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Autore: Chocolatewaffel    23/06/2018    1 recensioni
In un mondo dove il soprannaturale è reale i vari stati hanno creato delle squadre d’elite per affrontarlo ma, se in una squadra sono presenti un Namjoon che distrugge troppe cose ed uno Yoongi che ne fa esplodere troppe altre il governo Sudcoreano si trova costretto a mandare la squadra in America per un periodo di riabilitazione.
Eileen finalmente è al college, si è lasciata alle spalle i tormenti della sua vita da liceale ed è pronta ad affrontare una tranquillissima e normalissima vita universitaria. Questo, almeno, fino a quando che le storie che le raccontava sua nonna quand'era piccola non sono semplici storie e che la parola "normalità" non rientra nel vocabolario della sua famiglia da generazioni.
Genere: Commedia, Dark, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Non fidarti ciecamente di quello che vedono gli occhi, se non
ben allenati possono tradirti, è meglio affidarsi all’istinto.
Il suo apparire così irrazionale è il suo pregio maggiore, lui non
calcola,  lui non raggira, lui ti spinge solo a fare quello che è
meglio per te .

 
 
Il giorno dopo Eileen riuscì ad arrivare a lezione ancora più in ritardo del solito ma, per fortuna, Neema le stava tenendo un posticino accanto al suo. L’idea di dover stare in piedi o accucciata in qualche angolo dell’aula l’avrebbe fatta desistere dal presentarsi ai corsi di prima mattina, il che sarebbe stato un problema non indifferente al momento degli esami.

“ Ti hanno già detto che oggi hai davvero una pessima cera? “

“ Ciao anche a te Neema”

“ No, dico sul serio. La mattina sei sempre piuttosto inguardabile ma adesso... tesoro sembra che tu sia stata investita da un camion... ripetutamente” Neema sembrava davvero seria e, questo, la fece sentire ancora peggio.

Sconsolata nascose la testa tra le braccia incrociate sul banco borbottando qualcosa riguardante il fatto che non tutti potevano essere sempre perfetti come lei, borbottio elegantemente ignorato dalla compagna.

“ Ancora gli incubi?”

Come risposta ottenne solo un mugugno d’assenso e avrebbe lasciato perdere se non fosse per il fatto che Eileen si  era improvvisamente raddrizzata e l’aveva guardata con occhi spalancati.

“ Non crederai mai a cosa è successo ieri!”

“ Hai finalmente deciso di rinunciare alla tua cintura di castità immaginaria?!”

“ Cosa? No! Perché diamine sei così preoccupata della mia vita sessuale?”

“ La cosa che mi preoccupa è che non ci sia nessuna vita sessuale di cui preoccuparsi”. Il tono dispiaciuto che aveva  usato  e lo sguardo capace di trasmettere tutta la compassione che provava per lei per un momento la fecero sentire veramente in difetto. Ma il momento dopo aveva già incontrato lo sguardo divertito dell’amica e si era lasciata andare a delle poco eleganti maledizioni.
 
 
•⁞₪⁞•
 
 
Era alle macchinette appena fuori dalla biblioteca universitaria quando percepì nuovamente il brivido lungo la schiena che le aveva fatto accapponare la pelle il giorno prima.

Cercando di essere più furtiva dell’ultima volta si diede un’occhiata intorno ma, oltre a qualche studente sparso qua e là intento a farsi i fatti propri, non c’era niente che potesse spiegare quella sensazione. La cosa iniziava davvero a stancarla, non voleva dover riaffrontare questi tipi di problemi.

Visto che mancava ancora un’oretta all’inizio del suo turno da “The Druid” decise di portarsi avanti con lo studio, non poteva lasciarsi influenzare da “stupide sciocchezze”, così le definiva suo padre.

Con la cioccolata ancora calda davanti e le cuffiette nelle orecchie si sentiva già meglio, studiare quelle dispense non sarebbe stato un problema o, almeno non lo sarebbe stato se lo studente di fronte a lei non avesse provocato una caduta a catena di oggetti che si era conclusa solo con la sua cioccolata allegramente rovesciata su quello che doveva studiare. Con una lentezza degna di un film horror di terza categoria alzò lo sguardo sul colpevole che era intento a guardarla con occhi e bocca spalancata, come se neanche lui potesse credere a quello che era appena successo.

Le sue scuse a raffica dette con quel tono così affranto e rassegnato la fecero desistere dal mostrare qualsiasi tipo di fastidio.

“Non importa, è stato un incidente” un paio di sospiri profondi ed aveva di nuovo riacquistato la calma, quello che aveva detto era la verità, era stato solo un incidente.

“No, cioè sì, però ormai dovrei essere in grado di evitarli ed invece è sempre la stessa storia” il tono ancora più affranto di prima le fece intuire quanto la vita del giovane dovesse essere piena di incidenti, forse la sua vita era più problematica della sua. Era tanto brutto se si sentiva intimamente rallegrata?

“Non preoccuparti, davvero” controllò veloce le dispense e, no, non erano utilizzabili “Sono solo dispense, basta che vada a farmele ristampare”.

Il volto dello sconosciuto si illuminò di luce nuova, “ Permettimi di pagartele! Ne va della mia coscienza”.

E fu così che anche quel giorno si era ritrovata in compagnia di un ragazzo così bello da non sembrare vero. Cosa stava succedendo al mondo? Aveva passato una vita intera a vedere persone così solo in tv ed ora, da un giorno all’altro, questi modelli usciti direttamente da una rivista continuavano a girarle introno. Era morta e non se ne era accorta?

Namjoon, così si chiamava il ragazzo con la fossetta adorabile e le mani di pastafrolla, alla fine non si era limitato a ripagarle le dispense ma l’aveva anche accompagnata a lavoro rimanendo con lei quasi fino a fine turno. La sua compagnia era stata piacevole e lui era senz’altro un ragazzo gentile ed intelligente. A dirla tutta mentre parlava obbligava le persone intorno, probabilmente inconsapevolmente, ad ascoltarlo ammaliate. Persino il suo burbero datore di lavoro era rimasto affascinato dalla sua nuova conoscenza, questo almeno fino a quando non aveva allagato il bagno. A sua discolpa il bagno degli uomini era sempre stato un po’ difettoso, era ora che qualcuno gli desse il colpo di grazia e costringesse il signor Smith a sistemarlo come si deve.

Namjoon era anche lui un ragazzo estremamente affascinante ma, a dispetto di quello della sera prima, il suo fascino non le aveva fatto perdere la coscienza di sé. Grazie al cielo, ci mancava soltanto un altro buco di memoria.
 

•⁞₪⁞•
 

La giornata seguente si era rivelato privo di incontri interessanti ed, inconsciamente, ne rimase un po’ delusa. Insomma, la sua vita era la classica vita di una semplice studentessa universitaria con pochi amici. Casa, università, lavoro e di nuovo a casa e quegli incontri così fuori dalla sua routine le sembravano essere l’inizio per una vita diversa, completa. Per carità la sua vita non era assolutamente da buttare, aveva delle amiche sincere a cui voleva un bene dell’anima, dei voti dignitosi ed una certa stabilità economica però, qualche volta, aveva la sensazione che tutto ciò le andava stretto. Di solito accadeva nei momenti più insoliti, mentre era a lezione, a lavoro o anche mentre stava semplicemente camminando. Si trattava di pochi secondi di black out in cui sentiva di esser nel posto sbagliato intenta a fare qualcosa di superfluo.

Veloce scacciò il pensiero, aveva tanto lottato per una vita tranquilla senza voci strane né nella testa né sul suo conto che non poteva mandare tutto all’aria per qualcosa di astratto come delle sensazioni. Non poteva deludere suo padre, non ora che sembrava così tranquillo e fiero di lei.

Sospirò esausta, non le piaceva doversi occupare della chiusura ed, ancora meno, le piaceva doversene occupare da sola perché mister “se mai avrai un ragazzo mi capirai” doveva correre dalla sua dolce metà per festeggiare il loro mesiversario. Ok, lei magari non avrebbe mai avuto un ragazzo ma se lui continuava così non sarebbe più riuscito a tenersi un lavoro. Tra mesiversari di primo incontro, primo appuntamento, primo bacio, e tante altre prime volte che non voleva sapere, la situazione stava diventando ingestibile.

La sensazione di ansia era tornata, stupido Turner, proprio oggi doveva lasciarla da sola?

Cercò di sbrigarsi, voleva tornare al campus il prima possibile. Veloce prese le chiavi del locale, per poi affrettarsi ad uscire e ad abbassare la saracinesca. Odiava quella parte. Non erano rare le notizie di negozianti che nel momento in cui davano le spalle alla strada per chiudere il negozio venivano aggrediti per gli incassi della giornata e lei non voleva certamente finire su quella dannata lista0 Non la pagavano abbastanza, grazie tante.

Era così impegnata a maledire il suo collega da non accorgersi della figura che le si era affiancata fino a quando questa non le tirò leggermente la giacca che indossava.

Spaventata la sua mano corse nella borsa per afferrare lo spray al peperoncino che le aveva regalato suo padre – “una ragazza in giro da sola deve sempre prendere ogni precauzione possibile” - ma mollò subito la presa appena notò che si trattava solo di un bambino di circa sei o sette anni. Sembrava timido, nonostante la sua manina non avesse lasciato il lembo della sua giacca aveva tenuto lo sguardo puntato a terra.

Ignorò il sentore di pericolo che le stava annodando le viscere e tirò fuori il sorriso più dolce che possedesse “ Ehi piccolo, ti sei perso?”.

Annuì leggermente tenendo il volto abbassato “Vorrei tanto prendere dei biscotti, potresti farmi entrare?”. Nonostante l’apparente timidezza il tono era stranamente fermo e linguaggio anti fonante per appartenere ad un bambino di quell’età. Ancora una volta ignorò i campanelli d’allarme che stavano cercando disperatamente di attirare la sua attenzione.

“Mi spiace ma ho appena chiuso, se vuoi ti aiuto a cercare la tua mamma o il tuo papà. Hai un numero da chiamare?”

“Non ce n’è bisogno” si voltò velocemente verso la provenienza della voce“ Mi scusi, il piccolo mi è scappato”. Il cliente del tavolo 13 del giorno prima era in piedi come uno stoccafisso a meno di un passo di distanza da lei ignorando tranquillamente tutte le norme sociali di distanza personale.

Veloce fece due passi indietro, non le piaceva stare nel mezzo, si sentiva accerchiata“ Non si preoccupi, l’importante è che sia andato tutto bene”. Ora che li poteva vedere entrambi erano ancora più inquietanti, nessuno dei due la stava guardando ma riuscivano comunque a farle venire i brividi lungo la schiena.

“Bene, allora io andrei” e lo avrebbe fatto alla velocità della luce se non fosse stato per il fatto che il bambino l’aveva riacciuffata ricominciando a domandare dei biscotti.

Voleva correre via e se per farlo doveva dare dei biscotti a quel benedetto bambino allora quello strabenedetto bambino avrebbe avuto quei dannatissimi biscotti.

Stava per riaprire la saracinesca quando all’improvviso si sentì afferrare per il braccio e strattonare dietro ad un altro corpo, lontana dai suoi interlocutori.

“Sparite prima che vi carbonizzi sedutastante”

La parole del ragazzo dette in maniera così incolore quanto minaccioso le fecero distogliere l’attenzione dai due per puntarla sulle spalle del nuovo arrivato, unica cosa che riusciva a vedere dalla sua posizione. Carbonizzarli? Ok erano un po’ insistenti ma così sembrava esagerato. Stava per dar voce ai suoi pensieri quando per la prima volta incrociò lo sguardo dell’uomo, i suoi occhi completamente neri la stavano fissando in maniera inquietante prima di decidere che non valeva la pena di rischiare. Un ghigno derisorio e poi, senza aggiungere altro, se ne andarono.

“Che rottura di coglioni. Dì un po’ ragazzina, ce l’hai un minimo di spirito di conservazione?”

“Cosa..? Quel signore aveva gli occhi neri?”

“Compensiamo con spirito d’osservazione vedo. Sempre meglio”

Il tono annoiato e completamente disinteressato di quel tipo  la stava irritando, la stava trattando come se fosse stupida. Stava pensando ad una risposta decentemente offensiva ma il ragazzo le aveva già dato le spalle e aveva iniziato ad andarsene prima di rigirarsi a guardarla come se fosse la più grande perdita del tempo che avesse mai incontrato.

“Allora ti muovi? Siamo già in ritardo”

“ Siamo?”

“Per il compleanno di Minnie, quello nella tasca è il suo invito, no?”

Eileen di riflesso mise la mano in tasca per prendere il foglietto e rileggere per l’ennesima volta quel semplice “Venerdì ti aspetto alla mia festa di compleanno. L’angelo del cellulare”. Si rendeva conto di essere stata lei a chiamarlo così però era davvero imbarazzante, non poteva firmare semplicemente col suo nome? A proposito, il nome glielo aveva detto? No, lei fino a poco fa non sapeva come si chiamasse quel ragazzo bellissimo e, a dirla tutta, non sapeva nemmeno come si chiamasse quello misterioso davanti a lei. Ed a proposito del ragazzo davanti a lei, come faceva a sapere del biglietto? Ammetteva di aver passato tutte le pause fra un cliente e l’altro per giocherellarci rimettendolo velocemente in tasca davanti al cliente successivo, però era anche vero che quel tipo non lo aveva visto e, diciamocelo, uno così era difficile da non notare.

Che la stesse seguendo?

“ Vuoi una foto?” sopracciglio inarcato e sguardo affilato.

“ Non ho comprato il regalo”.

E no, questo non doveva assolutamente il problema di tutta la situazione eppure era quello che le era venuto spontaneo dire. A quanto pare il ragazzo irritante aveva ragione; non era dotata di spirito di sopravvivenza.

Aveva già iniziato a seguire il ragazzo quando si rese realmente conto di quello che stava facendo, stava seguendo uno sconosciuto per andare al compleanno di un altro sconosciuto in un luogo, neanche a farlo apposta, sconosciuto.

Cercando di non farsi notare provò a cambiare strada tanto quel tipo che camminava davanti a lei non sembrava prestarle davvero attenzione. Si mosse velocemente, prima che la parte più irrazionale di lei prendesse di nuovo il sopravvento, ma il tempo di immettersi in una vietta laterale che si ritrovò di nuovo a fronteggiare lo sguardo beffardo del corvino.

“ Ma cos..?”. Non era possibile che lui fosse già lì, fino a dieci secondi prima era alle sue spalle.

“ Fammi capire, stavi per dare il permesso a dei Bek per ucciderti e ora non vuoi seguirmi? E dire che Neema continua a decantare il tuo istinto”

“ Io non stavo dando il perm.. “ la frase le morì in gola “ Hai detto “Neema”?” .

Un sorriso che sembrava quasi diabolico gli spuntò sulle labbra, la stava denigrando, lo sapeva, ma al nome dell’amica non poté fare altro che seguirlo senza fare troppe storie.
 

•⁞₪⁞•
 

Quando finalmente arrivarono era passata quasi un’ora. Avevano dovuto cambiare due pullman e, visto l’ora tarda, avevano dovuto aspettare parecchio per fare il cambio. Il ragazzo misterioso durante tutto il tragitto non l’aveva degnata di uno sguardo ne tantomeno le aveva rivolto, anzi, sul secondo autobus –quello che ci aveva impiegato più tempo- si era anche appisolato. Poteva approfittare di questo momento di quiete per scappare ma, oltre ad avere l’impressione che sarebbe stata ritrovata facilmente, si sentiva stranamente al sicuro con lui. Probabilmente era perché aveva detto di conoscere Neema o anche perché l’aveva salvata da quei due Bek – così li aveva chiamati? -. Certo, che conoscesse l’amica era ancora da dimostrare e più che salvata l’aveva aiutata a non prolungare oltre quello scherzo di pessimo gusto di quei due con lenti a contatto, però la sua vicinanza le dava una strana sensazione di pace che non era ancora pronta ad abbandonare. L’aura di sicurezza che emanava il corvino era diversa da quella provata con i ragazzi dei giorni precedenti. Se nel primo caso aveva la mente così annebbiata da non riuscire più a distinguere la realtà dalla fantasia, nel secondo aveva assaggiato la pace tipica di quando ti trovi con qualcuno sicuro di sé, affidabile e gentile, ora stava provando una pace più profonda, quasi viscerale. E’ come se conoscesse quel tipo scorbutico da sempre, aveva come l’impressione di potergli affidare la propria vita. Questi ovviamente erano pensieri irrazionali, sempre colpa dei film di Halloween dove la protagonista si innamora del vampiro inquietante di turno. Che questo tizio fosse un vampiro? Ok, no, ora stava decisamente esagerando.

Era così persa nei suoi pensieri da accorgersi che il ragazzo si era svegliato soltanto quando intravide con la coda dell’occhio una figura vestita totalmente di nero scendere dal pullman. Prima faceva tante storie perché lo seguisse e poi era pronto ad abbandonarla lungo la strada?

Per raggiungerlo aveva rischiato di lasciare la propria impronta contro le porte dell’autobus e poteva giurare di aver visto un ghigno divertito su quella faccia da schiaffi che si ritrovava. Stronzo malefico. Ritirava tutto quello che aveva pensato, non gli avrebbe affidato nemmeno Leila -la sua piantina grassa disidratata-  figurarsi la vita.

Lo stava ancora maledicendo mentalmente quando si ritrovò ad ammirare una vecchia villetta in stile coloniale tedesco circondata da un grande giardino ben curato. Il tutto era separato dalla strada da un’alta recinzione ricoperta d’edera e da un grosso cancello all’apparenza arrugginito. Se non fosse stato per il giardino perfettamente in ordine avrebbe dato per scontato che la struttura fosse abbandonata.

“ E’ qui la festa di.. Minnie?”

“ Qui ci viviamo” sembrava gli costasse un’enorme fatica parlare con lei. Odiava ripetersi però: stronzo.

Arrivata sulla soglia di casa l’ansia l’assalì. Ok, era stata un’incosciente fino ad adesso – seppur estremamente affascinante il suo accompagnatore rimaneva comunque uno sconosciuto - ma ora che si trovava lì le sembrava tutto più reale. La curiosità era tanta e la voglia di capire cosa fosse accaduto negli ultimi giorni si faceva sentire ma non era sicura di voler scoprire cosa ci fosse dietro quella porta. No, non era pronta,  stava per girarsi per andarsene quando la porta si spalancò rivelando un altro- ragazzo bellissimo – ecco dove si erano nascosti per tutta la sua vita- con addosso un grembiule rosa pieno di macchie.

“Finalmente siete arrivati! Hoseok stava iniziando a dar di matto, pensava di aver sbagliato a calcolare il pericolo”.

Il ragazzo che fino a quel momento era rimasto dietro di lei si rianimò. “Come se dei fottuti Bek possano essere un problema” la superò senza degnarla di un ulteriore sguardo ed entrò in casa con l’altro ragazzo.

Un sospiro esasperato “Sempre scorbutico” poi le sorrise gentile “Io sono Jin, ma puoi semplicemente chiamarmi  Worldwild handsome” un occhiolino d’intesa  “Prego entra, sei arrivata giusto in tempo, sta per arrivare la torta” .

“Ignoralo, è stupido”

Lo sguardo di rimprovero di Jin costrinse il suo accompagnatore ad andarsene definitivamente, non senza aver alzato gli occhi al cielo in modo plateale,  ovviamente.

Con una cavalleria che non le era mai stata riservata il ragazzo l’aiutò a togliersi la giacca per poi scortarla nel salone dove si trovava il festeggiato insieme ad altri due ragazzi.

“ Jimin è arrivata Eileen, vieni a fare gli onori di casa”

Neanche il tempo di finire la frase che Minnie, no, Jimin, le si era parato di fronte con un sorriso a metà tra l’angelico e l’entusiasta.

“Finalmente sei arrivata!”. Neanche tre parole e stava già pendendo dalle sue labbra, tanto da non accorgersi degli altri due ragazzi che si stavano avvicinando, la sua attenzione era tutta rivolta al suo angelo.

“ I-io non ho un regalo..”

Jin a quella scena guardò male l’amico per poi usare la mano rimasta fino ad ora dietro la schiena dell’ultima arrivata, senza però toccarla, per tirargli uno scappellotto

“Jimin, lo sai, niente poteri in casa”.

L’angelo assunse un broncio adorabile “Ma, hyung, l’altra volta non sono riuscito ad annullare completamente la sua coscienza, se solo mi lasciassi ripr..”

“ No, smettila”

“A Yoongi però nessuno dice mai niente”.  Il broncio del più piccolo si fece ancora più adorabile tanto che stava quasi per prendere le sue parti quando una consapevolezza la
risvegliò dal torpore. Jimin aveva davvero detto che stava cercando di annullare la sua coscienza?

“ Pensi ancora che sia un angelo?” sguardo beffardo e ghigno derisorio Yoongi l’aveva affiancata.

Jin intanto continuava a fronteggiare Jimin “Ragazzino non provarci nemmeno ad utilizzarli su di me, lo sai che non funzionano”.

Il più basso sembrava sul punto di ribattere nuovamente ma un urlo simile ad un “ Namjon no!” seguito da un fracasso di pentole che cadevano ed un sonoro “Merda!” fecero schizzare Jin verso la cucina che si trovava alla loro sinistra.

Il ragazzo che l’aveva accompagnata fino a lì stava fissando le due figure che si stavano indaffarando in cucina per cercare di sistemare il disastro appena accaduto per poi abbandonarsi ad un sospiro stanco “Perché diavolo si ostina ad entrare in cucina?”.

Il gruppetto si limito a scuotere leggermente le spalle davanti a quella che aveva tutta l’aria di essere una domanda retorica ripetuta troppe volte.

Ora che il ragazzo gentile era corso via lei era rimasta da sola a fare i conti con questi quattro neosconosciuti e, dei due che conosceva, sapeva solo che uno era un arrogante menefreghista mentre l’altro aveva cercato di raggirarla – anche se non aveva ancora capito la parte dei poteri e della coscienza -. I due ragazzi nuovi, che avevano da poco abbandonato la loro postazione di gioco per avvicinarsi, la stavano squadrando con estrema serietà. Nonostante si sentisse messa sotto la lente del microscopio e la pressione la stava inesorabilmente schiacciando cercò comunque di calmarsi. Erano amici di Neema quindi dovevano per forza essere delle persone buone. Con questo pensiero in testa cercò di racimolare tutto il suo coraggio per cercare di ottenere delle risposte.

“ Cosa intendeva con “poteri”?”

Il ragazzo più muscoloso del gruppetto fece un passo nella sua direzione mantenendo il contatto visivo “Penso sia ora di dirti la verità, io sono la reincarnazione di Anubi, divinità egiziana dell’oltretomba mentre il nano qui di fianco è uno dei miei sudditi, una mummia bonsai per l’esattezza”. L’apparente mummia bonsai aveva immediatamente spalancato la bocca indignato ma la grossa mano del  terzo ragazzo gli si era schiantata sulla bocca impedendogli di emettere alcun tipo di suono diverso da dei mugugni indistinti. “ Esatto” anche lui aveva uno sguardo estremamente serio “Io invece sono D.Va, un esponente della Mobile Exo-Force dell’esercito coreano, divisione Tank. Il tipo che vedi in cucina – quello con la faccia da cavallo - lui è il mio fedele ippocampo robot”

Lei ci stava provando ad avere una mentalità aperta ma questo era decisamente troppo.

Guardò il ragazzo che l’aveva scortata fino a lì alla ricerca di un segno qualsiasi che le indicasse l’effettiva serietà della coppia ma il corvino, a sua volta, era intento a fissare i due con un sopracciglio inarcato e lo sguardo concentrato per poi scrollare le spalle disinteressato ed andarsene verso la televisione.

“ Merda! Avrei dovuto pensarci io! Dimenticati quello che ti ho detto e..”

“Mi state prendendo per il culo?” il tono di voce le era uscito più incolore di quanto si aspettava. Probabilmente avrebbe dovuto arrabbiarsi ma la situazione era così fuori dai suoi schemi che si sentiva già esausta.

I due si guardarono un attimo spiazzati prima che il più alto mettesse il broncio “E’ tutta colpa tua, che vuol dire “dimenticati quello che ti ho detto”? Non puoi cambiare versione, Anubi di ‘sto cazzo”

Jimin, finalmente libero dalla mano del compagno, aveva cominciato a borbottare qualche insulto riguardante un maiale muscoloso che avrebbe dovuto portargli  più rispetto.

Questa era una gabbia di matti, non c’erano risposte da trovare, sono solo pazzi.

“Ragazzi ho portato la torta!” una voce incredibilmente simile a quella di Neema attirò l’attenzione di tutti verso l’entrata. “Cos’è questo odore?” un altro paio di profondi respiri “Jimin hai di nuovo cercato di usare i tuoi ormoni?”. Poi il suo sguardo si incatenò con quello dell’amica e nei suoi occhi passò un lampo di preoccupazione.

“ Eileen? Cosa ci fai qui?” lasciò la torta nelle mani del più alto del gruppo per poi andarle incontro studiandola attentamente “Ti hanno attaccato? Stai bene?”

“ Sì, io.. cosa ci fai tua qua? Perché non sapevo niente di questi tuoi… amici?”

Una voce più profonda proveniente dalla direzione della cucina coprì quella dell’amica “Jin mi ha cacciato dalla cucina” seguito da un “ Sinceramente mi stupisco che tu possa ancora metterci piede lì dentro”  detto da non-Anubi che ottenne dei mormorii di assenso da tutti i presenti. E poi accadde l’inevitabile, i loro occhi si incontrarono. Il
Namjoon del disastro appena avvenuto era lo stesso Kim Namjoon che il giorno prima le aveva rovesciato il caffè sul libro. Non era possibile che ci fossero così tante coincidenze, cosa diamine stava succedendo?








Note 

E finalmente sono stati presentati quasi tutti i personaggi e stiamo anche per entrare nel vivo della storia.
Come al solito vi ringrazio per aver letto e per qualsiasi cosa non esitate a contattarmi ♥
  
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