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Autore: DearMagicalCat    08/06/2018    1 recensioni
ff soukoku (Dazai×Chuuya)
Un obbiettivo. Uno scopo comune. Un passato condiviso ed un futuro incerto.
Possono due individui che si sono sempre odiati ritrovarsi a dover convivere senza che qualcosa cambi?
Genere: Angst, Azione, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Atsushi Nakajima, Chuuya Nakahara, Nuovo personaggio, Osamu Dazai, Ryuunosuke Akutagawa
Note: What if? | Avvertimenti: Incest
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Povero Kunikida. Dazai adorava farlo arrabbiare, ma, in fondo (anche se lui non lo avrebbe mai ammesso) gli voleva bene. A lui come a tutti i membri dell'Agenzia, avrebbe dato la vita per loro. Non che per Dazai Osamu, noto maniaco dei suicidi, fosse un problema e infatti era proprio quello il motivo per cui Kunikida gli stava sbraitando addosso: non era colpa sua se sbagliava sempre la dose di funghi velenosi! Si grattò la testa chiedendosi cosa avesse combinato questa volta. Sicuramente qualcosa in cui erano coinvolti fogli di carta, una cappello da pirata e un Atsushi alquanto traumatizzato. Niente di preoccupante, insomma. -E PERCHÉ DIAMINE NON INDOSSI I PANTALONI?!- ah già, i pantaloni -Non lo sai? È la moda del momento- scosse la testa, schioccando le labbra con disappunto -Come sei indietro  Kunikida- -Davvero?- -Ma certo!- lo guardò tentando, con uno sforzo sovrumano, di trattenere un sorriso mentre l'amico si sistemava gli occhiali sul naso e scribacchiava qualcosa sul suo quadernino. -Scherzavo- si sentì un rumore di qualcosa che si spezza e la povera matita finì sul pavimento, divisa in due. -OSAMU DAZAAAI PREPARATI A CORRERE- -Si, e poi saltiamo insieme giù dalla finestra- poi ci ripensò -Anzi, no. Io voglio suicidarmi solo con una bella donna, non voglio fare un Doppo suicidio- disse, storpiando volutamente la parola. Atsushi sbattè ripetutamente la testa contro una scrivania. Il giovane piaceva molto a Dazai, soprattutto perché faceva invidia a quell'ombroso di Akutagawa alla Port Mafia. Era a conoscenza della devozione e, in qualche strano modo, dell'affetto che il moro provava nei suoi confronti, ma non ci poteva fare nulla, anzi, quella era una bella carta da giocare contro di lui. E poi, come se non fosse abbastanza, quel poveretto doveva sopportare il suo nemico giurato: Chuuya Nakahara. Odiava quel rosso. Lo odiava perché era colui che lo conosceva meglio e lo odiava perché gli ricordava troppo il suo passato. Nonostante questo i due formavano una grande coppia, sul campo di battaglia. Quante volte aveva salvato il rosso da se stesso e dal suo incredibile potere. -Tanto basso quanto potente- pensò con un sorriso. Chuuya era proprio un nano incazzoso. Si alzò, dondolandosi sui talloni,  prese i pantaloni dalla spalla di Atsushi e se li mise con tranquillità. -Sarà per la prossima- si disse prima di sistemarsi sulla sua scrivania, mettendosi al lavoro. Desiderava così tanto morire. Così tanto. Però non ci riusciva mai, e si infuriava per questo. Erano poche le cose in grado di far arrabbiare per davvero Dazai, per la precisione due: Chuuya e sé stesso. Non che Chuuya fosse una persona irritante, era più che altro irritabile. Dazai invece si che era fastidioso. Faceva sempre arrabbiare gli altri, ma non poteva smettere, altrimenti si sarebbe reso conto di quante cose sbagliate ci fossero in lui. Nei momenti di silenzio, quando c'erano solo lui e la sua anima, le ombre del passato lo trascinavano sul fondo, dando un senso alla sua voglia di morire. Ma non ci riusciva. Nonostante tutto, però, non era quella la cosa più frustrante. Era quel senso di colpa che provava quando si rendeva conto di chi avrebbe lasciato se fosse riuscito nel suo intento. Perché un cuore lo aveva e batteva per le molte persone che erano comparse nella sua vita lasciando un segno indelebile. Come una firma su un foglio bianco. Ogni membro dell'Agenzia era parte del suo essere, ma quello era il suo presente. Il suo passato, Dazai lo sapeva, era nelle mani della Port Mafia  e delle persone che ne facevano parte. Anche coloro che non c'erano più. Anche coloro che lui credeva di odiare. Proprio una persona di quesi ultimi, in quel preciso istante, se ne stava seduta su una poltrona con un libro in una mano, un bicchiere di vino nell'altra e una musica tranquilla nelle orecchie. Le sue tre cose preferite. Chuuya sapeva come viziarsi, quando voleva, o quando non era troppo arrabbiato. In quel caso preferiva immaginare spaccare il naso a qualcuno  (o forse non si limitava solo a immaginarlo). Il soggetto preferito di queste sue fantasie era, ovviamente, Dazai Osamu. La persona che odiava di più al mondo. In quel momento, però, Dazai era l'ultimo dei suoi pensieri. E va bene, facciamo penultimo. Il suo nemico, purtroppo per lui, era sempre nella sua mente. Se lo immaginava a fare commenti sgradevoli sul libro, sulla musica che stava ascoltando e, soprattutto, sulla sua statura. L'altezza (anzi, la bassezza) di Chuuya era l'argomento preferito di Dazai per farlo infuriare. E non erano solo parole. Una volta lo aveva letteralmente pestato. Pestato! -Non è stata solo una- si disse. Già, e dopo averlo pestato per la seconda si era anche messo a saltare, dicendo di aver visto uno spaventoso insetto con delle fiamme azzurre negli occhi. Chuuya non lo sapeva, ma quello voleva essere un complimento mascherato, perché Dazai aveva sempre pensato che il rosso avesse davvero degli splendidi occhi. Quando, finalmente, riuscì a toglierselo di mente (dopo essersi riempito per altre tre volte il bicchiere), qualcuno bussò alla porta, rivelando il volto serio di Akutagawa. Il giovane si portò una mano alla bocca, piegandosi leggermente, scosso da un attacco di tosse. Quando si rialzò non c'erano nemmeno ombre di sentimenti, sul suo viso pallido. Lo guardava, semplicemente, con quei suoi occhi di carbone. -Akutagawa, come mai sei qui?- poteva risultare una frase meschina, ma quel ragazzo lo metteva profondamente in soggezione. -Odio fare il messaggero, ma mi hanno detto di consegnarti questo- Chuuya si alzò e andò da lui, vedendo che l'altro non aveva intenzione di muoversi, prese la busta nella sua mano e, dopo averla guardata per un attimo, si rivolse ad Akutagawa -Grazie- era quando bastava per fargli capire che poteva anche andare. Lui annuì e si chiuse la porta alle spalle senza aggiungere niente. Quel ragazzo era perfino più scontroso di lui. A quel suo caratteraccio, poi, si era aggiunta una sorta di violenta determinazione. Pareva che avesse finalmente trovato un vero scopo. Uccidere il Ragazzo Tigre. Quel giovane dai capelli d'argento lo aveva cambiato come solo un'altra persona ci era riuscita. E quell'altra persona era Dazai. Eppure c'era qualcosa di diverso. Qualcosa che prima non c'era. Una sorta di luccichio che appariva nei suoi occhi ogni volta che si parlava del Ragazzo Tigre. Un'emozione senza nome, per adesso. Avrebbe potuto essere odio, oppure rispetto. Con Akutagawa non si poteva mai sapere. La sua attenzione tornò alla busta che teneva in mano. Nuovi ordini, molto probabilmente. La aprì con calma, tornando a sedersi sulla poltrona. Il suo sguardo correva sulle parole, leggero come le ali di una farfalla. La busta gli cadde di mano. -Non può essere...-
   
 
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