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Autore: rocchi68    01/07/2018    2 recensioni
Che gioia sarebbe un compleanno senza qualcuno con cui condividerlo?
Era questo ciò che si era sentito dire quando si ostinava a non volerla in mezzo ai piedi.
Per tanto tempo Scott l'aveva considerata uno strazio ed, egoisticamente parlando, avrebbe tanto desiderato che nessuno lo costringesse a quella bella rottura.
Credeva che nulla l'avrebbe mai convinto a cambiare idea, ma spesso si ricevono delle sorprese inaspettate e la gioia cancella l'ostinazione.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dawn, Scott
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Era ancora troppo piccolo per capire quanto fosse speciale un bel compleanno.
Sapeva soltanto che quel 27 settembre era il suo giorno e che gli spettava una marea di giocattoli, cosa che avveniva anche a Natale a Pasqua, con l’unica differenza che quelle erano feste comuni ed erano festeggiate da ogni famiglia sulla faccia della Terra.
Di solito saltellava per casa tutto il giorno, tormentando i genitori, almeno fino a quando non riusciva ad aprire il primo regalo.
Detta così sembrava una pacchia, ma Scott, anche se aveva solo 5 anni, iniziava ad odiare il suo compleanno.
Ve ne chiederete il motivo e la risposta è una sola: condivisione.
La sua festa di compleanno, i regali e la torta andavano giustamente divisi, ma non con gli ospiti così come potreste pensare.
Scott detestava dover festeggiare il suo compleanno in contemporanea con quello di una marmocchia che era nata a poche ore di distanza.
Era un complotto che non riusciva a tollerare ed era convinto che non avrebbe mai digerito quella sporca faccenda.
 
“Perché devo festeggiare con lei, mamma?” Chiese il bambino, ricevendo un’occhiata di biasimo da suo padre che ritornò, però, a leggere il suo giornale.
 
“Perché sei nato il suo stesso giorno.”
 
“Non è giusto.”
 
“Tanto lo avreste festeggiato insieme comunque, anche se foste nati a distanza di pochi giorni.” Mormorò la donna.
 
“Perché?”
 
“Sei ancora troppo piccolo per saperlo, te lo spiegherò quando sarai più grande.” Rispose, mentre il figlio s’imbronciava e sembrava sul punto d’esplodere.
 
“Perché ogni anno devi discutere su questa festa, fratellino?” S’inserì bonariamente la sorella maggiore, mangiucchiando alcuni biscotti.
 
“Perché tu non la dividi con nessuno.”
 
“L’anno prossimo sarà diverso.” Tentò la madre, facendolo sospirare.
 
“Ogni anno è uguale.”
 
“Si può sapere perché non vuoi festeggiare il tuo compleanno con Dawn?”
 
“Perché è brutta e mi sta antipatica.” Rispose secco il bambino, percependo la risata possente di suo padre.
 
“Se non le facessi tanti scherzi, lei non ti tratterebbe male e tu non avresti una considerazione così bassa.”
 
“Io non le faccio niente.”
 
“E quando le hai spalmato la panna sulla faccia o le hai sporcato il suo vestitino?”
 
“Uffa.” Sospirò, alzando gli occhi verso il soffitto.
 
“Dai Scott, guarda il lato positivo.” Borbottò suo padre, ripiegando il suo giornale e sorseggiando un sorso del suo caffè amaro.
 
“Quale?”
 
“Quando sarai più grande, diciamo tra una decina d’anni, potrai decidere con chi festeggiare.” Promise l’uomo, facendolo annuire.
 
“Me lo giuri?”
 
“Croce sul cuore.” Borbottò, ingannando il bambino e incrociando le dita sotto il tavolo.
 
“E va bene.” Si rasserenò il piccolo, ritornando in salotto e sistemando le ultime decorazioni.

 

 

 

 
Se quello era il suo compleanno, tanto valeva che fosse fantastico e che la mocciosa non avesse niente da ridire.
Anche se la piccola Dawn non era poi così viziata come aveva pensato il festeggiato della famiglia Black.
D’altro canto, però, nemmeno lei era così elettrizzata dall’idea di stare con quel bambino dai capelli rossastri che le faceva un sacco di dispetti.
Era cattivo, odioso e insopportabile.
E più di una volta l’aveva detto a sua madre che, puntualmente, scrollava le spalle e sorrideva divertita.
 
“Anche quest’anno?”
 
“Ormai è una tradizione.” Spiegò la giovane donna, abbassandosi ad abbracciare la piccola.
 
“Ma lui è cattivo e mi tratta male.”
 
“Ti tratta male perché non riesci a ignorare i suoi dispetti e la scorsa volta gli hai rotto il suo giocattolo preferito.” Borbottò la madre.
 
“Ma io…”
 
“Non so chi abbia cominciato, ma è davvero esilarante vedervi insieme.” Ridacchiò suo padre che si era appoggiato alla porta del frigo.
 
“Per non parlare di quando cercano di non guardarsi.” Continuò la donna, donando un bacio al consorte che si era appena tagliato la barba.
 
“Mamma…”
 
“Devo dire, però, che se quest’anno Scott non ti ringrazia, anche con quel bel regalo che gli hai fatto, allora puoi vendicarti.” La esortò suo padre, facendola sorridere.
 
“Non dovresti spingere nostra figlia a comportarsi male: dovresti consigliarle di porgere l’altra guancia e di pazientare.”
 
“Che significa?” Domandò la piccola, guardando verso suo padre.
 
“Che se lui si comporta bene, tu devi comportarti allo stesso modo.”
 
“Ma lui non cambierà mai.”
 
“Ti sbagli tesoro: i maschi con l’avanzare dell’età diventano irresistibili e non puoi fare a meno di chiederti, dove è finito il moccioso che tanto detestavi.” Le spiegò la madre, finendo di lavare i bicchieri.
 
“Non vorrei che mi trattasse male, mamma.”
 
“Se dovesse accadere, ci penseremo noi a proteggerti, anche se dubito che il piccolo Scott sia capace di farsi odiare fino in fondo.” La rincuorò, facendola annuire.
 
“Ora preparati e prendi il regalo: tra mezzora dobbiamo essere lì e non credo tu voglia far tardi.” Brontolò suo padre, accompagnandola nella sua cameretta.
 
“Per il momento lo odia, ma chissà tra qualche anno…” Bisbigliò la donna che, rimasta sola, stava preparando la borsa con le bibite fresche.
 
L’unica cosa che Dawn poteva accettare senza sforzi, e tra l’atro unico punto positivo a favore di Scott, è che aveva una bella casa.
Le famiglie riunite ormai si conoscevano discretamente e tra vari cugini, zii e nonni era nato un legame speciale che sembrava radicato da chissà quante generazioni.
A vedere quel quadretto di parenti che sospingeva i due festeggiati a soffiare all’unisono sulle candeline, sembrava che la famiglia Light e Black si conoscessero dalla notte dei tempi.
Loro, però, si erano conosciuti solo 5 anni prima, in una situazione che i bambini non erano ancora pronti ad affrontare, pervia della loro giovane età.
Forse un giorno avrebbero detto loro la verità, ma per il momento si divertivano a fissarli, mentre giocavano oppure parlavano tra loro.
Per quanto si odiassero, erano incapaci di ammetterlo al diretto interessato e finivano a tessere una tela invisibile che sembrava destinata a durare per sempre.





Angolo autore:

Ryuk: Buona sera lettori.

Non dovevi cominciare così.
Ci eravamo messi d'accordo. Dovevi dire qualcosa del tipo: credevate fossimo morti, ma purtroppo siamo ancora qui.

Ryuk: Non hanno voluto la nostra anima e, quindi, dopo tanto ritorniamo a scrivere qualcosina.

Parla per te.
Stavo così bene nell'anonimato: 2 mesi in panciolle, senza la smania di controllare ogni 5 minuti come vanno le visualizzazioni.
Perchè ho ricominciato?

Ryuk: Perchè non abbiamo ancora finito con i nostri progetti.

Progetti? Bah.
Il mio unico progetto futuro è dormire e mangiare come se non ci fosse un domani.

Ryuk: Fai uno sforzo...in nome della nostra vecchia amicizia.

Che rottura...sta amicizia un giorno mi fregherà.

Ryuk: Su non fare il pessimista.

E va bene.
Sia chiara una cosa, però.
Pubblicherò questa serie, ma il titolo non sarà fedele alla trama.
Francamanente i capitoli sono già pronti e la storia è già finita (sarà una serie di 6 capitoli in tutto), ma pubblicherò solo settimanalmente.

Ryuk: Perchè settimanalmente?

Perchè...perchè...perchè sono perfido e voglio tenervi sulle spine.
Per quanto riguarda il titolo c'è scritto "Ogni anno", ma scordatevi che io faccia un capitolo per ogni compleanno di sti due.
Tutto vi sarà più chiaro, spero, con il prossimo aggiornamento.
Con la speranza che questa storia vi piaccia, io torno a dormire e lascio Ryuk ai suoi soliti compiti di shinigami.
   
 
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