Serve
the Justice, Excalibur!
Già da tempo sono qui tra le ombre, già da tempo il Capricorno si
è spento nella volta celeste, lo Zodiaco sta ormai tristemente scomparendo,
inghiottito da qualcosa a cui nemmeno io riesco a dare un volto, una
forma.
E l’Oscurità avanza, la sua cappa opprimente si fa sempre più
vicina, la sento presente, come una belva feroce in agguato tra le pieghe della
notte eterna in cui da troppo sono immerso.
Tutto ciò è orribile.
Sono solo un’anima adesso, ma mi sembra comunque di affogare, come
se fossi immerso in un gelido oceano, cerco di uscirne, ma annaspo senza una
guida, senza più aria, senza più forza, avviluppato in un freddo abbraccio
mortale.
Io, il glorioso cavaliere di Capricorn, ridotto ormai alla stregua
di una larva, nulla più è rimasto dell’antica forza che la Giustizia della Dea
smuoveva in me, null’altro che un debole soffio vitale, un’anima soltanto,
inerme, un fievole Cosmo, troppo fragile anche solo per recare conforto a coloro
che stanno lottando con tutti loro stessi, compagni
coraggiosi.
Sento le loro vite spegnersi a poco a poco, affievolirsi come le
fiamme delle candele, come le lucciole morenti, deboli lumicini contro
Hades.
E un dolore sordo si fa strada in me, strappandomi a viva forza
quel poco respiro che, a fatica, cercavo disperatamente di conservare, facendo
violenza persino alla mia condizione; pensavo di non avere più la possibilità di
soffrire, di provare qualcosa ma mi sbagliavo e se potessi piangerei, sarebbero
un grande conforto le lacrime, silenziose e nascoste, ma sollievo in questo
momento tremendo.
Sono inerme, mi è impossibile recare soccorso ai miei compagni e
forse è questo ciò che mi fa più male, ciò che maggiormente ferisce la mia anima
stanca e sfinita da troppe battaglie, un’anima che riusciva a ritrovare il suo
vigore solo nell’adempimento della propria missione, del proprio compito di
Difensore della Giustizia, trovando conforto nei valori in cui credevo con tutto
me stesso, per cui la mia spada, la mia Excalibur
combatteva.
Gloriosa spada, che con me tante battaglie ha combattuto, che
adesso serve la Giustizia al mio posto, unico spirito con quel giovane allievo
del vecchio Dohko, fedele compagna e fiera avversaria, mio dono al guerriero del
Dragone.
Ma il saperla ancora a combattere al posto mio non mi è di
consolazione, se possibile anzi mi fa sentire ancora
peggio.
Dovrei lottare assieme a lei, assieme ai miei compagni al fianco
della Giustizia, della Dea a cui tutti noi abbiamo giurato fedeltà, sentire i
Cosmi ardere all’unisono, spingendosi sino al limite estremo, e percepire fluire
in me i loro spiriti, una comunione perfetta e una fusione indissolubile,
quell’impagabile sensazione di benessere e gioia, anche nel
dolore.
Emozioni che non ho scordato nè mai
scorderò.
Rialzati Shura, non è da te abbattersi in questo modo, non puoi
permetterti di mollare, anche se solo spirito, sei ancora tu, e non ti
perdoneresti mai per aver lasciato degli amici fedeli in difficoltà; rialzati,
Capricorn, anche se debole, il tuo Cosmo è ancora intatto, torna a far
risplendere nello Zodiaco la tua Costellazione, renditi faro nel buio più
profondo, tutto è nelle tue mani, ritrova in te la forza, credi ancora nella
Giustizia, ancora una volta soltanto, la Dea e tutti hanno bisogno di aiuto,
forze mie, non abbandonatemi proprio adesso.
Un sordo dolore fisico mi attanaglia le membra,
possibile?
Non posseggo più un corpo, eppure sento come se migliaia di aghi
si infilassero sotto la mia pelle, sento il sangue scivolare fuori, ma è un
sangue non più scarlatto, bensì dorato, un chiarore che spezza l’Oscurità, che
mi riporta alla vita.
Mi aggrappo con decisione a questa speranza, a questa nuova vita
che qualuno mi ha donato.
Una carezza leggera come lo Zefiro scivola sul mio corpo nudo e
fragile ancora, come quello di un bambino appena venuto al mondo e mi riscopro
essere una sola entità, nuovamente io.
Navigo nella luce e sento fluire leggermente attorno a me,
timorosi quasi, Cosmi familiari, sento vicino a me Saga, il duplice spirito,
Aphrodite e Death Mask, il caro Camus, Aiolos, amico mio, sei sempre stato il
primo a sentire il richiamo della Giustizia, lo stesso che noi, in un passato
non troppo lontano, non abbiamo udito.
È bello risentirti così vicino, è bello essere nuovamente tutti
assieme, temevo di aver perso tutto questo
Uniti come non mai siamo stati, continuiamo il nostro viaggio e io
mi sento forte, vigoroso come un tempo.
“Continua a lottare, Excalibur, presto sarò anch’io con voi.”
sussurro.
Una mano mi si posa sulla spalla, e poi ancora un’altra e un’altra
ancora: “Presto saremo tutti con voi.” mi correggo, mentre un leggero sorriso si
dipinge sul mio viso.
Si, non importa cosa accadrà, ma vi
raggiungeremo.
E la lotta continuerà, Athena-sama, ci aspetti.