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Autore: Hollow23    14/06/2018    0 recensioni
Immaginate che, per assurdo, l’idol più famosa del panorama contemporaneo internazionale sia trascinata giù per il pozzo mangia ossa da un filo rosso. E continuate a immaginare, sempre per assurdo, che dall’altra parte del pozzo, ci sia Sesshomaru a tirare incuriosito il filo. Quando gli sguardi dei due si incroceranno, il destino verrà riscritto.
Una serie di peripezie porteranno Anija e Sesshomaru a conoscersi l’un l’altra, andando oltre le semplici concezioni di ‘umano’ e ‘demone’, per risalire a quella comune di ‘persona’. Bizzarro che tutto ciò accadrà proprio nel tentativo di spezzare il legame che c’è fra i due, vero?
Anija porta al collo la Sfera dei Quattro Spiriti, ed il pozzo mangia ossa non la lascerà tornare nel presente finché il filo rosso che la unisce indissolubilmente a Sesshomaru non sarà tagliato.
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sesshoumaru
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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5. SHOWDOWN

Un silenzio tombale cadde nella stanza. Gli sguardi di tutti i presenti ricaddero sulla figura snella e affusolata della giovane, che rimase calma e determinata nella sua compostezza. Si voltò a guardare il demone cane, che dal canto suo sembrava infastidito per non essere stato neppure interpellato di seguito a quella decisione. Ma Anija non cedette, gli riservò uno sguardo che non ammetteva repliche, e quello si alzò in piedi e fece per uscire, senza dare alcuna risposa. Solo sull’uscio della porta si degnò di proferire parola, prima della sua uscita di scena.

« D’accordo. Ma sia chiaro, lo faccio solo perché non sopporto l’idea di essere legato a un’infima donna umana. »

Bonjour finesse.

« Ma Anija, potremmo aiutarti noi … non sarebbe un disturbo, e poi io ed Inuyasha conosciamo bene la Sfera dei Quattro Spiriti! »

Kagome tentò da quel momento in poi di convincere la ragazza con argomentazioni più che valide, ma Anija dal canto suo era irremovibile. Inuyasha invece, non osò tentare ancora. Aveva intuito che quel filo rappresentava più di ciò che voleva sembrare, e volle lasciare i fatti in mano al caso. Avrebbe visto in seguito il bizzarro corso degli eventi.

« No, Kagome. Apprezzo i vostri sforzi, ma hai detto tu che Inuyasha è solo un mezzo demone, mentre Sesshomaru un demone completo. Lui potrà proteggermi meglio. »

Inuyasha quasi si sentì mancare, colpito nell’orgoglio. Anija invece lasciò la stanza, raggiungendo di fuori Sesshomaru. Ancor prima di accostarsi al demone, sentì una voce gracchiante e fastidiosamente stridula gridare il nome del demone, poi i cespugli sibilare ed aprirsi per lasciar passare un piccolo rospo verde. Ad Anija si gelò il sangue dall’orrore, quella creatura bassa e dagli occhi enormi e giallo piscio le fece ribrezzo. Si soffermò a guardare la scena facendosi pallida dallo schifo, non osò avanzare ulteriormente per non ritrovarselo più vicino. Sembrava un grande insetto, o un anfibio in grado di camminare su due zampe; e si dia il caso che nessuno dei due raggruppamenti animali godesse della sua stima.

« Grazie al cielo vi abbiamo trovato, Lord Sesshomaru! Siete corso via senza una parola, abbiamo girato tutto il bosco in cerca di vostre tracce! »

Il mostriciattolo si accorse allora dell’umana che guardava inebetita la scena, distante solo pochi passi. Assottigliò lo sguardo, e la rimproverò credendosi minaccioso.

« Cos’hai da fissare, stupida umana? Non lo sai chi stai importunando? Il potente Re dei Demoni! Il grande Lord Sesshomaru! »

« Sei proprio brutto … » rifletté a voce alta lei, strizzando gli occhi dall’orrore, portandosi una mano a coprire sia la bocca che le narici « E non solo sei brutto, ti puzza pure l’alito! »

« Come ti permetti, sporca femmina! » controbatté Jaken, rosso dalla rabbia, impugnando saldo il bastone a due teste come volesse usarlo contro la donna

« Jaken, lei è Anija. Viaggerà con noi d’ora in avanti. » asserì glaciale Sesshomaru, a modo suo divertito di infierire su entrambi.

Silenzio – per quanto riguarda Anija, anche panico. Jaken rimase esterrefatto: il suo Lord Sesshomaru, il Re dei Demoni, ‘colui che uccide’, ora aveva deciso di portarsi al seguito un’umana irriverente e di una tale maleducazione? Immediatamente cominciò la lunga sfilza di vani tentativi e ritrattamenti per illustrare al suo padrone le 101 ragioni per gettare da un dirupo quella donna invece che portarsela al presso. Ma se il malcontento del mostriciattolo era visibile, mille volte di più lo era quello di Anija. Passare un periodo di tempo ancora non definito con quello schifo bipede al seguito? Quel coso viscido e gracchiante?

« Inuyasha! Ci ho ripensato, vengo con voi! » cominciò a urlare, pallida dall’orrore di quella lumaca cresciuta

« Ti conviene davvero, umana? » la punzecchiò Sesshomaru, perfido ma suadente « Ricorda che Inuyasha è solo un debole mezzo demone. Paragonato a me, il Re dei Demoni, come potrebbe essere in grado di proteggerti? Sei stata tu a dirlo. »

Anija lesse il sorrisetto soddisfatto del gatto che sta giocando col topo sul visino di porcellana del demone, e decise di tenere per sé il susseguirsi di santi che le vennero in mente. Si limitò a sorridere forzatamente, avvicinarsi all’uomo e dire:

« Se questo coso anche solo si azzarda a sfiorarmi per sbaglio giuro che prendo la tua spada e lo decollo nella notte. »

« Se così ti aggrada. Jaken, sei stato avvisato. » asserì il demone, per poi fare retro front e incominciare a incamminarsi verso il bosco.

Mentre il vermiciattolo inseguiva il suo padrone pronunciando un mantra di dissensi, Anija osservò l’uomo sovrappensiero. Poteva perlomeno dire di condividere con lui la stessa vena sarcastica cinica e anche un po’ noire. E l’indiscussa autoritarietà, ovviamente. Sì, perché se Sesshomaru sfociava nell’intimidatorio, Anija di per sé dava l’aria di essere una persona risoluta e coi piedi per terra. Certo, quando non entravano in gioco elementi esterni che invece portavano alla luce l’aspetto più fragile e sensibile di lei, come ad esempio i bambini. Ecco, proprio uno di questi elementi si aggiunse a questo trio già complicato: il suo nome era Rin. E la suddetta bambina cominciò a chiamare a gran voce il nome del demone proprio quando il gruppetto era in procinto di andarsene.
Sesshomaru non fece in tempo a voltarsi, che una giovane ragazzina gli saltò fra le braccia: indossava un kimono rosa, ed aveva un ciuffo di capelli buffamente legato a un lato della testa, che si rizzava su come i giochi d’acqua nelle fontane di Versailles. Il sorrisino piccolo e armonioso, la sua statura piccolina fecero balzare il cuore di Anija: sì, per lo spavento. Di fatti in un primo momento la donna temette per la vita della bambina, che inconsciamente aveva osato abbracciare quel polaretto formato maxi di Sesshomaru; tuttavia notò che la reazione del demone fu ben più affettuosa di ciò avrebbe potuto mai immaginarsi. Il demone, infatti, accennò un sorriso. Anija si soffermò a guardare la scena con enorme stupore, quasi stesse osservando uno spettacolo della natura. Beh, un po’ in effetti lo era. Il gelido demone aveva un’aria così serena nell’avere in braccio la bambina, che Anija credette di stare osservando una persona completamente diversa. I tratti del suo volto spigoloso si rasserenarono e persero quel cruccio che invece sembrava parte integrante della sua persona, e fu pronto a prendere la bambina fra le sue braccia come fosse la cosa più naturale del mondo, la guardava come le fosse mancata da sempre, con un affetto negli occhi che Anija riconobbe benissimo.

« Sesshomaru … » fece lei con voce leggera, per introdursi il più piano possibile in quel momento fra i due « … hai una … figlia? »

La bambina scoppiò a ridere e saltò giù dalle braccia del demone, per poi saltellare davanti alla donna. Era così solare, così piena di vita e terribilmente carina che Anija temette di sciogliersi. Era inutile, i bambini erano la sua kriptonite.

« Ma no, ma no, signorina! Lord Sesshomaru è solo … Lord Sesshomaru! » rise di gusto, senza far assolutamente capire il concetto ad Anija, che tuttavia poté intuirlo « E vi chi siete? »

Anija si ripiegò intenerita sulle ginocchia, e poté finalmente fissare ben bene la bambina. Le sorrise dolcemente, per poi tenderle la mano.

« Il mio nome è Anija. E il tuo? » notando che la bambina le guardava la mano protesa senza capire, la donna le spiegò « Scusa, non ci avevo pensato! Da dove vengo io, quando due persone si conoscono, si stringono la mano. »

Rin guardò allora gli occhi della donna e le strinse frettolosamente la mano, sorridendole un po’ impacciata.

« Io sono Rin! Come siete bella, signorina Anija! Siete forse una principessa? Da dove venite? Siete in viaggio con Lord Sesshomaru? »

Anija si preoccupò di rispondere pazientemente a tutte le domande di Rin, e anche a quelle che seguirono. Stavolta fu Sesshomaru a fissare la scena, interessato. La donna sembrava addolcita dal comportamento di Rin, e quasi si divertiva a darle corda. Scoprì che Anija veniva dall’Italia, una terra molto lontana, e che quando ne parlava le si illuminavano gli occhi. Aveva una professione bizzarra che nella sua epoca era molto rinomata: in sintesi cantava, ballava, e camminava davanti alle persone con degli abiti pregiati. Doveva dunque stare molto attenta a come appariva, e a cosa faceva quando tutti la guardavano; ma tutte quelle attenzioni non la infastidivano. Tutto quel discorso affascinò Rin, che cominciò a tartassare Anija delle domande più disparate; ma il tempo stringeva. Più rimanevano lì, più il villaggio rischiava di essere attaccato da qualche demone incosciente, assetato del potere della Sfera.

« Rin, dobbiamo andare. » asserì rigoroso Sesshomaru, cogliendo l’attenzione delle due.

« Lord Sesshomaru! Posso venire con voi? Vi prego! »

« Rin, sarà pericoloso … » si intromise Anija, preoccupata « I demoni cercano la Sfera, quindi cercano me … non voglio che tu corra rischi inutili. »

« Ma Lord Sesshomaru mi ha sempre protetto! E poi sono cresciuta un po’, posso prendere le mie decisioni da sola! Non mi piace stare nel villaggio … preferisco stare con Lord Sesshomaru e Jaken! »

Sesshomaru sbuffò, rassegnato. Non seppe neanche lui il reale motivo, ma prima che poté davvero rendersi conto della decisione irreversibile presa, si voltò e acconsentì, lasciando Anija sbigottita e la bambina in preda alla gioia. Davvero aveva sottovalutato il potenziale pericolo che Anija portava con sé, addosso come il suo profumo di cioccolato e caffè.
   
 
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