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Autore: supercake    29/06/2018    0 recensioni
“ Sono le 7:00 e qui in studio è il vostro Jack Ryder che vi parla, in compagnia della nostra inviata sul posto Vicky Vale.
Vicky dove ti trovi oggi?”
Inizia così la mia storia che vuole rivedere le origini di Harley Quinn, traendo ispirazione non solo dai lungometraggi animati e dai videogiochi, ma anche dalla mia esperienza con il mondo dei fumetti. Non sarà una storia d'amore e tratterò di vari personaggi presenti all'interno del nostro amato manicomio di Arkham. Buona lettura!
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harley Quinn
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Ufficio di Harleen Quinzel.
 
Harleen sollevò finalmente la testa dal fascicolo del Joker. Era stata tutta la mattinata a studiarlo cercando di trarne fuori un profilo psicologico sul quale lavorare.
Finalmente decise di alzarsi dalla sedia posta di fronte alla scrivania, spense il computer e si diresse verso una delle finestre del suo ufficio che davano sull’orto botanico dello stabile. Aprendola si sentì sollevata dall’aria fresca che pervase la stanza. Rimase un po’ di tempo a fissare il giardino variopinto, una piccola oasi di colore in mezzo al grigio del manicomio. Frugò con la mano destra nel taschino del camice fino a trovare una sigaretta. L’accese ed inspirò profondamente.
 
Ok Harleen. Non è il primo caso difficile che ti si pone davanti, ricordi il Dott Crane? Tutti pensavano che ci avresti rinunciato e invece ti sei guadagnata a poco a poco la sua fiducia, fino a farlo aprire completamente. Hai condiviso le sue paure usando la tua empatia…Ma che cazzo vado a pensare? Usare l’empatia con un soggetto come il Joker?
Sociopatico. Istrionico. Narcisista. Completamente disinteressato a chi e quante persone deve uccidere per i suoi scopi. Vede l’umanità come tanti microscopici insetti, da schiacciare per divertimento, per sbaglio o perché casualmente si trovano in traiettoria con la sua scarpa.
Non devo farmi prendere dal panico.
Niente Panico.
 
Diede l’ultimo tiro di sigaretta prima di girarsi, decisa, in direzione della porta.
 
Harleen Quinzel sei una bomba di ragazza e avrai il tuo fottutissimo libro prima della fine dell’anno.
 
Uscì dall’ufficio e si diresse verso il front office delle infermiere. Era un bancone lungo, su cui posavano una serie di computer posti in preciso ordine, uno vicino l’altro. Dietro si apriva la farmacia con tutta una serie di armadi chiusi a chiave. Lateralmente ad essa una porta che dava nel loro cucinotto, dove le infermiere erano solite mangiare, bere caffè e fumarsi qualche sigaretta tra le varie pause.
Erano un gruppo compatto di ragazze molto giovani, a volte le dispiaceva per loro e si domandava cosa le avesse portate a esercitare la loro professione in un posto come questo. Forse la paga, o forse non avevano trovato di meglio in questa città marcia, indipendentemente dalle loro motivazioni individuali, Harleen le reputava indubbiamente indispensabili per il manicomio.
 
“ Dottoressa Quinzel ha bisogno?”
Le si avvicinò prontamente Maggie Roberts, un’infermiera molto carina con la quale Harleen lavorava bene. Maggie era alta, con un bel viso luminoso e dei capelli di un colore ramato chiaro. Nonostante sembrasse debole, Harleen si dovette ricredere più volte riguardo la sua prontezza, forza e autocontrollo.
Faceva proprio al caso suo.
 
“Maggie devo recarmi dal mio nuovo paziente in carico. Ho bisogno che tu e qualche guardia mi accompagnate. Tieniti pronta con i sedativi e non fare nulla a meno che non sia io a dirtelo. E’ la prima volta che cerco di avere un colloquio con lui e non sono a conoscenza, nel dettaglio delle sue reazioni.”
 
E per la prima volta, Harleen, vide la collega vacillare nella sua fermezza.
 
“ Harleen sei sicura? Non vorrai mica entrare dentro la cella da sola?”
 
Harleen le rivolse un sorriso che voleva essere il più possibile rassicurante.
 
“Stai tranquilla. In fondo non può essere così tanto peggio di altri no?”
 
Maggie non sembrava troppo rincuorata, ma nonostante ciò si diresse verso il kit di sedazione.
 
“Quando vuole Doc”
 
 
 
 
Cella n 053
Matricola Paziente : 00897
Livello detenzione: Massimo
 
 
Harleen si trovò di fronte alla porta blindata della cella di isolamento.  Si sentiva euforica e spaventata al contempo. Volse uno sguardo verso Maggie e le guardie della scorta.
 
“ Se suono il campanello siete abilitati ad agire come da Protocollo 33”
 
Poi si girò di nuovo verso la porta e dopo interminabili secondi strisciò il badge.
Subito le rispose una voce metallica del computer.
 
Riconoscimento: Dottoressa Harleen Quinzel
Livello di accesso: alto
Ingresso: abilitato”
 
Entrò, e percorse il breve corridoio fino a ritrovarsi di fronte a una cella a doppi vetri. Fece cenno alle guardie di uscire e finalmente si trovò da sola con il tanto agognato paziente.
Lui era lì, sdraiato sul letto della cella a guardare il soffitto, fischiettando una melodia che ricordava la sigla di un cartone animato degli anni ’80.
Non l’aveva degnata di uno sguardo.
 Harleen mimò un colpetto di tosse per farsi sentire, ma lui continuo tranquillo la sua melodia.
 
“Ecco…Sono la Dottoressa Quinzel che la seguirà per tutto il suo decorso clinico. Ho dato una letta al suo fascicolo e vorrei approfondire con lei determinati argomenti, se è possibile vorrei anche registrare le nostre conversazioni, in modo da poterle trascrivere in seguito, le sta bene?”
 
Ancora non la degnava di uno sguardo.  Presa dallo sconforto decise che sarebbe tornata più tardi, stava già per andarsene quando improvvisamente il Joker si fiondò contro il vetro della cella.
I suoi occhi fissi su di lei, la stavano studiando. Teneva poi una mano appoggiata al vetro e con l’altra si sistemò i capelli all’indietro.
 
“Ah Ah! Ciao bambolina! Te ne vai già?”
 
Harleen assunse un tono duro.
 
“Non la vedevo interessato all’argomento perciò io…”
 
“No bambolina non ti indispettire. Io sono attento a tutto ciò che mi circonda. Ho ascoltato ogni tua singola parola…e smettila di darmi del lei non sono mica così vecchio. Voglio che ci sia confidenza tra di noi sai? Speravo proprio che tu venissi a trovarmi. Ti aspettavo da quando ti ho vista questa mattina. Avvicinati”
 
Harleensi sentì stringere il cuore ma non mosse un passo in avanti. Passò poco più di qualche secondo che  notò un profondo cambiamento nei lineamenti del suo volto.
 Li vide contrarsi dalla rabbia. Il Joker infuriato le urlò contro
 
“Ti ho detto Avvicinati!”
 
Harleen allora, si avvicinò al vetro. Non voleva farlo alterare ulteriormente, e allora le venne l’idea più stupida del mondo.
 
“Se vuole … vuoi, posso chiamare le guardie ed entrare così potremmo parlare meglio”
 
Il volto del Joker si rilassò, fino a scoppiare in una terrificante risata.
 
“Piccola incosciente. Vuoi giocare alla roulette russa? Ci sto Bambolina.”
 
Ma che cazzo sto facendo? Harleen riprenditi, ormai l’hai detto e non puoi tirarti indietro.
 
Chiamò le guardie che prontamente immobilizzarono il clown tramite una camicia di forza e lo legarono a una sedia.
 Harleen approfittò di quel momento per studiare il suo aspetto fisico più da vicino. Il trucco era sparito e notò dalla sua pelle, o per lo meno le parti non coperte da cicatrici, che non poteva avere più di 35 anni. Il suo volto sfigurato lasciava però intendere che doveva essere stato un bel ragazzo prima di tutto questo. Si presentava inoltre più alto rispetto alla media standard e molto magro, fattore strano considerato i rapporti sulle sue capacità di incassare colpi da Batman.
Appena le guardie se ne andarono Harleen entrò nella cella.
 Durante tutto questo tempo in cui lei lo aveva osservato, lui aveva fatto lo stesso con lei, con estrema espressione compiaciuta.
 
Non aveva più paura, ma la pervadeva una sensazione palpabile di disagio.
Sorrise e si sedette di fronte a lui.
 
“Allora signor Joker, da dove vogliamo partire? Dagli avvenimenti dell’ultima notte? O dal suo completo disinteresse per…”
 
Naturalmente la interruppe.
 
“Bla bla bla. Non essere noiosa bambolina. Parliamo piuttosto di te! Sai… mi dispiace se sono sembrato volgare questa mattina ma  in fondo sono un uomo, ho anche io le mie pulsioni da soddisfare”
 
Lo lasciò parlare. Era come ipnotizzata dalla sua voce, e iniziò a sentire un fremito lungo la schiena fino al basso ventre.
 
“Le tue gambe, il tuo collo…mi piacerebbe tirarti dietro la testa afferrando quella bella coda biondiccia e tagliarti di netto quel lungo collo bianco. Quante cose ti farei fare se solo potessi afferrarti la coda!”
 
Questa volta rispose a tono duro
 
“Insomma la smetta! Non sono certo venuta qui per farmi intimidire.”
 
Lui scoppiò in una risata acuta, tremenda.
 
“No, No bambolina cosa hai capito? Io non volevo certo intimidirti! Vedi io ho già ottenuto quello che volevo. Sei entrata qui così potevo vederti meglio. Perché sai… riguardo le mie pulsioni, stamattina, quando ti ho vista, prima di notare la tua coda, il tuo collo o le tue gambe, ho notato il tuo tubino nero. Anzi NO! Ho notato quello che non c’era sotto il tuo tubino nero”
 
Harleen arrossì violentemente. Voleva metterla in imbarazzo fin dall’inizio, e c’era riuscito. Non ebbe il coraggio di guardare in basso per verificare le reazioni del suo corpo. Non voleva apparire debole.
 
“Allora dimmi Bambolina. Ti ecciti con tutti i matti del manicomio o solo con me?”
 
AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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