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Autore: sincronette18    04/06/2018    1 recensioni
Non ricordava, Regina, quando aveva cominciato. Non ricordava quando aveva cominciato a nascondere tutto quello che provava dietro ad un sorriso.
Sin da quando aveva memoria le era stato insegnato a sorridere sempre, qualsiasi cosa stesse accadendo. Cora aveva sempre preteso la perfezione. Regina aveva sempre cercato di raggiungerla, fallendo.
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fiction ispirata alla canzone, da cui riprende il titolo, Human di Cristina Perri. Lievi accenni Swanqueen, ma si tratta solo di pochi riferimenti, facilmente ignorabili per i non amanti di questa coppia. Buona lettura.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Regina Mills
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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HUMAN

 

I can fake a smile
I can force a laugh
I can dance and play the part
If that’s what you ask
Give you all I am
 
Non ricordava, Regina,  quando aveva  cominciato. Non ricordava quando aveva cominciato a nascondere tutto quello che provava dietro ad un sorriso.
Sin da quando aveva memoria le era stato insegnato a sorridere sempre, qualsiasi cosa stesse accadendo. Cora aveva sempre preteso la perfezione. Regina aveva sempre cercato di raggiungerla, fallendo. Aveva perso il conto degli sguardi delusi della madre, delle punizioni ricevute. Aveva perso il conto delle urla soffocate, delle lacrime silenziose, dei sorrisi finti con cui girava per la tenuta, nascondendo con vestiti principeschi le ferite sul suo corpo da bambina. Aveva perso il conto degli sguardi compassionevoli delle serve che la vestivano osservando quei segni rossi sulla sua pelle.  Aveva perso il conto, Regina, durante gli anni di tutto quello che aveva subito, in silenzio, cercando di arrivare ala perfezione, lottando con le unghie e con i denti per raggiungerla, per vedere quel sorriso fiero, quel sorriso vero, tanto agognato sul volto della madre.
 
 
Ma hai fallito
 
 
E ora il sapore familiare di sangue era ricomparso nella bocca di Regina, tra le labbra trattenute dai denti per soffocare i singhiozzi. Il cuore continuava a martellare nel petto, nonostante l’ennesimo incubo fosse finito. Perché nonostante avesse gli occhi spalancati le immagini continuavano a scorrere, come la pellicola di un film visto e rivisto, e lei non poteva, non riusciva, a fermarle. Perché nonostante il suo corpo fosse avvolto dal morbido pigiama di seta, sulla pelle continuavano a bruciare gli incantesimi della madre, le punizioni per la sua mancata perfezione. Perché quelle occhiate di compassione, aveva cominciato ad odiarla, la attraversavano come lame di una spada rivestite di veleno. Perché nonostante le orecchie fossero tappate con forza dalle sue mani la voce di Cora amara, sprezzante, continuava a riempirle la testa, come un eco infinito, come il ricordo continuo dei suoi errori. Perché nonostante cercasse di pensare a tutto quello che aveva ora, Henry, Emma, nella sua mente continuava ad apparire l’immagine del corpo senza vita di Daniel. Perché nonostante i suoi sforzi per scacciarlo, il dolore continuava a bruciarle nel petto ed avvolgerla lentamente, togliendole il respiro.
I can turn it on
Be a good machine
I can old the weight of world
If that’s what you need
Be your everything
 
E quando la sua vita era andata in pezzi,  Regina era rimasta ferma a guardare, bloccata dal dolore per la perdita di Daniel, bloccata dal vuoto che si era creato dentro di lei, bloccata da quel cerchio d’oro che nascondeva sotto ai vestiti. Aveva sognato, Regina, di donare a lui la sua prima volta, aveva immaginato l’amore, le farfalle nello stomaco, la sensazione che avrebbe provato sapendo di essere unita a lui. E invece erano state lacrime, versate dopo che il Re si era addormentato, e  dolore lancinante, che  la aveva avvolta, stringendola  in una morsa letale, come un serpente tra le sue spire. Aveva sognato, Regina, di vedere il suo ventre crescere , di sentire una vita crescere dentro di lei, frutto del loro amore. E invece ogni notte beveva una pozione per evitarlo, per non vedere mai quelle curve apparire sul proprio corpo. Aveva sognato, Regina, di sentirsi bellissima agli occhi dell’uomo che amava, di sentirsi, per una volta, perfetta. Ora invece ogni volta che osservava il suo corpo allo specchio si sentiva sporca, Regina. Sporca di quelle mani che non voleva toccassero punti che toccavano. Sporca di quella bocca che era a costretta a baciare. Sporca di quei sorrisi, che eppure parevano così reali, che ogni giorno rivolgeva a suo marito, quel marito che non aveva mai voluto. Sporca di quella vita, che agli occhi di tutti sembrava perfetta, che lentamente la stava facendo cadere a pezzi. Sporca di quella rabbia che iniziava a crescere dentro di lei, che si mischiava al costante dolore al petto, nell’esatto punto in cui quell’anello dorato toccava la sua pelle ambrata. Sporca di tutto ciò che aveva. Sporca di sé.
E quando tutto le era sembrato perso, quando aveva iniziato ad autodistruggersi, una piccola speranza si era accesa nel cuore di Regina. Perché Regina aveva sperato, sperato con tutta se stessa che la magia le avrebbe riportato Daniel. Aveva sperato così ardentemente, ci aveva creduto. E si era lasciata consumare dalla rabbia, dalla sete di vendetta, dalla magia oscura, lasciandosi cullare dall’illusione che un giorno le avrebbero ridato Daniel, il suo Daniel. Che un giorno, al posto delle mani ruvide e callose di  Re Leopold avrebbe sentito quelle di Daniel scorrere sul proprio corpo. Che un giorno tutto quello che si erano promessi , si erano giurati, si sarebbe avverato.  Che un giorno avrebbe smesso di sentirsi sporca.
E aveva cominciato a sprofondare Regina, sempre di più. Ed ogni giorno aveva paura, era terrorizzata, dall’idea di diventare come sua madre. E ogni giorno si aggrappava con tutte le forze al ricordo di Daniel per non sprofondare troppo nell’abisso dell’oscurità.
Ed un giorno l’appiglio si era rotto. E lì era caduta, Regina. Si era lasciata cadere nell’oscurità con il cuore a pezzi e lo sguardo vuoto, freddo. Come il corpo di Daniel in quella tenda. Come le sue labbra che aveva provato, provato e riprovato a baciare mentre le lacrime le rigavano le guance e quella speranza che si era accesa dentro di lei si spegneva, seppellita dal dolore che, come quel giorno nelle stalle, la aveva investita senza pietà. Il bacio del vero amore avrebbe spezzato qualsiasi maledizione. Ma la morte non era una maledizione. E per la prima volta dopo anni quella consapevolezza la colpì, come uno schiaffo, ben più forte di quelli ricevuti da sua madre. Per la prima volta dopo anni realizzò che Daniel era morto e nulla lo avrebbe riportato indietro. E Regina quella notte aveva stretto il suo corpo tra le braccia, e le lacrime avevano continuato a scendere sul suo volto fino a quando era svenuta dalla stanchezza. E Regina, quella notte, aveva scelto che Biancaneve avrebbe pagato. Perché Daniel era morto e non sarebbe tornato indietro. Perché il suo futuro era stato distrutto, e sarebbe sempre rimasto un sogno, un’illusione.  Perché viveva rinchiusa in quella che avrebbe dovuto essere la sua casa, il suo castello. Perché continuava a sentirsi sporca, Regina, e sapeva che non avrebbe mai smesso. Perché il vuoto era diventato una voragine. Perché  il suo cuore era distrutto, era caduto a pezzi, si era sbriciolato, come quello di Daniel tra le mani di sua madre. Perché il dolore l’avrebbe invasa ogni giorno, ma avrebbe potuto soffocarlo, nasconderlo con la rabbia cieca che era esplosa in lei. Perché Regina aveva scelto. Il suo cuore non sarebbe stato solo spezzato. Sarebbe stato oscuro.
 
Cause I’m only a human
And  I bleed when I fall down
I’m only a human
And I crush and I break down
Your words in my head
Knives in my hearth
You build me up and then I fall apart
Cause I’m only a human
 
 
E ora le lacrime rigavano nuovamente le guance di Regina. Perché aveva pensato che il dolore, con il tempo, sarebbe diminuito, ma si era semplicemente nascosto. Lo aveva seppellito sotto la rabbia, ma non era mai veramente scomparso. Perché in quella notte, senza le braccia di Emma ad avvolgerla , senza il suo sorriso, senza le sue parole confortanti, senza di lei, tutto era tornato fuori. E Regina aveva urlato  quella notte. Aveva urlato tutto il dolore che aveva nascosto, per troppo tempo. Aveva urlato tutte le ferite , tutti le crepe che aveva dentro di sé. Aveva urlato tutti quei rifiuti a quelle attenzioni che aveva sempre disprezzato, che aveva sempre odiato.  Aveva urlato tutte le urla trattenute per tutte l sua vita, tutte le lacrime nascoste dietro i sorrisi che sua madre le aveva insegnato rivolgere a chiunque fosse nobile quanto o più di loro. Aveva urlato tutte le paure, sepolte dall’orgoglio, tutti i pentimenti per aver fatto soffrire chi amava, tutte le parole che non aveva mai detto, tutto quello che aveva sempre nascosto a sua madre, a Leopold, ma che non era riuscita a nascondere ad Emma.
E un flusso di magia aveva spezzato lo specchio  della sua camera. E  alzando il voto, Regina, aveva incontrato il proprio sguardo , straziato, e la propria immagine, spezzata.
 
 
Forse solo uno specchio spezzato può mostrare la vera te.




 


nota autrice
spero che la storia sia piaciuta, soprattutto essendo questa la mia prima fiction in questo fandom. ringrazio tutti anche solo per aver letto. baci
Sara

 
   
 
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