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Autore: Robigna88    02/07/2018    0 recensioni
Gli Avengers affrontano ogni giorno nuovi nemici e sono bravi in quello che fanno. Un po' meno bravi sono invece nelle questioni di cuore e, infatti, a parte uno di loro, nessuno ha una vita sentimentale stabile e qualcuno da cui tornare la sera, dopo una battaglia. Ma le cose, forse stanno per cambiare, almeno per uno di loro. Il più schivo e onesto tra tutti, il Capitano Rogers, si ritroverà investito da un sentimento che non conosce per niente bene e che non sa come gestire. Sarà tentato di spingerlo via ma sarà in grado di resistere all'emozione che Lidya Abel sa offrirgli anche solo sorridendo?
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Steve Rogers/Captain America, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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7.

 

 

 

 

 

Steve aprì gli occhi lentamente; sentiva dolore su tutto il viso, su tutto il corpo ad essere onesto. Non riconobbe immediatamente il posto in cui si trovava, poi pian piano riacquistò lucidità e si rese conto di essere in un ospedale. Richiuse gli occhi, solo per un secondo, e ripercorse mentalmente gli ultimi avvenimenti.

Berlino, Lidya, l’esplosione... Dio! L’esplosione. Era per quel motivo che era finito in ospedale? E che ne era degli altri?

“Ciao Cap” sentì sussurrare e si voltò alla sua sinistra. Quella voce... “Lidya?” mormorò.

“No, sono io. Natasha.”

Steve mise a fuoco il viso che gli stava davanti e deglutì a vuoto. “Nat” mormorò. “Stai bene?”

“Sì” la donna annuì. “Ho solo qualche graffio ma niente di grave. Tu invece...” delicatamente lei si mise a sedere sul letto. “Sei conciato malino, eri troppo vicino all’edificio quando è saltato in aria. Lo scudo non è bastato a proteggerti. Ti riprenderai però.”

“Gli altri?” l’uomo si sollevò poco, sentendo dolore quando lo fece.

“Stanno bene. Thor non ha neppure un segno, Tony indossava l’armatura quindi non si è fatto nulla, Clint ha solo una costola incrinata. Banner non era neppure sceso dal jet quindi...”

“L’Agente Abel?”

Natasha respirò a fondo, abbassò gli occhi pensando a cosa dire. La prima cosa che Steve aveva fatto svegliandosi era stato pronunciare il nome di Lidya, come poteva lei dirgli che...

“È morta?” le chiese lui senza girarci intorno.

“Non lo sappiamo” la Romanoff scosse il capo. “Dopo l’esplosione abbiamo trovato alcuni resti ma era il caos e non è stato possibile identificarli.”

Il Capitano chiuse gli occhi, girò il capo dall’altra parte e Natasha avrebbe potuto giurare che aveva visto una lacrima scendergli lungo la guancia. “Credi che ci sia la possibilità che possa, in qualche modo, essere ancora viva?”

La donna voleva dire di no, ma non se la sentì di togliergli quella speranza. Non in quel momento. “Credo che con Lidya tutto sia possibile. Le ho visto fare parecchie cose che non credevo realizzabili. Ma non ho una risposta sicura.”

Steve rimase in silenzio per alcuni minuti, minuti durante i quali il suo sguardo restò fisso su un punto indefinito della stanza. Natasha gli lasciò il suo tempo. Anche lei aveva bisogno di metabolizzare la cosa, Lidya era sua amica, ma sentiva che toccava a lei prendere il controllo perché Clint stava affrontando la perdita a modo suo e Tony non la stava affrontando affatto. Continuava a fare dell’ironia, ciecamente convinto che in qualche modo Lidya fosse ancora viva e che l’avrebbe trovata. Era nella fase della negazione ed era strano vederlo così smarrito.

Natasha aveva dovuto telefonare a Pepper, e la donna era stata l’unica capace di calmarlo un po’, solo un po’ però.

“È strano vero?” domandò Steve voltandosi a guardarla, i suoi occhi chiari erano pieni di lacrime e Natasha dovette usare tutta la sua forza di volontà per non crollare. “Che ci si affezioni così tanto a una persona pur conoscendo così poco di lei.”

La Romanoff scosse il capo. “No. Non è strano. È semplicemente umano... non puoi controllare i tuoi sentimenti, qualunque essi siano. Anche se a volte ci piace credere di potere.”

“Credo che mi sarebbe piaciuto perdere il controllo per lei” confessò Steve con un sorriso amaro. “Ha senso secondo te?”

“Sì, ne ha” Natasha gli sorrise prendendogli una mano.

 

 

 

 

 

***

 

 

 

 

 

Tony si versò da bere e di nuovo la sua mano prese a tremare così tanto che il liquore quasi non cadde tutto fuori dal bicchiere. Quelle dannate crisi di panico... le aveva sperimentate qualche volta in passato, ma poi erano passate. Stavolta credeva ci sarebbe voluto un po’ più di tempo. Chiuse gli occhi e respirò a fondo, quando li riaprì fissò fuori dalla vetrata e rivide, come in una specie di flash, Lidya in terrazza. Le braccia aperte, il vento che le scompigliava i capelli. Scherzando le aveva chiesto di non buttarsi perché non avrebbe sopportato di avere il suo fantasma in giro per casa ma ora... ora avrebbe accettato qualunque cosa, persino il suo spirito dispettoso pur di rivederla un’altra volta. Per dirle che era l’amica più rompiscatole che avesse mai avuto, ma anche la più leale e la più coraggiosa. Per dirle che le voleva bene. Non l’aveva mai fatto credeva, e il pensiero lo stava annientando.

Era sempre stato pessimo nel dimostrare i suoi sentimenti e sapeva che era sbagliato, ma non aveva mai saputo come porvi rimedio; quello era ciò che era e cambiare gli sembrava impossibile. Lui dimostrava affetto in un modo tutto suo, Lidya era stata tra le poche persone a capirlo e a non chiedere di più.

Sì, era... se per i primi due giorni gli era piaciuto convincersi che potesse essere ancora viva, adesso era quasi certo che non lo fosse. “Jarvis” chiese al suo braccio destro “potresti telefonare all’Agente Romanoff per favore?”

“Sì, signore” replicò l’altro. E la telefonata partì. Natasha ripose dopo due squilli.

“Tony” gli disse. “Che succede?”

“Volevo sapere come se la passa Capitan Ghiacciolo” replicò lui mettendo le mani nelle tasche.

Natasha respirò a fondo. “Il ghiaccio si è sciolto” gli comunicò parlando per metafore. “È a pezzi, non solo fisicamente. Credo che si fosse sinceramente affezionato a Lidya.”

“Sì” ragionò Tony. “Non trovo difficile crederlo. Lei ha... aveva quella specie di magnetismo. Era una spina nel fianco, ma una a cui vuoi bene fin dal primo sguardo.”

“Era testarda oltre ogni immaginazione.”

“E anche fastidiosamente perspicace.”

La donna rise. “Sì, è vero.”

Nessuno dei due parlò per i seguenti due minuti, infine Tony si schiarì la voce. “Il Capitano, pensi che possa uscire dall’ospedale? Chiamerò la Cho, si occuperà di lui qui a casa, credo che sia meglio che rimaniamo uniti. Ora più che mai.”

“Credo che si possa fare” Natasha mormorò qualcosa che Tony non capì, ma supponeva che non stesse parlando con lui. “Ti telefono appena sono certa che può uscire.” Riattaccò e Tony respirò a fondo.

“Jarvis, telefona alla dottoressa Cho per favore.”

“Signore” rispose l’altro. “Ho una videochiamata da un numero che non conosco. È un prefisso Svizzero.”

Stark corrugò la fronte. “Passamela.”

 

 

 

 

 

***

 

 

 

 

 

Lidya aveva girovagato per ore prima di trovare un posto che le era sembrato quantomeno sicuro. Non aveva denaro, era tutta sporca e non aveva indosso neppure le scarpe. I vestiti che indossava erano strappati ma più di tutto, non aveva idea di come fosse arrivata lì. Camminando aveva letto un cartello con su scritto Ginevra e le era servito un istante per ricordare anche solo dove si trovasse Ginevra. Il posto in cui aveva deciso di entrare era una copisteria, o qualcosa del genere, non ne era del tutto sicura. L’uomo all’interno sembrò spaventarsi quando la vide e per lei fu istintivo alzare le mani per mostrargli che non aveva alcuna cattiva intenzione.

“Non voglio fare niente di male” gli disse e si accorse che stava tremando. “Ho avuto... un incidente. Voglio solo mettermi in contatto con la mia famiglia, così potranno venire a prendermi” pensò che forse quel tizio non parlava la sua lingua, ma il suo tedesco era un po’ arrugginito. Decise di provare con il francese. E gli chiese se riusciva a capirla. Lui annuì, si voltò e chiamò qualcuno a gran voce e dal lato opposto del locale arrivò una donna.

“Oh mio Dio!” quasi urlò e Lidya fu grata di sentire che non era decisamente originaria di Ginevra. “Cosa ti è successo?”

“Ho avuto un incidente, voglio solo usare il vostro telefono per mettermi in contatto con qualcuno della... della mia famiglia.”

L’altra annuì prendendolo in tasca. “Vieni pure” le disse dicendo qualcosa all’uomo che lei non capì. “Posso portarti qualcosa? Da mangiare, da bere?”

Lidya scosse il capo digitando il numero di Tony. Quali erano le ultime tre cifre? Non se le ricordava mai. “Dannazione!” esclamò per poi riprendere il controllo. Fece un grosso respiro e fece partire la videochiamata. Il viso Tony comparve sullo schermo dopo un minuto. “Tony” gli disse e sul viso del suo amico vide passare tante espressioni diverse, l’ultima fu il sollievo.

“Lidya, dove sei? Stai bene?”

“Sono solo un po’ ammaccata. Voi state tutti bene?”

“Il Capitano è un po’ ammaccato come te, ma si riprenderà. Dove sei?”

La donna scoppiò a piangere, alzò la mano per asciugarsi gli occhi e se la sporcò di sangue. Nel piccolo riquadro sullo schermo vide che sulla fronte aveva un taglio piuttosto importante. “Mi dispiace Tony, ho fatto un casino.”

“Non importa, okay? Dimmi solo dove sei così posso venire a prenderti.”

“Sono a Ginevra. Non so come ci sono arrivata, non...”

“Okay” annuì Tony. “Jarvis, rintracciami il cellulare dal quale Lidya sta chiamando. Senti, rimani lì e non muoverti. Vengo subito a prenderti, va bene?”

Lei annuì. “Okay, va bene.”

“Hey” Tony si rivolse alla donna accanto a Lidya. “Assicurati che non le succede nulla e avrai una lauta ricompensa al mio arrivo.”

“È in un buone mani” gli fece sapere l’altra.

Stark guardò di nuovo la sua amica. “Arrivo, stai tranquilla.”

Lidya si sentì sollevata.

 

   
 
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