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Autore: pattydcm    09/07/2018    2 recensioni
“Quelle quattro scatole accuratamente nascoste sotto un mobile fanno da tomba al cuore di un uomo brillante e geniale. John le rimette al loro posto pensando a quanto gli sarebbe piaciuto scoprire una scatola che contenesse le prove del suo amore per lui”. Scopre, invece, che Sherlock ha collaborato con un team di giornalisti investigativi madrileni. Questi rivelano a John la verità sul ‘suicidio’ di Sherlock e lo invitano ad unirsi a loro per salvare il consulente investigativo dal pericolo nel quale si è cacciato. Verranno a galla verità sul passato di Sherlock, sui piani di Moriarty e sul rapporto tra i fratelli Holmes. Questa avventura vedrà crescere e consolidarsi il rapporto tra il dottore e il consulente investigativo, intenzionati a percorrere insieme il cammino che li porterà fino alla verità, sempre.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Buongiorno a tutti!
Il nuovo punto di vista narrativo che incontriamo da questo capitolo mi ha piacevolmente sorpresa. Nel progettare la trama mi sono resa conto, a un certo punto, che avrei dovuto chiamarlo in campo e non solo per qualche un cameo. Ha infatti un ruolo importante, centrale direi.
Ho scoperto di trovare piacevole la sua complessità e a mio parere gli autori di BBC Sherlock hanno fatto un lavoro fantastico con lui. Non mi aspettavo, invece, come avrei trattato i personaggi ‘secondari’ che attorno a lui gravitano. Mi sono interrogata più volte sull’effetto che una simile scelta potrebbe avere sui lettori e ho deciso che sono curiosa di scoprirlo. Quindi se voi che in tanti state seguendo questa ff mi lascerete una recensione per soddisfare questa curiosità ve ne sarò enormemente grata.
Come appunto tecnico, ho deciso di fare una cosa che di solito non va fatta: ho preso il testo originale della canzone di Eurus, l’ho copiato e incollato su google translator e ho copiato e incollato quanto fuori ne è venuto per usarlo in questo capitolo. Il perché di questo folle gesto sta nella necessità di rendere ancora più criptica e incomprensibile la filastrocca della folle sorella degli Holmes. Ho pensato che una traduzione letterale fatta anche alla buona rendesse meglio, rispetto alla traduzione usata nella versione italiana di TFP.
Mi sono dilungata abbastanza. Vi auguro una buona lettura
A presto
Patty
 
Capitolo 14
 
La berlina nera si ferma davanti al cancello di villa Holmes. Le lunghe gambe snelle annunciano l’apparizione di Anthea. Scende dall’auto dal lato strada. Si guarda attorno con circospezione e, appurata la sicurezza della zona, chiude la portiera e fa elegantemente il giro dell’auto andando ad aprire quella del suo capo.
Mycroft lascia la vettura continuando la telefonata che lì aveva iniziato. Ha il volto scavato e due profonde occhiaie che lo invecchiano di parecchio.
<< Non mi importa se sono ormai trascorsi più di dieci giorni! Continuate le ricerche, è un   ordine! >> sbraita il Governo Inglese, varcando il cancello della sua villa, deserta e silenziosa nel giorno di riposo della servitù, con la fedele segretaria alle spalle. Percorre il vialetto, sale i tre gradini e apre la porta.
<< La squadra Beta mi ha appena inviato un messaggio: nulla di nuovo da segnalare >> lo informa Anthea seguendolo dentro casa.
<< Non può essere scomparso nel nulla >> dice battendo la punta l’ombrello sul pavimento pregiato. Porta una mano sugli occhi che passa poi sul viso.
<< Mi dispiace tanto >> sussurra Anthea posando la mano su quella di lui stretta all’impugnatura dell’ombrello.
<< No, io non posso credere, non voglio credere che lo abbia fatto davvero! >> dice allontanandole la mano dalla sua.
La porta d’ingresso si apre su un salotto stile impero nel quale spadroneggia un grande e sontuoso caminetto. Mycroft si avvicina al mobiletto bar dal quale prende una bottiglia di brandy. Se ne versa due dita su uno dei pesanti bicchieri di cristallo e con quello in mano prende posto ad una delle due poltrone dinanzi al camino.
<< Non dovresti bere >>.
<< Non dovresti dirmelo >> ribatte mandando giù il liquore in un solo lungo sorso.
<< Vuoi che resti? >> gli chiede Anthea avvicinandosi alla poltrona, restando però rispettosamente a un metro di distanza da lui.
<< No >> le risponde regalandole un sorriso tirato e un’occhiata sfuggente. La ragazza non aggiunge altro. Gli augura una buona serata e si dirige alla porta. Il ticchettio dei suoi tacchi a spillo rimbomba ancora nel silenzio quando lascia la villa.
Mycroft appoggia la nuca alla spalliera della poltrona e resta immobile a guardare il soffitto.
 
Io sono persa, oh chi mi troverà?,
in profondità sotto il vecchio faggio.
Aiutami a soccorrermi, ora soffiano i venti da est.
Sedici per sei, fratello, e andiamo giù!
 
Mycroft canta in modo stanco la canzone che Jane aveva composta per lui come regalo del suo dodicesimo compleanno. Sherlock le aveva più volte detto di non averne capito il senso e la loro sorellina aveva semplicemente risposto: << Myc lo capirà >>.
 
Non aver paura di camminare all'ombra
Salva uno salva tutto, vieni a provare
i miei passi: cinque per sette.
La vita è più vicina al paradiso
 
Sì, lo aveva capito il senso di quella buffa filastrocca. Posa una mano sul petto dove un grande peso lo opprime rendendogli faticoso respirare. Quella piccola fragile creatura arrivata per sbaglio, nascosta all’esame dell’ecografia dal corpo del fratello. L’aveva osservata come uno scienziato osserva un esemplare raro di una specie sconosciuta. Lei, sempre così scoppiettante di allegria, travolgente di abbracci e risate contagiose.
 
Guarda giù con lo sguardo scuro, dall'alto
prima che se ne vada, torna indietro sulla mia collina.
Chi lo troverà ora?
Perché, nessuno lo farà
 
Jane era più intelligente di Sherlock, più intelligente di lui. Dotata di quella brillantezza mentale acuita dall’intelligenza emotiva. Aveva un intuito eccezionale e la lungimiranza di un navigato chiromante.
“Tu sei il ghiaccio, io sono il vento e Scotty è il fuoco” gli aveva scritto nel biglietto di auguri che accompagnava lo spartito della filastrocca. “Tu stai in basso, lui va verso l’alto e io vi tengo uniti. Danzate con me nel vento. Cosa succederà, però, fratello mio, quando il vento cadrà?”
 
Porterò a lui il destino, sono la regina
perduta per sempre, nove per diciannove.
Senza il tuo amore, se ne andrà prima.
Salva la pietà per gli estranei, mostra amore alla porta.
 
Suo padre non l’aveva mai accettata. Una figlia femmina voleva dire aprire ad estranei la famiglia, dividerne il patrimonio e portare in giro il loro sangue sotto un nuovo nome. Era uno sbaglio, un cambiamento tempestoso che avrebbe inaridito la sua discendenza, per questo aveva deciso di chiamarla Eurus. Il suo scellerato padre, però, non aveva tenuto conto degli aspetti positivi del vento dell’Est, portatore di bel tempo, di quella pioggia benefica che rende rigogliosi i campi. Aspetti che avevano contagiato la loro madre facendola innamorare e che avevano influenzato persino lui, che faceva molta fatica dal trattenersi dal prendere parte ai suoi giochi e dal condividere il suo affetto. Sherlock era tra loro quello più immerso in questo vento caldo e quando questo è caduto anche lui si è arrestato.
 
La mia anima della fioritura del salice cerca l'ombra.
Dentro, fratello mio,
lascia che la morte faccia una stanza[1]
 
Sarebbe toccato a lui tenerlo in piedi all’arrestarsi del vento, perché Eurus lo sapeva che prima o poi suo padre l’avrebbe uccisa. In questa filastrocca gli consegnava il suo amore più prezioso.
“Puoi pure giocare a imitare papà, ma so che gli vuoi bene” continuava il messaggio allegato allo spartito. “Se il vento cadrà sostienilo, lascia che col suo fuoco sciolga un po’ il tuo ghiaccio e stempera il suo calore con il tuo gelo. Tienilo per mano ma lascialo anche andare, proprio come faccio io. Lascia che ami, fratello mio, e ama a tua volta”. 
<< Perdonami, Jane >> sussurra. << Ho fallito. Non sono riuscito a salvarvi allora e non riesco a trovarlo ora. Ho provato a mostrargli il mio amore, ma temo di non esserci riuscito. Non ho mai imparato come si faccia e così facendo ho permesso alla morte di crearsi una nuova stanza nel mio cuore >>.
Immagina il suo sguardo contrariato, la piccola testa scossa da una parte e poi dall’altra e la mano a posarsi sugli occhi. Gesti che era solita fare quando in silenzio lo biasimava per la sua incapacità di provare emozioni. Gli stessi gesti che più volte ha visto compiere a John Watson. Le sarebbe piaciuto il dottore, che porta al maschile il nome che lei stessa si è scelto. L’uomo tanto amato da suo fratello, al punto da morire per lui.  
<< Perdonami anche tu John, perché ora so cosa hai provato. So cosa ti ha spinto a     raggiungerlo >> sussurra. Lo ricorda andare via dal suo ufficio al Diogenes Club dopo averlo rimproverato per le sue azioni. L’unico uomo che abbia mai avuto il coraggio di tenergli testa. Fatto salvo Moriarty, ammesso che si possa definire uomo quel pazzo demonio.
Moriarty. Lui sì che è un bel problema. Lo tiene in pugno, nel suo piccolo pugno stretto che lo soffoca quasi quanto quello in cui stretto lo teneva suo Mr. Holmes. Così come Jane sapeva il padre l’avrebbe uccisa, allo stesso modo Mycroft sa che la sua fine arriverà per mano di Moriarty. In un certo senso è già arrivata. Non gli permetterà, però, di essere lui o chi per lui a ucciderlo. Anche solo l’idea che sia Moran a farlo, con quegli occhi vuoti così simili a quelli del suo folle genitore, gli da il voltastomaco.
Mycroft si alza in piedi e con pochi passi pesanti raggiunge la mensola del grande camino. Sposta uno dei mattoni e ne estrae la vecchia pistola di suo padre, quella con la quale ha posto fine alla vita dell’amante di sua madre. Torna alla poltrona tenendo la pistola tra le mani.
<< A quanti hai rubato la vita? >> le domanda ipnotizzato dal luccichio dell’arma. << Ti ho impedito di prendere la sua e ora mi ritrovo a chiedermi se sia il caso di regalarti la mia >>.
Il telefono suona dal taschino interno della sua giacca, ma scopre di non avere alcuna voglia di rispondere. Silenzio. Vuole solo silenzio e pace.
<< Non ho più niente. Più nessuno. Sono solo sulla mia isola[2] >>.
Il telefono continua a squillare mentre lui rigira l’arma tra le dita fredde.
La porta viene aperta di scatto e il ticchettio dei tacchi a spillo annuncia il ritorno di Anthea a villa Holmes.
<< Perché non hai risposto al telefono? >> grida la ragazza raggiungendo svelta la poltrona.        << Cosa stai facendo? >> gli chiede, gli occhi sbarrati fissi sull’arma. Svelta e decisa gliela toglie dalle mani, la vuota dei proiettili facendoli cadere sul pavimento per poi gettarla lontano. Mycroft ne segue la traiettoria, disarmato a sua volta.
<< Non è il momento di fare pazzie, Mycroft >> dice decisa Anthea, afferrandogli il viso con entrambe le mani. << Magnussen è morto. Lo hanno trovato in una pozza di sangue nel suo ufficio insieme alla sua segretaria >>.
Mycroft sbatte le palpebre tornando in sé. Allontana le mani della ragazza dal suo volto. << Era solo questione di tempo. Quell’idiota ha tirato troppo la corda >>.
<< Anche gli A.G.R.A. sono morti in uno scontro a fuoco con gli uomini del servizio di sicurezza di Magnussen. Tutti tranne Moran, ovviamente >>.
Questa notizia lo colpisce. Da tempo aveva notato una spaccatura all’interno del gruppo di killer, esasperati da Moran ma troppo spaventati per ribellarsi a lei. L’ex colonnello non sopporta, però, le rivolte e ha la buona abitudine di agire di anticipo sui problemi.
<< Ho ricevuto le foto della scena del crimine >> gli dice Anthea passandogli il suo Blackberry. Mycroft le guarda attentamente una a una. Non ha il talento di Sherlock per quel genere di cose, ma la sua notevole intelligenza lo aiuta a inquadrare i dettagli giusti.
<< Chi è a capo delle indagini? >>.
<< L’ispettore Dimmock >>.
Mycroft storce il naso. Altra nota stonata di tutta quanta quella faccenda è stata la riassegnazione di forse uno degli uomini migliori che Scotland Yard abbia mai avuto.
<< Lestrade? >>.
<< E’ in ferie, chiuso in casa sua >> risponde prontamente Anthea. La ragazza non smette mai di farlo compiacere di averla scelta come segretaria. Efficiente, capace di prevedere le sue richieste al punto da essere sempre mezzo passo avanti a lui, ma intelligente tanto da non accampare pretese di alcun tipo. Mycroft da un’occhiata al suo orologio da polso. Segna le sette da poco passate.
<< Penso sia il caso di andare a trovarlo >> le dice alzandosi in piedi.
 
<< Cosa vuole? >>.
Barba lunga non curata, occhiaie profonde e scure che incattiviscono lo sguardo tagliente del detective Gregory Lestrade. Non gli nasconde il disgusto che prova per lui, grande quasi quanto quello che Mycroft prova per se stesso.
<< Ho bisogno del suo aiuto >>.
La risata arrochita dalle troppe sigarette li allontana ancora di più.
<< Lei, il Governo Inglese, viene a chiedere aiuto a me, umile agente adibito al controllo delle merci in transito[3]? Non sapevo neppure esistesse una mansione simile prima che ne diventassi titolare >>.
Mycroft vorrebbe dirgli che se non fosse stato per lui sarebbe stato cacciato da Scotland Yard, ma non crede sia il momento più adatto per mettere i puntini sulle i.
<< Ha saputo della morte di Magnussen? >>.
<< No, non leggo i giornali e non guardo la tv quando sono in ferie >> mente spudoratamente.
<< Invece sì che lo sa. Dimmock non sa dove sbattere la testa e, pur contravvenendo al regolamento, l’ha contattata per chiederle aiuto >>.
<< Oh, quindi ora sono io il suo sorvegliato speciale? È un premio che non voglio ritirare, mi dispiace >> fa per chiudere la porta, ma Mycroft la blocca con la mano. È forte, Mycroft, molto più di quanto non si direbbe a guardarlo. Nonostante Greg ci metta tutto se stesso non riesce a smuovere di un millimetro la porta.
<< Io… le sono grato per tutto quello che ha fatto per mio fratello >> gli dice e il detective smette di accanirsi sulla porta. Un’espressione stupita gli dilata gli occhi ammorbidendogli i lineamenti, ma dura solo un istante.
<< Io gli ho dato fiducia, perchè era di quello che Sherlock aveva bisogno: di fiducia. Dov’era mentre quel bastardo di Moriarty lo attaccava? Lei che può muovere mari e monti non è stato in grado di salvare il suo unico fratello! E vede a cosa ha portato questo? A due morti, due persone eccezionali che ora non ci sono più e che erano mosse dall’unico scopo di fare del bene, ognuna a modo suo >>.
Gli occhi arrossati di Greg si inumidiscono di lacrime che però non cadono. Il corpo trema e i pugni sono serrati, le braccia lungo i fianchi nell’evidente sforzo di trattenersi dal dargli addosso. Ha una morale forte, Gregory Lestrade. Anche ora che non ha nulla da perdere non si lascia andare al suo istinto.
<< Mi permetta di entrare, Lestrade, e le racconterò tutto quanto. Deciderà poi lei se aiutarmi o meno >>.
<< Non sono un confessore e la mia decisione l’ho già presa: se ne vada! >>.
<< Molly Hooper potrebbe essere in pericolo >>.
Gli uomini sono facilmente dominabili. Basta dire la parola giusta al momento giusto per ottenere ciò che si vuole e Mycroft sa riconoscere sia i momenti giusti che le giuste parole. L’espressione stupita questa volta resta sul suo viso più a lungo sul volto del detective. Spalanca la porta e con un gesto del capo lo invita ad entrare.
La casa dall’arredamento semplice puzza di fumo, di cibi precotti scaldati al microonde e di chiuso. Mycroft resta diligentemente fermo al centro del salotto e quando Greg, con un gesto stizzito del braccio, gli indica una vecchia poltrona lui si accomoda ringraziandolo educatamente. Lestrade prende una sedia, la gira verso di lui e si siede a cavalcioni, le braccia appoggiate allo schienale. La tipica posa del poliziotto cattivo durante gli interrogatori. Resta in silenzio, tenendolo sotto il tiro feroce dei suoi occhi scuri.
<< Il suicidio di Sherlock è stato tutto una messinscena >> confessa. Gli occhi di Greg si spalancano e le mani afferrano convulse lo schienale al quale era appoggiato.
<< Che cosa cazzo stai dicendo! >> .
<< E’ una storia lunga e gradirei la ascoltasse per intero prima di fare le sue rimostranze >>.
<< Le mie rimostranze? Tu piombi qui in casa mia, mi convinci a lasciarti entrare dicendomi che una mia amica, l’ennesima, è in pericolo, poi te ne esci con questa cosa assurda e ti aspetti che io resti seduto buono buono ad ascoltare la tua storiella? >>.
<< Sì >> risponde senza scomporsi.
<< Tu sei totalmente pazzo! Non era lui quello con dei problemi, ma tu, cazzo! >> porta le mani ai capelli e li tira, strizzando forte gli occhi. Mycroft gli lascia il tempo di ritrovare il controllo. Le mani lasciano la presa sui capelli. Greg sospira e sbuffa rilassando il viso. Apre gli occhi puntandoglieli addosso e incrocia le braccia al petto. Con un gesto del capo lo invita a proseguire.
<< Moriarty ha fatto la sua comparsa nella mia vita otto anni fa’. Come sa, allora Sherlock era preda della cocaina e solo grazie al suo aiuto e a quello della signora Hudson sono riuscito a convincerlo a intraprendere seriamente un percorso di disintossicazione. È stato allora che ho ricevuto la sua prima e-mail, il giorno stesso in cui mio fratello è entrato in comunità. L’avevo archiviata come lo scherzo di un mitomane e non ci avevo dato peso >>.
<< Cosa diceva quella e-mail? >>.
<< ‘Le colpe dei padri ricadono sui figli. Il gioco è cominciato’ >>.
<< E che colpa aveva vostro padre? >>.
<< Era un uomo potente e come tutti gli uomini potenti aveva dei nemici >>.
<< Moriarty mi sembra un po’ troppo giovane per avere avuto direttamente a che fare con lui >>.
L’intuito del detective. Greg è davvero il miglior elemento che Scotland Yard abbia mai avuto e se ne compiace, per quanto le sue domande siano scomode e dolorose.
<< E’ una cosa… più grande di tutti noi >>.
<< Un conto in sospeso tra i vostri padri? È questo che lo ha mosso verso Sherlock? Il desiderio di portare avanti una vendetta? >>.
<< In un certo senso sì >> risponde. Greg scuote il capo contrariato e con lo stesso gesto di prima lo invita a proseguire.
<< Quando Sherlock uscì dalla comunità e iniziò a mettere in atto il suo progetto di divenire consulente investigativo, le e-mail da parte di Moriarty si intensificarono. Io continuavo a ignorarle, benché i toni fossero minacciosi. Sherlock era tenuto d’occhio e se qualcosa gli fosse successo si sarebbe potuti intervenire tempestivamente >>.
<< Minacciava Sherlock in quelle e-mail? >>.
<< No. Le minacce sono sempre state rivolte a me. Sherlock era il tramite attraverso il quale si sarebbero attuate >>.
<< Aspetta, lui minacciava di uccidere tuo fratello se tu non avessi seguito le sue richieste e tu lo hai ignorato? >>.
<< Il modo migliore per dare potere a un ricattatore è dare importanza alle sue minacce >>.
<< Non stiamo parlando di bullismo tra ragazzini, Mycroft! Qualcuno ti scriveva puntualmente minacciando di uccidere tuo fratello e tu hai lasciato correre! >>.
<< Non ho lasciato correre, Greg! >> esclama. Non va bene. Sta perdendo il controllo e non va bene. Si schiarisce la gola e respira profondamente. Lo sguardo accusatorio di Lestrade gli da ai nervi e lo fa sentire a disagio, sensazione che non gli è mai piaciuta.
<< Ricevo minacce continuamente e ne faccio controllare la fonte sempre e l’ho fatto anche questa volta. Moriarty non firmava le sue e-mail e i dati relativi all’indirizzo dal quale le inviava risultavano essere quelli di una persona deceduta molti anni prima. La cella dalla quale provenivano, poi, era dalle parti delle Maldive, chiaro segno della presenza di un hacker. Modus operandi molto simile a quello di tanti altri mitomani che sono soliti inviarmi simili missive. Certo, l’idea che fosse citato mio fratello ben poco mi allettava, ma più che tenere d’occhio lui e quelle e-mail non potevo fare. Tutto cambiò quando arrivò Jefferson Hope >>.
<< Il taxista serial killer? >>.
<< Esatto. Lui è stato il primo a tirare fuori questo nome: Moriarty. Sherlock ne parlò di sfuggita, ma avevo letto in lui curiosità e il piacere di essere l’oggetto dell’interesse di qualcuno. Una persona poco raccomandabile, certo, ma mio fratello è stato così poco adulato da accettare le avances di chiunque senza badare più di tanto da parte di chi provenissero. Ho benedetto l’arrivo di John nella sua vita. Gli ha dato un punto di equilibrio e mi ha permesso di tirare un po’ il fiato. Allo stesso tempo, però, ha scatenato la follia di Moriarty >>.
<< Perché John? >>.
<< Per il motivo che da sempre muove alle battaglie, Greg: la gelosia >>.
<< No, no, no, aspetta, ferma un attimo. Tu mi stai dicendo che oltre la vendetta Moriarty ha fatto quel che ha fatto per un interesse… particolare nei confronti di Sherlock >>.
<< Sì >> .
Greg ride nervoso. Porta le mani al viso e lo stropiccia vigorosamente.
<< Tutto questo è assurdo! Assurdo! Devo pensare che minacciando te poco per volta si sia scoperto innamorato dello strumento attraverso il quale attuare la sua minaccia? >>.
<< No, non c’è amore in tutto questo. L’amore è l’ultima delle cose che quell’individuo può essere in grado di provare. Solo possesso >>.
Lestrade resta interdetto. Accarezza a lungo la barba incolta sul mento meditando sulle sue parole prima di annuire, come avesse finalmente risolto un complicato enigma.
<< Un ottimo modo per umiliare te: farò del tuo amato fratello il mio schiavo >>.
<< Proprio così. E aggiungerei: ‘Se non mi aiuterai a tenerlo lontano dal suo amato lo     ucciderò’ >>.
<< Quindi… quindi ti ha costretto a mettere il dito tra i due potenziali amanti? >> chiede inorridito. Mycroft riesce solo ad annuire sconsolato.
<< Sherlock aveva capito le sue intenzioni. Le ha capite dalla prima volta in cui lo ha incontrato, quando ha fatto indossare una giacca carica di esplosivo a John e gli ha detto che gli avrebbe bruciato il cuore. Quello che non ha mai sospettato è che ci fossi anche io dietro. Aveva capito quanto John fosse in pericolo e come Moriarty lo avrebbe ucciso se lui gli avesse confessato i suoi sentimento o avesse a lui permesso di avvicinarglisi più di quanto le convenzioni sociali prevedono tra due semplici amici. La situazione, però, stava diventando pesante da gestire. John è un uomo passionale e Sherlock non è mai stato in grado di resistere alle tentazioni. Il dottore ha preso il posto della cocaina e io temevo che Sherlock sarebbe potuto tornare a farne uso per tenere a bada l’attrazione nei suoi confronti >>.
<< Io… l’ultima volta che ho visto John… mi ha lasciato intendere che tra loro ci fosse    qualcosa >>.
<< Greg, tra loro c’è sempre stato qualcosa, era evidente. Il blocco è stato messo al passaggio all’atto, ma era inevitabile non notare l’intesa e la complicità che c’era tra loro >>.
<< Davano l’idea di essere una coppia sposata da anni, in effetti >>.
<< Vedo che hai capito cosa intendo. Ed era proprio questo che a Moriarty non piaceva e allo stesso tempo godeva del vederlo impossibilitato a mettere le cose in chiaro e far partire quella relazione >>.
<< Diabolico >>.
<< Decisamente >> uno sguardo d’intesa li blocca per qualche istante. << Sherlock non voleva tenere John all’oscuro del suo piano. Si era rivolto a Molly Hooper affinchè lei trovasse l’uomo a lui somigliante che Moriarty aveva ingaggiato per rapire i due bambini e del quale sicuramente si era poi sbarazzato e a me affinchè lo aiutassi a inscenare il suicidio per ingannare Moriarty e poter poi indisturbato distruggere la sua rete agendo nell’ombra. Quel folle, però, è intelligente. Dannatamente intelligente e aveva capito i suoi piani nonostante gli innumerevoli sforzi da me fatti per tenerlo all’oscuro di tutto. Purtroppo il suo vice, l’ex colonnello Sebastiana Moran, è ancora più folle e furba di lui e i tre killer con i quali collaborava, gli stessi morti oggi nell’ufficio di Magnussen, l’hanno aiutata a scoprire i nostri piani. A quel punto sono stato costretto da Moriarty a suggerire a Sherlock di tenere John fuori da tutta quanta quella storia per il suo bene. Sono stato convincente e lui ha acconsentito >>.
<< Condannando così John a morte >> sentenzia Greg e le sue parole sono come uno schiaffo per Mycroft.
<< Io... non volevo si giungesse a tanto. Quel primo mese di indagini era stato estenuante per Sherlock e io già temevo non sarebbe riuscito a reggere fino alla fine, spinto dal ricordo vivo di John e dalla possibilità di tornare da lui, liberi dal pericolo >>.
<<  Ma scusa, questo vuol dire che neppure Moriarty è morto! >>.
<< Ha inscenato anche lui la sua morte. Ha voluto giocare Sherlock con lo stesso trucco col quale lui voleva giocarlo >>.
<< Pazzesco! Ma allora perché mandarlo a distruggere la sua stessa rete? >>.
<< Anche un albero ha bisogno di essere privato dei suoi rami secchi o malati, Greg >>.
<< E ha eletto Sherlock suo giardiniere? >>.
<< Sì. Un modo ulteriore per prendersi gioco di lui e soprattutto di me che lo sapevo agire inconsapevolmente. Quando ho saputo del suicidio di John ho tentato di non far trapelare la notizia e tenere Sherlock all’oscuro di quanto era successo. Non potevo rischiare che una volta a conoscenza del suo suicidio commettesse qualche pazzia. Ma Sherlock è sempre stato imprevedibile e da quando John è giunto nella sua vita lo è stato ancora di più. È riuscito in qualche modo a sapere la verità >>.
<< E… cosa…? >>.
<< Si è buttato sotto un treno. Le immagini delle telecamere a circuito chiuso parlano chiaro >>.
<< Oddio… o mio dio, no >>.
Un lungo silenzio greve cala su di loro. Gli sguardi di entrambi persi sul pavimento, l’uno a metabolizzare la notizia, l’altro a visualizzare tutto il resto.
<< Perché sei venuto da me, Mycroft. Se sono entrambi morti, ora, perché sei qui a raccontarmi tutto questo? >>.
<< Perché ho visto le foto della scena del crimine negli uffici di Magnussen e ci sono troppe cose che non mi tornano, Greg >> gli dice passandogli lo stampato delle immagini. << Ho scoperto che Moran ha seguito John nello Yorkshire. Il fatto che gli abbia permesso di suicidarsi è la prima cosa che mi stona >>.
<< E perché mai? >> gli chiede studiando le foto.
<< Perché nei piani originari avrebbe dovuto sedurre John in modo da portarlo definitivamente via da Sherlock anche una volta che questi fosse tornato a Londra >>.
<< Che cosa? Cosa può spingere una donna a portare avanti un simile piano? >>.
<< Non lo so, Greg. L’animo umano non l’ho mai capito e quello femminile è per me un    mistero >>.
<< Benvenuto nel club >> gli dice e ridacchiano nervosi. << In effetti, però, perché lasciargli compiere l’insano gesto se l’obiettivo generale era un altro? >>.
<< Deve aver scoperto qualcosa, la stessa cosa che penso di aver scoperta io da queste foto >>.
<< Cosa? >> chiede Greg passandogliele.
<< Guarda qui >> gli dice indicando un punto sul pavimento. Prende un ingrandimento del particolare che mostra un logo. Il muso di una volpe circondato dalla coda rossa come una fiamma.
<< Firefox! >> esclama Greg.
<< Sapevo che lo avresti riconosciuto. Io non ho mai avuto il piacere di conoscerlo direttamente, ma so bene chi sia lui, chi sia il suo capo e soprattutto cosa siano in grado di fare >>.
<< Ora che ci penso, John mi aveva chiesto se Sherlock fosse stato in Spagna. Mi aveva detto di aver trovato un articolo e delle foto relative al team madrileno. Mycroft, questo vuol dire che gli spagnoli erano presenti sulla scena del crimine >>.
<< Sì. Io penso che si siano messi a indagare sul suicidio di Sherlock e abbiano scoperto   qualcosa >>.
<< E hanno contattato John, gli hanno fatto inscenare a sua volta il suicidio e forse anche quello di Sherlock è nuovamente finto >>.
<< Lo penso anche io, sì >>.
Greg si alza in piedi e grida dalla gioia, le braccia levate al cielo.
<< Oddio, oddio, io non so come siano stati capaci di farlo ma hanno tutta la mia stima! >>.
<< Anche la mia. Solo che ora sono in pericolo. Seriamente in pericolo >>.
<< Se Moriarty sa del loro coinvolgimento perchè non li ha fermati fin’ora? >>.
<< Io non credo che Moriarty lo sappia. Moran sì, e se c’è qualcuno capace di tenere qualcosa nascosto a Moriarty quella è lei >>.
<< Ma perché lo farebbe? >>.
<< Perché evidentemente teneva parecchio al piano originario >>.
<< John dovrebbe fare più attenzione: tende ad attrarre psicopatici come le mosche il miele. Senza offesa per Sherlock, si intende >>.
<< Oh, non scusarti, la penso esattamente come te >> ridono nuovamente, questa volta di una risata più spontanea.
<< Quel che mi hai detto di Molly era solo un pretesto per entrare in casa? >> gli chiede tornando serio.
<< No, Greg. Temo davvero che sia in pericolo. Lei sa del piano ed è dannatamente fragile e instabile >>.
<< No, ti sbagli. E’ più forte di quanto immagini >>.
<< Come ti ho detto non capisco le donne e mi rimetto quindi al tuo giudizio. Si troverà tra le mani i cadaveri di tre killer ricercati in buona parte del mondo e quello di un potente della comunicazione medianica. Troppe cose legate a Moriarty tutte attorno a lei >>.
<< Quel bastardo l’ha già usata una volta >> dice Greg tra i denti. << Impedirò che le sia fatto del male >>.
<< Parli proprio come Sherlock >> gli dice e le guance ispide di Greg si colorano di rosso. << Voi, così capaci di farvi travolgere dai sentimenti >>.
<< Non mi sembri poi così diverso da noi comuni mortali, Mycroft. Se non fosse stato importante per te non avresti mosso un dito verso tuo fratello e ora non saremmo qui >>.
<< Sì, questo è vero. Ma non è solo per me che sto agendo. Ho fatto una promessa, molti anni fa’. Temevo di non essere riuscito a mantenerla ma per fortuna il vento soffia ancora >>.
Greg lo guarda curioso ma non pone alcuna domanda e Mycroft non vuole aggiungere altro a riguardo. Finchè gli sarà possibile vuole tenere per sé le questioni di famiglia.
<< Come posso aiutarti? >> gli chiede il detective.
<< Ho bisogno di recuperare prove su quanto accaduto nello studio di Magnussen. Io sono controllato da Moriarty, non ti scomoderei se potessi agire indisturbato. Per questo ti chiedo di accettare di aiutare Dimmock e reperire più informazioni possibili circa quanto accaduto in quello studio. Voglio aiutare i ‘Los Errores’ e soprattutto voglio scoprire se davvero Sherlock e John sono ancora in vita >>.
<< Va bene, ci sto. Contatterò Dimmock e ti terrò aggiornato… aspetta, come ti aggiorno se sei sotto controllo? >>.
<< Manda un messaggio a questo numero >> gli dice dandogli un biglietto da visita. << E’ il numero personale della mia segretaria >>.
Greg osserva stranito prima il biglietto poi lui per un paio di volte.
<< Va bene >> dice << Sei sicuro che lei non sia controllata quanto te? >> .
<< Non sono più sicuro di nulla, Greg. Non essere troppo esplicito nei messaggi. Chiedile solo di vedervi e dalle appuntamento in posti e orari sempre diversi. Lei mi girerà il messaggio e nel caso in cui io non potessi  verrà al mio posto >>.
<< Ti fidi molto di lei >>.
<< Non ricoprirebbe il ruolo che ha se non avesse la mia piena fiducia >>. Ecco nuovamente quello sguardo stranito. << Qualcosa non va, Greg? >> gli chiede infastidito.
<< No, è che mi fa strano sapere che ti fidi di qualcuno che non sia te stesso. Tutto qui >>.
Mycroft si trova a voler ribattere ma a non avere le parole. Cosa alquanto strana.
<< Tu cosa farai, invece? >>.
<< Io ho bisogno di fare quattro chiacchiere con la responsabile sanitaria dell’obitorio del Bart’s circa gli ultimi corpi che lì sono arrivati >>.
<< Per favore, trattala con riguardo. L’ho vista disperata in questi ultimi giorni e ora che mi hai raccontato come stanno le cose penso sia stato a causa del… ‘vero’ suicidio di Sherlock >>.
<< Ci sono persone che non si rassegnano mai, neppure dinanzi all’evidenza >> dice alzandosi dalla poltrona.
<< No, ti sbagli. Si è rassegnata, ma ciò non toglie gli volesse bene >> ribatte, alzandosi a sua volta.
<< Cercherò di essere il più… umano possibile >>. Greg ridacchia e gli da un’amichevole pacca sulla spalla.
<< Ok, ok la chiamerò per sincerarmi stia bene >>.
<< Non lasciarti sfuggire nulla di quanto ti ho detto. È bene non sappia che sei anche tu a conoscenza di come sono andate le cose >>.
<<  Sarò una tomba… pessima scelta di parole >> ride. << Quando c’è Molly di mezzo le battute macabre si sprecano >>.
Mycroft sorride appena e gli tende la mano.
<< Ti ringrazio per avermi ascoltato e aver deciso di aiutarmi, Greg >>.
Lestrade osserva stupito quella mano tesa verso di lui. La afferra titubante e la stringe appena.
<< Non so se me ne pentirò >> dice stringendola più forte. << Ma tengo molto a tuo fratello. Non so neppure io perché. È per qualcosa che vedo nel suo sguardo. Per quel modo geniale in cui trova le risposte ad ogni domanda. O forse solamente perché la sua solitudine risuona con la mia >>. Impercettibilmente la sua mano trema. << E tengo molto anche a John. È l’uomo più paziente che abbia mai conosciuto. Ero felice di saperlo al suo fianco e anche a me ha reso la vita più semplice con Sherlock. Quei due hanno sofferto tanto e voglio vederli felici, Mycroft. Forse quelli come me e come te non lo saranno mai… non lo so. E’ per questo che voglio che almeno lo siano loro >>.
Lentamente gli lascia andare la mano. Quasi in sincrono le portano lungo il fianco, si sorridono appena e guardano altrove.
<< Attendo tue comunicazioni, Greg. Ti auguro una buona serata >>.
<< Contaci, Myc, e buona serata anche a te >>.
La porta si chiude alle sue spalle. L’auto nera lo attende fedele, ma Mycroft esita qualche istante prima di avvicinarsi. Fissa attonito la sua mano destra, calda ancora della vigorosa stretta di Lestrade.
<< Forse quelli come te e come me non lo saranno mai… >> ha detto. Non ci aveva mai pensato alla felicità, sempre troppo impegnato com’è a sostenere il delicato equilibrio del mondo politico sulle sue spalle. Jane, invece, non parlava d’altro. ‘Sono felice di vederti, fratellone!’, cinguettava ogni volta che tornava a casa dopo una lunga assenza, volandogli al collo seguita a breve distanza da Sherlock, che gli salvata addosso per il solo piacere di farlo cadere.
Anthea si accorge di lui e scende dall’auto per aprirgli la portiera. Dalla notizia del suicidio di Sherlock coglie sempre quella nota di preoccupazione nel suo sguardo.
<< Mi fa strano sapere che ti fidi di qualcuno che non sia te stesso >> ha detto Greg. Anche a questo non aveva mai pensato. Gli è bastato poco per fidarsi di John e ancora meno per fidarsi di Anthea. Di suo fratello, invece, proprio non è mai riuscito a fidarsi.
“Come lui ha smesso presto di fidarsi di me”.
<< Tutto bene? >> gli sussurra Anthea. La guarda stranito nel ritrovarla a pochi passi da sé, così assorto nei suoi pensieri da non accorgersi del suo avvicinarsi. Annuisce appena.
“Dio, Sherlock, sto diventando distratto come te” pensa scuotendo il capo.
<< Ha accettato >> le comunica. << La Hooper è ancora in turno? >>.
<< Lo sarà fino alle 10 di questa sera >>.
<< Bene, andiamo al Bart’s. Non perdiamo altro tempo >> dice dirigendosi all’auto. Vi sale su e Anthea chiude la portiera per poi salire dall’altro lato. La vede riportare l’attenzione sul suo Blackberry, efficiente e ligia al dovere come sempre. Abbozza appena un sorriso per poi comunicare all’autista la loro prossima destinazione.
 
 

[1] Eurus’s song:
I that am lost, oh who will find me?
Deep down below the old beech tree
Help succour me now the east winds blow
Sixteen by six, brother, and under we go!
Be not afraid to walk in the shade
Save one save all, come try
My steps – five by seven
Life is closer to heaven
Look down with dark gaze, from on high
Before he was gone, rigth back over my hill
Who now will find him?
Why, nobody will
Doom shall i bring to him, that am queen
Lost forever, nine by nineteen
Without your love, he’ll be gone before
Save pity for strangers, show love the door.
My soul seek the shade of my Willow’s bloom
Inside, brother mine –
Let death make a room
[2] Il significato di Holmes è ‘isola’o ‘isola vicino a un fiume’.
[3] Questa me la sono palesemente inventata!
   
 
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