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Autore: Fisico92    14/06/2018    1 recensioni
In un prossimo futuro grazie ad un avanzato dispositivo tecnologico impiantato alla base del cervello la memoria non è più un problema per nessun essere umano. È infatti possibile salvare e accumulare una quantità di dati tali da superare abbondantemente quelli memorizzabili in una intera vita. Tuttavia questi straordinari dispositivi non sono infallibili, come avrà modo di scoprire una ragazza durante una giornata qualunque mentre è alle prese con un gelato e un ragazzo un po' troppo invadente.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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In sella per l’ennesima volta alla moto del ragazzo e in nemmeno dieci minuti furono all’indirizzo giusto. Sharfa già pregustava il momento in cui avrebbe ricordato tutto quello che ora smaniava di ricordare. Una cosa importante, da prendere in 2nd St., da sbrigare in giornata, segnata come MG, tutti gli indizi roteavano incessantemente nella testa di Sharfa lungo il tragitto. La sua mente sapeva che erano tutti collegati, e sapeva anche che avrebbe dovuto sapere come, ma il filo che univa tutti quegli indizi era stato tagliato e ora lei stava impazientemente aspettando di ricucire il tutto.


“Chiamiamo il suo comunicatore di casa d’accordo, e le spieghiamo la situazione. Se non vuole farci entrare ce ne andiamo subito, ok?” fece Ealy preoccupato, accostandosi all’appartamento che avevano per qualche minuto cercato.

“Si, si ok” fece Sharfa distrattamente mentre cercava il nome giusto scorrendo sul touch-screen quelli di tutti gli occupanti della casa.
 
“Eccolo qui, Ranya Murphy, allora vado…”

Ci volle qualche secondo, poi una voce cominciò ad uscire dall’altoparlante posto lì. “Sì?”

“Ci scusi signori, lei lavora al centro per la manutenzione degli Hard Disk Quantistici?”

“Con chi sto parlando?”

“Ascolti, il mio non funziona più, ho bisogno che torni operativo al più presto non è che potrebbe…”

“È un’operazione di routine” ribatte la voce dall’altra parte, dando l’impressione di essere scocciata “passi domani dal centro, ci vorranno una decina di minuti.”

Sharfa non era intenzionata assolutamente a desistere “Ascolti, ho veramente bisogno di averlo funzionante per stasera, visto che occorrono pochi minuti, non è che potrebbe…”

“Si, presenti domani al centro, arrivederci” taglio corto la voce dall’altra parte, dopo di ché la comunicazione si interruppe.

Disperata la ragazza provò a richiamare, ma dall’altra parte non ci fu risposta.

“Va be, abbiamo provato, ora dovremmo andare, e poi ti è arrivato un altro messaggio al comunicatore” disse indicandole l’aggeggio che spuntava dalla tasca.

Lei lo prese in mano un paio di secondi, “è solo mia madre, dice che mi aspetterà, anche se dovessi tardare un’ora” commentò sbrigativamente, per poi tornare ad occuparsi di quello che veramente le premeva, “forse c’è un altro modo!” La ragazza seleziono a caso un altro nome nella lista degli occupanti del palazzo e avviò la comunicazione “scusi, ho dimenticato la tessera, potrebbe…” non servì dire altro, senza che ci fosse alcuna risposta l’ingresso si aprì.


“Ehi aspetta, cosa vuoi fare” domandò Ealy sempre più perplesso.

“Vado a chiederglielo di persona, vedendo quanto sono disperata non potrà negarmi questo favore.”

“No, ci ha chiaramente detto…”

“Se non vuoi venire aspetta pure qui…” fece Sharfa sbrigativamente correndo su per le scale, seguita dall’altro, sempre più riluttante. Giunti al quarto piano si trovarono di fronte a tre porte, una delle quali recante sulla targhetta ‘Ranya Murphy’, senza esitare la ragazza suonò il campanello.

La persona che aprì poteva avere all’incirca una decina di anni in più dei dure ragazzi. Era in vestaglia e aveva i capelli legati. “Chi siete voi…” fece per dire, prima di comprendere “… oddio, non sarete quelli che hanno suonato?”

“Si, siamo noi. Perdoni l’insolenza, so bene che tutto ciò è inappropriato, ma le ripeto che ho davvero bisogno di ricordare qualcosa di importante entro stasera…”

“Che seccatura” fece la donna ancora visibilmente contrariata in volto “mi stai dicendo che il tuo Quantum Hard Disk non funziona più?”

“Si, non riesco più ad accedervi”

“E sai che c’è una cosa importante che devi ricordare ma non riesci a farlo giusto? Ti sei sforzata a farlo?”

“Si, è tutto il giorno che lo faccio” gridò indispettita Sharfa, almeno quella donna, facendo quel mestiere, doveva sapere bene le pene che stava passando.

“Sai, non è così insolito” fece l’altra calmandosi un po’, ormai rassegnata a dover perdere qualche minuto con loro, “visto che l’Hard Disk diventa per il corpo un archivio praticamente illimitato il nostro cervello non esercita e non stimola mai la sua memoria, quindi è molto probabile che la memoria naturale delle nostre menti sia in gran parte atrofizzata, se non sbaglio avevo anche letto una ricerca su questo…”

“Si, ma, cosa si può fare…” fece in pena Sharfa, non le interessava parlare di questo, disperava solo di trovare una soluzione per lei.

“Le rare volte che un Hard Disk va fuori uso occorre ripristinarlo, bisogna farlo al centro assistenza, serve l’attrezzatura adatta, quindi mi dispiace ma dovrai aspettare fino a domani.” Poi, provando per la prima volta ad essere comprensiva, aggiunse “comunque non preoccuparti, è un’operazione di routine, andrà sicuramente bene. Ora, se vuoi scusarmi…” fece facendo per chiudere la porta.

“No aspetti” fece Sharfa frapponendo il suo corpo per impedire la chiusura dell’entrata. Perché non riusciva a capila, almeno lei, perché non la capiva nessuno, nemmeno Ealy. Ne aveva bisogno, e ne aveva bisogno ora.

“Senti, cosa vuoi fare? Entrare senza il mio consenso in casa mia?” fece il tecnico, ora furente “ti ho già detto che devi aspettare domattina, serve farlo al centro d’assistenza, quindi mi dispiace per tutti i disturbi che la cosa ti causerà, ma questo è quanto!”

Sharfa rimase immobile, senza togliersi, non sapendo cosa fare. Non poteva sopportare di rinunciare ora che era così vicina alla soluzione del suo problema. Bloccata nella sua indecisione si sentì tirare per il braccio.

“Su, andiamo, non ha senso restare qui.” Era Ealy che cercava di farla spostare dalla porta, ma la sua presa non era così forte, non voleva tirarla via di peso, voleva che desistesse per sua volontà. Eppure non era affatto pronta a rinunciare.


Con un rapido movimento, impressosi nella sua mente a causa delle innumerevoli volte che era stato eseguito, Sharfa tirò via da dietro i pantaloni la sua pistola, ne rimosse la sicura e con lo stesso fluido ed elegante movimento la porto davanti a se, a puntarla contro la sua interlocutrice.

“Cosa… cosa fai…” gridò Ealy atterrito, mollandola.

“Voglio solo che questa donna mi dia retta, che ripristini il mio dannato Hard Disk, e poi tutto andrà bene” urlò di rimando Sharfa, ormai in trance, quasi per sovrastare la voce del ragazzo e continuando a puntare l’arma contro il viso del tecnico che ora rimaneva immobile, sbiancata dalla minaccia che si trovava ad affrontare.

“Dove l’hai… è la tua pistola per il tiro sportivo?” fece ancora Ealy.

“Sì, l’ho messa nella cintola prima, a casa mia.”

“Cosa, non è un’arma vera…” fece la proprietaria di casa, provando a darsi un po’ di coraggio.

“Non ha proprio dei proiettili, ma attenta, da così vicina può fare lo stesso molti danni. Potrebbe accecarti, o perforarti la giugulare, non ti conviene prendere la cosa sotto gamba…” fece serafica Sharfa. Non ricordava bene in realtà quanto quell’arma potesse essere distruttiva, ma le pareva di essere stata abbastanza credibile nella sua minaccia.

“Cosa?” urlò di paura la donna sempre più pallida in volto, portandosi una mano dietro la schiena.

“Non fare scherzi, voglio solo che tu risolva il mio problema, e tutto andrà bene finalmente” ripeté Sharfa, un po’ autoritaria e un po’ supplichevole.

“Io…”

“Non vuoi ancora aiutarmi?”

“Io… io ho il pass del centro dentro casa…” fece molto remissiva la donna “posso prenderlo?”

“Bene, andiamo a prenderlo…”

“Aspetta, cosa stai facendo” Ealy intervenne nel dialogo “Sharfa metti via quella cosa, questa è una pazzia, stai commettendo un reato, non puoi continuare!”

“Vattene” gli intimò la ragazza

“Cosa? Che…”

“Vattene, vattene via. Ti ringrazio dell’aiuto, ma questa storia riguarda solo me, e non c’è bisogno che tu venga coinvolto, vattene ora.”

“Io…” esordì Ealy, senza dire più nulla. Sharfa fece segno alla donna di entrare in casa sua e la seguì, senza curarsi di cosa stesse facendo il ragazzo. Passato qualche minuto si rese conto che non era più lì con loro.

“Ecco, la chiave magnetica sta in questo cassetto…” fece la donna ancora visibilmente scossa. Dopo di che lo aprì con le mani tremanti, facendo sì che il contenuto cadesse sul pavimento. “Scusa, non volevo, un attimo, la raccolgo” urlo istericamente la donna, sempre più preoccupata.


Sharfa finalmente gliela vide prendere, tempo cinque minuti a piedi e sarebbero arrivati al centro assistenza, un’altra decina e finalmente avrebbe riavuto i suoi ricordi. Dei passi pesanti echeggiarono per le scale. Ancora pochi minuti e finalmente avrebbe saputo la cosa tanto importante che non riusciva a ricordare, una cosa tanto importante da spingerla quasi alla pazzia. I passi si avvicinavano. Finalmente quel collegamento che si figurava interrotto nella sua testa sarebbe ritornato integro, le informazioni avrebbero ripreso a fluire dal suo inconscio e avrebbe saputo tutto quello che ora solo poteva immaginare di sapere.

“Ehi, giù quell’arma!”

Sharfa, che dava le spalle alla porta, si girò di scatto verso l’ingresso, da dove era venuta quella voce profonda, solo per vedere due uomini dalle divise scure che si stavano agitando

“Getta immediatamente quell’arma” le venne intimato perentoriamente.

Ora poteva vederli meglio, i due uomini avevano addosso la divisa della polizia, ed erano anche loro armati, e stavano puntato le loro pistole proprio contro di lei.

“È l’ultimo avvertimento, getta l’arma o apriamo il fuoco.”

E di colpo Sharfa si ridestò dal suo stato di trance. Guardò la mano difronte a se che reggeva tanto sicura la sua arma e le parve di non riconoscerla affatto quella mano, come se non fosse sua, era davvero quel tipo di persona?
Ormai non era più sicura di nulla, non sapeva niente di se, l’unica cosa che ora la sua mente le suggeriva di lei era che non avrebbe mai puntato un’arma contro un essere umano. Di scatto, senza nemmeno pensarci, inorridita da quella sconosciuta che non era più lei, aprì la mano lasciando cadere la sua arma sul pavimento.


In pochi secondi i due uomini scattarono verso di lei e si ritrovò in un attimo con la faccia sbattuta a terra, sentendo in bocca il sapore del suo sangue. Subito dopo, già ammanettata, venne fatta rimettere in piedi dagli uomini in divisa. Gli stavano dicendo ad alta voce qualcosa, ma non si era ancora del tutto destata dal suo delirio e non riusciva a comprenderli bene.


Gli uomini smisero di rivolgersi a lei, e cominciarono a parlare con la proprietaria di casa. Sharfa, ritornando piano piano a se stessa, riuscì a cogliere qui e là qualche parte di quel discorso: “signora, si tranquillizzi, prenda un sorso di” – “ricostruiamo un attimo la dinamica” - “ci ha chiamato un condomino del piano di sotto, ha sentito delle urla preoccupanti” – “per stasera si riposi, domani però venga al commissariato, ci servirà duplicare la sua memoria signora,  così avremo un filmato di tutto quello che è successo qui stasera da usare come prova” – “sì, mi spiace signora, ma deve farlo per forza, capiamo il disturbo, ma è la legge”.

Poi ad un tratto smisero di parlare. Potevano essere passati pochi minuti o un’ora, non avrebbe saputo dirlo. Fu fatta uscire dall’appartamento e prese a fare le scale, con uno dei due poliziotti davanti a lei e l’altro dietro, con le mani ammanettate e col capo mestamente chino.

Sharfa stava per entrare nella macchina della polizia, quando si senti chiamare da lontano. Si voltò e vide Ealy correrle incontro.

“Ehi tu, stai lontano ragazzo, la conosci?” fece un agente frapponendosi di mezzo.

“Non da molto, ci siamo conosciuti oggi, perché la state arrestando?” chiese lui, ben sapendo la risposta.

“Ha minacciato con un’arma una persona.”

“Ero con lei quando l’ha fatto, e sono andato via.”

“Cosa, sei il ragazzo che era con lei? La vittima ci ha parlato di te, dovrai seguirci in centrale!”

“Ecco, io. Non ho un mezzo...” mentì lui “posso venire con voi?”

L’agente parve un po’ titubante “Si, ecco, abbiamo solo questa auto, dovresti sederti dietro con lei se…”

“Non è un problema signore, non credo di rischiare nulla” fece Ealy sorridendo.

“Ma sì, fallo salire, così almeno siamo sicuri che non se la dà a gambe” suggerì l’altro poliziotto, per vincere la titubanza del collega, che alla fine approvò. Dopo di ché i due ragazzi presero posto nella macchina dei poliziotti dietro, con i due agenti davanti.


Sharfa era ancora persa nel suo mondo, con Ealy rammaricato per lei a vederla così. Da come si comportavano era sicuro che i due agenti non la stessero sentendo, eppure poteva distintamente udirla bisbigliare continuamente frasi disperate del tipo: “Cosa ho fatto?” “Perché” “C’ero tanto vicina” “Perché a me”


“Ehi, ho pensato ad una cosa” fece Ealy d’un tratto. La ragazza si volse verso di lui, pur mantenendo uno sguardo spento.

“Forse ho capito, in parte almeno, forse posso risolvere io il tuo enigma!”

“Ah sì, come?” fece lei ravvivandosi d’un tratto.

“Stasera tua madre ti ha scritto di non voler mangiare senza di te no? Ti ha detto anche che ti avrebbe aspettato per ore. Certo, non vi conosco affatto, ma mi sembra eccessivo per una normale cena. Inoltre il tuo bigliettino, il post-it, quello in camera tua, quello collegato al tuo ricordo, diceva ‘MG second street’ giusto? E second street è la via dello shopping cittadina, diciamo. Allora forse dovevi comprare qualcosa in quella via, qualcosa a tua madre, MG, Mom’s Gift, e tua madre oggi voleva per forza mangiare con te, quindi credo che…”

“Oggi è il compleanno della mia mamma” fece candidamente Sharfa, finalmente il filo nella sua testa aveva trovato il modo corretto per riannodare tutti i vari frammenti, ora che sapeva la risposta le sembrava tutto così ovvio e lampante. “Lei c’è sempre per me” fece cominciando a singhiozzare “e non riesco mai a farle capire quanto tenga a lei” in poco tempo le lacrime cominciarono a fioccare copiose “così oggi volevo prenderle un regalo speciale, un regalo che avevo fatto venire da molto lontano apposta per lei così che sapesse quanto le voglio bene. E invece cosa ho ottenuto? Non le ho preso il regalo, ma quel che è peggio è che non ho nemmeno passato il suo compleanno con lei, e ora le sto dando anche questa preoccupazione enorme…”

“Su, non è colpa tua, non potevi ricordare…” fece Ealy per tentare di consolarla, ma non troppo convintamente.

“No, non è vero. Se fosse stato veramente importante me lo sarei ricordata!” taglio corto lei “dio, che ho combinato, sono rovinata” disse chiudendo il discorso. Per tutto il viaggio non parlarono più, le uniche cose che si sentirono echeggiare nella volante furono i commenti euforici dei due agenti sulla partita della sera prima e i singhiozzi mal contenuti della ragazza.

 

Capitolo lungo per dare una dignitosa conclusione alla vicenda (per quanto comunque non è l'ultimo). Ringrazio molto chi è giunto fin qua e si è sorbito le quasi 8000 parole del raccorto, ho scritto un breve epilogo alla storia che mettero online tra qualche giorno, per dare a chi è interessato qualche informazione su cosa sia successo in seguito ai personaggi, ma sappiate che in linea di massima la vicenda principale della storia è conclusa. 

Ringrazio in particolare Molang per l'interesse mostrato per la storia, per i continuo commenti e impressioni, e per il lavoro gratuito di correzione bozze ;) , davvero, grazie mille <3. 

Mi farebbe molto piacere ricevere da chi ha letto la storia un'impressione, un commento e/o una critica costruttiva, lo apprezzerei tanto. Ciao a tutti e alla prossima :)
   
 
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