Primo
Anno
Per
la prima volta nella sua vita, Clarke Griffin sedeva sul treno che l’avrebbe
portata alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, guardandosi
sospettosamente intorno e giocando distrattamente con un ciuffo di capelli
biondi fuoriuscito dalla treccia elegante che sua madre le aveva fatto apposta
quella mattina stessa.
Wells
Jaha si trovava davanti a lei, con la fronte corrugata e le braccia conserte,
lanciandole di tanto in tanto qualche occhiatina preoccupata e spalancando profondamente
le narici a ogni respiro. Continuava a sbattere i piedi contro il pavimento,
incapace di restarsene fermo e buono, dondolando prima una gamba e poi l’altra,
sbuffando e sudando gocce di agitazione.
“Accidenti,
Wells, stai mettendo ansia anche a me.”
L’amico
fece un balzo inaspettato, ritrovandosi sprofondato scompostamente contro il
sedile di stoffa blu. “Scusa, Clarke, ma continuo a pensare alla Cerimonia di Smistamento.
Cosa succede se ci separano e finiamo per entrare in due Case diverse?”
“Sono
sicura che andrà tutto bene” lo incoraggiò la bionda, in quello che secondo lei
sarebbe dovuto essere un tono di rassicurazione. Gli dedicò un sorriso caldo e
familiare, rendendo ancora più evidente la fossetta sul mento leggermente
arrotondato.
“E
che succede, se…” continuò il ragazzino di colore, abbassando gli occhi marroni
e sfregandosi le mani contro la divisa dei pantaloni. “Insomma, hai capito,
no?”
Clarke
aggrottò le sopracciglia, riempiendosi le guance d’aria e scrollando debolmente
le spalle.
“Quanto
la fai lunga. Tuo padre è un
Serpeverde; cos’è che ti mette tanta paura?”
“Non
ho paura!” esclamò Wells, raddrizzando la schiena e pressando le labbra carnose
con forza. “È solo che, se potessi scegliere, preferirei non andarci, tutto
qui.”
La
bambina fece un sorrisetto accattivante, fissandolo dritto in faccia e
illuminandosi come un albero di Natale prematuro.
“Che
succede se ci entro io?” lo pungolò lei, studiandolo attentamente da dietro gli
occhioni blu cobalto. “Cosa faresti se io
volessi far parte della Casa dei Serpeverde?”
“Ecco…”
Wells
rimase senza parole. Per quale assurdo motivo Clarke avrebbe voluto far parte
di una casata tanto malfamata? Aveva forse sbattuto la testa contro il vagone
del treno? Sua madre cosa ne avrebbe pensato? E suo padre?
“Beh,
io – ”
Di
punto in bianco, la migliore amica di Wells scoppiò a ridere di gusto,
asciugandosi le lacrime e sospirando soddisfatta.
“Caspita,
Wells, avresti dovuto vedere la tua faccia!” lo prese in giro Clarke,
addolcendo il tono di voce dopo essersi accorta di averlo messo seriamente in
difficoltà.
“Non
volevo turbarti. Solo che…non credo sia poi tanto male.”
La
biondina sollevò il mento, sorridendo con aria sognante. “Non dimenticarti che
tra i Serpeverde ci sono alcuni tra i maghi più potenti del mondo. Lexa, per
esempio, e tuo padre dice che è una vera forza della natura.”
“Cos’è
che stai blaterando sui Serpeverde?” chiese una voce alla destra della bambina.
Sia Clarke che Wells fecero un salto dalla sorpresa, voltando le teste
contemporaneamente; nessuno di loro aveva infatti notato i tre ragazzini fuori
dallo scompartimento che li stavano fissando con aria interessata. Quello che
aveva parlato aveva la schiena poggiata sul muro, in mezzo al corridoio. Aveva
un’espressione orgogliosa e accattivante, con capelli neri e la faccia
ricoperta di lentiggini.
“Niente”
rispose la bionda severamente, tornando a guardare fuori dal finestrino.
“Ha
detto” le fece eco una bambina con la coda da cavallo e la carnagione
abbronzata, “che vorrebbe entrare a Serpeverde.”
Dopodiché,
la ragazzina con i capelli legati si sedette vicino a Clarke, imitata da un
bambino con gli occhi a mandorla e una zazzera di capelli neri che occupò il posto
accanto a Wells.
Clarke
aggrottò le sopracciglia, spazientita da tanto baccano e dall’intrusione dei
due sconosciuti all’interno della sua cabina.
“Penso
solo che non sarebbe una tragedia se diventassi una Serpeverde” spiegò,
sbuffando infastidita. “Insomma, mia madre è una Corvonero ed è là che finirò in
ogni caso, ma comunque…”
“Beh,
io scommetto che entrerò sicuramente a Grifondoro” la interruppe il ragazzino
con le lentiggini, rimasto fuori dallo scompartimento. Lanciò uno sguardo di
sfida verso Clarke. “E Grifondoro è il massimo.
Solo i più meritevoli possono entrarci.”
Cosa che tu non sei
– Clarke comprese il messaggio sottinteso.
Il
bambino asiatico alzò gli occhi al cielo, mentre la bambina vicino a lei aveva
tirato fuori dallo zainetto un pacchetto di caramelle tutti i gusti più uno.
“Già,
e sei l’esempio perfetto del perché Grifondoro è appena diventata la Casa
peggiore da scegliere” affermò Clarke, in modo sgarbato.
“Clarke!”
la rimproverò Wells, scoccandole uno sguardo di disapprovazione.
La
ragazzina con la coda da cavallo scoppiò a ridere di gusto, annuendo divertita.
“È
la verità” replicò la bionda, tornando a fissare il bambino con le lentiggini e
l’espressione contrita. “Quelli come lui
sono i peggiori.”
Il
bambino fuori dalla cabina raddrizzò la schiena, socchiudendo gli occhi e serrando
la mascella. Dopodiché fece un sorrisetto strafottente, mostrando i denti e
ghignando compiaciuto.
“Ci
rivediamo alla Cerimonia di Smistamento, Principessina dei serpenti.” Fece per
andarsene ma poi si bloccò, tornando indietro e ricacciando la testa dentro lo
scompartimento occupato. “Mi raccomando, attenta a non farti mordere. Sono
velenosi” e se ne andò definitivamente, lasciando i quattro bambini da soli.
Se
c’era una cosa che Clarke proprio non riusciva a sopportare, era quella di
dover aspettare buona buona il proprio turno, mentre tutti quelli che aveva
conosciuto sul treno erano già stati smistati senza problemi almeno una
trentina di minuti prima.
Osservò
un ragazzino con i capelli marroni e la faccia da squalo che si stava
accomodando sullo sgabello al centro della mensa. Il Cappello Parlante gli
aveva sfiorato appena la testa, per poi gridare “SERPEVERDE”, rimbombando il
comando per tutta la Sala Grande.
Clarke
fece un respiro profondo, sorridendo debolmente a Wells che la osservava
speranzoso ma preoccupato, sempre al suo fianco.
Poco
dopo, Thelonious Jaha, il papà di Wells, sostenendo una lunga pergamena tra le
mani, chiamò il bambino antipatico con le lentiggini che avevano incontrato prima
sul treno. Il ragazzino, Bellamy Blake, avanzò con la solita espressione
arrogante – la stessa che le aveva gentilmente riservato quella mattina – camminando
sicuro di sé al centro della stanza. Clarke dovette resistere all’urgenza di
alzare gli occhi blu al cielo.
Lo
smistamento di Bellamy portò via più tempo del previsto. Il bambino rimase
seduto sullo sgabello per quasi cinque minuti e Clarke era abbastanza sicura di
avergli visto muovere le labbra, anche se poi non ne era uscito fuori alcun
suono percepibile. Dietro di lei, i bambini in coda avevano cominciato a
sussurrare qualcosa riguardo ai genitori di Bellamy, famosi per chissà quale
motivo, mentre gli insegnanti cercavano disperatamente di mantenere il silenzio
tra le fila.
Bellamy
continuò a parlare inascoltato, probabilmente interrogato dal Cappello e Clarke
si domandò di che cosa diavolo stessero discutendo, soprattutto perché il viso
di Bellamy si era intristito così tanto da sembrare letteralmente un’altra
persona. La bionda increspò la fronte, continuando a fissare il ragazzino dai
capelli neri tirati all’indietro.
Finalmente,
quando ormai la maggior parte dei pettegolezzi era stato consumato e l’attesa
era divenuta insopportabile, il Cappello Parlante aprì la bocca e gridò (anche
se con voce meno stridula): “GRIFONDORO.”
Bellamy
si alzò compostamente, bianco in viso, e si andò a sedere in mezzo ai suoi
nuovi compagni, guidato da scroscianti applausi e da fischi di approvazione.
Clarke
non ebbe nemmeno il tempo di rimuginare sopra l’intera vicenda che arrivò il
turno di Wells di essere smistato. Secondo la ragazzina bionda, se il Cappello aveva
avuto difficoltà a inserire uno come Bellamy Blake, avrebbe sicuramente trovato
pane per i suoi denti con il suo migliore amico. In fondo, Wells era il figlio
di Thelonious Jaha, uno tra gli Insegnanti più famosi della Scuola di Hogwarts e
la sua famiglia era sempre stata parte della Casa di Serpeverde anche se, a
quanto pareva, Wells avrebbe volentieri fatto fuori quella incrollabile tradizione.
La
Sala Grande si fece di nuovo silenziosa e perfino i Professori sembravano ampiamente
interessati a quello che avrebbe deciso il Cappello Parlante. Thelonious aveva
il viso impassibile, le labbra socchiuse e le sopracciglia immobili.
Clarke
seguì l’amico mentre si sedeva sullo sgabello, con l’ansia che le stava letteralmente
divorando lo stomaco.
Al
contrario delle sue aspettative, il Cappello gridò quasi immediatamente il nome
della nuova Casa dello studente, provocando un’ondata di panico all’interno
della mensa. I Tassorosso applaudirono gioiosi, anche se molti, perfino tra gli
Insegnanti seduti dietro al tavolo, sembrarono decisamente confusi e sbalorditi
davanti a quella notizia.
Wells
sorrise soddisfatto, con la paura che scivolava visibilmente via dal suo corpo,
mentre Thelonious si lasciò sfuggire uno sguardo d’incredulità che durò meno di
tre secondi.
Anche
Clarke era rimasta talmente paralizzata dallo shock che per poco non si perse
la chiamata per il suo smistamento. Correndo in avanti, si sedette contro lo
sgabello, mentre qualcuno le posava il Cappello Parlante sopra i capelli. Una
voce profonda ma melodiosa le trillò dentro la testa, rivolgendosi solamente a
lei.
“Ah, un’altra Griffin. Di sicuro hai diverse
qualità interessanti.”
“Mi
metterai tra i Corvonero come mia madre?” le chiese la bionda, con il cuore che
le batteva all’impazzata.
“Tu? Mmm, no, non credo che faccia per te.”
Clarke
aggrottò le sopracciglia, cominciando a ipotizzare tutti i pro e i contro che
la situazione le avrebbe sicuramente presentato sotto il naso. Prima che la
ragazzina avesse avuto il tempo di dire qualcosa, il Cappello ricominciò a
parlare, chiaro e forte dentro la sua testa.
“Che ne diresti di Grifondoro? Sei
coraggiosa, audace…potresti trovarti bene, tra i leoni.”
Clarke
aprì la bocca, studiando il lungo tavolo rosso e dorato dei Grifondoro, finendo
inevitabilmente con l’incrociare lo sguardo di Bellamy Blake, che nel frattempo
la stava fissando incuriosito e pensieroso dall’altra parte della sala. La bionda
abbassò immediatamente gli occhi, indecisa su cosa rispondere al Cappello. Avrebbe
davvero fatto parte dei Grifondoro? Era davvero
quello che voleva? Non lo sapeva.
Eppure,
chissà per quale motivo, c’era qualcosa che proprio non riusciva a lasciare
andare: un pensiero, un’idea, una visione confusa.
“Aaah” biascicò il Cappello, da sopra la
sua testa. “Credi che Serpeverde sia la
Casa più giusta per te. Non è forse vero?”
Clarke
sospirò profondamente, cominciando a scocciarsi di tutte quelle domande. “Non
lo so, va bene? Dovresti dirmelo te. Non è forse a questo, che servi?”
Il
Cappello rise dentro la sua testa, facendole il solletico sulla fronte.
“Io so cos’è più giusto per te, ma tu non
sembri essere molto d’accordo. Adesso dimmi, Clarke Griffin, quale credi sia, l’opzione
migliore? Vuoi che sia io a decidere per te o vuoi decidere tu stessa, per il
tuo futuro?”
Clarke
sospirò nuovamente, chiedendosi se avesse sentito bene quello che il Cappello
le aveva appena chiesto.
“Questa
sì che è una domanda piuttosto strana. Perché dovrei lasciare a te, il compito
di decidere per il mio futuro?”
L’ospite
sopra la sua testa tacque per qualche secondo, dopodiché le disse, senza
lasciar trasparire alcuna emozione dalla sua voce: “Il tuo futuro è legato a due strade molto diverse tra loro: la prima ti
porterà gratificazione, ricchezza e prosperità ma non riuscirà a donarti ciò
che desideri di più; la seconda, al contrario, ti offrirà ciò che il tuo cuore
brama più di qualsiasi altra cosa ma ti condurrà a una vita di miseria e
infelicità.”
Clarke
ascoltò attentamente le parole del Cappello, sgranando gli occhi e stringendosi
le cosce con forza.
“Dunque, Clarke Griffin” continuò la
voce, questa volta con tono allietato “quale
strada sceglierai?”
La
bionda aprì la bocca, guardando questa volta in direzione del migliore amico.
“Cos’è che desidero di più al mondo?”
“Non funziona così, Clarke Griffin. Io
propongo e tu scegli.”
Fosse
facile, pensò Clarke, tentando di ricordare le parole esatte del Cappello
magico. Ci doveva pur essere una fregatura da qualche parte. Ma dove?
“Nessun inganno. Io potrei scegliere per te,
tenendoti lontana dal dolore e dalla sofferenza. Non credi sia la cosa
migliore? Cosa ne dici, Clarke Griffin, pensaci bene.”
E
Clarke ci pensò sul serio, ancora e ancora, ma da dovunque la guardasse, c’era
solo un’unica strada che le sembrava più giusta. La bambina sorrise al
Cappello, sicura che l’ospite sopra la sua testa l’avrebbe capito, anche se non
poteva vederla direttamente.
“Non
allevi il dolore, lo domini.”
E
così il Cappello Parlante gridò ad alta voce “SERPEVERDE”, riempiendo la
silenziosa Sala Grande e Clarke si accomodò al tavolo colorato di verde e argentato,
circondata dalle grida eccitate dei suoi nuovi compagni di scuola.
Non
riuscì a guardare verso Wells e improvvisamente quei sette anni dentro Hogwarts
le sembrarono un tempo decisamente troppo
lungo.
Chiedete per sapere e sarete soddisfatti.