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Autore: angelo_nero    24/06/2018    14 recensioni
Cosa succede se in un gruppo whatsapp si riuniscono cinque autrici pazze per i Saiyan? Tra gli scleri di ieri sera è uscita fuori la domanda: E se Yamcha ci provasse con Bra? Vegeta lo ucciderebbe seduta stante.
Ecco i miei viaggi mentali partono da qui, dall'eventualità che il mollusco ci provi con la figlia del principe.
Dedico questa storia alle responsabili di tutto ciò: Misatona, Cinzia_Vegeta, Padme90 e Shanley.
Vi voglio bene, ma è colpa vostra ♥
Genere: Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bra, Vegeta, Yamcha
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Erano anni che non metteva piede in quella casa senza essere invitato, che si presentasse poi con un mazzo di fiori tra le mani davanti a quella porta erano ancora di più. E nonostante l’esterno di quell’edificio non fosse affatto cambiato dai tempi in cui ci viveva, sapeva benissimo che all’interno avrebbe trovato tutt’altro spettacolo. Sicuramente sulle pareti i quadri in cui lo ritraevano affianco della proprietaria erano stati sostituiti con foto di famiglia e dei figli.
Sospirò colto da un’improvvisa nostalgia data da vecchi ricordi di tutti i momenti in cui lei lo buttava fuori a calci dopo l’ennesima litigata e lui tornava dopo ore con un mazzo di rose, con la speranza che lo perdonasse anche quella volta. Si chiese se anche con il marito si comportasse allo stesso modo o avesse un trattamento speciale da riservare ai loro battibecchi, che a quanto ricordava erano anche abbastanza frequenti. Gli venne un brivido ripensando agli scontri verbali a cui aveva assistito: quell’uomo da arrabbiato incuteva ancora più timore di quanto non lo facesse la sua sola presenza. Come avesse fatto quella donna a renderlo così mansueto negli anni non se lo sarebbe mai spiegato.
Si fece coraggio e posò il dito sul campanello, accanto al lettore di impronte digitali che, un tempo, riconosceva anche la sua come parte integrante della famiglia. Pregò con tutto se stesso che non fosse lui ad aprirgli ma chiunque altro, la sola idea di incontrare quegli occhi gli metteva i brividi.
Per sua fortuna sull’uscio della porta comparvero un paio di occhi azzurro mare e una matassa di capelli legati in una disordinata coda alta. La ragazza lo squadrò da capo a piedi alzando un sopracciglio dubbiosa. La sua presenza lì non era rara ma neanche solita.
Le rivolse un sorriso rilassato, sollevato dall’aver di fronte lei e non suo padre.
- Ciao, Bra!-
- Ciao, Yamcha. Che ci fai qui?-
Il sorriso di Yamcha scemò un po’ di fronte a quella risposta fredda e quasi infastidita, non si aspettava di essere accolto a braccia aperte ma neanche tutto quel risentimento.
- Sono qui per parlare con tua madre, ci siamo sentiti prima al telefono. Mi fai entrare?-
Il guerriero con la cicatrice sulla guancia cercò di sbirciare all’interno oltre le spalle della ragazza che, in piedi con la porta semichiusa gli occupava l’intero campo visivo.
Bra sollevò ancora un po’ il sopracciglio ma si fece da parte, dando modo all’uomo di entrare dentro casa. Chiuse la porta alle sue spalle e lo guidò in salotto, da brava padrona di casa, tornando però a sedersi sullo sgabello davanti all’isola nel bel mezzo della cucina, collegata al salone da un arco bordato di pietra, dove l’aspettava un libro di economia aperto con non troppo voglia.
Yamcha si guardò attorno spaesato, come se fosse la prima volta che vi entrava, sentendosi un pesce fuor d’acqua più del solito. Adocchiò il divano e decise che fosse il posto migliore dove attendere l’amica, probabilmente rinchiusa nei laboratori. Si allentò il nodo della cravatta gialla che portava, in pendant con il completo dello stesso colore, in ansia. Posò il costoso mazzo sul tavolino davanti a sé con attenzione per non rovinarlo e si appoggiò allo schienale, pur rimanendo rigido. Si guardò attorno in silenzio, osservando con poca attenzione i quadri appesi alle pareti ritraenti a più riprese gli abitanti della grande casa a cupola, cercando un appiglio per non sentirsi così fuori luogo in quel posto che sembrava urlare a pieni polmoni la sua estraneità al suo interno. Fece scorrere le iridi sul televisore spento, al di sotto del quale erano riposti due joystick sopra la console di appartenenza. Si chiese se Vegeta giocasse con il figlio ai videogame anche ora che non era più un bambino o se Trunks avesse proprio smesso di usarli.
Il suono delle pagine sfogliate, degli evidenziatori aperti e richiusi e del ticchettio che riproduceva la matita sbattendo contro il quaderno degli appunti era tutto ciò che in quel silenzio quasi spettrale si poteva udire. Yamcha si chiese se fosse sempre tutto così silenzioso.
- Che studi?-
- Economia.-
Bra mise la matita in bocca, prendendo per l’ennesima volta l’evidenziatore sottolineando una frase sul libro scolastico.
- Hai bisogno di una mano?-
La ragazza aggrottò le sopracciglia fermando la mano di botto dall’azione che stava compiendo. Si voltò verso il guerriero sfregiato guardandolo confusa.
- Capisci qualcosa di economia?-
Yamcha scosse la testa volgendo lo sguardo verso la ragazza.
-No.-
Bra tornò a concentrarsi sui suoi studi, voltando le spalle al vecchio amico di famiglia e prestando attenzione alle parole stampate sulle pagine.
- Allora no.-
Yamcha scostò lo sguardo dalla schiena della ragazza, puntandolo sul soffitto impeccabilmente dipinto di bianco.
Passarono diversi minuti nei quali nessuno dei due fiatò. Il silenzio regnò sovrano in quella stanza, interrotto ogni tanto dal clacson di qualche auto di passaggio lì davanti o dal rombo del motore di qualche motorino. Picchiettò le dita sullo schienale del divano, irrequieto e annoiato da quell’attesa. Non che Bulma fosse mai stata una donna puntuale, lo aveva fatto aspettare le ore prima di presentarsi più bella che mai a un appuntamento, però quando si chiudeva nei laboratori a lavorare tendeva non rendersi conto del passare del tempo e perciò si dimenticava di tutto ciò che la circondava. Compreso lui.
Iniziò a muovere la gamba su e giù, in modo nervoso, quasi impaziente si guardò attorno verificando la presenza di altri esseri viventi nella stanza.
- Tuo padre?-
- Camera gravitazionale.-
Scontato.
- Trunks?-
- In giro con Goten.-
Scontato anche quello. I due ragazzi erano legati come fratelli fin da piccolissimi, passavano un sacco di tempo assieme.
Yamcha si mise a contare le macchie presenti nell’intonaco, rendendosi però presto conto che oltre ad essere noioso era stato anche breve. Il soffitto sembrava essere stato ridipinto da poco, perciò non presentava segni di invecchiamento della vernice o di infiltrazioni. Pensò di accendere la tv ma non vide il telecomando da nessuna parte e non aveva alcuna voglia di ribaltare il salotto alla sua ricerca. Sbuffò annoiato pregando che la donna uscisse al più presto dai laboratori.
- Yamcha?-
La voce di Bra lo colse di sorpresa tanto da farlo sobbalzare. Si voltò nella sua direzione, scontrandosi con quello sguardo azzurro così simile a quello della madre.
Bra inclinò leggermente la testa di lato, i lunghi capelli azzurri andarono ad accarezzare la spalla lasciata scoperta dalla canottiera nera.
- Ti va se ti ripeto la tesina? Dirlo al muro non è molto costruttivo.-
Tesina? Per la maturità? Bra era già arrivata al quinto anno di liceo*? Cavolo come passava veloce il tempo! Se la ricordava in fasce tra le braccia di un’orgogliosissima Bulma o a cinque anni seduta sul prato accanto a un altrettanto orgoglioso Vegeta. Invece stava già preparando la maturità. Ora che ci rifletteva era giugno inoltrato, di lì a poco sarebbero iniziati gli esami orali per i maturandi. Chissà se la principessa dei Saiyan era intelligente come la madre?
- S-sì. Certamente.-
Bra gli sorrise e, afferrata la mappa concettuale plastificata dal tavolo, scese con un balzo dallo sgabello dirigendosi a passo svelto in salotto.
Yamcha si vide costretto a distogliere lo sguardo imbarazzato dal corpo di giovane donna posseduto dalla ragazza. Le forme piene a mala pena contenute in una canottiera legata sotto al seno e un paio di pantaloncini sportivi veramente corti. Gli addominali scolpiti facevano capolino sulla pancia piatta della giovane, tradendo un costante allenamento giornaliero che il suo sangue guerriero richiedeva.
Bra gli mise in mano la mappa e i suoi appunti, poi si sedette al suo fianco sul divano incrociando le gambe. Gli spiegò in breve la sua idea, dicendogli che non era necessario che capisse ciò che diceva ma che le dicesse quando non seguiva gli appunti divagando. Poi si schiarì la voce, si posizionò meglio e iniziò a parlare.
Yamcha voleva veramente aiutarla con lo studio, quella ragazzina gli stava a cuore nonostante fosse figlia di un uomo che non voleva vedere manco con il binocolo. E in un primo momento riuscì a prestare attenzione alle sue parole seguendo ciò che aveva ordinatamente scritto a matita sul quaderno ma quando fece il madornale errore di alzare gli occhi dal foglio per posarli sul suo viso, la sua concentrazione andò a farsi un giro. Si ritrovò a pensare che Bra fosse proprio una bella ragazza: capelli lunghi azzurri e occhi dello stesso colore ma ti di una tonalità più scura. Identica alla donna che l’aveva generata. Persino le labbra erano quelle di Bulma! Poteva sembrare una comune terrestre a una prima occhiata ma Yamcha riuscì a scorgere qualcosa della figura paterna in lei, a partire dalla forma degli occhi, dal naso, dal fisico asciutto ma allenato. Le espressioni poi erano quelle del Saiyan che lui tanto odiava, soprattutto quando aggrottava le sopracciglia o ne sollevava uno. Eppure quel connubio tra i tratti delicati della scienziata e quelli più netti del guerriero aveva creato una perfetta armonia sul viso di Bra, rendendo la sua bellezza ricercata e unica.
Scosse la testa cercando di cacciare via quei pensieri, era la figlia di una sua carissima amica, non che ex ragazza storica, diamine! Non poteva fare apprezzamenti del genere su di lei. Anche se era tutto nella sua testa e non vi era nulla di lontanamente erotico in quei pensieri, l’idea che Vegeta potesse venir a sapere di quegli apprezzamenti non gli piaceva affatto.
Però alla fine Bra era maggiorenne, quindi non stava facendo nulla di male. No?
- ...cha? Yamcha mi stai ascoltando?-
Il guerriero si riscosse mettendo a fuoco prima le dita che la ragazza gli stava schioccando davanti al naso e poi la sua figura. Si era incantato a guardarla? Non si era reso conto che aveva smesso di parlare talmente tanto era preso ad ammirarla. Kami, che figura.
- Eh? Sì, ti ascolto!-
La ragazza incrociò le braccia la petto alzando un sopracciglio poco convinta.
- Ma davvero? Cosa stavo dicendo?-
Bella e intelligente. La degna figlia di sua madre. Sicuramente aveva pure un bel caratterino derivante dal sangue guerriero che le scorreva nelle vene.
- Allora!?-
- Eh? Sì, ecco… ehm… stavi dicendo che…-
Panico. Non aveva ascoltato una singola parola di tutto quello che aveva detto. Posò gli occhi sulla mappa e sparò la prima cosa che adocchiò, senza pensare se avesse o meno logica.
- Stavi parlando di… Di economia! Del PIL, sì di economia.-
Bra gli sorrise in modo strano prima di sciogliere le braccia dalla posizione preferita del padre e fissarlo dritto negli occhi. Fece scioccare la lingua sul palato prima di parlare.
- Ma bravo, vedo che non hai sentito nulla di ciò che ti stavo dicendo.-
Gli sfilò i fogli dalle mani e glieli diede in testa, poi si alzò dal divano emettendo un lamento esasperato.
Quando la ragazza gli diede le spalle Yamcha potè notare un particolare a cui non aveva minimamente fatto caso prima di quel momento.
- Bra…! Ma tu hai… hai la… hai la coda!-
La ragazza si fermò esattamente sotto l’arco, guardando prima l’uomo seduto sul divano poi le proprie spalle ove la lunga appendice sbucava fuori da un foro praticato sui pantaloncini. Avvolta attorno alla vita, Bra non ci faceva più nemmeno caso.
- Oh, sì. È spuntata durante un allenamento, papà dice che probabilmente è perché mi sto sforzando troppo.-
Yamcha la vide srotolare e riavvolgere la coda attorno alla vita più volte con non calanche, quasi fosse una cosa normale avere un’appendice pelosa che ti sbuca dalla schiena. O meglio per lei e tutti i Saiyan lo era, per lui un po’ meno. Sicuramente Goku non ci avrebbe fatto neanche caso.
- Dopotutto sono una Saiyan anche io.-
Riprese a camminare lanciando poi il materiale scolastico sull’isola della cucina. Per quel momento ne aveva abbastanza dello studio, avrebbe ripreso quando il fratello sarebbe tornato e le avrebbe dato una mano. Volente o nolente. Tornò in salotto dopo aver preso dal frigo una bibita fresca, aprì la lattina e fissò accigliata il guerriero con la cicatrice ammonendolo con lo sguardo per la poca attenzione che aveva prestato ai suoi studi.
Yamcha si sentì trapassare da quello sguardo, gli ricordava quello che gli rivolgeva Bulma quando stavano assieme. Abbassò il proprio sulle mani, incapace di sostenere un ammonimento, verbale e non.
Bra si lasciò cadere su una delle poltrone, sorseggiando con calma il tè freddo che si era procurata, e meritata.
Calò il silenzio nella stanza e Yamcha si sentì nuovamente a disagio. Osservò l’orologio da polso che portava, constatando che fosse passata ormai un’ora da quando era arrivato e di Bulma neanche l’ombra. Fissò di sottecchi la ragazza che, con le gambe accavallate e i piedi scalzi sul tavolo si godeva il contenuto gelato contenuto nella lattina che stringeva fra le dita.
Fece un respiro profondo, prendendo coraggio. Non pensava di arrivare a tanto ma la donna con i capelli azzurri non sembrava volerli degnare della propria presenza, avrebbe preferito parlarne prima con lei. Quella era proprio l’ultima spiaggia.
- Bra?-
La ragazza spostò lo sguardo su di lui, pur continuando a bere indisturbata.
- Mh?-
Yamcha tenne gli occhi fissi sulle scarpe eleganti che portava, per paura che se avesse incrociato gli occhi blu della ragazza si sarebbe tirato indietro. Si portò una mano dietro il collo, in imbarazzo.
- Che ne dici se una sera andiamo a farci un giro? Ti offro la cena e qualcosa da bere oppure possiamo fare una passeggiata.-
Silenzio.
Non una parola dalla giovane Saiyan seduta a meno di due metri da lui. Non ebbe il coraggio di alzare lo sguardo per spiare la sua espressione, perciò lo mantenne fisso sul pavimento pregando che la ragazza si decidesse a proferir parola. Perchè doveva aver ripreso il mutismo del padre e non la parlantina della madre? Avrebbe preferito essere preso a parolacce piuttosto che quel silenzio assurdo. Gli sudavano le mani, gelate nonostante i trenta gradi esterni. La gamba destra prese di nuovo a muoversi in maniera nervosa incontrollata e lui sudava freddo.
Poi Bra scoppiò in una risata, attirando la sua attenzione e costringendolo a portare lo sguardo sulla sua figura. La ragazza aveva gettato indietro la testa, ridendo di gusto. Il suono gli riecheggiava nel cervello, un suono da brividi.
Chi avesse visto Bra per la prima volta avrebbe detto che ella non poteva che avere una risata delicata e femminile, dato il suo aspetto apparentemente fragile e delicato. Ed infatti Bra rideva esattamente come tutti si aspettavano facesse: emetteva un suono soave, quasi trattenuto, con una mano posta davanti alla bocca. O meglio, lo faceva con i suoi coetanei, a scuola e con chi si aspettava tale comportamento da lei. Peccato che la sua vera natura fosse un’altra, ben nascosta sotto la divisa perfettamente pulita e il trucco leggero che applicava ogni mattina.
La risata di Bra era potente, quasi gutturale, fragorosa ma glaciale. Di scherno, rideva la ragazza. Un suono molto più cinico di quello che il suo aspetto potesse mai far trapelare. Un suono che soltanto la sua famiglia e pochi abietti conoscevano. Un suono che somigliava fin troppo a quello emesso dalla risata del Principe dei Saiyan, suo padre.
A Yamcha gli si accapponò la pelle nell’ascoltarla, com’era possibile che da un essere così grazioso venisse fuori un suono tanto malvagio? Gli ricordava la risata emessa da Vegeta la prima volta che aveva messo piede sulla Terra, con l’intento di sterminarli tutti. Derisoria, gelida e malvagia. Tutto insieme. Un diavolo con le sembianze di un angelo.
La risata della ragazza scemò e il terrestre, per quel poco che la conosceva, sapeva che avrebbe potuto rivolgersi a lui in due modi: quello terrestre, che si limita a scuotere la testa divertita e a prenderlo in giro, e quello Saiyan, che lo scherniva fino ad umiliarlo facendo brillare le iridi color del mare di malvagia ilarità. Indovinate quale scelse Bra.
- Ne hai di fegato, terrestre. Cos’è, siccome hai fallito con mia madre ci provi con me?-
Bra era tanto bella quanto sadica e questo suo aspetto terrorizzava Yamcha, che si vedeva spesso a doversi scontrare con i suoi cambiamenti improvvisi di umore e personalità. Se non conoscesse i geni responsabili di tutto quel casino avrebbe affermato che la ragazza avesse urgente bisogno di un consulto psichiatrico.
- Non eri fidanzato con quell’oca dai capelli tinti?-
Yamcha sbuffò.
- Chi Marion? Mi ha mollato due mesi fa per un tizio ricco sfondato.-
Il guerriero la sentì ridacchiare sottovoce e fu percorso dall’ennesimo brivido in quel pomeriggio. Forse sarebbe stato meglio se se ne fosse rimasto a casa.
Bra si alzò con eleganza e andò a buttare la lattina ormai vuota. Quando tornò si fermò a un passo dal divano, braccia incrociate e ghigno di derisione stampato in faccia. Alzò un sopracciglio e Yamcha rivide in lei l’immagine di Vegeta.
- Prima sei stato mollato da mia madre e ci hai provato nonostante stesse con mio padre e avessero già mio fratello, poi con l’ex di Crilin che per quanto finta non è esattamente brutta. Ora ci provi con me, che ho almeno quarant’anni in meno di te. Hai una sorta di feticismo per i capelli azzurri?-
Colpito e affondato, il guerriero sfregiato abbassò la testa sconfitto.
Bra rise di nuovo, come prima. In quel modo che metterebbe i brividi anche al più temerario degli uomini. Guardarla poi metteva ancora più terrore: la risata malvagia di Vegeta su un corpo che portava i colori di Bulma. Quei due devono averlo fatto apposta a creare un figlio così, altrimenti non si spiegava.
Però non poteva tornare a casa a mani vuote, a costo di umiliarsi doveva riuscire a convincere la ragazza a uscire con lui. Tanto ormai cosa aveva da perdere?
- Cosa diavolo fai!?-
Bra si ritrovò improvvisamente le gambe bloccate da un disperato Yamcha che, pronto a perdere quel minimo di dignità rimastogli, le si era praticamente buttato addosso impedendole di fare anche solo un passo.
- Ti prego, Bra! Vieni con me domani alla cena con la squadra! Ti compro quello che vuoi!-
Ma di che diavolo stava parlando quell’idiota!? Tentò di scrollarselo di dosso con poco successo.
- Cosa vai blaterando!? Di che cena stai parlando?-
- Domani sera devo andare a una cena con tutta la squadra ma sono tutti sposati o fidanzati, persino il mister ha una compagna! Non posso presentarmi da solo, capisci?-
Bra tentò di staccarlo dalle proprie gambe spingendolo via dalla testa ma Yamcha sembrava ostinato a non volerla lasciare andare. Gli tirò i capelli sperando di fargli abbastanza male da costringerlo a lasciarla stare.
- Ti scongiuro, Bra! Ti compro tutto quello che vuoi! Cibo, vestiti, gioielli, telefoni, tutto!-
Il guerriero continuò imperterrito a supplicare la ragazza che tentava in ogni modo di toglierselo di dosso con pochi risultati. Riuscì a liberare una gamba in un momento in cui Yamcha aveva allentato la presa ma lui in compenso si ancorò alla sua vita con tutte le sue forza, costringendola a trascinarselo dietro quando tentò di fuggire.
- Assolutamente no! Puoi scordatelo! Sei venuto qui per chiedere questo a mia madre, di venire con te per non farti sfigurare davanti ai tuoi amici.-
Yamcha tirò su con il naso come un bambino, fissando con occhi sgranati la ragazza che teneva bloccata.
- Sì. Vedi che mi capisci? Vieni con me, per favore!-
- Ma sei sordo o cosa!? Ho detto di no! Non ho alcuna intenzione di venire con te a una stupida cena! Non sono una delle tue ragazze trofeo!-
- Ti scongiuro! Fallo in nome della nostra amicizia! Per favore, Bra!-
Bra cominciava ad innervosirsi, trascinarsi un peso morto piagnucolante per tutta casa non era esattamente l’idea di pomeriggio che aveva in mente. Doveva scrollarselo di dosso prima di dare di matto.
- No! La conosci la parola “no”? No è no! Basta! Mollami ora!-
Ma l’uomo sembrò non ascoltarla, serrando ancora di più la presa sulla vita della ragazza che vagliò la possibilità di colpirlo con la coda per toglierselo di torno. Era asfissiante, ora capiva perché la madre lo aveva mollato trent’anni prima. E capiva pure perché lo mollavano tutte, chissà che rottura avere a che fare con un tipo del genere.
- Yamcha, cazzo, mollami! Non costringermi a colpirti!-
- Ti lascio andare se mi accompagni domani!-
- Ancora!? Ho detto di no! Hai pensato a cosa potrebbe succederti se mio padre lo venisse a sapere!?-
- Non mi importa! Correrò il rischio, però ti prego vieni con me!-
Bra odiava i piagnistei, sopratutto se fatti da uomini adulti come Yamcha. Anche se era lei la prima a piagnucolare quando non riusciva ad ottenere qualcosa che voleva, sopratutto con il padre.
- Yamcha smettila! Mi stai dando sui nervi.-
- Eddai, Bra! Che ti costa? Ti pago anche la cena!-
- Oddio che palle! No!-
Tentò per l’ennesima volta di staccarsi l’uomo di dosso con le buone ma la sua pazienza aveva un limite, molto ampio a dire il vero, e lui stava per raggiungerlo. A quel punto non avrebbe risposto delle proprie azioni, né del decesso dell’amico di famiglia.
- Che sta succedendo?-
La voce profonda del Principe dei Saiyan tuonò all’interno della stanza attirando l’attenzione dei due litiganti che si voltarono immediatamente verso l’inizio del corridoio. Vegeta, asciugamano al collo e torace scoperto, sembrava essere appena uscito dalla doccia post allenamento a giudicare dai jeans scuri indossati e dalle sneakers ai piedi. Entrambi non adatti alla camera gravitazionale.
Il suo sguardo d’ossidiana saettò sui due, soffermandosi prima su Bra e poi su Yamcha. Si scurì quando vide le braccia del guerriero terrestre ancorate alla vita della figlia. Scoprì i denti, il principe, in un ringhio silenzioso.
- Tu!-
Yamcha, capito di essere in pericolo, scattò in piedi lasciando finalmente la presa sulla vita di Bra. Mise le mani avanti e ridendo in difficoltà fece un passo indietro.
- Ciao, Vegeta. Andato bene l’allenamento?-
Il Saiyan si mosse nella sua direzione, un passo alla volta, predatore. L’altro arretrò spaventato, evitando accuratamente di incrociare il suo sguardo furibondo.
- Ci stavi provando con Bra.-
Yamcha sussultò spaventato. Non era una domanda quella posta da Vegeta ma scosse la testa con veemenza ugualmente, cercando di dissimulare. Diamine ci mancava soltanto il Principe dei Saiyan arrabbiato.
- M-ma no! Ecco ero venuto qui per parlare con Bulma, volevo invitarla a venire a cena con me domani e...-
- Quindi eri qui per Bulma.-
Yamcha vide gli occhi del Saiyan brillare di una strana luce mentre continuava ad indietreggiare, senza rendersi conto di star girando in tondo. Troppo occupato a tentare di calmare le ire del sovrano di quel pianeta esploso tanti anni prima. Non amava avere a che fare con Vegeta quando era calmo figuriamoci da infuriato.
- No! Assolutamente no! Cioè sì, ma non nel senso che credi tu! Vedi domani ho una cena importante ma non ho un’accompagnatrice e siccome sono tutti sposati volevo...-
- Sai, terrestre, gli anni passano ma tu continui a non capire che le tue scuse del cazzo non mi interessano. Come continui a non capire che devi stare lontano dalla mia famiglia.-
Il terrestre ingoiò a vuoto, spaventato a tal punto che gli si era seccata la gola. Inciampò nei propri piedi, finendo con il culo per terra ritrovandosi a fissare gli occhi spiritati del principe dal basso verso l’alto. Indietreggiò a gattoni terrorizzato.
- A-ascolta Vegeta, possiamo parlarne che ne dici eh? Vedrai che se chiedi a Bra ti dirà che è stato tutto un terribile malinteso, vero Bra?-
La ragazza alzò le spalle indifferente e si sedette sul bracciolo del divano.
Yamcha deglutì ancora pensando ad un modo per uscire da quella situazione così scomoda quanto pericolosa. Doveva far lavorare quel poco cervello che aveva o l’altro l’avrebbe polverizzato!
- A- aspetta! Non ero qui con intenzioni strane, ho pure portato un mazzo di fiori! Vedi?-
Ma l’indice del ragazzo non indicò mai le rose poggiate sul basso tavolino di fronte al sofà. Piuttosto si scontrò con qualcosa di più morbido e sodo. Quando si voltò si rese conto di avere praticamente la mano sul seno della figlioletta del principe. Era morto.
La vena sulla tempia di Vegeta pulsò irosa minacciando di esplodere da un momento all’altro mentre il Saiyan stringeva con forza un pugno fino a far sbiancare le nocche. Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. Prese dal colletto il guerriero e lo lanciò fuori dalla finestra con tutta la forza che possedeva.
- Fuori da casa mia!-


L’ultima cosa che Yamcha ricordava, quando si risvegliò sul pianeta di Re Kaioh, era il sole fin troppo vicino. Poi il buio. Ora specchiandosi nel piccolo laghetto del pianeta, si rendeva conto di aver avuto a che fare con l’atmosfera oltre che con Vegeta, e di aver perso anche quella battaglia. Sospirò fissando la sua immagine mezza bruciacchiata mentre Re Kaioh gli si avvicinava.
- Sta volta l’hai fatta grossa ragazzo. Prega che i tuoi amici ti riportino in vita quando le acque si saranno calmate o tornerai qui molto presto.-
Yamcha si passò le mani sul viso in un gesto disperato: e lui che voleva semplicemente fare bella figura con i compagni!

 

*ho preso in considerazione il tipo di studi italiani e non quelli Giapponesi, Bra prepara la maturità e ha diciannove anni.



AngoloAutrice:
Buonsaaaalve. 
Da dove esce sto sclero, vi starete chiedendo. Beh, da una semplice conversazione Whatsapp tra autrici. Tra una sbava e l'altra sui Saiyan ci siamo ritrovate a discutere dell'eventualità di Yamcha che ci prova con Bra, concordando sul fatto che Vegeta, una volta scoperto, avrebbe trucidato sul povero terrestre.
Non amo la Bra descritta nel GT, che alla fine appare si e no in due scene, troppo frivola e scema per essere figlia di Vegeta. La mia di Bra è una ragazza con il carattere del padre e i modi di fare della madre, che si allena come il fratello perchè ci trova gusto. E' forte e temeraria ma anche viziata e capricciosa. Non si fa mettere i piedi in testa. 
Bene, ora che ho dato un tocco demenziale al già idiota mollusco posso tornare a scrivere la long.
Ringrazio vivamente Cinzia_vegeta, Misatona, Padme90 e Shanley che hanno contribuito all'ideazione di 'sta cosa e che sopportano i miei scleri ogni giorno.
Hasta la vista!

angelo_nero

 

  
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