I can hear you asking me why
Tell me can you hear me I’m
calling
Tell me you can hear me don’t cry
Tell me that you’re not
feeling lonely
Somewhere in between where and why…
Somewhere in another dimension
I can hear you asking me why
Why? Why?
Will you wait for me?
I will wait for you…
(“Why” – Cranberries)
Klaus
e Marcel non si erano fatti troppi scrupoli nel catturare Tristan e
imprigionarlo in una cripta, nei sotterranei di palazzo Mikaelson, proprio
dove, anni prima, l’ibrido aveva tentato di rinchiudere Aurora De Martel per
l’eternità.
Era
stato facile per loro credere alla colpevolezza del giovane Conte di cui non si
erano mai fidati: quando Marcel aveva saputo dai suoi uomini che non si erano
visti vampiri sconosciuti a New Orleans, né lui né Klaus avevano faticato a
prestare fede alle parole di Elijah, secondo il quale il colpevole di quelle
efferate morti era proprio il Lord della Strix, che si serviva di quei rituali
per valutare i vampiri idonei ad entrare nel suo circolo ristretto.
Elijah,
tuttavia, non aveva voluto prendere parte alcuna nella punizione della Strix
né, tanto meno, in quella della sua Creatura. Aveva incaricato di questi
compiti Klaus e i suoi alleati prima di partire per Manosque
con la sua amante, per non essere nemmeno presente quando il Conte De Martel
fosse stato imprigionato e la Strix distrutta per sempre. Qualcosa dentro di
lui, nonostante il sortilegio di Inadu e le velenose insinuazioni di
Antoinette, gli impediva tuttora di fare del male a Tristan. Aveva detto a Klaus
di risparmiare la vita al giovane Conte e di murarlo vivo in una cripta nelle
segrete della loro villa per qualche tempo, per renderlo più malleabile e
disposto a confessare la verità. Era sua intenzione tornare da Manosque dopo un mese o poco più e interrogare nuovamente
Tristan, fargli dire finalmente la verità, sapere se davvero meditava di
corrompere anche Hope. Dopo di che… tutto sarebbe dipeso dalla risposta che
avrebbe ottenuto…
Tristan
non si aspettava un attacco da parte dei Mikaelson anche perché non stava all’erta:
era deconcentrato e più vulnerabile del solito dopo la partenza improvvisa di
Elijah per il Sud della Francia con Antoinette. Per Klaus era stato un gioco da
ragazzi tramortire il giovane Conte e portarlo nella cripta; quando Tristan
aveva ripreso i sensi, Klaus e Marcel stavano sistemando i mattoni che lo
avrebbero murato vivo in quelle segrete.
“Cosa
credete di fare?” aveva domandato in tono oltraggiato, celando lo smarrimento
che provava.
“A
te cosa sembra?” era stata la secca replica di Marcel mentre inseriva un altro
mattone.
“Perché
mi fate questo? Non ho fatto niente!”
“Elijah
non la pensa così e io sono più incline a credere a mio fratello che a un
piccolo mostro menzognero e manipolatore come te. Avremmo dovuto lasciarti nel
container già sei anni fa, tuttavia questa cripta svolgerà una funzione
altrettanto efficace” aveva chiarito Klaus, con un sorrisetto ironico.
“Elijah
è partito e voi state approfittando della sua assenza per…”
“Perdonami
se ti correggo, piccolo mostro: Elijah è partito dopo averci incaricato di rinchiuderti qui” lo aveva interrotto
Klaus. “Ormai sappiamo tutti del tuo piano, degli omicidi rituali con cui
mettevi alla prova i candidati ad entrare nella Strix… e sappi che non ti
permetterò mai di corrompere mia figlia in questo modo! Hope non farà mai parte
del tuo gruppo di pazzi assassini e… beh, a dirla tutta, la Strix presto non
esisterà più.”
Fino
a quel momento Tristan era sembrato sconfitto, lacerato dalla consapevolezza
che era stato Elijah a volere quella terribile punizione per lui… e per
qualcosa che non aveva nemmeno commesso! Ma, sentendo la minaccia contro la sua
Strix, il Conte De Martel reagì con veemenza.
“Di
cosa stai parlando? Cosa volete fare?”
“E’
molto semplice: quando tu sarai rinchiuso qui, a marcire per l’eternità, io mi
recherò a Davilla Estate con Marcel e con tutti quelli che vorranno partecipare
a questa emozionante spedizione: tutti i membri della Strix saranno massacrati
e, alla fine, daremo fuoco al vostro quartier generale, affinché di quella
congrega maledetta non rimanga niente” fu la risposta divertita di Klaus.
Marcel,
accanto a lui, ridacchiava soddisfatto mentre continuava a sistemare i mattoni
e ad assicurarli al loro posto con la calce. Tristan si era slanciato contro il
muro di mattoni, incredulo, disperato, ma era stato tutto inutile e i suoi
tentativi avevano ottenuto solo il risultato di divertire ancora di più Klaus e
Marcel.
“Ve
ne pentirete… ve la farò pagare cara!” aveva minacciato il giovane Conte.
“Sì,
certo, come no, ma prima dovrai uscire da qui… e non avverrà tanto presto.
Addio, piccolo nobile arrogante e spocchioso” aveva detto Marcel.
“Addio,
mostriciattolo” aveva aggiunto Klaus, inserendo l’ultimo mattone e spalmandolo
ben bene di calce. Poi, insieme all’amico, si era allontanato dalla cripta,
risalendo dalle segrete con una risata compiaciuta.
Tristan
era rimasto da solo, nell’oscurità umida e tetra della sua prigione.
L’angoscia
lo aveva preso subito alla gola, dandogli di nuovo la sensazione di annegare…
per lui era come essere ritornato nel container e i terribili ricordi di quel
supplizio si facevano nuovamente vividi, come se lo stesse affrontando in quel
momento.
Eppure
la sua pena più atroce non era il ricordo del container, bensì il sapere che
era stato Elijah a condannarlo, ancora una volta. Elijah aveva creduto alle
parole di Marcel e ai sospetti di Klaus invece che a lui. Dopo tutto ciò che
avevano passato insieme, Elijah lo aveva sospettato delle azioni più immonde,
lo aveva addirittura ritenuto una minaccia per la giovane Hope, e lo aveva
fatto imprigionare. Se n’era andato con la sua nuova amante e lo aveva lasciato
a marcire in una cripta… come aveva potuto?
Antoinette… di
sicuro c’entra lei…
Sì,
non poteva essere che così. Quella vampira aveva approfittato degli omicidi
commessi da qualche psicopatico per gettare ogni colpa su di lui e per
convincere Elijah a punirlo in un modo atroce; aveva voluto toglierlo di mezzo
per avere Elijah tutto per sé, per portarselo via mentre lui languiva in una orrenda
prigione… e Elijah, il suo Sire, colui che era stato il suo amante fino a pochi
mesi prima, aveva preferito credere a lei e seguirla.
Lo
aveva abbandonato.
Lo
aveva abbandonato ancora una volta.
Devastato
dal dolore, Tristan si lasciò scivolare sulle gelide pietre del pavimento,
incurante del fatto che l’umidità gli impregnasse i vestiti e i capelli. Non
aveva più alcun motivo di lottare. Elijah l’aveva abbandonato di nuovo e questa
volta non ci sarebbe stato ritorno, Antoinette l’aveva stregato…
L’ultimo
sussulto di ribellione del giovane Conte era stato quando aveva sentito
minacciare la sua Strix, ma adesso non avrebbe potuto più fare niente nemmeno
per i suoi alleati. Era rinchiuso lì dentro e non avrebbe potuto combattere al
loro fianco. Klaus, Marcel e i loro uomini li avrebbero eliminati e la Strix
non sarebbe esistita mai più.
E
nemmeno il Conte De Martel sarebbe esistito mai più.
Ma
cosa importava, ormai? Lui era nato per Elijah, era venuto al mondo il giorno
in cui il suo Sire lo aveva trasformato, esisteva soltanto per lui… e adesso
l’aveva perduto per sempre. La sua vita non contava più e lui non aveva più
nessun motivo per tentare di resistere.
O
forse… uno solo…
Aurora!
Nella
tasca della giacca c’era il suo cellulare, evidentemente Klaus e Marcel non
avevano ritenuto importante sottrarglielo: probabilmente non c’era nemmeno
campo nelle segrete e poi a chi mai avrebbe potuto chiedere aiuto?
Ma
Tristan non voleva chiedere aiuto, non era alla sua sopravvivenza che pensava.
Senza Elijah, lui non aveva più motivo di vivere, ma non avrebbe permesso che
qualcuno facesse del male all’amatissima sorella.
Il
cellulare aveva una sola tacca e la batteria era quasi scarica, tuttavia
sarebbe bastato per fare ciò che voleva: chiamare Madame Angéle a Marsiglia
affinché si occupasse lei di Aurora.
Quando
l’anziana strega rispose al telefono, Tristan non le diede nemmeno il tempo di
parlare.
“Madame
Angéle, non ho molto tempo” disse, tentando di mantenere un tono di voce calmo
affinché la strega potesse comprendere tutto ciò che le chiedeva di fare, “perciò
non dica niente e mi ascolti attentamente. Sono caduto in mano a dei nemici e
non so cosa ne sarà di me, ma questo non è importante. Ciò che conta è Aurora,
lei deve restare fuori da questa storia e vivere serena e felice a Marsiglia
con il suo fidanzato. In questo momento posso fidarmi solo di lei, Madame, la
prego, mi aiuti: faccia in modo che Aurora dimentichi di aver mai avuto un
fratello, in modo da non cercarmi più; che dimentichi di aver mai conosciuto i
Mikaelson, per restare al sicuro. E dica a Paul di vegliare su di lei e di
proteggerla e amarla sempre. Mi ha capito bene? Può aiutarmi?”
“Posso
e lo farò, Monsieur De Martel, conti
pure su di me” promise Madame Angéle. “Farò un incantesimo che…”
Ma
la linea cadde proprio in quel momento e Tristan non poté udire il resto.
Tuttavia era tranquillizzato, adesso sapeva che Paul e Madame Angéle si
sarebbero occupati di Aurora. La sua adorata sorella sarebbe stata al sicuro e
avrebbe vissuto una vita felice con l’uomo che amava e protetta da persone che
tenevano a lei.
La
rassicurazione sulla sorte di Aurora servì anche a lenire, almeno in parte, il
dolore che provava per non aver potuto fare niente per la sua Strix… ma doveva
rassegnarsi, a quello non c’era rimedio.
Tristan
De Martel aveva fatto tutto ciò che era in suo potere e adesso gli restava solo
un’ultima cosa.
Si
distese nuovamente sul gelido pavimento di pietre sconnesse e chiuse gli occhi.
Sarebbe rimasto lì a marcire per tutto il tempo che i Mikaelson… per tutto il tempo che Elijah… avessero
voluto e non avrebbe opposto alcuna resistenza. Il suo corpo si sarebbe
indebolito sempre più, ma lui non se ne sarebbe nemmeno accorto: nella sua
mente non si trovava già più nelle segrete di villa Mikaelson, murato vivo;
nella sua mente era tornato a mille anni prima, a Marsiglia, era di nuovo il
giovane figlio del Conte e accanto a lui c’erano l’amata Aurora e il suo uomo,
Elijah Mikaelson, che lui aveva elevato al rango di barone affinché potessero
governare insieme la Francia del Sud.
In
questo bellissimo sogno avrebbe atteso serenamente l’oblio, la morte o
qualunque cosa avesse in serbo per lui il destino.
FINE