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Autore: SterekLover1121    03/06/2018    1 recensioni
"Accade facilmente, a chi ha perso tutto, di perdere se stesso"
- Primo Levi
Dopo la scomparsa di Thanos, Thor è lasciato a combattere una guerra interiore che potrebbe condurlo alla pazzia. Per sua fortuna, però, non sarà costretto a combattere tale battaglia da solo.
Ship presenti: Thorki con accenni Stucky
Post-Infinity War
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Steve Rogers/Captain America, Thor
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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What More Could We Lose? 

 

       Farewell, my love,

Until we meet again 

Someday, somewhere 

 

"Avresti dovuto mirare alla testa"

Thor era in ginocchio. 

Da quanto tempo, non lo sapeva. Evidentemente molto, considerato il fatto che le ginocchia avevano iniziato a dolergli, a causa del contatto prolungato con il terreno roccioso sottostante. 

Un tempo, nemmeno lo avrebbe notato, poiché ci sarebbe voluta ben più di qualche roccia per "indolenzirlo". Un tempo, si sarebbe alzato e avrebbe ripreso a combattere, deciso a portare a termine la sua missione anche a costo di perdere la sua stessa vita, mettendo talvolta a rischio anche quella delle persone a lui più care.

Un tempo, lui era qualcun altro, un ragazzo troppo giovane e inesperto per ricoprire l'impegnativo ruolo di sovrano e  decisamente meno tormentato rispetto all'uomo che era diventato, e di certo non così arrendevole; erano state proprio le ultime parole che Thanos gli aveva rivolto, prima di schioccare le dita e scomparire in quel dannato portale, riducendo in tal modo in cenere metà della popolazione universale, che non facevano che rimbombargli nella mente, come un mantra che portava con se la più dolorosa delle consapevolezze; Non avevano fatto altro che confermare il fatto che sì, aveva fallito. Di nuovo. E loro avevano perso. 

Con sguardo vacuo, Thor rimase a fissare il corpo inerme di Visione, senza però vederlo davvero. Un'altra vita strappata via senza la benché minima pietà. Un altro fallimento. 

Diavolo, ci era andato così vicino. Aveva quel verme letteralmente in pugno, in ginocchio - proprio nella stessa posizione in cui si trovava lui in quel momento, buffo, vero? - con il suo Stormbreaker conficcato nel  petto. 

Aveva gioito nel sentirlo urlare di dolore quando gliel'aveva spinto nel busto in profondità, lentamente, così che potesse soffrire il più a lungo possibile. 

E mentre lo guardava, impotente, alla sua completa mercé, aveva rivisto lui, aveva rivissuto la sua morte una volta ed un'altra ancora, come un loop temporale senza fine, e più il ricordo del suo collo spezzato si faceva vivido, più la sua ascia sprofondava nel petto di quel lurido essere, alla ricerca di un cuore che non era nemmeno del tutto certo possedesse. Lo aveva fissato dritto negli occhi, e vi aveva visto paura e dolore, e di nuovo gli occhi verdi-azzurri del suo amato fratello si erano sostituiti a quelli del mostro davanti a se. E allora il dolore della perdita si era fatto ancora più presente, e con esso il desiderio di vendetta; aveva così spinto l'ascia ancora più in profondità, con il subdolo intento di spezzare il suo nemico dall'interno, di costringerlo ad invocare pietà. Pietà che di certo non gli sarebbe stata concessa. 

 

"Te l'avevo detto. Saresti morto per questo."  ricordava di aver pronunciato quelle parole in modo solenne, e non sapeva dire con certezza se con "questo" avesse voluto riferirsi alla distruzione del suo popolo, o alla sua morte. 

Probabilmente, ad entrambi. 

 

E per un attimo, aveva davvero creduto che sarebbe riuscito nel suo intento. Che avrebbe ucciso quel tiranno da quattro soldi. Che avrebbe vendicato Loki. 

Ma poi lui aveva pronunciato quella frase, e Thor non era stato abbastanza veloce, non era stato pronto, e così Thanos ne aveva approfittato, aveva schioccato le dita ed era scomparso, e con lui metà della popolazione mondiale, tra cui i suoi amici, gli stessi che aveva giurato di proteggere anche a costo della vita. 

 

Perché, si era detto, se non sono stato in grado di proteggere lui, di certo non lascerò che Thanos posi anche solo un dito su uno di loro.

 

Invece, guardate com'era andata a finire.

Fu solo dopo che Thanos era già bello che andato che Cap aveva fatto la sua entrata, guardandosi attorno confuso, e Thor era riuscito a malapena ad udire le sue parole al di sopra dell'eco confuso che aveva ormai preso a dominare la sua mente contorta e distrutta dal dolore, in un susseguirsi di 'cosa ho fatto?' e di  'cosa non ho fatto?' Sussurrati che rischiavano di farlo ammattire, sovrapponendosi gli uni agli altri. 

E poi, era successo. 

«Steve?» 

Una parola. Un'invocazione confusa. 

Thor aveva alzato la testa giusto in tempo per vedere Bucky Barnes tramutarsi in polvere, con Steve che si voltava e che non poteva far altro che assistere impotente alla scena. E Thor si era sentito male nel vederlo inginocchiarsi, allungare lentamente una mano e sfiorare il terreno, laddove i granelli del corpo di Bucky si erano andati a posare. 

Dopodiché Cap aveva alzato lo sguardo, gli occhi lucidi, confusi, e lo aveva guardato, ponendogli una muta e dolorosa domanda - Perché? - e Thor aveva quasi avvertito il sangue ghiacciarsi nelle vene, e non aveva potuto fare a meno di riconoscersi in quello sguardo, in quell'espressione, in quel dolore. Era stato come guardarsi allo specchio, a tutti gli effetti. 

 

Allora doveva essere questo il mio aspetto, si era ritrovato a pensare, quando ho perso Loki. 

 

E mentre il mondo attorno a loro andava in frantumi, Steve e Thor si erano visti forse per la prima volta, due uomini distrutti dall'ennesima morte delle persone che più amavano al mondo, due anime sole che non avevano null'altro da perdere.

Già, perché? 

 

Ed ora eccolo lì, il grande Thor Odinson, infine ridotto in ginocchio a nient'altro che un guscio vuoto. Probabilmente, se Loki fosse stato lì con lui, gli avrebbe rifilato qualche battuta tagliente, e lui avrebbe scosso la testa esasperato, ribattendo con la stessa tenacia. Perché era così che funzionava, tra loro. 

Ma no, si ritrovò poi a correggersi, scuotendo la testa. Se Loki fosse qui, non avrei motivo di arrendermi. Quindi dovrebbe riuscire a trovare altri espedienti. 

Il pensiero risultava quasi divertente. Quasi. 

Perso nelle sue riflessioni, Thor udì a malapena il suono di rametti spezzati, e nonostante ciò non osò abbandonare la sua posizione accasciata per voltarsi a vedere chi fosse. Non ne aveva la forza. 

 

La resa non è nella mia natura. Erano quelle le parole che aveva una volta rivolto al Dio dell'Inganno. Già, una gran bella stronzata, eh? 

 

«Thor.» la voce di Steve gli giunse roca alle orecchie, debole. Aveva pianto - Fu la sua prima constatazione - anche urlato, forse. Non riusciva bene a dirlo. 

Come se gli avesse letto nel pensiero, Cap si schiarì la gola, e la sua voce si fece ad un tratto più autoritaria. «Thor. Stai perdendo il controllo, devi calmarti.»

E in effetti stava davvero perdendo il controllo; delle scintille di pura elettricità si erano propagate sul terreno circostante, simili a centinaia di spirali blu e decisamente letali. 

Con un grande sforzo, Thor si costrinse a fermarsi, guardandosi prima le mani e poi lo Stormbreaker accanto a lui, come per accertarsi che non avesse perso anche quello. 

 

Udì Steve sospirare sonoramente, per poi sedersi accanto a lui. Il Dio del Tuono nemmeno riuscì ad alzare gli occhi su di lui, non voleva rivedere quello sguardo. Infondo, era sopratutto colpa sua e del suo indomabile desiderio di vendetta che Steve aveva perso Bucky. Di nuovo. 

 

Ancora una volta, le parole che lasciarono le labbra di Cap sembrarono confermare il fatto che sapesse leggere nel pensiero. 

«Non è colpa tua. D'accordo?»

Bugia. 

«Thanos avrebbe vinto comunque.» 

Non è vero. Se mi fossi trattenuto, se solo avessi-

«Thor.» Steve allungò una mano, poggiandogliela sulla spalla, e a quel contatto il figlio di Odino sembrò ridestarsi dal suo torpore.

Con non poco sforzo, il biondo alzò lo sguardo sull'interlocutore, aspettandosi un'espressione di accusa e rabbia. 

 

Ma invece, tutto quello che trovò furono due iridi cristalline e senza fondo, vuote, prive di qualunque emozione. I precedenti sospetti di Thor vennero confermati dai solchi sulle guance e gli occhi resi rossi dal pianto. Aveva un aspetto orribile, e nemmeno si preoccupava di nasconderlo.

 

Probabilmente lui era anche messo peggio di Cap.

 

«Mi dispiace.» 

Ecco. Ora anche la sua voce risultava roca nel pronunciare quelle parole così prive di significato. Vuote. Buttate lì nel futile tentativo di riempire un vuoto troppo grande. 

Steve lo fissò a lungo. Sapeva a chi si riferisse. 

«Anche a me.» furono le uniche parole con cui riuscì a ribattere, prima di cadere anch'egli in ginocchio, abbassando lo sguardo sul corpo senza vita di Visione. 

Per Thor fu quasi un sollievo non avere più il suo sguardo addosso. Liberando il respiro che non si era nemmeno reso conto di aver trattenuto, il Dio alzò lo sguardo verso il cielo plumbeo sopra di loro e si stupì nel constatare che era ormai notte fonda, e che tra poche ore ci sarebbe stata l'alba. Era come se si stesse rendendo conto del mondo reale a scoppio ritardato. Non era una bella sensazione. 

 

Steve alzò lo sguardo su di lui, fissandolo intensamente. Thor aveva un'aria cupa, devastata. Non lo aveva mai visto così, sembrava un'altra persona, sembrava... 

«È morto, non è vero?» la domanda gli fuoriuscì dalle labbra prima che potesse fermarla, e se ne pentì nello stesso istante in cui vide le spalle dell'amico irrigidirsi visibilmente. 

 

Thor, tuttavia, non osò distogliere lo sguardo dal cielo che li sovrastava, quasi come se si aspettasse di veder piombare giù Loki dal nulla grazie ad uno dei suoi soliti trucchetti, vivo e vegeto. 

«Sì.» Rispose, con un tono talmente cupo da stupire persino se stesso. E poi, dopo una piccola pausa, riprese: «Lui mi ha... mi ha salvato la vita.» 

 

Steve lo guardò, e Thor abbassò a sua volta lo sguardo su di lui. Si aspettava un'espressione di incredulità mista a stupore o, nel peggiore dei casi, di scetticismo, ma ancora una volta l'amico lo sorprese. 

Semplicemente, annuì, con lo sguardo di uno che la sapeva lunga. 

Era quasi... come se se lo fosse aspettato. 

 

E Thor, sorprendentemente, si sentì capito. Sentiva il bisogno di sfogarsi, di buttare fuori tutto, e per qualche ragione non credeva che Steve avesse avuto nulla da ridire a riguardo, perché anche lui aveva bisogno della stessa identica cosa. 

Così, prendendo un respiro profondo, Thor deglutì il groppo che gli si era formato in gola e disse, in un sussurro: 

 

«Non gliel'ho mai detto.» 

Non gli ho mai detto che lo amo. 

Non ci fu alcuna necessità di spiegare, Steve aveva già capito. 

«Scommetto che lui lo sapeva.» rispose, forzando un sorriso. Thor lo guardò, scuotendo piano la testa e lasciando andare una risata che di divertito non aveva proprio nulla. 

«È che... lui certe cose ha sempre avuto bisogno di sentirsele dire, sai?» rispose, un sorriso nostalgico ad incorniciargli il volto «Solo che io sono sempre stato troppo superficiale per accorgermene, ed ora-» ed ora che non c'è più, non potrò più dirglielo. Avrebbe voluto finire la frase, ma il groppo in gola glielo impedì, impedendogli di parlare. Con un sospiro tremante, Thor decise di dar voce ad una domanda che, sperava, lo avrebbe fatto sentire meno in colpa. « E Bucky, invece? Lui lo sapeva?» 

Steve si irrigidì. 

Già, lo sapeva? Certo, il loro rapporto si era incredibilmente evoluto, ultimamente, ritornando anche più forte di quello che avevano un tempo ma... dar voce ai loro sentimenti? Quello era un passo che ancora non erano riusciti a compiere. 

Ed un traguardo che non sarebbero mai riusciti a raggiungere, a quel punto. Gli sussurrò una fastidiosa vocina nella testa, facendolo boccheggiare. Thor credette immediatamente di aver fatto una madornale cazzata a domandargli una cosa del genere e fece inevitabilmente per scusarsi, ma Steve si riprese in fretta, rispondendo con un sussurrato: 

«Lo spero.» 

 

Passarono alcuni minuti in totale silenzio, ognuno in preda ai loro fantasmi. 

Thor, fermo, a fissare il cielo, dove non meno di un giorno prima lui e la sua gente erano riusciti a sfuggire alle grinfie di Hela grazie a Loki ed alla navicella che li aveva salvati tutti, che era lo stesso luogo in cui lui e il Dio dell'Inganno si erano ritrovati e riuniti, corpo ed anima, pronti a ricominciare. Insieme.

«Sono qui.» le parole di Loki, che al tempo lo avevano riempito di gioia, ora sembravano dei rasoi affilati pronti a fare a pezzi ciò che restava del suo cuore. 

Sapeva che non sarebbe stato mai più lo stesso, senza di lui. 

 

Per quanto riguarda Steve, lui aveva lo sguardo puntato sul terreno, dove non meno di poche ore prima Bucky si era dissolto, non lasciandogli nemmeno il tempo di stringerlo tra le braccia un'ultima volta. 

Era successo tutto in modo talmente veloce che ancora stentava a crederci. 

Diamine, stava andando tutto così bene. Perché? Perché a loro? 

 

«È sbagliato?» 

La voce di Thor quasi lo fece sussultare, perso com'era nei suoi pensieri. Ci mise un po' ad elaborare la domanda ma, non appena l'ebbe 'afferrata', ancora una volta non ci fu bisogno che l'amico gli spiegasse cosa intendesse con una domanda del genere. 

Si riferiva al rapporto tra lui e Loki, così forte da fare invidia a tutti gli altri, e lo capiva perché era lo stesso tipo di legame che avevano stretto lui e Bucky, tempo addietro. 

I loro erano legami che andavano oltre il tempo e lo spazio, indistruttibili. 

E come può, ditemi, una cosa del genere essere definita sbagliata? 

 

«No.» rispose quindi Steve, sorprendendo ancora una volta Thor. «No, non lo è.» 

Il figlio di Odino non rispose. Non ne sentì il bisogno. 

Un silenzio quasi piacevole calò su di loro, mentre la tristezza parve in qualche modo scemare, anche se in modo impercettibile. 

«Loro vorrebbero che noi continuassimo a combattere.» di nuovo, fu Steve a parlare, lo sguardo fisso davanti a se. «Infondo, che cosa abbiamo ancora da perdere?»

Thor inizialmente non rispose. Avrebbe voluto ribattere, dire che sarebbe stato tutto inutile. Thanos era invincibile, e la loro squadra era stata dimezzata. 

Eppure, si costrinse al silenzio;

Davvero, non avevano più nulla da perdere. 

E inoltre... dopo la conversazione appena avuta con Cap, la resa non gli sembrava più una prospettiva molto allettante, in effetti. 

Loki non ti ha salvato la vita solo perché tu rimanessi qui a piagnucolare come la peggiore delle principessine. Gli sussurrò la saggia voce della coscienza, con la quale Thor - sorprendentemente -  si ritrovò essere d'accordo. Così - con non poco sforzo - il Re di Asgard si alzò, recuperando lo Stormbreaker e raddrizzando la schiena. Puntò lo sguardo dritto davanti a se, oltre l'immensità di Wakanda e verso il sole che faceva timidamente capolino da dietro un paio di colline.

Steve lo imitò, fiero e deciso al suo fianco; Della debolezza di poche ore fa quasi nessuna traccia, nonostante la ferita fosse lungi dal guarire. 

«Raduniamo gli altri e prepariamoci a fare il culo a quel bastardo.» proruppe Thor, mentre nella sua mente sembrò farsi largo una vocina molto simile a quella di Loki, che gli sussurrava un: "ora ti riconosco, fratello." 

Ancorandosi a tale pensieri, con quella che sembrava l'ombra di un sorriso, Thor, figlio di Odino, e Steve Rogers diedero le spalle alla distruzione che l'attacco di Thanos aveva portato, mentre la notte scura e tenebrosa si apprestava a lasciar spazio ad un nuovo giorno, portando via debolezze e vecchi scheletri nell'armadio. 

Mentre Cap continuava a camminare, Thor si voltò brevemente, giusto in tempo per vedere il sole sorgere del tutto da dietro le colline e, con esso, le parole che Loki gli aveva rivolto poco prima della fine sembrarono quasi fare da sfondo a quello scenario  idillico, sotto forma di eco. 

 

"I assure you, Brother, the sun will shine on us again."

   
 
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