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Autore: T612    11/06/2018    1 recensioni
Plié. Pirouette. Bang!
Natasha si sveglia di soprassalto, il suono dello sparo ancora vivido nella sua mente.
I sogni non le fanno paura, quelli non possono ucciderti.
AVVISO: eventi post-infinity war (se non l'avete visto, FUGGITE; SCIOCCHI)
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Natasha Romanoff/Vedova Nera
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Anche a distanza di giorni l’argomento “James” rimane un tabù.
Natasha torna a sfondare le punte nel tentativo di alleggerire il suo cuore pugnalato, James le manca e mentre danza può sempre fare finta che lui sia lì ad osservarla dallo stipite della porta.
Steve torna a sfondare il sacco da pugilato nel tentativo di scaricare tutta la sua frustrazione nelle nocche insanguinate, da quando Natasha ha involontariamente toccato un tasto dolente il dolore è tornato a farsi pungente come uno spillo. Non poteva prendersela con Nat, non ne aveva colpa per ciò che le era capitato, ma poteva prendersela con il sacco da boxe ed era una sensazione gratificante.
 
Un anello al dito. Una sparatoria a Dallas. Un test missilistico finito male.
 
Natasha si sveglia confusa, aveva riconosciuto il viso di James in mezzo ai fotogrammi del suo cervello, ma il ricordo non lo riguardava direttamente. Cerca di ripercorrere con la mente il sogno ma appena fa uno sforzo in più, invece di afferrarlo, le sfugge come acqua tra le dita.
Frustrata, lancia le lenzuola dall’altra parte della stanza. Vorrebbe che il suo cervello non fosse un ammasso caotico di frammenti, vorrebbe un filo logico tra i suoi ricordi, una scansione definita di cosa viene prima e cosa dopo. Le piacerebbe ma non è possibile.
È stanca di tentare di rimettere a posto i suoi ricordi, più ci prova e più si avvicina alla follia. Steve è tornato a prendere a pugni il sacco da boxe per colpa sua, non vuole tornare ad importunarlo con la sua vita incasinata. Clint, Tony e gli altri non si sono fatti sentire, il messaggio sui canali di comunicazione non è stato ancora visualizzato da nessuno e questo la getta ancora di più nello sconforto. L’unica persona che vorrebbe vedere e saprebbe aiutarla a mettere ordine nella sua testa è morta, non sa se la mancanza che prova sia causata dai suoi sentimenti o dal ricordo di ciò che provava una sessantina di anni prima, e tutto questo la sta mandando fuori di testa.
La rabbia monta dentro di lei e il primo istinto è quello di colpire qualcosa, vuole fare e farsi del male. Sa che distruggersi le dita dei piedi calzando le punte non è abbastanza, vuole le nocche che sanguinino riversando al di fuori tutto ciò che si porta dentro.
Ad esempio, il sacco da boxe di Steve è decisamente quello che fa al caso suo.
 
Gancio destro, sinistro, affondo, calcio. Ferma il sacco e ripete la sequenza.
Le nocche sono arrossate sul punto di spaccarsi, i guantoni li ha abbandonati sulla panca e non ha neanche provato a fasciarsi le dita.
Perdonami per tutto quello che ti faranno.
Colpisce il sacco ancora più forte al ricordo delle ultime parole di James, prima che lo portassero via da lei, prima che si realizzassero i loro incubi peggiori.
Se qualcuno ci scoprisse… potrebbero spedirci in Siberia, o peggio.
A lui era capitata la Siberia, a lei il peggio.
-Pensavo preferissi la danza per sfogarti. -la voce di Steve interrompe i suoi pensieri –cosa ti ha spinto al pugilato?
Natasha lo ignora, continua a tirare pugni fino a quando il dolore alle nocche la costringe a fermarsi. Ha le mani ricoperte di sangue, resta immobile a fissarle fino a quando Steve la trascina in bagno per disinfettarle e fasciarle.
-Altri ricordi su Bucky? –dal tono con cui pone la domanda, Natasha capisce che sta facendo uno sforzo immane, lo sguardo puntato sul batuffolo di cotone intriso di disinfettante.
-Anche… ho ricordato cos’era il peggio a cui si riferiva. –vorrebbe ritrarre la mano, ma Steve le sta mettendo la fasciatura.
-Quale peggio?
-Era una cosa che ripeteva sempre, se ci scoprono ci possono spedire in Siberia o peggio… ci hanno separati quindi...
-A lui la Siberia ed a te il peggio.
-Esattamente. –Natasha ritira la mano, si fissa le fasciature consapevole che per almeno un paio di giorni non può chiudere le mani a pugno.
Fa per andarsene ma Steve la chiama indietro.
-Non mi racconti del peggio?
-Credevo avessimo deciso di non parlare di Bucky a meno che non fosse strettamente necessario.
-Credo di poter fare uno sforzo.
 
Aveva conosciuto James nel 1956, avevano capito subito di essere simili, erano costretti a farsi del male durante il giorno e si curavano le ferite a vicenda di notte. La loro storia sarebbe durata più di un anno con risvolti poco piacevoli per i capi della Stanza Rossa se non avessero commesso quel fatale passo falso. Si erano traditi per uno sguardo in più, James l’aveva guardata negli occhi chiedendole silenziosamente scusa prima di colpirla incrinandole due costole. Era stata la frazione di un secondo ma i loro padroni avevano notato l’esitazione, e ne avevano avuto la conferma quando Natalia aveva sospirato una volta di troppo prima di colpirlo allo stomaco.
Li avevano fermati e si erano resi conto di aver commesso un passo falso, ne avevano avuto la conferma quando le guardie avevano iniziato ad avvicinarsi. James ne aveva uccisi tre prima che potessero bloccare i suoi movimenti e l’aveva baciata.
-Perdonami per tutto quello che ti faranno.
Non era servito a nulla chiedere pietà, scongiurare che facessero del male solo a lui, che la colpa era sua e lei non aveva fatto nulla di male.
Natasha era stata costretta ad ascoltare le sue urla mentre lo resettavano, l’avevano ibernato e l’avevano spedito in Siberia.
Quando l’avevano collegata alla macchina aveva pregato di mantenere integro il ricordo di James, che le rimanesse un appiglio per poterlo cercare e riportarlo da lei. Lo sguardo l’aveva tradita e aveva stuzzicato il sadismo dei suoi padroni. Avevano resettato i suoi ricordi mantenendo inalterati i suoi sentimenti, l’amore che provava per il Soldato era stato reindirizzato nei confronti di Alexei Shostakov, un soldato e pilota collaudatore, la punta di diamante della corsa allo spazio russa.
Quando si era risvegliata dall’elettroshock era la donna più felice della terra, stravedeva per quello che in meno di un mese sarebbe diventato suo marito. Aveva un ricordo vividissimo della cerimonia in pompa magna e dell’anello al dito che sfavillava sotto la luce del sole.
I suoi capi avevano deciso di usare i suoi sentimenti, il suo punto debole, reindirizzandoli e ritorcendoglieli contro. Non sapeva se Alexei fosse innamorato di lei o se stesse recitando una parte, si erano traferiti a Mosca ed avevano vissuto felici per quasi sei anni.
I suoi padroni erano felici dei risultati, Alexei contribuiva in modo significativo ai test per le varie sonde spaziali e la sua adorabile mogliettina era resa innocua dall’amore che credeva di provare per l’uomo sbagliato.
Tutto procedeva secondo i piani, poi la Stanza Rossa aveva fatto male i suoi calcoli ed era stata costretta ad invertire la rotta.
Il 22 novembre 1963 al telegiornale non si parlava d’altro che della sparatoria a Dallas. Natalia aveva riconosciuto James in mezzo al corteo e il condizionamento mentale aveva vacillato.
Per bloccare sul nascere qualunque ripercussione sul comportamento di Natalia avevano inscenato la morte del marito durante un test missilistico, il risultato era una donna distrutta dal dolore.
Natasha non ricordava se era stato lo spirito di vendetta per Alexei o il desiderio di raggiungere James che l’avevano spinta ad immolarsi al KGB per fare nuovamente di lei una spia, sapeva solo di desiderare ardentemente di infiltrarsi in America. L’avevano addestrata nuovamente ed il condizionamento mentale latente aveva fatto in modo che eseguisse gli ordini senza battere ciglio. Le avevano proposto un’operazione che le avrebbe permesso di essere più veloce e letale, aveva accettato ed era caduta nel tranello. Le avevano somministrato un’altra seduta di elettroshock dimenticandosi completamente della sua relazione con il Soldato d’Inverno. Alla fine l’America non l’aveva mai raggiunta, c’era un rischio troppo alto che rincontrasse James. (*)
 
Quando finisce il racconto Steve è visibilmente scosso.
-Ti sconvolge di più in che modo sadico hanno usato i miei sentimenti verso James o che quest’ultimo ha assassinato JFK? (**)
-Credo entrambi, non so decidermi.
Natasha lo capisce, è una batosta da digerire.
-Mi dispiace –si sente in colpa, non conta se Steve aveva voluto autoinfliggersi altre parti della sua storia –ti lascio in pace… come hai detto tu la danza funziona meglio del pugilato.
Lo bacia sulla guancia, un piccolo ringraziamento per farsi carico del suo dolore, e lo lascia lì.
Fa in tempo a fare due metri dopo aver varcato la soglia che sente i colpi sul sacco da boxe. Inevitabile sentirsi in colpa.
 
 
 
 
Note dalla regia:
(*) in realtà Natasha viene reinserita nel programma Vedova Nera e viene mandata in missioni sotto copertura in America, mi sono permessa di fare qualche modifica per i fini della storia.
(**) nell’universo 616 la Marvel attribuisce al Soldato d’Inverno l’assassinio di Kennedy per conto dell’HYDRA, successivamente Bucky viene ibernato fino al 1991 quando gli viene ordinato di uccidere Howard e Maria Stark.
 
Commento dalla regia:
Questo è il penultimo capitolo, la storia sta volgendo al termine. Se siete giunti fin qui vi ringrazio di cuore, è stata un’avventura entusiasmante.
Cosa vi aspettate di trovare nella conclusione? Recensioni e critiche sono ben accette, magari riuscite a darmi un imput diverso da quello che ho intenzione di scivere.
Ci vediamo nell’ultimo capitolo,
T.
   
 
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