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Autore: Inea    13/06/2018    1 recensioni
Mi chiamo Adel, ho il fuoco come secondo tipo e le marcature a forma di fiamme. Nata in un laboratorio, come tutti i Glowchu, circondata da scienziati pronti a saltarmi addosso appena avessi aperto gli occhi. Nulla di speciale insomma. Ma a differenza di alcuni, io avevo anche un fratello maggiore, Shaden. Lo vidi per la prima volta il giorno dopo la mia nascita, dopo aver finito tutti i controlli. Nonostante fossi ancora un po' confusa dalla recente venuta al mondo, mi ricordo ancora molto bene la sua prima espressione: sembrava sia felice che triste, e mi diede anche un abbraccio, sussurrandomi in un orecchio "Benvenuta in questo mondo crudele, sorellina."
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Pikachu
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Anime, Videogioco
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Capitolo 1: Il primo Glowchu

Capitolo 1: Il primo Glowchu



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"Eccolo, eccolo! Si sta svegliando!"

Aprii i miei occhi per la prima volta nella vita, ma li dovetti assottigliare per la presenza dell'insopportabile luce bianca, e quando riuscii a vedere bene, mi accorsi di essere circondato da innumerevoli umani in veste bianca che mi fissavano. Osservai per un po' quello che era il mio corpo; ricoperto da peli gialli e neri, con delle marcature blu reale sulle zampe anteriori. Avevo anche un enorme paio di orecchie, sulle quali vi erano gli stessi segni che avevo sulle zampe. Poi mi guardai intorno un po' intontito, mentre quelli iniziarono a parlare e discutere tra di loro animatamente. Improvvisamente, con mia grande sorpresa, scoprii di essere in grado di capire quel che dicevano.

"Ci siamo finalmente riusciti!" Esclamò uno tra la folla, mentre gli altri si misero ad ululare e applaudire.

Da quel che sentii, ero definito come "il primo Glowchu riuscito". Non sapevo cosa intendessero, ma in quel momento, avevo molto altro a cui pensare.

Dove mi trovavo? Avevo una confusione tale in mente da farmi male alla testa, finché un ragazzo di circa dodici anni non mi sollevò dal tavolo. Pochi secondi dopo, mi ritrovai tra le sue calde braccia, con le zampe che penzolavano a mezz'aria. Alzai lo sguardo e lo fissai: aveva un profilo magro, mento appuntito, la bocca curvata in un sorriso e capelli non troppo corti color marroncino.

"Papà, posso tenerlo con me?" Chiese il ragazzo all'uomo di fronte a noi, un uomo di mezza età dall'aspetto autoritario.

"Se proprio vuoi... Ma dovrai prendertene cura proprio come se fosse un tuo bambino. Dovrà essere sottoposto ai controlli periodici, intesi?"

"Sì!" Rispose il ragazzo, gioioso, sollevandomi per le ascelle "Ti chiamerai Spade! Come vanga, che mi aiuterà a rimuovere il tumulto di terra che blocca la mia strada verso il potere!"

"Che sciocco..." Commentò il padre, sbuffando.

Guardai l'uomo e poi nuovamente il ragazzo, arricciando il naso mentre annusavo l'aria.

"Vedrai papà! Lui mi aiuterà a raggiungere la vetta! Non è vero, Spade?"

Il suo carisma era contagioso, il suo sorriso entusiasta e convinto sembrava chiedermi letteralmente di aiutarlo a conseguire il suo ambizioso obiettivo. Subito, il pensiero che sarei stato importante mi balenò in mente. Quel ragazzo, si sarebbe preso cura di me e già aveva uno scopo da darmi, nonostante il mio cuore battesse a malapena da qualche minuto.

In tutta risposta, gli leccai il naso con un sorriso innocente e di pura gioia, poggiando le zampe anteriori sui suoi polsi. Ero appena nato e già mi sentivo tanto felice quanto ben voluto.

L'uomo sorrise mettendo una mano sulla testa del figlio, una certa aria di speranza si celava dietro le sue labbra. All'inizio pensai fosse per il figlio, speranza che avrebbe ottenuto quel che voleva e orgoglio che insieme saremmo potuti arrivare ovunque.

Ma capii solo troppo tardi che quella speranza era riposta in me. Il suo unico desiderio era che io, un'anima ancora innocente, riportassi suo figlio sulla retta via.

"Dai, andiamo Victor. Spade... Deve fare ancora alcuni controlli, poi potrai portarlo con te." Mise la mano pallida sulla spalla del giovane, che mi posò sul lettino dandomi qualche pacca sulla testa.

Il duo si allontanò, Victor girato a guardarmi e salutarmi con la mano. In quel momento, avrei voluto solo una cosa: renderlo fiero di me e aiutarlo nel suo scopo.

E così feci. Passai i primi anni della mia vita in tranquillità con lui; eravamo praticamente inseparabili, io lo seguivo ovunque andasse e lui non mi perdeva mai d'occhio, nemmeno durante i controlli. Inoltre mi insegnò a leggere e a scrivere, non fu di certo facile, ma ne valse la pena. Era una capacità assolutamente da non sottovalutare, sopratutto per un Pokémon.

Passavamo le mattinate a giocare e ad allenarci, le serate seduti ad ammirare il tramonto e le nottate a parlare. Lui mi raccontava ogni giorno di come saremmo diventati potenti, di come grazie a me nessuno ci avrebbe superato e tutto sarebbe stato nelle sue mani. Tutta quell'attenzione, mi diede la forza e l'orgoglio di dare tutto me stesso ad ogni controllo o esame che dovevo affrontare, superandoli uno dopo l'altro; mi sentivo praticamente invincibile.

Victor... Era diventato per me... Una specie di padre, sempre sorridente, incoraggiante, amorevole e protettivo. Mi ripeteva che io ero quello più forte, il primo ed il migliore, ciò mi faceva sentire sicuro e orgoglioso di me.

Una volta, mi portò nel laboratorio a vedere la nascita di un altro Glowchu, EX2-ELEBUG, nominato poi in Keilunix, una Glowchu di tipo elettro-coleottero. Sinceramente, avevo provato invidia nel momento in cui uno scienziato sussurrò qualcosa alle orecchie di papà, che sembrò improvvisamente nutrire più interesse per lei che per me, ma la stessa sera mi rassicurò che sarei rimasto sempre il suo preferito.

Mi fidai.



Il tempo passò veloce, all'età di nove anni mi evolsi e papà ne fu fierissimo. Sembrava nutrire sempre più speranze per me e per il nostro futuro. Anche i controlli si intensificarono, le prove divennero via via più faticose, ma nulla che non potessi affrontare con un piccolo sforzo in più.

Cominciai a non vedere più il padre di Victor, scomparve lentamente dalla nostra vita. Ed è proprio quando non si fece più vivo per molto tempo, che le cose cambiarono drasticamente.

I test che dovevo superare si fecero sempre più impegnativi e crudeli, verso me e verso altri Pokémon, a tal punto che dovevo arrivare a lottare con un altro mio simile finché solo uno fosse rimasto vivo, e quello DOVEVO essere io.

Non pensavo che per conquistare il mondo fosse necessario uccidere, non mi piaceva, per niente, ma ormai ero deciso a seguirlo fino alla fine, perciò davo comunque tutto me stesso pur di compiacerlo.

A volte mi portavano al limite e sopportavo in silenzio, come quando mi rinchiudevano in una cella frigorifera per testare la mia debolezza, talvolta non mi liberavano finché non svenivo per la mancanza di forze. La vita felice di una volta non esisteva più, era diventato tutto così crudele e doloroso, ma faceva parte dei suoi piani, era stato lui a volere tutto ciò...

Eppure... Non volevo assolutamente deludere colui che aveva depositato tanta speranza in me, colui che mi aveva dato un futuro, colui che mi aveva accolto come un padre e fatto crescere nella fiducia che insieme avremmo dominato sul mondo intero.

Ma a lungo andare, questo trattamento incominciò a sfibrarmi.
Anche se la mia potenza rimaneva invariata, a volte i miei poteri scomparivano completamente e i disegni sul mio corpo sbiadivano all'improvviso, lasciandomi impotente e con pochissime energie. Oltre che fastidioso era anche pericoloso; quando successe nelle lotte, credo fu per qualche miracolo che riuscii a schivare e scappare fino a che i segni comparvero di nuovo.

Papà lo notò, e non ne fu affatto contento. Cominciò ad evitarmi tutte le volte che poteva, provai a chiamarlo ma non mi rispose, richiamai di nuovo con un nodo alla gola e mi ignorò di nuovo, andandosene non degnandomi di nemmeno uno sguardo. Sembrò essere diventato un'altra persona, così fredda, dedicava il suo tempo a ricerche su ricerche, smise completamente di parlarmi, i pochi sguardi che mi riservava erano solo di disprezzo...

L'avevo deluso, avevo deluso la persona più importante per me... Come se non bastasse quel deficit fisico, anche la mia mente cominciò a deteriorarsi in seguito ai sensi di colpa e alla rabbia che provavo contro me stesso. Perché, perché ero così? Perché avevo quello stupido problema? Era... Veramente colpa mia?

Cominciarono ad accumularsi domande su domande nella mia testa, non prestavo più attenzione a cosa accadeva attorno a me, a cosa mi facevano, avevo la testa piena, pronta ad esplodere in qualsiasi momento.

Finché arrivò il giorno, in cui il vaso troppo pieno traboccò.


[Curiosità: Glowchu, nome nato a causa della peculiarità di questi chu geneticamente modificati, ovvero avere delle marcature (chiamate rune demoniache) fluorescenti in caso di scarsità della luce. Le loro marcature sono tutte diverse, e hanno diversi colori (anche il loro sangue, guance e occhi sono colorati), i quali dipendono dal loro secondo tipo. Fungono stranamente anche da segnale vitale; più un Glowchu si indebolisce più le sue marcature si oscurano, fino a diventare di un grigio pallido]


   
 
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