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Autore: IamNotPrinceHamlet    29/05/2018    2 recensioni
Seattle, 1990. Angela Pacifico, detta Angie, è una quasi 18enne italoamericana, appassionata di film, musica e cartoni animati. Timida e imbranata, sopravvive grazie a cinismo e ironia, che non risparmia nemmeno a sé stessa. Si trasferisce nell'Emerald City per frequentare il college, ma l'incontro con una ragazza apparentemente molto diversa da lei le cambia la vita: si ritrova catapultata nel bel mezzo della scena musicale più interessante, eterogenea e folle del momento, ma soprattutto trova nuovi bizzarri amici. E non solo.
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nel capitolo precedente: Eddie rimane affascinato da Angie in discoteca, balla con lei e sta quasi per baciarla, ma viene interrotto da Mike Starr che vuole ballare con la ragazza. Jerry s'incazza per le libertà che il bassista si prende con Angie, i suoi compagni di band cercano di calmarlo e Starr gli dice che non è interessato alla ragazza e che lo fa solo per stuzzicarlo un po’. Jerry poi ha un incontro chiarificatore con Eddie, che confessa il suo interesse per Angie, e i due optano per una specie di tregua, evitando di parlare di lei in generale. I ragazzi che hanno perso la scommessa si esibiscono come Village People mandando la folla del locale in visibilio. Il giorno dopo Eddie e Angie giocano e scherzano in spiaggia, Eddie scopre che l'amica di Angie arriverà nel pomeriggio e un po’ gli dispiace perché avrebbe voluto altro tempo da solo con lei. I due incontrano Mitch, Michelle, la vecchia amica di Eddie e Angie è quasi intimidita dalla sua bellezza. Mitch gli propone di fare surf con lei, ma Vedder preferisce stare con Angie.

“Ok, allora vado?”

“Sì, Eddie… per la terza volta, vai pure tranquillo. Ti prometto che non daremo fuoco a casa tua” Angie seduta accanto a me sul divano alza gli occhi al cielo per poi indirizzarli di nuovo al ragazzo appoggiato allo stipite della porta.

“Ahah ma no, non è per quello. E’ che… beh, mi spiace dovervi lasciare da sole…” che carino a includere anche me, anche se almeno due terzi delle persone qui presenti sanno benissimo per chi gli dispiace di più.

“Non ti preoccupare, io e Angie non ci vediamo da Natale, abbiamo un sacco di cose da raccontarci. Io ci metterò un attimo, ma come sai la nostra amica qui ha bisogno di un po’ di incoraggiamento, quindi tireremo tranquillamente fino a stasera” so già che dovrò torturarla questa stronza per farle dire qualcosa. Dopo aver visto come stava a Natale, e a giudicare dalle nostre telefonate da allora, mi aspettavo di trovare la solita Angie disperata e inconsolabile da dover tirare su, invece vedo che si è tirata su da sola stavolta. Beh, da sola

“Giusto, vorrete anche stare un po’ tra di voi, giustamente. Beh, allora vado” sì Eddie, grazie davvero, sei dolcissimo, ma ho bisogno di stare da sola con la mia migliore amica a parlare e sparlare di tutto e tutti. Anche di te.

“Vai a fare il soundcheck, Eddie, ce la caveremo” ribadisce Angie coprendo con un tovagliolo la torta al cioccolato fatta da lei, o meglio, la metà rimasta dopo il nostro passaggio. La mette già via?

“Ho già avvisato Craig comunque”

“Quanta fiducia riponi nei nostri confronti!”

“Passerà per le otto a prendervi. O a scortarvi fino al Winter’s, dipende se prendete la macchina di Dina o no”

“Sì dai, andiamo con la mia, così poi torno direttamente a Los Angeles”

“Se ce la fai, se no ti ho già detto che puoi rimanere a dormire qui, non c'è problema”

“Grazie Eddie, vediamo come si sviluppa la serata. Se sarò stravolta accetterò volentieri il tuo invito” spero di non doverlo accettare, non perché non mi faccia piacere l'ospitalità di Eddie, ma perché ho come la sensazione che mi sentirei un po’ di troppo.

“Dopo il concerto i miei amici hanno organizzato una specie di festicciola in spiaggia, credo che il mio invito ti tornerà molto utile”

“Non me l'avevi detto” osserva Angie stupita.

“Oh. Beh, sorpresa!” Eddie allarga le braccia e il sorriso rimettendo brevemente piede all'interno del soggiorno.

“Non è più una sorpresa adesso” continua lei con sguardo torvo.

“Con Craig e gli altri, tutto è una sorpresa. Dai, adesso vado”

“Vattene, Eddie” scherza Angie lanciandogli un cuscino del divano.

“Ci vediamo più tardi al club”

“Ciao e grazie per il giro turistico. E per lo zucchero filato!” cazzo se era buono, i miei ringraziamenti sono super-sinceri.

“Di nulla, dopo le montagne russe, è d'obbligo. Ciao ragazze, a stasera”

Non appena Eddie esce chiudendo la porta dietro di sé, Angie si alza e purtroppo porta via il piatto con la torta dal tavolino e da me.

“Sono stravolta, mi sa che fino a stasera mi faccio un pisolino” la mia amica torna stiracchiandosi verso il divano e si lascia cadere giù mollemente. Non credo proprio.

“Non mi avevi detto che hai un cucciolo nuovo”

“Cucciolo?” mi guarda con sospetto.

“Sì”

“Cosa te lo fa pensare, non ho cani a Seattle” non ha la minima idea di che diavolo sto dicendo, ma mi sembra di vederli gli ingranaggi del suo cervello che cercano di capire dove voglio arrivare.

“Non parlo di cani, ma di un altra specie animale…”

“Eh?”

“Per scodinzolare scodinzola eh, ti fa anche le le feste, ma è una bestia un po’ diversa”

“Di che cazzo stai parlando?”

“Ma sì, dai, quella che cammina su due zampe… che obbedisce ai comandi della regina, ti fa gli occhioni dolci e ti tiene la mano sulle giostre più paurose”

“Tu non sei normale” scuote la testa e non mi guarda negli occhi.

“Parlo del cucciolotto che è appena uscito da quella porta”

“Sì, a questo punto l'avevo capito, grazie”

“Com'è che non me ne hai parlato?”

“Sì che te ne ho parlato! Ti ho anche invitata qui a vedere il suo concerto”

“Mi hai detto che era un tuo amico, non un tuo… amico

“Non ho capito”

“Non mi hai detto che era un tuo amico” accompagno questa volta la mia allusione con un paio di alzate di sopracciglia ammiccanti.

“Continuo a non capire”

Amico” ripeto con un occhiolino gigante.

“Certo che è un amico, non ti seguo”

“Angie, vai a fare in culo, mi segui benissimo: AMICO!” insisto, stavolta con delle virgolette manuali.

“E’ un amico, senza queste… cose!” ribatte scimmiottando le virgole.

“Perché? Non ti piace? Non mi sembra male come esemplare”

“La smetti di parlare di Eddie come se fosse un capo di bestiame?” mi rimprovera, sicuramente punta nel vivo.

“Scusa. Un bel puledro?”

“Dina!”

“Va beh, quel che è. Come mai non ti piace?”

“Non ho detto questo”

“Allora ti piace!”

“Non ho detto neanche questo”

“Sì ok, tanto non ho bisogno che mi dici niente, ho già capito tutto”

“Ecco, sai tutto tu, quindi parliamo d'altro” Angie incrocia le gambe sul divano e mette il muso, chiaro segno che devo allentare un po’ la presa.

“D'accordo. Parliamo di Sean: il sirenetto ha mandato le foto anche a te?”

“Ti riferisci a quelle con la giacchetta di alghe o alle foto dove fa le imitazioni delle mante che ha in mano prima di ributtarle in mare?” il broncio si trasforma nel suo solito sorriso beffardo.

“Non mi dire che non ti ha mandato quella in bikini?!”

“Certo che me l'ha mandata, avevo solo scelto di rimuoverla dalla mia memoria. Grazie per avermela ricordata”

“Quel cazzone si sta diverteno un mondo. Alla faccia nostra”

“Deve controbilanciare per l'altro cazzone, che ora è diventato una persona seria” Angie ride mentre fa riferimento alla sconvolgente trasformazione di quel disadattato di Richard.

“A Natale non si è neanche ubriacato, mi ha fatto quasi paura”

“Non è neanche andato in giro a prendere a sassate le decorazioni”

“Non è nemmeno andato al centro commerciale a dire ai bambini in fila per la foto con Babbo Natale che quello era un impostore”

“Eeeh l'amore l'ha cambiato” si porta le mani sul cuore e sbatte le palpebre pensando di far ridere. Come se non avesse fatto gli stessi occhi da cerbiatto a Eddie fino cinque minuti fa.

“E com'è che tu invece sei sempre la stessa?”

“Anche tu sei sempre la stessa rompicoglioni, ancora single?”

“Sì, ma per scelta. Insomma, ho appena iniziato il college, voglio guardarmi attorno. Soprattutto adesso che ho più scelta” in diciotto anni di vita ho avuto una ragazza, va beh, una e mezzo, ho il diritto di recuperare, no?

“L'analogia con la fiera del bestiame continua”

“Guarda che è vero, vuoi mettere la popolazione di Boise con quella di Los Angeles? E’ la legge dei grandi numeri. E poi le ragazze, ma anche i ragazzi… insomma, gli studenti sono tutti lontani da casa, in un contesto di più ampio respiro, più aperti agli stimoli culturali e meno inibiti dai preconcetti di provincia” a Boise è più facile trovare un sicario che una lesbica, non perché non ce ne siano, ma perché sono ben nascoste.

“Vuoi dire che ci sono più gay dichiarati?”

“E bisessuali. E anche solo curiosi. E se c'è da aiutare a soddisfare la curiosità, non sono certo il tipo che si tira indietro”

“Però nessuna ragazza speciale”

“Non ho fretta, mia cara. Tu invece mi sembri già sulla buona strada”

“Va beh, vediamo che c'è in tv”

**

“Iniziamo tra quindici minuti, dove cazzo eravate?” un tipo con dei lunghi capelli castani parzialmente raccolti in una codina in cima alla testa ci viene incontro con fare minaccioso non appena raggiungiamo il backstage.

“Grazie per la calorosa accoglienza, Stone. Questa è la mia amica Dina. Dì, questo è Stone Gossard, suona la chitarra e sì, è il suo vero nome” Angie si mette letteralmente in mezzo tra me e il tizio con la chitarra a tracolla.

“Piacere. Comunque non è colpa nostra, ma di quelli, che non ci volevano fare passare” preciso indicando quelli della security.

“Ma non c'eri tu con loro? Vado a dirgli due parole, e sì che li avevo avvertiti” il cavaliere senza macchia e senza paura che risponde al nome di Eddie si rivolge al suo amico che ci ha accompagnate, poi si lancia verso i buttafuori per andare a dirgli non si sa bene cosa.

“Ma sì, adesso siamo qui, chi se ne frega!” cerco di stemperare la tensione che guardando le facce degli altri musicisti mi sembra palpabile e non so se sia dovuta effetivamente al nostro ritardo, all'emozione per il concerto imminente o al fatto che quello che apparentemente è il leader della band abbia le palle girate.

“Mi sono fermato un attimo a parlare con Diego al bar e ho detto alle ragazze di iniziare ad andare, non pensavo le rimbalzassero” si giustifica Craig non si sa bene con chi, non con Eddie che è sparito chissà dove.

“Va beh, non è successo niente. E perdona la brusca presentazione, io sono Jeff” un ragazzone sul metro e novanta con gli occhi buoni e uno strano cappello mi da la mano e ricordando i discorsi di oggi lo riconosco come il coinquilino di Eddie a Seattle. A mano a mano si presentano anche gli altri due componenti della band, i roadies e il cantante degli Alice in Chains che individuo subito perché l'ho visto in un paio di video.

“Comunque è anche un po’ colpa di Angie e della sua bellissima amica, mi hanno trattenuto a casa di Eddie per farmi assaggiare una torta. Non potevo dire di no a queste dolci fanciulle” continua Craig mettendomi un braccio sospetto attorno alle spalle.

“E dov'è questa torta? Non ce ne hai portato neanche un pezzo?” frigna il chitarrista, Mike “Scommetto che era al cioccolato”

“In effetti sì” confermo io spezzandogli praticamente il cuore.

“Ho capito che la mia torta l'hanno mangiata tutti eh?” Eddie rispunta alle nostre spalle, più precisamente dietro all'orecchio di Angie, con una birra in mano.

“Ce n'è ancora, tranquillo” lei lo rassicura con un paio di pacche sulla spalla e lui gli offre una seconda bottiglia spuntata da chissà dove.

“Sicuri che non ci buttano tutti fuori dal locale se ci scoprono a bere?” non voglio fare la guastafeste di turno, mi accerto semplicemente della situazione onde evitare casini.

“Nah, tranquilla, qui non ti chiedono i documenti,” mi rassicura Craig, che ancora non ha mollato la presa, anzi, stringe un pelo di più “e poi sei con me, sei al sicuro”

“Sono gay” ho imparato che in questi casi è meglio spegnere tutto sul nascere. Tra l'altro proprio mentre lo dico scende il silenzio nel gruppetto, perfino la musica tace per quei due secondi. Meglio, così non dovrò ripetermi.

“Ok. Puoi bere con me anche se sei gay?” Craig fa finta di niente, ma si capisce che un po’ ci è rimasto male, anche se prende il tutto con filosofia.

“Ahah sì, nessuna legge gay lo vieta”

“Perfetto, andiamo cara!” Craig mi spinge in un corridoio e tutti ci seguono. Vedo un piccolo gruppetto di tre, quattro persone intente a chiacchierare davanti a una porta. Una è una ragazza molto alta con gli occhiali e dei rasta biondi lunghissimi. Per un attimo capisco come si sente Angie il 90% del tempo. Gli altri sono ragazzi, un biondo e due coi capelli scuri.

“Ehi Jerry, Stone ucciderebbe per quel gilet, dove l'hai preso?” Angie fa una battuta sulla mise del biondo, che oltre al gilet multicolor indossa una calzamaglia rossa e degli shorts bianchi con dei teschi sopra. E io che già pensavo di aver osato troppo con l'accostamento gonnellina scozzese e t-shirt della Sirenetta. Ma l'abbigliamento non è la cosa che cattura maggiormente la mia attenzione, infatti è il nome del ragazzo a farmi drizzare le antenne: Jerry?

“Io sono proprio qui comunque” Stone protesta sentendosi chiamato in causa e dopo aver lanciato un'occhiata alla faccia apparentemente scazzata, ma in realtà divertita del chitarrista, torno a esaminare meglio quella di Jerry. Sì, è quel Jerry.

“Me l'ha fatto Sean a mano! Tu ora lo vedi come un rozzo batterista brutto e cattivo, ma in realtà è un mago con l'uncinetto” risponde la merda indicando uno dei suoi interlocutori

“Ehi! Non sono per niente cattivo io!” ribatte il diretto interessato asciugandosi delle lacrime invisibili dagli occhi.

“Ecco, l'hai fatto piangere, sei contento ora?” Angie rimprovera Jerry per scherzo e io sono sempre più basita. L'amico l'avrà fatto piangere per scherzo, ma di male a te ne ha fatto davvero, come fai a essere così disinvolta?

Dopo il siparietto in cui Angie e l'amazzone bionda porgono fazzolettini di carta a Sean, si dà il via a un altro giro di presentazioni e non posso fare a meno di stare a denti stretti quando è il turno di stringere la mano proprio a Jerry. Dalle mani dello stronzo ricevo una birra, che procede poi a stappare con l'aiuto di un portachiavi estratto dalla tasca. Anche il mio grazie non è esattamente sentito. L'avrà capito subito che so tutto.

“Perché gli rivolgi la parola?” chiedo ad Angie nel momento in cui siamo sole, a prendere i posti migliori in prima fila, con grande rammarico di lei che avrebbe preferito stare più defilata. Sono riuscita però a convincerla con il pretesto di poter fare foto migliori.

“A chi?”

“A Jerry? Come fai a parlarci? Come fanno tutti quanti? Dopo che ha fatto lo stronzo con te” ci piazziamo proprio davanti al palco, che praticamente è alto quanto Angie.

“Beh, per gli altri è molto facile: non lo sanno” risponde con un'alzata di spalle. Tipico di Angie, sia le spallucce che i segreti.

“Come non lo sanno?”

“Diciamo che abbiamo tenuto un basso profilo”

“Cioè, nessuno sa che stavate assieme?”

“Tranne Eddie e Mike” rivela girando le spalle al palco non appena la musica in diffusione si fa più alta, in modo da poter comunicare meglio.

“E com'è che Eddie non gli ha spaccato la faccia? O l'ha fatto?” non può averci fatto un tour assieme senza una bella scazzotata.

“No, non l'ha fatto”

“Perché gliel'avrai impedito tu, se no non si spiega”

“Io non ho… beh, ecco, ora che mi ci fai pensare, tecnicamente sì” Angie si blocca a metà pensiero e come al solito avevo ragione.

“Lo dicevo io”

“Comunque è facile anche per me, ormai è acqua passata. Cioè, non fraintendermi, non è che non sono più incazzata, però…”

“Però adesso c'è il nuovo puledro, quindi sticazzi, giusto?” se la motivazione è questa, non posso che concordare, buon per te sorella! Anche se mi sta sul culo che quello lì la passi liscia.

“Sei una cretina” sentenzia senza guardarmi, rivolgendo lo sguardo alla gente che pian piano si sta assiepando accanto a noi sotto al palco.

“Sei tu la cretina e non serve che ti spieghi perché, giusto?” il tono è serio, non perché mi sia offesa o cose del genere. Questa cretina la conosco da quando eravamo bambine e se non le tento tutte per aprirle gli occhi ogni volta non sono contenta.

“Io non… non mi voglio illudere” ammette lei, molto concentrata sul pavimento del locale, e si vede che le costa una gran fatica.

“Di illusioni io non ne ho viste da quando sono qui, solo segnali tangibili. Segnali grandi come una casa, Angie”

“A volte le illusioni sono così forti da sembrare vere”

“Però vale la pena correrlo il rischio, a volte, te lo assicuro”

“Ha un'ex ragazza” se ne esce dopo un po’, quando ormai pensavo di aver avuto l'ultima parola.

“E allora? Lo perseguita? Ha minacciato di ucciderti?”

“No no. E’ solo che… credo si stia avvicinando a me perché gli manca lei. Io non la conosco, potrebbe anche essere qui adesso” si guarda attorno come se cercasse questa fantomatica ex, che per Angie è uno spauracchio ideale, così da non affrontare le sue vere insicurezze.

“Oh sì, gli manca così tanto che non ne ha fatto il minimo cenno da oggi pomeriggio”

“Che c'entra, è un tipo riservato, non parla dei cazzi suoi”

“Senti, io non so un cazzo di questa o di come si sono lasciati e perché. E non so un cazzo neanche di lui, a parte le due cose in croce che mi ha raccontato in questi mesi. Ma c'è una cosa che so ed è che il tizio che in questo momento sta là sul palco a cercare di sciogliere i nodi di quel cavo per chitarra stravede per te” alle mie parole Angie si volta di scatto e il piccolo Eddie, che per tutto il tempo non ha fatto altro che fissarla sognante da lontano, si sente scoperto in flagranza di reato e abbassa lo sguardo, prima di risollevarlo con un sorriso.

“Eddie è troppo-” scuote appena la testa mentre gli fa un cenno di saluto con la mano.

“Angie, sta’ zitta”

“Ma”

“Se non vuoi farmi incazzare non finire la frase”

“Che ne sai come finisce?” mi domanda con un sorriso triste.

“Lo so, ti conosco”

“Se mi conosci allora mi capisci”

“Ti capisco, ma proprio perché ti conosco, capisco anche che se sei venuta in California non è solo per incontrare me o per assistere a un concerto dei tuoi amici che puoi vedere anche a Seattle. Lo so io e lo sai tu”

“Hai ragione” incrocia le braccia sul petto e fa un lungo sospiro prima di parlare.

“E se sei venuta fin qui, se hai fatto questo passo che non faresti mai, vuol dire che sotto sotto pensi che ne valga la pena”

“Mi mancava” sussurra. In realtà l'avrà detto a un volume normale, ma con la musica in diffusione l'ho sentito appena.

“Come scusa? Non ho capito bene?” ovviamente faccio la finta tonta.

“Mi mancava Eddie, volevo vederlo, volevo stare con lui… un po'”

“Ci sei dentro fino al collo bella, altroché!” ridacchio vittoriosa.

“Pensi che non lo sappia? Sono una stupida” Angie lancia un'altra occhiata a Eddie, impegnato assieme ad altri attorno a un amplificatore, e poi si allontana all'improvviso.

“Ehi, dove vai?” sbuffo e la seguo. Perché deve sempre complicarsi la vita?

“Non possiamo stare qui, ci sarà troppo casino, non posso fare foto se mi prendono a calci la macchina facendo crowd surfing”

**

Il concerto è una figata, anzi, i concerti, anche gli Alice in Chains ovviamente spaccano e, mi costa molto ammetterlo, ma Jerry è un chitarrista coi controcazzi. I Pearl Jam, così si chiamano ora, sono una sorpresa. Non mi aspettavo facessero cagare, dopotutto se li hanno chiamati a fare da spalla a un gruppo sotto major non potevano certo essere scarsi, però non me li aspettavo così bravi. Angie mi aveva detto che suonavano assieme da poco e che Eddie aveva da poco rimpiazzato il vecchio cantante e che era ancora un po’ timido. Timido il cazzo. Sarà stato anche perché suonava in un posto a lui familiare di fronte a un pubblico composto per metà da amici suoi, ma io ho visto un frontman cazzuto e aggressivo il giusto, che scherzava pure col pubblico e si muoveva sicuro su quel micro palco. Dopo la fine del concerto stiamo ancora una mezz'oretta nel locale, poi usciamo e tutti iniziano a dividersi tra le varie macchine e a scambiarsi indicazioni sul luogo della festa. Io pensavo a qualcosa qui vicino, invece se non ho capito male ho sentito nominare Dana Point, che praticamente è a metà strada tra qui e Los Angeles. La cosa non mi dispiace affatto, perché Eddie si offre di guidare la mia macchina portando me e Angie e questo significa un'ora al volante in meno per me. E significa anche un'ora in più di piccioncini e per Angie sono disposta anche a sacrificarmi e a reggergli il moccolo, ma siccome la mia amica è deficiente ha la bella idea di proporre a Michelle di venire con noi. Impagabile la faccia di Eddie quando Angie s'infila dietro con me, cedendole il posto davanti. Tento di salvare il salvabile dicendo che non ho problemi a guidare io, ma Eddie è troppo gentile e troppo educato per permettermelo. Angie vs. Logica 1 a 0. La mia amica praticamente sparisce durante il viaggio, nonostante i tentativi di Vedder di coinvolgerla nella conversazione, limitandosi a qualche commento qua e là, e rimanendo praticamente in silenzio mentre Mitch e il ragazzo discutono di surf, di una presunta crisi dello skate su rampa in favore di quello da strada e della grandezza del manico di un modello di basso.

Eddie parcheggia, come tutti gli altri, di fianco alla ferrovia e appena scendiamo dall'auto è già sottobraccio ad Angie, giusto per non perdere altro tempo.

“Allora? Vi piace?” ci chiede indicando il paesaggio mentre camminiamo sopra il ponte che porta in spiaggia.

“Sì, sembra molto tranquillo” risponde la mia socia, che forse ha ritrovato l'uso della parola.

“Lo è, anche di giorno Doheny non è mai super affollata,” aggiunge Michelle “ma è una delle spiagge più belle secondo me”

“E’ qui che ho fatto surf per la prima volta” confessa Eddie e Angie si decide finalmente a guardarlo in faccia.

“Davvero?”

“Sì, avevo 11 anni, venivo qui nel weekend dal mio amico Christopher, che poi è il cugino di Jamie” spiega, riferendosi a due dei tanti suoi amici che ho conosciuto stasera.

“Che ha organizzato la festa” precisa la ragazza.

“Le prime onde le ho prese con una tavola da dodici dollari. Era un catafalco pieno di crateri, sembrava di surfare su un cazzo di tronco d'albero!”

“Deduco che la tecnologia del surf abbia fatto passi da gigante nel frattempo” scherza Angie mentre superiamo il ponte e ci avviciniamo a una specie di parchetto con palme e tavoli da picnic illuminato da una lunga serie di torce, dove ci aspettano quelli che hanno già dato il via alla festa.

“Eheh sì, come anche le mie finanze. Comunque non fa niente, le prime quattro onde cavalcate sul tronco non me le dimenticherò mai” Eddie è nostalgico e sia io che Angie gliele possiamo vedere girare negli occhi quelle onde.

“Una in particolare poi ti ha lasciato il segno!” esclama Michelle, avvicinandosi a Eddie e sollevandogli per scherzo la felpa, indicando un punto sul petto o sulla pancia i lui che al buio non ci dice nulla. Tuttavia, il gesto in sé dice ad Angie di staccarsi dal cantante con la scusa di avvicinarsi all'amica per interrogarla.

“Perché, che ha fatto?” le domanda con fin troppa enfasi.

“Ti ricordi quando tempo fa ti parlavo dei guinzagli, dei lacci delle tavole da surf?” interviene Eddie, preferendo spiegare lui in prima persona, mentre raggiungiamo i tavoli di Stone e degli altri.

“Sì”

“Beh, quelli del 1975 erano talmente elastici che la tavola ti tornava indietro a velocità supersonica”

“Spaccandoti la faccia” aggiunge Mitch mostrando un piccolo segno rosso sotto il mento.

“O piantandosi nel tuo sterno, come nel mio caso” Eddie si leva felpa, camicia e maglietta in un colpo solo, piazzandosi proprio sotto una delle torce e indicando una piccola cicatrice che finalmente vediamo. Per fortuna Angie è seduta perché a giudicare dall'espressione che fa, seppur fugace, credo sarebbe caduta di faccia sulla sabbia senza un sostegno.

“Di che parlate?” domanda Jerry, che onestamente potrebbe anche farsi i cazzi suoi.

“Ferite di guerra” spiega la bionda surfista, servendosi da sola con delle patatine e una birra.

“Se ci mettiamo a elencare tutte le ossa che ci siamo rotti io e Eddie facciamo mattina” Craig mi fa posto accanto a lui, che ora cerca di essere ancora più gentile di prima per non dare l'idea di esserlo stato solo quando pensava di poterci provare. Non c'è nulla di male in questo, anzi, mi fa piacere trovare un po’ di sensibilità nelle persone di tanto in tanto, però questi comportamenti li vedo da una vita e mi viene da sorridere quando li riconosco.

“E tu Angie? Anche tu spericolata da bambina?” Michelle la risveglia dal suo sogno ad occhi aperti.

“Io? Ehm, veramente no, per niente”

“No?”

“La prima e unica volta che sono salita su uno skate mi sono fratturata il coccige, quindi la mia carriera in quel senso è stata molto breve”

“Ssssssssss che male” commenta Jeff digrignando vistosamente i denti e portandosi istintivamente una mano sul fondoschiena.

“Questa mi giunge nuova, non ce l'avevi mai raccontata. Perché?” Stone sembra il più stupito di tutti.

“Comunque se non vediamo la cicatrice non ci crediamo, vero?” Craig si gira verso Eddie, che si gira a guardare Craig come se volesse saltargli alla gola da un momento all'altro.

“Io c'ero e posso testimoniare che è vero” intervengo a salvare sia Angie dall'imbarazzo che Craig dalla morte.

“C'eri perché sei tu che mi hai messa su quel cazzo di skate”

“Potevamo essere Toni Hawk e Rodney Mullen in gonnella!” protesto servendomi un'abbondante dose di popcorn e tirandone un paio alla mia amica.

“Mai portato gonnelle in vita mia”

**

“Non ci penso neanche” è la risposta categorica di Angie quando, a notte inoltrata, qualcuno ha la malsana idea di proporre un tuffo nell'oceano. Io non avevo dubbi e mi sarei stupita del contrario.

“Ok. Chi rimane in spiaggia pulisce tutto!” urla Jamie levandosi i pantaloni e lanciandosi verso l'acqua, seguito a ruota dall'intera comitiva, me compresa. Ma all'appello manca qualcun altro oltre alla mia amica. Dopo essermi ghiacciata le chiappe nell'acqua gelida, torno a riva, dove Michelle mi porge un asciugamano. Io mi ci avvolgo dentro intirizzita a mo’ di burrito, lei si tampona poco a poco.

“Hai visto Eddie?” le chiedo, perché a lui ho lasciato vestiti e borsa e non vedo né lui né Angie dov'erano poco fa.

“E andato sugli scogli con la sua ragazza, laggiù.” mi risponde lei con un occhiolino, per poi indicare una serie di rocce poco distanti “Io aspetterei un attimo prima di disturbarli”

Con la sua ragazza? E’ qui? E chi cavolo è? E’ stata in mezzo a noi tutto il tempo? O è arrivata adesso? E Angie come l'avrà presa? Ma dove cazzo è andata? La risposta ai miei interrogativi arriva dopo qualche saltello in direzione del punto indicato da Mitch. Eccolo lì, Eddie, seduto su una roccia a guardare le stelle assieme alla sua ragazza: Angie. E chi se no? Se Michelle la considera tale vuol dire che è così anche per gli altri. Dopotutto mi pare piuttosto evidente, io ci ho messo dieci minuti a capirlo.

Sono carinissimi assieme, ma fa un cazzo di freddo e rivorrei la mia roba, devo assolutamente mettermi qualcosa addosso se non voglio morire congelata. Mi avvicino con circospezione, da dietro, per non spaventarli, ma praticamente finisco per origliare la loro conversazione. Un dialogo che parla da solo.

“Comunque potevi andare anche tu”

“Nah, non mi va”

“Cazzate, dici così perché non mi vuoi lasciare da sola”

“No, non è per quello. Solo non voglio rischiare di ammalarmi nel bel mezzo di un tour”

“I tuoi compagni di tour se ne sono sbattuti altamente”

“Appunto, almeno uno sano ci deve essere”

“Non devi farmi da baby sitter anche stasera Eddie, lo hai già fatto per due giorni”

“Ma io lo adoro… posso farlo ancora per un po’?”

“Ahahahah come no”

“Senti, questi stronzi li vedrò ancora per un bel pezzo, invece tu domattina te ne vai. Ti dispiace se preferisco passare questo tempo con te?”

“No. Non ti facevo così masochista però”

“Mi sa che ti dovrai abituare all'idea”

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“Angie? E’ ora di alzarsi!” questo è il quarto tentativo che faccio e se insisto a bussare alla porta della camera da letto è solo perché so che deve per forza tornare a Seattle. Fosse per me la lascerei dormire per tenerla qui con me ancora un po’.

“Sì, adesso…” la sento biascicare da dentro, esattamente come le altre tre volte.

Forse avremmo fatto meglio a fare un bel dritto e non andare a dormire, considerando la partenza all'alba, ma lei non ha resistito, era stravolta. Così sono rimasto sveglio da solo, sdraiato sopra il tetto a fumare, guardando le stelle e meditando sulla mia stupidità. Due giorni, per ben due giorni l'ho avuta qui con me e quando l'ho vista per la prima volta in spiaggia e ho saputo la notizia, due giorni mi sembravano davvero un sacco di tempo. Invece? Sono già passati e cosa ho concluso? Niente di niente. Per carità, sono stati belli, abbiamo passato un sacco di tempo insieme e ci siamo divertiti e credo non dimenticherò neanche uno dei secondi trascorsi con Angie. Ma tra poco più di un'ora se ne andrà, senza che io le abbia parlato o dato almeno un bacio. Perché è così difficile? Ogni volta cerco di indirizzare un discorso in quella direzione, ma c'è sempre una piccola deviazione che ci porta altrove, un altrove non necessariamente spiacevole, che però è regolarmente molto distante dal suo abbraccio. Ci sono andato molto vicino un paio di volte, la prima volta interrotto da Mike Starr in vena di fare quattro salti, la seconda da Dina che non aveva nessuna colpa se non quella di volersi rivestire evitando di andare in ipotermia. E comunque potevo darmi una mossa anch'io, insomma, se non riesco a baciare una ragazza neanche in un angolo appartato di una piccola spiaggia romantica, a lume di stelle e cullati dallo sciabordio delle onde, allora boh… sono senza speranza. Comunque ormai è andata così e non si può tornare indietro, posso solo guardare avanti e cercare di fare le scelte giuste. Torno in cucina e mi infilo una mano in tasca per verificare che ci sia ancora la cassetta che ho fatto per Angie, e dove altro dovrebbe essere dopo tutto? Le persone normali ci provano, io invece regalo un mix tape a tema romantico da far ascoltare alla diretta interessata solo quando sarà a chilometri di distanza. Gli approcci da adulto non mi vengono bene? Allora tentiamo le tattiche da ragazzino.

Do un'altra occhiata all'orologio quando il caffè è pronto e vado nuovamente in esplorazione. Mi avvicino al bagno e appoggio l'orecchio alla porta per sentire qualche eventuale rumore, ma nulla. Entro con circospezione e come temevo lo trovo vuoto. E menomale che sei mattiniera! Busso di nuovo alla porta di Angie, cioè, alla porta della mia camera e non ottengo risposta. La apro lentamente e come volevasi dimostrare è ancora lì, sotto le coperte.

“Angie” la chiamo restando sulla porta un paio di volte, ma non si muove di un millimetro. Mi avvicino al letto quasi intimorito, non so se dalla sua bellezza, dal suo lieve russare o dalla scritta LOSER, perdente, sulla maglietta che le ho prestato. La raggiungo e sempre senza toglierle gli occhi di dosso mi siedo sul letto accanto a lei cercando di fare meno rumore possibile. E non so perché visto che il mio scopo è svegliarla quindi dovrei piuttosto fare un sacco di casino.  

“Angie, svegliati… Angie!” la scuoto leggermente sulla spalla ma non ottengo nulla di più di un mugugno di protesta.

“Mmmhh”

“Dai, Angie, è tardi” continuo e lei reagisce leccandosi le labbra e piegando la testa a sinistra verso di me, come per fissarmi, ma tenendo gli occhi chiusi tutto il tempo. Per un attimo penso stia per svegliarsi, ma mi ricredo quando la vedo dischiudere le labbra e respirare profondamente a bocca aperta, mentre la testa si lascia andare al rallentatore sul cuscino.

Mi sento sempre più in sintonia con la maglietta che ha su Angie perché starei qui a guardarla dormire per ore, analizzando i più piccoli gesti e movimenti, e mi sembra di rasentare il confine tra l'innamorato e il maniaco.

“Angie, so che vuoi dormire, ma so anche che una volta sveglia mi uccideresti se ti facessi perdere il pullman per Seattle. Dai, alzati, coraggio” la scuoto di nuovo e stavolta farfuglia qualcosa di leggermente più comprensibile, anche se sa di già sentito.

“Sì, adesso m…” non fa neanche in tempo a finire la frase che è già bella che andata di nuovo.

“Angie” mi chino di più su di lei fino ad arrivare al punto di sentire il suo respiro sulle guance e scoprire che è una gran bella sensazione, e allo stesso tempo farmi venire in testa strane idee.

“Non pensarci neanche” dico tra me e me mentre cerco di spostare lo sguardo dalle labbra di Angie a qualsiasi altro punto, ma è più facile a dirsi che a farsi.

“Non è la Bella Addormentata e tu non sei il Principe Azzurro, coglione” mi ripeto mentre la mia bocca segue una traiettoria tutta sua.

Sono praticamente a un millimetro da un bacio e mi sento la testa leggera, non so se per la posizione scomoda, per il sonno arretrato, per l'emozione o perché sto praticamente respirando solo anidride carbonica emessa dalla ragazza che adoro. Con la punta delle labbra sfioro appena appena le sue per poi fare immediatamentre retrofront, una volta compreso che cazzo sto facendo. E’ così che voglio baciarla per la prima volta? Mentre dorme? Mentre non può reagire e mandarmi al diavolo? Mi stendo accanto a lei appoggiando la testa sul cuscino, la guardo cercando di fissare nella mente ogni piccolo dettaglio del suo viso, di fermare questo momento nella memoria per non dimenticarlo mai più. Dopodiché mi alzo di scatto.

“Scusami Angie, ma non c'è un altro modo” nello stereo c'è il cd di Daydream nation, seleziono la traccia 5 e alzo il volume a stecca prima di premere PLAY.

“CAZZO!” esclama Angie scattando come una molla seduta sul letto.

“BUONGIORNO!” le urlo senza spegnere la musica.

“CHE… CHE ORE SONO?”

“E’ L'ORA… eheh è l'ora di alzarsi” sghignazzo abbassando il volume a livelli umani.

“Ok, ora mi alzo” Angie si tiene la testa e si guarda attorno ancora spaesata.

“Perdonami, ma non ti svegliavi, le ho provate tutte”

“Tutte?” domanda ed evita accuratamente di guardarmi. Se la sarà presa?

“Beh sì, chiamarti e scuoterti non funzionava…”

“Scusa, adesso… adesso mi preparo” Angie solleva le coperte e scende dal letto al volo, filando a cercare qualcosa nel suo zaino, sempre senza guardarmi. Per un attimo ho come l'impressione di averla vista arrossire.

“Certo, ti lascio preparare. Poi… ho fatto il caffè se ti va” aggiungo uscendo dalla porta.

“Perfetto, grazie”

“Comunque potevi mangiarla una fetta di torta” la rimprovero mentre scendiamo dalla macchina.

“No, è la tua torta. E poi l'ho già mangiata ieri in abbondanza” risponde una Angie vagamente più pimpante rispetto a quella del risveglio, anche se si vede che è stanca.

“Non moriva nessuno se ne mangiavi un altro quadratino”

“No! E poi ho i biscotti, no? E anche i panini che mi hai fatto. E tra l'altro non dovevi disturbarti, avrei potuto comprare qualcosa a Los Angeles”

“Guarda che lo so che dici così perché pensi non siano commestibili e non mi vuoi offendere. Ti assicuro che sono mangiabili”

“Ahahahah mi fido, tranquillo, non è per quello! E’ che hai fatto già tanto per me”

“Eeeh si vede che mi piace fare cose per te, è grave?”

“No. Grazie comunque”

“Prego”

Continuiamo a camminare fino ad arrivare alla maledetta stazione degli autobus dove tra poco ci dovremo salutare e so che tra qualche giorno ci rivedremo, ma so anche che a Seattle poi sarà tutto diverso. O meglio, qui a San Diego è diverso, e poteva essere ancora più diverso, mentre a Seattle tutto è sempre uguale a prima e, conoscendomi e conoscendo la perspicacia di Angie, rimarrà così per un bel pezzo.

“Il mio è quello, il terzultimo” Angie indica un autobus bianco con una striscia blu, gialla e rossa parcheggiato in fondo ed è proprio lì che ci dirigiamo, mentre tiro su il cappuccio della felpa per ripararmi dal vento mattutino, decisamente freddo.

“Ah dimenticavo una cosa” ovviamente non l'ho dimenticata nemmeno per un minuto, sono ore che me la rigiro tra le mani dentro la tasca.

“Che cosa?”

“Una cosa per te, per il viaggio” le mostro la cassetta e sapevo che avrebbe sorriso, ma non ero pronto per tanta meraviglia, non sono mai pronto.

“E’ la tua casa?” mi chiede riferendosi al nostro vecchio discorso in sospeso. Lei mi ha mostrato la sua, le canzoni in cui si rifugia, e ora toccherebbe a me.

“Sì, da qualche mese a questa parte…”

“La tua nuova casa in quel di Seattle, eh? Sono curiosa…” Angie la guarda anche se non c'è scritto niente, come se potesse carpirne qualche segreto dalla custodia bianca. Non capisce che le basterebbe solo guardarmi negli occhi: perché lei crede che io abbia messo su nastro la mia nuova vita a Seattle, mentre invece mi riferivo ai mesi passati a innamorarmi lentamente e perdutamente di lei.

“Non ho messo i titoli ovviamente”

“Così potrò vivere l'attimo ascoltandola?” ce la farò a sopravvivere una settimana senza queste adorabili prese per il culo?

“Anche” rispondo e devo sembrarle poco divertito perché cambia subito tono, anche se non capisco il perché.

“Ehi, scherzavo… Guarda che mi piace l'idea della sorpresa, l'ho fatto anch'io”

“Eheh lo so, figurati, parli come se me la fossi presa”

“Non è così?”

“No, cosa te lo fa pensare?”

“Non lo so, mi sembri strano”

“Strano? Intendi, più del solito?”

“Eheh sì, sembri… sembri triste”

“Beh sarà perché io sono triste”

“Perché? Che è successo?” il suo faccino da serio diventa preoccupato.

“Che è successo… quello che sta succedendo qui, adesso… tu che te ne vai…”

“Sei triste perché torno a casa?” Angie mi guarda come se avessi parlato in un'altra lingua.

“Sì… insomma, la mia casetta sulla spiaggia tornerà a essere vuota. E mi mancherai, ecco” faccio uno sforzo immane a dire questa mezza cosa e ovviamente la reazione di Angie è l'ultima che mi aspetto.

“Pffff ahahahah ma figurati!” praticamente mi scoppia a ridere in faccia.

“E’ vero”

“Oh Eddie, sai cosa ti servirebbe?” con un sospiro fa quella che ha tutta l'aria di essere una domanda retorica.

“Cosa?” che tu restassi?

“Una ragazza Eddie, dovresti proprio trovartene una”

“Ah. Dici?” la conversazione prende una piega inaspettata.

“Sì”

“Beh sì, forse. Ma non è facile”

“Sarebbe facilissimo per te, se solo evitassi di complicarti l'esistenza”

“Su quello hai perfettamente ragione”

“Se la smettessi di farti i castelli in aria e tornassi sulla terra, forse ti accorgeresti che è più facile di quanto sembri”

“In che senso?”

“Nel senso che ti dovresti scollare da questa tua idea della ragazza perfetta e guardarti attorno”

“Ragazza perfetta?”

“Sì, la ragazza che arriva e ti sconvolge la vita, che ti fa perdere la testa con un gesto, o come l'hai chiamato, con un dettaglio che ti rapisce completamente. Dicevi che il tuo problema è che ti innamori troppo facilmente, ma a me sembra proprio il contrario. Non dico che dovresti metterti con la prima che passa, ma magari potresti smettere di fissare il piedistallo e dare una possibilità anche alle comuni mortali”

“Piedistallo, ma… che cazzo stai dicendo?”

“Sto dicendo che se la smettessi di aspettare la fantomatica donna ideale, magari ti accorgeresti che quella giusta per te è già arrivata, ce l'hai sotto gli occhi e non te ne sei neanche accorto” conclude quando arriviamo proprio davanti al suo autobus, che è già circondato da un piccolo gruppo di passeggeri e accompagnatori assonnati come noi.

“Ah sì?” mi stavo quasi incazzando, ma questo ulteriore sviluppo del suo discorso mi piace. Mi piace un sacco.

“Sì, potrebbe essere una persona che ti è vicina, un'amica che non prendi neanche in considerazione” lo dici tu che non ti prendo in considerazione, stupida che non sei altro.

“Perdonami, Angie, è un po’ presto e non riesco a cogliere tutte le sfumature e le sottigliezze della lingua parlata. Stiamo ancora facendo un discorso ipotetico o ti riferisci a una persona specifica”

“Non so, secondo te?”

“Non lo so, altrimenti non te l'avrei chiesto”

“Specifica”

“Ok…” mi avvicino di un passo verso di lei.

“Una ragazza che sarebbe, anzi, è perfetta per te, ma tu nemmeno la calcoli”

“Questo lo dici tu” un altro passettino.

“Lo dico perché lo so”

“Magari ti sbagli” terzo passo e al quarto le sarei già addosso.

“Lo spero tanto, perché è una ragazza fantastica e saresti proprio cieco a non averlo notato. A parte il fatto che è bellissima ed è una forza della natura, vi piacciono praticamente le stesse cose e dovreste vedervi quando parlate. C'è una tale alchimia!” parla velocissimo, fin troppo per le sei del mattino.

“Angie, di chi cavolo stai parlando?” mi piacerebbe credere in una botta di autostima e sicurezza di sé, ma comincio a sentire puzza di bruciato.

“Lo so già cosa mi dirai, sai? La vedo solo come un'amica, non posso, gne gne gne. Ma è quello il tuo errore, dividere l'amore dall'amicizia, perché prima di essere amanti bisogna essere complici, e tu e Michelle avete una complicità che-”

“Michelle” non è puzza di bruciato, ma di merda.

“Stareste troppo bene assieme”

“MICHELLE?!” devo avere gli occhi da pazzo o forse urlo un po’ troppo forte, perché Angie indietreggia con un piccolo scatto.

“Sì… ecco, te lo dicevo, scommetto che non ci avevi nemmeno pensato!”

“Effettivamente no”

“Beh, pensaci invece!”

“Dimmi che stai scherzando”

“Eheh no!” ride. Lei ride. Io sto per perdere la pazienza.

“Angie, mettermi con Mitch sarebbe una specie di incesto, la conosco da vent'anni, è come una sore-”

“E’ come una sorella, siamo solo amici, gne gne gne… appunto, come volevasi dimostrare”

“Quindi secondo te, la soluzione ai miei problemi sarebbe fidanzarmi con la mia migliore amica che sta a duemila chilometri di distanza?” faccio un respiro profondo e cerco di mantenere la calma.

“Le storie a distanza possono funzionare, se c'è fiducia e amore”

“Tra me e Mitch non c'è né l'una né l'altro, Angie. Al di là dell'amicizia troppo profonda, io non le piaccio in quel senso e lei non piace a me”

“Non ti piace?”

“NON IN QUEL SENSO!” alzo di nuovo la voce e guardandomi attorno vedo che ho attirato l'attenzione della gente in prossima partenza.

“Tu sei tutto scemo, Eddie, lasciatelo dire” Angie scuote la testa e risistema meglio lo zaino sulla spalla.

“Se lo dici tu”

“Sei troppo esigente, cazzo! Capisco che te lo puoi permettere, ma… boh, chi ti capisce è bravo” ma perché si scalda tanto? Anche perché mi sto già scaldando io.

“Senti chi parla” stavolta non mi trattengo, ma l'allusione cade nel vuoto.

“Potevo capire, in un certo senso, Violet, perché era molto distante dal tuo mondo e non avevate molti interessi in comune. Ma Michelle?! E’ una musicista, fa surf, va sullo skate, segue lo sport, è pure un'ambientalista ed è impegnata nel sociale! Mi ha raccontato cosa fa, e fate, per i senza tetto. E il fatto che ti conosca bene può solo essere un vantaggio, perché sa come prenderti, conosce le tue debolezze e sa capirti meglio di chiunque altro. Ma tu no, non ne vuoi sapere! Io… boh?! Sarei curiosa di sapere come deve essere una per piacerti, da quando ti conosco non ne ho vista nemmeno una che ti piacesse, neanche per sbaglio. Chissà com'erano le tue ex, saranno state delle dee scese in terra per piac-” Angie parla, parla e io a un certo punto smetto di seguirla perché se continuo ad ascoltarla mi incazzo e basta e allora metto fine a questa pagliacciata nell'unica maniera possibile: allungo la mano sulla sua nuca e la tiro verso di me per un bacio.

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Sto nuotando. Incredibile vero? Ancora più incredibile è il fatto che riesca a respirare perfettamente sott'acqua. E non ho nemmeno le branchie! Lo so perché mentre cerco Eddie nelle profondità oscure di questo, boh, mare? Lago? Mentre lo sento chiamarmi e cerco di raggiungerlo, mi tocco i lati del viso e del collo pensando di trovarvi delle aperture, ma non c'è nulla.

“Angie!” ecco di nuovo la voce di Eddie che mi chiama e allora la pianto di farmi domande sulla mia respirazione subacquea.

“Arrivo!” rispondo spostandomi verso un punto luminoso in lontananza. Perché in effetti non sto proprio nuotando, ma nemmeno camminando, diciamo che è una via di mezzo tra le due. La luce si rivela più vicina di quanto sembrasse e in men che non si dica raggiungo il piccolo faro arrugginito che punta in basso, verso il fondale. Seguendo la scia luminosa ecco che finalmente trovo quello che sto cercando.

“Angie…” sento chiamarmi di nuovo, ma più debolmente. Allora mi getto in picchiata verso la sagoma di Eddie, accasciata a pancia in giù tra due rocce. Oltre ad avere doti anfibie, sono evidentemente anche molto forte, perché con una mano lancio via uno degli scogli e con l'altra afferro Eddie per un braccio e lo porto su con me mentre nuoto verso la superficie. La risalita è lunghissima, sono veloce e scattante, ma mi sembra di nuotare per ore ed ore prima di uscire finalmente dall'acqua. Mi aggrappo alla rete del letto galleggiante e riesco a salirci sopra, trascinando in salvo anche Eddie. Ma è davvero in salvo? Lo guardo ed è pallidissimo, provo a scuoterlo e a schiaffeggiarlo, ma non si muove.

“Eddie…” mi chino su di lui per cercare di sentirne il respiro, ma da quelle dolci labbra non esce un singolo fiato. Il corso di pronto intervento torna finalmente utile, anche se avrei preferito non mi servisse mai. Sollevo il mento e gli spingo la testa all'indietro per quanto mi è possibile, gli apro la bocca delicatamente ma velocemente e ci infilo le dita per verificare che non abbia inghiottito nulla che potrebbe essere pericoloso, gli tappo il naso e, sempre tenendolo per il mento, prendo un bel respiro e faccio aderire la mia bocca alla sua per soffiare con forza. Mi stacco per cinque secondi, anche dal suo naso, poi ricomincio da capo, due, tre, quattro volte. Appoggio due dita sul suo bel collo in cerca di un battito che non c'è, appoggio il palmo della mano al centro del petto di Eddie e spingo per trenta volte, come mi hanno insegnato, con tutto il mio peso. Voglio piangere, ma non posso, non è il momento. Torno sulle labbra di Eddie, cercando disperatamente di soffiarci dentro la vita, quando a un certo punto sento qualcosa di strano: la sua bocca non è più immobile, ma si muove, le sue labbra si curvano dolcemente all'insù, mi ritraggo di colpo e lo vedo fissarmi con quegli occhi blu oceano con un sorriso a tutte fossette.

“Allora mi vuoi bene?” mi domanda divertito.

“SEI UN IDIOTA!” gli urlo in faccia prendendolo a pugni leggeri sul petto candido, quello su cui poco fa ho fatto forza con tutta me stessa.

“Angie…” Eddie non si scompone, continua a sorridermi e inizia a far scorrere una mano lungo la mia schiena, prima sopra e poi sotto la maglietta fradicia.

“Ti sembrano scherzi da fare questi?!” lo rimprovero di nuovo, ma lui si limita ad allungare un'altra mano, prima sulla mia spalla, poi sui quel ciuffo di capelli bagnati incollati alla guancia per spostarli “Mi hai spaventata a morte”

“So che mi vorresti prendere a sberle, ma so anche che ti arrabbieresti se non ti baciassi ancora”

“Io…”

“Angie…” con un gesto delicato, ma rapido, Eddie mi spinge di lato facendomi finire di schiena sul letto, invertendo praticamente le nostre posizioni, e prendendo a baciarmi come un forsennato.

E’ tutto strano e tutto normale insieme, tutto è caldo e luminoso e avvolgente e mi sembra di sentire della musica in lontananza, ma sento solo i bassi e le percussioni, come se provenisse da sott'acqua o da un'altra stanza, e non riesco a capire di cosa si tratta. Però mi fa venire voglia di ballare. Mi stacco da Eddie e mi sporgo verso il pelo dell'acqua per cercare di riconoscere il motivo, ma lui prende male questa separazione. Faccio in tempo a vedere il broncio sul suo viso prima di un ultimo bacio, che è quasi un morso, e prima che con una spinta secca mi ributti in acqua.

I can’t see anything at all, all I see is me
That’s clear enough
And that’s what’s important, to see me

My eyes can focus
My brain is talking
It looks pretty good to me

“CAZZO!” mi sveglio di soprassalto, con il sapore di un bacio ancora sulle labbra e i Sonic Youth che mi violentano orecchie e cervello.

“BUONGIORNO!” l'autore del bacio, o meglio, la sua versione in carne e ossa, mi saluta ridacchiando e io mi vergogno come una ladra per le avventure del mio inconscio.

“CHE… CHE ORE SONO?” chiedo la prima cosa che mi viene in mente, giusto per non fare scen muta.

“E’ L'ORA… eheh è l'ora di alzarsi” Eddie da finalmente un po’ di tregua alla mia testolina martoriata, ma il suo sorriso fossettato non fa altro che ricordarmi quanto le avevo vicine nel mio sogno.

“Ok ora mi alzo” tentenno ancora un po’, mentre Eddie mi spiega come ha tentato di svegliarmi, poi mi alzo e filo diretta sul mio zaino, prendendo le mutande pulite e fingendo di cercare altro per evitare di guardarlo in faccia e far cadere lo sguardo su quelle labbra che… Ma perché sono così?!

“Non ho messo i titoli ovviamente”

“Così potrò vivere l'attimo ascoltandola?” scherzo mentre cerco di penetrare la custodia della cassetta con la mente in modo da conoscerne in anticipo il contenuto. Sono curiosissima di conoscere la casa di Eddie, di conoscerlo più a fondo. Conosco in parte i suoi gusti, so che gli Who sono il suo gruppo preferito, che gli piacciono i Butthole Surfers e i Minor Threat, oppure è solo molto attratto dall'estetica delle loro t-shirt! Mi aspetto anche qualcosa dei Fugazi, di Springsteen, Dylan e Tom Petty. Beh, diciamo che il lato A ce l'ho già ben chiaro nella mente, ma c'è tutto un lato B da scoprire e non vedo l'ora di salire sul pullman, inserire la cassetta nel walkman e mettermi gli auricolari. Perché sì, sto per salutare Eddie e non lo vedrò per almeno una settimana, ma con questo nastro sarà come averlo sempre con me.

“Anche” risponde con una voce strana, che mi fa alzare lo sguardo sulla sua espressione accigliata.

“Ehi, scherzavo… Guarda che mi piace l'idea della sorpresa, l'ho fatto anch'io” pensavo fosse abituato al mio sgradevole senso dell'umorismo ormai.

“Eheh lo so, figurati, parli come se me la fossi presa”

“Non è così?”

“No, cosa te lo fa pensare?” forse il fatto che sei sulla difensiva?

“Non lo so, mi sembri strano”

“Strano? Intendi, più del solito?” sì, perché non sei strano-matto, sei strano-abbacchiato.

“Eheh sì, sembri… sembri triste”

“Beh sarà perché io sono triste”

“Perché? Che è successo?” mi allarmo subito. Che abbia visto Beth ieri sera? Oppure proprio l'opposto, magari sperava di vederla e invece…

“Che è successo… quello che sta succedendo qui, adesso… tu che te ne vai…” e io che c'entro?

“Sei triste perché torno a casa?”

“Sì… insomma, la mia casetta sulla spiaggia tornerà a essere vuota. E mi mancherai, ecco” ti mancherò, certo. Diciamo che ti mancherà qualcuno, una persona con cui parlare, ma non ci sono solo io al mondo.

“Pffff ahahahah ma figurati!”

“E’ vero” lo so che per te è vero, il problema è che è vero anche per me. E le premesse per un gran pasticcio ci sono tutte, quindi meglio lasciar perdere e cambiare strada.

“Oh Eddie, sai cosa ti servirebbe?”

“Cosa?”

“Una ragazza Eddie, dovresti proprio trovartene una” a questo punto do inizio a una specie di ramanzina nei suoi confronti, anche se non era quello l'intento iniziale. E’ colpa sua, però! E’ lui che me le tira fuori, insomma, voglio dire, come può non percepire l'intesa tra lui e Michelle, come può dire che non è il suo tipo. Possibile che nessuna sia il suo tipo? E poi, perché avere un tipo? A me piacciono i ragazzi alti col naso lungo a cui piacciono i film, ma non per questo scarto a priori, che so, i ragazzi bassi con il nasino a patatina che amano il surf e la musica. Possibile che non gli piaccia nessuna? Eddie è bellissimo, non lo metto in dubbio, nessuno è più consapevole di me di quanto sia figo quest'uomo, ed è un'anima bella e misteriosa, un artista appassionato… insomma, ce le ha tutte lui, ma se nemmeno una specie di dea come Mitch è il suo tipo allora non so che dire.

“Non ti piace?”

“NON IN QUEL SENSO!” Eddie alza la voce indispettito, attirando ancora di più l'attenzione delle persone in attesa, che stavano già seguendo il nostro battibecco.

“Tu sei tutto scemo, Eddie, lasciatelo dire” perché devi rendere tutto così difficile?

“Se lo dici tu”

“Sei troppo esigente, cazzo! Capisco che te lo puoi permettere, ma… boh, chi ti capisce è bravo” se Violet non è il suo tipo, Michelle non è il suo tipo… non oso immaginare cosa devo essere io ai suoi occhi.

“Senti chi parla” borbotta lui e capisco dove vuole arrivare. Lui è quello esigente mentre io sono l'opposto, quella che si è sempre fatta scegliere. Non sto dicendo che il mio sia il modo di fare giusto, diciamo che una buona via di mezzo è sempre la soluzione ideale.

“Potevo capire, in un certo senso, Violet, perché era molto distante dal tuo mondo e non avevate molti interessi in comune. Ma Michelle?! E’ una musicista, fa surf, va sullo skate, segue lo sport, è pure un'ambientalista ed è impegnata nel sociale! Mi ha raccontato cosa fa, e fate, per i senza tetto. E il fatto che ti conosca bene può solo essere un vantaggio, perché sa come prenderti, conosce le tue debolezze e sa capirti meglio di chiunque altro. Ma tu no, non ne vuoi sapere! Io… boh?! Sarei curiosa di sapere come deve essere una per piacerti, da quando ti conosco non ne ho vista nemmeno una che ti piacesse, neanche per sbaglio. Chissà com'erano le tue ex, saranno state delle dee scese in terra per piac-” Eddie mi guarda scettico per tutto il tempo senza fare una piega, poi lo scetticismo si trasforma in broncio vero e proprio e all'improvviso ho un dejà-vu. Ma non faccio in tempo a ricordarmi dove gli ho già visto quell'espressione, che subito vengo investita da una specie di uragano, che mi solleva da terra per poi risbattermi giù di colpo, lasciandomi con le ginocchia e le mani che tremano. Mi rendo conto che Eddie mi sta baciando, ho ben viva la sensazione delle sue labbra che si muovono lente sulle mie, della sua mano che mi accarezza i capelli, con le dita così pericolosamente vicine al mio punto più debole sulla nuca da farmi perdere la testa al solo pensiero che lo possa raggiungere. Sono presente al momento che sto vivendo e non vorrei essere in nessun altro tempo e da nessun'altra parte, ma questo non vuol dire che io capisca quello che mi sta succedendo. Infatti, non trovo un briciolo di logica in tutto questo, comincio a pensare di non essermi mai svegliata veramente, di essere ancora nel letto di Eddie, con la sua maglietta con su scritto Loser, gli antichi direbbero nomen omen… E forse sono proprio lì perché a un certo punto mi sembra di sentire il rimbombo di una musica in lontananza, proveniente da un ambiente chiuso: può essere l'autoradio di una macchina che si avvicina, un locale ancora aperto per un after, la radiosveglia potente di qualcuno che ha il sonno pesante. Non so da dove provenga, so solo che assomiglia tanto a quella che sentivo nel sogno e se non fossi atea e razionalista comincerei a pensare a presagi e oracoli. Ma succede che Eddie si ritrae leggermente da me e quando apro gli occhi incontro i suoi e perdo completamente ogni senso del tempo e dello spazio.

“Troppe parole per le sei del mattino, Angie” è poco più di un sussurro sulla mia bocca.

“Io… Oddio scusami, è… è la privazione del sonno, praticamente è come se fossi ubriaca. E lo sai che quando sono ubriaca parlo un sacco e uso un sacco di paroloni. Beh, adesso effettivamente di paroloni non ne ho usati, si vede che quello è un tratto tipico proprio dell'assunzione di alcol, però resta sempre l'aspetto logorroico della faccenda. Quello e farmi i fatti degli altri, perché generalmente non me li faccio, non nel senso che sono menefreghista è ovvio, però-” Eddie mi rivolge uno sguardo interrogativo durante tutto il mio blaterare, che si conclude nello stesso identico modo della volta precedente. Eddie mi tira di nuovo a se facendo una leggera pressione sul mio collo, poi mi bacia, affondando completamente le dita dell'altra mano nei miei capelli e a questo punto sono io che mi dimentico di respirare. Sono io quella senza fiato sul letto galleggiante, mentre Eddie cerca di rianimarmi, senza sapere di essere la causa stessa della mia perdita di conoscenza. La cassa in quattro quarti è sempre in sottofondo, sempre uguale, non si allontana né si avvicina, ho le braccia a penzoloni e devo sembrare piuttosto ridicola dall'esterno, ma non so bene dove mettere le mani e sinceramente ora come ora non so nemmeno di possedere degli arti né quale sia il loro effettivo scopo. Questo stato di simil-ebbrezza continua fino a quando Eddie non decide di prendere il mio labbro inferiore tra le sue e mordicchiarlo, prima di accarezzarlo con la lingua. E’ a quel punto che la realtà mi colpisce come una doccia gelata. Solo che non è la realtà, ma follia lucida, tipico per quanto mi riguarda. Perché appena Eddie comincia a baciarmi con la lingua ho la sensazione che qualcuno abbia spalancato di colpo la porta della stanza della musica o che mi ci abbia buttata dentro al volo e all'improvviso è tutto chiaro. E non sono i Sonic Youth. E non è nemmeno Tom Jones. Sono i Depeche Mode, che si esibiscono sul tetto dell'autobus.

When I’m with you baby
I go out of my head
And I just can’t get enough
And I just can’t get enough

“Ancora troppe eh?” domando quando Dave Gahan, interamente vestito in pelle, smette di cantare e si mette a ballare attorno a Vince Clarke, che si scatena sulle tastiere.

“Direi di sì” risponde Eddie strofinando il naso sul mio mentre scuote la testa.

“Scu-” non faccio in tempo a dire una parola che sta già di nuovo aggredendo le mie labbra, premendo il suo corpo così forte contro il mio da farmi cascare lo zaino dalla spalla e da lasciare ben poco spazio tra noi.

A questo punto mi ricordo di avere delle braccia, forse perché Gahan me le ha appena sollevate sulla testa, mentre balliamo assieme e io mi domando come faccia a non sudare con quei cazzo di pantaloni di pelle perché io ho un caldo allucinante. Non so bene dove e come ho messo le mani, ma quando Eddie si stacca di nuovo da me e riapro gli occhi vedo che non ha più il cappuccio in testa e che mi sta accarezzando i polsi con la punta delle dita. Più che altro lo sento. Troppo.

“Interrompere una donna mentre parla non è molto femminista, sai?”

“No?” chiede fingendosi stupito e allarmato. Gli rispondo scuotendo la testa “Neanche se la si interrompe con un bacio?”

“Neanche”

“Allora vi chiedo scusa mia regina”

“Scuse accettate”

“Aspetterò che abbiate finito di parlare prima di rifarlo”

“Perfetto, sarà meglio”

“Bene”

“Bene.” ripeto per poi fissarlo in silenzio per pochi secondi, sempre troppi per i miei gusti “Ho finito”

“Bene” fa eco lui prima di travolgermi di nuovo con un bacio appassionato.

“Angie, è ora di andare” mi dice Eddie quando ho ancora gli occhi chiusi e sono seduta al bar a bere frullati con i Depeche Mode al completo e per un attimo, per l'ennesima volta, ma in maniera più convincente, credo di essere davvero ancora nel letto di Eddie, che mi sta chiamando per alzarmi, e che probabilmente sto per bestemmiare perché avrò perso l'autobus. Tuttavia quando apro gli occhi mi ritrovo nel piazzale dell'autostazione, di fronte al pullman bianco che mi porterà a Seattle, osservata da una serie di facce sorridenti che mi lanciano occhiolini e cenni d'intesa mentre sistemano le loro valigie più grosse nel portabagagli prima di salire.

“Eh?” chiedo ancora frastornata.

“Il tuo autobus sta per partire”

“Oh! Ok, andiamo” cerco di tornare in me mettendo un piede davanti all'altro, ma qualcosa o qualcuno mi blocca.

“Angie?”

“Sì?”

“Il pullman”

“Sì”

“E’ da questa parte”

“Ah. Sì, certo, scusami! Eheh sto ancora dormendo, mi sa” mi giustifico e mi dirigo dalla parte giusta.

“Angie?”

“Sì?”

“Lo zaino” mi volto e vedo la mia borsa a terra ai piedi di Eddie, che la prende ridendo sotto i baffi e venendomi incontro.

“Grazie” allungo la mano per prenderla, ma lui mi supera e la stringe per poi tirarmi a sé verso l'autobus.

Eddie mi deve prendere il biglietto dalla borsa e mostrarlo al conducente perché io non sono in grado, poi sale con me sul pullman e mi mette letteralmente a sedere.

“Vuoi metterlo su lo zaino? Ti aiuto” mi chiede indicandomi la cappelliera sopra la mia testa.

“No, grazie, per adesso lo tengo giù, poi vedo…”

“Al massimo poi la aiuto io” interviene una bella donna riccia sulla trentina, con degli occhiali dalla montatura rossa, alzando la testa dal suo libro e sorridendo rispettivamente a me e a Eddie.

“Grazie…”

“Ok, mi tocca andare adesso, se no finisce che me ne torno a Seattle in anticipo, altro che concerto ad Oakland”

“E poi chi lo sente Stone?”

“Appunto… Ciao Angie, chiamami quando arrivi a casa, ok?” Eddie si piega sulle ginocchia per darmi un altro bacio, più leggero e fugace dei precedenti.

“Ok”

“Magari anche prima se riesci, farete delle soste dopo Los Angeles, no?”

“Sicuramente… Ma magari tu non sarai in casa e-”

“Fa niente, lasciami un messaggio, mi basta sentirti, ok? Buon viaggio”

“Grazie, buon… buon concerto” gli rispondo tra un bacio e l'altro.

“Ci vediamo a Seattle” dopo un'ultima carezza sulla guancia e un bacio in fronte, Eddie mi saluta e saluta la mia compagna di viaggio, prima di scendere dall'autobus.

“Cara mia, non voglio essere invadente, ma lasciatelo dire: tu sei pazza”

“Come prego?” smetto di fissare il corridoio da dove è appena passato Eddie e mi volto verso la voce femminile che ha appena parlato accanto a me.

“Sei pazza a lasciare un ragazzo del genere da solo proprio il giorno di San Valentino” continua la donna con un cenno verso il finestrino.

Mi affaccio e vedo Eddie che si tira su di nuovo il cappuccio sulla testa e mi fa ciao con la mano, prima di infilarle tutte e due nelle tasche. Rispondo con lo stesso cenno, proprio quando l'autobus comincia a muoversi. San Valentino? E chi ci aveva pensato.

  
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