Tu
mi ferisci
E
ogni volta che mi fai del male, piangerò il meno possibile.
E
ogni volta che mi lascerai, queste lacrime si
asciugheranno più velocemente.
Conan
poggiò una mano sullo stipite della porta,
osservando all’interno Ran. Arrossì scorgendo la
giovane indossare solo un
asciugamano, le sue gote divennero vermiglie e avvertì il
battito cardiaco
accelerare.
<
Mi spezza il cuore pensare che potrei esserti
accanto, baciarti e accarezzarti. Dovrei essere un diciasettenne,
dovrei
godermi gli anni migliori della mia vita. Ed invece eccomi qui,
intrappolato in
un corpo che non mi appartiene.
Siamo
cresciuti insieme. Possibile che ti ricordi così
poco della nostra infanzia? Ci siamo innamorati giorno per giorno tra i
banchi
di scuola. Sembri esserti dimenticata tutto.
Mi
rifiuto di pensare questo possa avvenire per dei
semplici occhiali. Forse per te qui momenti non sono stati importanti
>. Si
nascose quando lei gli passò accanto e si
appoggiò contro il muro, si mise le
mani sotto i grandi occhiali e si massaggiò le palpebre
serrate. < Forse non
vuole semplicemente accettarlo, anche perché il mio stesso
nome è una finzione fin
troppo evidente per chi mi conosce >.
“Ti
sentivi solo, piccolo?” si sentì domandare.
Alzò
lo sguardo e vide Ran davanti a lui, la giovane aveva ancora i capelli
umidi.
Aveva indossato una minigonna grigia e una magliettina rosa.
“N-no”
borbottò Conan, grattandosi una guancia.
“Ammettilo.
Visto che papà oggi non c’è e siamo
soli
in casa, ti sei sentito trascurato. Scusa, non volevo lasciarti tutto
solo”
disse Ran con tono gentile. Si abbassò, avvicinandosi a lui
e lo abbracciò da
dietro, passandogli le braccia sotto le ascelle.
Conan
rabbrividì, sentendo il contatto con le gambe
lisce della giovane e arrossì, abbassando lo sguardo e
sentì lei posargli un
bacio sulla testa. Si dimenò, facendo un gemito stizzito.
Ran
lo sollevò, il viso del bambino divenne di un
rosso acceso.
“Oh,
sei davvero carinissimo, piccolo Detective. Sei
adorabile, Conan-kun” trillò. Chiuse gli occhi e
se lo premette contro il petto.
Conan
strinse gli occhi e gridò a gran voce: “Non sono
adorabile!”.
<
Ogni volta che i tuoi sorrisi non sono quelli di
un’amante, mi sanno di scherno. Ogni volta che mi tratti come
un bambino mi
ferisci. Ogni volta che non riconosci il mio viso per chi veramente
è ledi il
nostro amore.
Però…
ogni volta che mi
fai del male, piangerò il meno possibile. Ed
ogni volta che mi lascerai, quelle poche lacrime che mi sfuggiranno si
asciugheranno più velocemente.
Se
quello che ci univa era così debole, forse merita
di morire, come un fiore non curato > promise mentalmente.
Ran
lo mise giù e scosse il capo.
“Sei
proprio un bambino iperattivo. D’accordo, niente
coccole, vai pure a giocare, timidone” disse. Si
passò la mano tra i capelli e
si allontanò.