveva detto la verità.
Represse a fatica una lacrima di commozione.

Molti anni dopo…

 
Candy si sentiva malinconica quel giorno. Fuori pioveva e la pioggia a volte la immalinconiva.
Aveva scritto sul suo diario fino a pochi minuti prima, e poi si era messa a spolverare lo scrittoio.
Lo sguardo le era caduto sulle mani e i ricordi erano riaffiorati prepotenti dai remoti recessi del suo cervello.
Ricordava la dolce Suor Maria che le spiegava come avesse capito la sua situazione dai Legan semplicemente guardandole le mani.
Ricordava come Anthony fosse rimasto male alla vista delle sue mani segnate e screpolate.
Ricordava la perfida Iriza che la derideva per le sue mani. Le sue parole taglienti come il vetro le risuonavano nel cervello: “Ma guarda che mani Neal! Ti sembra possibile che una bambina con certe mani possa diventare una vera signorina?”
Iriza… quanto tempo che non la vedeva e che non pensava a lei…
Perché fra tante cattiverie che quella diabolica ragazza le aveva detto e fatto, il suo cervello era andato a ripescare proprio quelle parole?
Stava ancora guardandosi le mani quando la voce di lui la fece trasalire.
Le corse incontro e lo abbracciò.
Lui l’aveva vista guardarsi le mani, e le prese fra le sue.
-Amore, ti ho mai detto che hai delle mani meravigliose?-
-Ma cosa dici? Guarda come sono ridotte…-
Lui le baciò delicatamente
-Sono mani pulite, oneste. Mani che hanno sempre dato e lavorato. Mani di cui devi sempre essere orgogliosa amore mio…-
Lei lasciò che le lacrime scorressero libere sulle sue guance e lo abbracciò.
   
 
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