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Autore: Chocolatewaffel    06/06/2018    2 recensioni
In un mondo dove il soprannaturale è reale i vari stati hanno creato delle squadre d’elite per affrontarlo ma, se in una squadra sono presenti un Namjoon che distrugge troppe cose ed uno Yoongi che ne fa esplodere troppe altre il governo Sudcoreano si trova costretto a mandare la squadra in America per un periodo di riabilitazione.
Eileen finalmente è al college, si è lasciata alle spalle i tormenti della sua vita da liceale ed è pronta ad affrontare una tranquillissima e normalissima vita universitaria. Questo, almeno, fino a quando che le storie che le raccontava sua nonna quand'era piccola non sono semplici storie e che la parola "normalità" non rientra nel vocabolario della sua famiglia da generazioni.
Genere: Commedia, Dark, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Prologo
 


Tu-tum tu-tum tu-tum


 
In quel silenzio surreale il battito frenetico del suo cuore le risultava quasi assordante, era così forte che aveva l’agghiacciante impressione fosse possibile udirlo a metri di distanza.

Tu-tum tu-tum tu-tum

 
Era terrorizzata; il cellulare era inutilizzabile, i polmoni bruciavano per lo sforzo della corsa mentre le gambe non riuscivano più a reggerla in piedi, figurarsi a correre. A dirla tutta non sapeva nemmeno da cosa stesse scappando ne, tantomeno, dove si trovasse. Le prime cose che ricordava una volta aperti gli occhi erano il buio, il freddo e la pressante sensazione di pericolo. Poi erano sopraggiunte delle voci, sembravano lontane, indistinte eppure, in qualche modo, aveva la sensazione di riconoscerne qualcuna e la cosa non la rassicurava per niente. Infine era arrivato il terrore più puro. Un paio di occhi rossi la stavano fissando con odio a qualche metro di distanza. Non sapeva a chi, o a cosa, appartenessero ma l’istinto di scappare aveva avuto la meglio sulla paura che l’aveva immobilizzata fino ad allora.
Era evidente che quello fosse molto più allenato di lei, non sarebbe mai riuscita a scappargli, l’unica speranza per uscirne era quella di nascondersi e quei cassonetti puzzolenti sembravano il posto migliore. Se l’odore fosse stato abbastanza forte da coprire il suo quell’essere, magari, non l’avrebbe trovata, diversamente sarebbe stata spacciata.

Che piano del cazzo.

 
 Apri gli occhi.
 
No, non era il piano di per sé a fare schifo però c’era qualcosa di fastidiosamente evidente che le stava sfuggendo da sotto il naso. Aveva come la sensazione che l’odore non c’entrasse eppure non riusciva a capirne il motivo; per molti di loro l’odore era una traccia fondamentale quindi, perché ora non le sembrava un dettaglio importante? Cosa stava dimenticando?
Almeno per una volta, questa volta, ascoltami.
 
Sapeva che quella situazione era critica, diamine se lo sapeva, però non riusciva a smettere di pensare al passato. Che fosse giunto il tanto decantato momento in cui avrebbe visto la sua vita passarle davanti agli occhi prima di morire?
Non perderti, concentrati sulla mia voce!

Man mano che i secondi si susseguivano maggiore era la consapevolezza di essere in trappola. Pensare che fino a poco tempo prima non aveva mai nemmeno pensato alla possibilità di morire prima di aver finito l’università, trovato l’amore della propria vita, essersi sposata e aver cresciuto un paio di marmocchi nella classica casa del mulino bianco. Escludendo questa prospettiva inculcatole fin da piccola la ragazza non si era mai preoccupata particolarmente della sua vita ma ora, mentre il silenzio opprimente era interrotto solo dal rumore del sangue che le pompava furiose nelle orecchie, tutti i flash sulla sua vita la stavano facendo ricredere. La prima volta che era andata in bicicletta, la torta al cioccolato dei suoi sei anni, il primo tuffo dagli scogli a 8, i primi giorni di scuola che arrivati a quel punto non le sembravano più così tragici, erano tutti ricordi che le mostravano la fortuna dell’aver avuto un’infanzia quantomeno normale.
Reagisci!

No, di normale non c’era mai stato niente perché era stato proprio in quel periodo d’oro che, a sua insaputa, tutto aveva avuto inizio.
Intorno ai quattro anni, infatti, aveva iniziato a notare delle anomalie in alcune delle persone che la circondavano, stranezze che gli altri non sembravano riuscire a cogliere e, per questo, l’avevano denigrata.

 
Smettila di perdere tempo!

Inizialmente i suoi racconti di mostri appostati dietro agli alberi o di persone col viso deformato venivano accolti come invenzioni di una bambina troppo fantasiosa e suggestionabile. Man mano che il tempo passava, però, si erano resi conto dell'insistenza di questi racconti, tanto da venire considerata soggetta ad un disturbo psichico o "un'ossessione" come cercava di sdrammatizzare Pier, il fidato quanto incompetente medico di famiglia.
A quel punto la bambina si era trovata davanti ad un bivio: poteva ritrattare tutti i suoi racconti ed ignorare ciò che era convinta di vedere, oppure poteva continuare e accettare li sguardi sconsolati, quasi colpevolizzanti, dei genitori. Per una ragazzina di poco più di nove anni la scelta era apparsa semplice: avrebbe smesso di dare peso alle persone con le facce strane ed avrebbe iniziato ad ignorare Fabian, il suo"amico immaginario".

 
Ti avverto, sto per perdere la pazienza

Con il tempo lei aveva smesso di vedere cose strane mentre per i suoi genitori il tutto si era trasformato in una piacevole storia da raccontare agli amici davanti ad un caffè.
A lei, comunque, la vicenda non faceva per niente ridere, in particolar modo da quando i suoi compagni di classe avevano iniziato a prenderla in giro dandole della bugiarda e apostrofandola con epiteti più o meno fantasiosi. Missy, così si chiamava la sua vecchia amica, appena era venuta a conoscenza del suo segreto era andata a sputtanarla ai quattro venti.

Sempre detto che aveva un nome da bagascia.

 
Ehi, lo so che puoi sentirmi quindi non provare a fare scherzi!

Comunque,era stato proprio grazie alla ragazza dalla bocca troppo larga se i suoi genitori avevano deciso di trasferirsi in un sobborgo di New York; in una città tanto grande i suoi vaneggiamenti sarebbero apparsi meno gravi che in un paesino popolato da bigotti. Ad onor del vero da questa generalizzazione bisognava escludere la signora Trudy, lei era tanto buona e spesso le regalava qualche dolcetto. A distanza di anni le veniva spontaneo pensare che probabilmente la dolce signora provava semplicemente pena per la povera bambina emarginata dal paese. Poco male, quei dolcetti erano davvero buonissimi.
 
Giuro che questa me la paghi!

Una volta arrivati a New York si era imposta di lasciarsi il passato alle spalle, non poteva continuare ad essere etichettata per cose che vedeva da bambina. La cosa buffa è che per un paio d'anni era anche riuscita a  vivere una vita senza essere perseguitata dal passato ma poi, l’ultimo anno di liceo, era stata aggredita da un tizio che farneticava qualcosa riguardo la gustosità dell’energia vitale. La versione ufficiale della polizia la descriveva come una ragazzina che, preda dell'ebbrezza dovuta dall'alcool, era salita su una scala antincendio per poi cadere e picchiare la testa. L’incappucciato che la salvava e l'uomo di cui non si era trovata nessuna traccia erano soltanto frutto della sua immaginazione e della botta troppo forte.
 
Apri questi fottutissimi occhi!

Conclusione della vicenda?

Si era ritrovata in punizione per due mesi, una benda enorme ed antiestetica in testa, un polso slogato ed una finta candidatura a reginetta della scuola. Per un breve periodo aveva persino sperato di poter vincere quella tanto acclamata coroncina di plastica e il ballo con Thomas Murray, stella di football del liceo ed unico possibile vincitore del titolo di re. Va da sé che questo non era accaduto, il posto affianco al ragazzo più bello della scuola le era stato soffiato da Rebeccah Jones, conosciuta da tutti per le sue strabilianti quanto sregolate feste del venerdì sera.
Bella ragazza, niente da ridire peccato che le avesse rubato il suo stupido ballo con Thomas.

 
Ti prego..

Escluso questo piccolo incidente di percorso e giusto un po’ di risentimento in più verso Rebeccah, la sua vita era riuscita a procedere senza intoppi, o almeno lo aveva fatto fino a quando non li aveva incontrati.
 
..torna da noi..

Loro avevano rivoluzionato la sua vita, l’avevano salvata in modi in cui non pensava necessitasse di essere salvata ma, soprattutto, l’avevano accolta nella loro grande e stramba famiglia. Sapeva di essere un peso con tutte le sue mancanze però l’avevano sempre supportata ed aiutata a migliorarsi. Loro erano diventati la famiglia piena di amore incondizionato e di comprensione che non aveva mai avuto.
 
..torna da me

Un improvviso tocco caldo sulla guancia, una delicata carezza tra i capelli ed un leggero peso sulle labbra. Queste sensazioni le ricordavano così tanto lui. Le aveva detto che le sarebbe rimasto affianco allora dov’era?
 
..Eileen

Una goccia d'acqua le solcò il viso, portò due dita al volto per asciugarsi ma non trovò tracce di lacrime.
Di colpo una consapevolezza la investì in pieno permettendole di riscuotersi dai suoi pensieri: quella che sentiva non era una delle solite voci nella sua testa ma apparteneva ad una persona ancora viva, una persona che amava e da cui doveva ritornare.

 
Ti sto implorando, non mi lasciare.

Spaventata si guardò freneticamente intorno e, dopo poco, sentì dei passi veloci avvicinarsi. Non poteva permettere che la trovassero, non ora che tutto aveva acquistato un senso. Non ora che sapeva che questo era uno dei suoi incubi e lei doveva uscirne, doveva tornare indietro, a casa dalla sua attuale famiglia.  

Svegliati, svegliati maledizione!
 







Note finali

L’idea per questa storia l’avevo in mente da parecchio tempo- almeno tre comeback- ma non ho mai avuto il coraggio di metterla per iscritto ne tantomeno di pubblicarla. A dirla tutta continuo ad essere molto indecisa ma ho pensato che questa storia potesse essere un buon modo per non piangere troppo sui biglietti del concerto che non ho.
Lasciando da parte seghe mentali e la mia tristezza dilagante, spero che il prologo vi abbia incuriosito almeno un pochino.
Mi rendo conto che possa sembrare poco esaustivo ma il mio intento dovrebbe essere quello di creare un po’ di sana suspense (ci sono riuscita?). Ci tengo comunque a chiarire che c’è una spiegazione a tutto e che niente è stato lasciato al caso, neanche il titolo quindi... niente, spero avrete voglia di saperne di più.
Grazie a tutti per aver letto fino a qui, per qualsiasi chiarimento, domanda, critica od appunto non esitate a contattarmi  (^-^)/
I purple all of you
  
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