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Autore: AidenGKHolmes    30/05/2018    1 recensioni
"Prendendo un profondo respiro, Astrid tentò di ripetere la frase, seppur con enorme fatica. Si sarebbe aspettata di tutto ma non il trovarselo davanti proprio come sua madre lo aveva fatto.
“Tu dormi nudo!” Disse nuovamente, in un tono a metà tra una stridula esclamazione sconvolta, stupefatta e anche leggermente scandalizzata."
[Hiccstrid, 2290 parole. Il titolo fa riferimento alla canzone "Andate tutti affanculo" degli Zen Circus]
Genere: Comico, Demenziale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astrid, Hiccup Horrendous Haddock III, Sdentato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Corpi ignudi, sgraziati o armoniosi


***
 
Nessuno degli abitanti di Berk aveva memoria di una bufera così violenta e prolungata. La neve cadeva ormai da quasi due giorni e non sembrava esserci il benché minimo accenno di miglioramento all’orizzonte. Il cielo era coperto da uno spesso strato di nuvole bianco-grigiastre che in lontananza sembravano fondersi col mare, completamente immerso nella foschia.

Ogni attività al villaggio che comportasse l’uscire di casa era stata sospesa su ordine di Hiccup, al fine di evitare potenziali incidenti che, a causa alle intense raffiche di vento che sferzavano l’arcipelago, sarebbero inevitabilmente accaduti.
L’inverno era arrivato ma con un’aggressività del tutto fuori dal comune. L’ordine di rimanere al chiuso non era stato dato a cuor leggero. Le provviste non mancavano, ma chi poteva dire per quanto sarebbero stati costretti a cercare riparo tra le spesse pareti di legno delle loro case?

Il principale nemico derivante dall’essere costretti a rimanere segregati tra le mura domestiche era la noia, che continuava lentamente ad aumentare. Per quanta inventiva si potesse avere, prima o poi le cose da fare sarebbero terminate e ciò valeva anche per Hiccup.

In compagnia di Sdentato e dei suoi saltuari versetti, il ragazzo aveva trascorso ore sistemando la mappa delle isole circostanti, studiando attentamente quale nuovo percorso seguire una volta che le condizioni metereologiche fossero migliorate, dopodiché era passato alla messa a punto della sua tuta alare che da qualche tempo sembrava avere qualche problema alle cuciture e all’imbottitura.

Ma ben presto la lista delle possibili occupazioni del giovane cominciò ad accorciarsi sempre più fino a terminare.
Solo allora cominciò il tormento vero e proprio. Riscaldato dal gigantesco focolare al centro della stanza, Hiccup divorò ogni libro a sua disposizione nel giro di poche ore. Era talmente annoiato da arrivare addirittura a leggere le istruzioni sul funzionamento della sella di Sdentato, scritte molti anni prima come promemoria in caso si fosse dimenticato qualche dettaglio in proposito.

Eppure, nonostante gli innumerevoli tentativi, nulla sembrava in grado di contrastare la sempre crescente noia. Lasciandosi cadere di schiena sul letto, Hiccup emise un verso esasperato, per poi posare lo sguardo su Sdentato, intento a fissarlo con fare incuriosito.

“Mi spieghi come cavolo fai a non essere già morto di noia? Tu nemmeno puoi leggere” Bofonchiò il brunetto, ricevendo un verso interrogativo come risposta dalla Furia Buia, che decise di sdraiarsi a qualche metro di distanza dal letto, lasciando che il tepore del focolare riscaldasse le sue squame nere come la notte.

“Vabbè… immagino che non ci sia altra scelta, dunque…” Mormorò Hiccup, ben consapevole che in situazioni tediose come quella non rimaneva che una sola cosa da fare. Generalmente preferiva evitare di ricorrere a tanto, anche perché spesso la conseguenza era un malumore anche peggiore della semplice noia. Ma la situazione, in quegli istanti, richiedeva misure drastiche.

 

Uscire di casa con quel tempaccio forse non era stata la mossa più intelligente del mondo. Le forti raffiche d’aria frustavano la faccia di Astrid con la stessa violenza di un rasoio affilato e la ragazza sentiva lentamente congelare la sua pallida epidermide. Se fosse stato possibile usare quel ghiaccio come lama, ne era sicura, sarebbe riuscito a tagliare l’acciaio migliore come se fosse burro.

Portando una mano davanti alla sua faccia, Astrid sfidò le potenti folate gelide, continuando a mettere un piede davanti all’altro. Era stata una stupida a non aver sfruttato subito quell’occasione per poter starsene un po’ da sola con Hiccup. Loro due, costretti a rimanere tra quattro mura… avrebbero potuto finalmente trascorrere un po’ di tempo assieme come una vera coppia.

Se solo ci avesse pensato prima…

Poco importava, ormai. Era quasi arrivata.

Contro ogni previsione, la sua camminata verso la casa di Hiccup non era stata particolarmente difficile, sebbene Astrid fosse stata piuttosto rallentata dalle condizioni climatiche avverse che avevano addirittura congelato il bordo del suo mantello color cremisi, a riprova della rigidità delle temperature di quel giorno.

Una volta richiusasi la porta alle spalle, Astrid prese un profondo respiro, nel venire investita da un tepore particolarmente piacevole che riscaldò ogni fibra del suo corpo. Quantomeno quello smemorato del suo ragazzo sembrava essersi ricordato di accendere il fuoco.

Calandosi il cappuccio, Astrid fece scivolare la sua treccia color paglia lungo le sue spalle, scompigliandosi poi la frangia e liberandosi così dei cristalli di ghiaccio che si erano inevitabilmente formati durante la sua seppur breve permanenza nel bel mezzo della bufera.

La ragazza fece poi qualche passo in avanti guardandosi attorno, ma sembrava non esserci anima viva: l’unico rumore udibile oltre al suono dei propri passi era lo scoppiettare delle braci. Tuttavia ascoltando meglio si poteva anche udire un altro suono, una specie di ronzio non ben definito che inizialmente Astrid confuse per l’ululare del vento all’esterno.

Le luci del focolare venivano proiettate lungo tutte le pareti di legno della casa, creando una sorta di silenziosa e rilassante danza luminosa ed immergendo tutto l’ambiente in una strana penombra. La classica atmosfera per la quale Astrid andava pazza e che avrebbe condiviso volentieri col suo amato Hiccup.

Ma lui dov’era?

Era tentata dal chiamarlo a gran voce, ma poi si rese conto che non sarebbe stata una mossa intelligente: per quanto grande, la casa del vichingo era comunque un ambiente piuttosto circoscritto: se fosse stato là dentro lo avrebbe trovato in breve tempo.

E in effetti la sua ricerca cessò nel giro di pochi secondi, quando si ritrovò davanti al letto in cui Hiccup in quel momento dormiva a faccia in giù con fare totalmente beato, russando sonoramente. Dalle sue labbra fuorusciva un piccolo rivolo di saliva, a testimonianza di quanto profondo fosse il sonno del ragazzo. Il suo braccio destro giaceva abbandonato a penzoloni lungo il bordo del letto, mentre il resto del corpo era avvolto dalle pesanti coperte di cui si era ricoperto.

A quella visione, Astrid dovette portare entrambe le mani davanti alla bocca, per evitare di lasciarsi andare ad una fragorosa risata che avrebbe svegliato il povero Hiccup di soprassalto. Quella era la sua intenzione, in realtà, ma voleva agire in ben altro modo.

Nel frattempo Sdentato si era svegliato, allertato dai movimenti che aveva udito a breve distanza dal punto dove si era rannicchiato, ma si limitò ad emettere un versetto di saluto nel momento in cui riconobbe quella figura poco distante da lui. Tuttavia il suo sguardo curioso non si scostò dalla ragazza nel momento in cui questa decise di slacciare il suo mantello, appallottolandoselo tra le braccia. I suoi occhi azzurri erano fissi sul vichingo addormentato di fronte a lui, come quelli di un predatore in procinto di gustarsi un appetitoso pasto. Le sue labbra erano arricciate in un sorrisetto beffardo, segno che fosse ben conscia di ciò che stesse per combinare.

Con un gesto fulmineo, la giovane scagliò quel gigantesco e morbido fagotto verso la testa di Hiccup. L’obiettivo venne colpito in pieno, o quasi, e la reazione fu esattamente quella che Astrid si aspettava… e che desiderava.

Un’esclamazione di sorpresa ruppe di netto il silenzio e fu seguita da una specie di improvviso ed istintivo gesto repentino che portò il vichingo a mettersi a sedere, tirandosi tuttavia la coperta fino al petto. Il cuore aveva aumentato rapidamente i suoi battiti e sembrava prossimo a schizzare fuori dalla cassa toracica del ragazzo, il quale si guardava in giro con aria spaesata, senza riuscire a capire cosa diamine fosse successo. Solo dopo che i suoi occhi color smeraldo si furono abituati alla penombra riuscì a mettere a fuoco la ragazza a pochi metri dal suo letto.

“Astrid? Che… che diamine ci fai qui?!” Esclamò ancora sconvolto da quel brusco risveglio, per poi prendere il mantello tra le mani “La prossima volta, già che ci sei, potresti, che so, rovesciarmi un…” Tentò di aggiungere, prima di essere anticipato dalla sua dolce metà.

“… secchio di acqua gelata in testa? Ci ho pensato, effettivamente, ma mi mancavano gli strumenti del mestiere così ho dovuto arrangiarmi…” Spiegò ridacchiando, elargendo nel mentre qualche carezza al capo di Sdentato, il quale sembrò apprezzare tantissimo.

Hiccup si limitò a sbuffare; neanche una sana dormita per passare il tempo gli era concessa. In fondo però era meglio così, si sarebbe risparmiato ore ed ore di nervi a fior di pelle e malumori assortiti. Rimaneva solo una grande incognita: perché Astrid era a casa sua?

“Che ci fai qui, comunque? Avevo detto di non uscire finché il tempo non fosse migliorato” Domandò Hiccup, cercando di sistemarsi un paio di ciocche ribelli che non volevano saperne di rimanere al loro posto.

“Nulla di particolare. Visto che hai dato questo ordine da vero capo…” Cominciò a dire Astrid, dandosi un lieve pugno sul petto in una vaga imitazione di qualche condottiero valoroso “… pensavo potessimo passare un po’ di tempo da soli” Continuò subito dopo, per poi voltare la testa ed osservare Sdentato, che nel frattempo aveva infilato la testa all’interno di una cesta di vimini alla ricerca di qualche spuntino.
“Beh, forse non proprio da soli” Aggiunse subito dopo, sorridendo divertita.

A quella visione anche Hiccup si lasciò scappare una risatina divertita, per poi sospirare “E va bene… già che sei qui tanto vale discutere della prossima spedizione, visto che verrai con me” Mormorò, scostando le coperte ed alzandosi in piedi a fatica, stropicciandosi gli occhi con fare sonnolento.

L’espressione di Astrid, fino ad un secondo prima sorridente e divertita, le morì sul viso istantaneamente, trasformata in una smorfia a metà tra l’incredulità e lo sgomento. Le sue guance rosee avvamparono improvvisamente, prendendo un colorito innaturale per una ragazza dalla pelle chiara come lei. La sua bocca rimase semiaperta e le sue corde vocali sembravano congelate e dunque incapaci di emettere qualsivoglia suono, al di fuori di qualche sillaba strozzata. La mano di Astrid tremava vistosamente ed era stretta a pugno e mantenuta all’altezza della vita, l’indice puntato all’infuori ad indicare la figura di Hiccup nella sua interezza, dalla testa ai piedi.
Gli occhi color ghiaccio della ragazza erano spalancati, il suo sguardo cadde dapprima sulle spalle lentigginose del giovane, per poi proseguire verso il basso, incontrando il suo petto seguito dagli addominali vagamente definiti fino a giungere a…

Solo in quel momento la parola sembrò tornare ad essere un dono in possesso della ragazza, che dopo qualche stentato balbettio disse in tono impercettibile “Tu… tu…”

Hiccup, che nel mentre aveva deciso di fare un minimo d’ordine sul tavolo di legno su cui si sarebbero dovuti mettere al lavoro, si accorse del cambio d’umore della ragazza solo dopo qualche istante, ma in un primo momento si limitò a fissare la ragazza con un sopracciglio alzato, quasi a non capire il motivo di quel cambio d’espressione repentino. Aveva udito quei bisbigli incomprensibili ma non era riuscito a distinguere le parole in essi contenute, per cui si limitò ad un interrogativo “Mh?” seguito da un sonoro sbadiglio.

Prendendo un profondo respiro, Astrid tentò di ripetere la frase, seppur con enorme fatica. Si sarebbe aspettata di tutto ma non il trovarselo davanti proprio come sua madre lo aveva fatto.

“Tu dormi nudo!” Disse nuovamente, in un tono a metà tra una stridula esclamazione sconvolta, stupefatta e anche leggermente scandalizzata.

Da parte sua, Hiccup non riusciva a capire il motivo di una simile reazione. Vivendo da solo, non si era mai preoccupato delle condizioni in cui spesso si ritrovava a dormire. D’altro canto l’unico a poterlo vedere era Sdentato, che di certo non si scandalizzava per qualche muscolo al vento. Ma quella era una situazione imprevista alla quale effettivamente Hiccup non era preparato e che tuttavia stava prendendo alla leggera, come se il girare nudo per casa non fosse poi questo gran problema.

“Embè? Non sono certo il primo, sai?” Ribatté Hiccup, mentre veniva assalito da una nuova ondata di sonno che cercò di contrastare stiracchiandosi e mettendo dunque ancora più ben in vista il suo corpo in ogni suo… aspetto.

“Se la gente comune si veste prima di andare a letto un motivo ci sarà, non credi?!” Replicò a sua volta Astrid, visibilmente paonazza, facendo qualche passo indietro e mantenendo il dito puntato verso il brunetto. A quel punto Hiccup non seppe più cosa dire a sua difesa. Le sue argomentazioni non erano state esattamente inattaccabili, ma d’altro canto Astrid non aveva alcun diritto di mettersi a sindacare su come lui preferisse dormire, nemmeno con quella tempesta di neve là fuori.

Neppure tentò, dunque, di replicare alcunché di intelligente e, come era sua abitudine, cercò di buttare il tutto sul ridere.
Voltandosi nella sua direzione, sfoggiò un sorrisetto sghembo per poi annunciare beffardamente “Suvvia, Astrid, non vorrai dire che non apprezzi tutto… questo?” indicandosi da capo a piedi con un gesto delle mani. A quel punto, la biondina dai capelli intrecciati ne ebbe abbastanza: il colorito acceso assunto dal suo volto era tale da renderla prossima all’autocombustione e così decise di fare l’unica cosa che le venne in mente in quel momento.

Recuperando di scatto il suo pesante mantello, scagliato sulla faccia di Hiccup poco prima, lo srotolò in una frazione di secondo e lo lanciò nuovamente al ragazzo, il quale in quel caso decise di utilizzarlo per coprire le sue… grazie. L’aveva provocata abbastanza, per quel giorno, ma per lo meno la reazione turbata della sua futura moglie gli aveva risollevato un po’ la giornata.
Ridacchiando sotto i baffi, Hiccup vide Astrid sedersi sul letto ed ordinargli perentoriamente “E adesso vedi di rivestirti o ti butto in mezzo alla neve. Di peso.”, mantenendo lo sguardo rivolto altrove, sebbene tale comando venne accompagnato da evidenti risate trattenute da parte della giovane dagli occhi azzurri, che dopo qualche istante non mancò di borbottare un affettuoso “Sei un idiota.”

Sì. Lo era. Rischiare di incendiare la casa per via del rossore delle guance della sua ragazza era stato da incoscienti.


***


Note dell'autore: ma salve! Sono ricomparso dopo un annetto circa, ma sono ricomparso! Allora, che dire? Questa storia l'ho tenuta su hard disk per circa un anno, l'avevo quasi completata del tutto, mancava soltanto il finale ma non l'ho mai finita perchè... boh, sono un idiota. Solo di recente, ossia l'altro giorno, mi son detto "No dai, aggiungiamo la parte finale e mettiamola sul sito, son stanco di lasciare le cose a metà. 
E quindi eccola qui! Non so nemmeno come mi sia venuta in mente, in realtà, ormai è passato troppo tempo e non me lo ricordo manco più, c'era una storia dietro alla sua origine ma... boh, è andata perduta. 
Spero comunque vi possa piacere ^^

Un ringraziamento speciale va ad Haiwan, che mi ha fatto da consulente pre pubblicazione e mi ha fortunatamente fatto notare un paio di strafalcioni che, se ci ripenso ora, mi fanno venir voglia di darmi un piccone sulla fronte. Grazie davvero cara ^^

Ci rileggiamo alla prossima! 

GK

(Fonte della fanart: https://i.pinimg.com/736x/9e/35/c1/9e35c1c0cdcca040ba1caac727bbf11f--hiccup-and-astrid-dragon-.jpg)



 
   
 
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