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Autore: Elle_vi    06/06/2018    0 recensioni
Cosa si prova a essere rinchiusi nella casa della persona che più odi al mondo?
Damian Wayne era popolare, e non perché fosse il figlio di Bruce Wayne, ma era bello, intelligente, interessante, e beh...era il figlio di Bruce Wayne, a.k.a. uno degli uomini più influenti della città e ciò lo rendeva estremamente ricco e figo, a quanto pare. Fosse stato solo lui il problema però non sarebbe stato nemmeno troppo grave, ma nella sua università si trovavano tre dei figli Wayne: Damian, Richard e Timothy.
Jonathan, era all'ultimo anno di liceo, mentre il quinto, Jason, era già laureato e lavorava col padre.
A pensarci bene, Andrew si stupì di come non ne avesse fatto già fuori uno di loro tra le elementari e il liceo, perché li aveva sempre avuti a scuola con lui.
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Damian Wayne, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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V

 

''Adesso tu mi spieghi che diavolo volevi fare''.

Bruce non era mai stato uno incline al dialogo e mettere in discussione le sue decisioni poteva essere un grande rischio, Clark lo sapeva bene.

''Secondo te?''

''Infastidirmi''

''Sei serio?''

''Non vedo altre possibilità''

Il compagno sospirò.

''No, voglio che ti renda conto che non puoi rinchiudere un ragazzo a vita. Ha vent'anni, Bruce! Lo vuoi tenere qui perché da bambino faceva degli scherzi a Damian? Davvero? Fallo tornare a casa, più di un mese qui dentro è stato abbastanza. Non credi? Siamo già a Giugno inoltrato...''

''Chi mi dice che starà zitto? Io, non posso farlo uscire da qui perché se quell'idiota dice anche solo una parola di ciò che ha visto, tutto rischia di fottersi, mi capisci? È riuscito ad entrare, per una distrazione mia, ma potrebbe farlo nuovamente e a quel punto potrai dire addio alla nostra vita. Non mi interessa degli stupidi scherzi che faceva a Damian, ma se non fosse stato tanto ossessionato da lui, ora non sarebbe in questo casino. Per cui no. Non intendo lasciarlo andare. Deve stare qui'' rispose l'uomo svestendosi.

''Ma Bruce-''

''Bruce, nulla. Chiudiamola qui. Ora vieni a letto''

Clark lo raggiunse sdraiandoglisi accanto ''Aspetta. Va bene, comprendo i tuoi dubbi, ma almeno permettigli di fare qualcosa. Non tenerlo in quella camera in isolamento, impazzirà''

''Di questo argomento se ne occupa Damian. Ora possiamo intrattenerci con qualcosa di meglio?''

''Non ne ho tanta voglia''

''Potrei incolparlo del tuo mal umore, lo sai?''

''Non farlo, è già abbastanza terrorizzato da te''.

 

***

 

''...Voglio parlare coi miei amici''

''Tu vuoi, cosa?''.

Il corvino era sinceramente sorpreso, non credeva che il coetaneo potesse arrivare ad avere richieste.

O almeno non così presto.

''Dire ai miei amici che sto bene''

''No''

''Perché?!''

''C'è da chiedere?''

''Che cosa potrei fare? Dirgli: aiuto Wayne mi ha rapito venite a salvarmi?'' il moro era vicino all'esasperazione.

Se si fosse trovato in una situazione normale, non avrebbe impiegato un secondo a imporsi, anche con la forza se necessario, ma in quel momento lo svantaggio era troppo quindi doveva comportarsi bene e cercare di convincere Damian ''Voglio solo dire loro che non ci vedremo per un po', è così assurdo?''

Il corvino rifletté per qualche secondo prima di rispondergli.

In effetti non aveva mai chiesto nulla, e finiva sempre per fare tutto quello che voleva lui.

''Mh, no. Va bene, potrai parlarci, ma per poco e con il mio telefono''

''Come vuoi''.

 

Damian, un po' contrariato, si spinse fino ai suoi pantaloncini e prese il telefono per poi darlo al moro.

''Chiama''.

Andrew prese il telefono e digitò il numero.

Non aveva ancora deciso cosa dire che Ryan gli rispose.

 

''Pronto?'' che strano sentire la sua voce

''Ciao Ryan''.

Ci fu qualche secondo di silenzio.

''Andrew!? Amico, dove sei sparito? Siamo venuti anche a casa tua ma non c'eri mai''

''Ah, si, mi dispiace sono scomparso senza dirvi nulla'' mentre parlava, Andrew osservava Damian raggiungerlo e sedersi tra le sue gambe

''Almeno ti sei fatto sentire, dobbiamo vederci subito''

''A proposito di questo...non potremo vederci per un po'''.

Il moro guardava il coetaneo che non aveva mai interrotto il contatto visivo, mentre gli sfiorava la gamba con le dita, annoiato.

''Cosa? Perché?'''

''È complicato, ma non preoccupatevi, sto bene, non sono disper-AH!'' il corvino si era mosso: lo aveva sovrastato e aveva iniziato a lasciargli dei baci sul collo.

Andrew ebbe un fremito.

Dal punto in cui era stato posato il primo bacio era partita un scossa che aveva mozzato il fiato al moro.

Con la mano libera Andrew cercò di allontanare la sua personale tortura, con scarsi risultati, per cui si limitò a sopprimere i gemiti

''Cosa è successo?''

''N-niente. Sto bene, davvero. Sono da un amico... ho un tetto sopra la testa, state... state tranquilli. Sto...benissimo'' sospirò

''Va bene, ma vedi di tornare eh... non scomparire''

''Non lo farò, giuro. Ora devo andare, ci sentiamo più in là. Buonanotte Ryan''

''Notte Drew''.

 

Appena Andrew lasciò il telefono, Damian si impossessò della sua bocca e gli strinse i capelli tra le mani.

Una volta separati il moro era senza fiato, le forze lo avevano abbandonato del tutto.

Si coprì gli occhi con il braccio e sospirò profondamente un paio di volte.

Non ci riusciva, non riusciva a tenergli testa, in nessun ambito.

Non riusciva nemmeno ad allontanarlo quando gli faceva cose che chiaramente non voleva.

Era debole.

E realizzare questa cosa gli pesò più di quanto avesse mai immaginato.

Si rifugiò sotto le coperte e si voltò da un lato, se non poteva evitare di stare nella stessa stanza, perlomeno poteva evitare di vederlo.

Nel frattempo il corvino era andato in bagno, quando tornò in camera si stese accanto ad Andrew e gli accarezzò i capelli.

''Non toccarmi'' non era un ringhiò, non era una minaccia, non erano niente quelle parole, solo un sussurro.

''Senti, non so quale sega mentale ti stia facendo, ma dovresti rilassarti. Non ti chiedo di parlarmene perché so che non lo faresti nemmeno sotto tortura, sei troppo orgoglioso per farlo...ma almeno di cercare di vivere un po' meglio questa cosa''

''Viverla meglio...la fai facile tu'' sospirò, sorridendo tristemente ''Tu, che mi imponi tutto quello che vuoi, non posso nemmeno reagire perché è inutile! Non posso batterti! Posso solo subire! Non ho scelta, non ho niente! Sono chiuso qui dentro notte e giorno, e prima o poi impazzirò! Dimmi che cosa vuoi da me... dammi una ragione per cui dovrei sopportare tutto questo! Dimmi come posso viverla meglio!'' l'impotenza era un sentimento che Andrew aveva conosciuto fin da piccolo, ma col tempo era riuscito a gestirla, era cresciuto più in fretta dei suoi coetanei e con molti più problemi, ma, anche se con estrema fatica, aveva conosciuto la libertà ed ora gli era stata tolta di nuovo.

E ne stava soffrendo molto più di quando era piccolo.

Andrew stava tremando, cercare di trattenere la frustrazione era sempre stato difficile.

''Sono stanco Damian, stanco di dover combattere, stanco di impegnarmi così tanto per poi non avere niente in cambio...ho vissuto così per tutto questo tempo...una intera vita di sacrifici, a partire dai miei genitori...come se un giorno il mondo si fosse svegliato e avesse deciso che la mia vita doveva essere un inferno. Sono già stanco di tutto, anche di essere solo...'' si stava inesorabilmente addormentando ''Alla fine, questa è una gabbia d'oro...meglio che niente'' mugugnò in fine, lasciandosi avvolgere da Morfeo.

Il corvino rimase sveglio per un po' di più a riflettere sulle parole del compagno che ora dormiva profondamente.

In effetti chiunque era cresciuto in una famiglia, ad Andrew doveva scatenare una quantità consistente di gelosia.

Anche la sua famiglia, per quanto non convenzionale, doveva essergli parsa il paradiso da bambino...lui, in effetti, aveva iniziato ad apprezzare ciò che aveva sempre avuto da quando aveva saputo della situazione dell'altro.

Non aveva mai davvero pensato a come si era sentito il moro da quando era entrato in casa sua, e doveva ammettere che era stato insensibile alla cosa.

Provare su pelle, anche se solo in rari momenti, ciò che aveva sempre voluto, doveva essergli parsa una tortura e se a quello si aggiungeva il fatto che la sua nemesi aveva avuto quel calore famigliare da sempre...se fosse stato al suo posto, probabilmente si sarebbe buttato dalla finestra della camera già diverso tempo prima.

Poi la sua mente si soffermò su delle parole che gli erano stonate.

''Alla fine, questa è una gabbia d'oro''

Una gabbia d'oro.

Un sogno quanto un incubo.

Ma non lo avrebbe lasciato andare.

Un uccellino, una volta messo in gabbia, non sa più sopravvivere all'esterno.

 

***

 

''Mh...''.

Andrew si svegliò avvolto in un bozzolo di lenzuola.

''Sei sveglio?''

''No...'' mugugnò nel cuscino

''Peccato, ci sarebbe la colazione ad aspettarti. Vorrà dire che mi mangerò anche la tua''.

Cibo?

Al pensiero il suo stomaco reclamò attenzioni, e lui fu costretto ad aprire gli occhi.

Damian era seduto al suo fianco che guardava il telefono, il cibo era ai piedi del letto in un vassoio.

''Fame?'' chiese il corvino passandogli il piatto

''Si''.

Andrew si gustò il pasto con calma prima di rifugiarsi nuovamente sotto il lenzuolo bianco.

Faceva decisamente caldo ormai di giorno, ma la notte si stava bene ancora con vestiti se si teneva la finestra aperta.

Ci vollero un paio di minuti prima che il moro realizzasse ciò che aveva detto la notte precedente.

Si era lasciato andare in uno sfogo ben poco decoroso di cui si vergognava parecchio e che di certo non avrebbe mai voluto far assistere all'altro.

Mostrare le sue debolezze non era nel suo carattere, soprattutto se c'era l'enorme rischio di farle diventare potenziali armi contro sé stesso, ma, in ogni caso, era psicologicamente a pezzi e non aveva la forza di dire nulla.

Stava decisamente uscendo di testa.

Dall'altra parte Damian non aveva proferito parola sull'argomento, di solito il corvino ci sguazzava quando aveva motivi di farlo stare a disagio, ma quella mattina no e lui ringraziò mentalmente qualsiasi divinità che gliela stava facendo girare giusta per una volta.

 

Passarono diversi giorni nella più totale monotonia, prima che qualcosa di interessante accadesse.

 

''Preparati''.

Damian era entrato nella camera sbattendo la porta alle sue spalle facendo sobbalzare il moro che stava riposando.

''Cosa succede?!''

''Ce ne andiamo. Prendi la tua roba e mettila qui''.

Andrew stava fermo nel letto ad osservare il corvino infilare i vestiti in uno dei due borsoni da viaggio senza proferire parola.

''Allora, ti muovi o devo scriverti un cartello?''

''Ah, no. Eccomi''.

Il moro scese dal letto e affiancò il coetaneo all'armadio, per prendere le poche cose che aveva.

Non chiese nulla, Damian sembrava estremamente irritato, anche se la curiosità era tanta.

Una volta pronte le due borse presero l'ascensore fino al parcheggio sotterraneo e caricarono i bagagli nel grande suv bianco di Richard.

''A tuo fratello va bene se prendiamo la sua auto?'' chiese Andrew una volta salito

''Si, lo sa. Ora sta fermo''.

Damian si allungò verso di lui col telefono in mano, sembrava star scrivendo un qualche tipo di messaggio, quando l'orecchio del moro pizzicò.

''Bene, ora possiamo partire''.

Il corvino posò il telefono sul cruscotto del veicolo e partì, lasciandosi alle spalle l'enorme edificio.

Andrew osservò, finché gli fu possibile, il suo luogo di prigionia, era davvero un castello.

Non si era mai interessato a dove vivessero i Wayne, ma rimase senza parole alla vista della struttura da fuori, che non permetteva la vista dei sotterranei nascosti nella roccia.

Quello voleva dire avere potere.

 

Il moro si voltò poi verso l'autista, fissandolo inconsciamente.

''Si può sapere che hai da stare lì fermo come un idiota?'' chiese il corvino dandogli un'occhiata veloce, per poi tornare a guardare l'autostrada.

''Ho un paio di domande''

''Dimmi''

''Cosa hai fatto prima, in garage?''

''Ho collegato il tuo chip al mio telefono, così che non iniziasse a suonare l'allarme a casa per la tua assenza''.

La disinvoltura con cui lo disse fece gelare il sangue al moro che rimase immobile.

''C'è altro?''

''Dove stiamo andando?'' domandò infine dopo un paio di secondi di silenzio

''Sulla costa nord''

''Per-''

''Il tuo paio di domande lo hai fatto, ora silenzio''.

Si, Damian era furioso.

 

Andrew si limitò, in seguito, a guardare il paesaggio: stavano attraversando un lungo ponte sopra al mare che collegava le due coste, il sole stava calando riflettendosi sulla superficie cristallina che delimitava le piccole città in lontananza che iniziavano ad illuminarsi con le luci della notte.

Era spettacolare.

Il moro aveva visto paesaggi simili solo sulle cartoline dei negozi, era la prima volta che si allontanava così dalla città, era ammaliato, e Damian lo notò.

 

''Ti piace?''

''Si. Non avevo mai visto nulla di simile''

''Allora la nostra destinazione ti piacerà ancor di più, manca un'altra ora e poi saremo arrivati''.

''Mi dirai mai il perché sei voluto partire?''.

Ebbe un grugnito in risposta.

''Perfetto''.

 

Finalmente lasciarono l'autostrada per entrare in una cittadina turistica, vista la quantità di persone che giravano per le strade a quell'ora e ai negozi ancora aperti.

''Siamo arrivati?''

''Si, dobbiamo solo raggiungere il mare, la casa è lì''

''Letteralmente in mare?''

''Quasi''.

 

Si allontanarono dal centro città per raggiungere la periferia d'élite, tutte grandi case vicino al mare, ma quella che più spiccava era la villa in fondo alla strada, circondata da una cancellata e alti alberi.

Una volta arrivati al cancello, il corvino premette il tasto di un telecomando legato alle chiavi della macchina e lasciò le porte aprirsi.

L'auto attraversò un parco ben curato prima di fermarsi accanto all'entrata della casa, rialzata rispetto alla sabbia fine della spiaggia davanti a loro.

Il moro era rimasto senza parole.

Portò uno dei borsoni in casa e poi corse fuori, togliendosi le scarpe sulla veranda, per raggiungere l'acqua calda del golfo.

Il lontananza c'era la costa ormai tutta illuminata anche se la luce del sole non era del tutto scomparsa.

Damian lo raggiunse con calma e gli si sedette alle spalle.

 

''E io che mi aspettavo qualcosa di un po' più sobrio'' gli disse il moro voltandosi

''Se si tratta di mio padre devi dimenticarti di quella parola''

''Me ne sono reso conto''.

Stettero un po' ad osservare il sole scomparire del tutto dietro al mare, prima di rientrare e sistemarsi.

 

''Questa casa non ha tutte le stanze come in città, quindi dormirai con me''

''C-con te?''

''Si. Vai a posare le borse, è la terza porta sulla sinistra'' gli disse il corvino che si era messo a preparare la cena.

Andrew salì le scale lentamente, seguendo le indicazioni dell'altro raggiunse la porta.

Posò le borse davanti all'armadio, sul parquet scuro, e diede un'occhiata veloce alla camera.

Non ci prestò davvero attenzione, si concentrò solo sul letto.

Era come quello che aveva occupato fino a quella mattina, doveva essere una piazza e mezzo abbondante, sarebbero stati anche larghi.

Però l'idea di loro che dormivano assieme, non lo rassicurava. Per nulla.

Damian ne avrebbe approfittato, come sempre, e lui si sarebbe lasciato fare di tutto.

Si toccò il collo, il corvino adorava baciargli e mordergli quella zona di pelle.

Gli tremarono le gambe.

 

Una volta tornato al piano di sotto Andrew si appoggiò all'isola della cucina osservando Damian muoversi nell'ambiente.

''Non sapevo che sapessi cucinare''

''Alfred non è sempre in casa, quindi ho dovuto imparare per sopravvivenza. So fare le cose basilari comunque, nulla di speciale''

''Posso aiutarti?'' la domanda lasciò spiazzato Damian che si voltò ''Se vuoi fare tu non c'è problema'' continuò il moro a disagio dallo sguardo cristallino del coetaneo.

''No, fai pure. Hai sicuramente più esperienza di me'' disse invece il più basso lasciandogli spazio.

Andrew assaggiò il sugo che, a parer suo, mancava di sapore, e rovistando tra gli armadietti semi-vuoti riuscì a trovare dei dadi per insaporire.

In una decina di minuti la pasta venne pronta e poterono sedersi al grande tavolo di legno in sala dove si trovava anche la televisione che impostarono su un canale a caso.

Damian mangiò voracemente, prendendo più volte altre porzioni.

''Ti piace cucinare?'' chiese infine, dopo essersi ingozzato di cibo, cosa che a casa non poteva fare visto che Alfred lo avrebbe rimproverato per il suo comportamento.

''Beh, si. Vivendo da solo ho dovuto imparare. Mi sarebbe piaciuto frequentare un qualche corso, ma non ho mai avuto le possibilità finanziarie, quindi mi sono basato sui libri di cucina, andando a tentativi per creare qualcosa di meglio'' gli rispose il moro togliendo i piatti

''Capisco'' fu la secca risposta del corvino.

 

Quella sera decisero di stare a casa, o meglio, Damian decise di stare a casa, il viaggio lo aveva stancato e voleva solo sdraiarsi nel letto a guardare un film.

La camera era ben più piccola di quella a cui era abituato, ma ugualmente spaziosa, le finestre, che aprirono, davano sul mare e l'arredo era accogliente.

Avevano svuotato i borsoni e sistemato i vestiti prima di cambiarsi per la notte e accendere la televisione appesa al muro.

Non durarono molto, in meno di mezz'ora entrambi erano nel mondo dei sogni.

 

Il risveglio fu estremamente piacevole per il figlio del padrone di casa, Andrew lo aveva abbracciato durante la notte e non lo aveva ancora lasciato, nonostante il caldo.

Sembrava così rilassato che faceva fatica a riconoscerlo.

Giocò un po' coi suoi capelli prima di alzarsi, andare in bagno e scendere per fare colazione.

Si preparò una tazza di latte e cereali, per poi uscire e prendere la sua tavola da surf dal magazzino.

Adorava quel posto, ci andava sempre quando qualcosa lo infastidiva molto o aveva bisogno di pensare.

E ora era in acqua, mentre il ragazzo per il quale aveva inesorabilmente sviluppato dei contorti sentimenti, dormiva nel suo letto.

 

Fortunatamente il mare al mattino era più freddo e gli impediva di fare e pensare cose stupide e avventate.

Si concentrò sulle onde, doveva recuperare i mesi invernali nei quali non aveva potuto allenarsi.

Quando Andrew si presentò sulla riva, il sole era già alto e caldo.

Il ragazzo si sedette sulla sabbia per osservare il corvino sulla sua tavola bianca e azzurra, doveva ammettere che attirava molto l'attenzione.

Poi Damian lo notò.

Uscì dall'acqua e lo raggiunse.

''Potevi andare avanti''

''Si, ma sono stanco. È da stamattina presto che sono qui, devo riprendermi...che ore sono?''

''Manca poco alle dodici, forse è meglio rientrare per evitare un'insolazione''

''Si, va' avanti, ora ti raggiungo''.

Damian si asciugò velocemente, il giusto per non sgocciolare in casa e poi posò la tavola in veranda sotto al sole prima di entrare.

 

Dopo essersi fatto la doccia, e aver mangiato, Damian decise di portare fuori il suo ospite.

La zona dove vivevano era molto pratica: vicina al mare, ma allo stesso tempo a dieci minuti dai tanti piccoli centri abitati dei dintorni.

Andrew, sdraiato sul divano, fu costretto ad alzarsi e seguire il corvino in macchina, verso qualche nuovo posto.

Perlomeno questa volta il viaggio fu più piacevole, Damian era di buon umore e incline al dialogo, gli disse che sarebbero andati a visitare alcuni dei paesi attorno, famosi per alcuni locali storici, e nei giorni successivi sarebbero andati un po' più lontano.

 

Al contrario di ciò che pensava il moro: si divertì.

Era già da una settimana che si trovavano lì, e da quello che aveva capito sarebbero tornati indietro tra uno o due giorni.

In quel periodo aveva visto tanti posti che non si aspettava, taverne e locande storiche, musei, luoghi di commemorazione, e dover ringraziare il corvino per questo era difficile.

Pensava a tutto questo mentre si preparava per andare a dormire.

Uscì dal bagno e raggiunse il letto.

Damian stava già dormendo, in effetti aveva guidato per diversi giorni di fila anche se non per distanze ampissime, doveva essere stanco.

Al contrario di ciò che aveva pensato appena arrivati, non lo aveva ancora toccato.

Gli si sdraiò affianco e si mise di lato, col volto verso la camera, forse poteva chiedergli di lasciarlo tornare a casa, in quei giorni erano entrati abbastanza in confidenza, forse una minima possibilità c'era, anche se ci credeva poco.

Rimase ancora qualche minuto a pensare prima di addormentarsi definitivamente.

 

''Andrew, svegliati'' Damian lo stava scuotendo leggermente

''Sono sveglio...'' mugugnò in risposta il moro senza aprire gli occhi

''Bisogna alzarsi, è mezzogiorno passato''

''Ah...dobbiamo proprio?''

''No, però allora potremmo fare dell'altro'' rispose lui avvolgendolo tra le braccia

''ORA MI ALZO'' in pochi secondi Andrew era già passato dal bagno e si era vestito ''Vado a preparare il pranzo, ti aspetto giù''

''Si, adesso arrivo''.

Damian non si era ancora mosso dal letto, stava a torso nudo appoggiato alla testiera del letto a pensare che cosa potevano fare la sera, visto che il giorno dopo sarebbero tornati a casa e Andrew non sarebbe potuto uscire per diverso tempo.

La litigata con il padre e conseguente fuga, non avrebbe avuto ripercussioni solo su sé stesso.

 

Gli unici posti che non avevano ancora visitato erano il faro e il porto, doveva riuscire a fare entrambi.

Con questo pensiero si vestì e raggiunse l'ex compagno di classe che aveva già preparato la tavola e stava grigliando il pesce comprato il giorno prima.

''Domani andiamo via, oggi pomeriggio stiamo qui in spiaggia, ti porto fuori di sera''

''Va bene''

''Perfetto. Tra quanto è pronto?''

''Poco, siediti pure''.

Mangiarono parlando del più e del meno per poi coricarsi sulle sdraio in spiaggia, sotto il sole caldo del primo pomeriggio.

Passarono circa due ore prima che Damian si decidesse a prendere la tavola e cavalcare le ultime onde di quella breve vacanza, mentre Andrew dormiva.

 

Quel pomeriggio la spiaggia era un po' più viva, probabilmente perché era venerdì, chi poteva permetterselo lasciava la città e raggiungeva il mare per il fine settimana, e tra quelle persone c'era anche una compagnia che abitava lì attorno e che Damian conosceva sin da piccolo.

Li notò quando vide qualcuno sbracciarsi sul bagno-asciuga per attirare la sua attenzione, ma li raggiunse solo quando si sentì davvero stanco.

Diede un'occhiata ad Andrew che sembrava ancora nel mondo dei sogni, prima di raggiungere le ragazze gli si stavano avvicinando, mentre i maschi lo salutavano da lontano.

''Damian dovevi dirci che venivi!'' cinguettò una delle quattro ragazze

''Non c'ho pensato, scusate'' finse spudoratamente il dispiacere

''Fa niente dai, che ne dici però di aggregarti a noi?''

''Mi spiace ma non sono qui da solo, il mio c-compagno sta dormendo sulla sdraio e non mi va di lasciarlo solo'' Damian tentennò.

Non era da lui, ma il significato che aveva dato a compagno, non era quello legato alla scuola e questo lo aveva lasciato un momento in shock.

''Ah, okay... beh possiamo vederci stasera però, cosa ne dici?''

''Si, penso si possa fare, ma non prometto nulla. Ora torno dal mio amico, ci sentiamo''

''Si si!'' le ragazze se ne andarono parlottando tra di loro, mentre il corvino si indirizzò verso le sdraio.

Spostò il suo lettino vicino a quello di Andrew e ci si sedette, guardando il coetaneo, che si voltò verso di lui e aprì gli occhi.

 

''Dormito bene?''

''Si, fin troppo''

''Capisco la sensazione''

Andrew fu abbastanza sicuro di aver intravisto un ghignò sulle labbra del corvino, che doveva essere l'accenno di un sorriso.

''Chi erano le tipe?''

''Gente che conosco, perché? Sei geloso?''

''Non dire stronzate, sono carine''

''Ah si? Interessante''.

Damian si alzò dirigendosi verso casa, lasciando il moro da solo, ma non ci volle molto prima che anche Andrew lo raggiungesse.

A turno si fecero la doccia prima di sdraiarsi sul divano in sala, davanti alla televisione.

Damian, al telefono, programmava la serata, mentre Andrew si limitava a fare zapping per trovare un programma che lo interessasse.

Non si parlarono fino a sera, quando Damian interpellò il coetaneo.

 

''Andrew?''

''Si?''

''Ti piace il pesce?''

''Si, certo''

''Bene, va a vestirti un po' meglio, tra poco usciamo''

''Ma sono appena le sette''

''Capitan Ovvio, su, muoviti. Ti aspetto in auto''.

A differenza del moro, Damian era già vestito con una camicia azzurra e dei pantaloncini beige, si spruzzò del profumo e andò a prendere la macchina.

Poco dopo Andrew si sedette sul sedile del passeggero, con indosso una maglia bianca e dei jeans chiari aderenti.

''Bene, si parte''.

L'auto percorse la strada costeggiante il mare, il sole era già al tramonto, e loro correvano dritti verso il porto.

Parcheggiarono vicino alla spiaggia per poi proseguire a piedi per tutto il lungo molo, lì, una barca stava caricando delle persone.

Andrew si sentì spingere verso l'imbarcazione e ci salì, seguito da Damian.

''Dove stiamo andando?'' chiese il moro sedendosi affianco all'altro ragazzo

''Segreto''.

Solo in quel momento Andrew notò tutte le coppie attorno a loro.

''Ho paura''.

Damian si limitò a guardare fuori.

 

Dopo poco più di dieci minuti, la barca si fermò.

''Su principessa, scendi. Siamo arrivati''

''Taci idiota''.

Erano su una piccola isola dove si trovavano solo il faro e un altro edificio, dove tutti si dirigevano.

Solo a pochi metri di distanza Andrew notò che era un ristorante sul mare.

Damian diede i suoi dati e un cameriere li fece superare la lunga fila innervosita.

''Lo hai corrotto?'' chiese il moro

''Pensi davvero che userei i miei soldi per una cosa così banale? Ho prenotato, come una persona normale''

''Ah...bene''.

L'uomo li fece accomodare sulla terrazza esterna, vicini alla staccionata, col tramonto al loro fianco che si rifletteva sul mare.

''Romantico..''

''Già''

''Dovevi venirci con qualcuno in particolare?''

''Te'' lo sguardo di Damian era indirizzato al sole, che faceva risaltare i suoi occhi azzurri.

Il cuore di Andrew saltò un battito, era troppo imbarazzato per dire qualsiasi cosa, anche un insulto, fortunatamente il cameriere arrivò a salvarli da quella situazione scomoda.

I grandi piatti di pesce fritto attirarono la loro attenzione una volta serviti.

Andrew ne rimase colpito, ci mise qualche secondo a realizzare che poteva mangiare e non solo rimanere ad osservare il cibo.

Damian non poteva sapere che Andrew non era mai stato in un vero ristorante, ma se ne rese conto quando vide il ragazzo mangiare la frittura di pesce con le mani, riempiendosi la faccia di olio.

Era ridicolo.

Si trattenne a fatica dal ridere.

''Andrew'' lo chiamò Damian dopo aver finito di mangiare

''Hm?'' rispose il moro, ancora preso dal suo gambero

''Voglio baciarti''

''Gh-C-che?'' tossì lui, arrossendo.

''Finisci di mangiare'' lo spronò Wayne osservandolo, sorridendo sotto i baffi.

 

Quando uscirono dal locale, in fila, c'erano ancora delle persone che avevano incontrato prima di entrare.

Passeggiarono sulla sabbia fino al faro, ai quali piedi si trovava una banchina in cemento con delle panchine che permettevano la vista delle stelle.

Si godettero in silenzio il cielo notturno prima che Damian gli toccasse una guancia, lasciandogli un bacio a fior di labbra.

Uno, due, tre...poi il corvino si fece più aggressivo.

Le lingue si scontrarono più volte, lottando tra di loro.

Andrew si ritrovò sdraiato sulla panchina sovrastato dal corvino.

''Dam-Damian''

''Che c'è adesso?'' chiese quest'ultimo senza smettere di baciare e toccare il petto del moro

''Fermati'' sospirò il più alto mettendogli le mani sulle spalle.

Damian grugnì infastidito.

''Andrew te lo dico adesso: è l'ultima volta che mi interrompo''.

Il maggiore si alzò andandosi a sedere sul bordo della banchina per respirare l'aria fresca, Andrew lo raggiunse dopo essersi calmato.

''Ti voglio portare da un'altra parte, goditi questo spettacolo per questi ultimi minuti''.

Perfetto, lo aveva innervosito.

 

In meno di un quarto d'ora, i due ragazzi erano di nuovo in auto diretti al lungo mare non molto lontano dalla casa dove alloggiavano.

Le vie erano illuminate dai negozi, le luci appese da un palazzo all'altro, ma soprattutto dalle giostre lungo il molo.

Poco dopo il telefono di Damian squillò, e lui anche se riluttante rispose.

Andrew rimase ad ascoltare la conversazione, da quello che aveva capito avrebbero incontrato qualcuno.

Così fu.

Le ragazze che avevano avvicinato il corvino nel pomeriggio si precipitarono al tavolo del bar dove si erano seduti, seguite poi dai tre ragazzi che le accompagnavano.

''DAMIAN!''.

Andrew rimase a osservare la bionda avvinghiarsi al braccio del corvino, che tratteneva stento l'odio.

Ah, il karma.

Ora toccava a lui sorbirsi qualcuno che non sopportava.

Si stava godendo lo spettacolo delle espressioni del corvino quando venne interpellato.

''Ehi, ciao'' si voltò ''Sono Sarah, piacere''.

La ragazza aveva lunghi capelli rossi, che facevano risaltare gli occhi verdi.

Sarah era interessante e molto intelligente, al contrario delle oche che starnazzavano attorno a Damian.

Studiava veterinaria, e lavorava già in una clinica.

''Quindi...hai la ragazza?''

''Mh? No. Non l'ho...tu?'' rispose titubante, conscio del pericolo che stava correndo

''Un ragazzo? No, nemmeno io...ma tu mi piaci, ti andrebbe di uscire qualche volta?''

''Ehm...wow...dritta al punto eh?''.

L'arrivo dell'alcol lo salvò da una situazione scomoda, nonostante la ragazza gli piacesse non poteva certo mettersi a flirtare quando accanto a lui si trovava quella specie di mastino incazzato.

Presero da bere e passarono la serata così, fu attorno all'una di notte che decisero di fare un ultimo giro per negozi prima di separarsi.

Sarah passeggiava vicina ad Andrew, ubriaco, che accettava di buon gusto la sua compagnia, mentre il corvino li osservava nervoso.

Fu quando la ragazza si avvicinò pericolosamente alle labbra del moro che Damian scoppiò.

''SARAH'' ringhiò, scollandosi dalle altre e tirando Andrew vicino a sé.

''C-cosa succede?'' chiese lei ingenuamente.

''Non farlo mai più'' detto ciò, il corvino si allontanò trascinando con sé Andrew.

 

Una volta in macchina il moro si permise di parlare.

''P-perché she ne andiamo? Mi-mi stavo divertendo''

''È proprio questo il problema, tu ti stavi divertendo, e io mi sono rotto il cazzo di vederti divertire con delle troie qualunque''

''Shi può sapere qual è -hic- il problema?''

''Tu. Sei tu il mio fottuto problema, ma risolveremo questa notte''

''Mh...?''

Una volta a casa, Andrew fu trascinato in camera, che Damian chiuse a chiave, buttando quest'ultima nella cassaforte nell'armadio.

Non che il moro fosse nelle condizioni di scappare, in verità.

Nemmeno un secondo dopo Damian lo stava baciando.

Il corvino lo spogliò quasi immediatamente, per poi spingerlo tra le lenzuola e continuare il suo lavoro: baciare e succhiare ogni porzione di pelle del corpo del moro che non faceva che ansimare.

Le mani di Andrew si muovevano senza meta sulla schiena del compagno, fino a raggiungere i suoi capelli e restare lì.

''Da-ah-m-mian...'' gemette il moro quando il coetaneo spostò la sua attenzione sui bottoncini di carne rosa ''gh...AAH!'' Damian aveva afferrato il membro dell'altro attraverso le mutande, quest'ultimo inarcò la schiena per poi lasciarsi nuovamente andare.

Andrew respirava a fatica, il viso rosso, gli occhi socchiusi, rendevano la visione di Damian magnifica.

Tornò a baciare le labbra bagnate del suo ospite prima di iniziare infilare le dita nei boxer dell'ospite.

''D-damian...sono ubriaco...ma n-non stupido...''

''Lo so bene''

''N-non farmene -hic- pentire''.

 

Con la mano libera Damian gli accarezzò il torso, il moro aveva un bel fisico, lo aveva sempre saputo, ma averlo sotto di sé, indifeso, con il viso rosso e lo sguardo confuso, lo eccitò da morire.

Si abbassò lentamente, senza mai interrompere il contato visivo e iniziò a lasciargli dei leggeri baci sul collo.

''Mgh..'' un brivido scosse il moro.

Gli occhi di Andrew erano già lucidi, un mix di emozioni lo aveva investito senza pietà, lasciandolo con il cuore palpitante e la voglia di piangere.

 

Damian si era liberato dai vestiti, ed aveva tolto anche al moro l'ultimo pezzo di vestiario che gli era rimasto.

Andrew nonostante l'ubriachezza era fin troppo lucido e percepiva troppo bene il disagio che stava provando a essere alla mercé dell'altro.

Si portò le mani sopra al volto per nascondersi dallo sguardo attento del corvino.

''Fatti vedere''

''No...''.

Damian delicatamente gli liberò il volto e lo baciò.

''Voglio vederti''.

Il volto del moro stava letteralmente andando a fuoco, aveva caldo, il respiro si era fatto pesante, gli occhi lucidi e la presenza del corvino sopra di lui non migliorava la situazione.

La luce della luna filtrava dalla finestra e puntava dritta su di loro.

Andrew accarezzò Damian dal volto alle spalle, non volle guardare più in basso per non rischiare un infarto.

Damian con le dita gli accarezzò il caldo antro tra le sue natiche.

Come risvegliatosi da un sogno ''N-NO!'' il moro si agitò, spaventato.

''EHI'' lo chiamo l'altro guardandolo fisso negli occhi ''Rilassati e respira. Farà male, lo sai bene''.

Damian stava ora in ginocchio tra le sue gambe.

''Calma, andrà tutto bene'' gli disse dolcemente appoggiando la sua fronte a quella del moro.

Andrew ingoiò il groppo che gli si era formato in gola e chiuse gli occhi, cercò di calmarsi, facendo profondi respiri e rilassando il corpo.

''Bravo, adesso devi fare una cosa per me'' gli disse il corvino accarezzandogli una guancia, Andrew aprì gli occhi e guardò le due dita che Damian gli posò sulle labbra.

Chiuse nuovamente gli occhi e aprì la bocca, leccò le dita finché il coetaneo non fu soddisfatto.

''Rilassati. Non voglio farti più male del dovuto''.

Il moro annuì e divaricò le gambe.

''Respira'' fu l'ultima cosa che gli disse prima di iniziare ad inserire il primo dito.

 

Troppo dolore.

 

''AH BASTA!'' gridò

''Non irrigidirti, ti farai solo più male'' il moro sentì la stretta su i suoi polsi allentarsi e un lieve movimento circolare all'altezza del suo ventre ''Calma, va tutto bene...è solo un po' stretto, ti devi abituare''.

Se avesse fatto qualche movimento brusco, Andrew, aveva la sensazione che si sarebbe fatto molto, molto più male.

Voleva scappare, picchiare violentemente il corvino e farlo sentire male tanto quanto lui, ma non poteva.

Era paralizzato dal dolore e sentiva che il suo cuore non avrebbe retto ancora per molto.

Il bruciore era ancora presente, ma meno di prima, i movimenti rotatori del dito erano studiati per farlo abituare il prima possibile.

''Stai andando bene, ora metto il secondo''.

Il corvino si doveva sbrigare o c'era l'enorme rischio che ci ripensasse.

''Damian...sbrigati''

''Farà un po' male...''

''Lo so...'' sospirò.

Forse aveva sottovalutato il dolore che avrebbe provato, visto che stava implorando la morte piuttosto che quella lenta agonia.

Era certo che si stesse lacerando dall'interno.

Da quello che aveva capito erano due dita, ma la sensazione era quella di avere un intero braccio che lo stava torturando.

''Damh-Dam...ian'' piagnucolò tirando il ragazzo verso di sé.

''Dimmi quando diventa sopportabile...la parte peggiore è passata'' il corvino gli asciugò le lacrime che erano riuscite a fuggire dal suo controllo e lo abbracciò.

Ci vollero diversi minuti prima che Andrew diede segno di continuare.

''Vai''.

Damian fece scivolare fuori le dita e sollevò le gambe del compagno.

Il corvino fu meticoloso.

Non lasciò nulla al caso, nemmeno il più piccolo dettaglio: dal cuscino sotto alla testa del moro, al silenziare i telefoni, fino al togliergli l'orecchino che poteva incastrarsi da qualche parte.

Andrew riuscì persino a ridacchiare di quella folle attenzione.

Finalmente Damian tornò a dare tutta la sua attenzione al moro.

Gli baciò la coscia e iniziò a muoversi lentamente.

 

***

 

Il sole era già sorto da ore quando Damian aprì gli occhi, Andrew, mezzo sdraiato sopra di lui, lo abbracciava stretto.

Sinceramente era incredulo, era andato a letto con il moro molto prima delle sue aspettative e senza dover ricorrere a strani escamotage.

A parte qualche litro di alcol.

Scivolò silenziosamente fuori dal letto per andare in bagno e poi tornare dall’amante ancora nel mondo dei sogni.

Aveva aspettato quel momento da tempo, finalmente poteva stringere a sé il ragazzo. Si concentrò per studiare ogni dettaglio del suo volto, adorava ogni singolo particolare, dal naso a punta, ai nei di diverso colore che gli costellavano il retro del collo.

Il corvino era ancora preso dal suo svago quando gli occhi grigi dell’altro si aprirono.

Contro ogni aspettativa Andrew non andò fuori di testa, si limitò a accarezzare a sua volta la guancia del maggiore per poi chiudere nuovamente gli occhi e lasciarsi coccolare.

Mai nella sua vita il moro aveva provato una sensazione così piacevole, si sentiva bene, terribilmente in pace con se stesso e il mondo.

All'improvviso il moro sentì la labbra del compagno lasciargli dei baci su tutto il viso, per risposta si avvicinò al suo volto e gli diede un veloce bacio a stampo sulla bocca.

''Dio quanto mi piaci'' sussurrò il corvino

''Quanto?''

''Troppo''.

Passarono la mattinata così, senza fare nulla, godendosi solo il tempo assieme.

 

Erano le cinque passate, avevano fatto la doccia, mangiato e guardato dei film.

Damian non aveva più risposto ai messaggi di nessuna delle ragazze che gli aveva scritto la sera precedente.

Solo a Sarah, spiegando che il ragazzo non aveva una relazione ufficiale, ma qualcosa di molto simile.

Il moro non si era più scostato dalle attenzioni di Damian, anzi, accennava anche a dei sorrisi imbarazzati.

Ripensandoci, Damian aveva fatto bene a portarlo via, avrebbe solo perso in giro la ragazza se fosse rimasto lì.

Dopotutto sapeva già come sarebbe finita tra lui e il corvino, era solo il momento che non era stato prevedibile.

 

Andrew guardava la casa dal finestrino dell'auto, mentre Damian finiva di chiudere le finestre.

Non sapeva bene come definire quella settimana, era stata strana, ma gli era piaciuto.

Allo stesso modo sentiva come se stesse lasciando lì una parte di sé, sapeva bene che in città non si sarebbe mai lasciato andare così, quindi doveva esserci qualcosa in quel posto che lo aveva stregato.

Damian si era preso cura di lui e in cuor suo sapeva che lui stesso lo aveva voluto...e che gli era piaciuto.

Tanto.

La prova erano tutte le volte in cui era venuto.

Ma alla fine andava bene così.

Dire che avevano 'fatto l'amore' era troppo, ciò che c'era tra di loro non era amore, ma qualcosa di molto simile.

Le note negative che poteva trovare erano il fatto che Damian gli era venuto dentro e i dolori postumi.

Avrebbe fatto a meno di entrambi.

Pensare anche solo per un istate a cosa aveva fatto la notte prima però lo imbarazzava da morire.

Perso nel suo mondo non si accorse che il corvino era salito in macchina.

''Tutto bene?'' chiese accendendo il motore

''Mh? Ah, si''

''Okay, allora, ci vorranno circa due ore per tornare, quindi puoi dormire un po'''

''No, sto bene. E poi, non penso che tornerò mai in un posto simile, quindi mi voglio godere il panorama il più possibile''

''Possiamo tornare quando vuoi, la casa è per lo più vuota quando non è estate piena, quindi non ci sono problemi''

''Davvero?!'' chiese stupito il moro

''Certo'' Damian lo tirò a sé, e dopo avergli lasciato un casto bacio, partirono.

 

La maggior parte del viaggio passò mentre i due ascoltavano la musica, poi all'improvviso Andrew ricordò che non sapeva ancora perché erano partiti.

''Dam-''

'Mio padre darà una festa''.

Ci fu un momento di silenzio.

''Eh?'' chiese confuso il moro

''Era questo che volevi sapere, no? Perché ti ho portato via''
''Si'' annuì il ragazzo ''Non vuoi partecipare?''

''Non è tanto quello, come posso spiegartelo...una qualsiasi festa, party o gala organizzato da una persona influente è un vero e proprio evento sociale dove chiunque cerca di faresi invitare. Le feste di mio padre sono molto esclusive, invita di media duecento persone, che possono sembrare tante, ma non lo sono. Comunque, queste feste creano una grande aspettativa e i giornalisti fanno a gara per avere notizie. Qualche volta mio padre rilascia interviste, questa volta no e infatti ci sono paparazzi appostati ovunque ed è insopportabile, motivo per cui mi sono infastidito e ti ho portato via con me. Volevo un po' di pace''.

''Ah, wow...sono così importanti queste cose?'' chiese il moro tendendosi verso il guidatore

''Troppo, e poi bisogna ingaggiare servizi di sicurezza per evitare che la gente gironzoli per casa, glielo dico ogni anno di fare ste' cose fuori casa, ma mi ascolta quando gli pare. Soprattutto non ho ancora capito se puoi stare giù con me o in camera''

''Sono stato in camera fino ad ora...perché dovres-'' Damian lasciò il volante con la mano destra e la posò sulla guancia dell'altro

''Lo so, e mi dispiace'' Andrew sgranò gli occhi ''Non fare quella faccia, sono serio. Io devo rispettare il volere di mio padre, e lui non si fida di te, ma ultimamente sta migliorando. Qualche volta mi chiede come stai''

''Tuo padre?! Bruce Wayne ha chiesto di me?!'' Andrew fu davvero colpito dalla rivelazione

''Già, strano vero?''

''Molto più che strano, non è che vuole uccidermi?''

''Non credo...lo avrebbe già fatto'' rispose il ragazzo un po' troppo seriamente per i gusti del moro.

 

Arrivarono a casa verso le undici di sera, fortunatamente Damian aveva avvertito Alfred del loro ritorno e il maggiordomo gli aveva lasciato dei piatti da scaldare nel microonde per cena.

Mangiarono e poi si diressero verso le camere, quando il corvino fu davanti alla sua porta trascinò Andrew dentro con sé.

Il moro si trovò schiacciato tra la porta e il corpo di Damian che lo stava baciando nuovamente, saggiando la sua pelle con le mani, per poi spogliarlo.

''Dormi qui'' gli sussurrò il corvino nell'incavo del collo

''N-no Damian...fermo...i tuoi fratelli...''

''Sono già a letto, lasciati toccare un po'''.

Andrew venne trascinato sul letto e sovrastato dal coetaneo che si limitò a baciargli il petto.

Damian si sdraiò sul corpo del moro prima di chiudere gli occhi ed addormentarsi.

 

   
 
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