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Autore: Thisastro    28/05/2018    1 recensioni
Siamo fragili.
Siamo il frutto di un'albicocca, siamo le spine di una rosa.
Siamo, semplicemente, noi.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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L’arte di essere fragili – una guida.
 
fràgile 
frà|gi|le
pronuncia: /ˈfraʤile/
aggettivo

1 che si rompe facilmente

2 che soccombe alle tentazioni

3 di persona cagionevole

4 inconsistente

5 caduco
 
 
Fragile è un aggettivo neutro, il che significa che è possibile utilizzarlo indistintamente senza concordanza femmine o maschile. La fragilità ci rende uguali, spezza le inibizioni e abbatte i muri di cemento armato costruiti dal sessismo.
Noi tutti siamo fragili in modi uguali e distinti; eppure il dizionario dà una definizione così scarna di questo termine. Sembra tenersi lontano, estraniarsi e prenderne le distanze. Nessun dizionario ti parlerà della fragilità umana, quella vera; il dizionario si limiterà a dirti che una persona fragile è una persona ‘cagionevole’, ‘inconsistente’, ‘che si rompe facilmente’.
La fragilità è un sorriso che facciamo. Un sorriso che si fa ed un sorriso che si guarda attentamente.
Un sorriso donato durante una conversazione amichevole, per strada, durante un colloquio di lavoro, in un messaggio dove scriviamo ‘AHAHAHAHA’ ma non ride nessuno.
La fragilità è un sorriso che ci guarda. Un sorriso onesto, sincero, puro; nel quale ci fondiamo e ne diventiamo parte. Il sorriso della persona che amiamo che ci guarda. Il sorriso di chi amiamo che si guarda intorno con stupore; che guarda la strada, un bambino che gioca, un pacco di gamberi surgelati mentre noi guardiamo loro che, sorridendo, splendono di luce propria. E splendi un po’ anche tu.
Siamo fragili; e vorremmo non esserlo.
Tutto è più facile quando si riesce a spegnersi e a diventare un corpo estraneo che sopravvive ma non vive davvero. È la prima regola di sopravvivenza nel mondo odierno.
Chi ha un cuore viene masticato e sputato via; è solo un pezzettino di insalata incastrato tra i molari che si tira via con uno stuzzicadenti per poi sputarlo.
Siamo il frutto di un’albicocca. La gente ci mangia finché può, si sazia della polpa succosa e colorata e se ne riempie lo stomaco; ma noi siamo il frutto.
Quelli che in pochi aprono con uno schiaccianoci per mangiarne quel piccolo semino all’interno. Noi siamo quello. Siamo quello che non tutti vedono, che non tutti hanno la voglia di aprire e di mangiare, perché sono sazi abbastanza da ciò che gustano all’esterno.
Ignari del fatto che con la giusta dedizione e cura, quel seme potrebbe dar vita ad un albero intero di albicocche arancioni e piene.
Siamo quel bel fiore piccolo dai lunghi petali che la gente strappa per strada per infilarlo tra i capelli per un paio d’ore e poi gettarlo, lasciandolo morire.
Chi ha intenzione di entrare nella vita di una persona fragile deve prendere atto del fatto che necessita cura, attenzioni.
Non entrare nella vita di un fiore, se sai di non poterlo innaffiare.
Per ornamento, esistono i fiori di plastica, quelli finti... come tante persone. Finte.
Per desiderare un fiore vero bisogna esserne all’altezza, bisogna avere la pazienza di coltivarlo e dargli le giuste attenzioni ogni giorno e non mollare se sta appassendo, piuttosto, aiutarlo.
Il mondo è un meccanismo perfetto che gira solo se aiutiamo a farlo girare.
Un Manager è nulla senza i suoi dipendenti ed i dipendenti sono nulla senza la clientela che permette loro di avere una stabilità economica e via dicendo.
Un fiore non nasce da solo. Un fiore nasce grazie ad un terreno fertile ed un terreno fertile non si fertilizza da solo.
Il frutto d’albicocca che getti via è quello che ha reso l’albicocca, tale. Non ti sarebbe passata la fame senza quel frutto. Pensaci.
Immagina una rosa. Una splendida rosa. Quella splendida rosa prima era solo un terriccio spoglio in un vasetto o prato qualsiasi. La rosa splendida che tu vedi, non è sempre stata tale. È stata resa tale da qualcuno che non ha mai smesso di credere in quella rosa. Pensi che non abbia rischiato di appassire? Se non è appassita, è solo grazie alle gentili cure di qualcuno.
Sii quella cura gentile, non essere un fiore di plastica.
Un fiore di plastica dura per sempre ma non profuma, non ti da la soddisfazione di sbocciare, di vederlo crescere.
Sii un fiore.
La fragilità è la stessa cosa.
Il fragile non va accantonato solo perché è difficile prendersene cura. Non sono le cose e le persone più difficili, forse, le più belle? Aiuta chi appassisce, non lasciarlo morire.
Le persone insicure e fragili sono i fiori che quando sbocceranno, saranno i più belli, che daranno più soddisfazioni.
Guarda la gente quante rose che regala, eppure hanno così tante spine.
Questo non ferma gli amanti dal regalarle.
Abbiamo le spine; ed è nostro compito amare e lasciarci prendere cura da chi decide di prenderci nonostante le spine, non da chi ce le taglia; perché una rosa senza spine, non è una rosa normale.
E forse pungeremo, involontariamente; ma è qui che l’amore si fa profondo.
Quando chi viene punto ci sorride e accarezza le spine dicendo ‘non fa niente’.
Siate l’eccezione, non la regola.
Siate la fragilità in mezzo ad un mondo di fiori di plastica. Apparentemente perfetti e duraturi, ma senza odori, senza soddisfazioni. Vuoti, duri, artefatti.
E amate; sempre.
Abbiate la delicatezza di perdonare, abbiate la fragilità di piangere e la forza di abbandonare l’orgoglio. Spogliatevi senza togliervi i vestiti, toglietevi i macigni dal cuore.
Abbiate la delicatezza e la fragilità di dare un’opportunità ad una rosa che vi ha punto.
Se la rosa vi ha punto è perché non l’avete sfiorata con cura.
Non gettate una rosa solo perché vi ha punto, non l’ha fatto di proposito.
Non gettate un errore solo perché vi ha ferito, amatelo, piuttosto.
Non accontentati di stare soli e neanche di stare con chiunque.
L’amore ci rende liberi, non schiavi.
Ditevi ‘mi manchi’ più spesso e state in silenzio di meno.
Si dice che non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire e che non c’è solitudine peggiore di chi decide di stare con chiunque, pur di non rimanere solo.
Non c’è solitudine peggiore di chi decide di rimanere solo. È questa la grande verità.
Forse siete abituati a stare soli, vi riempite le giornate di persone e risate rumorose pur di non pensare. Ma la mente è un meccanismo straordinario; anche nel chiasso più profondo, i pensieri faranno rumore. Se anche solo per un secondo durante la giornata, o in un sogno, avete pensato a qualcuno, non siete soli; vi state semplicemente forzando ad esserlo.
Concedete occasioni, tentativi, chance. Domani potrebbe essere troppo tardi.
Siate fragili per le cose giuste.
Siate fragili quando lasciate che una lacrima vi bagni la guancia, quando non avete paura di dire ‘mi hai fatto soffrire’ o ‘mi hai deluso’ o ‘non me l’aspettavo’.
Abbiate la fragilità di dire ‘non ce la faccio’ e di accettare di lasciarvi aiutare.
La fragilità di ammettere ogni sbaglio e rimediarvi.
Questo è il tipo di fragilità di cui il mondo ha bisogno.
Non siate duri, orgogliosi, freddi... il mondo è già abbastanza freddo così. Non contribuite. Cambiatelo, anzi.
Abbiate il coraggio di lasciarvi andare, di mollare il freno e premere sull’acceleratore. Senza frizione.
Trovate un lavoro onesto, convivete, sposatevi, fate figli o adottateli e date loro l’amore che non avete mai ricevuto e, se ne avete ricevuto, datene di più.
Donatevi senza restrizioni. Donarsi è l’investimento più bello che potreste mai fare.
Un sorriso, un abbraccio, un pasto caldo tornati a casa, valgono più di un portafoglio pieno.
Aspirate ad avere un cuore pieno.
Amate senza essere amati. Concedetevi questa fragilità.
E se durante queste poche righe, pur senza fare nomi, avete pensato alla vostra rosa con le spine, andate a prenderla. Non frenatevi, quella rosa è lì che vi aspetta.
Però, ditelo. Ditelo un ‘ti amo’ che, per amore, quello vero, non è mai morto nessuno.
 
Grazie.
   
 
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