Serie TV > Poldark
Segui la storia  |       
Autore: lady lina 77    28/05/2018    1 recensioni
"Hai ragione, non puoi più essere la mia serva" - disse Ross, decidendo quasi senza pensarci di sposarla.
E poi, cosa succede fra quella scena e il matrimonio fra Ross e Demelza nella Chiesetta di Sawle? Con un pò di fantasia ho cercato di riempire quel buco di trama che racconta i giorni che hanno portato, da una notte d'amore inaspettata, a un matrimonio riparatore che col tempo si rivelerà la miglior scelta della loro vita, dando inizio a un grande e travagliato amore.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Demelza Carne, Ross Poldark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

"Dovete venire in Chiesa e farmi da testimoni!".

Prudie e Jud, mezzi addormentati e buttati giù dal letto senza troppi fronzoli di mattino presto, guardarono Ross con aria spaesata. "Testimoni?" - chiesero, osservando lui vestito stranamente in maniera elegante e la piccola sguattera con indosso un delizioso abitino rosso.

Anche Ross guardò la sua futura sposa. Era davvero graziosa e quell'abito che aveva scelto, benché non fosse bianco, sembrata davvero perfetto per quella giornata. Era di buona fattura, non volgare né scollato e le conferiva una sagoma elegante e delicata. Aveva dei fiori fra i capelli e sembrava emozionata e allibita dal fatto che quel giorno fosse davvero arrivato. Nella mente di Ross ricomparvero le immagini di quella notte nel fienile e i momenti passati a fare appassionatamente l'amore con lei. E una strana ansia prese a martellargli nel petto, unita a una certa voglia di concludere tutta la parte burocratica e iniziare una vita da marito e moglie sotto la luce del sole. "Esatto, testimoni!" - disse ai due servi.

"Testimoni per cosa?" - chiese Jud grattandosi la testa.

"Per il mio matrimonio".

Jud e Prudie spalancarono gli occhi, sbiancarono in viso e lo guardarono come se fosse ammattito. "Matrimonio? Il vostro? E con chi vi sposate?".

Ross appoggiò la mano sulla spalla di Demelza che, in silenzio, se n'era stata in disparte. "Con lei".

Prudie squadrò la ragazza con aria ostile. "Con la ragazza? Ma non potete, è la vostra serva e fa tutti i mestieri in casa".

"Che ora farai tu al suo posto!" - tagliò corto Ross.

"Non è giusto, non è corretto, non è gentile!" - borbottò Jud.

Ross sbuffò, prendendo a braccetto Demelza. "Decidetevi, avete due alternative per la giornata: o venite in Chiesa e ci fate da testimoni, oppure rimarrete quì a vangare e a togliere l'erbaccia da tutto il prato a sud di Nampara".

Jud lo guardò in cagnesco. "Venire in Chiesa è meno faticoso di vangare un prato".

Prudie ci pensò su. "Esatto".

E alla fine Ross e Demelza ebbero i loro due testimoni che accettarono più per convenienza che per effettivo entusiasmo. Ma in fondo, per un matrimonio senza fronzoli, due testimoni improvvisati andavano più che bene.


...


Durante la cerimonia, era stato impettito e quasi non aveva respirato. Aveva persino faticato a guardare Demelza in viso e si sentiva preda di tantissime emozioni. Paura, dubbio di essere un idiota e assoluto vuoto sul suo futuro.

Ecco, questo era quello che succedeva quando ci si sposava per le motivazioni sbagliate...

Di tanto in tanto sbirciava Demelza che, smarrita quanto lui, lo guardava con l'espressione eloquente di chi, con lo sguardo, gli ricorda che tutta quella faccenda era stata un'idea sua...

E quando lei lo guardava così, abbassava lo sguardo perché sapeva che era vero e che quindi ora non poteva permettersi di avere ripensamenti e di sentirsi un idiota. Anche perché, ripensando a quella notte appena passata, non vedeva l'ora di stringere di nuovo fra le braccia Demelza per fare l'amore con lei. Era una valente lavoratrice, una preziosa presenza a Nampara e ora, pian piano, stava diventando una preziosa compagna anche per lui. Non voleva rinunciare a lei, non voleva che finisse quanto iniziato fra loro e sapeva di non poterne più fare a meno, ormai.

Certo, non era come sposare Elizabeth, quella sarebbe stata la sua massima gioia e aspirazione, ma il destino ci aveva messo lo zampino. E ora, in un certo senso, voleva anche Demelza. Andavano d'accordo, c'era intesa sessuale fra loro, attrazione e un buon spirito di squadra e quindi quel matrimonio che non nasceva sotto i migliori auspici, forse sarebbe stato migliore di molti altri matrimoni combinati.

Jud e Prudie li avevano guardati con la faccia da ebete per tutta la cerimonia, il prete lo aveva fissato in cagnesco e Demelza aveva tenuto gli occhi bassi per tutto il tempo. E in questo quadretto idilliaco, quel 24 giugno 1787 erano diventati marito e moglie.

Aveva provato una specie di brivido quando le aveva messo la fede al dito, ma non sapeva dire se fosse un brivido bello o un brivido di paura... Forse entrambi, forse era altro, forse avrebbe scoperto il senso di tutto quello che gli stava accadendo, un giorno.

Finita la cerimonia, pronunciati i riti e baciata frettolosamente la sposa, Ross decise che si poteva anche tornare a Nampara e riprendere la vita di sempre.

Era un matrimonio povero, senza fronzoli né invitati, si sentiva in imbarazzo e voleva solo tornare a fare le solite cose per acquietare la sua mente.

Adesso era Ross Poldark, marito di Demelza Carne che era stata fino a poche ore prima la sua sguattera. Ogni sua decisione, ogni suo passo, ogni suo pensiero, da quel giorno avrebbero dovuto includere lei.

Questo faceva paura.

Questo era il matrimonio...

Tornarono a casa col carretto e nessuno dei quattro fiatò. Demelza, durante il tragitto, giocherellò con il suo bouquet, lui finse di guardare con attenzione i campi e i due servi borbottarono fra loro che un matrimonio senza nemmeno un goccio di rum per brindare, non era un vero matrimonio.

Quando giunsero a Nampara, era passato da poco il mezzogiorno. Ross avrebbe voluto scappare in miniera per stemperare la tensione picconando la roccia ma, immaginava, non fosse una cosa cavalleresca da fare. Si era sposato e il minimo che poteva fare era prendersi cura di sua moglie e cercare di abbattere quel muro di imbarazzo che si era creato nelle ultime ore. Non ce n'era motivo e il suo rapporto con Demelza, da sempre sereno e sbarazzino, non doveva assolutamente incanalarsi in quella direzione.

La guardò, era graziosa, giovane e forse più spaesata di lui. Ed ora era sua moglie... Quella ragazzina vestita di rosso sarebbe stata la compagna della sua vita, la sua amante, la madre dei suoi figli e forse la sua confidente. E l'amore? Sarebbe stato amore, un giorno?

Per la prima volta, sperò di sì. Desiderava essere amato e desiderava amare. E se il suo primo amore era andato lontano e aveva tradito ogni voto e promessa formulata, perché non impegnarsi per costruire una nuova, bella storia?

Prudie e Jud scesero dal carro e fecero per entrare in casa, ma Ross decise che non ce li voleva per il momento. "Voi, che avete intenzione di fare?".

"Entrare e brindare con del buon Porto" – rispose Prudie con sfacciataggine.

"Il mio Porto?" - puntualizzò Ross, ponendo una domanda dalla risposta ovvia.

Jud allargò le braccia. "Il matrimonio è vostro e si brinda col vostro vino. E' la tradizione".

Ross annuì e sorrise con fare maligno, prendendo Demelza per mano. "Sì, buona idea, le tradizioni vanno sempre rispettate. Ed è quello che faremo io e mia moglie, grazie per il suggerimento. In quanto a voi due..." - sussurrò, avvicinandosi a loro di alcuni passi – "Il prato sud e le sue erbacce vi aspettano".

Prudie spalancò gli occhi. "Giuda, avevate detto che il lavoro da testimoni ci avrebbe esentato da...".

Ross annuì. "Sì, vero! Intendevo che eravate esentati per questa mattina. Ma ora è quasi pomeriggio, le erbacce non sono sparite per magia e il lavoro di toglierle è vostro".

"Non è giusto, non è gentile, non è umano!" - borbottò Jud, prendendo la vanga con fare stizzito. E poi, con Prudie, entrambi ciabattando col loro passo sgraziato, se ne andarono nei campi guardandoli in cagnesco.

Demelza rise, forse per la prima volta nella giornata. "Mi dispiace un pò per loro. Jud ha ragione, non è stato molto onesto".

Non era d'accordo con lei e non gli andava di avere attorno i due servi nelle prime ore del loro matrimonio. "Non è onesto far lavorare chi paghiamo per farlo?".

Lei lo guardò divertita. "No... Ma...".

Le strinse la mano, attirandola a se e verso l'uscio di casa. "Bevono a sbaffo il mio vino da anni, godono di vitto e alloggio gratuito e sono due fannulloni che chiunque, a parte mio padre che li considerava amici, avrebbe licenziato dopo due giorni. E mi sento assolutamente a posto con la coscienza, nei loro confronti".

"Sir".

Ross la guardò storto. "No, basta Sir! Ora sei mia moglie, devi chiamarmi Ross".

Demelza arrossì. "Si lo so, è che ancora mi sbaglio, certe volte. Mi sbaglierò anche nei prossimi giorni, ogni tanto".

Le accarezzò la guancia, era ancora tanto giovane e innocente, dopo tutto...

Sentì nuovamente un brivido quando la fece entrare in casa e appena furono nello studio, la invitò a sedersi alla scrivania, versando per lei del vino in un bicchiere. "Su, Jud e Prudie avevano ragione. Dovremmo brindare, no?".

Demelza lo guardò indecisa. "Vuoi farlo?".

"Sì, certo".

Lei appoggiò le labbra al bicchiere, titubante. Ma non bevve, non subito. "Non mi è mai stato permesso, prima d'ora, di bere alcolici. Nemmeno quì mi è mai stato permesso".

Ross poggiò la mano sulla sua, che reggeva il bicchiere, coprendola. "Ora sei mia moglie, sei la padrona di casa e sei abbastanza grande per berne, quando ti va". Le poggiò il bicchiere alle labbra, facendone fuoriuscire delle gocce di vino che le scivolarono in bocca.

E quel semplice gesto delle sue labbra che si schiudevano, lo riempì di desiderio perché Demelza era giovane, delicata, ma aveva in se qualcosa che lo attraeva e irretiva. Lei riusciva a sedurlo senza accorgersene e questo era un aspetto di sua moglie che adorava. Non c'era malizia in lei, non c'erano secondi fini. Demelza era semplicemente così...

Lasciò la sua mano, lasciando che bevesse da sola. E lui fece altrettanto, gustando il sapore agre e forte del Porto. Bevve in un sorso, non aveva voglia di vino in quel momento.

Aveva solo voglia di lei ed ora erano marito e moglie, ora non stava più trasgredendo alcuna regola.

Demelza bevve alcuni sorsi, poi tossì. "Giuda, è fortissimo!".

Per un attimo la tensione in lui si allentò e rise, a quell'esclamazione. "Ti ci abituerai".

Si guardarono negli occhi e scoppiarono a ridere entrambi. E Ross le sfiorò la vita, attirandola a se e baciandola.

Si sentiva felice, in quel momento...

Le sue labbra avevano il sapore del vino e i suoi capelli profumavano dei fiori con cui li aveva agghindati per il matrimonio. Si sentiva come ipnotizzato e per un attimo si chiese se anche con Elizabeth avrebbe provato la stessa passione. Ma fu un attimo perché anche lui capiva che in quel momento non c'era posto per Elizabeth nella sua mente e nei suoi pensieri.

Intensificò il bacio, affondò la mano fra i capelli rossi di Demelza e poi, con le labbra, sfiorò il suo mento e il suo collo. "Sei bellissima con questo vestito. Sei bellissima con questi fiori fra i capelli. E voglio fare l'amore con te. Di nuovo. Adesso..." - sussurrò.

Lei si abbandonò contro di lui, lasciando che le sue labbra le tormentassero la pelle. "Ross" – bisbigliò, col fiato corto.

La prese fra le braccia, la loro prima volta da sposati non poteva consumarsi su una scrivania. Demelza ora era la signora di Nampara e la sua camera sarebbe stata quella padronale. "Non quì" – le disse, nell'orecchio.

"Dove?".

Le sorrise dolcemente, dandole un nuovo soffice bacio sulle labbra. "Nella nostra stanza. Ora è davvero nostra, Prudie e Jud sono lontani e nessuno potrà disturbarci".

Lei si rannicchiò contro il suo petto e lui decise che sarebbe stato un galante marito, impeccabile, in quel primo giorno del loro matrimonio. La tenne in braccio, era leggerissima, salì le scale ed entrò in camera, adagiandola delicatamente sul letto.

Il sole penetrava dalla finestra, donando un alone dorato all'ambiente e facendo risplendere quei capelli rossi tanto selvaggi quanto magnetici. "Sei mia moglie, ora" – le sussurrò, accarezzandole la guancia.

Lei si guardò attorno, forse spaventata di trovarsi lì e realizzare che era tutto vero. "Sì. E mi chiedo se riuscirò mai ad abituarmi".

"Spero di sì".

"Ross? Sei pentito?".

"Di cosa?".

"Di averlo fatto davvero?".

Scosse la testa, voleva rassicurarla su questo. No, non era affatto pentito e anche se immaginava le chiacchiere e le voci che sarebbero seguite appena si fosse saputo, si rese conto che non gli importava niente. "Ho fatto la cosa giusta. E fare la cosa giusta è sempre la strada migliore. Ti abituerai ad essere mia moglie e un giorno, magari quello di un nostro futuro anniversario, ripensando ad oggi forse riderai di tutte queste paure e dubbi. Forse lo farò anche io, chissà...".

Lei gli accarezzò la guancia, sembrava volergli dire qualcosa, glielo leggeva dall'espressione. Tuttavia rimase zitta.

"Demelza, che c'è?".

"Niente, assolutamente niente".

Mentiva, c'era qualcosa. "A un marito si dovrebbe dire tutto. A me puoi dire tutto".

Demelza scosse la testa, quasi fosse stupita dai suoi stessi pensieri. "Niente di eccezionale. Mi chiedevo solo se in un nostro futuro anniversario, oltre a ridere, tu...".

"Cosa?".

La sua giovane sposa si morse il labbro. "E' stupido anche solo pensarlo. Non mi va di dirlo, ora".

"Va bene, allora me lo dirai un'altra volta...".

"Sì, un'altra volta" – tagliò corto lei.

La baciò, decidendo che avrebbero rimandato quella faccenda a un momento migliore e non troppo lontano. Ora c'era altro che desiderava, a cui pensava... "Lo voglio ancora, Demelza".

"Cosa?".

"Quello che volevo poco fa, nel mio studio".

Lei rise, capendo al volo cosa intendesse. Fece scorrere le sue braccia esili attorno al suo collo, lo attirò a se e lo baciò lentamente, facendolo impazzire di desiderio.

La spinse delicatamente sul materasso, si stese su di lei, non riusciva più ad aspettare.

La accarezzò a lungo, la baciò su quel corpo giovane e fresco e per la prima volta, da marito e moglie, fecero appassiontamente l'amore in quella stanza che, da quel giorno e per sempre, sarebbe stata la loro.

La prima, di una lunga serie...

Nessuno dei due lo poteva ancora sapere, ma quel matrimonio tanto strambo e pieno di dubbi, sarebbe diventato per entrambi, pian piano, la loro ragione di vita.


  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Poldark / Vai alla pagina dell'autore: lady lina 77