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Autore: Doux_Ange    13/06/2018    0 recensioni
La storia del Capitano e del Pm, dal punto di vista di Marco, ma non solo. Dal primo incontro al Natale d'agosto.
[AnnaxMarco]
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna Olivieri, Marco Nardi, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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IL BAMBINO DI NATALE – PARTE 2

 

Per un po' dimentico la mia situazione con Anna, ma tutto mi torna prepotentemente alla mente una volta tornato a casa, in serata.

 

Ancora non riesco a crederci. Come può avergli detto di sì? Dopo il messaggio che mi ha mandato?

Afferro il cellulare che avevo posato sul tavolo per rileggerlo, il groppo in gola che torna a farsi sentire.

Però dopo quello che mi ha detto Chiara avrebbe senso... è venuta da me solo per non pensare a lui, e ora che è tornato alla carica, deciso, con l'intenzione di sposarla, è naturale che lei gli abbia detto di sì.

Però poi ripenso alle parole di Anna, a quello che mi ha detto quand'è venuta qui a casa mia, qualche giorno fa.

Pensavo di morire... e ti ho mandato un messaggio.

Torno a leggere probabilmente per la milionesima volta quelle frasi, e sento gli occhi pizzicare.

È stata a un passo dalla morte... e il suo ultimo pensiero sono stato io.

Ha pensato a me. Non a lui. Fra tutto quello che avrebbe potuto scegliere di fare in un momento come quello, ha pensato a me e mi ha mandato un messaggio per confessarmi quello che ad alta voce forse non avrebbe mai avuto la possibilità di dirmi.

Mi ha scritto che mi ama... e stando alle informazioni di Chiara, sempre a cena l'altra sera, Anna non è una che dice quelle due parole con tanta facilità, tutt'altro. Non che mi aspetterei niente di diverso, conoscendola.

Certo, Giovanni ha avuto una parte importante nella sua vita, non lo metterei mai in dubbio, ma nessuno dei due può negare che le cose siano cambiate molto negli ultimi mesi.

Quasi inconsapevolmente, io e Anna ci siamo avvicinati più di quanto avrei mai potuto immaginare... Mi sono innamorato di lei senza accorgermene, e adesso so che anche lei mi ama.

… E io l'ho trattata in quel modo.

Ho lasciato che la mia gelosia prendesse il sopravvento nel modo sbagliato, insieme all'insicurezza che tutto fosse troppo bello per essere vero.

Sento le lacrime scendere, ma non le asciugo. Non mi importa di piangere, anzi. Ha scritto delle cose bellissime, e mi si stringe il cuore pensando alla ragione per cui io adesso le sto leggendo.

 

Mi dico che è meglio berci su.

 

Mi alzo, dando un'occhiata alla piccola riserva di vino che tengo da parte, e l'occhio mi cade su una bottiglia in particolare: il Sagrantino di Montefalco. Come quello che avresti bevuto con Anna quella sera se non avessi mandato tutto all'aria.

Quale scelta migliore se non questa, mi dico, per brindare alla mia stupidità? Perfetto.

Prendo un calice, stappo e ne verso un po' appoggiando poi la bottiglia sul tavolino davanti al divano. Lo mando giù quasi tutto in un sorso.

 

In men che non si dica, la bottiglia è già a metà.

E io non ho smesso di pensare un secondo al casino che sono riuscito a combinare.

 

Come? Come ho potuto farmela scivolare dalle mani così? Era fatta, cavolo! Era praticamente fatta!

Okay, forse non all'inizio, quando ci siamo baciati quella volta a casa sua, ma dopo quell'episodio abbiamo imparato a conoscerci meglio, abbiamo passato un sacco di tempo insieme... praticamente ogni momento libero dopo il lavoro... Non solo per le lezioni di cucina, abbiamo anche visitato qualcuna delle bellezze dell'Umbria, insieme. E avevo intuito anche un certo interesse da parte sua... ero deciso ad agire... e poi mi sono ritrovato a quel ristorante con sua sorella, e le cose hanno cominciato ad andare per il verso sbagliato.

Altra cosa che ancora non mi spiego è perché io abbia iniziato a uscire con Chiara. Sì, è carina, simpatica e tutto... ma non è Anna. E il mio cervello non perde occasione per ricordarmelo. Ogni dannata volta che sento il rumore dei suoi passi, so già che non è Anna che sta arrivando perché lei non indossa i tacchi quasi mai. Quando parlo con Chiara, so che alcuni argomenti sono tabù perché non voglio che li sappia, mentre con Anna so di poter discutere di qualsiasi cosa senza problemi... anche per quei dettagli strettamente personali per cui chiunque altro mi giudicherebbe, ma Anna no, so che a lei posso dire tutto perché non si fermerà alla superficie. Quando incrocio lo sguardo di Chiara, mi trovo davanti dei begli occhi marroni... ma che non hanno niente di quel verde che mi ha attratto fin dal primissimo istante, apparentemente freddo all'inizio ma che ho imparato a leggere a volte fin troppo bene in questi mesi. Andando un po' più a fondo, ci trovo dentro tutto quello che di lei ho imparato ad amare: la sua determinazione, la forza di carattere, la passione che mette in ogni cosa, la sua capacità di non lasciarsi sfuggire nemmeno un dettaglio... E ancora un passo oltre, ci sono quei tratti che mostra solo di rado: la fragilità per un passato difficile, talvolta l'insicurezza di essere donna e non sentirsi all'altezza, una sensibilità spiccata verso chi ha bisogno di una mano d'aiuto, e una dolcezza ben celata che si rivela soltanto in momenti speciali ma che sa rubare il cuore. E lei ha rubato il mio senza che me ne rendessi conto, e senza che sentissi il bisogno di riaverlo indietro.

Io ho avuto la fortuna di vivere ogni sfaccettatura del suo carattere, anche quelle meglio nascoste e invisibili ai più.

 

Ed è stata lei a lasciarmelo fare, però io non ho saputo comprenderlo quando avrei dovuto.

Ho scoperto quel giardino incantato, ma non ho saputo apprezzarlo appieno nella sua celata bellezza.

E adesso ho smarrito la strada che mi conduceva lì. Ho perso lei.

 

Mando giù l'ennesimo bicchiere e sento la testa farsi più leggera, tanto che inizio a non avere più totalmente controllo dei miei pensieri.

 

La mia mente inizia a portarmi dove non vorrei.

Dietro alle mie palpebre adesso chiuse cominciano a scorrere immagini di Anna, radiosa accanto a lui, Giovanni, che alla fine è riuscito a riconquistarla, al suo anulare sinistro un anello di fidanzamento che brilla in tutto il suo splendore, accecandomi, ma dal quale non riesco a distogliere lo sguardo, mentre loro due danno a tutti la bella notizia del loro imminente matrimonio.

 

Mi sforzo di scacciare via questi pensieri assurdi, ma il mio cervello ha evidentemente intenzioni diverse.

Me la ritrovo nuovamente davanti, vestita di bianco, a dirmi che è la donna più felice del mondo perché sta per sposare l'uomo della sua vita – un uomo che non sono io, ma lui – che ha capito di amare ancora nonostante tutto, mentre torna a ripetermi che il nostro bacio è stato un errore, insieme a tutto quello che abbiamo condiviso.

 

Sento risalire la bile in gola solo all'idea di essere obbligato a guardare una scena così.

Mando giù un altro bicchiere. Altra immagine nella mia testa.

Loro due, insieme a casa di lei, dopo una cena a lume di candela che lei ha preparato, e un bacio come quello che li ho visti scambiarsi fuori dalla caserma qualche giorno fa, poi lui che lascia scivolare le mani sui suoi fianchi, prima di tirare lentamente giù la zip del vestito verde che lei aveva indossato per me tempo addietro...

 

Mi alzo di scatto, il bicchiere che finisce a terra in mille pezzi.

No. Non posso permetterlo. Non posso.

Non posso accettare che Anna sposi Giovanni senza far niente, senza nemmeno tentare di impedirlo.

Ha detto che mi ama. Mi ama. Non può sposare lui. Non può.

Non posso lasciarglielo fare, non mi posso arrendere così.

Anche se ha già accettato la sua proposta di matrimonio – il mio cuore si stringe all'idea che sia già troppo tardi – forse vale la pena fare un tentativo.

Devo provare... devo dirle che l'amo, devo spiegarle perché ho reagito in quel modo quella sera e dirle che lei non ha fatto niente di male e non è colpa sua.

Le chiederò perdono in ginocchio, farò qualsiasi cosa, se questo servirà a darmi un barlume di speranza per noi due.

Ho commesso uno sbaglio dopo l'altro. Non la posso perdere così. Il solo pensiero mi fa impazzire.

 

Per la prima volta dopo mesi il mio cervello ha un'idea brillante, aiutato probabilmente dall'alcol che mi scorre nelle vene in questo momento: vai da lei e confessale il tuo amore. Tanto, peggio di così non può andare. Se ti rifiuta, almeno potrai dire di aver tentato sul serio, non come hai fatto finora. Forse gli ha detto di sì solo perché pensava che con te non ci fosse più niente da fare. Non è detto che sia tutto perduto.

È la serata perfetta: so già che Chiara non è a casa, quindi Anna sarà da sola.

Spero.

Mi blocco un istante. E se c'è lui?

Non cercare scuse. Tanto meglio se c'è pure lui, almeno si renderà conto che non sei stato solo tu a combinare casini. Anzi, grazie al suo, di casino, tu e Anna vi siete avvicinati più di quanto avresti mai immaginato. Più di quanto lui sappia. Errore o no, vi siete baciati. Vai, ora!

 

Afferro le chiavi e il cellulare, avviandomi a passo spedito verso casa di Anna. Meglio a piedi, non mi fido di prendere la moto. E poi è meglio schiarirmi le idee nel frattempo, la bottiglia era ormai quasi vuota.

 

Sono passate le nove di sera quando arrivo al portone del palazzo, trovandolo fortunatamente aperto.

Salgo le scale più in fretta che posso e quando sono finalmente davanti alla porta del suo appartamento, prendo un bel respiro e suono il campanello.

È proprio Anna ad aprirmi, un'espressione sorpresa in viso che però dura solo un istante.

“Ciao... Chiara è andata a fare pilates,” mi informa, convinta che io stia cercando lei.

“Sì, sì, lo so, infatti io sono qui per te,” le dico a voce bassa, entrando senza aspettare che lei mi inviti dentro e sbattendo appena contro la porta. Avanzo nel soggiorno, cercando di raccogliere il coraggio per dirle quello che provo.

Avverto il suo sguardo confuso su di me. “Tutto bene?” Mi chiede, perplessa.

Io riesco solo ad annuire e biascicare un 'Sì', ma non devo averla convinta. “Marco, hai bevuto!” Comprende immediatamente, sbarrando gli occhi.

“Un pochino sì, se no credo che non sarei qua,” ammetto con un mezzo sorriso incerto, che lei ricambia senza però capire che cavolo ci faccio a quest'ora mezzo ubriaco a casa sua.

Faccio un passo avanti, poi raccolgo tutto il coraggio che riesco a mettere insieme e finalmente glielo dico.

“... Non ti sposare.” La prego. La mia voce trema.

La sua espressione sconcertata mi dice che si starà chiedendo come l'ho saputo, visto che lei non mi ha detto nulla.

“... Sposarmi? Non-”

“No, però fammi finire, ti prego, perché non ce la faccio...” Lei tenta di dirmi qualcosa ma io non la lascio parlare, se mi interrompe è la fine. “... È difficile, ti prego...”

Lei si arrende. “Vai.” Concede, incrociando le braccia in attesa.

Adoro quando mette su quel finto cipiglio infastidito.

Inspiro profondamente prima di proseguire.

“Io ti amo,” ammetto subito, e lei spalanca gli occhi accennando un sorriso che mi incoraggia ad andare avanti, “e il messaggio che mi hai mandato mi ha fatto quasi piangere... anzi, leva il quasi. Io all'inizio ti odiavo, mi stavi antipatica, ma tanto...” Le ride alle mie parole, e per me è solo uno stimolo ulteriore per continuare. “E poi ho capito... che tu sei una intelligente, sei tosta, sei determinata... ma sei anche sensibile, emotiva...” le dico, accennando alle lacrime che vedo luccicare nei suoi occhi verdi che adesso brillano più che mai, “e sei una che davanti al male si sa ancora commuovere. ...E ti amo.” Concludo, la gola che torna a stringersi immaginando tutti i possibili scenari che potrebbero delinearsi da questo momento in poi.

Lei esita un istante, anche se il suo sguardo resta pieno di dolcezza, poi finalmente prende la parola.

“Se mi ami, perché... per-... Quella sera...”

Io le lancio uno sguardo divertito. Lo sapevo che saremmo andati a parare là, ma stavolta le spiegherò ogni cosa. Non ha più senso nascondersi. Non sarebbe stata lei se non avesse chiesto.

“Ti ho preparato la cena... io,” sottolinea con un sorrisetto, “sono venuta a casa tua, eravamo da soli... perché te ne sei andato? E quella sera ti sei messo insieme a mia sorella!”

Chiudo gli occhi per un istante prima di tornare a guardarla.

“Perché ho avuto paura quando hai spostato quel... pouf,” confesso, finalmente.

Lei però ha uno sguardo perso. Non si ricorda, ovvio che non ha capito che il problema è stato quello, come poteva? L'hai cacciata via subito dopo!

“Che pouf?” chiede infatti, confusa.

Io sospiro allontanandomi di qualche passo, più che altro per scaricare la tensione, poi inizio a spiegarle tutto.

“Io, quando stavo con la mia ex fidanzata, la prima cosa che mi ha buttato via è quel pouf su cui guardavo le partite. Poi ha buttato via le mie uscite allo stadio, la moto, i grassi idrogenati, poi i miei amici, ha buttato via...” elenco, mentre lei cerca di stare al seguito del mio discorso, chiudendo gli occhi e spostando i capelli su un lato, comprendendo finalmente qual è stato il tassello che ha fatto saltare tutto. “Alla fine è riuscita a cambiarmi perfettamente. E sai cos'ha fatto? Ha buttato via anche me! 'Eh, non eri più quello di prima'...” Finisco, citando le parole della mia ex al primo confronto dopo aver scoperto che mi tradiva.

Lei resta un attimo a soppesare le mie parole, poi si avvicina, un lampo di preoccupazione passa nelle sue iridi verdi. “Tu hai paura che io... voglia cambiarti.” Sussurra.

“No!” nego subito, stringendole le spalle per rassicurarla. “No, no, no, beh, tu non sei Federica! Tu non vorrai mai cambiarmi, lo so... E so che ci potremo amare... senza cambiarci. Ti prego,” la imploro stavolta, prendendole il viso fra le mani e obbligandola a guardarmi di nuovo, “non sposare Giovanni. Lo so che gli hai già detto di-”

“No.” Mi interrompe Anna con un sorrisetto, alzando per un istante gli occhi al cielo.

Ammetto di essere confuso. No... cosa?

“Gli ho detto di no, Marco. Non posso... non lo amo più.” Ammette, prima di raddrizzare le spalle e aprirsi in un sorriso.

Allora è questo che tentava di dirmi all'inizio, quando l'ho pregata di non sposarsi. Avevo ragione... ama me! Ama me!

Resto a guardarla ancora per un istante, il sollievo evidente sul mio volto, e faccio per baciarla quando lei gira il viso, sollevando una mano per impedirmi di fare altro, lanciandomi però uno sguardo di scuse.

“Co- ma è per Chiara?” Penso al volo. “Scusa... io... ho sbagliato con lei-” le confesso, sperando che capisca.

“No, non è per Chiara... cioè, anche per Chiara però non solo...” Mi spiega con gli occhi bassi, prima di stringermi le mani tra le sue. Io non so che aspettarmi a questo punto. Cosa ci potrebbe essere, adesso, che ci impedisce di stare insieme, se non è sua sorella? “Marco, è che io... non posso promettertelo...”

“Cosa?” Chiedo, senza capire.

Lei solleva lo sguardo, un velo di dispiacere ad offuscarlo. “Che ci ameremo senza cambiarci.”

“Ma perché?” Il mio è un sussurro disperato. Lei mi guarda come a dirmi che la mia è una richiesta impossibile per ovvi motivi, ma io non riesco a capire. Non voglio capire. Perché non possiamo? Non andiamo bene, così?

Anna deve averlo intuito, perché decide di continuare.

“Io sono cambiata in questi mesi,” spiega. “Ho imparato ad avere più fiducia in me stessa, ho accettato la mia femminilità... ho anche messo il push-up,” aggiunge con espressione seria che, se da un lato mi fa ridere, dall'altro non posso dire che si riferisca a una cosa passata inosservata. “L'ho notato, sì...” Ammetto con un po' di imbarazzo.

“Eh sì, lo so.” Commenta lei con la stessa espressione di prima.

“... Cosa?!” Chiedo d'istinto, arrossendo da matti. Cioè, pensavo di essere stato discreto e invece mi sono fatto beccare per bene a fissarla... praticamente sempre, se se n'è accorta con tanta facilità?

Lei ride, divertita dal mio imbarazzo crescente, ma poi riprende il discorso, tornando di nuovo davvero seria. “Sono cresciuta... anche grazie a te. Però è inevitabile che si cambi. Io... io cambierò te, e tu cambierai me... e questo è stare insieme...” Tenta di spiegarmi. Alla mia espressione dubbiosa, prova ancora a farmi recepire il messaggio. “È un viaggio, non lo sai dove ci porta... Si perdono delle cose, se ne prendono altre.... si cambia! È bello cambiare, è bellissimo cambiare... insieme.” Sussurra, ma dall'ombra che passa sul suo viso so già che ha capito.

 

Non ce la faccio. Non riesco a sopportare l'idea che anche lei mi dica che non è possibile restare così per sempre, proprio ora che avevo ritrovato un equilibrio.

La osservo di nuovo: ha gli occhi lucidi, ma non piange.

“Io, è meglio che vada.” Mormoro, oltrepassandola per andar via dal suo appartamento, di nuovo, come quella volta.

So già che non mi fermerà.

 

Ha provato a farmi ragionare, ma ha saputo toccare il mio principale punto debole come solo lei poteva fare: la paura di cambiare.

Solo che questa è una cosa che non sono sicuro di riuscire a poter mettere da parte.

Per quanto l'ami, non sono certo di poter accettare il compromesso.

 

***

 

Se stanotte non sono riuscito a dormire ripensando a quanto successo ieri sera e finendo per farmi venire il mal di testa, complice anche l'alcol che avevo bevuto prima, è niente rispetto all'ira che mi monta dentro alla notizia che mi danno una volta arrivato in commissariato: Farina è scappato.

Entro come una furia nell'ufficio di Anna, dove trovo già Cecchini che tiene lo sguardo fisso a terra.

“Come ha fatto a fuggire? Eh? Non l'ha mica accompagnato all'ospedale a trovare il figlio?” Gli chiedo immediatamente, urlando. Lui non fiata.

“Questa è un'altra delle sue belle follie! Come il Natale a Ferragosto, e come tutte le cose che-”

“Basta!” Mi ferma Anna, prendendo all'improvviso la parola. Noto una scintilla di rabbia nel suo sguardo. “Non è colpa del Maresciallo, è colpa mia! Il prigioniero ci ha detto che se l'avessimo portato dal bambino avrebbe confessato. È stato un modo per scappare di prigione, e l'ha fatto. Fine.” Mi dice, perentoria, piantando gli occhi nei miei.

Io non ci vedo più, e il fatto che stia difendendo Cecchini a spada tratta mi fa ulteriormente arrabbiare. Faccio un passo in avanti, minaccioso. “E quand'è che il Farina avrebbe deciso di collaborare, Capitano?” Le chiedo con freddezza, calcando di proposito sul suo titolo. Se è così che deve andare d'ora in poi tra noi due, meglio cominciare fin da subito a ridefinire i nostri posti.

Anna naturalmente non si lascia impressionare, e avanza anche lei verso di me senza abbassare lo sguardo. “Ieri sera, Dottore.” Replica con il mio stesso tono.

Al solo sentire la sua allusione a ieri sera, mi infurio ancora di più. “E perché non m'ha detto niente, Capitano, quand'eravamo insieme?” La provoco.

Non mi importa che ci sia Cecchini presente, può pensare quello che vuole. Ho chiuso con entrambi. Lui ha tradito la mia fiducia ed è la causa di tutti i problemi che ho avuto con Anna, che ha detto di amarmi ma mi ha sbattuto in faccia l'unica cosa che non riesco ad accettare.

“Perché era tardi.” È la sua risposta gelida.

“Ah.” Commento soltanto. Perché era tardi, o forse perché mi sono distratto mentre tu mi spezzavi il cuore un'altra volta.

“Non avrei dovuto lasciare il Maresciallo da solo, è stata una mia leggerezza.” Conclude, assumendosi tutta la colpa dell'accaduto.

“Io dovrò riferirlo ai vostri superiori,” li informo freddamente.

“Bene.”

Decido di andare via immediatamente, non voglio stare in questa stanza un minuto di più. “Lasciarsi sfuggire un prigioniero così non è una gran cosa per la tua carriera, Capitano,” le faccio presente prima di uscire, sapendo bene quanto lei ci tenga e quanto questa consapevolezza le farà male.

“Certo, Dottore,” replica lei, senza lasciarsi intimidire. “Lo prendiamo, Farina!” Mi informa in tono deciso, prima che io chiuda la porta, sbattendola.

 

***

 

Cerco di far sbollire un po' la rabbia camminando senza una vera meta per le vie di Spoleto per diverse ore. Poi mi ricordo che stasera deve venire Chiara a cena e io non ho nemmeno pensato a cosa preparare.

Ignoro il groppo in gola al pensiero di quante cose siano successe in meno di ventiquattr'ore, così penso velocemente agli ingredienti che mi servono e mi affretto a comprarli prima di tornare a casa e mettermi ai fornelli.

 

Nel pomeriggio, decido che soltanto cucinando non riesco a distrarmi davvero, per cui prendo gli auricolari e li indosso, sintonizzandomi sulla radio parrocchiale. So che più o meno verso quest'ora Don Matteo trasmette la sua omelia, magari sentire le sue parole mi potrà aiutare a fare chiarezza, o perlomeno a calmarmi.

 

Con mia enorme sorpresa, però, non è la voce del sacerdote quella che sento, ma quella del Maresciallo Cecchini.

Per un attimo ho la tentazione di cambiare stazione, ma poi ci ripenso e mi metto ad ascoltare le sue parole. Di tutte le frasi meravigliose che dice per Cosimo, due mi colpiscono maggiormente: quando ammette che all'inizio lo detestava perché legato in qualche modo a un ricordo terribile ma di cui lui non aveva colpa, e di come pian piano l'amore per quel bambino lo aveva cambiato, perché l'amore questo fa, trasforma anche se non ce ne rendiamo conto, anche se all'inizio l'idea può farci paura. E che forse non è poi così folle pensare di poter trasformare il mese di agosto in Natale, se fatto per amore.

 

Queste parole mi ronzano per la mente per il resto del pomeriggio.

E mi fanno capire che ho sbagliato tutto. Che la mia paura di cambiare è altrettanto folle, ma di una follia errata, perché irrazionale e insensata.

Come ha cercato di spiegarmi Anna ieri, è inevitabile che si cambi. È normale, fa parte dell'essere umano. E inoltre, lei non ha mai parlato di cambiare me nel senso di volermi snaturare e farmi diventare quello che non sono, ma ha tentato di farmi capire che sarebbe un cambiarci a vicenda, com'è giusto che sia. Smussare gli angoli, cedere e concedere anche solo per un sorriso che fa battere il cuore. Amare vuol dire anche questo.

Lei stessa ha ammesso di essere diversa, anche per merito mio. E anch'io lo sono grazie a lei, anche se ieri ho avuto paura ad ammetterlo. Ho commesso un errore enorme con lei, soprattutto considerato che di questo dato di fatto ero già a conoscenza. L'avevo già confessato a me stesso un sacco di volte, di essere cambiato quando lei è entrata nella mia vita.

Solo che ieri, quando Anna mi ha messo di fronte alla realtà dei fatti come solo lei è capace di fare, il passato è tornato a perseguitarmi come un fantasma di cui non mi riuscivo a liberare, per paura.

Nemmeno più paura di cambiare, a questo punto.

Paura di lasciarmi amare.

 

Decido che è arrivato il momento di prendere il coraggio a due mani e sperare che Anna non mi mandi definitivamente a quel paese, anche se me lo meriterei, e che accetti di darmi un'altra possibilità.

Prima però devo dire la verità a Chiara.

Anna si è tirata indietro per lei. Tocca a me adesso sistemare le cose.

Anche se non so come fare, perché nonostante tutto sarà terribile farle male.

 

***

 

Quando lei si presenta, la sera, noto che è un po' nervosa, e questo mi fa esitare un attimo.

Se già c'è qualcosa che non va, io peggiorerei tutto. Ma non posso scappare, non stavolta. Devo solo trovare il momento giusto.

La cena è stranamente molto silenziosa, ma io non oso chiederle cosa abbia.

Una volta terminato, ci sediamo sul divano con una partita in tv che non ho idea di come stia andando perché non la sto davvero seguendo, mentre cerco il modo adatto per dirle tutto.

A un certo punto è lei che prende la parola.

“Marco,” esordisce, mettendosi a sedere più dritta, “tu mi sposeresti?” Chiede candidamente con un sorriso.

Io mi blocco. Ho sentito bene?

“Co-... sposarti?” Ripeto, per essere sicuro di aver capito. Male, spero.

“Sì! … non dico adesso, dico anche fra due, tre anni, insomma... parlo ipoteticamente. Mi sposeresti? Onesto.”

La mia faccia deve esprimere puro panico, e non so come rispondere senza ferire i suoi sentimenti, anche se so che devo farlo. Di certo non immaginavo di doverle dire la verità così, mi ha completamente spiazzato.

“Sposarti è... è una cosa... importante, cavolo... Eh, una cosa così su due piedi...” Balbetto. Non voglio dirle un 'no' secco, non sono così insensibile. Sì, però se te l'avesse fatta Anna, una domanda così, sai bene che la tua risposta sarebbe stata completamente diversa. E senza esitazioni. Ma Anna non lo farebbe mai. Ecco la differenza principale tra loro: Anna mi conosce, Chiara in realtà no.

“Quindi non sono una tipa da sposare,” asserisce lei con un tono che mi stringe il cuore.

“Sì! Perché? Sei da sposare!” Cerco di rettificare, alzandomi in piedi. Non sarò io a farlo, ma non significa che non lo sia. Noto il suo sguardo incerto. “Sei bellissima, sei intelligente, mi fai divertire che non hai idea, e stare con te è stupendo...” elenco con sincerità, ma lei per qualche motivo non ha la reazione che mi sarei aspettato.

“Dai, Marco...” mi blocca, alzandosi a sua volta.

“Cosa?” Chiedo, sulla difensiva.

“Marco...” mi dice, con un tono leggermente esasperato, mettendosi di fronte a me e incrociando le braccia. “Tu non mi ami.” Mi dice con certezza assoluta, ma il resto non me lo sarei aspettato mai e poi mai. “Ami Anna, vero?” Chiede, ma capisco che non è una vera domanda. Sentire l'amarezza nella sua voce mi dispiace più di quanto pensassi. Io però non riesco a rispondere nulla, e il mio silenzio conferma ulteriormente le sue supposizioni. “Me ne sono accorta da un po'... E vabbè, peccato. Pensavo davvero saresti stato quello giusto,” ammette. “Tu e Anna siete gli unici che non mi avete mai trattata da scema.”

Finalmente riesco a recuperare la parola, e mi avvicino. “A me dispiace, davvero...” Le scuote la testa come a voler minimizzare, ma io mi sento in dovere di scusarmi, è il minimo che posso fare. “No, no, no, te lo giuro... io non volevo prenderti in giro...” Provo a spiegarle, sinceramente.

“Marco, ma che prendere in giro, ma che c'entra?” Mi contraddice lei, e so che ha capito che le mie intenzioni erano delle migliori. “Abbiamo semplicemente fatto un pezzetto di vita insieme, fine.”

“Okay...” riesco solo a dire, distogliendo lo sguardo.

“E comunque non ti avrei mai sposato, lo dicevo ipoteticamente.” Precisa, e mi rendo conto che anche lei stasera era alla ricerca di un modo per chiudere le cose tra noi con la minor sofferenza possibile. Capisco anche di non essere stato poi tanto sottile in sua presenza, specialmente quando c'era anche Anna. Non siamo mai riusciti davvero a nascondere l'attrazione tra di noi, per quanto ci impegnassimo era impossibile.

“Okay...” ripeto.

Mi guarda ancora per qualche istante, poi mi saluta con un leggero bacio sulla guancia, prima di prendere la borsa e dirigersi verso la porta.

Prima di uscire, però torna a voltarsi verso di me.

“Comunque,” dice, in un tono che non ammette scuse, “se ti fai scappare Anna sei un idiota.”

Dopo un ultimo sguardo, apre la porta sparendoci dietro e lasciandomi lì impalato ad annuire, sorridendo come uno stupido perché ha perfettamente ragione.

 

È arrivato il momento di lasciarsi alle spalle ogni paura, stavolta in modo definitivo.

 

Chiara's pov

 

Torno a casa a piedi, usando quei pochi minuti di tragitto per riordinare le idee e decidere come dirlo ad Anna.

 

L'ho capito da un pezzo, ormai, che Marco ama lei. E so perfettamente che lei lo sa. E che lo ricambia.

L'ho capito da tanti piccoli dettagli che ho messo insieme come tessere di un puzzle, e che mi hanno fatto vedere il quadro completo con estrema chiarezza.

L'ho notato dai loro battibecchi, che poi battibecchi non erano mai ma si trattava di un puro e semplice flirtare, in modo anche decisamente consapevole. L'ho visto quando, quella volta che siamo stati tutti e tre al castello, loro due abbiano praticamente passato tutto il tempo a parlare per conto loro, escludendomi forse senza volerlo. Ho sentito la frase di Marco sul giardino incantato nascosto dentro a una fortezza apparentemente inespugnabile, e ho intuito subito che si riferiva a lei, era chiaro dallo sguardo completamente perso che le aveva rivolto, uno sguardo che per me non ha mai avuto.

L'ho capito alla mia festa di laurea (che hanno organizzato insieme dietro consiglio di Anna, visto che io non gli avevo mai raccontato né di Cenerentola né del drive-in a cui giocavamo da piccole), quando hanno passato tutta la serata insieme e io ho fatto finta di non accorgermene, così come ho finto di non sentire i commenti delle mie colleghe convinte che lui fosse il suo ragazzo, o di non vedere quando hanno ballato quel lento insieme, stretti sotto le luci basse della pista, a concedersi un momento per loro due prima di tornare alla realtà.

Ho avuto conferma che avevo intuito bene quando ho notato l'ombra sul volto di Marco alla vista di Giovanni che baciava Anna con passione sulla porta della caserma quando l'hanno riportata sana e salva dopo che l'avevano rapita.

Senza contare l'uscita a quattro la sera della partita. Ho finto di nuovo, ignorando la gelosia palese di Marco per la presenza di Giovanni e le sue parole per mia sorella. Il suo astio per il fatto che lui avesse lasciato il seminario perché ancora innamorato di Anna.

Così ho deciso di verificare le mie ipotesi, e la sera dopo a cena gli ho raccontato tutte quelle cose – per la maggior parte completamente vere – su Anna e Giovanni. Anche se in realtà sapevo bene che lei non provasse più nulla per Giovanni se non semplice affetto, ho gonfiato un po' alcuni dettagli facendogli credere che lei avesse deciso di dargli un'altra possibilità. L'ho provocato per bene, tentando di persuaderlo del fatto che lui fosse stato solo una distrazione solo perché lei non pensasse a Giovanni, usando la stessa 'accusa' dell'ex di mia sorella per capire che effetto avrebbe avuto su di lui, sul fatto che in teoria lei non ascolti. Mi sono anche giocata la carta della verginità: ho ripensato all'episodio di qualche mese prima quando il maresciallo aveva inventato tutta quella storia su una sua presunta gravidanza, e a come mia sorella ci fosse rimasta male anche per quello, perché con Giovanni non stavano insieme da parecchio – segnale evidente che qualcosa aveva iniziato a incrinarsi già da prima. So bene che agli uomini dà fastidio venire a conoscenza di questo tipo di informazioni sulle donne di cui sono innamorati, e la sua reazione è stata esattamente quella che mi aspettavo: è diventato bianco in volto ed è riuscito solo a dirmi a mezze parole che contava solo la felicità di mia sorella... non avrebbe potuto darmi risposta più azzeccata per fugare ogni dubbio.

 

Sapevo che doveva essere successo qualcosa tra loro poco prima e che la tensione non era solo dovuta alla situazione di Cosimo, avevo visto Anna uscire da casa sua con un'espressione in viso che raramente le avevo visto: sconfitta.

Non le ho chiesto nulla dopo, anche perché il comportamento di Marco una volta entrata aveva confermato tutto.

So che Anna sa benissimo che Marco è innamorato di lei, e anche lei lo è. Non so come ho fatto a crederle quella volta quando le ho chiesto se lui le piacesse e mi ha risposto di no. Ripensando a quell'episodio, mi è venuto in mente di quanto fosse restia a farci ospitare da lui, e non perché non lo sopportava, tutt'altro.

Non immagino come deve essersi sentita quando le ho detto che ci eravamo baciati. Quando ci vedeva insieme. Quando ha accettato di preparare la cena al posto mio lasciandomi casa libera. Quando abbiamo parlato al negozio quando mi ha aiutato a scegliere il mio vestito per la laurea.

Non ho fatto attenzione abbastanza da mettere insieme tutti i tasselli all'inizio, se solo me ne fossi accorta prima a quest'ora non saremmo in questo casino.

 

Mia sorella mi ha fregato l'uomo di cui mi stavo innamorando, è vero. È anche vero però che io di ragazzi, a lei, ne ho fregati parecchi negli anni, con la consapevolezza di farlo per giunta. In sua difesa devo dire che con Marco lei è arrivata prima, e nonostante i miei tentativi, lui ha continuato ad avere occhi solo per lei.

Sarebbe finita comunque tra noi due, mi sono comportata male con lui perché mi rendo conto di avergli mostrato solo cose non vere di me. Un motivo in più per farmi da parte.

Spero solo che a questo punto facciano la scelta giusta.

 

Una volta tornata a casa, faccio di tutto per trattenere le lacrime, perché comunque mi ha fatto male chiudere la nostra storia. Trovo Anna seduta sul divano a guardare un film, così mi siedo accanto a lei togliendomi le scarpe con fare nervoso. Ovviamente lei nota subito che c'è qualcosa che non va, se ne accorge sempre.

“Chiara, che hai?” Mi chiede per la seconda volta.

“Niente...” rispondo. “Ho lasciato Marco.”

“Ah... come mai?” Mi domanda allora con voce incerta, senza riuscire a celare del tutto un briciolo di felicità, cosa davvero non comune per lei perché in genere sa controllarsi alla perfezione.

“Anna,” la riprendo per una volta io, seria, “Marco ama te, e lo sai.”

Lei abbassa lo sguardo, capendo che è inutile negare. “Mi dispiace. Non... volevo.” Mormora, ma davvero non dovrebbe scusarsi. Per cosa, poi? Perché si è innamorata di un uomo che la ricambia? Non è stata lei a farmi male. “E comunque tra me e Marco non è successo niente.” Precisa con lo stesso tono.

Non avevo dubbi su questo. 'Niente' di consapevole, magari, perché ci sono quel ballo e tutto il resto da tenere in conto, però capisco che si sta riferendo a qualche possibile bacio che non c'è stato.

Decido di farle capire che non ce l'ho con lei, non potrei mai.

“Dai, così siamo pari con Marco Ginami.” Le dico, tornando a guardarla. Dalla sua espressione capisco che non si ricorda. “Quello della 5^B che ti ho fregato quando stavamo al liceo,” spiego, alludendo al ragazzo per cui si era presa una cotta tremenda e che, fra l'altro, la ricambiava, ma io mi ero scoperta gelosa di lei perché aveva conquistato senza saperlo il ragazzo che piaceva anche a me e glielo avevo soffiato via sotto il naso di proposito.

“Ah...” mormora, facendo mente locale. Poi però ridacchia anche se ha appena scoperto che l'avevo fatto apposta all'epoca, e io ricambio il sorriso.

Faccio un respiro profondo. “Mi sa che ci vuole un po' di gelato..” propongo poi.

“Cioccolato e panna,” diciamo all'unisono, e per un attimo mi ritrovo catapultata a quand'eravamo piccole e litigavamo o eravamo tristi, e allora prendevamo una vaschetta di gelato con questi due gusti e la condividevamo per far pace e tirarci su. Adesso naturalmente la questione è più grave, ma non significa che non possiamo superarla.

Siamo sorelle, e non permetterei mai a nessuno di dividerci, neanche a un uomo.

Marco, poi, so che la ama veramente, quindi so di lasciarla in buone mani anche se significa che per un po' dovrò convivere con la sofferenza di vederli insieme. Lei per me l'ha fatto.

 

Nelle ore successive, Anna mi racconta tutta la storia, tutto quello che è successo tra lei e Marco in questi mesi e di cui io non sapevo nulla.

Capisco di aver fatto la scelta giusta mettendomi da parte.

Ora spero solo che Marco non sbagli. O giuro che lo picchio, le lezioni di pilates servono anche a questo.

 

Marco's pov

 

Dopo quello che è successo con Chiara ieri sera, ho deciso che un buon modo per cercare di farmi perdonare è dare una mano per il Natale di Cosimo.

Ho sbagliato anche in questo, e ho detto delle cose che non pensavo anche a Cecchini, devo delle scuse anche a lui, sperò che capirà.

Ci penso un po' su, e poi opto per un vestito di Babbo Natale, completo di barba e panzetta.

Così la sera vado all'ospedale, sperando di non essere arrivato tardi.

Ho appena oltrepassato l'ingresso quando sento un rumore in strada: è proprio Cecchini, anche lui vestito da Babbo Natale a bordo di una slitta bellissima.

Entra, portandosi in spalla un sacco pieno di regali, per fermarsi non appena mi nota.

“Ma è Lei!” Borbotta, dopo avermi lanciato un'occhiataccia. Io mi limito ad annuire.

“Come, Lei era contrario, non voleva farlo, il Natale...” Mi prende in giro. “Vabbè, la perdono, a Natale siamo tutti più buoni,” concede poi, e io mi sento un po' più leggero.

Mi fa cenno di seguirlo per andare da Cosimo, e la porta del reparto ci viene aperta dal primario, molto confuso ma che ci lascia passare.

Appena voltato l'angolo, scopriamo però che non siamo i primi ad arrivare: c'è già qualcuno vestito di rosso ad osservare il bambino da dietro il vetro, e il mio cuore salta un battito.

Anna.

I nostri sguardi si incrociano quando lei si volta, e leggo la sorpresa nei suoi occhi verdi al vedermi lì, insieme alla consapevolezza di cosa implichi la mia presenza.

“Ma è Lei!” Esclama di nuovo Cecchini, stavolta al settimo cielo nel vedere Anna.

“Sì...” risponde appena lei, prima di tornare a rivolgersi a me. “Marco...” sussurra, ancora incredula.

Io riesco solo a sorridere perché so che ho fatto la scelta giusta, a venire.

“Grazie, veramente, grazie,” le dice il Maresciallo, felicissimo. Il fatto che lei sia qui dimostra quanto tenga sia a lui che a Cosimo, e so che farebbe di tutto per renderlo felice. “Mi fa veramente tanto piacere.”

Lei sorride. “Come sta il bambino?”

Lui le lascia intendere che la situazione non è delle migliori, così cerco di smorzare la tensione.

“Che dite, andiamo tutti e tre da Cosimo?”

“Eh sì, dai, tre è il numero perfetto! Abundum!” Accetta subito il Maresciallo, ma come al solito Anna è la voce della ragione.

“No, io credo che sia meglio che vada Lei, Maresciallo, è più giusto così.”

Lui sorride, grato, e si volta per andare da Cosimo, non prima di averci rivolto un ultimo sguardo apprensivo.

Adesso siamo soli.

“Che dici, andiamo o ci facciamo ricoverare alla neuro, subito?” Le propongo allora.

“Andiamo,” accetta lei con altrettanto buonsenso.

 

Una volta fuori, Anna non resiste.

“Non ce la faccio più, sto morendo di caldo,” esclama, ed effettivamente noto solo in quel momento che il suo costume è di velluto. Ad agosto, non è proprio il massimo.

Costume che, fra l'altro, le sta meravigliosamente.

“Wow,” commenta poi vedendo la slitta illuminata. Resta ad osservarla per un attimo prima di girarsi verso di me con uno sguardo incerto.

“Non avevi detto che questa cosa del Natale era una pazzia?” Mi fa notare, incrociando le braccia.

“Sì, l'ho detto, mh-mh,” confermo con un sorriso.

“E allora perché sei venuto?” Domanda allora, guardinga.

Stavolta non ho più paura.

“Perché ho sentito un pazzo che diceva che per amore si può e si deve cambiare,” le dico semplicemente, e con mia enorme gioia vedo un piccolo sorriso incresparle le labbra.

“... e non eri tu quello che aveva paura di cambiare?” Mi chiede allora, la voce che trema appena.

“Io non ho paura di cambiare, no,” dico con sicurezza, “Se lo facciamo assieme?”

Stavolta Anna sorride davvero, e mi chino a baciarla con un'intenzione ben precisa: smorzare la tensione tra noi.

Infatti, come previsto, lei scoppia a ridere contro le mie labbra... più o meno.

“Che cosa c'è?” Fingo di non capire.

Lei mi lancia un'occhiata divertita. “Ti potresti togliere la barba? Per favore!”

Io tiro giù la barba finta puntandole un dito contro per prenderla in giro. “Tu stai cercando di cambiarmi, così, eh? Stai cercando di cambiarmi!” La provoco, ma sempre ridendo. Lei sta al gioco.

“... E anche la panzetta deve sparire!” Commenta.

Io la stringo con fare protettivo. “No, questa è mia, ci tengo! Come Sarkozy, non-”

Il mio farfugliare è interrotto da un suo sospiro esasperato, prima di ritrovarmi con le sue mani sulle guance e le sue labbra sulle mie.

Finalmente.

Finalmente sono libero di baciarla come volevo fare da mesi. Come avrei voluto che succedesse quella sera, quando venne a casa mia. Ma adesso questo momento non potrebbe essere più perfetto di così, con questa improbabile atmosfera natalizia in piena estate a circondarci e rendere tutto ancora più sublime.

Così mi lascio andare, prendendo il suo viso tra le mani e approfondendo il bacio senza incontrare nessuna resistenza da parte sua, anzi sento le sue mani scivolare a stringere le mie per qualche istante alla ricerca di un contatto ancora più intenso, prima che il desiderio di sentirla più vicina si impossessi di me; allora la stringo forte tra le braccia, con la voglia di non lasciarla andare mai più. Lei si abbandona al mio gesto lasciando che sia io a condurre il gioco per una volta, appoggiando le mani sul mio petto, proprio dove il mio cuore batte impazzito, e so per certo che può percepirlo con chiarezza attraverso la stoffa.

 

La magia si interrompe per un attimo quando avvertiamo la voce di Cecchini che parla con Cosimo nell'atrio dell'ospedale.

“Guarda quante luci, guarda che bella 'sta sli-” Si blocca di colpo notando me e Anna ancora intenti a baciarci come se fosse il nostro ultimo giorno da vivere. Noi ci separiamo bruscamente, rossi in viso per esserci fatti beccare così.

Mi ero completamente dimenticato del motivo per cui siamo qua.

Lui però non commenta, e dalla sua espressione so che è felice per noi.

“E loro due? Chi sono?” Chiede subito Cosimo.

Anna mi dà una gomitata affinché lo saluti con la mano.

“Eh, sono... gli... gli aiutanti di Babbo Natale!” Si inventa il maresciallo.

Il piccolo sembra crederci, però non è convinto. “Perché qui fa così caldo?” Chiede infatti, e mi fa una tenerezza incredibile. Io e Anna ci spostiamo di lato per farli passare, e noto i suoi occhi verdi velarsi di lacrime, così la stringo in un piccolo abbraccio.

Optiamo per andare in piazza in moto, visto che io sono venuto con quella.

Quando arriviamo lì, troviamo il presepe vivente già pronto con tutti i nostri amici a fare da figuranti, un meraviglioso abete arrivato da chissà dove, e tanta gente vestita con abiti pesanti come fosse inverno.

Alla fine il Maresciallo è riuscito nel suo intento, e tutto per amore di un bambino.

 

Quando finalmente Cecchini arriva a bordo della slitta insieme a Cosimo, è impossibile non notare come tutti si siano commossi.

Quando Cosimo, poi, esclama che non gli importa se suo padre non c'è basta che ci sia il maresciallo, non c'è volto che non sia bagnato dalle lacrime.

Abbraccio Anna d'istinto passandole le braccia intorno alla vita, ed è bellissimo sentirla così vicina in questo momento.

 

A rendere ancora tutto più incredibile arriva Remo Farina, il padre di Cosimo. Faccio un cenno ad Anna che non se n'era accorta, e lei si avvicina immediatamente, forse temendo che l'uomo possa avere cattive intenzioni. Io la seguo.

Quando Cecchini gli chiede cosa ci faccia lì, lui risponde che, come tutte le altre persone qui presenti, ha sentito il suo discorso alla radio parrocchiale.

Poi si rivolge ad Anna, riconoscendola come il Capitano.

“Adesso potete anche portarmi con voi,” dice soltanto, arrendevole, tenendo stretto il figlio.

La risposta di Anna però spiazza tutti, perfino me.

“Vada a messa,” sussurra con la voce intrisa di lacrime, “faremo dopo il nostro dovere. Si goda il Natale con suo figlio.”

Quando lei nota il mio sguardo sorpreso, annuisce appena per rassicurarmi della sua decisione, e io non posso che stringerla di nuovo a me posandole un delicato bacio sulla testa. Non potrei essere più orgoglioso di avere accanto una donna tanto meravigliosa.

 

Ci avviamo tutti verso la chiesa, quando accade una cosa davvero incredibile: dal cielo iniziano a cadere dei fiocchi di neve.

Ci fermiamo tutti, attoniti.

Io mi avvicino a Cecchini. “Maresciallo, ma come ha fatto?” Gli chiedo.

“Io non ho fatto niente...” mi risponde però lui con un tono incredulo.

“Ma è agosto, è...” biascico.

È una cosa impossibile, che nevichi di questi periodi. Eppure sta succedendo davvero, avverto chiaramente sulla pelle il brivido causato dai piccoli pezzetti di ghiaccio che continuano a venire giù come fosse dicembre.

“Ha visto, Maresciallo?” Esclama all'improvviso Don Matteo. “I miracoli esistono!”

Anna mi si avvicina in quell'istante con un sorriso incantevole sul volto, e io mi faccio guidare dall'istinto, ora che so di poterlo fare senza paura.

Torno ad abbracciarla posando nuovamente le labbra sulle sue. La bacio con trasporto mentre la sua mano sale ad accarezzarmi il volto, la neve che continua a cadere su di noi, troppo innamorati per curarci del resto.

 

Non mi importa della gente intorno, né di cosa potrebbero pensare tutte queste persone a vederci scambiare effusioni in mezzo alla piazza, conoscendo il nostro ruolo qui a Spoleto.

Per me in questo momento esistiamo solo noi due. Ho desiderato tutto questo per troppo tempo per rinunciarvi adesso.

Quando ci separiamo, negli occhi di Anna leggo tutto quello che finora avevamo dovuto tenere nascosto entrambi, ma che adesso non ha più senso celare.

“Ti amo,” mi sussurra a fior di labbra, e giurerei di aver sentito il mio cuore esplodere.

Le rubo un ultimo bacio prima di prenderla per mano e avviarci insieme verso la chiesa, per vivere questo Natale d'agosto fino in fondo. Con lei al mio fianco.

 
 
   
 
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