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Autore: JosephineStories    09/06/2018    1 recensioni
La vita di Amy Davies scorre tranquilla: tra studio, amici e lavoro sembra non avere problemi.
Eppure le sue notti sono tormentate da un incubo, che col passare del tempo diventa sempre più reale.
Un incubo dagli occhi di ghiaccio.
Quegli occhi saranno la sua rovina o la sua salvezza?
Presto si renderà conto che non si può fuggire da ciò che la perseguita...
Copyright © 2015, Josephine-C
Questa opera letteraria è coperta da diritto d'autore e, in rif. alla Legge 22 Aprile 1941, n. 633 ogni tentativo di plagio,
in questo e altri luoghi, è punibile a norma di legge e pertanto verrà segnalato alle autorità competenti.
La parziale o totale copia del contenuto è punibile penalmente.
Genere: Mistero, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Sovrannaturale
Capitoli:
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Ascolto gli ormai lenti battiti del cuore di David, tenendo la testa poggiata sul suo petto liscio e duro. Sono avvolta tra le sue lenzuola e il suo profumo, mentre lui sfiora lentamente e dolcemente la mia schiena nuda con le dita, facendole scendere e risalire lungo la spina dorsale, provocandomi intensi e deliziosi brividi.

Quando sento il suo sguardo su di me, alzo il viso per guardarlo, stringendomi a lui. -Che c'è?- chiedo.

-Non credevo potessi essere ancora più bella, ma a quanto pare devi farmi sempre ricredere su tutto.-

Mi avvolge in uno stretto abbraccio e mi compare immediatamente un sorriso ebete sulla faccia.

-Io non credevo si potesse essere così felici- sussurro.

-Però c'è un problema, formaggino- sorride maliziosamente.

-Cioè?- aggrotto le sopracciglia sorpresa.

Con uno scatto improvviso mi sposta, ponendosi su di me e bloccandomi le braccia ai lati della testa: il solo modo in cui mi sta guardando mi fa arrossire vistosamente.

-Se non ti levi dal viso quell'espressione sexy da morire, così languida e compiaciuta, credo che da questo letto non uscirai nemmeno per la prossima settimana- sussurra sensualmente al mio orecchio, facendomi rabbrividire e accelerare i battiti del mio cuore in subbuglio.

Sorride, compiaciuto dalla mia reazione, e inizia a sfiorarmi il collo con quelle morbide e bollenti labbra. -Adoro farti arrossire.-

Dopo parecchio, riesco a recuperare la voce... Sarà impossible stare con lui e mantenere la sanità mentale.

-Mi chiedevo quanto sarebbe durato... il tuo dirmi parole dolci, intendo- cerco di trattenere un sorriso.

Allaccia il suo sguardo quasi sconvolto al mio. -Hey... hey... calma! Non definirmi mai più dolce! Credevo sapessi che non sono uno di quei vomitevoli fidanzati tutti cuori e arcobaleni- borbotta disgustato.

Non riesco a trattenermi, scoppio in una risata interminabile.

-Adesso ridi anche di me? Forse dovrei darti una bella lezione!- mi guarda oltraggiato, prima di iniziare a farmi il solletico.

-No! No ti prego! Basta!- ormai piango dalle risate, mentre mi tiene ferma con il suo corpo torturandomi.

All'improvviso si blocca; lo vedo irrigidirsi e stringere gli occhi, tenendosi la testa tra le mani in un'espressione sofferente.

-David!- esclamo sorpresa.

In un secondo pare di nuovo rilassarsi e riapre gli occhi.
Ora il suo sguardo di ghiaccio punta su di me, ma ha qualcosa di diverso e inquietante; provo una sensazione che mai credevo avrei provato con lui: paura.

-T... tutto bene?- balbetto con voce tremante.

Senza dire una parola, mi blocca col suo corpo e stringe di nuovo le mie braccia ai lati della testa, stavolta però non c'è nulla di scherzoso nel suo tono.

-M... mi stai mettendo paura... per favore smettila- lo guardo allarmata mentre vedo un sadico sorriso formarsi sul suo volto; un sorriso fin troppo simile a quello dei miei incubi.

Nei suoi occhi c'è una furia e un odio che mai avrei creduto di vedere.

-Come hai potuto tradirmi Anita?!-

A quelle parole mi si gela il cuore. Mi ha chiamata Anita.

-Cosa dici... David? Sono Amy! Che ti succede?!- mi divincolo, ma fino all'ultimo cerco di aggrapparmi alla speranza, ignorando l'orribile sensazione che provo in questo momento.

-Ti ho aspettata per anni! Per anni ho pianificato tutto e quando finalmente ero così vicino, tu da sgualdrina quale sei sempre stata, mi hai tradito!- le sue parole lasciano trasparire una rabbia davvero violenta; avvicina la sua mano al mio collo, stringendolo con forza.

Cerco di sciogliere la soffocante stretta, mi agito e dimeno per la mancanza d'aria; sento le lacrime agli occhi e i polmoni in fiamme.

-D... David... t... ti prego... torna da me- riesco a dire con voce spezzata.

L'adrenalina e la paura scorrono sotto la mia pelle; tutte le sensazioni provate prima sono svanite, sostituite dal puro terrore.

Vedo qualcosa sul suo volto cambiare; sgrana gli occhi e si stacca violentemente da me, prendendosi la testa tra le mani e piegandosi sul letto: sta urlando di dolore e la sua fronte è imperlata di sudore.
Resto immobile... non so cosa fare, sono praticamente terrorizzata e stringo il mio collo, ormai libero e dolorante... Dovrei fuggire ma non posso lasciarlo così.

Quando si calma e il suo sguardo torna su di me, riconosco il mio David: è uno sguardo sofferente e preoccupato.

-Rivestiti, svelta, devi andare via!-

Resto immobile e sorpresa per ciò che ha detto.

-Amy, coraggio! Non so per quanto riuscirò a trattenerlo, rivestiti su!-

Quelle parole sono una secchiata d'acqua gelata. A trattenerlo? È davvero Frederick? Inizio a rivestirmi in fretta e furia e recupero la mia borsa, finita sul pavimento.
David si alza dal letto e barcolla verso il comodino, prendendo una chiave dal cassetto, poi si avvicina nuovamente me ma non troppo. Lascia la chiave nelle mie mani e il suo viso si contrae in una smorfia di dolore: vedo una lotta imperversare dentro di lui.

-A... ascoltami, questa è la chiave della mia camera. Esci e chiudimi dentro, poi corri, Amy! Devi correre come non hai mai fatto prima, come se la tua vita dipendesse da questo! Torna alla tenuta Deveraux e non farmi entrare per nessun motivo- ordina con voce affaticata, il suo sguardo è mortalmente serio.

-Ma cosa stai dicendo? Non posso lasciarti qui... in queste condizioni!-

-Amy, non c'è tempo!! Ho sentito i suoi schifosi pensieri nella mia testa! Non gli permetterò di toccarti- prende il mio viso tra le mani, baciandomi disperatamente; mi stringo a lui non volendolo lasciare.
Tutto questo è una follia. Si stacca da me bruscamente, stringendosi la testa e urlando di dolore.

-David...- cerco di avvicinarmi e allungo una mano tremante verso di lui.

-No! Vai via!!- si allontana di scatto ansimando.

-Ma...-

-Via! adesso!!- urla, facendomi sobbalzare.

Decido di dargli ascolto. Prendo la borsa e esco dalla sua camera, richiudendomi la porta alle spalle con la chiave che mi ha dato.
Resto a fissarla per qualche secondo, ma dei tonfi violenti mi fanno balzare il cuore in gola: la sta prendendo a spallate, vuole sfondarla...
Inizio a correre a perdifiato per le scale, arrivando al piano terra.
Quando arrivo alle grandi porte dell'entrata, cerco di aprirle in tutti i modi ma nulla: sono chiuse.

-Aiuto! C'è qualcuno?! Signor Van Dalen!!- Nessuno sembra sentire le mie urla disperate.

La casa è immersa nel silenzio e riesco soltanto a sentire il rumore della porta di sopra che sta per essere sfondata. Cerco di aprire le finestre ma anche queste sono chiuse, lo stesso vale per tutte le porte delle camere, della biblioteca e del salone... tutte maledettamente chiuse.

Mi dirigo correndo verso l'ala della tenuta opposta a questa e sento la paura non darmi tregua: il ricordo di quegli occhi di ghiaccio crudeli mi paralizza.
Proseguo e cerco di aprire tutte le stanze, ma anche queste sono chiuse; inizio a imprecare e disperarmi, finché finalmente una porta si apre. Con un sospiro di sollievo entro subito nella camera, richiudendomela alle spalle. Ricordo che David mi parlò di questa stanza: è lo studio di suo padre, quello in cui passa la maggior parte del tempo, dove non permette a nessuno di entrare... forse qui sarò al sicuro.

Il mio sollievo però dura poco, perché quando mi volto non posso fare a meno di inorridire: tutte le pareti sono ricoperte di ritratti e non sono quadri qualsiasi, sono quelli di Anita.

La rappresentano in ogni fase della sua vita, fin da bambina, ricordo perfettamente quello che ho di fronte... ho rivissuto il suo ricordo proprio l'altro giorno: quell'abito di colore chiaro, la pettinatura elaborata e fastidiosa, la posa troppo altezzosa che Anita odiava tanto, ma che sua madre la costringeva ad assumere... lo stratagemma usato con l'aiuto di Frederick per sottrarsi alla seduta del ritratto.

Questi sono sicuramente tutti i quadri rubati anni fa alla tenuta Deveraux; il fatto che siano qui non mi piace per niente.
C'è un unico spazio non occupato dai ritratti di Anita ed è la parete sulla sinistra: lì si trova un grande specchio, dove riesco a vedere la mia immagine, il mio viso sconvolto e terrorizzato da questa assurdità.
Do le spalle proprio a questa parete mentre mi avvicino alla scrivania, attirata da un piccolo libricino marrone. Lo sfoglio, ma ho la sensazione di averlo già visto da qualche parte... poi capisco: è il diario di Anita, quello di cui Sue mi ha parlato e che era scomparso.

Che diavolo ci fanno tutte queste cose nello studio di Albert Van Dalen? Non ho il tempo di rispondere a queste domanda...

Improvvisamente sento qualcuno stringermi con forza da dietro e prima che io possa urlare, mi copre la bocca con un fazzoletto bianco di stoffa dallo strano odore: più lo respiro, più sento le forze abbandonarmi e una sorta di nebbia avvolgere i miei pensieri, mentre perdo i sensi.

****

Ho la bocca secca e impastata, mi sento debole e frastornata. Sono distesa su una superficie morbida e lentamente cerco di aprire gli occhi.
All'inizio la vista è sfocata, poi riesco a mettere a fuoco ciò che mi circonda: la camera in cui mi trovo non ha finestre, né porte. L'unica cosa che riesco a vedere, dal letto sul quale sono distesa, è lo studio.
Mio Dio! Sono dietro allo specchio!! doveva esserci una camera segreta, ecco da dove'è uscito il mio aggressore!

Una presenza ai piedi del letto mi fa sobbalzare: è Albert Van Dalen.

-S... signor Van Dalen! Dobbiamo andare via!- esclamo, cercando di alzarmi bruscamente; un capogiro mi fa ritornare seduta.

-Finalmente ti sei svegliata, Anita, credevo di aver esagerato con il cloroformio- sorride malignamente.

Resto pietrificata, mi si mozza il respiro. -Anita? Ma cosa sta dicendo signor Van Dalen? È stato lei a portarmi qui?!- domando infuriata.

-Smettila di chiamarmi signor Van Dalen! Sai bene chi sono...- si avvicina, facendomi indietreggiare tremante.

-Questo non è possibile...- provo a dire.

Tuttavia ora, guardandolo negli occhi, riconosco immediatamente lo sguardo che tormenta i miei sogni e il cuore mi martella come un tamburo nel petto. Sono in trappola.

Improvvisamente sentiamo dei colpi alla porta; qualcuno sta bussando alle porte dello studio e lui si alza annoiato, come se nulla fosse.

-Scusami un momento, amore mio, torno subito da te- il suo sorriso sadico e quelle parole mi terrorizzano ancora di più.

Si avvicina alla parete trasparente e la apre con una chiave, richiudendola alle sue spalle.

Mi alzo barcollando, cercando di riaprirla ma niente. Apre leggermente la porta dello studio uscendo fuori, riesco però a distinguere le voci: è David.

-Hai visto Amy?- domanda a suo padre dall'esterno.

-No, mi dispiace, la tua ragazza di qui non è passata. Avete litigato?-

-Questi non sono affari tuoi! Continuo a cercarla. Se per caso la incontri avvisami- la voce è fredda e ricolma di odio, tuttavia riconosco il tono di David. È tornato in sé.

Lo studio è sommerso dalla luce, devo essere stata priva di sensi per tutto il resto della notte.

-Dovresti avere più cura delle persone a cui tieni- risponde suo padre allusivo.

Lui ride di rimando, ed è una risata carica di disprezzo. -Dovrei prendere esempio da te? Da come ti sei preso cura della mamma? Risparmiami le tue stronzate e non parlare di cose che non conosci.-

Non avevo mai sentito questo tipo di discorsi tra i due...

Inizio a colpire il vetro con pugni e calci. -David, sono qui!! David ti prego!-

Ma è tutto inutile, la stanza deve essere insonorizzata. Cerco qualsiasi cosa che possa aiutarmi a rompere il vetro, ma nella camera c'è solo il letto e quando cerco di spostarlo, capisco che è incollato al pavimento.
Continuo a urlare disperata, ma lui alla fine va via, lasciandomi qui con suo padre.

Ai piedi del letto noto la mia borsa e prima che Albert o Frederick o chiunque diavolo è entri, la spingo con un calcio sotto il letto.

Si sta avvicinando di nuovo allo specchio per entrare... è il mio momento. Incollo la schiena alla parete accanto all'entrata, pronta a fuggire non appena aprirà la porta.

Sento lo scatto e il cuore mi martella nel petto; l'ansia mi annoda lo stomaco, ho una sola possibilità e devo sfruttarla al meglio.
La porta sia apre e a quel punto io la spingo con violenza, cercando di spintonare il padre di David e fuggire.
Non appena sto per avvicinarmi, con tutta la forza e la violenza che ho, un lampo di luce rossa mi respinge avvolgendolo e facendomi balzare all'indietro; le mie spalle si scontrano violentemente con la parete e l'urto mi mozza il respiro.

Che diamine è successo?! Guardo Albert Van Dalen sorridere soddisfatto, prima di chiudersi la porta alle spalle.

-Perché devi rendere tutto più complicato? Io non voglio farti del male- dice mellifluo.

-Come no! Per questo mi ha rapita e chiuso in questa camera. Si sta comportando come un pazzo psicopatico!- ribatto duramente.

A quelle parole si avvicina minacciosamente, prendendomi per le spalle e gettandomi con violenza sul letto.

-Smettila di darmi del lei, Anita! Il gioco non mi diverte più. Sai benissimo che sono Frederick e sai perché sto facendo tutto questo! Non cercare di fuggire o di aggredirmi, il tuo amuleto ora è a me che è fedele- mi avvisa, mostrandomi la collana che porta al collo, ben nascosta sotto la camicia.

Non ci posso credere, sgrano gli occhi: quella è la collana di Anita, l'amuleto dei miei ricordi... quello di cui parla il libro.
Allora tutto quello che ho letto è vero!

Quel coso mi ha fatta volare contro la parete e ora mi chiama, sento che mi attira a sé... quello strano calore che provai l'ultima volta che lo stavo cercando, quei sussurri nella mia testa, sono tornati.
Senza nemmeno accorgermene mi sono avvicinata a Frederick, ho una mano sul suo petto e sto sfiorando l'amuleto, come ipnotizzata, a un centimetro dal suo viso.

Non so come ho fatto a percorrere questo tratto e avvicinarmi a lui, non lo ricordo... Sembra sorpreso dal mio gesto e dalla mia vicinanza, tanto che trattiene il fiato. Quando sfioro la pietra, questa si illumina e la luce è quasi accecante; il mio cuore batte all'impazzata, mi sento come se mi stessi ricongiungendo con una parte di me stessa.

Lui ritorna in sé dopo qualche secondo, di scatto mi spinge via con violenza e io resto sorpresa e stordita dal mio gesto.

Riporto l'attenzione sull'uomo che ho di fronte, ancora turbato dalla vicinanza di poco fa. -Cosa vuole da me?- chiedo ancora intontita, non distogliendo lo sguardo dall'amuleto.

-Quello che ho sempre voluto. Soltanto te- dice con naturalezza.

Alzo un sopracciglio incredula. È completamente fuori di testa.

-Lei ha le idee un po' confuse. Io e Anita Deveraux ci somigliamo, è vero, ma la donna che cerca è morta, deceduta, andata. Non ne è rimasta nemmeno la polvere! Inoltre non crede di essere un po' troppo avanti con l'età? Insomma, per quanto lei sia un uomo affascinante, potrebbe essere mio padre. Sarebbe alquanto disgustoso, senza offesa- rispondo ironicamente, non so nemmeno con quale coraggio...

-Ah, Anita, vedo che hai conservato la tua lingua lunga, nonostante ti abbia portato non pochi problemi- mi fissa serio.

-Il mio nome è Amy, Amy- ripeto, scandendo ogni sillaba -per quanto la mia antenata possa somigliarmi, le ripeto che siamo due persone diverse!!- ribatto frustrata.

Lui ride perfidamente -tu ancora non hai capito, vero? Eppure sei sempre stata molto intelligente. Perché cerchi di ignorare la realtà?- si avvicina, guardandomi negli occhi, mentre io indietreggio intimorita.

-C... cosa dovrei capire?-

-Tu non sei semplicemente una discendente dei Deveraux, non somigli semplicemente alla tua antenata. Voi siete due gocce d'acqua e lo siete perché tu sei lei. Tu sei la mia Anita, il mio amore!-

Mi allontano ancora più spaventata -Tu sei pazzo!!- urlo.

-Ma davvero? Sono pazzo? Allora perché hai ricordi continui della tua vita passata? Tu sei lei e prima lo accetterai, meglio sarà- mi blocca alla parete con le sue braccia.

-Q... questo non è possibile- balbetto.

-Ti avevo promesso che la morte non ci avrebbe separato, ti avevo promesso che ti avrei trovata sempre e sai bene che io mantengo le mie promesse- sussurra al mio orecchio, facendomi venire i brividi. Perché quella voce, quelle parole, le conosco troppo bene...

-Io non posso essere lei- ho con le lacrime agli occhi -non ti rendi conto che ciò che dici è una follia?!-

-Invece è possibile- ribatte lui -vuoi ascoltare una storia, mio amore? La nostra storia, quella di un uomo follemente innamorato e di una donna egoista, che si è piantata un pugnale in corpo cercando di sfuggirgli!- il suo tono è carico di rabbia e disprezzo.

-Conosco già tutto questo. So bene cosa è successo ad Anita- lo guardo scettica.

-Ma non conosci il resto- prende il mio viso tra le mani, disgustandomi col suo tocco -non avrei mai potuto lasciarti andare. Così ho sfruttato l'amuleto, conoscevo il suo potere e l'ho utilizzato per incanalare la tua anima. Saresti rinata, la prima bambina nata ai Deveraux saresti stata tu! Dovevo solo aspettare...-

Quelle parole mi bloccano il respiro.

-Ma l'amuleto ti era fedele! Tu sei la Custode, avrei dovuto immaginare che ciò mi avrebbe ostacolato. Per anni ho atteso la tua nascita, ma nessun Deveraux ha mai avuto una bambina! Per la disperazione mi sono tolto la vita, sapevo che anche la mia anima sarebbe stata incanalata nell'amuleto e quando tu saresti tornata, io sarei tornato con te- sibila al mio orecchio, facendomi sbiancare.

Questi non sono solo i vaneggiamenti di un pazzo... Quelle parole scavano a fondo nella mia anima: queste rivelazioni mi stanno torturando e dentro di me, mio malgrado, sento che sono vere.

-Tu ci hai maledetto! Ci hai dannato!- urlo sconvolta, con tutta la rabbia che ho in corpo.

Ricordo le pagine del libro, ricordo cosa succede a utilizzare il potere del Tramite per i propri scopi.

"Mai errore fu più grande, mai conseguenze furono più funeste di quelle causate da chi sfrutta la natura, da chi si appropria di ciò che dovrebbe restare celato. Più i tre uomini si arricchivano, più si circondavano della benevolenza dei Flussi positivi, più intorno a loro caos e disperazione si diffondevano, come terribile pestilenza."

-Il mondo è distrutto e sono sicura che è tutta colpa tua!-

L'odio che provo in questo momento è qualcosa che mai credevo di poter provare verso qualcuno; sempre di più la consapevolezza si fa strada dentro di me. Sono certa che tutto ciò che dice è vero.

-Ma non capisci, amore mio?! Non mi importa nulla del mondo! Non mi è mai importato nulla di nessuno, se non di te! Volevo riaverti- quello sguardo folle mi fa capire perché Anita si sia tolta la vita, pur di non stare con lui.

-Beh, ti informo di un dettaglio che ti è sfuggito! Se la tua ragazza si è tolta la vita, pur di non starti accanto, forse era un modo per lasciarti! Ci hai mai pensato, Mr follia?!- mi sfugge.
Forse non è stata una cosa saggia da dire a un pazzo psicopatico...

Infatti indirizza il suo sguardo gelido su di me e capisco che ho toccato un nervo scoperto: la sua faccia è una maschera di rabbia, alza il braccio e mi dà uno schiaffo fortissimo sul viso, talmente forte da scaraventarmi sul letto.

La guancia brucia come fiamme e delle lacrime si fanno strada sul mio viso.

-Tu credi che sia tutto un gioco! Non hai idea di quanto ho sofferto, di quanto ti ho dovuta aspettare, di quello che ho dovuto fare per riaverti!- Si passa una mano tra i capelli nervoso, un gesto dolorosamente familiare.

-Per anni l'amuleto ha evitato la tua nascita, così tanti che ne ho perso il conto. Poi finalmente sei tornata, l'istante in cui sei stata concepita mi ha risvegliato. Ero nel corpo di questo mio discendente, in una realtà completamente nuova e avevo poco tempo, solo il risveglio dei tuoi ricordi mi avrebbe garantito la permanenza in questo mondo, lo sapevo bene. Dovevo occuparmi di Cristopher, sapevo che i Deveraux non avevano dimenticato, che non appena avrebbe scoperto il sesso del bambino avrebbe saputo che eri tu. Ti avrebbe portato via da me, tutti i miei sforzi sarebbero stati inutili!-

Credo che più che parlare con me, stia parlando con se stesso. Quelle parole, quelle orribili parole, mi danno un'oscura sicurezza: è stato lui.

-Tu!! Tu hai ucciso mio padre!!- mi alzo di scatto accecata dalla rabbia e corro verso di lui per colpirlo; di nuovo quel fascio di luce rossa mi scaraventa sul letto.

-Non capisci, Anita, dovevo farlo! L'ho fatto per noi- si giustifica affranto.

-Ma non è servito a nulla. Corinne mi ha portata via, lei mi ha salvata dalla tua follia! Hai ucciso anche lei?- chiedo ricolma di disprezzo.

-Non l'ho uccisa io purtroppo, anzi mi chiedo chi mi abbia tolto il piacere... Credimi, non sai quanto avrei voluto! Ho sempre sottovalutato quella donna. Non credevo che Cristopher le avesse raccontato della maledizione ma mi sbagliavo. È scomparsa, ti ha portato via da me e io non potevo fare nulla! Dovevo attendere che i tuoi ricordi si risvegliassero e così è stato. Quando sono tornato permanentemente in questo corpo avevo un figlio e una moglie. Tu dovevi avere nove anni ed eri da qualche parte nascosta. Ho lavorato duramente, per anni ho accresciuto il patrimonio dei Van Dalen già enorme, grazie ai flussi positivi dell'amuleto nascosto in casa, come avevo ordinato nel mio testamento. Ho creato la parte moderna del paese, dovevo attirare le persone, dovevo renderlo un posto particolare per attirarti qui. Il destino avrebbe fatto il resto... la mia maledizione si sarebbe compiuta.-

"Ricordare sarà la tua rovina, Anita."

Ecco perché ho quegli incubi!
Sono cominciati esattamente a nove anni... sono i ricordi della mia vita passata! Io sono lei.

Mi torna alla mente il racconto di David: suo padre era buono... erano una famiglia felice fino a che non ho iniziato a ricordare; finché non ho permesso, con i miei ricordi, a questo folle di occupare il suo corpo.

-Tutto quello che hai fatto è inutile! Io ti disprezzo, mi hai sentita?! Ti disprezzo e mai ti amerò, mai!- urlo con tutta la voce e l'odio che ho in corpo.

Lui si avvicina imperturbabile, accarezzandomi il viso e io sposto la sua mano come se scottasse.

-Ma tu già mi ami- sorride enigmatico.

-Ti sbagli. Io amo David, amo solo lui- ribatto con aria di sfida.

-David- ride di gusto -e chi credi che sia il tuo David, se non io?- scruta attento la mia reazione, mentre io sgrano gli occhi e scuoto la testa.

-Non è vero! Lui non ha niente a che fare con te!-

-Ma davvero? È come ti spieghi il fatto che abbia il mio aspetto? I miei ricordi? Lui e io siamo la stessa persona. L'amuleto ha diviso la mia anima, parte di questa è in David. Sono anni che cerco di ricongiungermi al mio corpo, ma lui mi respinge! Proprio come ha fatto poco fa in camera da letto!- spiega infuriato.

Ripenso ai nostri sogni, a quelli di David... Quando ero con lui, la maggior parte delle volte, sognavo la storia d'amore tra Frederick e Anita, il buono che c'era stato nel loro amore; invece quando ero sola avevo gli incubi.

-Ti sbagli! Lui è buono, nonostante tu l'abbia cresciuto nell'odio e nel disprezzo, lui non è come te- metto tutta la sicurezza che ho nella mia voce.

-Perché è la mia parte debole e patetica. Eppure mi faceva comodo che ti innamorassi di lui, quando sarei tornato nel mio corpo mi sarei risparmiato molta fatica. Ma la gelosia mi divorava! Non potevo guardarlo mentre ti stava vicino, per questo ho cercato di rapirti...-

Sussulto istantaneamente. È stato lui! Il rapimento era opera sua.

-Sei un mostro!- ansimo tra le lacrime; sono sicura che lui ha ucciso anche Elise...

-L'altro me stesso ha evitato il rapimento! Che ironia vero? L'unico che mi ostacola sono io stesso! Ho dovuto accettare la relazione che vi univa. Ero certo che non sareste andati oltre qualche bacio, perché ti conosco Anita- si avvicina minacciosamente a me, stringendo il mio collo. -Invece, piccola sgualdrina, ti sei concessa a lui! Hai lasciato che ti possedesse, che possedesse ciò che è mio di diritto!- sibila. Ha gli occhi iniettati di sangue, non ho mai visto tanta rabbia e violenza scaturire da un'unica persona.

Quanto è labile il confine tra amore e pazzia.

-Io sono soltanto sua- riesco a dire, nonostante la stretta al mio collo, guardandolo nuovamente con aria di sfida. Eppure la mancanza d'aria mi opprime.

Uccidimi, penso, mentre continuo a guardarlo compiaciuta. Non mi avrai mai, uccidimi.

Ma lui toglie le mani dal mio collo, permettendomi di respirare.

-Non ti ucciderò, non dopo tutto ciò che ho fatto per averti. Resterai qui finché non riavrò il mio corpo, non posso ucciderlo per averti toccata, perché ucciderei me stesso... La mia soddisfazione più grande, sarà che proprio tu mi aiuterai a riunirmi alla mia anima!- mi guarda perfidamente.

-Puoi scordartelo!-

Ride di nuovo. Sta cominciando a darmi sui nervi...

-Lo stai già facendo, amore mio, più tu ricordi della tua vita passata, più io sarò forte. Quando avrai ricordato tutto, potrò tornare definitivamente- poi si guarda intorno.

Sorride malignamente, prima di avvicinarsi al letto e prendere la mia borsa che avevo nascosto.
Scava al suo interno, prendendo il cellulare; Corro verso di lui, ma prima che io possa raggiungerlo lo getta sul pavimento, schiacciandolo con un piede.

-No!-

-Non cercare di fuggire, non ti permetterò di abbandonarmi, Anita. Ho i miei mezzi per convincerti a fare ciò che voglio, dovresti saperlo. Quando tornerò nel mio corpo, avrò modo di punirti per ciò che hai fatto, poi vivremo felici per sempre. Per ora devo solo cercare di resisterti- continua a scavare nella mia borsa, prendendo il libro.

-Questo puoi tenerlo- lo guarda con sufficienza, gettandolo sul letto -ti aiuterà a ricordare. Ora devo andare o sospetteranno di me, torno presto - si avvicina e io indietreggio spaventata.

Prende il mio viso tra le mani, bloccandolo e mi bacia. Le sue labbra sono acido sulle mie, mi danno il voltastomaco. Lo respingo disgustata.

-Imparerai ad amarmi di nuovo- sussurra, lasciando il mio viso e uscendo dalla camera.

Io resto lì, in ginocchio, guardando i pezzi del mio cellulare e crollando nella disperazione.

Anita o meglio io, ero una Custode. Come ho potuto togliermi la vita? Ho violato la legge per cui sono nata: l'amuleto prima della vita stessa.
Ho permesso a questo pazzo di appropriarsene e usarne il potere. Se è davvero questa che sono, la mia persona, così debole ed egoista, mi disgusta.
Avrei preferito essere morta, piuttosto che scoprire tutto questo: gli errori si pagano e sono certa che adesso io sconterò i miei fino all'ultimo.

Non riesco a non pensare a ciò che ha detto.

"Chi credi che sia David?"

Le coincidenze sono troppe per credere che quelle rivelazioni siano infondate: lui è Frederick, ora lo so; per quanto io abbia voluto ignorare la realtà e crogiolarmi in una verità più comoda, adesso devo farci i conti.
Nonostante tutto, sono pienamente convinta che David non è così; mai avrebbe alzato un dito su di me, mai mi avrebbe fatto del male. Anche se nel suo corpo c'è l'anima di Frederick, probabilmente ne è la parte migliore, quella che ha arginato la follia... quella di cui, mio malgrado, mi sono innamorata.

Ricordo i sogni: la sua gentilezza, la passione, il carisma, l'amore che Anita provava per lui... nemmeno adesso che conosco la verità posso rinunciare a David. Posso ancora sentire il suo calore circondarmi, il suo amore invadermi. Sono sempre più convinta della mia scelta, quella a cui sono arrivata mentre ancora ero tra le sue braccia: mai potrei stare lontana da lui e se devo scegliere la dannazione, sceglierò questa e ne subirò le conseguenze.

****

Sono ancora qui, in ginocchio, persa nei miei pensieri a fissare quel cellulare ormai distrutto, la mia unica fonte di salvezza andata in fumo. Poi, come se una luce avesse rischiarato i miei pensieri, ricordo un particolare...
Prima di andare da David, quando ancora ero in camera mia: ricordo i due cellulari sulla scrivania... i miei pensieri tristi e la voglia di ricordare mia madre nei piccoli gesti.
Quella fissa assurda di mia madre "porta sempre con te due cellulari, così se ne perdi uno, saprò sempre come trovarti".

Non ho il coraggio di sfiorare la tasca posteriore dei miei jeans...

Non farti troppe illusioni, mi ripeto, potrebbe essere caduto, potresti averlo preso mentre eri incosciente.
Tuttavia lui è un folle e le azioni di un folle, spesso sono annebbiate dalle emozioni; potrebbe averlo tralasciato, credendo che i miei unici averi fossero in quella borsa.
Chiudo gli occhi, pregando silenziosamente affinché sia così.

Quando, preso coraggio, faccio scivolare la mia mano nella tasca, la superficie dura del cellulare mi fa balzare il cuore in gola e mi dà un sollievo mai provato.
Credo che mia mia madre, con i suoi consigli e ovunque sia, mi abbia appena salvato la vita.

Chi chiamo? Jess? Aiden? Frederick non gli permetterebbe nemmeno di entrare e se anche ci riuscissero, sarebbero in pericolo.

C'è una sola persona a cui affiderei la mia stessa vita, nonostante tutto ciò che ho scoperto: David.
Quando lo schermo si illumina, una brutta sorpresa mi attende: è quasi del tutto scarico. Non avrò tempo di spiegargli ogni cosa in una chiamata, sarà preoccupato, agitato, devo provare con un messaggio che sia breve e conciso, nel minor tempo possibile.
Guardo le porte dello studio, devo sbrigarmi, se lui tornasse ora sarei rovinata.

"Nello studio, dietro allo specchio. È stato tuo padre" questa è l'unica cosa che scrivo e con dita tremanti premo il tasto invia. Vedo la barra caricarsi e inviare, poi il telefono si spegne.

-No!- urlo.

Cerco di riaccenderlo ma nulla, prego con tutta me stessa che si sia inviato o sarò perduta. Lo nascondo di nuovo nella mia tasca e continuo a pregare che David lo riceva. Poi sobbalzo, perché  le porte dello studio iniziano ad aprirsi e la speranza mi invade. Fa che sia lui, fa che sia venuto a salvarmi da questa situazione.

Un'amara delusione mi coglie quando vedo il padre di David rientrare nello studio. La sua sola presenza mi terrorizza: è come se rivivessi i miei incubi ogni volta che si avvicina.

Apre la porta a specchio ed entra.

-Ti ho portato del cibo, amore mio- avvicina il vassoio a me.

-Non voglio nulla da te, ti ho già detto che ti disprezzo- ribatto acida.

-Smettila!- si avvicina minacciosamente, mentre io di istinto mi copro il viso, preparandomi a un altro schiaffo.

Lui si blocca, guardandomi. -Non avere paura di me, Anita, io ti amo. Perché dopo tutto questo tempo non lo accetti?-
C'è un dolore profondo nella sua voce.

-Forse perché non voglio il tuo amore!- le mie parole lo colpiscono come un pugno, lo vedo.

Quando sto per distogliere lo sguardo da lui, noto la porta dello studio aprirsi piano: David è nascosto dietro questa; Frederick sta per girarsi e non appena guarderà il vetro si accorgerà di lui! Devo fare qualcosa.

-Frederick! Aspetta- lo fermo per un braccio e lo faccio girare di nuovo verso di me.

-Come mi hai chiamato?- chiede sorpreso.

-Ti ho chiamato Frederick. Questo è il tuo nome- il mio tono è sicuro, non distolgo lo sguardo dai suoi occhi.

-Perdonami, non volevo dire quelle cose. Ti ho ferito, l'ho appena visto nei tuoi occhi e mi dispiace- cerco di mantenere un tono di voce dolce.

Il suo sguardo si illumina e prende il mio viso tra le mani, sorridendo. -Ti stai scusando con me? Allora tieni ai miei sentimenti- la sua voce è speranzosa.

Sfioro il suo viso con le mani, accarezzandolo dolcemente. Non riesco a non sentirmi imbarazzata e stranita: sto accarezzando il padre di David.

-Sai che non condivido ciò che hai fatto- sospiro. Cerco sempre di tenerlo girato verso di me, per evitare che veda David aggirarsi nello studio.

-Lo so. Sei troppo buona, amore mio- aggiunge.

-Ma non posso negare che grazie a te siamo di nuovo insieme...-

-Ti stai prendendo gioco di me?!- indurisce all'improvviso la sua espressione, allontanandosi bruscamente.
Il mio cuore si ferma. Prendo di nuovo il suo braccio, impedendogli di girarsi.

-Come puoi pensare questo?! Ti sto confessando ciò che provo, come puoi dubitarne?- Fingo di essere ferita.

Lui abbassa il viso e io colgo l'occasione per guardare David, che sta prendendo una sedia e si sta avvicinando minacciosamente allo specchio.

Vuole distruggerlo, ma quando si avvicinerà a Frederick l'amuleto lo respingerà... Devo toglierglielo, prima che David infranga lo specchio.

Avvicino le mani al petto di Frederick: ciò che sto per fare mi dà il voltastomaco.

Stringo il colletto della sua camicia e lo avvicino bruscamente a me, baciandolo.
Inizialmente sento che trattiene il fiato, spiazzato; poi risponde al bacio con passione e desiderio.
Baciare Frederick è come cadere in un baratro oscuro e senza via d'uscita: è angosciante, orribile, è come se soffocassi tra le tenebre.

Devo continuare, prima che David rompa il vetro, mi ripeto.

Lo tiro a me, camminando all'indietro verso il letto; mi distendo, spingendo lui a fare lo stesso su di me, senza interrompere il bacio. Sento un ricordo oscuro e terribile farsi spazio nella mia mente. Non posso.
Un terrore assoluto mi mozza il respiro, non posso, ripetono quasi automaticamente i miei pensieri; c'è qualcosa che mi sta scuotendo da dentro, vorrei spingerlo via e ho la nausea.

-Angelo mio, ti ho desiderata così tanto- dice, facendo scivolare le sue mani sul mio corpo.

Preferirei morire piuttosto che sentire quelle mani su di me, il suo tocco mi disgusta.

L'amuleto, penso, devo prendere l'amuleto.

Inizio a sbottonare la sua camicia con mani tramanti: la sensazione di dover fuggire, la nausea che provo, non mi abbandonano.
Getta la camicia sul pavimento, iniziando a baciarmi il collo e imprigionandomi con il suo corpo.

Sento il freddo amuleto premere sul mio petto. Non farti sopraffare da tutto questo, mi ripeto, sono abbastanza forte da affrontarlo.
È il momento: guardo David alzare la sedia pronto a infrangere il vetro, mentre Frederick continua a baciarmi con passione e io annego sempre di più nell'oscurità della sua anima.
Le sue mani indugiano su di me, stringendomi, accarezzandomi, scivolando lentamente sotto la mia camicia. Non resisterò a lungo, il panico sta per impadronirsi di me.

Faccio scivolare le mani sul suo petto e non smettendo di baciarlo, finché arrivata all'amuleto, avvolgo la mia mano intorno ad esso, con la massima delicatezza.

Nello stesso istante in cui io strappo la catenina con forza, David getta la sedia nello specchio con una violenza incredibile.

Frederick sbarra gli occhi sorpreso dal mio gesto e dal rumore assordante della porta che va in frantumi.
Tutto è successo nel giro di un secondo, prima che possa riprendersi dalla sorpresa, con un calcio che mi è stato utile anche durante l'aggressione di quegli uomini, riesco a scrollarmelo di dosso. Mi allontano disgustata da lui e allaccio il ciondolo al mio collo affinché mi difenda.

Quando l'amuleto torna al suo posto, perché ora so che questo è il suo posto, un calore mai provato mi invade: la pietra si illumina di una luce accecante.

Una sensazione di completezza mi toglie il respiro: è come se per tutta la vita mi fosse mancato un arto, non me n'ero mai resa conto... mi sento come se mi avessero restituito una parte di me e soprattutto sento il suo potere attraversare il mio corpo.

-No!- Frederick urla furioso, alzandosi e correndo verso di me.
Prima che possa avvicinarsi, David che era rimasto a bocca aperta dinanzi a quella camera nascosta, balza su di lui e lo scaraventa all'esterno.

Iniziano a lottare, prima David sovrastava il corpo di Frederick prendendolo a pugni, ma ora Frederick con uno scatto è riuscito a ribaltare la situazione e lui  non può far altro, se non subire.

Sento quegli orribili colpi e l'angoscia mi invade.

-David!- lo chiamo disperata.

-Cosa volevi fare, moccioso? Credevi che bastassero due pugni da femminuccia per fermarmi?- Frederick continua a infierire su di lui.
Sento le lacrime scivolarmi sul viso. Ormai David è inerte.

Si alza e il suo viso è ricoperto di sangue. Inizia a camminare verso di me, non ho mai avuto tanta paura in vita mia. Indietreggio terrorizzata.

Poi vedo David rialzarsi, barcollando. Mi fa segno di stare in silenzio. Prende un vecchio tagliacarte dalla scrivania e lentamente si avvicina alle spalle di Frederick.

Lui invece alza un braccio per colpirmi, il ciondolo sta già per illuminarsi ma prima che questo succeda, David affonda il tagliacarte appuntito nel suo corpo.

Vedo numerose emozioni attraversagli il viso: sorpresa, dolore, rabbia; poi guarda i miei occhi e incredibilmente vedo l'amore che prova per me, il suo folle amore che ci ha rovinati.

Cade di peso sul pavimento, mentre vedo David osservare le sue mani macchiate di sangue e il corpo di suo padre ai nostri piedi. Perché quello per David è suo padre, e lui l'ha appena ferito gravemente.

Un'ombra oscura attraversa gli occhi di Albert Van Dalen, ormai in fin di vita. Quando riporta il suo sguardo su di noi, so che Frederick non c'è più e il sollievo mi invade.

-F... figlio mio- sussurra, rivolgendosi a David.

Lui si irrigidisce, guardandolo freddamente. Mi avvicino e prendo il suo viso tra le mani.

-Quest'uomo è tuo padre. Quello che giocava con te da bambino, quello che baciava tua madre con passione... Frederick non c'è più, va da lui David o te ne pentirai- lascio un delicato bacio sulle sue labbra, mentre guardo quegli occhi di ghiaccio sciogliersi incredibilmente tra le lacrime.

Si inginocchia accanito a lui e io guardo la scena in disparte, non potendo fare meno di sentirmi in colpa. Quanto vorrei fare mio il dolore che David sta provando.

-M... mi dispiace tanto. Incredibile, sei un uomo adesso- Albert è fiero e orgoglioso. È lo sguardo di un padre che guarda suo figlio e forse lo vede per la prima volta.

-I... io ho cercato di respingerlo ma non ce l'ho fatta. Vi ho sempre amati, tu, tua madre, siete la mia unica ragione di vita- inizia a respirare con fatica.

David non dice nulla, si limita soltanto a fare un cenno d'assenso e ad abbassare lo sguardo. So che non è in grado di cancellare in un baleno questi anni di dolore, ma spero che almeno ci proverà...

-A... Amy- mi chiama Albert sorprendendomi e mi avvicino a lui incerta.

-P... perdonami...- biascica.

-Non è colpa sua, signor Van Dalen, sono io che devo chiedere il suo perdono. Sono stati i miei ricordi... le hanno rovinato la vita- dico singhiozzando.

-N... no bambina, sei una brava ragazza. R... rendi felice mio figlio. Devi sapere una cosa prima che io...-

Lo interrompo -la prego non si affatichi, chiameremo i soccorsi.-

David guarda prima suo padre immobile, poi scuote leggermente la testa, dedicandomi uno sguardo significativo. Sa che non ce la farà.

-T... tua madre, Elise, nelle cantine...- riesce a dire, prima che la morte lo avvolga nel suo gelido manto.

Quelle parole mi fanno sobbalzare.
Mia madre?! Sento le orecchie fischiarmi e la speranza scorrere dentro di me... Resto immobile, paralizzata, cercando di mettere a fuoco la sua frase, cercando di darle un significato.

Ripenso alle parole di Frederick...
"Ho i miei mezzi per convincerti ad amarmi"

Non può essere.

David è ancora immobile e ha lo sguardo fisso sul corpo di Albert ai nostri piedi. So cosa sta provando, conosco le sensazioni che in questo momento lo stanno facendo annegare: il bruciore della perdita, quel bruciore che ti toglie il respiro e ti strappa via ogni speranza.

Non riesco a togliermi dalla testa le sue ultime parole, non voglio che la speranza ritorni da me, per poi lasciarmi di nuovo.

-David...- mi avvicino a lui e poggio una mano sulla sua spalla.

Lui alza lo sguardo e lo punta nel mio, poi si alza e si pone di fronte a me.

-Sto bene- mente -adesso andiamo a vedere se diceva la verità- mi prende per mano e mi trascina fuori dallo studio, prima che io possa dire qualcosa.

Ci dirigiamo spediti verso le cucine e cerco con tutte le mie forze di non pensare alla possibilità che lei sia davvero lì. Non posso illudermi e perderla di nuovo.
Le cucine sono grandi e per adesso sono vuote, essendo ancora mattino presto.
David apre una piccola porta e scende delle scale, invitandomi a fare lo stesso. La luce fioca di una lampadina illumina le scure cantine, occupate da scaffali e scaffali di vini pregiati.

Mi guardo intorno ma di mia madre non c'è traccia. Cerco di soffocare il dolore e la delusione, poi lo vedo spostare gli enormi scaffali e decido di aiutarlo. Quando ormai sto per perdere tutte le speranze e la fatica inizia a farsi sentire, dietro uno di questi sbuca una porta blindata.

Cerchiamo una chiave in tutta la cantina ma non c'è nulla. Nonostante ciò che sta provando, David non si dà per vinto, tenta di sfondarla a spallate, con qualsiasi cosa si trova davanti, ma la porta non si muove di un millimetro.

Disperata inizio a prenderla a calci. -Apriti maledizione!!-

Un fascio di luce rossa si sprigiona dal ciondolo che porto al collo e colpisce la porta, con una violenza tale da scardinarla.
Sgraniamo gli occhi a bocca aperta. So che non dovrei sfruttare il potere dell'amuleto ma è stato del tutto involontario. Quando la polvere inizia a dissiparsi, prendo coraggio e guardo al suo interno: inginocchiata, in un angolo sul pavimento, c'è Elise Davies, mia madre.

Ha i capelli spettinati e arruffati, i profondi occhi castani sono spenti e terrorizzati ma è lei.
Resto lì incredula, non riesco a pronunciare una sillaba; non ho aria nei polmoni, non ho le forze di muovermi, ho il terrore che se facessi solo un passo, lei scomparirebbe... ho paura che sia tutto un sogno.
Quando però si alza e avanza barcollando verso di me, sento le lacrime pizzicarmi gli occhi e la gioia, una pura gioia invadermi.

Perché lei è di fronte a me e finalmente riesco a respirare, il peso della disperazione che provavo si è dissolto nel nulla.

Corro verso la mamma in uno scatto e la stringo a me con tutte le mie forze. Anche lei sta piangendo, le nostre lacrime ci bagnano il viso; il suo profumo, quello che mi fa compagnia da sempre, che mi consola, che mi dà sicurezza, è di nuovo qui.

-Bambina mia, mi hai trovata- sussurra al mio orecchio, tra le lacrime.

Non riesco a risponderle, riesco solo a pronunciare una singola parola, continuamente e meccanicamente, mentre mi stringo a lei come una bambina.

-Mamma! Mamma! Mamma!- e mi sembra la parola più bella del mondo.

 

**Spazio Autrice**
Il Capitolo successivo è l'epilogo della storia <3
   
 
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