Serie TV > Supernatural
Segui la storia  |       
Autore: nattini1    09/07/2018    5 recensioni
Long in cui Dean è sprofondato in un sonno magico in seguito a una maledizione lanciata da una strega, che ha decretato si svegli solo alla morte di Sam. Il fratello minore si prende cura di lui, fino all'estremo sacrificio. Entrambi si ritrovano così nell'incapacità di esistere da soli, Sam in Paradiso, Dean sulla terra, e cercano un modo per ricongiungersi. Una volta insieme, affronteranno ogni sfida. Aiutati dall'angelo Castiel, dovranno salvare il Paradiso e il mondo intero.
Hurt/Comfort come se non ci fosse un domani.
Potete leggere tra le righe una leggera wincest e una più evidente destiel.
Partecipa alla challenge del gruppo: Hurt/Comfort Italia - Fanfiction & Fanart. 26 prompts challenge
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Più stagioni
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 

 

Hurt/Comfort Italia - Fanfiction & Fanart. 26 prompts challenge

 

10/26 ASSENZA


 

2. Distrazione, momento di estraneità alle cose presenti. Sospensione temporanea, senza fenomeni convulsivi, della coscienza (dovuta anche ad episodi epilettici).


 


 

Sam e Dean aprirono la porta della casa di Bobby salutando a gran voce il proprietario: le pareti di legno e l’odore di whisky davano una sensazione di familiarità e sicurezza. Dean mollò il borsone per terra, pregustando una doccia formato cascate del Niagara (che avrebbe lasciato probabilmente suo fratello con solo acqua fredda a disposizione), ma il cipiglio burbero di Bobby che fu inquadrato dalla cornice della porta del salotto non prometteva nulla di buono.

«Ok, va bene ragazzi, perché ci avete messo tanto?» esordì senza fare convenevoli.

«Abbiamo avuto un piccolo contrattempo… ma ce l’abbiamo» tergiversò Dean, consegnandogli lo spillone, mentre Sam assumeva la sua migliore espressione di innocente, beata ignoranza.

«Sono felice di vedervi» Castiel affiancò Bobby.

«Tu! Ti ho chiamato e non hai risposto!» lo accusò Dean.

«Vengo sempre quando mi chiami Dean, ma, dopo aver recuperato il fuoco eterno e averlo portato qui, ho dovuto controllare la situazione in Paradiso. Sta peggiorando: molti miei fratelli stanno morendo» si scusò l’angelo preoccupato, riuscendo a strappare uno sguardo di comprensione al cacciatore.

«Beh, io mi sono portato avanti: quello che serve ora è la terra proveniente da una sepoltura di più di mille anni» intervenne Bobby.

«Non è che ne hai già un po’?» chiese Sam speranzoso.

«Sì, come no, ne ho comprato giusto un quintale ieri! Ma per niente! Anzi, potreste prenderne un bel po’ così ne avrò di riserva» rispose il vecchio. Poi aggiunse: «Vi rendo facile la cosa: il posto più adatto per recuperarla è il tumulo di Old Maid’s Orchard Mound, che è stato costruito dal popolo della cultura di Adena. Non dovrete nemmeno scavare molto in profondità, sarebbe un lavoro che farebbe persino Rufus. Si trova a est di Lithopolis, in Ohio. Sono circa 950 miglia, secondo me in 14 ore ce la potete fare. Adesso vi preparo qualcosa da mettere sotto i denti, poi riposatevi e magari partite domani». La voce era dura, come al solito, ma lo sguardo era carico di premura: Bobby era quasi un padre per loro.

«Posso portarvi io là, anche subito» si offrì Castiel.

«Meraviglioso: mangiamo, prendiamo un po’ di terra, e poi potremmo anche farci una dormita decente. È bello avere un angelo dalla nostra parte che ci rende le cose più semplici» approvò Dean.

Stavolta Castiel si limitò a stringere le labbra nell’eco di un sorriso: quel piccolo umano non aveva alcun rispetto per lui, ma doveva ammettere che gli piaceva essere trattato con cameratismo e non in base a una gerarchia rigida.

Essere riuniti intorno a una tavola con Bobby e con l’angelo che stavano imparando a conoscere non era una situazione usuale per i Winchester: le sere in cui scherzavano, bevevano birra direttamente dalla bottiglia e parlavano con la bocca piena erano momenti di normalità rubati alla loro vita sempre in movimento. Scoprirono che Cas non aveva davvero bisogno di mangiare, né di dormire, ma che sembrava apprezzare gli hamburger, aveva una tolleranza pressoché infinita all’alcool e, apparentemente, sarebbe stato fermo in piedi, come una statua, in salotto ad aspettare che loro fossero pronti a partire.

Bastò un tocco leggero sulla fronte di Sam e Dean per trasportarli in un battito di ciglia a Lithopolis, una ridente cittadina di 1106 abitanti, talmente sfigata, secondo l’opinione di Dean, da poter mettere l’elenco completo dei negozi sul proprio sito. L’unico evento, si fa per dire, degno di nota era la festa del miele, che si teneva il sabato seguente al primo lunedì di Settembre. Castiel si mostrò dispiaciuto che fosse già passata da una settimana: sembrava parecchio interessato alle api. Molte delle case, forse per tener fede al nome della città o viceversa, erano costruite in pietra, un tipo di edilizia piuttosto singolare, che non avrebbe stonato in un paese di montagna italiano e che rendeva il posto molto caratteristico. I colori dell’autunno iniziato nella tenue luce morente del tramonto, i rossi, i marroni, i dorati, davano un’ illusoria sfumatura calda alla serata frizzante. Il tumulo si rivelò essere una collinetta alta 2,4 metri e larga circa uguale circondata da piccoli alberi da frutto e bassi cespugli. Dei topi dovevano aver scavato delle tane su uno dei suoi lati, ma sembrava sostanzialmente integro.

Mentre Sam e Cas controllavano che non arrivasse nessuno (Dean aveva chiesto a Cas di fare il palo e poi aveva dovuto spiegare a un angelo estremamente confuso il significato dell’espressione linguistica), Dean riempì un sacchetto di terra e lo nascose sotto la giacca.

«Fatto. Bene. Sono affamato. Che ne dite di prendere dei waffles in quella tavola calda che abbiamo visto all’angolo della strada prima di ritornare?» disse Dean entusiasta.

«Cosa?» chiese Cas.

«Ma hai appena mangiato! Hai ancora fame?» lo prese in giro Sam.

«Domande stupide. Quale pazzo non ama i waffle? Sono morbidosi, ci sono quegli spazietti pieni di sciroppo e li ricopri di panna montata!» commentò Dean.

Sam sorrise e si avviarono tutti verso la tavola calda, dove si concessero una piacevole pausa, ma quando fu il momento di pagare, Dean sembrò incerto: Sam dovette dirgli di dare alla cameriera i contanti e fece confusione pure con il taglio delle banconote.

Mentre uscivano dal locale, Sam cominciò a preoccuparsi: «Senti, so che non abbiamo avuto vita facile ultimamente, fa venire voglia anche a me di annegare i problemi nell’alcool, ma non mi sembrava che avessi bevuto più di una birra Dean».

«Ero semplicemente sovrappensiero!» si schermì lui con noncuranza.

«Ok, adesso dobbiamo chiamare Bobby per sentire se ha aggiornamenti sulla lista degli ingredienti e poi ritornare» disse Sam.

Dean fece una faccia strana, come se non capisse di cosa suo fratello stesse parlando.

«Gli ingredienti della pozione di cura della malattia che sta uccidendo gli angeli!» spiegò Cas sbigottito e un po’ offeso: sembrava che Dean non stesse dando importanza alla loro missione e pensasse solo a riempirsi la pancia.

«Certo! L’ago della bambola voodoo, la corda dell’impiccato… Quella roba!» si brigò a snocciolare l’elenco Dean, poi prese a giocare con le chiavi della macchina guardandosi intorno.

«Guarda Dean che la tua Baby non c’è, ci ha portato qui Cas» Sam cominciò a sospettare che in suo fratello ci fosse qualcosa di molto strano.

Dean provò a strizzare gli occhi, paradossalmente conscio che qualcosa gli stesse sfuggendo. Si passò le mani sul viso per cercare di schiarirsi la mente, accompagnando con i polpastrelli le palpebre a chiudersi e massaggiandole; quando le riaprì, la sua vista era perfetta come sempre, ma dietro ai suoi occhi calava un velo che offuscava ogni cosa.

Una voce lontana chiamava: «Dean! Dean! Dean!».

«Dean? Chi è Dean?» si ritrovò a chiedere. Velocemente come era arrivata, la confusione svanì e Dean si ritrovò a fissare Sam spaventato a morte e Castiel preoccupato perché persino lui, a questo punto, aveva capito che qualcosa non andava. Cercò di rassicurarli: «Sto bene!».

«Dean! Hai scordato il tuo nome!» lo redarguì Sam.

«Per un secondo, lo so è assurdo» rispose con nonchalance.

«Dean, sicuro che sia tutto ok? Non è che quel tumulo era maledetto? Non è che c’era un fantasma?».

«Amico, se un fantasma avesse la possibilità di colpirmi sarei morto! Non sarei una maledetta Dory!» rispose Dean.

«Dory?» Castiel, come al solito, non aveva idea a cosa stesse facendo riferimento il cacciatore.

«Hey, non ho intenzione di scusarmi per amare quel pesce, né con te, né con nessun altro!» rispose Dean.

Sam si schiarì la voce: «Se si trattasse di un fantasma che infesta un tumulo di più di mille anni avremmo trovato notizie di strani eventi. Cas, tu puoi fare qualcosa per mio fratello?».

Castiel sfiorò la fronte di Dean, si concentrò e poi scosse la testa: «Purtroppo non sono in grado di risolvere ogni problema con uno schiocco di dita… Se si trattasse di qualcosa di fisico i miei poteri funzionerebbero, ma credo ci sia sotto qualcosa di diverso».

Sam sospirò: «Adesso avverto Bobby che non torniamo, porto voi due in un motel e vado a cercare di capire cosa succede».

Arrivati al motel, che raggiunsero in pochi minuti a piedi, Dean si sentiva stranamente bene, leggero quasi. Si aggirò volentieri per la stanza, prendendo i mignon di vodka dal frigo bar e buttandosi su uno dei due letti presenti e azionandone la funzione vibrazione. Si stava divertendo come un bambino. Gli altri due lo guardavano sempre più preoccupati.

Dean se ne accorse e si rivolse loro: «Ma dai! Non va così male… Questa è una pistola. Questa è una giacca. E questo è… un bastone luminoso» disse indicando i vari oggetti mentre li nominava.

Sam alzò gli occhi al cielo: «Un bastone luminoso… Va bene, hai bisogno di aiuto. E finché non starai meglio…» e mise un post-it sulla lampada con su scritto «lampada».

«Senti, ne verremo fuori ok?» lo rassicurò Dean.

Sam assentì e uscì a cercare indizi dopo essersi scambiato uno sguardo d’intesa con Cas che significava: «Non posso portarlo con me, bada a lui».

L’angelo promise con un serio cenno del capo.

Per prima cosa, Sam tornò al tumulo munito di torcia elettrica e di rilevatore di campi elettromagnetici: non segnalava la presenza di nessun fantasma. Poi avvertì un improvviso spostamento d’aria e con la coda dell’occhio vide qualcosa che si stagliava tra lui e il cielo stellato. Istintivamente, alzò la torcia che sembrò quasi ferire il buio. Un sinistro grido echeggiò nell’aria.

Sam, ritornato al motel di corsa, vide che Cas aveva seguito il suo esempio attaccando con cura post it quasi ovunque. Persino sulla sua fronte c’era un post it con su scritto «Castiel».

«Si tratta di un fantasma?» chiese l’angelo a Sam.

Prima che potesse arrivare la risposta, Dean intervenne: «Aspetta. Aspetta. Aspetta. Ci sono i fantasmi?».

«Dean… è assurdo che io dia lezioni a te... i fantasmi sono reali. I vampiri, i licantropi, le streghe, sono reali. E noi li uccidiamo» gli spiegò Sam.

«Meraviglioso! I mostri sono reali: e noi siamo quelli che li uccidiamo. Voglio dire, dai: il lavoro più bello del mondo!» esclamò Dean entusiasta.

«Sì, se ti piacciono il cibo unto da fast food, le squallide stanze di motel e morire di tanto in tanto» puntualizzò malinconico Sam.

Ma questo non smorzò l’entusiasmo di Dean: «Non lo so, si potrebbe dire che siamo eroi!».

«E io sono un angelo» aggiunse Cas con sussiego.

Questa notizia fece impazzire completamente Dean di gioia: «Cooooosa? Un angelo? Una creatura celestiale con le ali e l’arpa?».

«No l’arpa non ce l’ho» affermò Cas con sicurezza.

«Un angelo! E i tuoi occhi sono così blu!» si lasciò sfuggire Dean avvicinandosi a guardarlo meglio quasi sfiorando il suo naso con il proprio.

«Dobbiamo trovare una cura» decise con urgenza Sam e riferì a Cas quello che aveva visto. L’angelo si rabbuiò: «Da quello che mi hai raccontato, sono piuttosto sicuro che si tratti di un'Ombra… Le Ombre sono potenti non morti composti in egual misura di oscurità e di male assoluto. Le loro tattiche variano in base alle loro capacità, ma tutte sono estremamente rapide. C'è un tipo specifico di Ombra che credo siano quelle con cui abbiamo a che fare: le Ali notturne; sembrano una grande massa buia simile a un pipistrello, vagano nei cieli di notte, sono quasi del tutto invisibili e si possono individuare solo perché in volo oscurano la luna e le stelle».

«Figo!» commentò Dean.

Cas proseguì rivolgendosi amaramente a lui: «Prediligono i cimiteri e scendono in picchiata sulla loro vittima, risucchiandone la memoria. Comincerai a dimenticare le cose. Prima il tuo nome, quello degli oggetti e il loro uso, poi la tua identità e alla fine anche come parlare e respirare… e allora morirai».

«Non figo» disse Dean.

Sam si sentì straziato al di là di ogni immaginazione: Dean per lui era sempre stato un esempio, la persona su cui poteva sempre contare. E quello che stava succedendo era peggio che veder morire suo fratello: tutto ciò che lo rendeva «Dean» sarebbe scivolato via a poco a poco, come la sabbia stretta nel pugno di una mano che sguscia tra le dita. Sarebbe rimasto un involucro privo di qualsiasi personalità, volontà, desiderio o sentimento.

Dean trasse un respiro: «Quindi alla fine ci siamo, per me finisce così...».

Sam si riscosse prontamente: «No, no, Dean, non accadrà!».

«Sto dimenticando ogni cosa...» sussurrò il fratello.

«Risolveremo tutto, d’accordo? Vedrai!» gli promise Sam.

Dean si alzò, sconfortato, e andò in bagno. Fissò la propria immagine riflessa si concentrò e disse ad alta voce: «Il mio nome è Dean Winchester. Sam è mio fratello. Cas è mio amico». Voleva fissare nella sua mente le cose che sentiva importanti, i punti fermi che non avrebbe mai voluto perdere: la propria identità e le persone a cui voleva bene. Lo specchio, così come rimandava l’immagine nitida del suo volto, mimò le parole. Dean le ripeté di nuovo, come un mantra. Ma poi qualcosa si ruppe dentro di lui e nella sua mente le idee si offuscarono: «Il mio nome è... il mio nome è…. il mio nome è… non lo so». Le lacrime cominciarono a rigare il suo viso e l’immagine nello specchio diventò sfuocata, così come la sua consapevolezza.

Quando ritornò, nella stanza c’era solo l’angelo seduto sul letto; sentiva che avrebbe dovuto esserci anche qualcun altro, ma la sua presenza gli dava un senso di sicurezza. Istintivamente, si massaggiò la spalla, come se lì dovesse trovarsi un qualche segno che li legava.

«Tuo fratello è andato a distruggere le Ali notturne: è l’unico modo per guarirti. Sono certo che riuscirà» gli spiegò l’angelo che non era ancora bravo a leggere sui volti le emozioni, ma aveva scorto le labili tracce di lacrime e cercava in modo un po’ goffo di rassicurare il cacciatore.

«E intanto noi cosa facciamo?» chiese Dean sedendosi di fronte a lui sull’altro letto. Era come un bambino innocente che aspettava che l’adulto gli desse un’indicazione.

«Non saprei… C’è qualcosa che vorresti che ti dicessi?» rispose Cas preso alla sprovvista.

«Come ci siamo conosciuti?» chiese Dean. Era deciso a trattenere quanti più brandelli di memoria, a lottare per restare ancora se stesso.

«Tuo fratello stava molto male e io sono accorso per guarirlo» raccontò Cas.

«Devi essere davvero molto buono! Grazie!» esclamò Dean con sentimento e d’istinto si protese in avanti e abbracciò forte l’angelo.

Castiel restò rigido per un momento, in parte sorpreso dall’oscillare dell’umore di Dean dalla disperazione alla leggera serenità, in parte perché non sapeva di dover ricambiare l’abbraccio (aveva qualche difficoltà comprendere la necessità del contatto fisico), poi parlò: «A dire il vero il mio aiuto non era indispensabile: tu avevi già fatto tutto il necessario per prenderti cura di lui. Sei sempre molto protettivo nei suoi riguardi. Vi ho visti del cielo e tu hai sempre messo Sam prima di te stesso. Ti eri anche arrabbiato perché non ero arrivato prima».

Dean si scostò e risedette sul letto: «Di solito io sono adorabile! Avrei dovuto essere più comprensivo, scommetto che hai un sacco da fare!».

Castiel questa volta quasi sorrise: «Temo che tu lo stia dicendo solo perché cominci a dimenticare le cose e questo ti conferisce l’innocenza di un fanciullo, ma mi fa piacere sentirlo».

Dean guardava le labbra di Cas muoversi come ipnotizzato, come un bambino che sta lottando contro il sonno, ma non vuole dormire perché per lui è importante sentire la fine della storia che gli stanno raccontando.

Castiel continuò a parlare con la sua voce roca che si addolciva: «Sai, io sono qui ormai da molto tempo e mi ricordo tantissime cose: dei progetti di Dio per l’umanità. Ho visto guerre e distruzione, ma anche atti di grande coraggio e altruismo. Tu hai fatto molte cose nella tua vita, alcune buone, altre meno buone e altre ancora del tutto riprovevoli».

«Ho ucciso della gente?» lo interruppe Dean sconvolto.

Castiel decise di non rispondere in modo diretto: «Non è la colpa a ricadere su di te Dean, ma il destino: il nostro futuro dipende da te. E tutto quello che hai fatto, l’hai fatto tutto per un bene superiore. Sei un uomo giusto, Dean Winchester; sei un guerriero, non hai mai permesso a nessuno di fermarti».

Dean sembrava molto felice di sentire queste cose, perciò Cas proseguì ancora: «Il tuo aiuto ora è indispensabile perché tu e Sam siete le uniche persone al mondo che possono trovare una cura per gli angeli. Non so perché mio padre non voglia occuparsene personalmente, perché ci stia lasciando in balia di noi stessi; da quando se ne è andato noi ci sentiamo come pecore senza un pastore…».

«Deve essere difficile non avere notizie di un padre...» disse Dean comprensivo.

Castiel abbozzò un sorriso: Dean più di chiunque aveva fatto esperienza di un padre assente, anche se ora l’aveva dimenticato: «I miei fratelli si stanno ammalando, stanno morendo e sono preoccupati perché le uniche persone che si frappongono tra loro e l’annientamento, oltre a me, sono delle scimmie senza pelo: due ragazzi e un vecchio ubriacone».

«Allora sono fottuti!» ironizzò Dean senza capire che «scimmia senza pelo» si riferiva a lui.

«Sei la nostra speranza, la mia speranza. Ma continuo a chiedermi se ho davvero preso la decisione giusta decidendo di aiutarvi nel compito che Joshua vi ha affidato. Avrei potuto fare qualcosa di diverso, qualcosa di più? Decidere rappresenta un travaglio che mi impegna in profondità, che mi fa scendere nel sacrario inviolato della mia coscienza, ancor più quando sono in gioco le scelte fondamentali della vita».

«Wow! Riesci a pensare tutta questa roba tutta insieme! Ma non ti scoppia il cervello?» gli chiese Dean.

«No, perché mai dovrebbe scoppiarmi il cervello? Sono in grado di compiere straordinari processi mentali!» ribatté Castiel che non aveva capito la metafora. Proseguì a raccontare per tenere calmo Dean e perché trovava stranamente gradevole farsi ascoltare da lui: «Anna aveva ragione: comincio a esprimere emozioni. Io non ho mai provato queste cose! Per un tempo che potrebbe essere definito un’eternità ho combattuto fianco a fianco con altri angeli e si potrebbe dire che siamo diventati amici, fratelli oserei affermare. Ma nei pochi giorni che sono stato con voi ho capito più cose di me stesso, di quello che posso essere, di quello che voglio essere, che nel resto della mia esistenza. Voi due mi state insegnando cosa vuol dire combattere per una giusta causa e che si possono prendere delle decisioni da soli e come si vuole davvero bene a una persona».

«In effetti, queste cose dovresti sentirle più nel cuore che nel cervello!» gli suggerì Dean.

Ed eccola lì quella strana sensazione di calore nel petto che Cas aveva sentito quando Dean e Sam si erano presi cura di lui malato; forse il cacciatore aveva davvero ragione: era il cuore che sembrava diverso dal solito.

 

***

 

Sconfiggere le Ali era stato parecchio difficile: Cas aveva spiegato a Sam che l’unico modo per distruggere delle creature malvagie e fatte di oscurità era usare del fuoco, quindi Sam si era procurato da un’area per la raccolta differenziata un paio di bottiglie di vetro che aveva riempito di benzina presa al self service e lanciato contro il mostro. Quella cosa però era straordinariamente veloce e solo il secondo tentativo era andato a segno; le esplosioni avevano fatto accorrere i vigili del fuoco e molti degli abitanti, quindi Sam se l’era data a gambe e aveva raggiunto in fretta il motel.

Entrando, trovò il fratello seduto su un letto e Cas seduto su quello di fronte. Fissò Dean negli occhi nella speranza di cogliere un lampo di riconoscimento, ma lui non diede segno di sapere chi fosse, si girò invece verso Cas e, indicando Sam, chiese: «Chi è quell’hippie?». A Sam si fermò visibilmente il respiro e Dean non ebbe cuore di protrarre a lungo lo scherzo perché suo fratello sembrava davvero distrutto dalla prospettiva che tutto fosse stato inutile e anche perché Cas, con il capo inclinato da un lato e l’espressione seria, non era una buona spalla. Scoppiò a ridere: «Guarda la sua faccia, Cas! Oh, sembra come quella volta che ho mangiato tutte le sue caramelle per Halloween!».

Cas sorrise (forse stava cominciando a capire il concetto di «scherzo») e Sam si morse le labbra e scosse la testa per mascherare il luccichio negli occhi che stavano diventando umidi per l’emozione: «Finalmente è tutto a posto! Sai Dean, ero un po’ geloso di te quando non ricordavi nulla: sembravi molto felice. È stato bello liberarsi del peso di quello che facciamo?».

Dean restò pensoso un momento: «Sì, forse. Diavolo, è probabile. Ma non era solo la merda che era sparita. Era sparito tutto: noi, quello che facciamo, tutto quanto. Quindi se è questo che vuol dire essere felici penso che passerò!».

Stavolta Sam lasciò che una lacrima discreta scivolasse giù.

 

 

NdA

 

 

La dodicesima stagione non mi ha entusiasmato, ma l’episodio 11 era grandioso e Dean che perde la memoria perfettamente in linea con il prompt, quindi mi sono ispirata molto a quello. Il tumulo di sepoltura esiste (sto viaggiando virtualmente per gli Stati Uniti, magari un giorno lo farò davvero ricordandomi di questa storia!), le Ombre sono una rielaborazione di mostri di D&D.

Mi hanno chiesto in varie persone se questa storia virerà nella wincest. Non succederà, ma mi piace molto giocare sul rapporto tra i due fratelli. Così come mi piace molto giocare sul rapporto tra Dean e Cas (su se ci sarà o no la destiel al momento non mi esprimo). Alla fine è Dean, con la momentanea ingenuità fanciullesca conferitagli dalla perdita di memoria, a essere di conforto a Cas!

Vi lascio il link del gruppo Hurt/Comfort Italia - Fanfiction & Fanart: https://www.facebook.com/groups/534054389951425/.

Se avete tempo, ogni commento è gradito!

   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: nattini1