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Autore: Ellie_x3    07/07/2009    4 recensioni
Tokyo dorme ma i suoi occhi e le sue orecchie sono i giovani che si aggirano nei vicoli: meravigliosi figli di una notte eterna, vanno e vengono da un Paradiso non troppo lontano come se nulla fosse.
Troppo veloce il gioco. Finito troppo presto.
Forse non ci vorrà molto prima che l'angelo ritrovi la strada di casa.
Genere: Malinconico, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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Casa di bambola

"And thus I clothe my naked villainy
With old odd ends, stol'n forth of holy writ;
And seem a saint, when most I play the devil."

(Richard III. - Shakespeare )



Anno duemilanove, Giappone, Tokyo.
Fumi grigi invadevano le zone più basse dell’atmosfera tutto intorno agli alti palazzi della capitale.
Cose che vedeva ogni giorno.
Rumori che sentiva ogni ora.

Spari.
Sangue.
Urla.

Colori.

In una girandola impazzita fatta di alcol, droga, pistole e vicoli.
Teppiste, puttane, sicari, semplici ragazze troppo tristi per mescolarsi alle altre.
Un sopravvissuto cerca di strisciare via immerso nel sangue. Suo, dei compagni e dei nemici. Di quelle ragazzine troppo distanti dalla realtà per essere vere.
Bambole di porcellana travestite da signorine.

-    Ci siamo?-
La voce di una giovane ragazza castana, sui sedici anni, nascosta in quel suo completo nero come la notte e altrettanto morbido, si dipana come una matassa dal filo soffice nella sera troppo fredda.
Il teppista, unico superstite di una banda troppo audace per essere lasciata in vita, guarda in alto: incontra gli occhi di quella che ha appena parlato: bella, bellissima nonostante il trucco troppo pesante non le renda giustizia.

E’ davvero bello morire per mano di un angelo.

Ma d’altra parte non lo vedrà ancora per molto.
Sarà questo l’ultimo pensiero di una persona cattiva, un pensiero buono incrociando gli occhi della sua angelica assassina che sta per alzare la pistola per mettere definitivamente la parola fine alla sua vita.
Divertente, vero?
Un paradosso gigantesco, grottesco, terribile. Ma affascinante.
  
-Era l’ultimo?-
Domanda di nuovo appena dopo aver soffiato sulla canna della pistola, fumante come lo sono mille altri camini intorno a loro. La zona del porto non è una delle più belle della città, in effetti.
Un’altra giovane, un poco più bassa, si fa avanti. Essere più esile dell’amica e dall’aspetto meno sviluppato non sembra farle alcun problema, visti i suoi abiti: scuri, aderenti, non troppo coprenti ma nemmeno esageratamente succinti.
Quel che basta per essere decenti, come dice sempre lei studiando criticamente la sua immagine nello specchio.
 
Sembrano bambine. Nel cuore forse lo sono ancora.
Ma fuori..
La strada è lunga per arrivare alla loro anima.

-    Lo era, Sango-chan.-
Risponde con un sorriso dolce in direzione dell’amica, che ricambia. Entrambe hanno mani e viso sporche di sangue, che ancora cola in piccoli torrentelli lungo i contorni delle nocche e delle guance, scivolando fra dita e mento.
-    Possiamo tornare a casa ora.- aggiunge pacata, sorbendo l’unica goccia cremisi che ha raggiunto le sue labbra.
Kagome Higurashi, quindici anni, adolescente dal fisico minuto e dal visino gentile.
Le dita lunghe e affusolate, da violinista, che si stringono sul calcio della pistola come se fosse un gioiello.
L’espressione concentrata, contratta, quando maneggia una katana.
Per ferire.
Per uccidere.

La morte non può sperare in emissario più bello.

-    No, non potete.-
Una voce meno dolce, più roca, le blocca.
Una voce sconosciuta.
Si girano entrambe con cipiglio severo, attento, mettendo mano alle armi appena riposte nelle fondine per riposare.
Terribilmente doloroso, per loro, trovare altri due uomini vivi, davanti a loro.
Ancora di più quando scoprono che sono compagni di scuola.
Ma i loro occhi, stelle luminose rapite e incastonate sulla pelle troppo bianca, si dilatano quando scorgono degli arzigogoli sulle spalle e sul braccio, evidentemente usciti dai bordi naturali della schiena.
Piccole perle d’arte cutanea che la divisa scolastica protegge, ma che la schiena ora scoperta lascia distinguere in tutta la loro perfezione.
Sango si fa avanti d’un passo, coraggiosa, puntando la pistola contro ai due.
-    Miroku Ootori e Inuyasha No Taisho, secondo e terzo anno, sezioni A e C.- scandisce, minacciosa, le labbra pronunciano i nomi con astio totale –Cosa ci fate qui?-
Senza fare una piega l’uomo più alto, dai lunghi capelli albini, si indica tranquillamente dietro.
La schiena.  E hanno capito subito cosa intende.

Perché questa è la guerra, e la yakuza non lascia respiro a chi lavora per conto suo.
A chi fa pulizia semplicemente di chi gli sta in culo.
Perché la Yakuza è la Grande, la Potente.
E non può permettersi ragazze troppo belle come rivali.

-    Facciamo il nostro lavoro.- risponde, freddo.
E il tono è gelido, senza emozioni, come se quelle parole non avessero un vero senso e stesse leggendo un copione. O un testo in lingua sconosciuta.
 - Siete sicari?-
Oh, Kagome, non tremare. Perdi la testa.
E fai domande sciocche.
Miroku, occhi blu profondo e un sogghigno divertito sul volto, le risponde con un leggero: –E voi?-.
Ti prendono in giro, Kagome. Difenditi.
Non avere paura di chi non ne ha di te. Non ha senso.
Temi chi ti teme e che prima o poi ti tradirà, non chi ti sottovaluta.
Inuyasha scopre i canini demoniaci, in un ghigno crudelmente sadico. Bastardo.
Bellissimo.
-    In ogni caso presto non avrà più importanza. Sango Nimura, non vogliamo te: il nostro obiettivo è Higurashi.- spiega, pacato, ravvivandosi i capelli e tingendoli di rosso cardinale. Brillante. Fresco.
I suoi occhi si puntano improvvisamente sulla ragazza.  –Facciamo il gioco di chi si scopre per primo, Kagome?- domanda, malizioso.
No, è crudele.
No, è ingiusto.
No, sei una ragazza.

Ma, Dio se è invitante…

Ti lecchi le labbra.
Hai smesso di piangere e di chiedere aiuto. La tua prima, unica, sciocca fug ha portato a tutto questo.
Non lascerai che si ripeta.
-    E sia.- rispondi pacata –i veri fuoriclasse non si scelgono il campo.- asserisci poi, guardando Sango con quell’espressione rassicurante che non sai fare e che non ha mai fatto in tutta la tua vita.
Ora ci provi, per la tua migliore amica.
E perché, dopo tutte le vite che hai spento, adesso è arrivato il tuo momento.
Vivere o morire.
Ma se per vivere devi uccidere…la questione è ancora più facile.
Inuyasha si avvicina, con passo leggero e nello stesso istante Miroku si gira e fa dietrofront, nascondendosi in un angolo. Sango lo stesso, affiancandosi al migliore amico del nemico.
Ma quel gioco è fatto così.
Due sono i partecipanti. Due sono gli avversari. Ma la sfida è una.
Chiunque si intrometterà verrà ucciso.
Inevitabilmente.
Kagome, leggera come una madama Butterfly moderna muove un passo di lato, incrociando i piedini minuti stretti nelle pesanti scarpe con il tacco.
Non fanno rumore.
Poi avanza, come se volesse tornare indietro, mossa da note e fili invisibili.

Bambola scappata dalla minuscola villa dagli arredi in porcellana, ritroverai la via di casa?
In quella camera troppo grande dove rimanevi sempre seduta
 in mezzo a mille altri giochi dimenticati.
Un giorno te ne sei voluta andare, sicura di te stessa.
Credi ancora che sia stata la cosa migliore?

Inuyasha sta fermo. Lo sa che basta fermarsi e attendere.
Nasconde uno stiletto nel primo passante dei jeans, apparentemente occupato da una cintura e attende. Alza gli occhi ambrati, orgogliosi, e fissa la giovane con sicurezza crescente.
Sa che Kagome si scoprirà per prima. Lo sa, perché lei è una donna.
Lo sa, perché lei è debole.
Lo sa, perché la conosce.
E ancora la fissa muoversi delicatamente fra i corpi dilaniati solo qualche ora prima, angelo della morte caduto davanti a lui per caso o per voglia.
Per essere posseduta e poi gettata nel baratro. Crudelmente.
Poi, vedendola in difficoltà, si avvicina piano; prendendole una mano e intrecciando le dita fresche, appiccicaticce di sangue fra le sue.
Piega il viso, sentendo la mano gelida posarsi sul torace scoperto- scorrere i confini del tatuaggio non troppo recente e poi salire lungo la scia delle costole, percorrerne gentilmente il contorno.
Saggia dove può colpire, la ragazza, e altrettanto fa lui.
 Uomo e donna.
Due sicari. Due esseri umani. Che mai si sono visti prima e che decideranno il destino di entrambi.
Kagome temporeggia, inspiegabilmente. Non sa perché lo fa.
Semplicemente non se la sente.
Una mano troppo forte per lei le sfiora il fianco scoperto, facendola aderire ad addominali scolpiti dalle risse e dagli addominali. Caldo.

Sei in trappola.
Presa. Game over.
Hai perso Kagome. Sapevi che non potevi vincere.
Angelo caduto, presto ritornerai a casa.

Una mano che si ritrae.
Il demone si piega, baciandola come aveva fatto mille altre volte con mille altre donne. Ma il gioco è sempre lo stesso.
Il suo preferito.
E sentendo nello stesso istante il bacino della ragazza farsi un po’ indietro in cerca di spazio e il freddo dello stiletto sfiorargli le punte delle dita scatta, repentino.
Subdolo. Fermo.
Non è passato nemmeno un secondo che i volti sono già lontani, e a separare i due corpi c’è un coltello.
Già, Kagome: hai un coltello infilato nel ventre.
Come ti senti, bambina? Stranita?
Lo so, è normale, lo sarebbero tutti.
Inuyasha ti guarda, vittorioso, dritto negli occhi. I tuoi fra un po’ si chiuderanno: e i suoi?
Non li vedrai mai più. Semplicemente non vedrai più nulla.
Un gioco sensuale durato troppo poco. Un gioco dove non avevi mai perso.
Hai trovato qualcuno migliore di te.
E la cosa non ti piace: ti scoccia, ti irrita. Ma che importanza ha, in fondo, ora che si sta facendo buio tutto d’un tratto?
E lo youkai sente il corpo della ningen afflosciarsi fra le sue braccia perdendo improvvisamente forza.
Sente le braccia sottili che gli scivolano lungo i fianchi, e scopre che lei non era nemmeno armata.
Dall’inizio, aveva  intenzione di morire? Oppure si illudeva che non l'avrebbe sfiorata?
Sperava davvero nella pietà di un assassino?

Ma è stato un gioco. Uno stupido gioco in cui ti sei lanciata sapendo di non avere speranze.
In fondo non t’importava di vivere o morire.

Ma Inuyasha non si sente assolutamente pentito.
In fondo, i rimorsi non sono parte della vita di un sicario.
E mentre lascia che il corpo della giovane che ha appena ucciso venga recuperato da una Sango piangente, disperata, gira le spalle.
Non curanza. Menefreghismo.
Non t’importa, youkai, anche se hai reciso lo stelo di un fiore ancora in boccio?
E se, come un germoglio indifeso, Kagome non aveva nulla per difendersi?
No.
Non t’importa di averla sentita abbandonarsi al bacio della morte, appena prima di ritrovarsi a fissare il vuoto nell’estrema consapevolezza di essere alla fine?
No.
Tu sei vivo, sei lì e ridi e porti a casa un altro lavoro compiuto in maniera eccellente. Continuerai con quel gioco crudele.
Tutto il resto non ha importanza.

D’altra parte, non avevo detto che non si può desiderare morte migliore
Che non morire per mano di un angelo?

   
 
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