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Autore: nouv84    19/06/2018    3 recensioni
Si guardò intorno: casa Tendo sembrava letteralmente distrutta. Come se un tornado si fosse abbattuto sulle struttura e l’avesse devastata.
Le decorazioni erano state strappate via, i vestiti erano sporchi, le facce erano desolate.
Dopo il matrimonio fallito si sedettero a tavola, in silenzio e con gli occhi bassi. Nessuno disse una parola.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome, ranma/akane
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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“Una palestra? Pratichi arti marziali anche tu?” Akane si illuminò e regalò al ragazzo uno di quei sorrisi radiosi che riuscivano a metterlo k.o.
Ranma si sentì bene per la prima volta in tanti giorni.
“Sì, diciamo che penso di cavarmela. Ho voglia di allenarmi. Tu?” rispose
“Ne ho vista una vicino alla scuola, possiamo andarci insieme dopo le lezioni se hai tempo! Poi possiamo cenare con Minami e Kentaro, ti va?”
Ranma avrebbe preferito stare da solo con lei, parlarle e cercare di stimolare la sua memoria ma accettò di buon grado, in fondo quello era già un buon inizio ed era già molto meglio di quello che si era immaginato.
“Prometto che ci andrò piano con te!” disse Akane ridendo e continuò “allora ora andiamo a lezione e poi ci alleniamo, ok?”
“O...ok” disse Ranma, ricordando all’improvviso, che non aveva nessuna lezione da frequentare.

Akane se ne andò e Ranma provò una sensazione stranissima. Per la prima volta da quando la conosceva avevano passato del tempo insieme, normalmente, senza offendersi, senza urlarsi contro o tirarsi addosso qualcosa ed era una sensazione strana, quasi piacevole.
Nessuno dei loro pretendenti era venuto a infastidirli, minacciarli o dividerli. Nessun genitore aveva organizzato un matrimonio lampo e, sopratutto, nessun nemico li aveva attaccati. Se quella era la normalità, era davvero bella.

Passò il tempo libero a cercare un alloggio: Nabiki gli aveva dato dei soldi ma non così tanti da potersi permettere una stanza per una settimana, allora pensò all’unica cosa possibile da fare: corse vicino al dormitorio femminile e notò una pompa dell’acqua in un angolo. Con un po’ di riluttanza si versò l’acqua fredda addosso e si trasformò. Tirò fuori i vestiti da ragazza che si era fatto dare da Nabiki e li indossò. Si infilò dentro al dormitorio e cercò una stanza con un letto vuoto.
Passò davanti ogni porta ma si rese conto che alla fine non sarebbe stata una buona idea dormire con una ragazza sconosciuta, anche se sotto sembianze femminili.

Prese una scala di servizio e raggiunse la mansarda. Era piccola, sporca, il tetto era molto basso ma era il meglio che quella situazione potesse offrire. Aprì il sacco a pelo e sistemò la sua roba meglio possibile. All’ora stabilita scaldò dell’acqua con un fornellino elettrico e tornò al suo aspetto normale. Stando attendo a non farsi vedere salì sul tetto e si calò sul retro della scuola.
Lì trovò Akane: indossava il suo vestito giallo preferito ed era raggiante. Con lei c’erano due ragazzi: Minami, la sua compagna di stanza e Kentaro, suo fratello.
Minami era una ragazza abbastanza alta, con i capelli castani sulle spalle, una frangetta e un paio di occhiali da vista. Kentaro era molto più alto della sorella, era moro, molto abbronzato, ed aveva un sorriso splendente con una valanga di denti bianchissimi. Non sembrava molto simpatico dall’aspetto ma Ranma sperava di sbagliarsi.
“S..salve!” disse Ranma.
“Ciao! Loro sono Minami e Kentaro. Ragazzi lui è Ranma, un parente del Dottor Tofu, il dottore che mi ha accompagnato ieri.”
“Ranma? Ma cosa…?” Minami guardò il ragazzo con aria strana, quasi sospettosa e Ranma si sentì osservato e a disagio.
“Andiamo alla palestra? Non vedo l’ora!” Akane interruppe l’imbarazzo.

Si incamminarono verso la palestra e Ranma trovò davvero fastidiosi gli sguardi di Minami e Kentaro così si sforzò di ascoltare cosa si stavano bisbigliando.
“Ti dico che è stano Kentaro! Si sono conosciuti oggi eppure c’è qualcosa che non torna...”
“Ma che stai dicendo?”
“Stanotte ho sentito Akane che parlava nel sonno, piangeva. Diceva Non te ne andare! Resta con me! Ranma Ranma, non te ne andare! Poi si è svegliata e non ricordava niente di quello che aveva sognato.” “Sarà una coincidenza, vedrai… sarà un altro Ranma!”
“Boh…se lo dici tu!”
Ranma, che aveva sentito tutta la conversazione, sorrise e fu travolto da un barlume di speranza. Il Dottor Tofu era stato bravissimo nel ritardare l’effetto dello shampoo 110 e ora toccava a lui. Dentro di sè avrebbe voluto urlare “tranquilla Akane, sono qui, va tutto bene” ma non poteva. Doveva continuare a improvvisare.
Arrivarono davanti alla palestra e Akane sfoderò il suo più bel sorriso dicendo “Ok ora andiamo a cambiarci così mi fai vedere di cosa sei capace. Non ti farò male giuro! Sai, io sono l’erede della scuola di lotta indiscriminata Tendo!”
“Wow!!” dissero in coro Minami e Kentaro.
“Allora dovrò stare molto attento!” Ranma le sorrise.
Kentaro lo fulminò con lo sguardo e lo seguì nello spogliatoio. Ranma indossò la sua tenuta da combattimento e aspettò Akane nel Dojo, sempre seguito dallo sguardo perplesso di Kentaro
“C’è qualche problema?” chiese, stanco di quella presenza fastidiosa alle sue spalle “No, niente, ti osservavo. C’è qualcosa che non mi convince in te”
“E’ un tuo problema!”

Akane arrivò, si sistemò sul dojo e si mise in posizione di combattimento: Ranma si mise di fronte a lei e la invitò a iniziare.
Akane provò a colpirlo ma lui era talmente veloce che non riuscì neanche a sfiorarlo con un dito. I movimenti di Ranma erano aggraziati, veloci. Era incredibilmente agile e tutti ebbero la sensazione che non si stesse neanche impegnando.
Ranma, dal canto suo, faceva di tutto per non colpirla e lei se ne accorse “Dai, non avere riguardi perchè sono una ragazza, colpiscimi!” lo esortò.
Ranma era felice: quella era proprio Akane, allenarsi con lei le era mancato molto.

Ad un certo punto Akane si accorse di conoscere quelle mosse, riusciva a capire lo stile di combattimento del ragazzo e, in un certo senso, a prevederlo. Si rese conto che anche quella era una scuola indiscriminata e non era la prima volta che vedeva quel ragazzo combattere solo che non riusciva a capire altro.
Le apparvero strane immagini che non riuscì a decifrare. La testa cominciò a pulsarle e a farle sempre più male tanto che crollò a terra, esausta.
“Akane!” Ranma corse verso di lei
“Cosa le hai fatto?” Kentaro si buttò sulla ragazza, precedendolo
“Ehi tu, allontanati da lei”
“L’hai colpita!” lo accusò Minami.
“No, non l’ho nemmeno sfiorata!”
“Tranquilli sto bene, è solo la testa. Mi fa male da ieri. Non è colpa di Ranma” e lo guardò, stranita
“Chi sei tu? Dove ti ho visto combattere? Perchè conosco le tue moss...ahhhh” e la testa continuò a pulsarle, impedendole di parlare.
“Akane dai, andiamo a mangiare qualcosa” Minami l’aiutò ad alzarsi e l’accompagnò nello spogliatoio.

Ranma si sentì sia felice per aver smosso i suoi pensieri, sia in colpa per averla fatta stare male.
“Cosa le hai fatto?” Kentaro lo accusò “Niente che ti riguardi”

Uscirono dalla palestra “Sicura di stare bene Akane?” Le disse Kentaro, guardando Ranma con aria di sfida
“Sì, sì tranquillo, sto bene, ti ringrazio.”
A Ranma tutta quella confidenza non piacque per niente e si sentì un po’ perso perché adesso non aveva più carte da giocare. Il tempo stringeva: erano già passati quasi due giorni da quando Akane aveva usato lo shampoo e aveva ottenuto sì qualche risultato ma niente che di potesse definire un successo. Inoltre erano tutti molto sospettosi nei suoi confronti, Akane inclusa.
Doveva studiare qualcosa.

“Buonanotte, e scusate per la cena, ci andremo domani”
“Nessun problema” disse Kentaro sfoderando uno splendido sorriso ad Akane mentre le due ragazze si allontanavano.
“Tu non mi piaci Ranma, c’è qualcosa di strano in tutta questa storia. Non ti voglio vicino ad Akane”
“Non parlare di cose che non conosci Kentaro, e vedi di farti i fatti tuoi.” Ranma strinse i pugni: quello era l’ultimo ostacolo di cui aveva bisogno.

Approfittò di un momento di distrazione del ragazzo e scappò via, diretto alla pompa dell’acqua dietro la scuola.
   
 
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