“O la borsa o la vita!”
insistettero i due figuri incappucciati, avvicinandosi. Jamie si
allontanò fece per portare la mano alla pistola, ricordandosi
solo troppo tardi che l’aveva lasciata nel mondo reale, quando gli era caduta
nella lotta contro il burattino. Pinocchio intanto, pallido come uno straccio,
agitava freneticamente le mani nel tentativo di dire, o così sembrò a Jamie,
che non avevano niente di valore. È
diventato muto? si domandò il ragazzo, che ancora si ricordava
della parlantina che il pupazzo sembrava avere poco prima.
“Dacci le monete o vi
ammazziamo tutti e due!” minacciò il più alto degli assassini.
“Tutti e due!” ripeté
l’altro. Jamie fece segno a Pinocchio di continuare a prendere tempo, mentre
lui cercava di individuare la più rapida via di fuga attraverso il bosco.
“E dopo aver ammazzato
te,” continuò l’assassino più loquace, “ammazzeremo anche tuo padre!”
“No!” esclamò Pinocchio a
questa uscita. “Il mio povero babbo no!” Un bagliore dorato gli venne fuori
da sotto la lingua mentre parlava, e Jamie capì che il burattino si era infilato le
monete d’oro in bocca, nel tentativo di nasconderle. Purtroppo, se ne accorsero
anche i due assassini, che all’unisono si buttarono su Pinocchio, cercando di
fargli sputare le monete. Il burattino, però, rispose energicamente
all’assalto, e con un morso strappò la mano al figuro più basso, mentre Jamie,
dal canto suo, allontanava con un calcio l’altro assassino.
“Andiamo!” urlò Jamie, e il ragazzo e il
burattino presero a correre a perdifiato attraverso il bosco, cercando di tornare
indietro verso l’osteria come Jamie aveva suggerito. Gli assassini presero a loro volta a correre dietro di
loro, e divenne ben presto evidente che li avrebbero raggiunti, vista la
facilità con cui si muovevano in mezzo alla foresta, che sembravano conoscere bene.
“Dobbiamo
escogitare
qualcosa!” disse Jamie a Pinocchio, quando
divenne evidente che non li avrebbero distanziati. Il burattino
annuì e, dopo essersi guardato
attorno, fece cenno al ragazzo di seguirlo verso un albero,
dove prese ad arrampicarsi. Jamie lo seguì senza esitare,
pensando che non fosse una cattiva idea. Gli assassini non potevano
certo
arrampicarsi, con quei fustagni addosso, e questo avrebbe concesso a
loro due
un attimo di pausa per pensare alla prossima mossa – oltre che,
forse, una
visione dall’alto della foresta e della sua vera larghezza.
***
“Accomodatevi” disse il
capitano al Dottore e a Zoe. “Spero che abbiate
passato una notte tranquilla.”
“Siamo
stati molto bene,
grazie, capitano” rispose Zoe. Il Dottore non disse niente, e
si accontentò di sedersi in una delle due sedie poste di fronte
alla scrivania dell'ufficio. Dietro il capitano, Collodi se ne stava
impettito, con sguardo
corrucciato e ben poco amichevole.
“Mi dispiace avervi fatto
attendere così tanto” continuò il capitano, “ma ho avuto bisogno di riflettere
un momento su quanto avvenuto di recente con questo caso. C’erano molti
elementi che non mi tornavano, e a essere sincero che non mi tornano ancora
adesso.”
“Ah,
sì?” commentò
sarcastico il Dottore. Zoe poteva anche capirlo: aveva passato tutta la
mattina
a chiedere di essere portato dal capitano, e nel mentre a cercare di
elaborare
una teoria su come fosse possibile che una creatura della Terra dei
Racconti
esistesse ancora quando quell’universo era stato distrutto. Zoe
aveva dovuto
esercitare tutti i suoi poteri di persuasione per impedirgli di
scassinare la
serratura con il cacciavite sonico, scappare al TARDIS e partire,
sostenendo
che il modo più logico per affrontare il problema fosse di
cercare ancora di
collaborare con le autorità, e solo in caso di fallimento
ricorrere all’inganno e alla fuga. Normalmente il Dottore sarebbe
stato più ragionevole, ma la preoccupazione per Jamie lo stava
facendo davvero uscire di testa.
“Comunque, sono arrivato
a una conclusione, anzi due” continuò il capitano. “Ed entrambe vi riguardano.
La prima è che non credo possiate essere considerati responsabili.” Collodi
sbuffò sonoramente a quest’uscita, guadagnandosi un’occhiata di fuoco dal
Dottore, ma il capitano lo ignorò. “La seconda, tuttavia, è che ne
sapete molto di più di quanto volete ammettere. La domanda che lei, Dottore, ha
fatto al signor Collodi, l’inganno alla sua governante e il modo in cui
avete affrontato la creatura lo provano. Ora, io sono
disposto ad accettare il vostro aiuto, e mi pare di capire che anche
voi abbiate bisogno del nostro, se non altro per ritrovare il vostro amico.”
“Grazie, capitano. Che ti
avevo detto, Dottore?” disse Zoe, voltandosi verso l’ometto. Quest’ultimo diede
una lunga occhiata al capitano, e poi domandò esattamente che aiuto si
aspettasse di ricevere. A sua volta, l’ufficiale replicò che si
aspettava che loro esprimessero la propria teoria su cosa fosse che lui e i
suoi uomini avevano visto l’altra sera, e che spiegazione proponevano per
spiegare quanto accadeva a Collodi. Tale risposta causò nel Dottore un forte
accesso di risa.
“Capitano, lei deve stare
attento a quel che desidera” commentò poi, quando si fu calmato. “Questo caso
rischia di diventare ancora più strano di quanto non sia.”
“Che le avevo detto?”
intervenne allora Collodi, in tono aggressivo. “È evidente che hanno qualcosa da
nascondere. Li arresti e la faccia finita!”
“E cosa dovremmo
nascondere?” chiese Zoe. “Siamo arrivati a Firenze solo ieri, e abbiamo dovuto
chiedere all’oste cosa stesse succedendo in casa sua. Perché avremmo dovuto
informarci su cose che sapevamo già?”
“Per sviare i sospetti”
insistette Collodi.
“E allora perché poi ci
siamo lasciati catturare? Quale ladro si fa beccare così in
flagrante a commettere un reato?”
“Zoe, non insistere”
brontolò il Dottore. “È evidente che il signor Collodi sta cercando di chiudere
il più in fretta possibile questa faccenda, scaricando la colpa di tutto sul
primo capro espiatorio possibile. Nella fattispecie, noi due.”
“Ci può giurare!” esclamò
Collodi, infuriato. “Non ne posso più di quel
maledetto burattino! Da quando ho iniziato a scriverlo, non ho avuto che guai!
Prima la storia, e poi… poi questo!”
“Ma a maggior ragione
dovrebbe accettare tutto l’aiuto che può!” insistette Zoe. “Se non altro per
non lasciar nulla di intentato!”
“Concordo con la
signorina” disse il capitano. “E sono disposto ad ascoltare quanto ha da dire
il Dottore, e cosa suggerisce di fare, se la sua spiegazione mi sembrerà
sensata abbastanza per affrontare la situazione in corso.”
“O per…” sospirò
il Dottore, mettendosi dritto sulla sedia. “Questo sarà divertente.”
***
“Ehi,
dove vai?
Aspettami!” urlò invano Jamie, quando toccò terra.
La sosta sull’albero si era
rivelata del tutto inutile. Non solo non era riuscito a vedere niente,
ma alla fine quei maledetti assassini
avevano acceso un fuoco sotto l’albero, costringendo sia lui sia
Pinocchio a scendere, se non volevano arrostire vivi. E adesso, il
burattino
gli era pure scappato via nell’oscurità, finendo
chissà dove. Con un grugnito
di frustrazione, Jamie decise che ne aveva avuto abbastanza, e si
buttò in un
vicino fossato, nella speranza che gli assassini, non vedendolo,
passassero
oltre. Funzionò, e non appena i nemici si furono
allontanati, Jamie si sdraiò, sia per riposarsi, sia per
tentare, finalmente, di riflettere
sulla sua situazione.
La prima cosa evidente era che non era più nel mondo reale. Afferrando il burattino, aveva finito per farsi trascinare da qualche altra parte, in un mondo parallelo o roba del genere. Non sarebbe stata la prima volta, pensò ricordando con un brivido la Terra dei Racconti. La situazione era molto simile, ora che ci… Ma no, cosa andava a pensare, lui, il Dottore e Zoe l’avevano distrutta, quella diavoleria, mandando in cortocircuito l’Intelligenza. E comunque, anche fosse, non l’avrebbe aiutato molto, in quel frangente. Era meglio pensare a come risolvere la situazione, e in particolare a come uscire da lì, o almeno a come contattare il Dottore e Zoe. Di sicuro c’era una via d’uscita, altrimenti il burattino non sarebbe stato capace di entrare nel mondo reale. Si trattava di trovarla e utilizzarla per tornare indietro. Peccato che non avesse la minima idea di dove iniziare la ricerca, e che la sua unica guida fosse scomparsa nella fores…
Un improvviso bagliore interruppe i pensieri di Jamie. Su un ramo dell’albero era comparsa la stessa lucina che aveva visto prima parlare col burattino, quella che si era definita lo spirito del Grillo Parlante, qualsiasi cosa volesse dire. Jamie la guardò, ma non appena ebbe posato gli occhi su di lei, questa si spostò, con un salto, su un albero vicino, e poi su un altro. Jamie, sbuffando, tornò a pensare, ma la luce tornò indietro brillando di nuovo sopra la sua testa. “Ma che vuoi?” esclamò il ragazzo, arrabbiato, alzandosi per lanciarle contro un sasso. La luce, però, tornò a saltare via da lui, tre volte, prima di fermarsi ancora.Forse,
pensò allora Jamie, non è qui per caso.
Forse mi vuole dire qualcosa. Si avvicinò all’albero dove stava la lucina,
ma questa si spostò ancora su un altro albero. Jamie la raggiunse, e lei si
spostò di nuovo. Finalmente capendo, Jamie iniziò a seguirla attraverso il
bosco.
***
“Sciocchezze” sbottò
Collodi quando ebbe finito. “Nient’altro che sciocchezze e assurdità! Viaggi
nel tempo, terre incantate… il mio burattino che sarebbe vivo altrove, e io che
avrei continuato la storia! È tutto un trucco di Martini per convincermi a
continuare, come sospettavo!”
“Che ti avevo detto,
Zoe?” chiese il Dottore, indicando Collodi. “Questo è quello che succede quando
si dice la verità a persone che non sono in grado di capirla. E dire che come
scrittore, signor Collodi, dovrebbe apprezzare la fantasia.”
“Ma anche tenerla
separata dalla realtà! E la realtà è…”
“La realtà è che il mio
migliore amico in questo momento potrebbe rischiare la vita, e io non posso
andare a salvarlo perché mi serve lei!” sbottò il Dottore, con un improvviso
scatto d’ira.
“Io?”
“Sì, lei! Non ho idea di
come o quando, ma in qualche modo l’Intelligenza della Terra dei Racconti si è
messa in contatto con lei, forse considerandola come sostituto del suo vecchio
amministratore! E il contatto ha funzionato così
bene che, quando ha interrotto la storia, questa è andata avanti senza di lei!”
“Ma che baggianata!” fu
la risposta dello scrittore. “Se non fossi arrabbiato come sono ora, le riderei
in faccia! E lei si definisce uno scienziato?”
“Signori!” esclamò il
capitano. “Non trascendiamo, per favore. Dottore, la sua ipotesi è
effettivamente molto fantasiosa, su questo temo che il signor Collodi abbia
ragione. In altre circostanze, non esiterei a dichiararla matto, e a chiamare
il manicomio.”
“Ma non lo farà, vero?”
“No, perché quello che ho
visto l’altra sera non riesco a spiegarmelo in altro modo, e nemmeno il signor
Collodi” aggiunse, quando vide che lo scrittore stava per protestare. “Mio
figlio legge la storia di Pinocchio da quando è uscita, e io con lui. Conosco
benissimo le illustrazioni pubblicate col Giornale,
e quel burattino di ieri sera è identico. Gli abbiamo sparato, e non gli
abbiamo fatto niente; salta fuori dalla finestra, e non ne rimane traccia. E
poi, c’è la questione dell’amico del Dottore, che è sparito. Ho cercato in ogni
albergo, non ce n’è traccia, e nemmeno di voialtri due. Quindi sì, sono
disposto a credervi, anche se ovviamente capirete che ho bisogno di almeno una
prova.”
“E sarebbe?” domandò Zoe.
“La sua macchina” disse
il capitano. “Se veramente lei è quel che dice di essere, un viaggiatore del
tempo, ci mostri la sua macchina, e io le crederò. Anzi, le dirò di più: mi
dichiaro disposto a venire con lei a riprendere il suo amico.”
“Capitano, la ringrazio
dell’offerta, ma purtroppo non ho bisogno” rispose il Dottore. “Tutto quello
che mi serve è il signor Collodi. Senza di lui, non posso ritrovare la strada
per la Terra dei Racconti, che è fuori dalle coordinate spaziotemporali. Se
veramente vuole aiutarmi, convinca lui a venire con me.”
“Nemmeno per idea!”
esclamò lo scrittore. “Capitano, non si aspetterà che…”
“Io non mi aspetto
niente” disse il capitano. “E certamente non posso costringerla, se non vuole
andare. Non posso però nemmeno imprigionare due persone innocenti solo per
farle piacere.”
“E comunque, che cosa
perde?” intervenne Zoe. “Se siamo dei bugiardi, benissimo, questo le darà
ragione. Se non lo siamo, allora avrà trovato la soluzione anche al suo problema.
In ogni caso, la cosa si risolve a suo vantaggio.”
Il viso rosso per la
rabbia, Collodi fece vagare il suo sguardo dal Dottore a Zoe al capitano, che
lo osservavano attendendo la sua decisione. Il ragionamento della ragazza non
faceva una piega, e il Dottore, la sera prima, era stato anche fin troppo
esatto nel riassumere i sogni che lo tormentavano da quando aveva iniziato a
scrivere Pinocchio. La foresta di
parole, i soldati di metallo, le persone dal buffo e antiquato linguaggio, le
fate… Era tutto troppo preciso per essere una coincidenza, troppo anche per uno
come lui. E se, per assurdo, avessero avuto ragione, questo significava che era
responsabile, e allora…
“Oh, e va bene” sbuffò
alla fine. “Portateci alla vostra macchina.”
“Splendido!” esclamò il Dottore battendo le mani per l’eccitazione.
***
La lucina condusse Jamie
per la foresta per un tempo che al ragazzo sembrò relativamente breve, ma che a
quanto pare invece doveva essere più lunga, perché quando finalmente giunsero a
destinazione e la luce scomparve, era ormai spuntata l’alba. Jamie si ritrovava
in una radura, di fronte a cui si ergeva una casa dalla facciata imponente e
maestosa, tutta in marmo bianco. Curioso, Jamie si avvicinò al portone, guardandosi
in alto per vedere se qualcuno si presentava alla finestra o alla porta. Siccome
non si mostrò nessuno, Jamie si fece coraggio e, afferrato il batacchio della
porta, bussò con delicatezza, ma con decisione, alla porta. Nessuno rispose, e
Jamie bussò un’altra volta. Dovette però bussare per una terza volta, prima di
sentire una finestra aprirsi sopra la sua testa.
“Oh, era ora!” sbuffò
Jamie.
Alla finestra, era apparsa una bambina di età indefinibile, che in qualche modo sembrava essere più anziana di quanto mostrasse. Aveva lunghi capelli di uno strano colore azzurro chiaro, e addosso una specie di tunica bianca che le dava un’aria di autorità e rispetto.
“Ehm… salve?” la salutò
Jamie, con un po’ di imbarazzo.
“Tu non sei di qui” fu la
risposta della bambina.
“Aah… no, non lo sono. E a
essere onesto, stavo cercando un modo per andarmene. Non è che puoi…?”
“Sei l’autore?”
“Come? No, ma lo conosco,
l’ho incontrato. Se solo mi…”
Ci fu uno scricchiolio, e
Jamie vide la porta della casa aprirsi lentamente. Da sopra, la bambina lo
invitò a entrare in fretta, perché non poteva tenere aperta a lungo la porta. Diffidente
ma tutto sommato curioso, Jamie obbedì, e varcò la porta per ritrovarsi in uno
scenario fin troppo familiare: una larga stanza bianca con computer da ogni
parte, da cui uscivano strisce di carta stampata che senza dubbio, in quel momento,
stavano raccontando una storia.
“Oh, no!” gemette il ragazzo, finalmente capendo dove si trovava.
***
“Ma… ma…” balbettò
Collodi circa un’ora dopo, completamente preso alla sprovvista dall’interno del
TARDIS. Dietro di lui, il capitano De Magistris si guardava attorno con sguardo
perso, probabilmente nel vano tentativo di comprendere come fosse fisicamente
possibile che la stanza bianca, con quei cosi tondeggianti alle pareti, potesse
stare all’interno della piccola cabina telefonica blu.
“Sì, sì, lo so, è più
grande all’interno che fuori” sorrise il Dottore, soddisfatto della reazione
dei due uomini. “E non vi preoccupate, questa di solito è la reazione normale
che ricevo da chi entra. Allora, capitano, adesso crede alla mia storia?”
“Un carabiniere ha una
sola parola, dottore” disse De Magistris. “E a questo punto le crederei anche
se mi dicesse che da qualche parte qui tiene un intero circo con i pagliacci e
gli elefanti.”
“Oh… non ci ho mai
provato, potrebbe essere un’idea” commentò il Dottore. “Comunque, bando alle chiacchiere,
qui bisogna fare in fretta. Zoe, vai nel magazzino delle attrezzature, e cercami
una sedia e dei cavi per un collegamento psichico. Signor Collodi” continuò
quando la ragazza se ne fu andata “adesso mi ascolti bene.”
“Ma… io… che…” continuava
lo scrittore. “Ma questo è assurdo!”
“Sì, lo so, ma le assicuro
che non c’è alcun motivo di preoccuparsi, è tutto sotto controllo. Ora, quando
Zoe tornerà, io e lei monteremo un’attrezzatura che collegheremo alla console, questo
riquadro qua. Lei, al mio segnale, si dovrà concentrare sulle visioni che ha
avuto nei suoi sogni, si ricorda quali, vero?”
“S-sì, ma… insomma,
signore, non posso! Ci dev’essere un trucco, questo non è…”
“Aah, la vuol piantare? Non
è un trucco, è la realtà, questa è una macchina del tempo e dello spazio e noi
ora andiamo a riprendere Jamie e a capire qual è il problema con la sua
creatura direttamente alla fonte! Le direi che se non le va bene, può scendere,
ma purtroppo ho bisogno di lei! Signor capitano, lei invece se vuole può
andare.”
“Nemmeno per idea,
Dottore” sorrise De Magistris. “Pensa davvero che dopo aver visto… questo… No,
non me ne vado. Sono curioso.”
“Come vuole, capitano,
allora si accomodi” disse il Dottore, proprio mentre Zoe tornava con l’attrezzatura.
“Così magari mi aiuterà a convincere il signor Collodi a collaborare. Forza, Zoe,
dammi una mano!”