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Autore: Lorelei95    08/07/2018    2 recensioni
Zachary incontra Viktor in aeroporto ai nostri giorni. E fanno la fine di cane e gatto.
Ah sì! Hanno un viaggio transoceanico da sopportare.
Volgarità e insulti ne conseguiranno.
~
L’uomo stava praticamente ringhiando, complice il tono profondo della sua voce e l’evidente arrabbiatura: senza escludere ovviamente il pesante accento russo che lo faceva vagamente assomigliare ad un ex membro del KGB e nemmeno così ex.
E poi si domandava come avesse potuto spaventare in quel modo due povere ragazze...
Bè, forse lo sfregio su una buona metà del viso poteva aiutare.
Genere: Commedia, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Viktor Bojanovič Mickalov
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Mi casa es tu casa

 

Note dell'autrice: nel testo comparirà il simbolo * . Per specifiche leggere la fine del capitolo, insieme alle note di chiusura.



Gemette al contatto con l’acqua fredda e il riflesso nello specchio non era certo lusinghiero.

Come se durante il volo fosse invecchiato tutto d’un colpo -perchè non era vecchio. 45 anni erano appena la metà di una vita- : probabilmente il tutto era dovuto alle lunghe ore di attesa o alla vodka o alle poche paia di ore in cui aveva effettivamente dormito, per di più in posizione scomoda, che gli sarebbero costate un patrimonio in massaggio thailandese.

Borbottava, scrocchiandosi il collo, prima di asciugarsi il viso e le mani e di uscire dalle toilettes per il tanto temuto recupero bagagli.

Zachary seguì le indicazioni, o meglio, il flusso di gente scattante; niente sa farsi riconoscere quanto dei viaggiatori stanchi che devono recuperare dei bagagli per potersene andare dall’aeroporto, senza contare che per molti l’aeroporto non è che una tappa dell’infinito viaggio verso il Sinai. Che poi, arrivare primi al rullo trasportatore significasse qualcosa! Visto che i lanciatori -termine tecnico ed ironico per ‘coloro che depongono con molta cura i bagagli sull’aereo e viceversa’- non seguono certo un ordine specifico.

Ma mai negare a dei collerici passeggeri di arrivare per primi e studiare tutti i borsoni e i proprietari fino a rimanere ultimi, temere di essere stati truffati dalla compagnia e quindi -solo allora!- ricevere i tanti attesi beni.

Seriamente, per certe cose esiste un’arte.

Zachary si mise in disparte, guardando appena i display che segnalavano lo scarico bagagli e tanto meno il rullo: per un aereo di quelle dimensioni la questione non sarebbe stata propriamente veloce e qualsiasi coincidenza era già saltata a causa del ritardo.

Almeno lui era arrivato. Non come Viktor.

Si guardò attorno per cercarlo tra la gente, ma non vide nessuna giacca scura, nessun foulard bordeaux e soprattutto nessuna espressione arcigna su un volto sfregiato.

Doveva ammettere che, nonostante il ragazzo fosse uno stronzetto indisponente, sapeva il fatto suo; dopo il primo bicchierino di vodka ne erano seguiti degli altri e aveva trovato in Viktor un discreto bevitore -sani geni russi-. Avevano per lo più discusso di lavoro a quel punto e la prima impressione che aveva avuto su di lui come uomo d’affari era stata confermata: Viktor era giovane, ma appassionato seppur nei suoi modi composti. Si era preso carico di ridare lustro al nome della famiglia e aveva deciso di farlo tramite la vodka, approfittando di una vecchia ricetta per cui l’alcool se infiammato adottava un forte colore rosso. Sulle prime Zachary aveva riso, non credendoci nemmeno per un momento, con estremo fastidio di Viktor, che avrebbe voluto dimostrare il fatto (aveva dei campioni da 100 ml nella ventiquattro ore) se non fosse stato sconsigliabile in quanto fiamme libere su un aereo che sorvola l’Atlantico non erano ben viste. Quando Zachary era riuscito a smettere di ridere, aveva ascoltato la sua attenta presentazione, dovendo infine ammettere che il progetto era ambizioso e interessante perciò gli aveva detto di contattarlo quando sarebbe riuscito a farsi quotare in borsa.

Viktor allora aveva fatto una specie di sorriso, molto piccolo, ma sembrava apprezzare la proposta, soprattutto perché a suo dire ‘gli avrebbe svuotato i conti’.

‘Vodka&Inferno’, come aveva deciso di chiamarla, era per lo più sconosciuta sul mercato internazionale perché stava riscontrando difficoltà già in Russia, non per la diffusione, perché il prodotto era ormai ricercato e ampiamente diffuso nel Paese, quanto per la stregua resistenza delle firme produttrice più famose che avevano dalla loro cospicui capitali, cosa che Viktor invece non aveva. Così, per diventare mondiale, aveva deciso di muoversi personalmente contattando possibili investitori e da alcuni mesi stava viaggiando pressoché ovunque secondo rigide tabelle di marcia. Il prossimo incontro si sarebbe tenuto a Novisibirsk con dei magnati russi ed era molto importante a detta di Viktor, perché finalmente guardavano oltre alle più famose Smirnoff e Pyat Ozer*.

Quella era la ragione per cui aveva terrorizzato le due hostess all’aeroporto di New York, perché non poteva assolutamente rischiare di perdere l’affare per cui aveva lavorato così duramente. Viktor aveva biascicato che c’era ben altro in gioco oltre a dei semplici affari, ma non si era spinto oltre -o meglio, Viktor non aveva biascicato, ma provate voi ad ascoltare un discorso di un certo livello quando siete alticci e con alcuni giorni di sonno arretrati!-

Anche se si sforzava, Zachary non ricordava altro, essendosi addormentato, ma col senno di poi provava un certo dispiacere: un uomo così sfuggente e fastidioso non capitava su ogni tratta New York – Parigi e non nascondeva una certa attrazione.

Mise il broncio al pensiero che avrebbero potuto godersi una sveltina in aereo -non era sicuro Viktor contraccambiasse il sentimento, ma ormai...- quando fu riscosso dai suoi pensieri perché fu strattonato forte ad un braccio.

“Che cazzo..?” Ed eccolo lì, l’uomo dei suoi pensieri mostruosamente arrabbiato, che lo guardava come volesse accoltellarlo, ma stavolta per davvero.

“Cosa succede?” Cercò di non inghiottire perché, sinceramente, lui non aveva fatto mica nulla! Sue ex amanti non potevano dire lo stesso, ma erano sempre e solo innocui furti di biancheria intima!

Viktor si morse il labbro e si strinse la radice del naso tra il pollice e l’indice, prendendo un profondo respiro, prima di passarsi una mano tra i capelli, che erano tanto irti che era indeciso assomigliassero più alle serpi di Medusa o alle code di gatti incolleriti.

Viktor sorrise ferino, ancora molto molto arrabbiato, ma sembrava aver recuperato una certa compostezza.

“Dei ‘signori’ insistono a dire che il mio volo per Novisibirsk non verrà effettuato. Credo ci sia un problema di deficienza da parte loro nel non riuscire a comprendermi, perciò ho pensato lei potesse essere al caso mio. Mi segua.” Viktor si girò e si avviò verso degli uffici e Zachary non mancò di seguirlo -lo faceva per altruismo! Non era un cane che seguiva gli ordini!-

Stavano per entrare dalla porta quando comprese appieno ciò che Viktor gli aveva detto: “Aspetti, perché dovrebbero capire meglio me? Mi sta per caso dando del deficiente?” Chiese sbigottito, un sopracciglio alzato.

“Non intendo solo quello. Sa il francese, giusto? Due piccioni con una fava.” Spiegò semplicemente, non mancando di sogghignare per il suo divertimento.

Zachary ringhiò, perché stava per mettere le mani in faccia allo stronzetto, ma fu interrotto da due uomini in uniformi.

Monsieur, parlez-vous français?”** Gli domandò un signorotto barbuto di mezza età, diviso tra il fastidio e l’esasperazione, che lanciava occhiate tra lui e il russo.

Zachary annuì e l’uomo sospirò di sollievo, snocciolando con velocità e perizia la situazione.

“...Ce monsieur ne me croyait pas même si je parlais en anglais.”*** Concluse, alzando le mani come a voler ribadire la propria impotenza.

“Sì,capisco. La ringrazio, è stato molto chiaro.” Replicò Zachary in inglese, dando uno sguardo a Viktor che batteva il piede a terra in attesa, impaziente. Accettò i moduli che gli venivano porti e salutò tutti, trascinando Viktor per il gomito fuori dalla stanza.

Quando furono fuori Zachary gli schiaffò in mano i documenti e lo guardò dritto negli occhi: “Farò finta che lei mi abbia chiesto aiuto cortesemente, perciò ‘Prego’. Per il resto non ho buone notizie. Come le era già stato detto il suo volo è stato cancellato.”

Si prese un momento per assaporare il modo in cui Viktor strinse la mascella, i denti chiusi di scatto, come una tagliola e lo sguardo avvelenato.

“Io ho pagato per quell’aereo. Non possono cancellare il volo.” Se fino ad alcuni istanti prima il suo viso avrebbe potuto spaventare, in quel momento appariva solo petulante, il labbro inferiore imbronciato e mordicchiato tra i denti.

Zachary sospirò. “Senta, quest’aeroporto non le sta facendo i dispetti. Non è solo il suo l’aereo cancellato. Tutte le tratte sono state cancellate. La tormenta di neve si è dimostrata più intensa di quella che i meteorologi avevano previsto: è troppo rischioso far decollare un aereo e siamo già stati fortunati ad essere atterrati qui e non dirottati altrove in Europa.”

Viktor apparve sparuto e stanco, le spalle ingobbite e fece un lungo respiro, prima di fare una smorfia guardando le carte che teneva in mano. “Cosa dovrei farci con queste?”

“Deve compilarle e consegnarle agli addetti dell’aeroporto. Servono per il rimborso e per i contatti, in modo tale da tenerla aggiornata sul primo volo disponibile. Ovvero quando gli aerei ricominceranno a volare, ma mi hanno detto che le condizioni stando andando a peggiorare drasticamente. Di sicuro ci vorranno almeno tre giorni, se è molto fortunato meno.”

Zachary notò con sollievo che buona parte dei viaggiatori avevano raccolto le proprie valigie e si avviò verso il rullo, voltandosi appena per guardare Viktor.

“Mi segua,” disse, senza mancare di notare l’ironia del déjà-vu.

Raccolte le sue valigie, guardò Viktor, che lo aveva ubbidientemente seguito seppur mal volentieri, e gli chiese quali fossero i suoi bagagli.

Viktor sembrava non capire. “Perchè mai vuole saperlo?”

Lui sospirò e alzò un sopracciglio. “Quale parte del ‘Tutti gli aerei sono stati cancellati’ non ha capito? Ha intenzione di dormire su una panchina qui, aspettando che la tempesta passi? Se le aggrada rendersi la vita ancora più scomoda.. Ma pensavo che andare in un hotel e riposare potesse essere una buona idea. Così potrà telefonare con tutta calma ai suoi contatti russi e sperare di poter rimandare l’incontro. Pensavo di prenderle per lei così intanto può riempire il questionario di gradimento lì,” indicò brevemente ai moduli, “e chiamare un albergo.”

Viktor lo guardò sorpreso, esattamente nello stesso modo attento e insicuro che aveva notato in aereo. Sembrava non capisse quali fossero le intenzioni di Zachary, se ce ne fossero, o la sua gentilezza.

Zachary, nonostante tutto, era stato cresciuto come un gentiluomo. Più facile a dirsi che a credersi, ma non era poi una persona tanto orribile.

Viktor alla fine acconsentì, dicendogli che aveva due valigie nere -la fantasia- e che erano etichettate coi suoi dati personali, così Zachary fu costretto a tirare giù uno ad uno tutti i bagagli neri mentre l’altro faceva allegramente i suoi comodi.

Quando finalmente li ebbe riconosciuti, fece segno a Viktor, che era ancora a telefono a parlare con quello che era probabilmente il receptionist di un hotel nei pressi dell’aeroporto, di seguirlo e si indirizzò all’uscita, dove autisti con cartelli e parenti ansiosi aspettavano.

Subito Zachary fu raggiunto da un uomo in livrea che senza tante cerimonie riconobbe come l’autista incaricato da Ebony di venirlo a prendere.

“Scusi un attimo, ma doveva venire lei a prendermi.” Constatò petulante Zachary, ma l’autista non seppe dirgli di più se non che se avesse avuto bisogno di ulteriori informazioni avrebbe dovuto chiamare ‘Madame’ personalmente-un modo carino per dire ‘Si arrangi’-.

Viktor era ancora a telefono e stava camminando su e giù, un’espressione sempre più infastidita sul viso ad ogni momento che passava; bè, avrebbe approfittato del momento per sentire la sopracitata Ebony e capire in che guaio si fosse cacciata.

“Ebony, ma chérie, dove diavolo sei?” Chiese senza permetterle nemmeno di dire ‘Pronto’.

Un sospiro. “Jordan, tesoro, cerca di non essere arrabbiato con me.”

Zachary si grattò la barba e, cercando di non sembrare troppo seccato, disse: “Perchè dovrei essere arrabbiato?”

Altro sospiro. “Nelle ultime ore le condizioni climatiche sono peggiorate, come immagino avrai già saputo. Vi erano persino dubbi che molti dei voli sarebbero atterrati e Edgar era preoccupato che se fossi rimasta a casa ad aspettarti poi non saremmo riusciti a raggiungerlo in montagna.”

“Sarebbe stato bellissimo, liberi della presenza sua e dei suoi marmocchi viziati.”

“Zachary!” Lo sgridò, facendogli mordere la lingua per non inveire ulteriormente contro l’uomo.

Uomo poi, parola grossa. Edgar era il nuovo marito di Ebony, non che Zachary fosse stato in nessun modo concorde a proposito del matrimonio. Era divorziato con due figli, avuti da una modella che aveva attentato alla sua fortuna finendo poi incastrata dalla trappola dell’accordo prematrimoniale per cui non avrebbe condiviso la sua..rosa con altri al di fuori del marito.

Edgar era ricco, ovviamente, ma anche terribilmente noioso e Zachary sospettava sua sorella lo avesse sposato non tanto per passione né avarizia, quanto per l’opportunità di essere madre e crescere quei due mocciosi come suoi.

Zachary scosse la testa, cercando di non distrarsi inutilmente.

“Perciò hai deciso di abbandonarmi col tuo maggiordomo da solo per quanto?” Borbottò, gettando occhiate ad Ambrogio, così aveva deciso di chiamare tempo addietro lo scorbutico autista, che si stava occupando di caricare l’auto con le sue borse.

Ebony rise e il suono fece bene alla sua anima. “Non ti sto lasciando solo con George, che poi è autista e non maggiordomo, perché sarai servito e riverito appena arriverai a casa.”

“Ma non posso raggiungerti?” Buttò lì, volendola vedere.

“Mi dispiace, Zach, ma non me la sento di saperti in macchina per raggiungere uno chalet che si trova a tre mila metri d’altezza, morirei dalla preoccupazione.” Ebony si allontanò un momento dal telefono, sembrava che stesse cercando di redarguire i due ragazzini, prima di tornare a parlare. “Appena la situazione sarà rientrata tornerò a casa, non penso ci vorranno più di un paio di giorni. E so che non ci vediamo da tanto, ma i bambini chiedevano di me e tu sei adulto, puoi aspettarmi senza fare storie.”

Zachary avrebbe volentieri obbiettato se non fosse stato interrotto da Viktor che praticamente stava bestemmiando in russo a telefono, prima di attaccare in faccia a chiunque ci fosse sull’altro lato.

“Non ci posso credere! Cosa dovrebbe essere questo? Un messaggio dall’universo che non sono gradito. Debitamente annotato, grazie.” Viktor si premette due dita sulle palpebre, respirando a fondo.

“Zachary,” chiamò Ebony, “tutto bene?” Doveva aver sentito lo scoppio di Viktor ed essersi preoccupata.

“Sì, tutto apposto. Senti, posso metterti un momento in attesa? Resta lì, non muoverti.” Le disse sbrigativamente, prima di rivolgersi a Viktor.

“Immagino altre buone notizie,” buttò lì Zachary, notando il modo in cui l’altro aveva ripreso a mordersi il labbro inferiore.

Viktor gemette per la frustrazione e si passò una mano tra i capelli, gesticolando furiosamente mentre parlava: “Gli alberghi sono al completo e intendo tutti gli alberghi nel giro di 40 chilometri.”

Zachary strabuzzò gli occhi. “Capisco che ci possa essere molta gente nella sua stessa situazione, ma non posso credere che tutti gli alberghi siano pieni.”

Viktor lo fulminò con lo sguardo, le mani sui fianchi. “Non ho intenzione di dormire da nessuna parte che non abbia ottenuto almeno cinque stelle. Perciò sì, tutti gli alberghi sono pieni.”

E gli venne un’idea.

Probabilmente germogliata dal suo cazzo.

Ma forse no.

“Può venire a stare da me,” disse semplicemente, come stesse avendo una folgorazione mistica. Viktor si preparava ad opporsi, ma glielo impedì, con una mano sulla bocca e sorridendogli mentre tornava a telefono da Ebony.

“Eccomi, ma chérie! Forse ho un modo in cui puoi farti perdonare di avermi orribilmente abbandonato: ho conosciuto un distinto signore che adesso è rimasto privo di alloggio dopo che il suo volo è stato cancellato e non ha dove stare. Ha solo bisogno di un letto in cui distendersi e riposare intanto che i voli non riprenderanno e, come hai detto tu, non dovrebbero volerci più di un paio di giorni perchè il tempo si ristabilisca. Che ne dici?”

Quasi non ascoltò l’intera risposta di Ebony, troppo distratto dalla bella immagine di Viktor, muto a causa della sua mano, che lo guardava sbigottito, ma colse la conclusione: “..davvero gentile da parte tua! Sai essere altruista quando vuoi! Sono davvero contenta a non saperti da solo con la servitù ad annoiarti. Allora non vi trattengo oltre, sarete distrutti, la mia casa è la tua casa.”

Viktor decise di essersi stufato e leccò la mano di Zachary, che squittì e lo lasciò andare, asciugandosi disgustato la mano sulla giacca -in un altro contesto si sarebbe fatto leccare volentieri- mentre Viktor lo guardava divertito, uno sguardo sbarazzino negli occhi prima di ricomporsi, come Zachary d’altronde.

“Grazie, Ebony, hai davvero un cuore d’oro. Ti mando un messaggio appena arriviamo, tu non stancarti troppo dietro ai mostriciattoli. Bisous,” mandò un bacio, interrompendo la chiamata.

Viktor lo stava fissando con un sopracciglio alzato, la testa leggermente inclinata come quella di un gatto curioso che studia un’ombra muoversi.

Zachary roteò gli occhi, schioccando le dita per attirare l’attenzione di Ambrogio. “Carica nell’auto le valigie del Principe, stiamo per ospitarlo per un po’.” Che quello arricciasse il naso e lo facesse con evidente malcontento non lo turbò eccessivamente; lui e Ambrogio avevano perseguito una guerra intestina da quando aveva distrutto la Bentley del ‘cognato' -quel pompino era valso il viaggio in pronto soccorso-.

Tornò con l’attenzione a Viktor, che si stava tormentando il labbro con incertezza, le braccia incrociate ad esprimere una posizione difensiva.

“Potrà alloggiare con me alla villa di mia sorella finché i voli non torneranno a pieno regime. Sarà trattato come nemmeno uno zar, mi creda, altro che cinque stelle.”

L’altro sembrava ancora indeciso e lo guardò negli occhi, per un intero minuto, come se si aspettasse che l’offerta venisse ritirata, ma ciò non accadde e sospirò, uscendo infine dall’aeroporto senza dire una parola, Zachary che lo seguiva passo passo.

Se Viktor fu sorpreso di vedere una limousine ad attenderli non lo diede a vedere, alzando invece il mento imperiosamente mentre si faceva aprire la portiera e si accomodava, lunghe gambe che scivolavano nella macchina scura.

Zachary ridacchiò al vento gelido di Parigi e alla neve che cadeva copiosa, concedendosi un minuto per accendersi un sigaro, fiammifero alla mano.

Non era mai stato in grado di affezionarsi agli accendini o forse era semplicemente un’eredità di suo padre, come tante altre.

Prese una lunga boccata di fumo, assaporandolo, come se i polmoni finalmente riuscissero a respirare.

Sarebbe stata una vacanza interessante.

Sogghignò, il sigaro tra i denti, mentre si sedeva nell’auto e dava l’ordine al maggiordomo di dirigersi verso casa.

Mi casa es tu casa.

*effettivamente  tra le marche di vodka russa più famose al mondo ci sono la 
Smirnoff e Pyat Ozer: la prima è tra le più vendute al mondo mentre la seconda è di produzione relativamente recente, molto apprezzata per la sua qualità e di origine siberiana.
** "Signore, parla francese?"
*** "..Il signore non mi credeva anche se parlavo in inglese."


Note di chiusura: buona sera a tutti! Intanto grazie a chi continua a leggere e recensire (mi date la spinta ad andare avanti)! Se ci ho messo molto a caricare il capitolo è sempre dovuto al fatto che: a) sono pigra, b) il mio computer sarebbe più utile se facesse il caffè, c) ho iniziato a lavorare e dire che faccio degli orari di merda e sono stracotta la sera è poco. Però quando ho l'ispirazione vado avanti e con questa storia la ho, perciò incrociamo le dita.
Ah, ovviamente portate pazienza per il volume II del Vodka&Inferno, ma correte a comprarlo appena sarà disponibile! 
P.s. Fatemi sapere se vi piace dove questa ff sta andando!

 

  
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