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Autore: Jim Mori Moriarty    06/06/2018    0 recensioni
'' ...Il sonno di Moriarty non riuscirebbe a scaturire comunque; (no!,) neppure con una luce notturna disposta tra le opzioni di ogni computer che si rispetti, perché egli non lo desidera: dormire abbassa la veglia e il Futuro Re di Londra non può permetterselo, se vuole carpire i Segreti di Sherlock Holmes. ''
Genere: Angst, Drammatico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Slash | Personaggi: Jim Moriarty, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Sebastian Moran, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Violenza
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- Questa storia fa parte della serie 'RevengeMe'
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NB: parti finali; font etc; da rivedere.
 «Riuscire a fuggire da quel covo che inizialmente avevo trovato l'unico modo per riallacciare i rapporti con /lui/ è stata cosa saggia. Mi spiace per la sua morte, non fraintendetemi, ma da una parte è stato un bene per tutti, compresa Londra stessa; e ora sono libero, sono in salvo da tutto ciò che ho a lungo considerato un /vero e proprio/ Inferno. Libero da tutto questo Inferno, sì, eccetto gli sguardi incattiviti di Londra stessa. Ma forse è semplicemente il prezzo da pagare per i suoi sbagli, eh?»

«Hai intenzione di esplorla come giustificazione, verme?»
È la domanda che gli viene esposta senza troppi giri di parole da John Watson, la pistola puntata contro. Non che Anthony, tuttavia, si sia aspettato altre reazioni da parte di un individuo della stoffa dell’Ex-Soldato, perché se fosse stato altrimenti, probabilmente egli stesso ne sarebbe un po’ deluso; e non ai livelli di James, ma in giusta dose. 

«Ti ammiro, sai? Ma stai… compiendo un grosso errore. Io...»
«Tu sei un uomo morto se parli ancora. UN UOMO MORTO!» Sputa John, mentre tiene la pistola ancora salda in una mano, tremando appena per la rabbia di rivedere la sua faccia /proprio/ ora che Sherlock è tornato nella sua vita; purtroppo non ritornato come egli ha immaginato - non con allegria e perdoni da parte sua per essersi spacciato deceduto per anni… ma si dà il caso che sia comunque tornato e John non permetterà a James Moriarty di guastare di nuovo le feste ed esecrare Londra. 
«Non ho la minima idea di come tu possa essere sopravvissuto e non lo voglio sapere. L'unica cosa che TU devi sapere è che se proverai minimamente a fare un lurido passo ti finirò una volta per tutte, Jim Moriarty!»
«Può darsi che questo sia il prezzo da pagare...», mormora il suo interlocutore, mentre un rivolo di sudore gli discende rapidamente l’ampia fronte e a occhi sbarrati osserva lo sguardo di Watson: uno sguardo duro, incarognito ed estremamente sul “chi-va-là”; lo sguardo di chi, sebbene gli anni di fermo dalla carriera di Soldato - non ci ha assolutamente perso la mano e anzi, la tiene ora ancor più salda, pronto a…
... «ASCOLTAMI, PER FAVORE! SONO ANTHONY MORIARTY! PUOI CREDERMI!» 
«I Gemelli… È una scusa fin troppo classica. Non stai parlando con un idiota, ma con un Ex-Soldato.»
«E devi aver anche carpito qualche segreto sulle intuizioni di Sherlock. Non lo metto in dubbio, ma proprio per questo---»
   «TACI! Ancora una parola e ti ritroverai davvero una pallottola conficcata in testa! Probabilmente devi avere usato qualche stratagemma per simulare la tua morte, ma te lo assicuro: la mia pistola ti spedirà davvero all’Inferno.» E mentre lo dice, pistola ancora salda senza posa, John Watson si precipita con l'altra mano a tastare in una tasca alla ricerca del suo telefono cellulare; poi, sangue freddo il suo, eccolo pronto a comporre il numero di Lestrade. 

                          [...]
«È strano ricevere una tua chiamata, Watson. Non riesci ad aprire i barattoli di maionese senza Sherlock?»

John Watson tossicchia appena, cercando di non lanciare in aria il telefono.
  «Di solito non sono i poliziotti ad avere di questi problemi? E comunque… Sherlock è con te?»

Lestrade ride a quella frase, ma poi il suo tono si fa cupo, «lo dicevo io: era strano che chiamassi proprio me.»
  «Non c'è da scherzare! Passami Sherlock.»
«Prego...», fa una smorfia Lestrade, mentre Sherlock gli fa un cenno di negazione, «sarà una cosa non molto importante. Avrebbe chiamato subito me. Lascia perdere: vorrà farmi diventare consulente matrimoniale per Lucy.»
  «/Mary/», corregge John, sentendolo parlare, «E NON C'ENTRA LEI! ED È URGENTE! HAI CAPITO? /URGENTE/!»
«Prima che faccia esplodere il tuo telefono, passa», mormora infine Holmes, prendendo seccato il dispositivo, «dovrei lavorare a un caso piuttosto---»
   «Sherlock...», John Watson deglutisce appena, lo sguardo puntato sull'altro stranamente in silenzio, come in attesa, «è tornato.   Lui. Proprio lui.»
 .       .       .           .     .    .          .    .   «...Moriarty?» 

[...]
Lo sguardo di Sherlock si paralizza all'istante nell'udire quel nome che, come un brutto sogno da dimenticare, ha egli creduto svanito per sempre.

«Non è possibile» Rimugina Sherlock tra sé e sé, lasciando John a udire i suoi mormorii dall'altro capo del telefono, il ticchettio intermittente del mirino che probabilmente quest'ultimo sta ancora puntando contro Jim Moriarty; poi il telefono pare come rianimarsi:  «un solo ordine, Sherlock. Uno solo» , inspira John, stringendo i denti con una certa tensione sparpagliata fra ogni fibra corporale, «e lo faccio fuori. Sta a te…» 
 
«No», Sherlock taglia corto,  «stai un attimo in silenzio. Mi distrai.» 

...  
«Sherlock, dannazione! Cosa c'è da pensare? È tornato; in qualche modo è tornato e dobbiamo fermarlo prima che faccia altri colpi! Non so come abbia fatto a tornare, ma è la verità. E ti giuro, Sherlock, che se me lo lascerai sfuggire non ti perdonerò. Troppa gente potrebbe morire come in passato... TROPPA! Cosa devi pensare, eh?»  Ma Sherlock in tutto questo frangente ha già ammutolito il dispositivo pochi istanti dopo: la sua mente è ora in profondo travaglio e John Watson non è abile nel renderlo calmo e dargli il giusto spazio pur di farlo pensare. O forse qualsiasi persona non la è, in grado; forse in molti casi persino Greg Lestrade, che difatti non può resistere alla tentazione di porgli qualche domanda, tuttavia in qualche modo pare riuscire a tacere le sue insaziabili questioni - quasi conosca il carattere di Sherlock più di John Watson. 

                                                                  [...]

 
«Se fossi realmente James non credi che…» 
 
«TI SPARO SE PARLI ANCORA. TI SPARO!» Esclama nuovamente John Watson, la pistola ancora puntata, nel momento esatto in cui Sherlock riprende la linea, mormorando qualcosa più a sé che al suo amico.
«...Sherlock?»
«Non fartelo fuggire. Voglio vederlo con i miei occhi. Conoscendoti potrebbe essere un sosia e tu avresti semplicemente bisogno di un paio di occhiali.»
«/So/ benissimo chi ho di fronte, Sherl---» Ma la chiamata si interrompe.
... «Ti è andata bene. Ti è proprio andata bene! Ma se dipendesse da me non avresti alcuna speranza, verme.», sputa inacidito John Hamish Watson, gli occhi stanchi ma la mano ferma, pronta a ogni mutamento di programma. Pronto a sparare e nel caso persino andare contro Sherlock Holmes, il suo migliore amico oltre che indiscusso collega.
«Arriveranno a breve. Dovrai trovarti una giustificazione meno stupida in presenza di Sherlock. Credevo fossi più furbo… ma non ti preoccupare: non ho timore di te, anche se so benissimo quanti assi nella manica tu abbia avuto in passato. Oggi però avrai un bel Due di Picche, disgraziato.»

...O un altro asso?

«...state compiendo un grosso errore.»

«Vedremo.»
 
   
 
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