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Autore: BALTO97    29/06/2018    4 recensioni
Jody si trova ad affrontare una corsa contro il tempo per salvare Dean e Sam , come una vera mamma la donna non si arrenderà pur di salvare i suoi ragazzi .
ci riuscirà ?
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester, Jody Mills, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Jody stava finendo di lavare i piatti ed era davvero contenta, nessun pensiero o minaccia a minare la tranquillità della serata.

Lei, Claire e Alex si erano godute del buon cibo cinese d’asporto, sedute sul divano davanti al film “Il diario di Brigette Jones” 

Per una volta non c’erano state liti riguardanti il lavoro o il sovrannaturale, Claire che si caccia nei guai o Alex che cerca cose riguardanti il sesso in rete e si dimenticata di cancellare la cronologia.

Una serata tranquilla era proprio quello di cui aveva bisogno: erano stati giorni davvero frenetici in centrale dove, per colpa di alcuni incendi boschivi che stavano devastando il Nevada, L’Oregon e la California molti dei suoi agenti, insieme a pompieri, guardie mediche e altri volontari erano partiti per aiutare lasciando tutto il lavoro a loro.

Ad un tratto, però, il suo telefono squillo.

“Pronto?” quando alzò al cornetta.

“Pronto. Sono il dottor Lester. Parlo con Mills, Jody Mills?” chiese la voce all’altro capo.

Quando rispose di Si l’uomo le disse che lei risultava essere il secondo contatto d’emergenza di Dean Winchesten.

“Oddio! Che è successo?” chiese Jody lasciando cadere lo strofinaccio e appoggiandosi al bancone della cucina mentre nella testa scorrevano i peggiori scenari possibili.

“E’ difficile da spiegare al telefono… la prego di raggiungere al più presto l’ospedale di Raymond in Nebraska” 

“Arrivo immediatamente!” disse ,  nella voce il panico.

Dopo aver spiegato brevemente il motivo della sua uscita improvvisa, avergli dato molte regole e fatto promettere di non cacciarsi nei guai e di tenerle informate, salutò le sue ragazze

Avrebbero tanto voluto andare con lei, specialmente Claire che non aveva affatto abbandonato l’idea di diventare una cacciatrice, ma lo sceriffo dovette insistere dicendo che se Dean era ferito al-lora era una cosa troppo pericolosa per potersi dietro una ragazza alle prime armi.

“Tornerò presto, fate le brava e non dimenticate di chiamarmi per qualsiasi cosa” disse di nuovo ac-cendo il motore della sua volante.

Essere lo sceriffo con una sirena nel cruscotto della propria auto aveva il potere di farla viaggiare a 120 km orari senza ostacoli, facendo spostare le altre auto, superare ogni posto di blocco e farle raggiungere Raymond in poco tempo.

“Cosa avranno combinato quei due ?” si chiese pregando di fare il più in fretta possibile. “Dio! Per-ché hanno chiamato me …” Non che gli dispiacesse, anzi! ma questo voleva dire che il primo con-tatto di Dean, ossia Sam, era risultato irreperibile e quindi se il maggiore era in ospedale dov’era Sam ? 

Appena l’auto fu ferma nel parcheggio dell’ospedale Jody saltò giù e corse letteralmente attraverso le porta scorrevole precipitandosi al bancone delle infermiere mostrando il distintivo.

“Sono Jody Mills. Mi avete chiamato per Dean Winchester. Dov’ è? Sta bene ? “chiese frenetica-mente mandando a quel paese la pacatezza che, in quanto sceriffo, avrebbe dovuto mantenere ma c’era Dean in una di quella stanze in chissà quali condizioni!

“Signora Mills…” la chiamò un uomo in camice dietro di lei, sopraggiunto sentendo il nome Winchester. “…Sono il dottor Lester, l’uomo che l’ha chiamata prima” si presentò porgendogli la mano.

“Mi chiami Jody” stringendo la mano del medico. “ Mi dica, come sta Dean ?” domando evitando di essere scortese dicendo che non gli fregava niente del suo nome, ma solo di come stava il suo ragazzo.

“Il signor Winchester non è messo bene” ammise il medico.

“Oddio!” il cuore scalpitante.

“Quando lo hanno portato qui aveva 4 costole fratturare, un braccio rotto e segni di una violenta colluttazione. Ma la cosa più preoccupante è l’emorragia interna: una costola ha causato una grossa lacerazione che non siamo riusciti a fermare. Purtroppo non possiamo intervenire chirurgicamente perché la perdita di sangue è copiosa e, se precediamo, non ci sarebbero molte possibilità di sopravvivere” 

“Fategli delle trasfusioni e operatelo!” sbottò furiosa e sconvolta.

“Siamo una piccola comunità e non abbiamo scorte di sangue del gruppo 0 negativo. Inoltre per colpa degli incendi che stanno devastando la costa est gli aiuti umanitari, ambulanze ecc … sono tutte occupate ma hanno detto che ci faranno avere le sacche di sangue il prima possibile”

Jody annuì sconfitta anche se dentro di sé moriva dal desiderio di andare a prendere da sola quelle sacche di sangue per Dean.

“Posso vederlo?” chiese.

Il medico, annuendo, l’accompagnò nella stanza del cacciatore raccontando che era stato portato in ospedale da vice sceriffo Parrish.

Prima di entrare, la donna chiese se era possibile parlare con l’agente Parrish l’indomani e quando il dottor Lester le promise di mettersi in contatto con la centrale entrarono nella stanza.

“O mio dio! Dean! Ragazzo!” esclamò la donna davanti al cacciatore che, in quel letto, tutto sembrava tranne che il forte , inarrestabile e coraggioso Dean Winchester che conosceva , ammirava e soprattutto amava come la versione adulta di suo figlio… quel figlio che non avrebbe mia visto cre-scere.

Agli occhi di Jody, Dean appariva come un bambino indifeso, la pelle pallida così pallida da na-scondere le lentiggini, le profonde occhiaie violacea, il livido sullo zigomo, il labbro spaccato e il braccio ingessato appoggiato sul torace che si muoveva lentamente ma costantemente grazie anche alla maschera d’ossigeno sul viso

“Può sentirmi?” chiese al dottore dietro di lei cercando di evitare che l’emozione incrinasse la sua voce.

“E’ sedato signora” rispose controllando velocemente la cartella clinica del paziente.

“Quanto può resistere in queste condizioni?” domandò ancora senza distogliere lo sguardo dal biondo.

Il medico scosse la testa. “Se la perdita di sangue continuerà ad aumentare e non riceveremo le sac-che in tempo, al massimo 3 giorni” confessò sapendo di star dando una terribile notizia.

“Oddio...Dean!” e stavolta non riuscì a evitare di incrinare la voce. Troppo dolere.

Quando il dottore uscì dalla stanza perché avvisato sul cerca persone di un emergenza, Jody si sedette sulla seggiola vicino al letto e prese la mano libera di Dean tra le sue.

“Dean? Tesoro, puoi sentirmi non è vero?” chiese sottovoce stringendo appena la mano fredda del cacciatore che, però, non diede alcun segno di aver percepito la sua presenza.

Quando arrivò l’alba la donna non era riuscita ad addormentarsi nemmeno un attimo, troppo spa-ventata all’idea che Dean potesse aver bisogno di qualcosa. Quindi si giostrava tra il rimboccandogli coperte, accarezzargli i capelli raccontandogli di come ogni giorno doveva sedare le litigate tra le ragazze e altre storie e leggere delle riviste.

Provò anche a chiamare Sam ma senza successo alcuno purtroppo. 

Cercò di contattare pure Mary.

“Ma cosa…?”

Jody non sapeva cosa stesse succedendo tra lei e i ragazzi, quindi credeva che avvisarla che un figlio era in ospedale in gravi condizioni e l’altro disperso chissà dove fosse la cosa giusta da fare ma, purtroppo, neanche lei rispose così gli lasciò un messaggio chiedendole di raggiungerla al più presto .

Il suo sangue era risultato non compatibile per poterlo donare a Dean e, a parte Sam, lei era l’unica che poteva aiutarlo.

Verso le 8.30, come aveva chiesto, aveva incontrato l’agente che aveva soccorso Dean portandolo all’ospedale.

Il ragazzo raccontò che alcuni vicini si erano lamentati per dei rumori provenienti da una casa abbandonata e, una volta entrato, era stato attaccato da una donna dotata di una forza incredibile che lo aveva scaraventato contro il muro. Sarebbe stato spacciato se non fosse stato per Dean che, dopo essersi avventato sulla donna e averla infilzata con uno strano coltello d’argento, era svenuto.

L’agente aggiunse anche che la casa era stata controllata da cima a fondo e non aveva trovato nes-suno al altro.

Ma allora dov’era Sam? Si chiese una volta che l’agente se n’era andato.

Jody era sempre più in ansia: non solo per Dean che a sembrava diventare più pallido ora dopo ora , ma anche per Sam che sembrava essere sparito dalla faccia delle terra.

Seduta sulla sedia accanto al letto con la mano stretta in quella di Dean si stava scervellando sul da farsi quando avvertì una strana sensazione … come se qualcuno la stesse osservando.

Alzò lo sguardo e incontrò due grandi, annacquati e rossi occhi verdi.

“Dean!” disse entusiasta sorridendo quasi sull’orlo delle lacrime.

Il cacciatore provò a parlare, ma venne fuori solo un rantolo doloroso.

“Shhh , non parlare” lo rimproverò bonariamente.

Ma il cacciatore, testardo come sempre, non si arrese e dopo un respiro profonda allungò una mano e spostò leggermente la maschera d’ossigeno.

“Sa…Sammy…” raspò chiudendo gli occhi per lo sforzo.

A Jody gli si spezzò il cuore. “Dean quando lo hai visto l’ultima volta?”

A quella domanda il biondo capì che suo fratello era ancora in pericolo così, ignorando il dolore e la stanchezza, cercò di alzarsi ma la mani di Jody si posarono sulle sue spalle tenendolo fermo, segno che il cacciatore fosse davvero a pezzi fu che ci volle veramente poco per convincerlo a stendersi.

“Va tutto bene Dean” lo rassicurò Jody accarezzandogli la guancia “ci penserò io. Devi solo darmi qualche indizio” disse dolcemente.

Dean, con un altro grande sforzo, parlò.

“Caso … Sam … dentro … casa abban … abbandonata” biascicò a fatica prendendo un respiro do-po ogni parola.

“Sam è andato nella casa indagando da solo?” chiese Jody sperando di aver capito bene.
Fortunatamente il maggiore annuì.

“Chiama … me … mostro … Sam … solo” disse ancora il cacciatore.

“Sei andato a lui ma sei stato attaccato dal mostro?” 

Dean annuì di nuovo.

“Questo vuol dire che Sam potrebbe essere ancora li dentro?” 

Quando il biondo mosse la testa in segno di approvazione lo sceriffo scattò in piedi.

“Ok! Non ti preoccupare Dean. Ora salverò Sam e anche te” affermò seria rimettendogli la maschera sul viso ma il biondo fece per toglierla.

“Devo usare la mia voce da mamma ?!” affermò ancora più seria la donna, le braccia incrociate.

Ma gli occhi di Dean parlarono per lui esprimendo , paura , dolore , rabbia e preoccupazione.

La donna, capendo appieno i pensieri che stavano tormentando la mente del cacciatore, gli accarezzò gentilmente i capelli arruffati e sudati.
“Troverò Sam. Ora cerca di riposare e quando ti sveglierai sarà tutto finito” sussurrò facendo affi-damento sul tono pacato e rassicurante per calmare il suo ragazzo.

Parve funzione dopo aver biasciato quello che doveva essere un “ grazie Jody “, la morfina e gli antidolorifici che aveva in corpo fecero effetto e Dean chiuse gli occhi addormentandosi di nuovo.

In auto lo sceriffo chiamò le ragazze per rassicurarle mettendo il cellulare in vivavoce.

“Si, Dean è in ospedale ma tutto si risolverà” disse sicura.

“E Sam?” chiese Alex.

“Lo troverò!” disse seria: fallire non era un opzione plausibile.

“Jody se ti serve qualcosa …” stava per dire Claire ma lo sceriffo la interruppe.

“No. Mi basta sapere che farete le brave e che siete al sicuro. Ripeto troverò Sam salverò Dean e quando torneremo a casa faremo un bel barbecue in giardino!” 

“Ve bene, ci contiamo‼! … Ciao” e interruppero la chiamata.

La cosa che Jody non sapeva, o forse si in una parte di lei, era che le ragazze non erano a casa sedute sul divano come sperava, ma in auto in viaggio verso Raymond!

La casa abbandonata era come tutte altre case abbandonate, giardino che pareva una giungla, porte e finestre sbarrate con travi di legno e lucchetti e il tetto cadeva a pezzi.

“Che posto macabro!” pensò guardando quel rudere. Ma se uno dei suoi ragazzi si trovava li dentro anche lei doveva entrare.

Il dentro era come il fuori, uno schifo!

La donna superò l’ingresso impugnando la pistola con tutti i senti in allerta. Il suo obbiettivo era trovare Sam ma doveva anche essere pronta a difendersi, attaccare e uccidere chiunque si fosse messo sulla sua strada.

Perlustrò tutta la casa ma, come avevano detto l’agente, a parte tracce di lotta, sangue di Dean e una strana sostanza vischiosa accanto alla sagoma disegnata con un gesso dove il cacciatore aveva ucciso il mostro non trovò nulla.

Così prese il telefono e chiamò il moro, sperando che funzionasse.

“Andiamo Sam” sussurrò guardandosi intorno pregando di sentire il telefono ma niente. Un silenzio assordante.

“SAM !!”urlò esasperata!.

Sconsolata, arrabbiata e confusa , scosse la testa e sbaffando fece per uscire quando, un rumore lieve, quasi un mormorio appena udibile la fece fermare e voltare.

“Sam!” chiamò di nuovo concentrandosi.

E ancora udì un lieve rumore provenire da sotto il pavimento. 

“Sono Jody! Sam! Sam!” chiese inginocchiandosi e dando un pugno al legno logoro.

Altri rumori, più forti ruppero il silenzio della casa.

“Arrivo! Tesoro resisti! ARRIVO” urlò alzandosi e cercando una porta, un buco o un qualunque cosa che potesse portarla in cantina.

Poi , con la coda dell’occhio vide una luce flebile penetrare da sotto un armadio accostato al muro così, con tutte la sua forza spostò lo scaffale impolverato e ringraziò mentalmente qualcuno quando vide che dietro c’era una porta.

Freneticamente l’aprì e, stando sempre attenta e vigile, scese la scale e si trovò in quello che sem-brava un seminterrato.

Estrasse di nuovo il telefono e compose il numero del moro ma, al contrario di prima, questa volta sentì la suoneria 

“Sam!” disse avvicinandosi ad una parete di legno “ti tiro fuori, resisti” 

Prese l’ascia appoggiata alla parete e ricorrendo a tutte le sue energia di donna , madre e sceriffo , con due colpi ben assestati ruppe le assi di legno e sfondò la parete .

“Sam!” sussultò quando, in quella stanza murata, vide il giovane cacciatore, legato e imbavagliato, che la guardava con gli occhi lucidi come se stesse avendo una visione celestiale.

“Sono qui! Sono qui” disse la donna correndogli incontro e liberandolo dal bavaglio.

“Jody” raspò Sam entusiasta di vedere la vecchia amica.

“Stai bene?” chiese tagliando i legacci che gli bloccavano le braccia contro una tubatura.

“Si..ora si!Ma come … come mi ha trovato?” domandò il giovane massaggiandosi i polsi doloranti.

“Te lo spiego dopo” affermò la donna mentre gli esaminava il taglio sulla testa, la caviglia che pareva slogata e i segni che le corde, troppo strette, avevano lasciato sui polsi del ragazzo. “Ora correre in ospedale” finì aiutandolo ad alzarsi e correndo verso l’auto della donna, sorreggendo Sam che zoppicava un po’.

In auto, dopo aver raccontato a Sam che Dean era in ospedale con un bisogno urgente di una trasfusione, Sam gli raccontò cos’era successo.

“Ero uscito per comprare la cena quando l’agente Parrish mi ha chiamato dicendomi che avevano ricevuto una telefonata dai vicini per delle urla provenienti dalla casa. Dato che ero il più vicino l’ho preceduto dopo aver avvisato Dean, che mi a gridato contro di non andare da solo e di aspettarlo, ma io ho fatto di testa mia” raccontò Sam mentre nella sua testa si rimproverava per quel gesto avventato che per poco non era costato la vita a lui ma soprattutto al fratello. 

“Appena sono entrato in casa, sono stato attaccato dal mostro. Ho cercato di difendermi ma, la figlia di puttana mi colpito alla testa… Non ricordo altro. So solo che mi sono svegliato con un gran mal di testa, legato e imbavagliato in quella stanza. Poco dopo ho sentito le grida dell’agente Parrish e forti rumori di lotta di lotta tra il mostro e Dean e infine due tonfi sordi … Poi più niente fino a quando non sei arrivata tu. Cristo!” sbottò all’improvviso, “Ero nel panico‼ Se lui…lui muore…Dio! E’ colpa mia! Era venuto per salvare me! Perché non l’ho ascoltato?”

“Sam! Calmati ok? Primo è colpa del mostro secondo: lui si salverà! E’ un Winchester!”

Il moro sorrise appena a quel tentativo di consolazione, ma era terrorizzato all’idea che il fratello non potesse farcela.

Arrivarono in ospedale circa 20 minuti e Jody fece appena in tempo a spegnere il motore che Sam , nonostante il dolore alla caviglia, saltò giù dall’auto e corse verso l’ingresso ma, quando vide con la coda dell’occhio una berlina blu si bloccò di colpo, riconoscendo la donna alla guida. 

“Mamma? ”disse incredulo vedendo la donna scendere dall’auto. “Che ci fai qui?” chiese dimenti-candosi per un secondo di suo fratello .

“Sam l’ho chiamata io” intervenne Jody raggiungendoli.

“Lei mi ha detto che … “stava per dire Mary ma Sam, senza degnarla di uno sguardo entrò nelle porte scorrevoli.

Come Dean nutriva ancora del risentimento verso la madre, non solo li aveva abbandonati appena era tornata dal paradiso ma, dopo averli illusi di essere di nuovo una famiglia, li aveva lasciati di nuovo per unirsi a un gruppo di sconosciuti uomini di lettere inglesi.

Aveva preferito loro ai suoi figli … Sam non aveva ancora il coraggio o la voglia di averla vicino.

Ora doveva occuparsi di Dean.

“Sono Sam Winchester, Dean è mio fratello !” disse freneticamente. “So che ..che sta male … ma vi prego, devo vederlo” fece sull’orlo dalla disperazione, mentre anche le altre donne lo raggiungevano

“Signor Winchester” li salutò il medico avvicinandosi.

“Come sta Dean ?” chiese lo sceriffo anche se temeva la risposta 

Il dottor Lester esitò un attimo, prese un respiro profondo osservando i volti sperandosi delle persone che aveva davanti 

“Dean …” iniziò abbassando le braccia “…sta molto meglio. Tra un po’ le infermiere lo porteranno in sala operatori a per ricucire la ferita causa dalla costola” ammise sorridendo 

“Oddio‼ Possiamo vederlo prima?” Erano al settimo cielo.

“Certo! Venite con me…E lei….” Indicando Sam…”…dovrebbe farsi medicare!”

“Dopo….ora voglio andare da mio fratello!” disse e non ci fu niente da fare, a nulla valsero le pro-teste del dottore.

Appena lo porta della stanza di Dean si aprì Jody e Sammy, occhi puntati sul maggiore, che era sveglio e aveva ripreso colore, sgranarono gli occhi! 

“Oddio! E voi due che ci fate qui?” esclamò la donna vedendo le sue due ragazze sedute sul letto del maggiore.

“Jody noi …” Alex si alzò appena vide lo sceriffo.

“E stata colpa mia!” intervenne bruscamente Claire scattando sull’attenti come un soldato, 
“Quando ci hai detto che Dean era in ospedale e Sam era scomparso non potevano restare a casa a fare niente” confessò guardando Dean e poi il giovane alle spalle della donna.

“Siamo arrivate e, dopo aver saputo che Dean aveva bisogno di sangue, abbiamo fatto entrambe il test e io sono risultata positiva. Ho donato immediatamente il mio sangue” disse alzando la manica mostrando il livido e poi le due sacche di sangue appese sopra il letto del cacciatore.

“Ti prego non essere arrabbiata” affermò Alex facendo un passo verso di lei.

“Ragazze non sono arrabbiata” sussurrò Jody mentre la sua bocca si piegava in un sorriso e attirava la ragazza mora in un abbraccio caloroso e materno, “Sono orgogliosa di voi” prendendo anche Claire tra le sue braccia.

Nel frattempo Sam, ringraziato di cuore le due giovani, si era avvicinato al fratello e, in una muta conversazione, si erano osservati e sorrisi pensando le stesse cose.

“Come stai? Bene! Sei vivo … Siamo vivi” 

Jody, dopo l’abbraccio con le sue due ragazze si avvicinò al maggiore steso nel letto e lo abbracciò stretto.

“Grazie Jody” sussurrò il biondo ricambiando l’abbraccio della donna.

Nessuno, a parte Jody, che si era allontana quando erano entrati i due medici per portare Dean in sala operatoria, si accorse che Mary era uscita dalla stanza.

“Mary…” la chiamò Jody fermandola mettendogli una mano sulle spalle. “…te ne vai senza neanche salutare i tuoi figli?” chiese incrociando le braccia al petto. “Ti ho chiamato e lasciato pure un messaggio …” aggiunse. 

“Stavo lavorando a un caso” rispose la donna evitando però di alzare lo sguardo, la voce atona.

“Un caso è con gli uomini di lettere!” la parafrasò lo sceriffo.

Dopo quello che le era successo Jody aveva imparato a farsi gli affari suoi e non intromettersi nelle famiglie altrui, ma dopo tutto quello che avevano passato Sam e Dean non poteva accettare che quella donna, la loro stessa madre non fosse accorsa nel momento del bisogno!

“Mary ascoltami” disse, infatti.

“Jody…” tentò di fermarla Mary ma lo sceriffo non lasciò finire.

“Fammi parlare, poi potrai fare quello che vuoi. Ma prima devi ascoltarmi”

“Io…Va bene….” si arrese alla fine la cacciatrice.

“Lo so cosa vuol dire perdere qualcuno che ami, so bene come ci sente quando un giorno sei madre, moglie e tutto va bene poi, da un momento all’altro, ti ritrovi senza più nessuno … sola al mondo e ti chiedi se ne valga davvero la pena alzarsi la mattina e combattere!” esclamò mentre gli occhi diventavano lucidi dall’emozione.

Mary si ritrovò ad annuire.

“Ho visto morire mio marito. Non ho visto crescere mio figlio, non ho potuto fare tanto, troppe cose con loro e credimi, non passa giorno che io non pensi a loro … Alla vita che no possono più vivere” si fermò un attimo prendendo un respiro profonda cercando di impedire alle sue emozioni di preva-lere sulla voce.

“Jody mi dispiace…ma non capisco dove…?”

“Davvero non lo capisci? Hai la possibilità di riavere quella vita che Azazel ti ha strappato! Io darei la mia vita solo per vivere ancora 5 minuti con mio marito e il mio bambino!” 

Mary sospirò, le mani sudate, il cuore impazzito.

“Jody senti loro non hanno colpa … ma per me i miei Sam e Dean non sono due uomini adulti che cacciano mostri. Sono due bambini” 

“Come?” la voce incredula. “Mary i tuoi bambini non ci sono più!” affermò seria lo sceriffo, “Ora i tuoi figli sono due uomini che stanno usando le loro vite per fare del bene, per salvare degli inno-centi per non vederli soffrire come hanno sofferto loro!” 
“Dio se io potessi …” disse Jody, anche se la voce si incrinò dall’emozione, “…vedere mio figlio di 2 mesi , 3 anni 5 o 30 non importa! Se io potessi vederlo ancora una volta solo per un minuto … sarebbe il minuto più felice della mia vita” 

La donna bionda sospirò spostando lo sguardo. 

Jody aveva ragione, cazzo se aveva ragione, ma…ma lei non riusciva a vedere la cosa in quel mo-do…lei rifiutava quella realtà per i suoi figli, lei li voleva innocenti e non cacciatori. 

Dio! Ogni volta che li guardava, ricordava il patto che aveva fatto lei stessa. Era colpa sua se i suoi figli erano cresciuti così e non se lo perdonava! Non poteva! Era un dolore e una colpa troppo grande da sopportare e lei doveva riscattarsi, però in quel momento Dean stava per entrare in sala operatoria e Sm doveva essere ancora medicato e loro, i suoi figli, avevano bisogno di lei.

“Vuoi ancora andartene?” chiese Jody sperando che decidesse di rientrare in stanza.

Mary puntò i suoi occhi verdi in quelli di Jody e, sorriso appena accennato, negò con la testa.

“Per adesso no...” disse rientrando in stanza e sorprendendo Sam positivamente, seduto sulla sedia accanto al letto. Quando si era reso conto che la madre non c’era più aveva scosso la testa sconsolato, ma ora beh! vederla rientrare gli aveva fatto spuntare un sorriso radioso in viso.

“Mamma! Sei ancora qui” esclamò pensando anche alla felicità di Dean quando l’avrebbe rivista appena si sarebbe svegliato dall'anestesia.

“Si Sammy, ma ora…” la voce da mamma finalmente “…è meglio che ti accompagno nello studio del dottor Lester per farti medicare quelle brutte ferite” e detto ciò si avvicinò al figlio e, sorreggendolo, lo accompagnò fuori dalla stanza. 

Jody, accanto alla porta con le ragazze, sentì gli occhi pizzicare a quella vista. 

Ci sarebbe voluto del tempo convenne, quello era sicuro, ma Mary avrebbe riallacciato e ricreato il rapporto con i suoi figli. 

Le sue parole, non poteva saperlo, avevano scosso Mary nel profondo
 
 
 


Grazie a TeamFreeWill per avermi aiutato con questa storia frutto di un’altra bellissima collaborazione !!
Il finale è tutta opera sua ! <3
Grazie a chiunque leggerà e troverà il tempo di recensire !
Un bacio SPNfamily
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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