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Autore: Leila 95    08/06/2018    5 recensioni
Spesso la vita è fatta di illusioni, specie quando si tratta di sentimenti...può capitare di innamorarsi della persona sbagliata e per questo di soffrire. Tuttavia, ogni amore lascia una traccia indelebile - anche sull'anima più incupita.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Han Solo, Principessa Leia Organa, Sana Starros
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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---CHIMERE---
I palazzi sono la mia residenza da quando ero piccola. Da che ho memoria ho sempre vissuto nella suntuosa reggia su Alderaan, con migliaia di stanze e un giardino enorme pieno di fontane dai giochi d’acqua incredibili. Anche quando ero in viaggio con la mia famiglia alloggiavamo sempre in alberghi dal gusto impeccabile e dalla raffinatezza ineguagliabile, dotati di ogni confort…del resto, eravamo la famiglia reale. Ora invece mi trovo in un ambiente completamente diverso, che probabilmente avrebbe fatto rizzare i capelli in testa a mia madre se si fosse trovata costretta ad alloggiarci. Il Millennium Falcon non ha nulla della regalità o della raffinatezza a cui sono stata abituata da piccola, eppure è a suo modo una residenza esclusiva.
Amo svegliarmi completamente nuda fra le lenzuola, vestita solo del profumo del mio uomo, crogiolarmi per qualche momento nella consapevolezza di essere amata in modo pieno e totale, andare nella piccola cucina e trovare il caffè che qualcuno già in piedi da parecchio ha lasciato nella mia tazza preferita. Questa rassicurante routine mi infonde sicurezza e tranquillità mai provate prima. A dispetto di quello che si potrebbe pensare, Han è un mattiniero: si alza sempre prestissimo per dedicarsi alla sua nave, con cura e dedizione senza eguali. Forse dovrei essere gelosa del rapporto che ha con il Falcon, oggetto di un amore incondizionato da parte sua, ma in effetti non posso lamentarmi – Han dedica parecchie attenzioni anche a me.
 
Come ogni reggia che si rispetti, anche il Falcon ha delle ali segrete, delle stanze nascoste da porte perennemente chiuse. Non mi sono mai interrogata su cosa si celasse dietro queste porte – a ogni castello i suoi misteri, come diceva sempre mio padre.
Oggi mi trovo ad entrare per la prima volta in una stanzetta di cui ignoravo totalmente l’esistenza, alla ricerca di Han: si tratta a quanto pare di un deposito, una specie di ripostiglio dove i più disparati oggetti sembrano stipati in maniera del tutto casuale. Il pilota del Falcon appare intento nell’impossibile compito di sistemare in questo caos, e non pare accorgersi della mia presenza.
“Ehi” dico, per attirare la sua attenzione.
Si volta quasi all’istante. “Buongiorno, dolcezza” mi saluta. “Come mai già in piedi? È ancora abbastanza presto…”
“Mi sentivo sola” ammetto con un sorriso.
“Vieni qui, piccola.” Sorride beffardo mentre mi attira fra le sue braccia e mi bacia dolcemente.
Per qualche momento mi godo il suo languido abbraccio e il sapore di caffè sulle sue labbra, poi chiedo: “Che stai facendo?”
“Visto che stai per diventare un’ospite permanente di quest’astronave, ho pensato di liberare un po’ di spazio per permetterti di tenere qui le tue cose. Ovviamente non ti sto cacciando dalla mia cabina” mi assicura. Mi dà una decisa pacca sul fondoschiena, come a dire che non è per nessun motivo intenzionato a mandarmi via dalla sua cabina e ad interrompere le nostre attività notturne. “Qui potresti metterci i tuoi vestiti…o quello che ti serve.”
“Perché stai facendo questo per me?” gli chiedo. “Non credo di essere la prima donna che sale a bordo di questa nave.”
“Diciamo che fino a qualche anno fa le principesse non erano la mia frequentazione principale, quindi non ho mai avuto bisogno di questo riassetto del Falcon.”
“Han, ti ricordo che questa è la tua nave. Non voglio che tu la cambi per me…non sarebbe giusto.”
Mi fissa con un sopracciglio inarcato. “Non so se hai mai sentito parlare della comunione dei beni, principessa, ma credo che ci sia qualcosa in merito sul contratto che stiamo per firmare. Significa più o meno che quello che è mio è anche tuo, quindi lasciami lavorare.”
 
Ridacchio scuotendo la testa. Sono felice che questa cosa del matrimonio la stia prendendo tanto seriamente, non mi aspettavo una tale reazione da lui che sembra allergico a qualsiasi tipo di impegno ufficiale.
Quando ho scoperto chi era mio padre, il mio padre biologico, ho avuto paura che Han mi lasciasse, che mi abbandonasse per sempre. In realtà ho sempre vissuto con questa paura, sin da quando ci siamo conosciuti: non è passato giorno negli anni scorsi che lui non facesse accenno al fatto che stava per levare le tende, per saldare i suoi debiti con Jabba o più banalmente perché non c’era nulla a trattenerlo con noi. Quando però Jabba è morto e la taglia sulla sua testa ha perso valore, ho tirato un sospiro di sollievo, finalmente convinta che sarebbe rimasto accanto a me definitivamente. Questa mia certezza è andata in frantumi nel momento in cui Luke mi ha confidato che Vader era l’uomo che ci ha messo al mondo: improvvisamente ero sicura che Han sarebbe scappato via a gambe levate una volta saputo che il mostro che l’aveva torturato e costretto in un blocco di grafite era mio padre.
Quanto ho sottovalutato la forza del suo amore! Mi ha stupito una volta di più chiedendomi di sposarlo sotto il cielo stellato di Endor, esprimendo la sua voglia di restare con me per sempre e di affrontare le difficoltà insieme.
 
“D’accordo, capitano” concedo. So già che se mi proponessi di aiutarlo risponderebbe che se la cava benissimo da solo e che finirei col dargli più fastidio che altro, quindi mi metto seduta su una piccola scaletta in un angolo di questa stanza, guardandolo lavorare. “Che razza di posto è questo?” gli chiedo ad un tratto.
“Questa, dolcezza, era la cabina armadio di Lando, quando il Falcon era ancora fra le sue grinfie. Qui teneva tutta la sua preziosa e ridicola collezione di mantelli…è sempre stato terribilmente vanitoso, lo conosci. Appena il Falcon è diventato mio, ho buttato tutto e ho ricavato questo deposito.”
“Sei stato davvero cattivo” lo rimprovero.
“Lo so.” Fa una piccola risatina. “Forse quella vecchia faina se l’è presa di più perché l’ho privato dei suoi mantelli cuciti su misura che perché gli ho soffiato questo gioiellino da sotto al naso…”
Approfitto del fatto che è preso dal lavoro per fargli una domanda che mi preme da parecchio tempo: so bene di non essere la sua prima donna, ma l’ultima di una lunghissima serie, e questo non mi ha mai dato fastidio né ha mai suscitato in me sentimenti di gelosia. Tuttavia ora, ad un passo dal matrimonio, vorrei che mi parlasse delle donne che ha avuto – non delle tante che ha sfruttato per un suo divertimento, ma di quelle che ha amato e che lo hanno amato prima di me. “Posso chiederti una cosa?”
“Quello che vuoi, tesoro.”
“Qual è stata la tua prima ragazza?”
“Se non ricordo male si chiamava Myn. Faceva la cameriera in un casinò di Kor Vella, su Corellia, e io e i miei amici scommettemmo su chi l’avrebbe avuta per primo.”
“Non intendo la prima che ti sei portato a letto, Han” specifico. “Intendo la tua prima fidanzata, la prima donna di cui ti sei innamorato.”
“Ah.” Per un momento tace, quasi intenzionato a lasciare la mia domanda senza risposta.
“Qi’ra” dice all’improvviso. “Si chiamava Qi’ra.” Si siede a terra, scagliando contro la parete un telo di flimsi accartocciato, e mi guarda negli occhi. Il suo sguardo si è fatto immediatamente più cupo, e la sua espressione ha perso di colpo la spavalderia di qualche istante fa. “Non ho idea di che fine abbia fatto.”
Mi siedo accanto a lui e gli prendo la mano. Una parte di me sa che è sbagliato voler insistere con questo mio interrogatorio e che la mia indagine non porterebbe a nulla, ma senza sapere neppure io perché sono diventata morbosamente curiosa. “Chi era?” gli chiedo.
“Una ragazza corelliana. Senza casa, senza famiglia, senza nessuno al mondo…come me. Eravamo giovani e innamorati – io almeno lo ero, davvero. I dadi appesi nella cabina di pilotaggio erano i suoi, glieli avevo regalati come portafortuna.” Fissa un punto davanti a lui senza dire nulla: è evidente che sta ripensando a tutto quello che c’è stato fra di loro, ed è evidente che ciò lo sta facendo soffrire.
“Avevamo dei sogni – costruirci un futuro insieme, andare via da Corellia, lasciarci la povertà alle spalle…ma poi ci hanno separati. L’ho persa di vista, ma non l’ho mai dimenticata, anzi” ammette, lasciandosi andare ai ricordi. “Era il pensiero di poterla rivedere, di stringerla di nuovo fra le mie braccia, a farmi andare avanti: tutto quello che volevo era trovare una nave e un po’ di grana per tornare su Corellia a riprenderla.”
“E invece?” gli chiedo.
“Quando ci siamo rincontrati, alcuni anni dopo, non era la stessa ragazza che avevo conosciuto per le strade malfamate di Coronet, ma io non ho voluto vedere il suo cambiamento. Avevo un ricordo di lei che ormai non corrispondeva più a quello che lei era diventata. Ha cercato di dirmelo, di farmi capire che era cambiata, ma sono stato cieco…ingenuo, più che altro.
È uscita dalla mia vita in punta di piedi, lasciandomi al mio destino nel momento in cui avevo più bisogno di lei.”
Mi passa un braccio sulle spalle e mi attira vicino a sé, baciandomi sulla guancia. “Avevo il Falcon, avevo Chewie…me la sono cavata e sono andato avanti.”
Appoggio la testa sulla sua spalla, lasciandomi cullare dal suo abbraccio. Fatico a immaginare Han come un ragazzo ingenuo e sognatore, confuso dai sentimenti e stordito da un grande amore – lui che si è sempre mostrato egoista e interessato solo a sé forse proprio in un tentativo di autodifesa dovuto alle troppe ferite subite.
“Ho viaggiato, ho conosciuto altre donne e me le sono portate a letto, promettendo a me stesso che non sarei ricaduto nello stesso errore, che non mi sarei fatto ammaliare nuovamente da una donna, e invece come un idiota mi sono innamorato – di nuovo” racconta, continuando a tenermi stretta. “Bria, dolcissima e infame. Diceva di amarmi, di volermi sposare e di voler fare una ciurma di marmocchi con me. Su Corellia c’è un proverbio che dice che la lealtà è il peggior vizio di un contrabbandiere, ed è vero. Mi fidavo di lei, credevo fossimo una squadra, e invece…”
“Cosa è successo?”
Prorompe in una risata carica di amarezza. “Mi ha tradito, fregandomi il carico che stavo trasportando e consegnandomi agli imperiali. Che ingenuo che sono stato…se non fosse stato per Chewie, non avrei saputo come uscirne vivo quella volta.”
Batte il pugno chiuso sul pavimento di metallo, in preda alla rabbia. “Se non altro, ho imparato bene a non fidarmi mai di una donna, per nessun motivo. Le donne sono le prime a voltarti le spalle, per soldi, per interesse, perché trovano qualcuno migliore di te…in questo, sono peggio degli uomini.”
 
Fa una piccola pausa, poi riprende con tono più pacato: “Sana…beh, l’hai conosciuta anche tu. Più che essere bella era sensuale, ammaliatrice – sapeva di avere delle armi in pugno e sapeva anche come usarle al meglio. Niente di strano ad essermi innamorato di una come lei” concede. “E niente di strano nel fatto che fra noi due non sia durata. Non mi amava, e forse neanche io l’ho mai amata davvero. Sono rimasto sedotto dal suo fascino, ma poi mi sono reso conto che non c’era nulla a tenerci insieme se non un egoistico interesse.” Sogghigna caustico. “Avevo già imparato la lezione e non mi sono fatto fregare un’altra volta.”
 
“È strano a dirsi, ma la libertà che ho ottenuto scappando da Corellia ha finito col trasformarsi negli anni in una prigionia: sempre costretto a fuggire senza potermi mai stabilire da nessua parte, senza mai fidarmi di nessuno, con la costante paura che in ogni momento qualcuno mi potesse tradire…in poche parole, sempre più solo. Per molti anni Chewie è stato la mia unica famiglia, e il Falcon l’unico posto dove mi sentissi davvero a casa.
E poi, all’improvviso, sei arrivata tu – così diversa dalle altre che ho conosciuto e incredibilmente simile a me, con i tuoi ideali e i tuoi infrangibili principi. Una volta ero come te, principessa. Anche io avevo grandi sogni, credevo di poter cambiare la galassia e di fare davvero la differenza.”
“Tu l’hai fatta la differenza, Han. Tu hai contribuito a fare qualcosa di grande, hai combattuto per distruggere l’Impero e ci sei anche riuscito.”
“Tutto grazie a te, Leia” risponde. “Se non ci fossi stata tu a farmi cambiare idea e a farmi credere di nuovo in qualcosa, non sarei rimasto. Probabilmente a quest’ora avrei qualche carico di spezie Ithoriane da consegnare, o magari sarei già morto nel vano tentativo di sfuggire a Jabba e ai suoi scagnozzi.”
“Non ti credo” sussurro, sedendomi sul suo grembo per guardarlo negli occhi. “Anche se ti piace fare la parte del duro, del cattivo ragazzo, io so che tu hai un cuore.”
Accenna ad un sorriso malinconico prima di baciarmi in modo dolce e struggente, ma non per questo privo di passione. Le sue dita si muovono abili sulla mia pelle come quando è al lavoro con i circuiti del Falcon, seguendo tracciati ormai ben noti. Conosce il mio corpo meglio di me e questa cosa mi ha sempre un po’ spaventata: nel mio passato non ci sono altri termini di paragone, altri uomini con cui confrontare la sua intensa passionalità, quindi sono ogni volta sorpresa di quanto riesca a capire i miei bisogni e a soddisfare i miei desideri.
Han è una persona estremamente fisica: con le parole non è mai stato bravo – anzi, ha sempre fatto più danni che altro – sono invece il suo corpo, i suoi movimenti, i suoi gesti che tradiscono la sua vera indole. La sua fisicità prorompente è il suo modo di comunicare, quello autentico. Ha sempre dimostrato il suo amore per me con i suoi baci e le sue carezze, e prima proteggendomi e difendendomi in ogni maniera possibile, usando il suo corpo come scudo in più di un’occasione. Anche se a parole mi ha spesso offeso, con i gesti ha dimostrato di rispettarmi, a suo modo: non si è azzardato a toccarmi con un dito finché non è stato certo che era ciò che volevo anche io.  
Il suo tocco è sempre deciso, sicuro, mai esitante – ha bene in mente ciò che vuole e come ottenerlo. Sa esattamente dove mettere le mani per farmi sussultare, dove poggiare le labbra per farmi volare a velocità luce lasciandomi ogni volta appagata eppure mai sazia, perennemente affamata di lui, ma al tempo stesso riesce anche a rassicurarmi e confortarmi semplicemente tenendomi stretta fra le sue braccia, cullandomi con il battito sereno del suo cuore e con la sicurezza che per me ci sarà sempre.
 
“Sei gelosa?” chiede, mostrando una paura quasi infantile.
“No” gli assicuro, ed è vero. “Non posso cancellare il passato e neanche voglio farlo – queste donne ti hanno reso la persona che sei adesso, nel bene e nel male. Ti hanno cambiato, ti hanno fatto crescere.”
“Solo tu, Leia. Adesso ci sei solo tu.” Mi prende il volto fra le mani, poi continua: “Loro hanno fatto un pezzo di strada con me, ma nulla di più. Sono nei miei ricordi, ma non più nel mio cuore – quello appartiene a te, oramai.”
Mi bacia di nuovo, con rinnovato fervore, facendomi dimenticare per un momento il pavimento freddo e duro sotto le mie ginocchia e il tanfo di chiuso che permea lo stanzino.
“Vuoi sapere qual è la differenza fra te e tutte le altre donne che ho avuto?” mormora sulle mie labbra.
Faccio di sì con la testa.
“Io so che tu mi ami, lo so per certo. Credevo di sapere che cosa significasse questo quando ci siamo lasciati su Bespin, e invece non avevo capito proprio niente. Tu sei venuta a cercarmi, sei tornata per me, mi hai salvato la vita…”
“Sono sicura che anche tu avresti fatto lo stesso per me” gli dico.
“Certo, certo che avrei fatto lo stesso per te. Ma non credevo che mai qualcuno sarebbe arrivato a tanto solo per me…capisci cosa intendo? Io ho percepito il tuo amore puro e sincero, e non attraverso la diavoleria della Forza – sai che a queste cose non ci credo – ma perché l’ho visto riflesso nei tuoi occhi.”
Min larel valle, H​an” dico con le lacrime agli occhi, cercando nella pronuncia di avvicinarmi quanto più è possibile alle parole che tante volte lui mi ha sussurrato dolcemente. “Tejha.”
 
*Ti amo, Han.
Per sempre.

[Corellisi]
   
 
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