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Autore: Yurha    25/06/2018    0 recensioni
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" «Programmazione..»
La voce di John Jack McCoy in quel momento aveva una sorta di tono ambiguo che fece suonare qualsiasi campanello d’allarme potesse mai esistere nella testa dell’Assistente Connie Rubirosa. "
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Anche questa volta la nostra Connie Rubirosa dovrà fare un paio di conti con i suoi pensieri e la sua "piccola" gelosia.. e Mike?
Bhè, lui ormai dovrebbe essere abituato ai dilemmi, ma questa volta ci sarà un piccolo particolare di nome Carly che gli scatenerà qualche senso di colpa e un pò d'imbarazzo.
(PS. ho cercato di seguire i dialoghi presenti nella puntata, spero di non aver sbagliato nulla, dato che li ho scritti velocemente mentre guardavo il film D: xD)
Buona lettura e grazie per essevi soffermati a leggere questa lunghissima intro XD
(PPS. Non dimenticate di votare per l'introduzione di nuovi personaggi nella lista "Aggiungi Personaggio" in alto a destra :D)
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Mike Cutter
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 3
 

Jack McCoy se n’era andato a casa da circa un paio d’ore.
Era ormai tardi ma Mike era ancora seduto alla sua scrivania con la cravatta snodata ed appesa al collo, la camicia aperta fino al terzo bottone e maniche rigirate fino al gomito.
Era perso nei meandri della sua mente con un bicchiere di Scotch invecchiato 20 anni in mano, rigorosamente "preso in prestito" dal cassetto della scrivania di Jack, ovviamente senza il suo permesso.

Stava fissando il vuoto appoggiato allo schienale della poltrona, facendola reclinare e girare lentamente e ritmicamente a destra e a sinistra.
Connie, invece, stava spulciando alcuni files riguardanti il nuovo processo, seduta alla scrivania davanti a lui.
«Oggi pomeriggio sul tardi, Carly è venuta nel mio ufficio.» confessò di punto in bianco.
La voce di Michael Cutter ruppe il silenzio come fosse stato un improvviso tuono.

Connie si fermò da ciò che stava facendo ed alzò lo sguardo lentamente. “Esattamente quando quella donna è venuta qui? Come ho fatto a non vederla, sono stata qui tutto il giorno..” pensò mentre lo scrutava profondamente con la fronte leggermente corrucciata.
Mike, ancora con lo sguardo perso nel vuoto, si accorse del cambiamento di atmosfera, quindi continuò a parlare, come se volesse dimostrarle che quel pomeriggio non successe assolutamente nulla. «L’ho accusata di manipolazione e corruzione di pubblico ufficiale ed avrei dovuto accusare anche me stesso, perchè ho approfittato della situazione e perchè noi.. Lei..»
Sospirò.
Non riuscì a finire la frase, si biasimava, si sentiva in imbarazzo e si sentiva anche stupido.
Bevve un gran sorso di Scotch per cercare di placare la tempesta che aveva dentro.
«Lei cosa..?» disse alla fine lei, non riuscendo più ad ascoltarlo mentre si autocommiserava in quel modo.
Il suo tono di voce era risultato più infastidito di quanto volesse dimostrare ma voleva assolutamente sapere cosa gli avesse detto per turbarlo in quel modo ma allo stesso tempo aveva paura di conoscere la verità.
L’espressione di Mike rimase assente mentre faceva ancora girare la sua poltrona come se niente fosse.
«Ha detto per la seconda volta che è attratta da me e che vorrebbe che nascesse qualcosa tra noi.»
Dopo quell’affermazione, Connie ebbe un tuffo al cuore e si aspettava almeno che la guardasse negli occhi, ma niente.
Mike Cutter era un brillante avvocato e sapeva fare benissimo la faccia di bronzo ma in quel momento Connie notò che quasi ne sembrò uscito molto scottato da quella faccenda.
Sospirò ancora, sembrava triste e sconsolato. «Ed ha anche avuto il coraggio di mentirmi, dicendo che non aveva minimamente manipolato il processo a mio favore ma, anche se lo sospettavo, ho fatto finta di nulla ed ho ignorato volutamente la situazione, quindi..»
Lei non disse niente, l’ascoltò e lo guardò finire d’un sorso il suo Scotch e girarsi di spalle, verso la grande finestra.
«Non posso biasimarla se vuole
 realmente stare con te.» sussurrò lei tra sè con poca voce, ma nel silenzio di quell’ufficio, sembrava che quasi l’avesse urlato e Mike, sentendo quella frase, fu come se si fosse ripreso. Alzò la testa e si girò verso di lei per guardarla con occhi sorpresi.
Lui aprì la bocca come per dire qualcosa ma non ne uscì niente.

Connie arrossì violentemente ma si sentì comunque fiera di sè per essere riuscita a dire le parole giuste al momento giusto per far sì che Mike tornasse sè stesso.
Era stufa, sentiva il bisogno di essere chiara e sapeva che ne aveva bisogno anche lui.
«Scusami, non avrei dovuto dirlo. Perdonami.» disse tutto velocemente per non dargli modo di realizzare la confessione che aveva appena fatto.
«No, non chiedere scusa, non ce n’è motivo, anzi sentirti dire una frase del genere, addirittura mi lusinga.» disse con un sorriso velato, alzandosi dalla sedia e facendo il giro della scrivania con le mani in tasca, come sempre.
Era pensieroso e lei per non fare più figuracce, s’immerse nel suo lavoro, riprendendo a sfogliare i documenti e a scrivere.
Connie disse quella frase senza pensare e non avrebbe voluto fargli sapere in quel modo che stava da sempre combattendo con quella stupida attrazione per lui, ma alle volte quando era a casa, nel suo letto, prima di addormentarsi lasciava andare la sua mente su di lui, pensando a quante cose avrebbe potuto fare con Mike, sia fuori che dentro ad una camera da letto..
Ovviamente spesso discutevano o addirittura finivano per litigare a causa del lavoro ma nonostante questo, molte volte, anche quando ce l’aveva con lui, Connie avrebbe voluto passare anche solo una serata con Mike, magari iniziando con una passeggiata per poi passare ad una bellissima cena a lume di candela in un ristorante tranquillo ed accogliente dopo di che andare a casa di uno dei due e guardare un dvd o parlare del più e del meno seduti sul divano, magari abbracciati, lasciandosi sfuggire delle carezze e la mattina dopo, svegliarsi accanto a lui o con Mike che la stringeva a sè, dopo aver fatto dolcemente l’amore per la maggior parte della notte..

Una mano sulla spalla la fece sobbalzare, facendola tornare violentemente alla realtà e facendola smettere di guardare a vuoto quei fogli.

  
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