PROMESSA
Aphrodite
era stato il secondo a tornare al Santuario dopo i tre anni di allenamento,
aveva dieci anni e aveva vinto la sua Cloth sfidando
il suo stesso maestro e sconfiggendolo.
L'uomo, che non era un Gold Saint ma, per quel che ne capiva lui, non aveva
niente da invidiare alla Casta, l'aveva guardato con orgoglio, o almeno gli era
sembrato orgoglio. Elias, il bambino che aveva accolto, non esisteva più, lo
capì quando lui gli si avvicinò, fissandolo con freddezza e distacco nonostante
la sua età. Ed era stato perfetto. Era il guerriero che aveva voluto creare.
Fiero, forte, fatalmente bello.
Quando era tornato al Grande Tempio con l'armatura sulle spalle, Aphrodite
sapeva già che Angelo era alla Quarta Casa, quella del Cancro. L'istinto era
stato quello di andare da lui, per prima cosa, a vedere quanto fosse cambiato,
e un po' era curioso di scoprire come avesse scelto di chiamarsi. Ma non
l'aveva fatto. Mancava ancora Shura, all'appello.
Così era salito su, al Tredicesimo Tempio, dove il Sommo Shion
lo stava aspettando. Si era inginocchiato al suo cospetto e aveva chinato il
capo, salutandolo. Shion l'aveva accolto con un
sorriso bonario -era sempre lieto di veder tornare quei bambini, dopo averli
visti crescere lì al Santuario, anche se Elias e Angelo ci avevano passato meno
tempo.
"Puoi andare a presidiare la tua Casa, Cavaliere," gli disse, con un
cenno del capo. "Bentornato."
"La ringrazio, Sommo," fu tutto quello che gli disse Aphrodite, la
voce limpida e ancora acuta di bambino. Fece un cenno lesto di saluto e lasciò
la sala, attendendo appena che il pesante portone intarsiato gli si chiudesse
alle spalle prima di correre verso la Dodicesima.
Non
c'era mai stato, prima dell'inizio dell'allenamento, e adesso avrebbe dovuto
viverci per il resto della vita, quindi aveva tutta l'intenzione di controllare
minuziosamente che fosse almeno confortevole.
Il
Dodicesimo Tempio era più grande di quello che Aphrodite, dall'esterno, si
aspettasse, però era spoglia. Umida, fredda.
Il
giardino era già presente, un'enorme manto che forse una volta doveva essere
stato ricoperto di splendide rosa. Ma ora non c'era più niente, e quello che
c'era era morto.
Aphrodite
stirò le labbra, una smorfia di disappunto sul volto. Avrebbe dovuto cambiare
fin troppe cose, lì dentro, per renderla anche solo un po' accogliente: uno
specchio, per esempio, bello grande in camera da letto. Doveva cambiare
materasso, voleva anche una bella poltrona, ci sarebbe stata bene. Di un buon
tessuto, naturalmente. E poi tende, doveva cambiare la disposizione dei mobili
anche, e quelli erano vecchi, troppo vecchi per lui. Non gli piaceva tutta
quella roba, ma forse poteva renderli accettabili, almeno per un po'.
D'altronde,
non poteva toccare la parte centrale del tempio, l'ingresso né l'esterno, ma
niente gli impediva di cambiare le stanze private. O il giardino.
Il
giardino andava ripulito totalmente, prima di poter tornare a farci crescere
qualche rosa, o qualsiasi altra pianta. In fondo, se era vero che anche tutti i
suoi predecessori usavano rose velenose come avevano insegnato a lui per
combattere, non era così strano che nessuno si fosse più avvicinato al
Dodicesimo Tempio. Solo che il risultato era un totale disastro...eppure lo
sapevano che sarebbe tornato!
Passò
un dito sul mobile con una smorfia: beh, almeno avevano spolverato, quello
glielo concedeva.
Aprì
la vetrata che portava al giardino ed uscì, studiando bene anche quel terreno.
Gli occhi, però, andarono giù, verso gli altri Tempi, quasi tutti vuoti a parte
quello di Gemini, Cancer e Sagitter.
La
casa del Cancro era illuminata dalla fiaccole, segno che il proprietario doveva
essere al suo interno. Non l'aveva incontrato, salendo. O forse Angelo non era
semplicemente uscito dalle stanze private.
Non
era un suo problema comunque, non ancora almeno. C'era una promessa fra di
loro, e finché non fosse tornato anche Shura non aveva fretta.
Era
appena sorta l'alba, e Aphrodite stava ancora scegliendo se alzarsi o meno. La
sera prima aveva dovuto sistemare il giardino, per lo meno togliere le
sterpaglie che erano rimaste, e la cosa lo innervosiva particolarmente.
Si
era allenato in mezzo al niente, nelle radure della Groenlandia, in quel clima
troppo impervio perché potesse crescervi qualcosa di così bello e fragile come una
rosa. Aveva dovuto imparare dal niente, a crearle, a controllarle, ad essere
preciso nel lanciare; perché quel veleno era mortale, e sbagliare mira avrebbe
potuto uccidere un innocente. E non poteva permetterselo.
Proprio
per questo, l'idea di mettere mani a terra e concime e sporcarsele solo per
piantare due rametti gli dava i brividi. Eppure il suo defunto maestro era
stato ben chiaro, durante il rigido allenamento: non bastavano le rose, il suo
potere derivava da tutte le piante, poteva sfruttarle e comunicare con esse, e
non doveva ignorarlo.
Solo
che era così sporco!
Avrebbe
dovuto trovare qualcuno che lo aiutasse. Anzi, che facesse il lavoro al posto
suo. Oh, sì. Un'ancella, un lavoratore casuale fra quelli del santuario.
Angelo,
perché no.
A
questo proposito, visto che Shura ancora non si vedeva, magari poteva andare ad
annunciarsi al compagno d'armi, giusto per fargli sapere che era tornato ben
più che vittorioso e che non avrebbe potuto ballare sulla tomba di nessuno, in
barba alla sua poca fede.
Lo
scintillio del Cosmo dello spagnolo, proprio adesso che si stava chiedendo come
mai ancora tardasse, smorzò ogni intento.
Era
tornato anche lui!
Erano
di nuovo tutti e tre al Grande Tempio, proprio come si erano promessi;
vittoriosi, cavalieri, santi di Athena.
Non
riuscì ad evitarsi di perdere, in un attimo, tutta la compostezza acquisita
durante i duri anni di allenamento e tornare, per solo qualche istante, il
bambino di dieci anni che era. Il tempo di lasciare a metà quello che stava
facendo e correre verso la Decima Casa.
Ma
non trovò Shura, né nessuno, così proseguì la corsa. Non c'era neanche Angelo,
alla Quarta. Non dovette neanche pensarci, per capire dove fossero entrambi.
Shura
li aveva aspettati sotto lo stesso albero dove si erano fatti la promessa, dove
si erano fermati innumerevoli volte a riposarsi dopo gli allenamenti con Saga e
Aiolos. Lì, dove la loro amicizia era pian piano sbocciata.
Angelo
era arrivato per primo e quando aveva scorto l'amico a distanza, di spalle,
aveva rallentato il passo e si era avvicinato quasi di soppiatto. L'intento era
esattamente quello di saltargli addosso, cappottarlo e abbatterlo.
Ma
Shura non si fece cogliere di sorpresa; scansò il colpo dell'amico, lo prese
per il polso e, con una mossa di fianchi, lo gettò a terra.
"Che
cazzo di accoglienza, Shura!" sbottò con un gemito, massaggiandosi il
fondoschiena.
Shura
incrociò le braccia, "Sei tu che dovresti accogliere me. Io sono appena
tornato."
"Fa
lo stesso, cazzo. Non ci vediamo da tre anni e la prima cosa che fai è
fracassarmi le ossa!"
"Se
ti fai rompere le ossa con così poco, Angelo, mi ritrovo a dubitare della tua potenza
di cavaliere...E poi sei tu che mi sei comparso alle spalle!"
Angelo
ringhiò, "Non chiamarmi più così! E comunque la tua capacità di stare agli
scherzi fa sempre più schifo!"
"Era
uno scherzo?"
"Certo
che lo era!"
"Quindi
dovevo farmi prendere?"
Angelo
alzò gli occhi e le mani al cielo, braccia tese, e sbuffò, "No, è peggio,
peggio! Come cazzo hai fatto a diventare così!"
"Così
come, scusa?"
Angelo
mosse la mano davanti al viso con fare svogliato, "Già prima viravi
pericolosamente alla lagna, Shura, ma adesso stiamo sfiorando l'impensabile,
lasciatelo dire!"
Shura
inarcò un sopracciglio, "Non capisco cosa intendi, però."
"Eh,
che te lo dico a fare!
"Ma..."
"Lascia
stare, lascia stare," lo interruppe, "In fondo non mi aspettavo niente
di diverso," sogghignò. Ligio al dovere, come sempre. Lo era a cinque
anni, e lo sarebbe stato sempre.
Una
risata divertita attirò la loro attenzione, ed entrambi si voltarono in sua
direzione. Aphrodite era lì, le braccia incrociate al petto, i lunghi capelli
sciolti adesso arrivavano a metà schiena, mossi dal vento in delicate onde
dorate.
Il
sorriso era lo stesso, di scherno, sbruffone al punto giusto. In quel momento,
però, piegato in un ché di affettuoso. Nostalgico, forse.
"T'oh,
è arrivata pure la principessina: in ritardo come nelle migliori
tradizioni!" lo accolse Angelo.
Aphrodite
non commentò quell'uscita, perché se l'aspettava e, se doveva essere del tutto
onesto, gli faceva anche piacere. Un po' -neanche tanto poco, ma non l'avrebbe
mai ammesso- gli era mancata, la linguaccia dell'italiano.
"Ma
quindi ce l'hai fatta, eh? Speravo di poter approfittare della tua morte per
farmi un viaggetto in Groenlandia!"
Aphrodite
si portò le mani ai fianchi, "Sei uno stronzo, Angelo!"
"Qua
l'unico stronzo sei tu, che sei tornato dopo di me, hai superato la mia Casa, e
non hai fatto nemmeno un fischio! E poi, cazzo, smettetela di chiamarmi
così!"
"Volevo
aspettare il ritorno di Shura," si difese lo svedese, "No, Shura?
Diglielo anche tu, era il patto!"
Shura
scrollò le spalle, "Il patto era solo che ci saremmo ritrovati qua tutti e
tre, veramente."
In
un gesto perfettamente sincronizzato, tanto da far scattare un sorriso anche in
Shura, Aphrodite e Angelo alzarono gli occhi al cielo.
"Dei,
ma tu prendi sempre le cose così tremendamente alla lettera?" gli chiese
Pisces, scuotendo il capo.
"Temo
che su questo Shura sia come il vino: più invecchia...più peggiora!"
"Il
vino non peggiora, però."
"Shura
sì."
"Ma
di che state parlando?!" sbottò il diretto interessato, schioccando la
lingua.
Aphrodite
e Angelo si scambiarono appena un'occhiata, prima di scoppiare a ridere. Pisces
si avvicinò all'amico e gli passò un braccio intorno alle spalle, ancora
ridendo, "Ti stiamo solo prendendo un po' in giro!"
"Questo
l'avevo capito!"
"Allora
il tuo maestro qualcosa te l'ha insegnata!" schioccò Angelo, "Un po'
d'intuito, almeno!"
"Attento
Angelo!" esclamò Aphrodite, guardando lo scattò che aveva fatto la mano di
Shura, "Rischi che Excalibur ti tranci la lingua!"
Shura
sospirò, scansò il braccio di Aphrodite e incrociò di nuovo le braccia,
"Voi due non siete cambiati davvero di niente!"
"Nemmeno
tu, credimi!"
"Non
diciamo scemenze!" li bloccò Aphrodite, scostandosi con un gesto elegante
i capelli dalle spalle, "Io sono molto, molto più bello!"
Nessuno
dei due rispose, ma Angelo ammise che sì, in effetti Aphrodite era sempre più
bello. Lui si che era come il vino, che più invecchiava più migliorava. Ma di
certo non sarebbe stato lui ad alimentare l'ego smisurato di quel pazzo del suo
amico.
Si
ritrovò a voltarsi anche verso l'altro, verso Shura. Shura aveva la loro età,
anche se essendo di Gennaio a differenza loro aveva già compiuto undici
anni...eppure notò che sembrava molto più grande. Non sapeva che genere di
allenamento aveva fatto lì dov'era andato, ma Shura non mostrava affatto i suoi
pochi anni.
Neanche
lui, ammise; ma lui, almeno, poteva accampare la scusa di avere dei colori da
vecchio, con quei capelli grigi.
"Ma
cosa ancora più importante!" esclamò d'improvviso Aphrodite schioccando le
dita e facendolo sobbalzare. Era completamente immerso del suoi pensieri e la
voce trillante dell'amico gli aveva martellato un timpano.
"Cavolo,
Dite! Cos'hai, un megafono al posto delle corde vocali?!"
"Ma
come ti permetti! Cafone! Guarda che anche la tua voce è fastidiosa!"
"Mai
come la tua!"
"Siamo
ancora dei bambini, è normale che...-"
"Lascia
stare, la conosciamo anche noi la spiegazione scientifica, Shura!"
esclamarono in coro, divertiti.
Shura
scrollò le spalle, per nulla indispettito per essere stato interrotto così su
due piedi.
Poi,
Aphrodite saltò su, "Com'è che mi hai chiamato?"
"Chi,
io? Dite. Che è, non ti piace? Guarda, vedi già di fartene una ragione perché
Aphrodite è troppo lungo, mi rompe! O Aphro o Dite,
scegline uno e facciamola finita prima ancora di iniziarne una tragedia!"
Lo
svedese per risposta storse il naso, "Guarda che non stavo dicendo niente!
Pensavo solo che ti fossi scordato come avevo scelto di chiamarmi!"
"Nah. E chi se lo scorda," fece, senza aggiungere
altro. Poteva essere per svariati motivi, in fondo; tipo il fatto che si
chiamasse come una Dea. Ma se quell'egocentrico voleva sentirsi per forza
importante, non l'avrebbe certo fermato lui.
"Comunque
mi piacciono," sorrise infatti, proprio come aveva pensato l'altro,
crogiolandosi in chissà quale brioso pensiero, "Sì, chiamami come
preferisci."
"Grazie
della concessione."
"Che
cosa stavi dicendo, prima, Aphrodite? Cosa c'è di più importante?"
"Ah,
sì, giusto!" fece l'altro, puntando poi il dito verso Angelo che dovette
sforzarsi per non fare un passo indietro. "Il tuo nome! Avevi detto che ci
avresti detto il tuo spaventoso nome!"
Angelo,
a quel punto, si aprì in un enorme sogghigno, "Pensavo non me l'avreste
più chiesto!"
"Beh,
potevi dircelo anche se non te lo chiedevamo."
"Ma
anche no, cacchio! E che gusto c'è, Shura?!"
"Che
gusto c'è a fare cosa? E' solo un nome, visto che non vuoi più essere chiamato
Angelo."
"Voleva
la presentazione ad effetto, il signorino. Non è vero, Angelo?"
"Ancora?"
ringhiò Cancer, puntando gli occhi innaturalmente rossi sugli amici,
"Ascoltatemi bene, perché non lo ripeterò! Imprimetevelo in testa, perché
sarà il nome del nuovo, terrificante Cavaliere del Cancro! Provate a scordarlo,
e vi spedirò tutti nella bocca dell'Ade...-"
"Taglia
corto!"
"Taci!"
L'idea
gli era venuta mettendo piede per la prima volta nella Quarta Casa. Ci aveva
pensato per anni, tutti i giorni, ma non aveva mai trovato niente di davvero
accattivante, terrificante...insomma qualcosa di adatto a lui.
Poi,
entrando nella dimora che avrebbe custodito da quel momento in poi, per tutto
il resto della sua vita, le aveva viste: le maschere.
Non
ce ne erano tante, di maschere mortuarie, lì alla Quarta, e probabilmente erano
lì solo per celebrare il potere che di solito era racchiuso nei custodi della
Costellazione del Cancro; la vita e la morte delle persone, e la possibilità di
mandarle nell'Ade.
Si
chiese se quelle specifiche maschere fossero di gente a caso o di qualche suo
predecessore. Se fossero semplici calchi di gesso o...o se si potessero
ottenere anche in altro modo.
Se
potesse riempirci la casa, per esempio. Oh, quello si che sarebbe stato
terrificante! Se la figurava già, la sua casa, piena delle facce dei defunti,
magari di gente che lui stesso aveva ucciso. Nessuno avrebbe più avuto il
coraggio di mettervi piede. Ed in fondo a chi poteva mai importare se, durante
qualche missione, si fosse anche portato a casa qualche souvenir qui e lì?
Bastava
non farsi beccare troppo platealmente.
"Deathmask
di Cancer!" riuscì quindi a dire, annunciando il suo nuovo nome con
tronfio e orgoglio.
Deathmask,
proprio così.
Il
suo nuovo nome fu accolto da un profondo silenzio, durante il quale né Shura e
Aphrodite dissero nulla. Poi, piano, in un pigolio che Deathmask decise di
decifrare come spaventato, Shura prese parola.
"Deathmask?"
"Esatto!
Da adesso in poi sarò Deathmask di Cancer!"
Shura
non parlò più, chiuse la bocca e cercò di mantenere un certo decoro. Stessa
cosa, però, non poté dirsi di Aphrodite che, invece, scoppiò in una plateale,
rumorosa risata, dimenticandosi per un attimo persino la decenza.
"Cosa
diamine hai da ridere?!"
"Cioè,
fammi capire," riuscì a comunicare dopo un po', tenendosi ancora la
pancia, "Sei stato a pensarci per tre anni interi e l'unica cosa che sei
riuscito a trovare è stata...Deathmask? Come le due all'ingresso della casa del
Cancro?"
"Nessuno
ha riso quando hai deciso di darti come nome quello di una divinità femmina,
principessina, quindi che cazzo di problemi hai?"
"Nessuno,
per carità! Non vorrei mai decidessi di cercarne un altro: con la fatica che
hai fatto a trovarti quest'originalissimo obbrobrio, il prossimo potrebbe
essere davvero un incubo!"
"Che
cosa vorresti insinuare?!"
"Che
non c'è mai limite al peggio!"
"Io
ti ammazzo! Non ti ci spedisco nell'Ade, non ci sarebbe neanche gusto, ti
faccio diventare direttamente un puntaspilli per rose!"
"Non
credo che ce la faresti...Death."
Shura
sorrise, vedendoli bisticciare animatamente. Deathmask, come voleva farsi
chiamare adesso, se l'era presa così tanto anche per il nomignolo che aveva
minacciato di tirargli i capelli a uno a uno, da vivo, e Aphrodite non era stato
molto contento della cosa.
La
scena lo riportò indietro con gli anni, a quando erano poco più che infanti e
proprio lì, a pochi metri dall'albero sotto le cui fronde erano riparati in
quel momento, si svolgeva la più grande accapigliata che Angelo ed Elias
avessero mai fatto.
E
l'ultima, anche. E poco dopo averlo
aiutato a scacciare tre balordi più grandi che ce l'avevano proprio con Elias.
"Sapete
cosa?"
I
due si fermarono di botto, Deathmask con ancora una ciocca di capelli di
Aphrodite nel pugno e l'altro che reggeva entrambi i polsi dell'amico per
allontanarselo.
Anche
questo gli dava una piacevole sensazione di deja-vu,
doveva ammettere.
"Cosa?"
"Alla
fine trovo che Deathmask sia il nome giusto per lui. Le maschere mortuarie
erano un effigie del defunto, una sorta di ricordo per non dimenticare mai il
suo volto, ma più freddo di un dipinto. In qualche modo è come se fossero state
un tramite fra il mondo dei vivi e quello dei morti, che non è altro che il
compito del Cavaliere del Cancro," snocciolò, lasciando gli altri due a
pendere letteralmente dalle sue labbra. Quando terminò, si limitò a scrollare le
spalle, "Quindi niente. Deathmask va bene."
Aphrodite
sbuffò, tornando a risistemarsi i capelli dopo la confusione creata
dall'italiano. "E sia allora, bene...Deathmask del Cancro!"
Shura
li salutò poco dopo, mentre Deathmask se ne stava ancora lì, a crogiolarsi
appagato della sua fantastica trovata. Lo lasciò solo con Aphrodite, mentre lui
andava ad annunciarsi a Shion e poi a cercare Aiolos
e Aiolia, che aveva iniziato l'addestramento ma era rimasto lì al Santuario.
Aphrodite
si stava ancora sistemando i capelli in un modo che a Deathmask diede
pericolosamente i nervi.
"Me
li hai annodati e scompigliati tutti quanti!" lamentò, "Adesso me la
paghi!"
"Eh,
no, caro! Te la sei cercata tu."
"Neanche
per sogno! Sei un buzzurro e un maleducato, come tre anni fa."
"E
tu sei insopportabile!"
"Troppo
facile dare sempre la colpa agli altri!" esclamò, per poi ritrovarsi a
sogghignare, "Ho giusto la punizione adatta."
"Col
cazzo. Punisciti da solo, io me ne vado a Casa!"
"Non
se ne parla...Angelo! Adesso mi aiuterai a sistemare il giardino della
Dodicesima, o quella potrebbe diventare casualmente la tua tomba."
"Non
mi faccio certo spaventare da certe cose, principessina."
Aphrodite,
per risposta, materializzò una rosa bianca. La più pericolosa. E lo sapeva
anche Deathmask, anche se solo per sentito dire, visto che non l'aveva ancora
mai visto combattere.
"Prima
non ti ho detto niente, Angelo, ma chiamami ancora così e la prossima maschera
della Quarta Casa sarà la tua. Mi assicurerò personalmente che venga fuori un buon
lavoro."
"Come
se potessi farmi paura!"
"Bisogna
solo vedere se è più veloce il tuo dito o la mia rosa," minacciò
Aphrodite, "No?"
"Cerchi
rogne?" assottigliò gli occhi Cancer, sulla difensiva.
Aphrodite,
però, si aprì in un gran sorriso, destabilizzandolo per un attimo, "Cerco
manodopera!" esclamò solamente, approfittando dello smarrimento
dell'altro, seppur minimo, per afferrarlo a iniziarlo a trascinare fino alla
sua Casa.
"Ma
perché mai dovrei accettare! E perché io!"
"Te
l'ho detto, devi farti perdonare, e poi siamo amici e non ci vediamo da
parecchi anni, ti pare?"
"E
questo dovrebbe convincermi?"
"Coraggio,
non stiamo qui a lamentarci. Non pianterò Demon Rose,
quindi puoi stare tranquillo: non saranno velenose."
"Ma
a me non me ne frega proprio un accidenti, brutto bastardo! Perché non l'hai
chiesto anche a Shura?"
"Lui
è impegnato con Sagitter, no?"
"Sempre la solita scusa!"
"Si
vede che la prossima volta incastreremo anche lui," sogghignò Aphrodite.
Deathmask
sbarrò gli occhi, in risposta, "Ma quale prossima volta? Col cazzo che ci
sarà una prossima volta, Aphrodite!"
Angolino Autrice:
Lo so, avevo detto nessun
proseguo per Som Du, ma all'ispirazione non si
comanda, no?
E sì, so anche che gli anni
di allenamento, di norma, sono 6. Ma Kurumada ha
fatto un gran pastrocchio con le età dei pg e il mio
trio aveva 6 anni quando è partito per addestrarsi, e dopotutto se i piccoli
sono stati investiti a metà addestramento, chi mi vieta di fare altrettanto a
loro? E' stato Kurumada il primo!!
Non ho letto Episode G e non ricordo se fosse Shura quello ad aver vinto
l'armatura uccidendo il suo maestro, comunque noi non sappiamo quali siano le
prove da superare per diventare Gold, in Last Canvas Sisifo si batte contro Lugonis,
però qui loro non si sono allenati in Grecia, quindi l'avversario doveva essere
qualcun altro. Il maestro, ho supposto. All'inizio volevo farlo uccidere anche
ad Aphro, ma mi sembrava ripetitivo visto che la
vince così anche Shura.
Appunto sulle maschere.
Dunque, io sto leggendo a singhiozzi ND perché non mi piace. Però mi è parso
che già ai tempi di Deathtoll le maschere, sui muri
del quarto tempio, ci fossero già! Quindi il deviato mentale non era Deathmask,
tutto sommato. Le mie, però, sono classiche maschere mortuarie in gesso fatte
in onore dei defunti, niente di terrificante. Sarà Angelo poi a prenderci la
mano.
Per il momento, comunque, da
qualche cosa si doveva pure iniziare, non vi pare?? XP
Spero che possa essere di
vostro gradimento, fatemi sapere cosa ne pensate.
Un bacione forte,
Asu