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Autore: cattero1    02/07/2018    1 recensioni
E se durante una gita due amici decidessero di fare un'esplorazione di conto loro e scoprissero qualcosa che cambierà le loro vite tanto da lasciarsi tutto alle spalle per aiutare uno sconosciuto?
Genere: Avventura, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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La cella in cui ci avevano messo era abbastanza spaziosa e visto che ci avevano messi insieme, da me e da Toni non si aspettavano nessun tipo di fuga, la tecnica di Toni quindi era servita a qualcosa. Badek non era ancora tornato. “ Io non vedo nessuna via di uscita.”
“Ali, ti ringrazio per il tuo ottimismo, ma se non hai niente di utile da dire non dire niente.”
“ Credo che invece di organizzare una fuga alla Lupin io mi concentrerei a che balla inventare per uscire indenni da questa situazione.”
Tutto questo era stato detto in circa mezz’ora tramite il morse, che comunque prima era stato filtrato da un codice segreto di nostra invenzione.
"Non ho idee.”
“Neanche io.” Sospirai, non c’era niente che io potessi fare, sarebbe stato più facile se avessimo potuto comunicare normalmente, ma avevamo notato due telecamere. Qualche volta per sembrare ragazzi normali molto spaventati ci facevamo qualche domanda banale ad alte voce, a un certo punto fingemmo persino un litigio. Finalmente sentimmo dei passi avvicinarsi, due uomini stavano portando Badek mezzo tramortito in cella: “ Chi è il prossimo?” PENSA E SALVA trasmisi velocemente a Toni: “ Io.” I due uomini sembrarono sorpresi da tanto coraggio, ma il mio non era affatto coraggio era una risposta logica a una domanda che non lasciava molte alternative, a uno di noi due doveva toccare e a me non sarebbe venuta in mente nessuna buona idea, speravo soltanto che a Toni venisse un’illuminazione. Mi legarono a una sedia con delle corde in una stanzetta angusta. Idioti, pensai, avevano fatto tutto questo per farlo assomigliare a un classico film d'azione, avrei voluto sorridere, ma in quel momento dovevo sembrare la persona più spaventata al mondo. Capii che avrebbero cercato di prima di spaventarmi, solo alla fine usare la violenza. Notai che non c'erano telecamere, ma probabilmente una di quelle pareti era a specchio. Dopo poco arrivò il tenente Buttochi: “Non capisco signore, perché queste corde, noi non abbiamo fatto niente di male, non capisco.” Incominciai a singhiozzare: “Perché tutto questo? Siamo sempre stati studenti modello, mai un accusa, forse qualche nota, ma niente di grave.” Ringraziai mentalmente le lezioni di teatro che io e Toni avevamo fatto, era un peccato che ci avessero cacciato per le nostre continue polemiche: “Ragazzina non è per questo che siete qui, la prego si calmi, vogliamo sapere solo più informazioni sul vostro amico, perché dalle nostre informazioni ci risulta che sia un clandestino omicida proveniente dall’Asia centrale. Se adesso mi dice tutto quello che sa le prometto che lei e il suo amico verrete liberati all’istante e portati da vostra zia.”
“Va bene,” singhiozzo “ l’abbiamo incontrato mentre stavamo tornando dalla gita, ci ha detto che gli serviva qualcuno che lo accompagnasse qua a  Pozzuoli, poi saremmo stati liberi di andare.”
“Perché non ce l’avete detto subito?”
“Perché ha detto che aveva dei contatti e che avrebbe ucciso i nostri genitori lui stesso perché sapeva uscire da ogni prigione, ma voi li proteggerete, non è vero?”
“Ma certo! Adesso vi rimandiamo subito a casa, scusateci per i modi poco cortesi che vi abbiamo riservato.”  Sorprendentemente ci condussero veramente verso l’uscita. Toni aveva avuto la buona idea di non dire niente. Mentre percorrevamo tutti quei corridoi le guardie sembrarono  allentare la sicurezza, così io e Toni riuscimmo a parlare: “Cosa hai detto a quel pallone gonfiato?”
“Che Badek ci aveva costretti a collaborare.”
“Cosa?!”
Abbassai la voce.
“Ascolta era l’unico modo, ora dobbiamo stendere le guardie e salvare Badek e sua sorella. Qui nei corridoi non sono piazzate telecamere e ho notato una pianta dell’edificio nel corridoio di destra. Al mio via tu prendi quello di destra e io quello di sinistra.” Per fortuna le guardie erano davanti a noi e saremmo riusciti a colpirli anche facilmente, in più ci avevano ridato i nostri zaini da cui noi tirammo fuori le borracce piene d’acqua che erano fatte in metallo. Insieme ci lanciammo contro i due uomini:"Come sta il tuo?” chiesi: “Oltre al mal di testa incredibile che gli verrà al risveglio sta bene, al massimo farà fatica a parlare per qualche tempo, ma non credo di averlo colpito così forte.”
“Anch’io ho pensato alla stessa cosa, dai sbrighiamoci.” Presi la cartina che era nel corridoio sulla destra e insieme ci mettemmo insieme a studiarla, dopo un po’ riuscimmo a capire dove ci trovavamo e dove si trovasse Badek e forse anche sua sorella, ma non ne eravamo certi. Intanto andammo a prendere lui. Probabilmente quello era il giorno dei colpi di fortuna, perché non era ancora stato spostato da quella cella. Per aprirla provammo a usare quelli che noi ritenevamo fucili che avevamo preso ai due uomini, ma invece di sparare un proiettile partì un raggio di pura energia, o almeno quello che supponevo fosse un raggio di energia pura, perché se no non saprei proprio come definirlo: “Ragazzi avevano detto …”
“Sì lo sappiamo, ma adesso dobbiamo sbrigarci, abbiamo poco tempo. Tu e Toni andrete a trovare tua sorella nelle celle, mentre io vado a verificare in infermeria. Ci troviamo qui tra mezz’ora, state attenti, appena vedranno le riprese della telecamera cominceranno a cercarci, prima però tu togligli il trasmettitore, Toni.” Detto questo cominciai a correre verso la mia meta. I corridoi sembravano tutti uguali, di un bianco abbagliante, ma non ispirava un aria pulita e rassicurante, piuttosto sembrava un  luogo dove molte persone fossero state piegate, distrutte e poi abbandonate a un destino peggiore della morte. Perché non c’è niente di peggio di vivere sapendo che tutto quello che hai fatto è stato distrutto e sostituito in quell’unico momento di debolezza in cui non hai saputo resistere  e hai detto tutto ciò che avevi giurato di non dire. Quando arrivai in infermeria mi sembrò di essere piombata nella stanza delle torture, era pieno di macchinari dai nomi assurdi che davano spiegazioni sul loro utilizzo che facevano rabbrividire. In fondo alla stanza notai una figura sul letto, mi avvicinai, era legata, era molto simile a Badek, era sveglia : “ Ehi, sono Alice, un’amica di tuo fratello, adesso ti libero.”
“ Badek? È ancora vivo?”
 Sentii dei passi avvicinarsi: “Sssh, arriva qualcuno.”
Mi nascosi sotto il letto, sentii delle voci, ma dopo poco si allontanarono: “ Ok, ora ti libero e scappiamo, ce la fai o stai ancora male?”
“No, sto bene, forse non sarò veloce come Bolt, ma posso farcela.”
“Come fai a conoscere Bolt?”
“Le gare Terrestri sono molto apprezzate nel nostro mondo e sono certa che alla fine riuscirà a raggiungere degli ottimi risultati.”
“Se lo dici tu, io sinceramente non guardo molto le gare sportive, ce l’ho fatta, forza.”
Appena uscite da quella stanza iniziammo a correre, a dispetto di quello che aveva detto un attimo prima era molto veloce, ma sembrava molto affaticata. Non incontrammo quasi nessuno, supposi quindi che l’edificio doveva essere enorme. I ragazzi ci stavano aspettando davanti alla cella, sembravano entrambi molto tesi, ma appena Badek vide Samar il suo viso si rischiarò e corse ad abbracciarla. Mentre si salutavano io e Toni cercammo di trovare una via di uscita, sorprendentemente fu Samar a dirci cosa fare: “ Ho sentito dire che la nostra navicella è nella sala 13 e che sono quasi riusciti a capire il suo funzionamento, forse ce l’hanno aggiustata.”
“ Direi che dovremmo tentare di andarla  a prendere.”
                              
Dalla nave spaziale
non è andata così male, direi che ho accontentato tutti (Cattero:"Allora Badek, cosa ne dici?" Badek:"Ho deciso di risparmiarti, per il momento."), almeno io sono sopravvissuta, e a voi è venuta voglia di imparare il morse? Potrebbe sempre tornarvi utile, sempre che qualcun altro lo conosca.
   
 
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