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Autore: Hades_sama    25/06/2018    1 recensioni
Non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace.
E di Arte, si sa, Death Mask è un vero esperto.
Genere: Commedia, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Cancer DeathMask, Gemini Kanon, Pisces Aphrodite, Wyvern Rhadamanthys
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’Arte non è per tutti

 

Che Saga lasciasse la propria Casa nelle pie mani del fratello minore, Kanon, era cosa assai rara, dovuta per lo più a necessità belliche o pacificatorie. E si sa: quando non c’è il gatto, balla il ratto.

Radhamantys oramai si era abituato alle improvvisate – veri e propri agguati – del greco, ma dopo molte intrusioni, condite con una poco velata minaccia di guerra da parte del Dio dell’Oltretomba, si era deciso di comune accordo che fosse il giudice a spostarsi tra i due mondi… ma per quanto la cosa fosse routine, non era certo preparato a ciò che gli sarebbe accaduto.

A Kanon poco importava il dove; a lui interessava solo affondare le mani abbronzate nella corona di ciuffi ambrati del giudice, schiacciare i petti ansanti tra loro e sgretolare quella patina di indifferenza che l’inglese ostentava. Vederlo arrossire per l’imbarazzo e la vergogna, e poi iniziare una battaglia tra corpi perfettamente allenati e scattanti. Nulla più lo avrebbe soddisfatto.

E proprio sul bancone della cucina, con le mani impastate sotto la camicia che ancora si ostinava a restare sul petto del giudice, la schiena abbandonata sul piano da lavoro e il viso più chiaro del suo a pochi palmi di distanza, mentre l’eccitazione cresceva quasi fossero sul campo di battaglia, uno scoppio fece tremare la terra, rimbombando paurosamente.

Il cuore perse un battito: la tensione assunse una diversa sfumatura, mentre i due balzarono in piedi.

“Cos’è successo?”

“Non ne sono sicuro – rispose la Viverna – ma proveniva dalla Quarta Casa.”

Allora la tensione abbandonò all’istante il corpo dei Gemelli, facendogli tirare un profondo – e amaro – sospiro. Al che il giudice, notando ciò, chiese sospettoso:

“Tu sai, non è vero?”

Non ebbe il tempo di voltarsi verso il blu, che questi lo prese per la nuca, trascinandoselo addosso, giù a terra, e ghignando malizioso:

“Non lo vuoi sapere.”

***

Aphrodite era seduto, placido, nel piccolo soggiorno interno alla Casa del Cancro, intento a leggere un libro che parlava di un giovane inglese che, per un incanto, aveva smesso di invecchiare, conservando la sua rara bellezza, pur sacrificando la propria anima.

Fu in un passo particolarmente violento ed illuminante della lettura che uno schioppo, simile ad un’esplosione ed un intenso odore gli fecero staccare gli occhi dall’inchiostro, facendolo sobbalzare per lo spavento.

Un momento per riassestarsi, il rumore sempre più insistente di passi, l’aroma pungente sotto le narici, e Pesci aveva già ripreso a leggere, tranquillo, mentre si apprestava a dire:

“Angelo! Ti è di nuovo esplosa la caffettiera.”

“Ma và! Non me n’ero accorto!!!”

Gli rispose una voce graffiante e sarcastica dalla cucina.

Siamo alle solite, pensò lo svedese mentre cercava una posizione più comoda per la lettura. Come quel cretino del proprio commilitone riuscisse a far scoppiare le moka da caffè alla stregua di bombe ad orologeria, ancora non sapeva spiegarselo.

“Colpa tua che ti ostini a comprimere la polvere.”

Altri passi, e la figura del siciliano – con uno straccio zuppo in mano – apparve sulla porta del soggiorno, sconvolta, come se avesse sentito la più grande bestemmia dell’intero universo.

“Si vede che non sei mai stato nella mia madrepatria: a Napoli il caffè è ritenuto Arte, e mi rifiuto di bere quel piscio che tu, bambolina, ti ostini a definire “caffè”. Un caffè fatto come Dio comanda, deve essere una crema, e l’unico modo per ottenerlo è pressare il macinato peggio della polvere da sparo nelle pallottole!”

“Oh, beh, allora…”

Risposte lo svedese, che aveva smesso da un po’ di ascoltarlo. Spero che ti salti qualche dito, la prossima volta, ma questo, Aphrodite, ebbe la buona creanza – e amor proprio – di non riferirlo al permaloso granchio.

 

 

 

 

 

Angolo dell’Autrice:

Mannaggia che fatica! Sono mesi che non scrivo più su una tastiera decente – complice il fatto che oramai giro con una tastiera europea, con molti tasti posti diversamente rispetto a quella italiana – e quindi ci ho impiegato il doppio del tempo che di solito dedico.

Tuttavia il grosso problema è stato “ma sì; scrivo una flash per Deathy, dato che non ci ho dedicato mai molto a lui, e poi ieri era il suo compleanno” ma più andavo avanti, più le parole crescevano di numero. Al che ora sono qui che dico “se, cinquecento parole, non le vedo nemmeno con il cannocchiale, dato che ce ne ho aggiunte più di un centinaio…” vabbè, problema da prolissi.

…vi giuro che il tutto dovrebbe essere incentrato sul granchio, ma mi rendo conto che la prima parte, beh, centra poco. Ma serviva. Perché? Perché ci vedevo troppo bene Kanon che non vuole dare soddisfazione al nostro inglese!

Ok, spero di ripartire al meglio, con questa one-shot, e mi auguro che non ci siano troppi errori.

A presto (si spera stavolta).

   
 
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