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Autore: Percyxx    02/06/2018    1 recensioni
Nathan non crederai mai a ciò che sto veden… - non finì la frase che un enorme mano che sembrava fatta di pietra lo afferrò e lo tirò fuori.
Tutto ciò in cui credevo crollò non appena mi avvicinai alla parete sfondata, vidi due esseri alti almeno quattro metri uno era un ciclope, me lo fece intuire il suo unico occhio verde grande quanto un piatto di plastica.
I protagonisti sono inventati da me ma durante la storia potranno comparire i personaggi di Rick Riordan
Genere: Avventura, Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuova generazione di Semidei, Nuovo personaggio
Note: Nonsense | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
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                                                                          Ezio

- Come hai fatto quella roba con i fulmini e l’aria? - mi chiese Nathan con tono curioso mentre riprendeva fiato dopo la lunga corsa.
Volevo essere il più sincero possibile perciò gli dissi – Non lo so, ho perso le staffe e il resto mi è venuto naturale-

- Lo stesso per me, nel momento stesso in cui ti ho visto in pericolo sono esploso di rabbia e tutto ciò che ho fatto era come se fossi nato per farlo.-
Il mio amico era ritornato normale, lo sguardo inquietante era sparito.

- Non so te, ma io sto morendo di caldo, abbiamo corso per almeno venti minuti tra i vicoli, quindi abbiamo di sicuro seminato il ciclope e...che schifo!- disse lanciando per terra una palla sporca di una poltiglia verde, mi ci volle qualche secondo per capire che fosse l’occhio del ciclope, si sono un genio lo so.
- Non lo avevi buttato?- chiesi
- Sì che l’ho fatto!- mi rispose pulendosi la mano con un fazzoletto che gli avevo passato.
- Comunque andiamo a ragionare ad un bar offro io-  continuò lui seccato.
Dopo pochi minuti eravamo già ad un bar a gustarci una cola, seduti vicino ad una finestra, mentre vedevamo al telegiornale il nostro scontro con i due mostri. La cosa strana è che nessuno nel locale vedeva uno scontro assurdo, ma un brutto incidente di macchine. 
Il bar era quanto di meno originale possibile, era identico ai classici bar che si vedono di solito nei film o in qualche rivista.
- Ma chi ha dato la patente a quello?- chiese ironicamente un vecchietto dietro di noi interrompendo   il mio pensiero.
- Siamo semidei.- disse mentre guardava fuori dalla finestra.
- Cosa?- gli chiesi confuso.
- Ho detto che siamo semidei, pensaci, entrambi non abbiamo un padre, entrambi abbiamo sbloccato dei poteri divini e in più abbiamo attirato a noi dei mostri.- disse serio.
Lo fissai per un attimo non aveva tutti i torti, era possibile, ma non so perché ancora dubitavo.
- Molto perspicace, comunque è stato un bel combattimento!- disse un ragazzo alto e dai capelli rossi che si era seduto vicino a noi.
- Scusate se non sono intervenuto, ma volevo edere se ve la sareste cavata con i vostri poteri.- continuò con un sorriso che metteva in mostra la dentatura smagliante.
- Tu sei…?- chiese Nathan alterato senza staccare gli occhi dalla finestra, infatti quando qualcuno interrompeva una discussione a cui lui partecipava si alterava particolarmente, in un certo senso lo capivo, amava parlare, era un vero logorroico.
- Mann, Mann Auferstehen, piacere di conoscervi!- disse.
- Ezio, lui è Nathan-  gli dissi.
- Ora per quanto riguarda ciò che vi è successo sappiate che per voi inizia una breve vita di sofferenze e paura.- disse il rosso con un tono divertito, il mio sesto senso mi gridava che Mann era molto vicino alla follia e lui non sbaglia mai, pensate che una volta ero allo zoo, il mio sesto senso mi aveva avvertito, che se avessi continuato a infilare il braccio nella gabbia degli orsi lo avrei perso, da allora gli ho sempre creduto, sono furbo eh?
Nathan che non lo aveva ancora guardato in faccia, si volto verso di lui e chiese curioso:
- Cosa sono quegli occhi? -
Notai allora, che quelli che all’inizio sembravano dei normalissimi occhi verdi, stavano svanendo come una nebbia e al loro posto vi erano due fari che producevano poca luce, tanto da permettermi di vedere gli ingranaggi che c’erano dietro alla fonte di luce.
- Riesci già a vedere nella foschia? Particolare comunque sono un dono di Efesto, ora però devo farvi un piccolo test, si tratta di una pura formalità ed è molto rapido.- rispose il rosso
- Hai detto Efesto?- chiesi esaltato:- Quindi esistono gli dei greci?- continuai ancora più esaltato
- Ascoltate stare a spiegarvi tutte le cose prenderebbe troppo tempo, avete letto le saghe di Peter Johnson? Perché tutto ciò che c’è scritto è vero, hanno solo cambiato i nomi.- rispose con un tono un po' esasperato , come se quella lunga spiegazione l’avesse fatta un sacco di volte.
- Allora, di che test si tratta?- chiese Nathan, avere la conferma che tutto ciò che avevamo letto nei nostri libri fosse vero gli fece passare la la seccatura e fece crescere la sua curiosità.
Mann ci diede due foglietti, dopo di che ci chiese di provare a leggerli, io ne presi uno e il mio amico l’altro, provai a leggere il mio, capì che era una sola frase ma aveva caratteri che mi ricordavano il greco antico, ma non riuscì a capire cosa ci fosse scritto.
- C’è scritto che sono romano- disse il mio amico, guardai il suo foglietto ed effettivamente vi era scritto: “ Complimenti, sei un semidio romano.”.
- Ha ragione, comunque questo foglio è indecifrabile- dissi.
Mann non aveva ancora parlato, forse voleva creare suspense?
Nathan prese il mio foglietto, presumo per curiosità e lesse cosa c’era scritto poi disse:- Su questo invece c’è scritto che sono greco, è finito il test?- disse il mio amico.
Il sorriso del rosso scomparve e la luce dei suoi occhi diventò molto intensa.
- Questo è strano, non ho mai incontrato qualcuno sia romano che greco, credo che dovremmo andare a casa tua Nathan, tu Ezio sei figlio di Giove e capirai già da solo di essere molto potente.- disse il ragazzo con i fari al posto degli occhi.
Il mio compagno di mille avventure chiese inutilmente perché, ma ne io ne il rosso lo prendemmo sul serio e ci alzammo per pagare, sapere di essere figlio di Giove mi fece scoppiare di gioia, era sempre stato il mio dio preferito, nella mia mente già si creavano idee su come allenare e poi usare i miei poteri, ma la cosa più importante era scoprire di più sul padre del mio amico. 
Il mio amico decise di portarci a casa sua, sentivo che anche lui era curioso sulla faccenda, mi aveva confessato infatti che sua madre non parlava quasi mai di suo padre e quando lo faceva rispondeva a   in modo vago. Pagammo e uscimmo dal bar, il sole era intenso quel giorno ed i capelli nei del mio amico splendevano come se fatti di metallo. La casa di Nathan era vicina, quindi andammo a piedi, erano già l’una del pomeriggio perciò sicuramente sua madre sarebbe stata a casa. Mentre camminavamo feci caso all’abbigliamento di Mann, aveva una canottiera arancione che metteva in mostra i muscoli, portava in spalla una sacca sportiva, aveva degli scarponi neri e dei jeans strappati, le sue braccia erano piene di cicatrici, in più adesso che eravamo tutti in piedi notai quanto Mann fosse enorme in confronto a me, già il mio perennemente pallido amico era più grosso di me, per quanto anche il mio corpo fosse molto allenato, ma Mann lo era ancora di più, la cosa mi dava un incredibile senso di fastidio e mi provocava tanta invidia, si lo so, tutti voi vi chiedereste sarcastici quanto mai potrà essere figo Mann, ma fidatevi, chiunque invidierebbe l’aspetto di Mann, CHIUNQUE.
- Come hai fatto a tenere il nostro passo? Andavamo molto veloci.- chiese Nathan mentre camminava pensieroso davanti a noi e mentre si infilava i foglietti che Mann ci aveva dato nella tasca dei pantaloncini.
- Parkour.- rispose distratto:- Ve lo avrei insegnato ma non ne avete bisogno, mi è bastato vedervi per capire che avete un’agilità sovrumana, sopratutto la tua Nathan, Ezio si fa aiutare dai venti inconsciamente, ma tu no, non ho mai visto questa capacità, però mi fa sospettare qualcosa. La cosa peggiore è che siete potenti, molto, in particolare tu Ezio, come figlio di Giove attirerai molti mostri ma in cambio scoprirai che i tuoi poteri sono molteplici, comunque mi dispiace dirvelo ma rischierete la vita ogni singolo giorno- continuò lui con tono serio e malinconico.
- Quanti ne hai conosciuti come noi?- chiesi al rosso.
- Di potenti pochi, ma sono morti tutti, di meno potenti una decina ma ho perso i contatti con loro e ciò mi tormenta.- rispose il rosso cupo.
Preferì non fare altre domande e feci segno a Nathan  di non  farne neanche lui.
Dopo poco arrivammo a casa del mio amico, viveva al settimo piano di un palazzo abbastanza moderno, di una strana tonalità di verde che lo faceva splendere anche nei giorni più piovosi, quindi ci toccarono un po'  di scale, arrivati alla porta suonammo, sul campanello c’era scritto il cognome di Nathan, Freeman, mai capito il perché di quel cognome inglese visto che la sua famiglia viveva in Italia da generazioni, dubitavo che fosse causato da qualche matrimonio.
Marta, la signora Freeman, che era come una zia per me ci aprì la porta calorosamente, ci fece entrare e senza neanche farci parlare ci prese di peso e ci mise a tavola, era evidente da chi Nathan avesse ereditato la sua forza.
La sua casa era veramente accogliente: le pareti bianche; i mobili neri, i quadri appesi alle pareti raffiguranti paesaggi invernali e l odore perenne di lilla rendevano quel luogo veramente rilassante.
Per me era come una seconda casa ed io e mia madre eravamo ospiti li almeno 3 volte la settimana, in pratica nei giorni in cui i Freeman erano ospiti da noi.
- Nati dovevi dirmelo che avresti portato Ezio e un tuo amico, avrei preparato più cibo.- disse la signora rimproverandolo e tirando fuori una teglia di lasagne più simili al carbone che a del vero e proprio cibo.
- Abbiamo già mangiato. - dissi velocemente, la madre del mio amico era una persona fantastica, ma non aveva alcun talento nel cucinare per quanto ci provasse.
- Allora siete qui per vedervi un film insieme? In più non mi avete presentato il vostro nuovo amico sembra un tipo particolare.- chiese la madre del corvino.
Non avevo il coraggio di rispondere e neanche il mio amico ne aveva intenzione, la mia zia si avvicino preoccupata, era incredibilmente somigliante a suo figlio, stessi capelli neri e occhi cioccolato fondente e stessa pelle pallida.
- Signora mi chiamo Mann, sono qui per conto dei due campi di semidei, dobbiamo parlare del padre di suo figlio.- disse il rosso serio, la luce nei suoi occhi si era per un attimo affievolita, come succede ogni tanto alla fiamma di una candela, forse si pentiva di essere stato cosi diretto.
- Oh no, quindi lo ha scoperto, suppongo che lo stesso valga per te Ezio.- disse amareggiata sedendosi anche lei a tavola.
- Dovete sapere che il tutto è stato causato dalla mia famiglia, i Freeman, e tua madre Ezio è stata coinvolta in questa faccenda di divinità a causa mia.- disse la signora versandosi della limonata dalla brocca che c’era sul tavolo.


Chiedo infinitamente scusa per il troppo tempo che ho impiegato per il secondo capitolo, ma la scuola nell'ultimo è stata un inferno.
Ci si rivede ad un prossimo capitolo che spero io finisca di scrivere il prima possibile.




   
 
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