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Autore: JeanGenie    07/07/2018    5 recensioni
[Post - TLJ]
"Ci affronteremo là, dove la Luce e l'Oscurità si incontrano"
Genere: Avventura, Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ben Solo/Kylo Ren, Chewbacca, Finn, Kylo Ren, Poe Dameron, Rey
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Lindòrea'
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7.

Here comes the rain again
Falling on my head like a memory
Falling on my head like a new emotion
(Here is comes again, here it comes again)
I want to walk in the open wind
I want to talk like lovers do
I want dive into your ocean
Is it raining with you

( Eurythmics , Here comes the rain again)

 

Rey se l’è  presa comoda. Se davvero è sua ospite, allora non può darle ordini e non può usare quel tono. E ha bisogno di tempo per metabolizzare le sue scoperte. Il suo sonno è  stato pesante e senza sogni. Non ha voglia di interrogarsi su chi sia la donna che ha visto prima di addormentarsi. Probabilmente stavolta è stato davvero uno scherzo della sua mente. Una creatura così bella non può essere esistita, quindi è inutile continuare a pensarci. Ma gli oggetti che Ben ha conservato sono reali e la fanno sentire agitata. Che cosa è cambiato, dopo tutto? Sono solo cose. Residui di un passato di cui lui detesta  parlare. Non sa davvero come interpretarli senza cedere a un’immotivata speranza.

Leia. Deve focalizzarsi su Leia.

Lo-La la scorta fuori dall’alloggio facendole fare un percorso che non  conosce, ma ha esplorato abbastanza il rottame dello Star Destroyer che domina il Cimitero delle Astronavi su Jakku per cominciare a capire la struttura di quella nave. La gerarchia ristretta del Primo Ordine è palese. Da quando è  arrivata le sono stati mostrati unicamente i quartieri degli ufficiali. Probabilmente si sarebbe sentita più a suo agio laggiù in basso, nella zona degli operai e degli addetti alla manutenzione.

E della carne da cannone, come Finn.

Lo-La la fa entrare in un’enorme sala da addestramento dove una dozzina di remoti stanno facendo fuoco.

Oh, perfetto. È il momento di esibirti, vero?

Kylo Ren si sta allenando da un po’. Lo vede dallo strato di sudore che ricopre la sua pelle e dall’espressione contratta del suo viso. Le braccia scoperte, i muscoli in tensione, blocca i colpi dei remoti con la spada, fornendole uno spettacolo di rabbia e controllo.

Ha delle movenze straordinarie, selvagge e potenti. Liquida tre remoti con un colpo solo. Se provasse ad imitarne l’aggressività Rey è certa che finirebbe per assomigliare a un Porg di malumore.

Prova di nuovo quella sensazione simile alla fame. La detesta e, al tempo stesso, la trova spaventosamente piacevole. Lui elimina l’ultimo avversario e spegne la spada riprendendo fiato, poi la scruta come se lei fosse sotto processo.

“Ti avevo fatto portare dei vestiti” le dice e Rey non capisce se sia perplesso o seccato.

“Non mi metterò mai addosso un’uniforme del Primo Ordine. E, visto che i miei sono spariti, ho fatto come se fossi a casa mia.”

Sapeva benissimo che lui si sarebbe irritato. È uno dei motivi principali per cui si è appropriata del suo vestiario legandosi in vita con un nodo quell’enorme casacca nera e arrotolandosi fino alle ginocchia quei lunghissimi pantaloni neri.  Solo le scarpe sono le sue.

“Vedo” risponde lui lapidario.

Si era aspettata una reazione più feroce. Kylo Ren finisce sempre per deluderla. “Allora? Vuoi parlare o vuoi combattere? O entrambe le cose?” gli chiede.

Lui indica la spada che Rey stringe nella destra. “Posso vedere?”

Lei esita, indecisa se fidarsi o meno, poi gli porge la sua nuova arma.

Kylo Ren accende prima una lama, poi l’altra. Fra le sue mani sembra ancora più sottile.

La fa roteare e, con un sorriso soddisfatto, Rey si rende conto che sta sbagliando del tutto l’impugnatura.

“Stai attento. Rischi di farti saltare le dita” lo mette in guardia senza esimersi dall’aggiungere alla sua voce un accenno di sarcasmo.

“Volevo provare una cosa…” Lui le rende l’arma, leggermente deluso. “Volevo capire se il tuo essere un disgustoso parassita funziona anche in senso inverso. Sembra proprio di no.”

“Non dare la colpa a me se non  sei capace di combattere con una spada a due lame. E ‘disgustoso parassita’  puoi dirlo a qualcun'altra.” Potrebbe aprirgli la sua mente, permettergli di apprendere da lei, ma non lo farà. Non se lo merita.

Lui accenna un sorriso. Lo fa troppo spesso, ultimamente. Questa nuova abitudine comincia a farle saltare i nervi.

“Allora? Cosa vuoi?” chiede ancora.

“La Forza non vuole vederci combattere.”

“L’avevo intuito.”

Se doveva solo dirle ciò che è ovvio poteva lasciarla dormire un altro po’. Il suo letto è la cosa più comoda su cui si sia mai sdraiata.

“Ho lasciato il Primo Ordine perché ho avvertito incrinature nel tessuto che tiene insieme l’universo. Restare sarebbe stato limitante. Le mie priorità ora sono altre. C'è qualcosa in agguato. E devo vederla con i miei occhi.”

Lo ha detto senza riprendere fiato, come se si stesse togliendo un peso di dosso. Rey si domanda se sembrerebbe molto stupida se gli chiedesse di ripetere parola per parola.

“Per favore. Cerca di essere meno megalomane nelle tue motivazioni.” Ha davvero mollato il potere assoluto e una guerra che avrebbe potuto vincere ad occhi chiusi per una ricerca mistica? Non sa se trovarlo spaventoso o commovente.

“Va bene. Te lo spiegherò in modo comprensibile perfino a te.” Kylo Ren si concede un sospiro spazientito. “Hux ama e venera i suoi cannoni. Io preferisco andare a cercare qualcosa di più potente. Se la Forza è fuori controllo, forse è il momento di raggiungere il punto di origine. E afferrarla.”

Era troppo bello per essere vero. Sei e resti un omicida.

“Sei pazzo.” Glielo dice freddamente, come se non potesse aspettarsi altro.

“Può darsi. Ma non vuoi sapere cosa sta succedendo e perché un’energia che esiste da sempre e che tiene insieme il nostro mondo stia impazzendo? Che cosa riesca a terrorizzarla a tal punto da farle perdere il controllo?” Kylo Ren lo chiede con la massima tranquillità, come se non fosse stato lui a parlare di armi, di ingabbiare la Forza ed appropriarsene.

“Forse si è resa conto di cosa ha creato permettendoti di venire al mondo.” Si pente subito di quelle parole. Vorrebbe chiedergli scusa. Ma lui non le toglie gli occhi di dosso. Se lo ha ferito, non lo dà a vedere.

“Se non vuole che ci affrontiamo, allora forse dovresti venire con me.” La naturalezza con cui glielo chiede placa la sua delusione, ma non la porta ad abbassare la guardia.

“E dove andresti cercare l’origine del disequilibrio, se posso saperlo?” Forse dovrebbe seguirlo e tenerlo a bada. Aggrapparsi a quella luce minuscola che ancora pulsa in lui.

“Non lo so ancora.”

Rey resiste a stento alla tentazione di prenderlo a schiaffi.

“Perfetto. E io dovrei aiutarti a usare le ferite della Forza come un’arma?” Vuole che glielo dica esplicitamente. Una volta chiarito quel punto le sarà più facile capire qual è il modo migliore per fermarlo.

“Non esattamente un’arma” le spiega lui, gettandola in una maggiore confusione.

“E cosa, allora?”

“Una spiegazione razionale.”

Rey distoglie lo sguardo da lui.  Non l’ha mai compreso del tutto, ma adesso seguire il filo dei suoi pensieri si è fatto davvero impossibile. “Aveva ragione Hux. Sei uscito di testa.”

“Se ti dicessi che sarebbe la cosa migliore per tutti?” insiste lui, ma senza fornirle nessun vero appiglio.

“Ti risponderei che stai solo cercando di ottenere il maggior grado di potere che un Jedi o un Sith abbia mai ottenuto. E che ti stai raccontando la storia di una minaccia ignota perché hai paura.” È quella l’unica spiegazione razionale che riesce a vedere. Il resto è solo frutto del suo egocentrismo. La Forza è dilaniata. Non è il momento di rubarne i segreti ma di fare qualcosa perché possa tornare integra.

Lui tace. Rey si chiede se non sarebbe meglio per tutti se lui fosse semplicemente il Leader Supremo di un ordine tirannico.

“Forse dovresti tornare. E combattere nelle ultime fasi della guerra.” Almeno entrambi smetterebbero di cercare una comprensione reciproca che non potrà mai esserci. Sarebbero semplicemente avversari.

“Se tornassi, la guerra non sarebbe più alle ultime fasi” le risponde lui senza la minima traccia di dubbio.

“Sei davvero presuntuoso, Kylo.”

Non ha usato il suo vero nome. Non sarebbe giusto, in quel momento. Ben Solo è lontanissimo da lì e i suoi discorsi la spaventano.

“È vero, non capisco molto di questa storia. Ma se la Forza sta soffrendo non dovremmo trovare il modo di guarirla?” Glielo chiede con estrema semplicità. C’è un’unica risposta possibile. Perfino lui dovrà prenderne atto.

“E dopo cosa accadrebbe? Una meravigliosa era senza conflitti?” La sua voce è  carica di sarcasmo.

“L’idea ti disgusta così tanto?”

“No.”

“E allora perché?” Non vuole arrabbiarsi di nuovo. Sta solo, ostinatamente, cercando di capire.

“Un’era senza conflitti si otterrebbe solo con la morte di ogni essere senziente.”

Quella risposta le fa gelare il sangue. C’è molto altro dietro a quelle parole così ciniche. Disillusione. Amarezza.

“Non ti fiderai più di nessuno, vero?” Si tratta solo di questo. Lui sente di essere stato ferito troppo a fondo per credere ancora che il concetto di vita possa avere alcun valore.

“Perché dovrei?” le chiede.

Perché ci sono io. Avevi detto che ti importava di me.

Lo fissa addolorata rendendosi conto che lei fa parte di coloro da cui si è sentito tradito. Ma non poteva seguirlo. Non poteva lasciar morire i suoi compagni.  “Mi hai offerto qualcosa che non potevo accettare. Non lo capisci? Ce l’hai con me per questo?”

“Non metterti a piangere. Non lo sopporto.” Non la sta rimproverando. Forse davvero le sue lacrime lo mettono a disagio. Ma ha ragione lui. Sta piangendo troppo, in quei giorni, e non può permetterselo. “Tu… avevi qualcosa a cui tornare. Ti ho semplicemente lasciata andare.”

“Perché non sei venuto con me?” Vuole chiederglielo da tanto tempo e finalmente ha trovato il coraggio.

“Non essere ridicola, Rey.”

Ridicola?

“Credi davvero che tua madre ti avrebbe respinto?” Sta rischiando grosso, e lo sa. Non la sorprende vederlo accendere la spada. Neppure stavolta avrà una risposta. Rey lo imita e la sua arma a due lame rilascia la propria energia.

Kylo Ren cala un fendente, lento, debole. Lei non ha alcuna difficoltà a parare. La sta semplicemente studiando. Probabilmente preferisce allenarsi con lei piuttosto che continuare quella conversazione che rischia di condurlo su un terreno che non intende affrontare.

“Forse non m’interessava tornare da lei, ci hai pensato?” Le dice colpendo di taglio.

Stai mentendo.

La sua mente non può non andare all’ologramma. A Ben da bambino. Al fermaglio con lo stemma degli Organa appartenuto a Leia.

Tu stai morendo di nostalgia.

“Forse a lei non interessava riavermi.” La rabbia che avverte in lui si fa spaventosa. I suoi colpi si fanno più violenti e lei para a fatica.

Si mette in guardia. Lui sta facendo sul serio e deve proteggersi.

“Mia madre mi considerava un errore. Era terrorizzata da me, lo capisci?” Sta quasi gridando mentre colpisce. Rey para di nuovo. Non vuole attaccarlo. Non in quel momento.

“Questo non è vero” prova a dire ma lui ha ormai smesso di ascoltarla.

“Magari ha chiesto lei a Luke di liberarsi di me…”

Questo è troppo.

La sua asta rotea veloce respingendo i colpi della spada color sangue. Ha sentito abbastanza idiozie per quel giorno.

“Questo non è vero!” grida. Non gli permetterà di coltivare quei pensieri malsani nei confronti di Leia. Non è giusto. È meschino.

Lo mette all’angolo e riprende fiato. Se tenterà un’altra mossa colpirà con l’intenzione di fargli male.

“Stai dicendo un mucchio di idiozie e lo sai benissimo. Ma le pronunci ad alta voce sperando che finirai per crederci. Lascia che te lo dica, Ben. Non succederà mai. Tu sai come stanno le cose. Le sue ultime parole sono state per te. Eri la sua vita, Ben. Tu lo sai. Non avresti inciso quella parola sulla sua lapide, altrimenti.” Non gli lascia il tempo di obiettare. Non stavolta. Lei sa come stanno le cose. Il giorno del funerale di Leia lui ha lasciato sulla sua tomba un atto d’amore.

Kylo Ren spegne la spada e avanza verso di lei. Sembra più calmo ma questo non la rassicura. “Sai cos’è la Resistenza, Rey? Sai cos’è quell’idea che mia madre ha messo in piedi e che tu ti affanni tanto a proteggere?”

“Una speranza di pace” gli risponde sicura.

“È politica, Rey. Niente altro.” La sua risposta è fredda e lapidaria. “Non è diversa dal Primo Ordine. Restaura la Repubblica e la vedrai cadere di nuovo. Lascia che un nuovo regime si instauri e sorgerà una nuova ribellione che creerà un’ulteriore forma di governo. I tuoi ideali non sono altro che questo. Ma cosa vuoi saperne tu, Rey di Jakku? Fino a un anno fa non vedevi al di là delle tue mani che lucidavano pezzi di ricambio.”

“Loro sono i miei amici…” La risposta suona stupida alle sue stesse orecchie. Probabilmente si sarebbe attaccata a quel modo a chiunque le avesse offerto la possibilità di andarsene da Jakku.

Ma non è solo questo. Non può essere solo questo. Io voglio bene a Finn. Voglio bene ai miei compagni. E credo nella loro causa. Ci credo.

“La semplicità infantile dei tuoi pensieri mi sconvolge. Come sei riuscita a sopravvivere fino ad oggi?”

“Così!” Rey lo scaglia via usando la Forza. Si rende conto che solo una volta ha perso il controllo in quel modo. Quando stava per fare del male a Hux.

È sbagliato. Non devo. La rabbia conduce al Lato Oscuro.

Lui sorride rialzandosi, come chi ha ottenuto esattamente ciò che voleva. “Esatto.”

Non deve provare quel genere di odio.  Sta facendo il suo gioco. Rey respira profondamente fino a quando non si sente di nuovo perfettamente calma. Sa che quella di Ben è una corazza. Non deve lasciarsi ingannare. Deve scalfirla come ha già fatto in passato. Solo così lui si lascerà prendere per mano e guidare fuori dall’abisso in cui è sprofondato.

Gli lancia la sua spada, consapevole di avere sbagliato approccio. È un errore che non commetterà più.

“Facciamo cambio? Voglio vedere come te la cavi con un buon maestro.” Gli sorride vedendolo afferrarla al volo con un’espressione stupita sul viso.

“Stai parlando di te stessa? Saresti tu il buon maestro?” Lui la fissa di nuovo, ma nei suoi occhi il rancore sembra essersi assopito.

“Ovviamente.”

Anch’io so essere superba se voglio.

Ben le lancia la sua spada. Ha già provato a maneggiarla, una volta, ma non la ricordava cosi pesante. Quando la accende una fitta di dolore le attraversa le mani e svanisce solo dopo qualche secondo.

“Adesso para e rispondi” gli ordina Rey. “Se ne sei capace.”

Lui non se lo fa ripetere e accende entrambe le lame, ma è impacciato e,  al suo terzo affondo, torna alla lama singola.

Accidenti…

Rey si ritrova in svantaggio. Ora lui ha l’arma più leggera e maneggevole mentre lei è impedita nei movimenti dalla lunghissima lama rossa. Non è una sorpresa quando lui riesce a disarmarla.

“La tua spada è scomoda” protesta.

“La usi nel modo sbagliato. Insegnami e io insegnerò a te” propone lui.

“E poi?” È un notevole passo avanti rispetto a pochi minuti prima, quando lui parlava di cancellare ogni forma di vita.

Davvero ci vuole così poco per farti tornare ad essere ragionevole, Ben?

“E poi sarà tutto più interessante” le risponde soddisfatto.

****

Quanto siamo andati avanti?

Kylo Ren fissa il soffitto attraversato da cavi e tubi metallici ordinando a se stesso di trovare la forza di alzarsi. Ma è del tutto inutile. Non si sentiva così stanco da moltissimo tempo. Volta la testa alla sua sinistra e osserva il torace di Rey che si solleva affannosamente, il sudore sulla sua pelle, le labbra dischiuse. Non sa quanto abbiano effettivamente imparato l’uno dall’altra. Di sicuro, allenandosi, hanno smesso di urlarsi addosso e hanno dimenticato quanto l’incomprensione sia l’asse portante del loro assurdo rapporto. Colpito dai vestiti che lei ha rubato, non aveva messo a fuoco cosa avesse di particolarmente attraente, quando l’ha vista entrare.

I capelli. Non l’avevo mai vista con i capelli sciolti.

Ha un’aria più adulta che lo mette a disagio, ma non riesce a toglierle gli occhi di dosso. Non può permettersi di deragliare in quel modo. Se fosse abbastanza saggio, la terrebbe a distanza.

“Cos’hai al collo?” Crede di saperlo, ma vuole averne la conferma. Quello è un kyber e non un kyber qualunque.

Lei sussulta poi si infila una mano nella maglietta.

Ti prego non farlo. È letale.

Possibile che non conosca il minimo contegno? Che non si renda conto di cosa è in grado di scatenare in un uomo?

Kylo Ren respira profondamente mentre lei si sfila dal collo il laccio di cuoio che tiene legata la pietra e gliela porge.

“Puoi tenerla, adesso.”

Kylo Ren la prende. È proprio il cristallo di suo nonno. La spaccatura è netta e i bordi sono bruciacchiati. Non ha mai visto kyber ridotti in quello stato.

Ecco tutto ciò che resta degli Skywalker.

“Ti sei messa a collezionare cristalli difettosi?” le chiede. L’amarezza che gli attanaglia la gola è imprevista e cattiva.

“È morta, vero?” chiede Rey. Lui sa che spera in una risposta negativa, ma non può accontentarla.

Kylo Ren solleva la pietra  e la osserva contro la luce artificiale sul soffitto. Non percepisce alcuna traccia di vita eppure non sembra neppure del tutto spenta. “Non lo so” le risponde.

Se è ancora attiva lo scopriremo presto.

“Ho ancora l’elsa, ma è sul Falcon” lo informa Rey.

Kylo Ren gliela rende e lei sembra un po’ delusa dal suo rifiuto. Si tira su puntellandosi su un gomito e gli pianta gli occhi addosso. Sembra che voglia chiedergli qualcosa ma non trova il coraggio.

“Parla. Ormai non ha più importanza” la sprona lui. Nulla di ciò che lei potrà dire riuscirà a colpirlo.

“Posso toccarti?”

Perfetto.

Si aspettava qualunque domanda ma non quella. Non da lei. E l’ha pronunciata in un modo talmente innocente da fargli male. Non le risponde. Non sa cosa stia cercando né cosa voglia dimostrare. Di certo non è un tentativo di seduzione. Non è da lei. Rey è totalmente estranea a quel tipo di meccanismo. Ha semplicemente aperto bocca e detto quel che le passava per la testa, come fa sempre.

Vorrebbe dirle di no ma la sente  sfiorare la lunga cicatrice che gli attraversa viso.

Ammira la tua opera, Rey…

Se la sensazione non fosse dannatamente piacevole potrebbe trovare una frase crudele da dirle. Ma la punta delle sue dita  deve avere qualche strano potere perché non si è mai sentito più calmo in vita sua.

“Mi dispiace” gli dice.

“Non è vero. Quindi non dirlo.”

Sono ferite di guerra. Niente di più. Ti ricordano che ne sei uscito vivo.

Lei tace. È ferita. Lo sente come se i suoi sentimenti fossero una patina che gli si attacca addosso. Ridicola. Non può davvero provare rimorso per una cosa simile.

“Non è niente. Non sono mai stato affezionato alla mia faccia.”

Lei si stende di nuovo e sospira. C’è qualcosa che non va e di sicuro non riguarda le cicatrici che si sono procurati.

“Mi stai nascondendo qualcosa.” Kylo Ren tenta la via per la sua mente ma non riesce a mettere a fuoco i suoi pensieri.  “No, non è un segreto. È qualcosa che ti frulla in quella testa matta. Cosa stai pianificando, Rey?”

Lei sorride e ignora la sua domanda. “Puoi portarmi da Chewbacca? Devo raggiungere il Falcon.”

Vuole andarsene. Era prevedibile. Ed è giusto così. Lei non vuole seguirlo. Lui non ha il coraggio di ucciderla. Sono in una fase di stallo. E poi…

Ti porterei ovunque…

“Dove?” le chiede e la sua risposta è un colpo basso.

“Naboo.”

Naboo… Una risata amara gli sgorga dalla  gola.

“Sei terribile.” Rey non si arrende. Rey non si arrenderà mai. Conosce i punti deboli di Ben Solo e intende usarli contro Kylo Ren.

Si solleva in piedi e la aiuta a rialzarsi. Non vuole nemmeno sentire nominare quel pianeta e non ha intenzione di mettervi piede di nuovo, neppure per lei.

“Sono stanco. Credo che me ne andrò a dormire. Tu fai quello che vuoi. Scappa, vattene. Sparisci. Oppure aspetta e ti porterò a destinazione. Ma so esattamente cosa stai cercando di fare. Quindi contatta Chewbacca e stabilisci un altro punto d’incontro. Niente Naboo. E scordati Ambria, Chandrila, Corellia. Qualunque altro pianeta ma questi no.”

Lei non deve neppure pensare di usare la sua famiglia per tentare di portarlo dalla sua parte. Sono giochetti che con lui non funzionano. Tutto quello che resta della sua stirpe sono un gruppetto di fantasmi logorroici e invadenti.

“Qualunque altro pianeta, hai detto? Giuralo” insiste Rey.

“Non essere puerile” le risponde.

Un sorriso compiaciuto le appare sul viso. Ha qualcosa di strano. Non sono i capelli, non sono i vestiti.

Cosa? Cos’hai di diverso, ora?

“Tatooine. Manderò Chewbacca su Tatooine “

Tatooine. Il pianeta natale di suo nonno. Probabilmente lei si sente molto fiera di se stessa. Protestare lo renderebbe debole ai suoi occhi. E cosa cambierebbe, del resto? Tatooine è solo un pianeta morto dell’Orlo Esterno. Non importa chi vi sia nato e vissuto. Chi e cosa quel mondo desertico abbia generato.

Ed era segnalato sulla mappa che ha studiato poche ora prima come uno dei mondi abitati colpiti da disastri naturali.

“Va bene” le risponde.

Tatooine…

Deve andarsene. Respirare. Restare solo. Lei è nociva in modo che non comprende. Ma è un momento di confusione che sembra dilatarsi all’infinito.

Raccoglie la sua spada e esita un istante cercando qualche parola da aggiungere. Poi capisce che non servirebbe a niente e che ha solo bisogno di starsene da solo.

 

****

Ci ha messo tre giorni a rintracciare il Falcon. Tre giorni in cui l’unica compagnia che ha avuto è stata quella di Lo-La. Il silenzio sulla Finalizer è rotto  solo da saltuari rumori meccanici.

Poteva andarsene. Poteva scappare e non l’ha fatto. Ha solo continuato a guardare i frammenti di memoria in quel vecchio proiettore olografico.

Lui la sta evitando, ormai è diventato piuttosto evidente. Rey, di tanto in tanto, controlla la sua posizione, per accertarsi che non l’abbia lasciata lì da sola. E ogni volta scopre che lui si trova all’estremità opposta della nave, come se volesse mettere la maggiore distanza possibile tra loro due. Non credeva di averlo terrorizzato tanto.

Ha continuato ad allenarsi da sola. Ha impegnato il tempo restante conversando con Lo-la. Ha esplorato lo Star Destroyer. E, soprattutto, ha cercato il Falcon. Ma la sua mente si è concentrata su un unico punto fermo.

“Posso toccarti?”

A volte ha l’impressione che la punta delle sue dita bruci. Ha continuato a rimuginare sulle sue parole. L’origine della Forza. Un concetto che le fa venire i brividi. Più che le sue frasi, insensate, caotiche, buttate via in un marasma folle, le sono arrivate le sue sensazioni. Le conosce. Le ha provate. Qualcosa lo sta spingendo verso un punto d’arrivo a lui ignoto. A lei è successa la stessa cosa. Solo che il suo punto d’arrivo era proprio Ben. Per tre giorni si è chiesta se la sua sorte non fosse quella di restare per sempre sulla Finalizer a sorvegliarlo perché non facesse pazzie. Ora è certa che prima che il quarto giorno finisca andrà a cercarlo, gli rifilerà due sonori schiaffi e gli dirà in faccia ciò che pensa davvero.

Sei uno spreco, Ben Solo. Sei l’essere più straordinario che abbia mai incontrato e stai buttando via te stesso. Non lascerò che mi trascini con te. Quindi adesso comportati da adulto e vieni via con me. Devi fare tante cose, ancora. Cose belle, stavolta.

È davvero bravissima nel pianificare discorsi efficaci. Si immagina perfino mentre li pronuncia,  lasciando il suo interlocutore senza parole. Peccato che la realtà, alla prova dei fatti, si riveli sempre diversa.

Meglio non pensarci. Non adesso. Posso concedergli ancora qualche ora di comportamento incomprensibile.

Il fatto che le lasci usare gli strumenti della Finalizer come più le piace vuol dire che non la teme affatto. Che non gli importa neppure. Probabilmente sarebbe sollevato se lei se ne andasse. Ci ha pensato. Ma lui ha promesso.

Non esattamente, ma comunque ha detto che saremmo andati insieme fino a Tatooine.

Rey cerca ancora. Inserisce i codici del Falcon e fruga un altro settore. Chewbacca deve aver usato l’iperguida per allontanarsi da Ilum ma, al momento, non può mettersi in contatto con lei. Da quel che il Wookiee  ne sa, lei potrebbe essere stata uccisa. Quindi sta a lei rintracciarlo. Tenta ancora, aspettandosi un altro fallimento. È con profondo sollievo che, all’ennesimo tentativo, sente la voce di C-3PO nell’interfono.

“Oh, signorina Rey, è  proprio lei! Credevamo fosse morta!”

Sei sempre una ventata di allegria, tu…

Il sollievo che prova le fa tremare le gambe. Adesso andrà tutto bene.

Ha di nuovo i suoi vestiti addosso, puliti e stirati. Si prepara a ritrovare i suoi compagni. Cos’altro potrebbe desiderare? Quell’assurda parentesi sta per concludersi e lo farà nel modo migliore.

Tatooine.

“Anch’Io sono felice di sentirti. Ho bisogno che mi recuperiate. Chewie è lì?”

Il grugnito del Wookiee la raggiunge ed è un suono meraviglioso.

“Sì, sei mancato anche a me. Ascolta… possiamo incontrarci su Tatooine? Non conosco il pianeta, quindi dovrò affidarmi a te. Puoi mandarmi le coordinate per raggiungere il posto più adatto?”

Ancora un grugnito, stavolta di sorpresa.

“Sì, questo è lo Star Destroyer. Non sorprenderti troppo. Sto bene. Ti spiegherò tutto quando ci vedremo.”

Il Wookiee non insiste anche se Rey ne avverte la preoccupazione. Probabilmente si sta chiedendo se Kylo Ren sia morto.  Il bip di R2 le inoltra le coordinate richieste. Rey sorride tra sé. Non pensava di poter provare una tale sensazione. Presto sarà di nuovo tra amici. Al sicuro. Al sicuro anche dalla confusione che si agita nella sua testa.

Adesso c’è un’ultima questione da sistemare.

“Ben?”

Lo cerca con la mente. Non importa se esistono sistemi più pratici. Potrebbe essere l’ultima volta. Lo sente, ricettivo, ma seccato, come sempre. Si sarebbe stupita del contrario.

“Ho trovato il Falcon. Puoi… puoi darmi un trasporto?”

Ha detto che l’avrebbe accompagnata. L’ha detto. Ma non vuole ricordarglielo. In quei giorni potrebbe essere cambiato tutto.

Il silenzio è una risposta che la ferisce e sembra non finire mai. Arriva misto a una sensazione di acuta sofferenza e le fa bruciare gli occhi.

Poi la sua voce si fa forte come un martello che picchia su un’incudine.

“Preparati. Partiamo.”

****

Evitare Rey è diventato un imperativo. Non si è pentito di averla trascinata via da Ilum, ma averla intorno è solo un fastidio. C’è qualcosa di profondamente sbagliato nelle sensazioni che gli lascia addosso e nel suo modo di affrontarle.

Se si trattasse solo di pulsioni fisiche, le lascerebbe fluire. Sfogarle su di lei rappresenterebbe solo un altro passo verso il completamento del suo percorso verso il Lato Oscuro. Ma quello non è l’unico elemento. Non può trattarla come una donna qualunque. E neppure tentare di spezzarla. Rey di Jakku è un’incognita destabilizzante. Se fosse un Jedi eserciterebbe il controllo su se stesso. Ma lui ha ripudiato gli insegnamenti del Codice. Quindi dovrebbe accogliere il caos che la sua presenza gli scatena dentro come una benedizione. Invece c’è qualcosa che disturba la semplicità dualistica dei suoi pensieri.

La guarda entrare sul ponte principale e ne avverte la tensione. Sta rimuginando tra sé. Neppure lei comprende cosa stia accadendo. Indossa di nuovo i suoi stracci, ha i capelli raccolti e l’aria tesa. Meglio così. Hanno vissuto quei tre giorni in una sorta di bolla d’aria, tagliati fuori dal mondo. Adesso devono procedere e separarsi.

“Vieni a salutare Ilum” le dice invitandola ad avvicinarsi.

Il pianeta è un globo grigio e tranquillo che si cura le ferite. Ma non ha più subito colpi da quando hanno lasciato la superficie. Forse, quando saranno lontani, potrà finalmente guarire.

“Siamo davvero stati noi?” chiede Rey, gli occhi spalancati e increduli.

“Non lo so. Sei pronta al salto?” tenterà di comunicare con lei il meno possibile. Succedono cose bizzarre quando si parlano troppo a lungo.

Finisco col sentirmi… pazzo.

“Hai inserito le coordinate da solo? Con una nave così grande?” Si sorprende sempre, Rey. Si sorprende per tutto. Sarebbe un’allieva magnifica.

“I droidi servono anche a questo.” Le spiega ciò che è ovvio ma ormai lei è in preda all’entusiasmo.

“Non ho mai viaggiato nell’iperspazio su un mezzo simile.”

“Tu hai viaggiato nell’iperspazio solo sul Falcon o rottami simili, o sbaglio?” Lei continua servirgli dardi avvelenati da lanciarle. E lui  non ha davvero nessun motivo per non farlo.

Non hai mai lasciato Jakku prima di rubare il Falcon e unirti alla Resistenza. È ovvio che tu non abbia mai viaggiato su una nave di qualità superiore. Goditi la crociera, Rey.

“Non perdi occasione per essere odioso vero?” domanda lei riservandogli un’occhiata pungente.

“Perché hai tutti questi problemi con la verità, Rey?” Glielo chiede ma senza convinzione. Lui sta mentendo a se stesso da giorni.

Lei ignora la sua domanda. “Cosa farai? Una volta su Tatooine…”

“Ti accompagnerò. E te ne andrai per la tua strada. Il resto non ti riguarda.”

Vieni con me. Non avrò mai il coraggio di chiedertelo, ma voglio che tu venga con me.

“Ed è quello che vuoi? Che me ne vada? È davvero questo che vuoi?”

È inutile. Non riusciranno mai a mentirsi. Lei sa. Lei sa sempre cosa gli passa per la testa, prima ancora che lui se ne renda conto.

“Resteresti? Te l’ho già chiesto una volta, ricordi?” Sta sperando e sa già che dovrà pentirsene.

“Le condizioni non erano accettabili.” Rey si chiude nuovo. Esattamente come aveva previsto.

“Sì, l’hai ribadito a sufficienza. Pronti al salto.”

Scie di stelle si precipitano verso di loro. Ha sempre pensato che a velocità luce tutto sia più chiaro. Suo padre diceva che era il suo spirito da pilota a farlo sentire in quel modo.

“Ripetimelo. È  davvero questo che vuoi? Mettermi tra le cose da cancellare?” La voce di Rey si insinua rubandogli i suoi appigli. Ma lui tace. Non è il momento. Non mentre lo spazio si piega concedendosi e trasformandosi in una via spaventosa ma rapida. Ci vorranno ore

“Ripetimi che vuoi uccidere il passato. Menti a te stesso. Sei un ipocrita, Kylo.”

Silenzio. Rabbia. Kylo. Le  stelle scorrono veloci mentre lui si rende conto  di quanto detesti sentirle pronunciare quel nome. Alla fine tace anche lei, aspettando la fine del viaggio.

La Finalizer esce nell’orbita di Tatooine, l’universo si fa di nuovo stabile, quando lei decide che è rimasta zitta fin troppo.

"Mi hai lasciato la tua stanza per un motivo. Sai benissimo che sono brava a trovare oggetti nascosti.”

“Che cosa stai tentando di dimostrare, Rey?” È consapevole che quella domanda ha il suono di una supplica. Non importa che lei abbia frugato fra le sue cose. Non importa neppure che abbia ritrovato oggetti a cui non pensava da anni. Vuole solo che faccia silenzio.

“Quello che sai già. E lo so anch’io. La Forza finirebbe per riunirci anche se ora mi allontanassi. Io sono come il tuo passato. Non puoi liberartene. E nemmeno vuoi.”

Kylo Ren si gira rabbioso verso di lei, ma sul suo viso non trova la minima traccia di paura.

“Hai detto che desideri uccidermi. Va bene. Continua a tentare.” Sorride, soddisfatta, come se avesse vinto la battaglia più importante.

“Perché mi perseguiti?”

Ti odio, Rey di Jakku. Ogni mia cellula ti odia.

“Non posso farne a meno. Esattamente come te.” All’improvviso sembra stanca. Anche le sue sensazioni sono in conflitto. Lo percepisce chiaramente. Lo fissa con quegli occhi fieri ma la sua espressione è quella di chi cerca una parola di conforto, qualcosa che confermi le sue sensazioni. Ma poi coglie qualcosa con la coda dell’occhio e entrambi si voltano a guardare Tatooine.

La situazione è peggiore di quanto pensassi.

Una fitta nube grigia si espande a vista d’occhio e occupa un terzo della superficie.

“Ma cos’è? “

Kylo Ren incredulo guarda gli strumenti. Il deserto di Tatooine non è mai stato vittima di un simile fenomeno e ne pagherà le conseguenze per anni. “Un temporale” le spiega. “Un enorme temporale carico d’acqua e grandine.”

Dobbiamo fermarla, di qualunque cosa si tratti. Perché, se il disequilibrio continua ad aumentare, presto non avremo più nessun pianeta da conquistare e da contenderci.

****

Rey ha sempre immaginato Tatooine molto simile a Jakku. Scoprire che la zona in cui Chewie la attende è  sotto un uragano la rende perplessa e spaventata. Non ha mai visto una tempesta dall’alto. A dirla tutta, non ha visto altro che la pioggia di Ahch-To. Quella cosa grigia, attraversata da lampi viola, è davvero spaventosa.

Passarci attraverso le sembra un’idea davvero stupida, ma quando ha provato a dirlo a Ben, lui l’ha ignorata. Il Silencer si tuffa in picchiata e lei sente lo stomaco arrivarle all’altezza degli occhi.

“Maledizione…” sibila lui tra i denti.

Te l’avevo detto che sarebbe finita male.

Il Tie  viene squassato dalle correnti d’aria e sballottato come se non avesse peso. I fulmini dardeggiano intorno a loro finché il motore destro viene colpito.

“Tieniti forte!” urla Kylo Ren. Lei si aggrappa al sedile del pilota chiudendo gli occhi mentre il Silencer vortica, poi impatta al suolo e sprofonda nella sabbia bagnata.

Rey ci mette un po’ a rendersi conto di essere ancora viva. Stavolta ha pensato davvero di lasciarci la pelle. Kylo Ren apre l’abitacolo. Non importa se piove a dirotto. Tutti e due hanno bisogno di toccare terra. Il suolo è instabile e si ritrovano ad affondare fino alle caviglie. Tirare fuori il Tie da quella melma sarà un problema. La pioggia  è talmente fitta da rendere difficile vedere a una distanza minima. Lui controlla il navigatore che ha preso dal caccia. Il senso pratico non gli manca, neppure in una brutta situazione come quella.

“Mos Eisley è là in fondo” le dice.

Lei non gli fa notare che non ha idea di dove sia “là in fondo”. L’importante è muoversi. I suoi vestiti intrisi d’acqua stanno diventando pesanti. Non batte ciglio quando si ritrova con lui sotto al suo mantello nero. Starà all’asciutto mentre raggiungono la città.  Deve focalizzarsi solo su quello. I suoi pensieri stanno seguendo strade assurde e deve assolutamente rimetterli in carreggiata.

Arrancano senza dire nulla mentre il fango le si infila nelle scarpe. Non riesce neppure a capire se sia notte o giorno.

Riesce a distinguere le prime abitazioni, basse e tondeggianti, solo quando ormai ci sono in mezzo. Non c’è in giro anima viva. D’altra parte solo un pazzo uscirebbe di casa con quel tempo.

“Come troviamo la cantina di Chalmun?” chiede al suo accompagnatore sperando che lui abbia qualche buona idea. Non credeva che trovare il locale in cui Chewie le ha detto di aspettarlo potesse rivelarsi un problema.

“Non lo so, ma sappi che in questo momento ti detesto” le risponde lui e Rey è certa che non stia affatto scherzando.

“Non vorrai dare la colpa a me di questo!” protesta debolmente.

“Sei sicura di non volere vedere con i tuoi occhi cosa sta succedendo alla Forza?” propone lui e, in quel momento, l’idea le sembra davvero allettante.

Ma non può perdere di vista cosa è giusto e cosa non lo è. “Non se questo vuol dire assecondare i tuoi deliri di onnipotenza.” Non vuole rendersi complice di altre morti. Ed è sicura che lui userebbe il nuovo potere acquisito unicamente per fare del male.

“Lì” le dice  Kylo Ren con sicurezza. Deve ricordarsi di complimentarsi con lui per la sua vista. Lei non vede un accidente di niente, ma lo segue, perché non può fare altro e solo quando se la trova davanti distingue un’insegna luminosa rossa.

Quando attraversano la soglia il calore è asfissiante e la puzza di sudore e umidità le fa venire i conati. Ma almeno staranno all’asciutto. Il locale è gremito. Sembra quasi che l’intera popolazione di Mos Eisley si sia riversata lì, anche se le basta una seconda occhiata per capire di  trovarsi davanti al più vasto assortimento di specie che abbia mai visto e che, probabilmente, pochi di loro risiedono sul pianeta.

Sono costretti a sgomitare per arrivare fino al bancone del bar dove un ragazzo paffuto dai capelli rossi li degna appena di un’occhiata continuando a riempire bicchieri.

“Scusi!” grida Rey cercando di farsi sentire nonostante il chiasso della musica martellante mista alle grida degli avventori.

“Mi scusi!” tenta ancora. Inutilmente. Sta per provare una terza volta quando Kylo Ren afferra il ragazzo per il collo portandoselo pochi centimetri dalla faccia.

“La mia amica sta parlando con te. Dovresti proprio ascoltare cos’ha da dire.”

“Ben!” Non può andarsene in giro a fare il prepotente. Prima o poi dovrà farglielo capire.

Rey gli prende la mano ancora stretta intorno al collo dell’uomo e lo costringe a lasciare la presa, poi, mentre il barista riprende fiato cercando di smettere di tremare, riesce finalmente a chiedergli qualche informazione.

“Avevo appuntamento con un Wookiee. Dovevamo incontrarci qui! Si chiama Chewbacca! L’hai visto, per caso?”

Il tipo dietro al bancone la scruta, poi le piazza davanti un piatto colmo di carne non meglio identificata e due bottiglie. “Consuma. Paga. E forse potrai avere questo” dice agitandole un biglietto davanti alla faccia.

“Va bene” lo asseconda Rey agguantando il pezzo di carta. Non è certo da lei rifiutare un pasto. Quanto a pagare, non è sicura di avere crediti con sé. Ma ci sono dei vantaggi nell’andarsene in giro con il principe di Alderaan.

Sono solo poche righe scarabocchiate in una calligrafia spigolosa.

“Siamo al Docking Bay 53. Il Falcon è in riparazione. Non si può ripartire finché non passa la pioggia. Raggiungici.

O aspetta lì. Fa lo stesso.

Ciao.

Han”

È una carognetta. Un’autentica carognetta. Comincia davvero a piacerle. “Devo andare al molo” annuncia.

“E io devo controllare i danni al Silencer il prima possibile. Quindi ci salutiamo qui” le risponde Kylo Ren.

“Hai fretta? Cosa pensi di poter controllare con questa bufera?” Ha bisogno di un altro po’ di tempo. Solo un altro po’ di tempo. È sicura di avere molte altre cose da dirgli, anche se, al momento, non ne ricorda neppure una.

“Portaci da bere” ordina Kylo Ren al barista, e lei prova un inspiegabile sollievo. “Roba decente, non questa schifezza. E del cibo buono per lei.”

Il ragazzo lo guarda perplesso poi sparisce in quella che probabilmente è la cucina per poi tornare con un vassoio di pietanze decisamente più succulente rispetto al pastone che le ha propinato poco prima.

“Da quanto piove così?” gli chiede Kylo Ren.

“Un paio di mesi. Sta danneggiando ogni cosa. Smette per qualche giorno e poi ricomincia. È diventato tutto fango. Qualche idiota è perfino contento. Pensa che Tatooine diventerà verde e rigoglioso. In realtà questo tempo sta ammazzando la nostra fauna e distruggendo i nostri muschi. È un disastro.”

“Tu invece non sei per niente un disastro, bambolina. Che ne dici di un po’ di compagnia?”

Bambolina?

La mano che le sfiora il collo è piccola e fredda. È  solo un Er’Kit in cerca di guai. Le sue dita tentano una carezza fino al suo orecchio. Un’ondata di calore rabbioso la investe. Ma non ha importanza. Non le serve la furia di Kylo Ren. Non in situazioni come quella. Senza quasi muoversi, agguanta il braccio azzurro dello sconosciuto e lo spezza.

Le urla dell’Er’Kit sono persino più fastidiose della musica.

“Sparisci, se non vuoi che ti rompa anche l’altro” gli ordina.

Non le dispiacerebbe una rissa. Ma nessuno si muove.  Quel tizio non deve avere amici, e la cosa non la sorprende affatto.

“Stavi per scattare” constata concedendo un sorriso divertito a Ben.

“Sei brava a difenderti” sottolinea lui e Rey si chiede perché sia sorpreso. Non è nata con una spada laser in mano e su Jakku o tiri pugni o non sopravvivi.

“Ho dovuto imparare. A tredici anni Unkar Plutt si era messo in testa di farmi lavorare in uno dei bordelli di Niima. Diceva che avrei fruttato di più. Ci sono rimasta tre ore circa. Ho spaccato la testa al mio primo cliente prima che riuscisse anche solo ad avvicinarsi.”

Non pensava a quell’episodio da anni. Come moltissimi altri avvenimenti, ha preferito archiviarlo. In fondo non è accaduto nulla. Si è solo trattato del primo morto sulla sua coscienza.

Mi sono difesa. Mi sono solo difesa. Nessuno può vendermi e comprarmi. Mai. Mai più.

Unkar Plutt lo ha fatto passare per un incidente e l’ha rispedita di filato nel deserto. Ma lei ha digiunato per una settimana nutrendosi di muffe e radici per punizione. Ma non se ne è mai pentita. Neppure una volta.

Si chiede perché da Ben ora le arrivi solo una sensazione  di dolore rabbioso. Sta soffrendo per quello stupido aneddoto? È proprio un bambino.

E questo? Desiderio di proteggermi… Lui? Che cosa stupida...

“Non preoccuparti. Si supera tutto. Anche il primo omicidio.” Rey  butta giù un altro bicchiere. Lo stomaco le brucia. Non le piace. Ma continua. Perché la sua testa si sta facendo leggera. “No, non è  vero. Non ci pensavo più da tanto tempo. La tua presenza mi fa tornare in mente tante cose che avevo dimenticato.”

Beve anche lui, senza toglierle gli occhi di dosso. Lei avverte  dubbi e agitazione. Sta pensando. Sta chiedendo. Ma non vuole parlarle. Domandare apertamente come…

“Come hai potuto restare così innocente e pulita in mezzo a quell’orrore?”

“Domattina tornerò al Silencer a verificare il disastro” dice distogliendo gli occhi.

Innocente e pulita. È quella l’idea che si è fatto di lei?

Jakku mi ha indurita. E se ti sembro innocente è solo perché non ho visto tutto quello che c’è oltre l’orizzonte. Come te.

“Sempre ottimista, vero? Vieni al Falcon con me. C’è posto” gli propone  e non crede che avrebbe avuto il coraggio di farlo se l’alcol non cominciasse a darle alla testa.

“Smettila.”

“Lo sai che non posso” Rey solleva il bicchiere verso di lui. No, non mollerà mai. Non dopo quello che ha scoperto.

Se solo Leia avesse saputo…

Le voci alle sue spalle la fanno restare con il bicchiere alzato, incapace di muoversi. Parlano della Resistenza. Di una nuova sconfitta. Di Hux. Dicono che sia fuggito. Che i ribelli non abbiano più speranze.

Cosa ci faccio qui? Perché non sono con loro? Perché non riesco a lasciar andare questo pazzo assassino?

“Non vorresti che finisse?” le domanda Kylo Ren. Anche lui ha sentito. Se prova qualcosa, non lo dà a vedere.

“Non con la vostra vittoria.” Anche se si tratta solo di politica, come lui ha insinuato, il Primo Ordine resta un’atroce aberrazione. “Ti sei accorto che siamo seguiti?” La sensazione che ha provato appena sono atterrati, tanto sottile e lieve da essere dimenticata immediatamente, si ripresenta acuta come un ago rovente.

“Stai tranquilla. Non attaccherà fino a domani.” Lui non perde la calma. Probabilmente era tutto programmato, come su Sullust.

“Loro chi sono? Li vedo, di tanto in tanto. Nei miei sogni. I Cavalieri di Ren… Perché mi vogliono morta, se non sei stato tu a dare l’ordine di uccidermi?”

Kylo Ren non le risponde. Resterà un altro dei suoi segreti. “Ehi.” Si rivolge al barista che stavolta non esita a concedergli la sua attenzione. “Con questo caos non si riesce a parlare. Trovaci  un angolo tranquillo. Subito.”

Il barista sogghigna. “Se volete una stanza per fare i vostri comodi, cercatevi una locanda. A proposito. Sei sicuro di poter pagare quello che la tua amica sta bevendo?”

Non provocarlo, pensa Rey, ma Kylo Ren si limita a lanciare sul bancone una manciata di cristalli nova.

“Ne vuoi ancora?” domanda mentre Rey si rende conto di non aver mai visto una tale ostentazione di ricchezza tutta insieme.

Su Jakku quei cristalli sarebbero bastati a sfamarmi per il resto dei miei giorni.

“Oh. Un ladro, un baro o tutti e due?” chiede il barista. Probabilmente si sente molto spiritoso.

Finirà malissimo, pensa Rey.

“Sai con chi stai parlando? Ne hai la minima idea?” La voce di Ben si è fatta ancora più cupa. La Forza intorno a lui vibra come un alone scarlatto. Rey lo agguanta e gli mette una mano davanti alla bocca. Non hanno bisogno di ulteriori guai. Ha appena spezzato un braccio a un Er’Kit. Il prossimo comportamento violento potrebbe non passare inosservato.

“Con nessuno di importante” dice al barista senza mollare la presa. “Lui si dà tutte queste arie perché viene da Chandrila e si sente particolarmente civilizzato. Ma non farci caso. Quando beve il mio amico straparla. Vero, Ben?”

Lui si divincola e quello che esce dalla sua gola è decisamente un ringhio.

Il ragazzo dai capelli rossi li studia con sospetto e paura. “Forse è meglio se ve ne andate. Non mi piace avervi qui.”

“Invece credo che resteremo fino alla fine della pioggia.” Kylo Ren gli pianta gli occhi addosso. Rey capisce immediatamente cosa sta facendo. La volontà del ragazzo si piega come se fosse fatta di gomma. “Adesso ci darai un tavolo tranquillo nel retro e ci porterai da mangiare e da bere fino a quando lei non ti dirà che può bastare.”

Non dovrebbe farlo. È sbagliato. Ma l’idea di avere un po’ di tranquillità le piace troppo. E, in fondo, non stanno facendo nulla di male. Ben gli ha dato denaro sufficiente per poter comprare l’intera cantina.

Il barista esce dal bancone e li scorta nel retro dove sgombra in malo modo un tavolo occupato da due avventori e una prostituta. I clienti protestano, ma il ragazzo dice qualcosa in un linguaggio a lei ignoto che sembra convincere i tre ad allontanarsi. Poi pulisce il tavolo con un panno bagnato facendo un pessimo lavoro.

“Prego. Arrivo subito con le consumazioni” dice con voce vuota, poi si allontana. E lei vorrebbe con tutta se stessa non trovare la situazione divertente.

Perché questa, forse, potrebbe essere la serata migliore della mia vita. Potrebbe. Se non fosse per il fango nelle scarpe.

Ma adesso è seduta e nessuno potrà impedirle di mettersi a proprio agio. Si sfila gli stivali, li batte con violenza uno contro l’altro e una massa informe di melma cade sul pavimento. Poi, con enorme soddisfazione, si libera anche dei calzini fradici e sporchi. Muovere le dita dei piedi è una liberazione.

“Che c’è?” chiede cogliendo lo sguardo perplesso di Ben che ha inarcato pericolosamente un sopracciglio. Le sembra di cogliere qualcosa, un frammento di pensiero. Poi lui si concede un sorriso divertito e la sua mente mormora qualcosa di simile a…

Io ti adoro…

Cosa?

Confusione. Due piatti  le vengono deposti davanti. Deve mangiare. Deve mangiare tanto così da smaltire l’alcol. O almeno crede che funzioni così.

“Sai che non è il caso che tu vada in giro a dire di essere Kylo Ren in un posto come questo, vero?” Deve  puntualizzare quel piccolo dettaglio prima che le sfugga di mente.

“Cosa credi che potrebbero farmi? Rapirmi e chiedere un riscatto a Hux?”

La sta deridendo. Eppure potrebbero provarci e lei non ha voglia di vedersela con la feccia locale perché lui non sa tenere la bocca chiusa.

“Convinciti di essere in incognito. È meglio. Questo mondo è più simile al mio che al tuo. Principe ereditario della casata degli Organa.”

“Ci tieni a renderti irritante?” le chiede lui.

È un’altra cosa che abbiamo in comune.

Non dovrebbe sentirsi mortificata. Non con lui. Lui è il peggio del peggio. Non ha bisogno di trattarlo con i guanti. E poi sta per andarsene. E lei si sente frustrata.

“Non c’è più nessuna casata degli Organa. Io non sono un principe. E tu dovresti smetterla di bere.” Lo sussurra appena, come se fosse stanco. “Non riuscirai a dimenticare la preoccupazione per i tuoi amici, in quel modo. Non sei abituata e finirai con lo stare male.”

“Sarebbe più facile se tu tornassi con me.” Potrebbe davvero mettere le cose a posto. Perché deve incontrare solo uomini tanto testardi?

Il ragazzo dai capelli rossi torna con altri piatti. Lui lo blocca per un braccio e gli sussurra qualcosa. Dopo qualche istante Rey si ritrova avanti un piccolo bicchiere pieno di liquido blu.

“Buttalo giù tutto d’un fiato. Ti farà passare tutto e domattina non starai da schifo.”

Quanta apprensione…

“Sì, Maestro Ren” gli dice, poi beve scoprendo che quella roba sa di bile.

Ben attende paziente che lei la smetta di fare smorfie, con le mani intrecciate davanti sé, poi con un’aria da vecchio saggio, inizia un discorso che lei non ha nessuna voglia di sentire.

“Cosa vuoi da me, Rey? Che fermi il Primo Ordine grazie al mio carisma? O che lo spazzi via con la Forza solo per farti piacere? Mi sopravvaluti. Tu non hai idea delle forze militari annidate nelle Regioni Ignote.  Non avete visto neppure un quarto dell’esercito del Primo Ordine.”

Quella notizia è spaventosa. Davvero spaventosa. Quasi quanto il fatto che la piacevole sensazione di obnubilamento sta scomparendo.

“Vuoi terrorizzarmi. Stai esagerando le cifre” insinua fissandolo negli occhi perché non possa mentirle.

“Solo di un po’.” Lui si porta davanti uno dei piatti e comincia a mangiare con indifferenza.

“Non voglio che tu parta subito. Devo mostrarti una cosa.” Deve portarlo sul Falcon. Le basteranno pochi minuti della sua attenzione.

“Non mi interessa” risponde lui lapidario.

“Non sai neppure cos’è” insiste Rey.

Le ultime parole di Leia. Devo fartele ascoltare.  Possono cambiare tutto.

“Non mi interessa, Rey.”

Dovrebbe arrendersi. Lui non ha intenzione di vedere. Lui non ha intenzione di concedere nulla.

Eppure... Rey appoggia la testa sul tavolo. La musica che arriva dalla stanza accanto si è fatta ovattata. Non si dicono più niente. Lui non è l’unico a sentirsi stanco. Allora chiude gli occhi e pensa. Pensa a Lindòrea. Pensa di nuovo alle sue labbra.

“Eri con me nella grotta dei cristalli? Devo saperlo.”

Lui non risponde. Sembra distratto. Beve e mangia. È la prima volta che lo vede nutrirsi. Quel pensiero la intenerisce. È solo un uomo. Non un mostro. Non un salvatore.

È un assassino.

Deve ripeterselo, per non dimenticarlo. Il pensiero di Han Solo le fa ancora male.

Di tutte le tue colpe… quella non potrai mai dimenticarla.

Prova pietà per lui. Ha delle convinzioni che lo distruggeranno. Eppure lei sa che c’è altro. Non può non vedere quella luce pulsante che preme per emergere.

Perché  non ti fidi di me?

Lui la scuote e Rey si accorge di essersi addormentata.

“È quasi l’alba e sta smettendo di piovere. Dobbiamo andare.” Il suo tono è  gentile ma quelle sono parole che avrebbe preferito non ascoltare.

Ma non protesta, si stiracchia e si rimette le scarpe, poi lo segue fuori mentre un paio di inservienti si dedicano controvoglia a delle pulizie approssimative.

Due soli pallidi emergono tra le nuvole che si diradano e le è impossibile non pensare ad Ahch-To. Un fiume di fango giallastro riempie le strade.

Quello è il momento dei saluti. Ha di nuovo quella stretta allo stomaco. E ha fallito di nuovo.

Fa male.

Vorrebbe impedirgli di muoversi. Guadagnare ancora qualche minuto. Si tiene stretta al suo braccio mentre le ultime gocce cadono.

“Ci salutiamo qui, allora? Ne sei sicuro?” Spera in una risposta negativa ma sa che non arriverà.

“Dimenticati di me, se puoi.” Lui lo dice senza guardarla in faccia.

Se posso? E come credi che possa riuscirci? Devo saperlo. Eri con me in quella caverna o è stato solo un inutile sogno?

Non ha più nulla da perdere. Gli fa scivolare una mano dietro la nuca si solleva sulle punte e gli sfiora le labbra con le sue.

Ed è il deserto di Jakku. È un grido disperato verso una nave che si allontana. È una voce gentile. Una mano grande che tiene dolcemente la sua.

Lei che dice “Mi porti via con te? Ti prego” con la sua voce di bambina.

E dopo quindici anni, tutto si fa chiaro.

***

Non ha provato fermarla. Perché avrebbe dovuto? Un bacio fuggevole, infantile, impacciato, esitante.  Rey sa di buono, anche se ha passato la notte a ubriacarsi. Rey sa di buono, perché è Rey. Vorrebbe afferrarla, stringerla, rinfacciarle il dolore e la smania che gli accende nelle viscere. Dirle che la detesta e poi baciarla ancora, sul serio, non con quella timidezza insicura di chi conosce solo la sabbia di Jakku. Ma la scavatrice di rifiuti, il pungolo della sua esistenza, la sua spina nel fianco si stacca da lui con l’espressione sconvolta.

Ha visto… cosa ha visto?

Si allontana come se fosse spaventata. Un altro passo indietro, l’espressione di un animale braccato.

No, non così…

Non può andarsene adesso. Non in quel modo.

C’è qualcosa… Che cos’era?

La afferra e se la stringe al petto. Ha bisogno di vedere. Di cogliere ancora quelle immagini confuse. Sa che sono importanti. E c’è  dell’altro. Lei è importante.  Cerca la sua bocca e si fonde con lei assaporandola voracemente. Perché è quello che ha voluto fin da quando l’ha incontrata su Takodana. Perché è quello che ha voluto da…

… da quando hai iniziato ad apparire nei miei sogni.

Il calore che invade ogni  fibra del suo corpo diventa desiderio, poi si fa completezza e si trasforma in memoria.

Tanti anni fa… quando?

Le sue braccia intorno al collo. Ed è perfetto e inevitabile.

Ma il resto?

Ricordi perduti. Una bambina con gli occhi pieni di speranza.

“Mi porti via con te?”

Si stacca da lei per riprendere fiato, incredulo. Come può avere dimenticato?

Lei sta tremando. Lo fissa attonita. Poi pronuncia due sole parole.

“Eri tu.”

   
 
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